Tour organizzato in Terra Santadi minuto per minuto
Per accontentare tutti abbiamo optato per il viaggio organizzato, nulla di male direte voi, se non fosse che qualcuno ha preteso fosse un tour organizzato per i fedeli… insomma… formula pellegrinaggio… help… io che vado a Messa solo a Natale!!! Tale illuminazione divina è dovuta al fatto che quel qualcuno, che di nome fa Stefano, ritiene più sicuro viaggiare come pellegrino che come semplice turista in questa zona instabile… si dovrà rimangiare tutto, perché non si avverte alcun reale pericolo per l’incolumità delle persone.
Ci siamo così rivolti alla Brevivet, prenotando telefonicamente e saldando con bonifico bancario, tutto comodamente seduti alla scrivania (se legge Luigi, che si è sciroppato infinite telefonate ed e-mail tra noi e l’agenzia, mi fa a fettine…).
Questo tour-operator è tra i più famosi e meglio preparati per questo tipo di viaggi e in effetti ha aerei noleggiati, che partono ogni settimana per Tel-Aviv.
Ci sono varie soluzioni di viaggio, la nostra idea era la Terra Santa con estensione a Petra, ma non coincidevano le date con le ferie di tutti, quindi abbiamo optato per il tour più semplice denominato “Terra Santa” ed anche il più economico.
Costo da catalogo sommando tassa d’iscrizione e alta stagione euro 1.050,00. Ci è stato chiesto un ulteriore versamento di euro 10,00 a persona per adeguamento carburante (e ci è andata bene visto il costo della benzina) e con euro 1.060,00 tutto compreso abbiamo preso il volo per Israele.
Alla fine, tra aggregati, rinunciatari e sostituti, siamo partiti in otto, fra i 33 ai 45 anni, da Pavia e sud Milano per giungere puntuali per la convocazione all’aeroporto di BG Orio al Serio per le 6.00 di mattina del 14 agosto.
L’avventura inizia… Inizia con il ritiro dei biglietti aerei a cui è annesso un gentile omaggio della Brevivet: borsa tracolla contenente due libretti… “Vangeli e Atti degli Apostoli” + “Guida alla preghiera del pellegrino”… iniziamo bene… oltre alla Messa quotidiana anche questo piccolo cadeau… Facciamo la conoscenza con la nostra guida, Don Marco, che già alla prima occhiata ci pare magnanimo e poco formale… tiriamo un sospiro di sollievo… forse a Gerusalemme non ci toccherà la Via Crucis in ginocchio sui ceci, ma potremo reggerci sulle nostre gambe.
Dopo il check-in ci dirigiamo all’imbarco e… Don Marco ci sequestra i biglietti aerei del ritorno con la promessa (vorrei ben vedere) di renderceli l’ultimo giorno di viaggio sulla strada per l’aeroporto.
E qui sorge il dubbio o meglio il terrore… non dovremo mica superare qualche “prova del buon pellegrino” per rivedere i nostri biglietti? E con questo timore prendiamo posto in aereo per il decollo.
14/08/2008 Cesarea Marittima / Haifa (Monte Carmelo) / Nazareth Con il timbro di Israele sul passaporto non si può entrare in alcuni stati come Iran, Libano, Siria (molto improbabile una gita in tali posti in questo periodo però…) quindi al controllo documenti tutti, o quasi tutti, ripetiamo la solita frase “no stamp, please”.
Lo spiritoso di Stefano, in assoluto il meno convinto di questa vacanza, dice di volere il timbro perché in questi posti non ci tornerà di sicuro ma… alla fine pronuncia anche lui la fatidica frase e anche sul suo passaporto non compare alcuna traccia del ns ingresso in Israele.
Usciamo dall’aeroporto Ben Gurion verso le 14.00, il pranzo del primo giorno e quello dell’ultimo non sono compresi nella quota, ma sul bus ci fanno trovare il cestino viaggio con due panini (di pane azzimo), un frutto e mezza minerale, tutti lo troviamo un pensiero carino visto che abbiamo fame! Attenti, pronti, via… euro 20,00 a persona che serviranno per le mance lungo tutto il ns percorso… va bene… spenderemmo molto di più a lasciare le mance singolarmente.
Don Marco si autoelegge custode del malloppo e poi ci presenta Toni, il ns autista, e ci racconta qualcosa di lui… bell’inizio… in tour per Israele nelle mani di un autista palestinese e per giunta cristiano… gli israeliani ci spareranno a vista!!!! Cesarea Marittima è la prima tappa, passeggiata sulla spiaggia, foto ai resti dell’acquedotto romano davvero imponente e si riparte subito in direzione Haifa.
Di questa città vediamo molto poco a parte il panorama dal Monte Carmelo, il clima è umido e fa caldo.
Visitiamo la Chiesa della Stella Maris con annessa la Messa quotidiana… e sì… mi tocca… e poi abbastanza velocemente si parte per Nazareth dove alloggeremo tre notti.
Già sul bus ci accordiamo con Don Marco per il dopo cena: “Nazareth by night”.
La cittadina si visita a piedi, la pulizia… qualcosa di misterioso (ma non abbiamo ancora visto i Territori Palestinesi), case costruite a metà, alcune senza finestre, altre con fili della corrente che cadono lungo i muri ecc… questo è ahimè il panorama che si presenterà in ogni città che visiteremo, che trasmette un senso di povertà e disinteresse per la propria terra.
Durante la passeggiata adocchiamo qualche pub dove poter andare nelle serate successive.
Il ns hotel è il Rimonim Nazareth, si trova in centro, sempre che in questa città ci sia un centro, comodo e sufficientemente pulito, si mangia discretamente bene e noteremo in tutti i pranzi e le cene che la carne in Israele è ottima.
Consiglio quest’hotel se fate tappa a Nazareth, tenete però sempre conto che le quattro stelle di Israele non sono le quattro stelle dell’Italia, la categoria è inferiore.
Il neo della città quale è? Il muezzin… a tutte le ore più impensate parte il disco del richiamo alla preghiera per i musulmani e diciamo che di notte, con le finestre aperte perché a Nazareth fa caldo, non è il massimo! Del resto è la più grande città araba di Israele.
15/08/2008 Monte Tabor / Cana di Galilea / Nazareth Il programma originale prevede Nazareth in mattinata, e per il pomeriggio il Monte Tabor e Cana, ma è stata fissata la Messa alla Basilica dell’Annunciazione per le 17.00, impossibile starci dentro con l’orario, così Don Marco in combutta con Toni inverte il programma.
Alla buon ora si parte per il Monte Tabor.
Da tener presente che qui, quando si parla di monte, ci si riferisce a cime relativamente basse, il Monte Tabor ad esempio non raggiunge i 600 mt di altezza.
Giunti circa a metà del monte scendiamo dal bus e attendiamo una serie di minibus/taxi che si arrampicheranno sino alla vetta, qualche autista con guida mooooolto sportiva (da far perdere qualche anno di vita), dove si trova il Santuario della Trasfigurazione.
Attraverso la “Porta del vento”, di epoca crociata, si accede alla grande spianata, circondate dai resti delle mura della fortezza saracena del XIII secolo.
Il Santuario si trova nella parte sud della spianata e alla sua destra una terrazza permette di ammirare e fotografare il panorama di tutta la zona circostante.
Dopo la visita veniamo di nuovo caricati sui minibus e giunti al punto di ritrovo con l’autista, ci beviamo per la somma di 3,00 euro una fresca e dissetante spremuta di melograno.
Si troveranno abbastanza frequentemente lungo i percorsi turistici questi chioschi, fermatevi ad assaggiare questa frutta, ne resterete soddisfatti.
La seconda tappa della mattinata è Cana, ad una decina di km da Nazareth.
Anche questa è una tappa religiosa, è qui infatti dove Gesù compì il suo primo miracolo trasformando l’acqua in vino.
La Chiesa delle Nozze è stata costruita ed è tuttora custodita dai Francescani.
Troviamo all’ingresso della Chiesa un Padre Francescano che dopo aver chiacchierato un po’ ci apre, permettendoci di visitarla, la Cappella Ortodossa di San Bartolomeo.
Il pranzo è in hotel e nel pomeriggio inizia il tour dei luoghi sacri della città di Nazareth.
Per raggiungere il Santuario dell’Annunciazione si attraversa il mercato: una serpentina di bancarelle dove si può acquistare di tutto.
La Basilica, dove si deve entrare con spalle e parte delle gambe coperte, vede Marco e Nino sfilare con un bellissimo pareo, sono infatti stati bloccati all’ingresso perché indossavano shorts sopra al ginocchio… la regola in Terra Santa è una sola: coprirsi! La Chiesa è divisa in due parti, quella inferiore con la Grotta dell’Annunciazione (che costituisce la parte posteriore, scavata nella roccia, della casa di Maria) e quella superiore dove verrà celebrata la ns Messa quotidiana, infatti funge da Chiesa parrocchiale per la comunità cattolica di Nazareth.
Di fronte alla casa di Maria si trova la casa di San Giuseppe.
Prima della funzione abbiamo il tempo di attraversare una parte del souk e raggiungere la Chiesa parrocchiale dei greci cattolici e la Sinagoga, situata nel quartiere arabo della città vecchia, dove secondo la tradizione sorgeva l’antica Sinagoga di Nazareth frequentata dalla Sacra Famiglia.
Ultima tappa dopo la Messa, celebrata da tutti i preti-guida dei vari gruppi Brevivet partiti col ns volo, è la Chiesa ortodossa di San Gabriele costruita su di una sorgente che si ritiene alimentasse il pozzo dove Maria era solita attingere l’acqua e la tradizione narra che l’annunciazione sia avvenuta proprio qui.
Rientriamo in hotel per la cena e poi scarpinando per la città vecchia arriviamo ad un pub proprio di fianco alla chiesa di San Gabriele, ci sembra quasi di essere seduti a chiacchierare in uno dei locali di casa nostra se non fosse per il panorama che ci circonda: case tipicamente arabe e stradine strette e buie.
La città né di giorno né di notte è pericolosa, la si può girare tranquillamente senza preoccupazioni.
16/08/2008 Cafarnao / Tabgha / Monte delle Beatitudini / Lago di Galilea / Kibbuz / Giordano / Nazareth La prima cosa che Don Marco ci dice è che oggi possiamo tranquillamente vestire con pantaloni corti e canottiera perché la Messa verrà celebrata all’aperto, quindi nessun problema di abbigliamento.
Certo… infatti veniamo subito blindati a Cafarnao e obbligati a coprirci altrimenti non si entra… Belle dritte che ci dà il Don… Cafarnao si trova sulla sponda settentrionale del Lago di Galilea (o Tiberiade), qui Gesù fu ospite nella Casa di Pietro, le cui fondamenta si trovano nella zona archeologica così come i resti della Sinagoga dove Gesù impartiva i suoi insegnamenti.
Tabgha (sette sorgenti), anch’essa sulla spiaggia settentrionale del Lago di Galilea, è lo sfondo di molti eventi narrati nel Vangelo, sulla sponda del lago visitiamo infatti il Santuario della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci e la Chiesa del Primato di Pietro.
Alle loro spalle si trova il Monte delle Beatitudini, questa è la collina da cui Gesù declamò il “Discorso della montagna”.
La Messa oggi viene celebrata in questo giardino, in un anfiteatro affacciato sul lago, suggestivo e rilassante.
Il ns amico Marco riceve le chiavi del cancello di accesso al luogo della Messa e ne diviene custode accertandosi alla fine che tutti siano usciti: saremo entrati nelle grazie di Don Marco o la scelta è caduta per un semplice caso di omonimia o forse perché è l’unico nome che il Prete ricorda??? Ma proseguiamo… la tappa successiva è la traversata del lago in battello.
Una parte di noi prende posto in punta, nella parte scoperta.
Appena lasciata la banchina a tutto volume parte l’inno nazionale italiano… insomma… la cosa sembra un po’ kitch ma poi decidiamo di chiamarla bonariamente “parte folkloristica della gita”! Possiamo ammirare le Alture del Golan, zona contesa tra Israele e la Siria, prendere un po’ di sole con la barca in movimento finché vengono spenti i motori e uno dei Preti al seguito, inizia la lettura del passo in cui Gesù cammina sulle acque e… la tira un po’ lunga… passi per chi è al riparo dal sole, ma noi rischiamo una seria insolazione, perché immobili in mezzo al lago, al sole delle 13.00 con 40 °C e oltre… sarà una delle prove di sopravvivenza del “buon pellegrino”? Il ns amico Pietro, nonostante il nome imponente, non è certo una roccia e non se la cava molto bene… è bianco latte, non si mette la crema e alla fine della traversata si ritrova con orecchie, braccia e gambe ustionate! Altra regola di sopravvivenza: se siete bianchicci e avete in programma mete sotto il sole cocente, spalmatevi la crema protettiva prima di lasciare l’hotel… qui il sole picchia alla grande! Il battello riparte e arriviamo al kibbuz di Ein Gev, sull’altra sponda del lago, per il pranzo.
Ci servono minestrina bollente (ovvio… col freddo che fa!)… però di liquidi ne abbiamo bisogno, quindi ce la pappiamo tutta… per secondo il pesce di San Pietro, non male, infatti questo kibbuz è famoso per il pesce e ovviamente Luigi ordina la pizza… perché lui il pesce non lo mangia! Poi ci dirigiamo al bancone del bar per il solito caffè.
In Israele il costo dell’espresso al banco (a volte discreto, a volte imbevibile) è di euro 1,50 ovunque.
Al costo di euro 2,00 a testa prendiamo il trenino per il giro del kibbuz, divertente e interessante perché una voce ci racconta la storia di questa comunità e illustra ciò che vediamo, da metter in conto che si respira un sacco di polvere e ci si ustiona su quei sedili che sono stati tutto il tempo al sole… Ci trasferiamo ora sul fiume Giordano, a Yardenet, per il rinnovo delle promesse battesimali.
Noi ovviamente ci limitiamo al rinnovo verbale delle promesse e poi “pucciamo” i piedi nel Giordano, l’acqua è appena fresca e col caldo patito oggi è piacevole ma… vediamo Francesca agitarsi… c’è qualcosa che gira tra i piedi… sì… sono pesci, ovviamente piccoli, che non ci aspettavamo certo di trovare a riva con tutta la confusione che c’è.
Qui i fedeli più fervidi, ma non so di quale religione, (che noi definiamo un po’ invasati) vestono di bianco e si immergono completamente nelle acque del fiume per essere battezzati, ora, nulla contro il Battesimo, ma quell’acqua non è certo delle più pulite per tuffarcisi dentro però… contenti loro… Il programma da catalogo prevede la visita della città di Tiberiade, in realtà la attraversiamo col bus e ci dirigiamo velocemente a Nazareth, abbiamo pochissimo tempo per la doccia, cena alle 19.00 e alle 20.30 appuntamento, per chi vuole in quanto nessuno è obbligato, per la processione che si tiene ogni sabato alla Basilica dell’Annunciazione.
Io tergiverso un po’ ma alla fine seguo il gruppo, salto buona parte della processione che parte dalla Basilica Superiore e li recupero nell’ultimo tratto che si svolge sotto il porticato e poi si entra nella Basilica Inferiore.
Beh… mi devo ricredere… l’atmosfera è particolare, alcuni portano fiaccole accese durante la preghiera e un coro canta mentre i fedeli sfilano davanti alla Grotta dell’Annunciazione.
Finita la cerimonia… finita la suggestione… e ritorniamo comuni mortali.
Cerchiamo posto al pub di ieri sera ma non abbiamo fortuna, allora decidiamo di tornare in hotel e bere qualcosa lì.
Oggi, diversamente dai primi due giorni, strettamente legati alla visita di Chiese e Santuari, ci sono state tappe più “leggere” e divertenti come la traversata del lago in battello, il kibbuz e il Giordano con i piedi a mollo, insomma, a me, ma anche agli altri amici, ha fatto tirare un sospiro di sollievo confermando che il tour è anche di distrazione e relax, non solo di fede.
17/08/2008 Qumran / Mar Morto / Gerico / Betania / Monte Scopus / Gerusalemme Oggi si cambia hotel, lasciamo infatti Nazareth e da questa sera sino alla fine del viaggio alloggeremo a Gerusalemme.
Anche oggi si parte in pantaloncini corti infatti la prima meta è Qumran, nel Deserto di Giuda, probabile centro della setta degli esseni, terzo partito ebraico, dopo farisei e sadducei.
Nel corso della visita, dopo un breve audiovisivo e una piccola mostra che narra la vita di questa setta, si passa alla visita della zona archeologica dove le indicazione permettono di individuare le varie stanze del “monastero” tra cui le piscine per i bagni rituali e lo scriptorium, luogo in cui probabilmente furono ricopiati i famosi manoscritti, i più antichi testi sacri mai ritrovati, chiamati “Rotoli del Mar Morto”.
Dal belvedere si possono osservare le grotte nella roccia dove nel 1947 sono stati trovati da un pastore i manoscritti, oggi conservati al Museo di Israele.
Anche qui a Qumran ci fermiamo a bere una spremuta, questa volta di arancia, per dissetarci, la visita del sito archeologico ci ha lasciati accaldati e con la gola secca.
Ci dirigiamo ora alla meta più attesa dell’intero viaggio, il Mar Morto.
Ovviamente arriviamo alla spiaggia nel momento più caldo della giornata… geniale… a 400 mt sotto il livello del mare, il punto più basso al mondo, col sole di mezzogiorno c’è una calura pazzesca.
Siamo partiti dall’hotel con già indosso i costumi così, via i vestiti, e ci “tuffiamo” in mare… aiuto… il fondale è come sabbie mobili e sprofondiamo sin oltre le caviglie.
Poi riusciamo ad avanzare e ogni tanto troviamo delle buche in cui cadiamo clamorosamente.
Si avverte subito l’alto livello di salinità, la pelle brucia e se schizzi d’acqua arrivano agli occhi l’unica soluzione è uscire per sciacquarli e poi rientrare, perché l’irritazione è insopportabile.
E’ tutto vero… si sta a galla senza alcun problema, come essere seduti, solo con i piedi che escono dall’acqua, è una sensazione strana, di leggerezza, ci manca solo il quotidiano per la caratteristica foto intenti alla lettura “seduti” in mezzo al mare.
Eravamo curiosi di fare quest’esperienza, se non si prova, risulta difficile capire come possa verificarsi questo fenomeno del galleggiamento.
Solo Francesca e Pietro rinunciano al bagno… la loro pelle è troppo delicata e temono eritemi, ustioni ecc., anche se il Mar Morto è famoso per la cura della pelle.
Forse tutti i torti però non li hanno… è un’acqua oltre che salatissima parecchio unta e anche dopo la doccia sulla spiaggia si resta appiccicosi sino a sera! I più entusiasti sono invece Roberta e Marco, quest’ultimo prima di questa esperienza non riusciva proprio a capacitarsi di come si potesse stare a galla così facilmente, e se fosse per loro tornerebbero volentieri prima della partenza per l’Italia per un’altra pucciatina.
L’ora più calda sta per terminare e noi saliamo sul bus… ovvio… e ci dirigiamo a Gerico per il pranzo.
Per chi organizza un viaggio “fai da te” è importante sapere che in Palestina non si può entrare con auto noleggiate con targa israeliana quindi è più pratico spostarsi in taxi per recarsi in queste zone.
Per arrivare in città dobbiamo anche noi incolonnarci per oltrepassare il check-point, che divide Israele dai Territori Palestinesi.
Attraversiamo una zona che probabilmente è “terra di nessuno” dove si ammassa la sporcizia sotto ogni forma e poi raggiungiamo la periferia di Gerico, il primo impatto è la bandiera palestinese piantata nel terreno ai margini della strada e sullo sfondo un palazzo sventrato e crivellato da colpi di mitra risalenti ad una delle ultime guerre tra i due stati.
Gerico si trova a 250 mt sotto il livello del mare, nella depressione del Mar Morto, ed è la prima città passata sotto il controllo dell’Autorità Palestinese dopo gli accordi di Oslo.
Gli scavi condotti agli inizi del ‘900 nella zona a nord della città hanno portato alla luce resti di costruzioni risalenti addirittura a circa 8000 anni prima di Cristo e fanno di Gerico la più antica città del mondo sino ad oggi conosciuta.
A ovest si erge il Monte delle Tentazioni, qui è ricordato il digiuno di Gesù per quaranta giorni e quaranta notti e le tentazioni di Satana.
E’ giunta l’ora della pappa e dove possiamo andare a pranzo se non al ristorante Temptation??? Annesso al ristorante c’è un negozio di souvenirs dove il punto di forza è la vendita dei cosmetici del Mar Morto tanto famosi.
A noi pare un pochino caro ed in effetti i prezzi in Gerusalemme scopriremo essere più bassi.
Dopo aver riattraversato la città che comunque non ci lascia entusiasti ci reincolonniamo per passare il check-point e non so quanto tempo restiamo lì, un’infinità.
Da qui ci portiamo a Betania, sul versante orientale del Monte degli Ulivi, dove avvenne il miracolo della resurrezione di Lazzaro.
E’ il momento della Messa quotidiana che viene celebrata nel Santuario, eretto a metà degli anni ’50, e poco distante, scendendo una scalinata, si raggiunge la Tomba di Lazzaro.
Noi non ci andiamo… tanto Lazzaro non c’è… è risorto! La successiva tappa è il Monte Scopus, dove sorge l’Università Ebraica, da cui si ammira il panorama di Gerusalemme.
Ci divertiamo a scattare un po’ di foto con la città come sfondo e velocemente prendiamo la strada di Ein Karem.
Questa tappa era prevista per il pomeriggio dell’ultimo giorno ma è stato chiesto a Don Marco di integrare il programma con la visita di Masada, nel Deserto del Negev, e l’unica soluzione possibile è quella di piazzare la visita proprio nel pomeriggio di mercoledì e trovare quindi un’altra collocazione per il Santuario di Ein Karem.
Ad essere onesti noi l’avremmo saltato volentieri ma le tappe religiose vanno religiosamente rispettate.
C’è traffico all’uscita di Gerusalemme e subito si capisce che non arriveremmo mai in tempo utile al Santuario, così siamo costretti a rimandare, con ns sommo dispiacere (!!!), e ci dirigiamo finalmente in albergo, unica meta dei ns desideri.
Alloggiamo al Ramada Hotel, in periferia, nota negativa perché la sera nei dintorni non c’è assolutamente nulla, su internet lo si trova come Renaissance Hotel, il perché è un mistero… E’ composto da due “torri” una più elegante riservata esclusivamente agli ebrei e una che noi definiamo dei “poveri” dove alloggiano prevalentemente occidentali.
Le camere sono ampie, sufficientemente pulite, ma niente è degno di nota: il solito quattro stelle che in Italia ne avrebbe non più di tre.
Ci assegnano le camere, doccia velocissima e cena; il buffet non è male, direi migliore rispetto a Nazareth, ci rendiamo conto che anche qui non faremo la fame, anzi… Dopo cena giretto intorno all’isolato e poi al bar dell’hotel, nella torre lussuosa (perché nella torre dei poveri ovviamente il bar non c’è), dove è un’impresa accaparrarsi un tavolo, perché i posti a sedere sono pochi e gli ospiti molti.
Qui la sera l’aria è più fresca perché Gerusalemme si trova a più di 700 mt sul livello del mare e il maglioncino può essere utile per le passeggiate del dopocena, di giorno fa caldo! 18/08/2008 Betlemme / Monte Sion / Gerusalemme Betlemme, ai margini del Deserto di Giuda, è uno dei luoghi sacri della Cristianità, qui nacquero Gesù e Davide e quest’ultimo vi venne anche designato re, Betlemme è infatti citata nella Bibbia col nome di Città di Davide.
Dista pochi km da Gerusalemme ed è amministrata dall’Autonomia Palestinese tanto che, quando arriviamo in vista del check-point, ci accorgiamo che i palestinesi attraversano il confine a piedi, infatti lo stato di Israele non permette loro di recarsi al di qua del muro in auto.
La dura vita del pendolare palestinese appiedato… Il primo impatto che abbiamo è con il “Muro di Betlemme” una sorta di Muro di Berlino che separa i due stati e che corre come una serpentina deturpando il paesaggio.
Anche qui dobbiamo oltrepassare il posto di controllo ma, come a Gerico, i militari non ci degnano di uno sguardo (per ora…) e il bus in men che non si dica è in Palestina.
Panorama desolante, sporcizia e povertà ci accompagnano lungo il ns tragitto.
Ci fermiamo a Beit Sahur, a pochi chilometri a sud est di Betlemme, dove si trova il Campo dei Pastori, luogo in cui, secondo la tradizione, l’Angelo apparve ai Pastori e li informò della nascita di Gesù.
I cattolici romani e i greci ortodossi hanno stabilito ciascuno il proprio Campo dei Pastori; il sito dei cattolici è caratterizzato da una cappella francescana, il Santuario dell’Excelsis Deo, ed ha una struttura tale da rappresentare la tenda dei pastori.
La Messa oggi è celebrata in una grotta, il luogo è decisamente originale, fa però un caldo esagerato perché è un “buco” ricavato nella roccia tanto che i più alti se non stanno attenti sbattono la testa.
La lettura richiama al Natale e il canto finale non può che essere “Tu scendi dalle stelle”… ad agosto! Luigi non ha tutti torti… vuoi dire che Toni, il ns autista che ha sempre la cosa giusta al momento giusto, sul bus non ha una fetta di panettone? No… questa volta l’abbiamo colto impreparato… oppure in Palestina non si usa mangiare il panettone? Boh… resteremo con questo dubbio amletico.
Veniamo poi accompagnati ad un negozio di souvenirs, assai ricco di mercanzia, ma non esageratamente economico, tipica della zona è la vendita di soggetti religiosi intagliati nel legno di ulivo e come tali vengono spacciati i nostri acquisti… ma il dubbio sull’autenticità regna sovrano! Ci spostiamo a Betlemme, centro focale della cittadina é sicuramente la Basilica della Natività, dove la tradizione vuole sia nato Gesù.
Al di sotto di questa Basilica si trova quella che nella cultura cattolica é nota come la mangiatoia e il luogo esatto in cui vide la luce il Signore, indicato da una stella a 14 punte.
I Cattolici, qui rappresentati dai Padri Francescani, hanno la proprietà esclusiva della parte della grotta della mangiatoia, mentre il luogo della natività così come l’intera Basilica, eccetto una angolo riservato agli Armeni, sono di esclusiva proprietà dei Greci ortodossi.
Alla Grotta della Natività si accede attraverso la scala sul lato destro dell’abside centrale, mentre si esce dalla scala collocata sul lato sinistro.
Oltre alla Stella della Natività dove i fedeli si inginocchiano per baciarla, con il solito ortodosso sgarbato alle calcagna, che mette fretta (ma solo ai cattolici), colpisce la grande navata centrale in stile per noi un po’ kitch con palline di Natale penzolanti al soffitto e chincaglieria varia, nonché il solito stato di incuria tipico di ciò che è di proprietà ortodossa e infine la Porta dell’Umiltà, ingresso principale alla Basilica, che venne ridotta nel periodo ottomano per impedire l’accesso ai cavalli e i visitatori sono oggi costretti a piegarsi per entrare.
Non so se noi abbiamo sbagliato orario o se i fedeli sono sempre così numerosi ma restiamo in fila per circa 2 ore prima di poter accedere alla grotta, una ressa e un caldo insopportabili, per non farci fregare da chi è arrivato dopo, una parte del gruppo si schiera a barriera in cima alla scala che porta alla grotta e fa passare tutti noi chiudendo poi la fila… caspita… è stata una vera lotta ma alla fine ne siamo usciti vincitori e parte dei russi ce li siamo lasciati alle spalle… quel che è giusto è giusto! Dalle grotte raggiungiamo l’adiacente Chiesa di Santa Caterina, Chiesa parrocchiale dei Cattolici di Betlemme; eretta dai Francescani e tuttora in loro custodia.
Annesso alla Chiesa visitiamo il Chiostro, mentre le Grotte, che sono ritenute essere la tomba e lo studio di S. Gerolamo, sono chiuse.
Dalla piazza della Basilica raggiungiamo a piedi il ristorante.
Al momento del pranzo vedo alcuni signori appartenenti al ns gruppo incolonnarsi al self service ed io li seguo prendendo ciò che è di mio gusto e… quando arrivo al tavolo mi accordo che il self service non è per noi che invece abbiamo un menù “italiano” a parte e verremo serviti al tavolo… pazienza… la mia figuraccia ormai l’ho fatta, poso il vassoio a centro tavola con la più totale indifferenza e attendiamo i camerieri con la pasta al sugo! Dopo il pranzo ci apprestiamo ad abbandonare velocemente Betlemme per raggiungere la solita Ein Karem.
Ma ad Ein Karem anche oggi non ci arriveremo… al check-point veniamo bloccati e per la prima volta siamo obbligati a scendere dal bus muniti del solo passaporto e passare attraverso i loro controlli.
L’idea che dà il luogo è di anticamera di un forno crematorio: una costruzione dove si schiatta dal caldo, porte in ferro che si aprono davanti a noi e si chiudono alle ns spalle, metal detector da attraversare… bruttissima sensazione.
Da questo particolare giro turistico ne usciamo tutti indenni, ma è tardi e dobbiamo dirigerci immediatamente verso Gerusalemme.
Per citare il Manzoni… questa Ein Karem non s’ha da fare, né ora né mai! Oggi mettiamo per la prima volta piede nell’antica Gerusalemme.
Fuori dalla Porta di Sion, che reca ancora i segni delle pallottole della guerra del 1948, oltre le mura della Città Vecchia, si trova la collina del Monte Sion, un tempo faceva parte della città ma venne esclusa per errore dalla cinta muraria dagli architetti di Solimano il Magnifico che, secondo la tradizione, pagarono la dimenticanza con la decapitazione! Iniziamo con la visita del Cenacolo, secondo la tradizione è “la stanza del piano superiore”, dove si svolse l’Ultima Cena, e si trova nello stesso complesso dove si ritiene vi sia la Tomba di Davide.
Nel 1335, i Francescani rimasti sul posto come Custodi della Terra Santa acquistarono il luogo dal Califfato, e nel XV secolo intrapresero una lunga discussione con gli Ebrei riguardo la posizione della Tomba di Davide, risolto soltanto dai Musulmani, che nel 1551 ne presero possesso e lo trasformarono in una moschea.
Attualmente cristiani ed ebrei condividono l’edificio, ed ai cristiani è permessa solo la visita e qualche breve preghiera.
Scendiamo alla Tomba di Davide, nonostante ci siano fondati dubbi sulla sua autenticità, è uno dei luoghi più venerati dagli ebrei, in particolar modo negli anni tra il 1948 e il 1967, quando il Muro del Pianto era loro vietato perché situato in territorio amministrato dalla Giordania.
Qui uomini e donne entrano separati, gli uomini a capo coperto.
Il sepolcro di Davide è avvolto da un grande drappo blu e la sala d’ingresso è usata come Sinagoga, mentre secondo la tradizione cristiana questo è il luogo dove avvenne la lavanda dei piedi.
A pochi passi da qui si trova il Monastero della Dormizione che domina tutto il Monte Sion.
La Chiesa sorge nel punto in cui la Madonna si sarebbe addormenta nel sonno eterno e nella cripta si venera la Statua della Vergine dormiente.
Ripercorriamo le stradine circondate da costruzioni in pietra chiara e ritorniamo alla Porta di Sion, da qui sempre a piedi e sotto il sole arriviamo alla Chiesa di San Pietro in Gallicantu, ad est del Monte Sion, dove si ricorda il tradimento di Pietro e la profezia di Gesù.
Resti di abitazioni della Gerusalemme del tempo di Gesù, e più recenti, sono stati portati alla luce dagli archeologi nel giardino che circonda la Chiesa dove si trova anche la scala di pietra che probabilmente fu percorsa da Gesù la sera del Giovedì Santo.
La cripta nasconde alcune grotte dove secondo la tradizione cattolica passò la notte Gesù prima di essere condotto da Pilato.
Dalla terrazza scattiamo le foto panoramiche di Gerusalemme e visitiamo il negozietto di souvenirs adiacente, gestito da suore, dove si posso fare discreti affari, non è strapieno di merce ma ha prezzi più bassi rispetto agli altri posti dove siamo stati, in generale dove ci sono i religiosi il costo è inferiore.
Rientriamo all’hotel, e dopo cena, per la cifra di euro 10,00 a testa (in quanto non previsto in programma) Toni ci porta in centro col bus per la “Gerusalemme by night”.
Il gruppo è composto da 44 persone, quindi euro 440,00 per percorrere in tutto forse 10 km e attenderci un paio d’ore… Toni ha fatto l’affare della settimana… Il tour inizia con la visita di Mea Shearim in bus, il quartiere degli ebrei ultra-ortodossi, qui è come vivere in un mondo a parte, relativamente in povertà, poiché il denaro guadagnato in buona parte viene versato alla comunità, ma del resto non è che necessitino di molto… gli uomini (i pinguini) vestono unicamente con completo nero e camicia bianca, le donne con abiti umili e calze coprenti (ad agosto)… distrazioni.. Nessuna! Arriviamo alla Dung Gate e a piedi entriamo nella Città Vecchia.
Questa porta immette nel quartiere ebraico, superiamo il check-point, ed entriamo nella Western Wall Plaza e sulla ns destra abbiamo il Muro del Pianto, il cui nome corretto è Muro Occidentale.
Non ci avviciniamo, torneremo tra due giorni, e proseguiamo per un dedalo di viuzze stando attenti a non perder di vista Don Marco… tutte le stradine sembrano uguali e perdersi è un gioco da ragazzi! Passiamo per il quartiere arabo, percorriamo la Via Dolorosa che ci porta ai quartieri cristiano e armeno, passando per il Muristan.
Usciamo dalla Città Vecchia attraverso la Posta Nuova e percorriamo parte della Gerusalemme moderna sino ad arrivare alla famosa Ben Yehuda Street, cuore della vita notturna, ma… è possibile che i pellegrini in Terra Santa si diano alle notti brave? Certo che no… Don Marco ci ricarica tutti sul bus e rientriamo in hotel.
19/08/2008 Ein Karem / Monte degli Ulivi / Notre Dame / Via Dolorosa Questa mattina ci riproviamo… che sia la volta buona? Sveglia alla buon ora e subito sulla strada per Ein Karem sperando che non succeda qualcosa anche oggi.
Siamo sicuramente i primi… sono le 8.00 e visitiamo la Chiesa di San Giovanni Battista sotto la quale si trova la grotta costruita su quella che dovrebbe essere la casa di Zaccaria ed Elisabetta, genitori del Battista.
Lungo il muro del cortile è riportato il Benedictus su ceramiche in varie lingue.
La visita è breve, siamo un po’ contrariati per la levataccia, ma almeno ci siamo tolti il pensiero, e subito ci avviamo al Monte degli Ulivi, ad est della Città Vecchia, oltre la Valle del Cedron.
Il Monte è legato a molti episodi della vita di Gesù e la ns prima tappa è alla Cappella dell’Ascensione, una piccola moschea a forma ottogonale dove secondo la tradizione, Gesù salì al cielo, quaranta giorni dopo la resurrezione.
All’interno si trova la pietra con l’impronta del piede di Cristo.
La Chiesa del Pater Noster, sulla sommità del Monte, è stata costruita sulla caverna dove Gesù si dice abbia insegnato ai discepoli la preghiera del “Padre Nostro”, è tenuta dalle Carmelitane e le mura del chiostro e della Chiesa sono coperte dalle versioni della preghiera nelle lingue più conosciute.
Ci fermiamo alla Dominus Flevit, cappella francescana che ricorda il punto in cui Gesù pianse per il futuro di Gerusalemme.
A piedi scendiamo verso i Getsèmani, sempre sul Monte degli Ulivi, per visitare la Tomba della Vergine: è conosciuta come Chiesa dell’Assunzione e sorge nel luogo dove si suppone sia sepolta Maria.
Per raggiungere la tomba si scende una lunga scalinata, ma noi non riusciamo ad accedervi perché è in corso una cerimonia, questa Chiesa è di proprietà dei soliti greci ortodossi, e quindi restiamo sulle scale e dopo poco ce ne andiamo.
Sul lato destro si accede alla Grotta dei Getsèmani, secondo la tradizione è il luogo dove Gesù fu tradito da Giuda.
Gli scavi archeologici hanno dimostrato che la grotta serviva da frantoio, infatti in ebraico “getsèmani” significa appunto frantoio o magazzino dell’olio.
Ci dirigiamo verso sud e a poca distanza troviamo il Giardino degli Ulivi o dei Getsèmani, per i cristiani è l’orto degli ulivi nel quale spesso Gesù si ritirava con i discepoli a pregare.
In questo giardino si trovano piante di ulivi ultracentenari, alcuni forse dei tempi di Gesù e l’ulivo piantato la Papa Paolo VI nel 1964.
A lato di trova l’imponente Chiesa di tutte le Nazioni (così chiamata perché hanno contribuito alla sua costruzione tutte le nazioni cristiane) che è conosciuta anche come Basilica dell’Agonia, in riferimento alla notte che Gesù trascorse qui prima di essere arrestato.
All’interno, ai piedi dell’altare maggiore è conservata la Roccia dell’Agonia di Gesù, circondata da una corona di spine in ferro battuto.
La Messa oggi viene celebrata proprio qui, con tutti noi raccolti intorno alla Roccia dell’Agonia, anche questa celebrazione è stata particolare, forse, come per le altre Messe che mi sono particolarmente piaciute, è dovuto al luogo in cui ci troviamo.
Sul Monte degli Ulivi, rivolto verso la Valle di Giosafat, si trova il cimitero ebraico.
La sepoltura ebrea qui è continuata durante i secoli, interrotta soltanto fra il 1948 e il 1967 in cui Gerusalemme è stata divisa; fra le molte leggende di questa montagna sacra, si dice che alla fine dei giorni la gente scaverà una galleria nel sottosuolo da qualsiasi parte si trovi, per risorgere qui.
La Chiesa di Tutte le Nazioni si affaccia su Jerico Road e si trova proprio di fronte alla Porta d’Oro, antico accesso alla Spianta del Tempio nella Città Vecchia, oggi chiusa.
Qui veniamo recuperati da Toni e in bus arriviamo dall’altra parte delle Mura, di fronte alla Porta di Damasco, la più grande di tutte che dà acceso al quartiere arabo.
E’ ora di pranzo e siamo ospiti (ovviamente paganti) del Vaticano: ci troviamo infatti al “Notre Dame of Jerusalem Center” a pochi passi dalla Porta di Damasco.
Qui ci riposiamo dopo il pranzo, restiamo al bar e nel giardino per un’oretta e poi via di nuovo per entrare nella Città Vecchia, il vero cuore di Gerusalemme dove ci attende il momento più temuto del viaggio… la Via Crucis… Accediamo dalla Porta dei Leoni o Porta di Santo Stefano, che immette nel quartiere musulmano.
Da qui inizia la Via Dolorosa, la strada che percorse Gesù, portando la croce sulle spalle, dal Pretorio di Pilato fino al Calvario.
Visitiamo subito la Chiesa di Sant’Anna, affidata ai Padri Bianchi francesi, sorta dove si ritiene fosse la casa dei genitori di Maria e nella cripta è venerata la nascita della Madonna.
E’ definita la più bella Chiesa crociata del Medio Oriente.
Sulla sinistra troviamo i resti della Piscina Probatica, luogo della guarigione miracolosa del paralitico ad opera di Gesù, come narra il Vangelo di Giovanni.
E’ ora arrivato il momento di Roberta… la 33enne del ns gruppo.
Gesù non è forse morto a 33 anni? I cosidetti anni di Cristo? Certo… è ovvio quindi che tocchi a lei portare le croce durante tutto il percorso.
Ma Don Marco spegne subito gli entusiasmi… il noleggio del crocefisso costa euro 25,00 quindi ne faremo a meno… ma come… che Via Crucis è mai? Mi offro subito di sostenere l’intera spesa pur di concedere a Roberta il suo momento di gloria ma nulla da fare… Don Marco è irremovibile! E così, muniti del solo breviario che fa tanto Don Abbondio nei Promessi Sposi, inizia la Via Crucis con la prima stazione al Pretorio di Pilato.
La seconda stazione è al Convento della Flagellazione, appartiene ai Francescani della Custodia di Terra Santa ed è eretto sul luogo dove si ritiene che Gesù venne fustigato, mentre sul lato opposto del cortile troviamo la Cappella della Condanna dove avvenne il processo.
Passiamo sotto all’Arco dell’Ecce Homo e proseguiamo.
Troviamo una strada rumorosa, affiancata ai due lati da case costruite in pietra, dove i venditori cercano di attirare la ns attenzione declamando la loro merce.
Dal momento in cui i cristiani iniziarono a recarsi in visita nella Città Santa, hanno sempre seguito l’ultima strada percorsa da Gesù, che almeno da 1000 anni è rimasta sempre la stessa, uguale a quella dove oggi noi camminiamo.
Abbandonato il quartiere arabo per quello cristiano ci troviamo ad attraversare il Monastero Copto-Etiope, posto sui tetti, dove si respirano povertà e fede.
Le ultime quattro stazioni sono all’interno del Santo Sepolcro, il luogo più sacro alla cristianità.
E’ stato costruito nei pressi del Calvario (Golgota), sulla presunta Tomba di Cristo.
La Chiesa è divisa in varie zone: greco-ortodosse, cattoliche latine, armene, siriache e copte.
Non ha nulla delle nostre Cattedrali, buia e priva di uno stile definito, qualcosa che noi cattolici fatichiamo ad accettare, è una babele di lingue che pregano, è difficile identificarla come un luogo di raccoglimento.
Appena entrati nella Basilica si trova sulla destra una ripida scala che porta alla sommità del Calvario, la cappella di destra, dei cattolici latini, ricorda la crocefissione di Gesù, mentre la cappella di sinistra, dei soliti greci-ortodossi scortesi, poggia sulla roccia dove venne innalzata la croce.
L’usanza è quella di inginocchiarsi sotto l’altare per poter toccare la spaccatura nella pietra e, come sempre, gli ortodossi non hanno pietà per noi cattolici.
Scendiamo dal Calvario e ci rechiamo alla Tomba di Cristo, dobbiamo metterci in fila per poter entrare e qui scatta la lite tra me e una babbiona di non ben definita nazionalità, ma sicuramente di fede ortodossa che continua a spingere… chissà dove vuole andare visto che siamo tutti pigiati in attesa del ns turno! Il mio spirito di sopportazione nei confronti degli ortodossi sempre scortesi è andato a farsi benedire… mai io dico… un po’ di educazione! L’Edicola del Santo Sepolcro è costituita da un vestibolo chiamato Cappella dell’Angelo, la tradizione vuole che qui apparve l’Angelo alle pie donne per annunciare la resurrezione di Gesù, che funge da anticamera dove si sosta in attesa di accede al vero Sepolcro.
All’interno della camera mortuaria si può stare al massimo in tre, una lastra di marmo riveste la roccia in cui si trovava il corpo i Gesù.
Finalmente giunge anche il ns turno per la visita e all’uscita chi mi ritrovo davanti? La sopra citata babbiona ortodossa che è ancora in fila, perché prima deve passare tutto il ns gruppo per intero e una linguaccia non gliela leva nessuno (ma di nascosto dal gigante ortodosso cattivo che piantona l’ingresso e dirige le operazioni di imbarco e sbarco)! Nei sotterranei visitiamo la Cappella di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, e la Cappella del ritrovamento della Croce, luogo in cui la guarigione di un morente al contatto con una delle tre croci ritrovate fece capire a Sant’Elena quale fosse quella di Gesù.
Riemergiamo in superficie, usciamo per la foto di gruppo sulla scalinata del Santo Sepolcro, e abbiamo finalmente un poco di tempo libero per passeggiare nelle “vie dello shopping”: Christian Quarter Rd. E David St., un bazar di oggetti religiosi, artigianato locale e chincaglieria varia… Non sembra vero ma riusciamo ad arrivare in hotel ad orario decente per poterci riposare un poco prima della cena e poi la solita lotta al bar della torre lussuosa per accaparrarsi otto sedie e bere qualcosa.
Oggi abbiamo dedicato l’intera giornata a Gerusalemme e ai suoi luoghi sacri alla Cristianità, raccontata così la giornata può sembrare pesante e a tratti noiosa, prima di partire pensavo con terrore a questo momento, in realtà il tempo scorre veloce e neppure ti accorgi dei singoli luoghi che stai visitando, Gerusalemme è emozionante nel suo complesso per ciò che rappresenta, e non per ogni singolo monumento o reliquia.
Si percepiscono per le sue strade emozioni e mistero.
20/08/2008 Spianata del Tempio / Muro del Pianto / Quartiere Ebraico / Cenacolino / Masada Altra levataccia e alla buon ora siamo alla Dung Gate o meno poeticamente Porta degli Escrementi per terminare la visita alla Città Vecchia.
Davanti a noi il check-point, ci mettiamo in fila sulla destra (a sinistra è la fila per il Muro del Pianto), per accedere alla Spianata del Tempio (Haram es-Sharif) rigorosamente con pantaloni lunghi, spalle coperte e senza alcuna traccia della nostra religione, lasciamo infatti in hotel Vangeli, breviari, crocifissi e catenine varie per non incorrere in discussioni con i musulmani, stiamo per entrare nel territorio a loro sacro.
Percorriamo il “ponte” che sovrasta il Muro del Pianto e attraverso la Porta dei Magrebini accediamo alla Spianata, terzo luogo santo dell’Islam dopo La Mecca e Medina.
La Spianata è pressoché deserta, a parte le forze dell’ordine armate, possiamo vedere da vicino la famosa e ovunque rappresentata Cupola della Roccia, l’edificio musulmano più importante di tutta Gerusalemme, con la sua cupola dorata, le maioliche decorate e i versi del Corano sulle pareti esterne.
Le otto scalinate di diversa grandezza consentono l’accesso alla Cupola che si trova in uno spazio elevato rispetto al resto della Spianata.
Anche la Moschea di El-Aqsa che si trova sul lato destro della Porta dei Magrebini, così come la Cupola, è vietata ai non musulmani, l’ingresso non è infatti consentito dai tempi della Seconda Intifada, nel 2000.
La Porta d’Oro, murata, è originaria della città erodiana e si trova ad est della Cupola, per gli ebrei secondo la tradizione da qui entrerà il Messia, secondo la tradizione cristiana vi entrò Gesù la Domenica delle Palme e secondo quella islamica avverrà qui il Giudizio Finale.
Il venerdì la Spianata non è accessibile ai turisti perché vi si riuniscono i musulmani per pregare in direzione de La Mecca.
Scattiamo foto, passeggiamo e lasciamo la Spianata attraverso la Porta della Catena che immette nella Via della Catena, che collega l’Haram alla Porta di Jaffa, e ci inoltriamo nel souk.
Altro check-point per accedere al Muro del Pianto, qui Luigi viene fermato, è piccolo e nero come Calimero tanto che gli israeliani non lo credono italiano… ma dopo aver esaminato il passaporto se ne fanno una ragione e lo lasciano passare… Ci separiamo, uomini a sinistra a capo coperto e donne a destra, per avvicinarci al Muro Occidentale che altro non è che uno dei lati della Spianata del Tempio ed è considerato il luogo più sacro al mondo per gli Ebrei.
Queste donne ebree fanno impressione, praticamente appoggiate alla parete che si dondolano e pregano leggendo i loro libri di fede.
Le fessure del Muro sono piene dei famosi bigliettini, lasciati da ebrei e non, con le loro preghiere.
Nel lato maschile scorgiamo gli ultra-ortodossi con i loro abiti neri sformati e i capelli raccolti in lunghe treccine intenti a pregare.
Diversamente dalla Spianata di cui non abbiamo colto a pieno l’aspetto religioso proprio perché nessuno in quel momento stava pregando e l’accesso alle Moschee è vietato, qui si avverte proprio lo spirito e l’atmosfera del posto, che quasi ti coinvolgono al raccoglimento e alla preghiera anche se per noi quel Muro non ha alcun significato.
Ci perdiamo ad immortalare i bigliettini nella roccia, gli ebrei ortodossi e la piazza e poi visitiamo il quartiere ebraico, rimasto disabitato negli anni dal 1948 al 1967 in seguito all’occupazione giordana, e ora abitato solo da ebrei.
Arriviamo ad Hurva Square, il cuore del quartiere, e ci dirigiamo al Cardo, sezione della strada principale di epoca bizantina riportata alla luce, che tagliava la città in direzione nord-sud.
Da qui parte il portico commerciale del cardo, un porticato di negozi e piccole gallerie che formano il mercato coperto, che oggi può essere considerato una delle vie dello shopping turistico.
Usciamo dalla Città Vecchia perché è il momento della Messa quotidiana al Cenacolino, inizio ad essere un poco insofferente, forse perché mi piacerebbe girare ancora un po’ per queste viuzze e quasi ci riesco… con Roberta e Nino resto chiusa fuori dal portone che immette alla Chiesa ma poi ci aprono… che sfortuna e così tra il prima, il durante e il dopo Messa perdiamo tempo prezioso per l’ultimo sguardo alla parte antica di Gerusalemme, ma invece ritorneremo! Scontata la penitenza possiamo partire in bus per Masada, percorrendo la strada n. 90 che “costeggia” il Mar Morto.
Arriviamo nel cuore del Deserto del Negev per il pranzo che consumiamo all’unico ristorante di Masada, consiglio: non ordinate il caffè espresso, imbevibile! Al caldo del primo pomeriggio… noi coi tempi ci azzecchiamo sempre… prendiamo la funivia, perché è impensabile farla a piedi percorrendo il “Sentiero del Serpente” con oltre 40 °C e la digestione in corso, e arriviamo in cima al monte, a circa 440 mt sopra il livello del Mar Morto, di cui si gode un bellissimo panorama.
Masada è uno dei simboli dello stato ebraico, Erode il Grande vi costruì il suo palazzo-fortezza e venne conquistata nel 66 d.C. Dagli ebrei zeloti.
La tradizione narra che nel 73 d.C., dopo un lungo assedio dei romani, piuttosto che arrendersi i ribelli zeloti optarono per il suicidio di massa, ma questa tesi è oggi criticata dagli storici contemporanei.
Dall’altro della rocca sono ben visibili i resti di uno degli otto accampamenti romani che circondavano la fortezza.
Dalla scalinata costruita a fianco della roccia scendiamo alla terrazza “panoramica”, non tutti ci seguono, perché il sole picchia sulle ns teste e ci attendono all’ombra dei punti di ristoro, ciascuno con una fontanelle d’acqua per potersi bagnare e trovare sollievo dal caldo.
Scattiamo una bellissima foto di gruppo e ne usciamo con otto visi stravolti… e pensare che dobbiamo ancora affrontare la salita per tornare alla spianata… Cotti dal sole riprendiamo la funivia per la discesa e facciamo tappa al bar per dissetarci.
Riattraversiamo il deserto e torniamo a Gerusalemme, in hotel.
La gita a Masada, fuori programma, ci è costata euro 30,00 tutto compreso e ne è valsa la pena.
La sera dopo cena solito bar alla torre lussuosa e poi prepariamo le valigie… domani si torna a casa.
21/08/2008 Santo Sepolcro / Yad Vashem La sveglia è alle 5.30… 4.30 ore italiane… Colazione e poi al Santo Sepolcro per l’ultima Messa in Terra Santa fissata per le 8.00 alla cappella dei latini, a pochi passi dal Calvario.
Siamo in anticipo e Don Marco ci lascia oltre 20 minuti per le preghiere personali.
Cosa??? Non ce la posso fare… è veramente troppo! Roberta, Stefano e Nino sono del mio stesso avviso e insieme prendiamo la via della fuga… Percorriamo ancora le stradine del quartiere cristiano a quest’ora di un vuoto e di un silenzio desolante, sino ad arrivare alla Cittadella di Davide e alla Porta di Jaffa.
Gironzoliamo e sbirciamo nei negozietti che stanno per aprire, nessun chiosco del caffè… purtroppo… e sono quasi le 8.00 quindi torniamo sui ns passi e puntuali, anzi, in anticipo, ci presentiamo al Sepolcro e da buoni fedeli partecipiamo all’ultima Messa.
Abbiamo ancora un poco di tempo per rivisitare il Calvario e la Tomba di Cristo, ma quest’ultima solo dall’esterno e poi lasciamo definitivamente Gerusalemme con un po’ di dispiacere.
Facciamo una tappa fuori programma a Yad Vashem (un posto e un nome), il Museo Memoriale dell’Olocausto che si trova sul Monte del Ricordo.
L’ingresso è gratuito, il tempo è poco e non possiamo visitarlo per intero così ci limitiamo a percorrere il Viale dei “Giusti tra le Nazioni”, con oltre 2.000 alberi, piantati in onore dei non Ebrei che misero a repentaglio la propria vita per salvare gli Ebrei dai Nazisti.
Visitiamo anche lo “Yad Layeled”, il memoriale dei bambini, ricorda il milione e mezzo di bambini Ebrei sterminati durante l’olocausto e consiste in un percorso quasi totalmente al buoi, e una voce elenca i nomi, l’età e il luogo della morte delle giovani vittime.
Suggestivo e toccante, probabilmente riuscirebbe a far sentire in colpa persino Hitler.
Infine la Yizkor Tent, Sala del Ricordo, è un luogo nero e squadrato, ha inciso sul pavimento il nome dei principali campi di sterminio e ha una fiamma perenne in ricordo dell’Olocausto.
Qui finisce, non certo in bellezza, anche se il Museo è stato uno dei luoghi più toccanti e rappresentativi di Israele per quel poco che abbiamo visitato, il ns tour in Terra Santa.
Ogni promessa è debito e Don Marco sulla strada dell’aeroporto ci rende i ns biglietti aerei… probabilmente abbiamo superato almeno con la sufficienza le “prove del buon pellegrino” o così ci piace credere… All’aeroporto tutto fila liscio, nessun interrogatorio pressante, al controllo delle valigie alcune vengono aperte ma la cosa non crea alcun problema e così dopo il check-in ci avviamo al controllo passaporti.
Di nuovo la solita frase “no stamp, please” ma a Pietro, non si sa perché, lo stamp viene messo sull’ultima pagina del passaporto nuovo fiammante.
Una simil tragedia… tanto che Pietro vorrebbe tornare indietro a chiedere spiegazioni?!?!? Ma è impazzito? Riusciamo a farlo desistere… manca solo di scatenare le ire della Polizia e di vedere Pietro sequestrato dal Mossad con il ns aereo fermo sulla pista e tutti bloccati in aeroporto per colpa sua… No, no, lo convinciamo a tenersi il timbro d’uscita senza tante storie e con un po’ di ritardo ci imbarchiamo e siamo pronti al decollo.
Il pellegrinaggio è andato meglio di quanto previsto, nonostante le Messe, le lodi mattutine sul bus che sono state interrotte a metà viaggio causa lo scarso successo e le infinite tappe religiose, anche per chi come me è sì credente, ma assai poco praticante, è assolutamente accettabile.
Forse abbiamo avuto la fortuna di incontrare Don Marco che è stato in grado di gestire intelligentemente la situazione, senza appesantire il programma, ottenendo allo stesso tempo la partecipazione di tutti alle funzioni senza troppe storie e senza sbuffare.
Chissà, probabilmente con un’altra guida non sarebbe stato un viaggio così piacevole, per cui un pellegrinaggio parallelo al nostro poteva anche diventare pesante e noioso.
Una volta nella vita la Terra Santa merita di essere visitata, è affascinante e ricca di storia.
Sfatiamo il mito del pericolo, in tutto il tempo non abbiamo mai avvertito qualcosa che non andasse, Gerusalemme in particolar modo è presidiata dalle forze dell’ordine e i controlli ai check-point sono rigidi.
Noi abbiamo scelto un tuor organizzato, ma con un po’ di esperienza nei viaggi, tanta attenzione ed una seria preparazione da casa ci si può organizzare da soli.
Il ns programma, secondo la mia personale opinione, era troppo intenso, nel senso che alcune Chiese le abbiamo visitate alle velocità della luce, forse erano preferibili meno tappe ma più tempo a disposizione per ognuna.
Avrei invece voluto visitare, non compresi in programma, Acri, Tel-Aviv e avere più tempo libero a disposizione per Gerusalemme con visita al Museo di Israele, alla zona moderna della città e fare una passeggiata sulle Mura della Città Vecchia.
Nel complesso il rapporto qualità/prezzo è stato più che positivo, non saremmo mai riusciti a spendere così poco se avessimo viaggiato col “fai da te”.
Per ciò che riguarda il ns gruppo ci siamo veramente divertiti, alcuni di noi otto non si conoscevano prima di questo viaggio, ero io l’anello di congiunzione tra i due sottogruppi, che si sono amalgamati con estrema facilità.
Ma i sacrifici non sono mancati… Francesca ha rinunciato alla nanna lunga e ogni mattina era puntuale pronta e scattante, Luigi la Via Crucis l’aveva già percorsa prima di partire con infinite telefonate ed e-mail tra di noi e la Brevivet per organizzare il tutto, Marco si è sorbito Stefano con i suoi timori di non portare a casa la pelle, Nino non ha fatto il professore anche in vacanza, Pietro ha rinunciato alle notti brave in discoteca, Roberta ha miracolosamente affinato il suo linguaggio, Stefano… è già tanto se è partito ed io, ultima per cavalleria, ma non certo perché il mio sacrificio è stato inferiore a quello degli altri (sia ben chiaro), anzi sarei dovuta essere la prima visto il rigoroso ordine alfabetico di citazione in quanto Daniela viene prima di Francesca, ho subito ogni giorno la Messa, le lodi mattutine e la lettura dei passi del Vangelo in ogni luogo sacro visitato… scusate se è poco! Nonostante ciò è stata per tutti un’esperienza positiva, con parentesi di divertimento e altre di raccoglimento: ogni cosa al momento giusto!