Tour tra le città svizzere
1° giorno: MILANO – LUZERN Siamo partiti in treno da Milano, con il CISALPINO delle ore 9.10. E’ un treno di una società italo-svizzera, quindi… È partito in perfetto orario, pulito e comodissimo. Ha un unico difetto: ondeggia come fosse una barca. Sono avvertiti quelli che soffrono di mal di mare, io per prima! Grazie al cielo a Arth-Goldau abbiamo cambiato treno, prendendo un Interregionale svizzero, che ovviamente è stato perfetto, pulito, comodissimo. Non potevamo che arrivare in perfetto orario, a Luzern o (come diciamo noi) LUCERNA. E’ una città con molti monumenti storici, a partire da quelli del Medio Evo, sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni. Non abbiamo visitato tutto, ma è stato molto piacevole attraversare il fiume sugli antichi ponti di legno e di ferro, ammirare qualche Chiesa protestante e la barocca Chiesa dei Gesuiti, le case medievali e rinascimentali. La maggioranza della popolazione è cattolica e la città ha una vita culturale molto vivace. Si affaccia sul lago, circondata da montagne, perfette sia da ammirare sia per escursioni. Il monumento più famoso è quello del “leone morente”, scolpito nella roccia in ricordo dei soldati svizzeri caduti difendendo il Re di Francia, nel 1792. E’ molto commovente, e mi ha ricordato tutti i soldati mercenari della storia. La città è sede di due musei: la Collezione Rosengarten e il Kunstmuseum, con opere dal ‘900 ad oggi, per chi fosse interessato. Da milanese, ciò che mi ha colpito molto è che nessuno corre, per strada. Nessuno usa il claxon. Non esistono auto parcheggiate in doppia fila. Ovunque, vetrine di banche e negozi di orologi che cercavamo di non guardare, per non soffrire troppo. Dal piazzale di fronte alla stazione, abbiamo preso un battello, che in pochi minuti ci ha fatto attraversare il lago, fino al Museo dei Trasporti (se non trovaste un battello in coincidenza, dalla Stazione potreste prendere i bus n. 6 od 8 che in pochi minuti costeggiando piacevolmente il lago vi porterebbero a destinazione). Il Museo dei Trasporti è simile ad alcuni padiglioni dei musei scientifici italiani: diverse, però, sono le modalità di visita e di fruizione dei contenuti. Per dirla in parole semplici: si può toccare quasi tutto, ogni pochi metri c’è la possibilità di fare esperimenti, mettere in moto macchine di semplice comprensione ma molto affascinanti. Molto moto, molto interattivo. Mio marito, per esempio, non veniva più via dal plastico dei trenini in movimento, dai primi treni a vapore, e ha “giocato” con tutti i macchinari che simulavano rumori ferroviari, forze e spinte, attriti e materiali. Uno dei miei amici è ingegnere, e si è applicato molto alla visita… Soprattutto nel padiglione aeronautico e spaziale. Io guido molto male l’auto, quindi ho soprattutto “giocato” nel padiglione automobilistico, dove ho avuto modo di verificare quanto sia proprio vero che io sia un’autista pericolosa (nei giochi di “simulazione di guida” ho probabilmente investito più cordoli di marciapiedi svizzeri io che tutti i visitatori della settimana!). Per andare all’Ostello della Gioventù abbiamo usato ancora il bus 18, fino alla fermata “Goppelismoosweg”, nome che ci ha messo a dura prova. Il percorso è di una quindicina di minuti. Siamo arrivati e ci hanno dato le camere: dato che forse non c’erano molti altri ospiti, ci hanno graziosamente assegnato delle quadruple, ad uso doppia, naturalmente con i soliti letti a castello. Ottimi materassi, devo dire. A differenza di altri ostelli dove eravamo già stati in passato, questo non ha un’atmosfera molto allegra. Sarà che era buio, sarà che le lampade nelle camere erano quelle con luci a neon ed ingabbiate (quelle che si usano per le cantine, per capirci), sarà che non c’era il bagno in camera, ma la prima impressione non è stata felice. Invece, nei successivi due pernottamenti abbiamo apprezzato i bagni, la pulizia, la silenziosità delle camere, la gentilezza del personale, che ci ha dimostrato sempre la classica energia svizzera (alla “Michelle Hunziker”, per intenderci). La sera, con il bus siamo andati a cena al ristorante dell’Hotel Flora, in Seidenhofstrasse 5, dove non abbiamo rimpianto la “pasta” italiana. A me è particolarmente piaciuta la zuppa, di cereali. Dopo cena: passeggiata notturna per i vicoli del centro storico e i ponti, e poi a nanna. Faccio un inciso: tutti, indistintamente tutti, i bus e i tram sono sempre arrivati alla fermata, proprio all’ora in cui è scritto debbano transitare lì. Puntualità totale. A qualsiasi ora. Sempre. Magari, fosse così anche in Italia!
2° giorno: LUZERN – BERN Dopo la colazione in Ostello, ci siamo trasferiti in bus alla Stazione e abbiamo preso il treno delle ore 9,00 per Bern, o come diciamo noi, BERNA. Il tragitto dura solo un’ora, tra un bel paesaggio montano, con fiumi che scorrono ed il placido lago. Quello che ha colpito di più mio marito trentino è stato il panorama degli “orti”: si tratta di piccole aree di terreno che la locale Municipalità dà in uso a chi lo chiede. Lo so, anche in Italia i pensionati fanno gli orti nelle periferie! Ma questi orti sono diversi: sono tanti, sono tutti perfetti e allineati, e con stupendi capanni in legno, per gli attrezzi. Sono così ben fatti e graziosi che volentieri ci andremmo a dormire, sembrano baite di montagna o agriturismi! Suppongo farebbero gola anche in Abruzzo… Ma alle persone in tenda. Quando siamo arrivati siamo andati in tram e a piedi al Museo Einstein. Confesso che non avevo molta voglia di visitarlo, ci sono andata per la compagnia. Invece ho dovuto ricredermi: non sarei più uscita da tanto era interessante! I miei amici hanno dovuto sollecitarmi, perché stavo lì a guardare un video che (finalmente!) sono sicura mi avrebbe saputo spiegare la Teoria della Relatività! Nella sala precedente, avevo capito (o almeno credo di aver capito) la famosa Velocità della Luce. Era perciò la mia unica occasione per capire una buona volta tutto, ma siamo dovuti andare via… Grazie anche all’ottima audioguida, la visita è veramente intensa e godibile, credetemi. All’uscita, siamo scesi fino alla riva del fiume, e abbiamo pranzato bene nell’Ostello della Gioventù (Weihergasse 4), molto luminoso e bene integrato con il verde e le acque, e tutti quelli che fanno jogging in riva al fiume.
A questo punto, non poteva mancare la visita al centro città, che è antico e ben conservato. Avete presente i mercatini “bio” dei contadini, che stanno prendendo piede anche da noi? Ce n’era proprio uno sulla piazza, e stava chiudendo. La cosa che ci ha colpito è che ogni “espositore” puliva lo spazio che aveva occupato con la sua verdura. In Italia, dopo un mercato, la Nettezza Urbana impiega ore per portare via tutte la cassette vuote, e tutti noi ne paghiamo i costi; in Svizzera ognuno si porta via la propria immondizia. Non ci sono parole. Più avanti, altre bancarelle rendevano molto vivo un viale, con eleganti facciate di palazzi medievali e rinascimentali, con graziose fontane in mezzo alle strade (i binari dei tram si allargano, passando a sinistra e a destra delle fontane, sferragliando). Sembravano già avere aperto i mercatini di Natale, ma le bancarelle ci sono tutte le settimane. Molto carino è il medievale orologio della Torre, che da alcuni secoli ogni ora suona un carillon, fa cantare un gallo e muove alcune figurine. Mi ha ricordato quello di Praga, per intenderci. Poco più avanti c’è la tardo gotica Cattedrale, con un bellissimo portone scolpito, molto utilizzata anche per concerti. Possiede due grandissimi e antichi organi: uno alla fine della navata per le solenni cerimonie, uno per i matrimoni (più vicino all’altare), e attualmente ne stanno sperimentando un terzo, posizionato al pavimento, per sperimentare una nuova acustica.
Dato che volevamo vedere tutto in poco tempo, siamo anche andati a vedere i famosi orsi, simbolo della città di Berna. Da qualche anno hanno ampliato il loro recinto, permettendo loro di muoversi in un vasto spazio cintato e, perfino, di fare il bagno nel fiume se lo desiderano. Gli orsi sono visibili dai visitatori da una piazzetta, recintata, e c’era una bella folla. Purtroppo, un’ora dopo il nostro passaggio, un ragazzo svizzero, disabile, è caduto nel recinto dell’orsa, che lo ha trascinato qui e là artigliandogli i vestiti. In un frenetico allarme, sono intervenuti i visitatori, che hanno chiamato i guardiani, che hanno sparato una siringa di anestetico all’animale, addormentandolo. Quando siamo ripassati di lì, qualche ora più tardi, abbiamo visto tanta Polizia e Vigili del Fuoco, e tanta gente spaventata. Grazie all’intervento tempestivo, il giorno dopo abbiamo letto sul giornale che il ragazzo era stato salvato. Non abbiamo visto questa scena da film… perchè eravamo andati a vedere il Museo Paul Klee, capolavoro architettonico firmato dall’archistar italiana Enzo Piano. Dato che è su una collina, ha progettato l’edificio dandogli una forma ondulata, quasi fosse un’altra collina, con ampie vetrate. E’ luminosissimo, con materiali molto piacevoli: legno, acciaio. Non avevamo più molto tempo e non abbiamo potuto apprezzare le due mostre su Paul Klee. Ci sono, però, piaciuti il grande auditorium per i concerti, le sale per i convegni, i laboratori dove svolgono attività interattive i bambini, sotto la guida di animatori. In effetti, non è solo un museo, è un centro polivalente. Vista l’ora, siamo dovuti tornare alla stazione in tram, dove un treno ci ha riportati all’Ostello di Luzern, per la cena. Qui devo proprio dirlo: un giorno a Berna… non basta per vedere tutto. Per il Museo Einstein ci vorrebbero almeno due ore, per quello di Klee anche di più. Se a questo si aggiunge il bellissimo centro città, forse bisognerebbe saltare il pasto, perché è senz’altro più bello passeggiare sotto i portici, guardare le vetrine.
3° giorno: LUZERN – ZŰRICH Abbiamo lasciato l’Ostello con una simpatica attività mattiniera: ad ognuno di noi è stato chiesto di portare lenzuola, federe ed asciugamano nell’atrio, mettendoli in un grande cestone , per aiutare le persone che si occupano delle pulizie. Dopo un primo momento di stupore, ognuno di noi ha adottato un proprio stile nel farlo: c’è chi ha piegato per bene tutto in stile militare, chi l’ha arrotolato in stile pop art, chi ha infilato tutto nella federa dondolandola nella mano, chi ne ha fatto interessanti origami di stoffa. Non per niente, siamo italiani creativi. Siamo andati in bus alla Stazione e da lì siamo partiti in treno per Zűrich, o, come diciamo noi, ZURIGO. All’arrivo, abbiamo depositato i bagagli. Anche questa città si è rivelata simpatica: certamente avere intorno fiumi e laghi aiuta molto un panorama. Per capire bene questa città trovo sia meglio leggere qualche informazione (ad esempio la guida “Zurigo è”), perché è più articolata di altre città e ha una storia particolare. Avremmo avuto bisogno di un secondo giorno, per visitarla bene. Nella parte più antica, Altstadt, c’è un piccolo parco da cui si gode il panorama dell’altra riva del fiume, come da una terrazza. Non mi è sembrato ci fossero reperti storici importanti da vedere nelle strade, ma un concentrato di vita cittadina, tra scale e stradine, tra antiche pasticcerie ed edifici affrescati, da cui partire per conoscere la vita delle locali Corporazioni di Arti e Mestieri, che sono sopravvissute fino ad oggi, anche se forse sembrano più dei “Rotary Club” che vere e proprie gilde. Ho visto, però, spuntare dietro i tetti grandi chiese ed altissimi campanili, a testimonianza della ricchezza e della serietà del Protestantesimo, del periodo della Riforma. Vi sono molte fontane, da cui sgorga acqua molto buona. Un tempo, a Zurigo, l’acqua non arrivava nelle case, sgorgava solo dalle fontane. Mi sembra carino raccontarvi di una fontana che ha tre vasche, a tre altezze da terra: una per dissetare le persone, una per fare attingere l’acqua a chi se la andava a prendere, e una più in basso per dar da bere ai cani.
La città è sede centrale delle maggiori banche ed assicurazioni, e vi invito a guardare i loro ricchissimi palazzi. Noi non abbiamo avuto il tempo, ma sarebbe stato bello visitare anche il Museo Nazionale Svizzero, per capire il periodo della Riforma e la vita dei cittadini e dei ricchi nel Seicento, che credo vi sia ben presentata. Invece, ci siamo recati allo Zoo. Lo so, siamo adulti, ma dentro non ancora. E’ un po’ in periferia, si può arrivarci con i tram 5, 6 o il bus 751. Lì vicino, prima di entrare abbiamo pranzato nel famoso ristorante Altes Klösterli, in Klösterweg 36, gustando l’ottimo rösti, un tipico piatto svizzero fatto con patate e cipolle a fettine, passate nel forno fino a che si forma una piccola crosticina dorata. Rispetto ai pasti precedenti la spesa è sicuramente superiore, ma era il nostro ultimo pasto in questo viaggio, non potevamo mancare. Dopo l’ottimo pranzo siamo entrati allo Zoo, dove gli animali hanno ampi spazi per vivere, non gabbie. Non è assolutamente uno zoo come quelli che avevo già visitato in passato, e che mi avevano lasciato sempre un po’ di tristezza addosso. In questo, gli animali sembrano stare proprio bene. Lo slogan dello zoo è : “solo chi conosce gli animali, li proteggerà”. Per i bambini, il lungo itinerario di visita è reso più comodo da colorate macchinine e passeggini, che i genitori svizzeri generosamente spingono. Inoltre, c’è un’area, chiamata “zoolino”, dove vi sono animali a cui i bambini possono dare da mangiare (anche se solo con cibi acquistati sul posto, adatti). Lo Zoo ospita anche animali particolari: leopardi delle nevi, orsi dagli occhiali, elefanti, rinoceronti, pinguini e molte specie di scimmie, in spazi aperti e molto ampi, ottimi per realizzare belle fotografie. Bisogna aspettare il momento giusto, proprio come in Africa. Abbiamo anche visto la meraviglia delle meraviglie: la foresta Masoala. Sono ben 11.000 metri quadri di foresta pluviale, riprodotta identica a quelle del Madagascar. Appena entrata mi si sono appannate tutte le lenti degli occhiali! L’umidità è incredibile, il verde della foresta è rigoglioso e gli animali liberi di correre dappertutto, in mezzo a noi, soprattutto “sopra” di noi, sui rami delle piante. Sarà la differenza di clima, di ambiente, ma non sarei più uscita, avrei aspettato che tutti i visitatori se ne fossero andati e atteso la notte nella foresta, ascoltandone i rumori. E’ un’oasi tropicale, profumata e lussureggiante, calda e umida come una vera foresta. Anche nello zoo, però, il tempo è stato tiranno e non abbiamo visto tutti gli animali che avremmo voluto vedere. Dovevamo tornare in stazione, per prendere il treno per Milano. Siamo arrivati appena in tempo, e abbiamo viaggiato ancora sul treno Cisalpino, che ondeggiando ondeggiando ci ha portato comodamente a casa (naturalmente in orario).
In conclusione: grazie alla precisione ed alla puntualità svizzera, è stato un viaggio con tempi molto organizzati, che ci hanno permesso di vedere molto, in poco tempo.
COSTI e SHOPPING Il costo di questa esperienza, paragonato, che so, a quello di tre giorni in Alsazia o in Austria è sicuramente superiore. Ma in Svizzera è effettivamente tutto un po’ più caro. Ovviamente, i loro stipendi sono rapportati al loro costo della vita. Non è facile fare shopping, per noi. Dobbiamo anche tenere presente i costi delle commissioni bancarie del cambio Franco svizzero/Euro. Attenzione agli orari dei negozi: alcuni chiudono il sabato alle 16,00. Gli oggetti più convenienti da acquistare sono gli orologi e i coltellini multiuso. Per chi andrà in Svizzera e vorrà comprare un orologio, tutto il nostro gruppo di amici è concorde nel suggerire di guardare prima i prezzi in Italia, per confrontare meglio l’opportunità. Noi non l’avevamo fatto, quindi non abbiamo comprato nulla, se non tanta cioccolata… Non credo che ce ne pentiremo. So che l’Ente del Turismo Svizzero (Piazza Cavour 4, Milano) propone periodicamente offerte di pacchetti speciali per visitare le loro località, che potreste cercare sul sito www.Svizzera.It Gruppi e scolaresche, coppie di adulti e famiglie nei weekend hanno molte facilitazioni. Tanto per dare qualche indicazione, pur molto generica, il treno per Lucerna da Milano costa oggi 97,00 euro, quello da Zurigo 76,00. Ma guardate bene il sito delle Ferrovie Svizzere SBB. Offrono tante, tantissime tariffe diverse, sconti e riduzioni, a seconda dell’età, dei giorni, degli orari.
Devo premettere che, per comodità, avevamo il Swiss Pass: per tutto il viaggio i nostri trasporti nelle città erano stati già pre-pagati: non abbiamo dovuto fare altro che mostrare il nostro “SWISS PASS” ai controllori e agli autisti dei mezzi. Il costo è di 150,00 Franchi svizzeri (più o meno sono 100,00 Euro) e ci ha permesso di utilizzare per TRE giorni tutti i treni, le metropolitane, gli autobus, i tram, funicolari e molti battelli, in ben TRE città. A dir la verità, durava ben QUATTRO giorni, ma noi non avevamo così tanto tempo a disposizione. E’ un PASS che fa risparmiare molto, ma ce ne sono tanti altri tipi, per varie esigenze. .Tra l’altro, i ragazzi sotto i 16 anni accompagnati da adulti l’hanno gratis, e quelli sotto i 26 anni godono del 25% di sconto. Per chi fosse interessato, esiste anche un pass che dura 30 giorni, chiamato FLEXI, che permette però di scegliere i giorni in cui utilizzarlo. Vale a dire, di “attivarlo” solo quando serve. La politica della Svizzera incentiva il trasporto pubblico; infatti non si vedono molte auto in circolazione, e non ho sentito inquinamento atmosferico. Ogni città che abbiamo visitato, offre anche una sua “card” per usare locali mezzi pubblici e visitare monumenti. Il costo dello Zoo di Zurigo è di 22 Franchi Svizzeri per gli adulti (più o meno 15 Euro), molto meno per ragazzi e bambini, gruppi e scolaresche. I prezzi dei pasti nei ristoranti svizzeri sono più o meno come quelli di Milano, ma probabilmente rispetto ad altre città italiane magari sono un po’ più cari. Per darvi un’idea, il rösti nel ristorante famoso di Zurigo da solo costa 36,50 Franchi (più o meno 27 Euro), aggiungete bevande e altro. Per diminuire il costo totale del viaggio, basta scegliere gli Ostelli, anziché gli alberghi. Per esempio, con 27 – 30 franchi svizzeri (circa 18-20 euro) si può trovare un buon alloggio. Anche cene e pranzi in Ostello aiutano molto a realizzare economie. Ma non pensate siano come gli Ostelli di un tempo: questi hanno sale, biblioteche, internet, uffici turistici. I più moderni hanno anche tante stanze con bagni privati. Ormai, non hanno nulla da invidiare agli alberghi, tanto che la clientela non è più solo quella dei giovani globetrotter, ospitano anche adulti di ogni età e famiglie. Consiglio a tutti questa esperienza, che aiuta a confrontarci con le nostre differenze culturali, i nostri pregiudizi, i pregiudizi degli altri… Nei nostri confronti!