Tour in moto del Marocco
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Fra l’altro, con mia grande gioia, riusciamo ad avere entrambi le ferie nel mese di settembre, per cui possiamo avere la speranza di non dover patire temperature troppo alte, una volta nel deserto.
Un’altra decisione che prendiamo, una volta stabilita la destinazione, è che fare tutto il viaggio via terra è un po’ lungo, e quindi per l’andata decidiamo di andare in nave, lasciando il lungo percorso in moto attraverso Spagna e Francia solo al ritorno.
Si tratta quindi di prenotare il traghetto e alcuni pernottamenti (la prima notte a Tangeri e alcune notti a Ouarzazate e Erfoud), lasciandoci libertà di movimento per il resto del viaggio (e questo verrà molto utile, perché nel corso del tour faremo alcuni cambiamenti rispetto all’itinerario previsto inizialmente). Si inizia quindi…
8/9 settembre
Partiamo la mattina con tutta calma da Bologna destinazione Genova, infatti, la partenza del traghetto per Tangeri (costo per il passaggio € 367,45 con cabina interna) è fissata per le 6 di sera. Arrivati al porto verso le due del pomeriggio, espletiamo tutte le formalità previste e ci poniamo in paziente attesa di accedere alla nave, in compagnia di alcuni altri motociclisti (soprattutto dell’Est Europa, ungheresi e slovacchi, pochi gli italiani), ma soprattutto di tante auto (con targa italiana) di famiglie marocchine che evidentemente tornavano al paese d’origine, probabilmente per le vacanze.
C’erano poi furgoni carichi fino all’inverosimile delle merci più varie; uno di questi non è stato fatto salire sulla nave perché era talmente malmesso che i marittimi avevano paura potesse “aprirsi” durante la traversata (in effetti sembrava tenuto “insieme con gli elastici”). Ma come aveva fatto ad arrivare fin lì?
Alle 6 in punto si parte, e cominciano quindi due giorni di navigazione, rilassanti anche se un po’ noiosi. Li abbiamo sfruttati per riguardarci con calma la LP e girare in lungo e in largo per la nave.
Per quanto riguarda i pasti, sulle navi della GNV devo ammettere che non sono male e le porzioni sono abbondanti, i prezzi nella media italiana (p. es. € 35,20 un primo, due fritture di pesce, un contorno di verdure, pane e acqua minerale). Per quanto riguarda la colazione, se come noi prendete una pasta + caffè (o cappuccino), conviene andare al bar e non al self-service, dove fra l’altro c’è solo un caffè lungo tipo americano. Il giorno 9 la nave fa scalo a Barcellona, ma purtroppo non si può scendere per qualche ora dalla nave e farsi un giro per la città. Peccato!
10 settembre
Verso le 6 di sera la nave arriva finalmente a Tangeri, e qui si sta un paio d’ore al porto per le solite pratiche burocratiche, fra l’altro molto incasinate perché ciascun poliziotto con cui parliamo ci dirige a uno sportello diverso. Fra l’altro ci accorgiamo che non siamo arrivati al vecchio porto, vicino al centro della città (vecchi ricordi di mio marito) ma al nuovo Tanger Med, distante parecchi Km dalla città. Visto che l’hotel prenotato (Hotel Rembrandt) ci riservava la stanza solo fino alle 7 di sera, telefono e chiedo loro di tenercela fino a tardi. E’ da parecchio che non parlo francese, soprattutto al telefono, ma vedo che non ho particolari problemi. In Marocco è meglio saperlo almeno un po’ il francese, perché ci è capitato in alcuni alberghi di incontrare personale che non sapeva l’inglese. A meno che non si parli arabo, ovviamente… Prima di partire, altre due doverose incombenze: cambio valuta e soprattutto sottoscrizione della polizza per la moto, visto che come noto le compagnie italiane non coprono i rischi per questi veicoli in Marocco. Il costo del contratto per un mese ammonta a € 95,00 (mi pare ci sia l’opzione anche per 10 giorni).
Finalmente il cancello si apre e partiamo, destinazione Tangeri, distante oltre Km 50, raggiungibile mediante un comodo tratto autostradale. Appena si esce dall’autostrada e ci si inoltra alla periferia della città, cominciamo a chiederci come arrivare all’hotel, visto che non abbiamo idea di dove sia, se non vagamente “in centro” (non abbiamo il navigatore, visto che le mappe del Garmin costavano tantissimo ed erano incomplete, per cui l’abbiamo lasciato in Italia). Il traffico poi diventa sempre più allucinante. Quindi risolviamo come abbiamo fatto altre volte, fermiamo un taxi (ci sbagliamo, prendiamo un gran taxi) io salgo mentre mio marito ci segue in moto. Il tragitto è abbastanza lungo, il taxista alla fine spara una cifra incredibile, noi ci mettiamo a ridere e gli diciamo che 50 dirham vanno più che bene (1 € sono circa 11,50 dh più o meno) e ci mettiamo d’accordo così. Sicuramente abbiamo pagato tanto ugualmente, ma siamo stanchi, accaldati e non vediamo l’ora di toglierci i vestiti da moto e mettere qualcosa sotto i denti.
L’albergo (consigliato da LP) non è male, pulito e con un bagno abbastanza grande (anche con il phon, una rarità in Marocco). Rinfrescati e cambiati, andiamo al ristorante dell’albergo, dove mangiamo la prima di una serie di tajine di pollo con olive e limone. In questo ristorante servono anche la birra alcoolica, sia di importazione sia locale. Dopo la cena, andiamo un po’ in giro a piedi per Tangeri (la moto è parcheggiata in un garage, circa 30 dh), che troviamo un po’ sporchina e afflitta da un traffico abbastanza indisciplinato.
11 settembre
Dopo colazione, paghiamo il conto (Dh 895, € 83,24 per camera, colazione e cena) e partiamo. Giriamo un po’ a vuoto per la città perché vorremmo vedere la piazza detta Gran Socco, che leggiamo sia meritevole di un’occhiata, ma non la troviamo proprio, chiediamo indicazioni ma nessuno sa dirci niente. Decidiamo allora di lasciar perdere e ci dirigiamo verso Rabat, che raggiungiamo con l’autostrada. Bisogna dire che fino a quel momento volevamo seguire il nostro piano originario e visitare anche tutte le città più importanti del Marocco, però quando siamo arrivati a Rabat e ci siamo trovati di nuovo in mezzo al traffico, ci siamo fermati un attimo e abbiamo deciso che, come ci succede spesso quando viaggiamo in moto, lasceremo perdere i grandi centri, che visiteremo in un altro momento e in un altro modo. Il problema più grosso è che in queste città, piene di rotonde, pochissimi rispettano le precedenze, e sinceramente in moto si è un po’ vulnerabili.
Comunque a Rabat siamo fortunati, arriviamo proprio in prossimità di uno dei monumenti più rappresentativi, e cioè la Tour Hassan e relativo mausoleo. La cosa più bella, secondo me, è questo minareto e la piazza con le colonne, resto di una moschea crollata a causa di un terremoto. Dopo ci mettiamo alla ricerca di un albergo, solo che vediamo solo hotel lussuosissimi 5 stelle. Finalmente, quando già stavamo perdendo la speranza, notiamo un tre stelle (Hotel Malak, costo Dh 726,40, € 67,81). L’albergo è nuovo e tenuto bene, c’è qualche piccolo problema con l’acqua (non è che viene caldissima) ma tutto sommato va bene. Non c’è il ristorante, per cui andiamo a pranzare in un localino vicino per pochi dirham (brochette, ovvero spiedini di pollo), e poi ci inoltriamo nella vecchia medina che è poco distante. Qui ovviamente c’è il solito insieme di botteghe di tutti i tipi presenti in ogni città di questi paesi. Rispetto agli equivalenti già visti per esempio in Tunisia, qui noto che i commercianti non ti assalgono, e quindi si può guardare senza essere troppo assillati. Noi poi, come sempre quando siamo in moto, non possiamo nemmeno pensare di comprare molte cose, visto il poco spazio che abbiamo. Quando viene la sera, ci mettiamo alla ricerca di un ristorante carino, e lo troviamo a non grande distanza dall’albergo. E’ un locale abbastanza grande, pieno di gioventù locale, che offre le stesse cose che offrono locali analoghi dalle nostre parti, a cui si aggiungono le onnipresenti brochette e tajine (se non ricordo male prendiamo due tajine).
12 settembre
Secondo i nostri piani, oggi avremmo dovuto raggiungere Casablanca per andare a vedere la Grande Moschea, ma appunto come abbiamo deciso soprassediamo e proseguiamo (sempre in autostrada) verso El Jadida, piccola cittadina sull’Atlantico che leggiamo essere molto carina (oltre che sito Unesco). Pensiamo di dare solo un’occhiata e raggiungere Essaouira, però quando ci troviamo sul bellissimo lungomare e vediamo in lontananza la città vecchia circondata da mura, beh decidiamo di fermarci, caso vuole che ci sia proprio un Hotel Ibis nei pressi (Dh 794,40, € 73,89 compresa colazione).
Dopo esserci cambiati, ci facciamo una bella camminata verso la città. C’è un bel sole ed è caldo (sotto il 30 gradi comunque), ma un vento gradevole rende il tutto piacevole. Prima di entrare dentro le mura, vediamo un cartello che indica il Ristorante del Porto, guardiamo la guida e vediamo che è uno dei posti consigliati. In effetti è un bel posto e merita, visto che si mangia bene, però dobbiamo dire che ha dei prezzi europei, in effetti la clientela è composta unicamente da turisti “bianchi”. Prendiamo due fritture abbondanti, due birre (alcooliche) e una bottiglia d’acqua, infine un piccolo dessert finale a testa. Loro all’inizio portano una quantità incredibile di olive, ma alla fine anche un conto che è l’equivalente di circa € 40,00.
Però abbiamo mangiato bene e non ci pentiamo. Dopo vedremo che ci sono anche moltissimi altri posti più a buon mercato, alcuni semplici ma puliti, altri… beh, sembrano un po’ spelonche e sinceramente non invitano molto, anche se magari il pesce è fresco ugualmente.
A questo punto entriamo entro le mura e ci aggiriamo per questa antica piazzaforte fondata dai portoghesi. Lungo i bastioni ci sono ancora vecchi cannoni arrugginiti, affacciandoci vediamo nello specchio d’acqua circostante moltissime barche e barchette da pesca. Girando, vediamo la vecchia sinagoga (chiusa), purtroppo non possiamo entrare a vedere la cisterna portoghese (chiuso, riapre nel pomeriggio). Bene, torniamo verso l’albergo, e osserviamo la bella spiaggia piena di turisti (quasi tutti marocchini) che prendono il sole, fanno il bagno ecc… Cioè gli uomini e i bambini prendono il sole e fanno il bagno, quasi tutte le donne sono vestite, alcune proprio intabarrate, quelle in costume da bagno si contano proprio sulle dita di una mano. Visto questo, devo dire che in tutto il viaggio io mi sono messa in costume pochissime volte, e sempre in piscina.
Nel pomeriggio, siamo tornati in città e siamo andati a visitare la cisterna portoghese (10 dh a testa). E’ bellissima, vi è un ampio foro in alto da cui entra la luce (e dove ovviamente in caso di pioggia entra l’acqua), il soffitto è sostenuto da tante colonne e, infine, a terra vi è un velo d’acqua che rende il tutto veramente magico. A noi è piaciuta tantissimo.
La sera a cena siamo stati nella città vecchia, al Ristorante portoghese dove abbiamo mangiato un’ottima tajine di pesce (costo Dh 147).
13 settembre
Da oggi decidiamo di non percorrere l’autostrada e arrivare a Essaouira tramite la strada costiera. Lasciata El Jadida, attraversiamo un lungo tratto un po’ inquietante. Mi spiego: da una parte l’oceano, dall’altra una serie di cittadine un po’ squallide, formate da case cadenti dello stesso colore della sabbia (scura), poca gente in giro e ogni tanto dei tratti nebbiosi… eh si.
Ad un certo punto ci sono alcune colline, arriviamo in cima e, in mezzo alla nebbia, vediamo una scena che sembra infernale, cioè una lunga sequenza di immense fabbriche che sputano fumo dalle ciminiere. Sembrano raffinerie, ma non sono sicura.
Più avanti abbiamo letto ci dovrebbe essere una bella laguna, che non vediamo causa la fitta nebbia.
Ad un certo punto la nebbia finisce, ma inizia un vento forte che consiglia un’andatura prudente. D’altra parte ce l’aspettavamo, Essaouira è la città del vento!
Quando arriviamo, è già un po’ tardi, quindi mangiamo qualcosa all’Hotel Ibis dove troviamo una stanza.
Dopo, riprendiamo la moto e andiamo verso la città antica. Come sappiamo l’architetto che ha progettato tale città è un francese, e in effetti Essaouira ha sicuramente un’aria europea, piazze e strade più larghe rispetto a quelle delle classiche medine marocchine. Il porticciolo è pieno di barchette da pesca, tutte uguali di colore blu, e il cielo risuona dei richiami di centinaia di gabbiani. E’ tutto molto suggestivo, veramente, e il vento rende il clima piacevole. Il pomeriggio ci riposiamo un po’ in camera, poi la sera riprendiamo la moto e torniamo nella città vecchia. Fortunatamente ci vestiamo abbastanza, perché in effetti fa un po’ freschino. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante che se non ricordo male si chiama Le Mogadorien, non male e come al solito economico.
14 settembre
Dopo il check out (Dh 787 totali compresa colazione e pranzo del giorno prima, € 73,37) partiamo direzione Marrakech. Man mano che ci inoltriamo verso l’interno, la temperatura dell’aria si alza sempre di più, ma fino a Marrakech è tutto sommato sopportabile. Il “tracollo” avviene a pochi km dall’arrivo a destinazione, quando il termometro della moto segna 38° gradi (e non è tanto, giorni dopo ci hanno detto che nel mese di agosto si sono raggiunti i 50°!). Decidiamo di andare verso il centro in serata, pranziamo all’hotel Ibis Palmeraie dove troviamo una stanza, poi ci riposiamo un po’. Verso sera fermiamo un petit taxi e ci facciamo portare alla celebre piazza Jemaa el Fnaa. Quando arriviamo ancora non c’è tantissima gente, ma già i procacciatori di clienti per i vari ristorantini della piazza si danno da fare. Alla fine, dopo aver girato in lungo in largo ed aver visto ed ascoltato suonatori, dribblato seccatori vari, alla fine ci infiliamo in uno dei tanti locali che offrono un tavolo con vista sulla piazza, chiaramente a prezzi maggiorati per il cibo (ma non di tanto).
Per tornare all’albergo, contrattiamo un po’ per un taxi, e al secondo o terzo tentativo troviamo quello che fa al caso nostro.
15 settembre
La mattina paghiamo l’albergo (Dh 1.008 compresa colazione, pranzo e due consumazioni al bar, € 93,68) e partiamo per una parte del viaggio che ci interessa moltissimo, e cioè il deserto, dove prevediamo di passare diversi giorni. All’inizio ci imbrogliamo un po’ per uscire da Marrakech, ma dopo aver chiesto a diversi poliziotti, alla fine riusciamo ad imbroccare la strada per Ouarzazate, che all’inizio è dritta e un po’ noiosa, ma poi quando comincia ad inerpicarsi sull’Atlante si fa sempre più interessante. Le montagne sono un po’ “pelate”, non c’è vegetazione in pratica, e i rari corsi d’acqua sono per lo più in secca. Immaginiamo comunque che d’inverno la situazione sia un po’ diversa, vista la presenza ogni tanto di barriere che possono essere abbassate in caso di neve. C’è un discreto movimento di turisti, in pullman, jeep e camper, di moto non ne vediamo tante. Per quanto riguarda l’architettura degli edifici, cominciano a comparire sempre più villaggi costituiti da kasba, caratteristica questa del sud del paese. Ci fermiamo a riposare al Col du Tichka, passo posto a 2260 metri. In un bar beviamo qualcosa di fresco, poi compriamo una piccola scultura in pietra (un dromedario) da un berbero che ci racconta di avere, a diversi km da lì, la famiglia formata da moglie e 8 figli. Avessimo più posto compreremmo qualche altra cosa, ma purtroppo come sempre andare in moto comporta questo, avere poco spazio per eventuali acquisti. Ripartiamo, e purtroppo dopo un po’ scendiamo dalle montagne, con relativo ed inevitabile innalzamento delle temperature. Prima di arrivare ad Ouarzazate, visto che non è tardi (ed abbiamo già la stanza prenotata), prendiamo la deviazione per Ait Ben Haddou, una delle Kasba più grandi del Marocco, fra l’altro sito Unesco e location di diversi film. La strada per arrivare è asfaltata ma molto stretta, per cui è molto difficile sorpassare eventuali auto. Finalmente arriviamo (dalla strada principale sono circa una trentina di km), parcheggiamo la moto e ci rendiamo conto che, col caldo che c’è, noi vestiti da moto non faremo molta strada. In effetti per visitare bene il sito occorre arrampicarsi fino in cima, ma come detto non siamo leggeri abbastanza, per cui ci limitiamo a rimanere nella zona più in basso, scattare qualche foto e poi raggiungere il ristorante più vicino, dove ci rifocilliamo un po’.
Infine percorriamo gli ultimi Km fino a Ouarzazate e prendiamo possesso della stanza presso l’ennesimo hotel Ibis (abbiamo fatto bene a prenotare dall’Italia, abbiamo poi appreso che l’hotel era pieno).
16 settembre
La mattina partiamo per andare a vedere la Valle del Draa, verso sud e fino a Zagora, una delle “porte del deserto”. In realtà la strada asfaltata arriva ora fino a M-hamid, un centinaio di Km oltre, ma noi preferiamo fermarci a Zagora appunto. La valle del Draa è molto suggestiva, e come in altri luoghi del Marocco si può vedere bene dove c’è anche un po’ d’acqua, perché vi è una esplosione di vegetazione, e a pochi metri terra rossa assolata e secca. A Zagora gironzoliamo un po’, anche se ci stufiamo presto perché sin da subito siamo fatti oggetto delle attenzioni indesiderate di vari procacciatori. Ci fermiamo quindi in un piccolo ristorantino a mangiare un po’ di brochette (ma va…) e poi prima di tornare alla base andiamo alla ricerca del famoso cartello “Tombouctou 52 jours”.
Torniamo a Ouarzazate e prima di andare a rinfrescarci in piscina diamo un’occhiata all’esterno della locale kasba.
17 settembre
Facciamo check out e paghiamo il conto (Dh 1.522,60 – € 141,25 comprensive di due notti, colazioni e due cene) e ci avviamo presso la nostra prossima destinazione, e cioè le gole del Dades e di Todra. Arrivati a Boumalne du Dades decidiamo di prenotare subito una camera, e ci dirigiamo verso quello che sarà sicuramente l’albergo più bello della vacanza, e cioè lo Xaluca Dades. L’hotel domina il paese dall’alto di una collina, è dello stesso colore rosa delle case ma si vede benissimo che è moderno. La caratteristica più particolare è sicuramente la sistemazione interna: in alcuni punti sembra di essere nella galleria di una miniera, e le stanze sono bellissime, ma sembrano prese di peso da un cartoon degli Antenati (bisogna proprio vederle). Fatto questo, riprendiamo la moto e ci dirigiamo verso la Valle del Dades. Quella delle gole è una delle zone del Marocco che mi è piaciuta di più, fra l’altro (particolare non secondario) l’altitudine fa si che la temperatura sia tutto sommato piacevole. Ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti economici ristorantini della valle e poi arriviamo al clou, e cioè le gole vere e proprie, dove ci fermiamo un po’ di tempo a girare e fare foto.
18 settembre
Dopo aver pagato il conto dell’albergo (Dh 1.583 – € 147,34 compresa colazione e cena) ci dirigiamo verso le gole del Todra, altrettanto belle (se non di più, a mio parere) delle gole viste il giorno prima. A questo punto lasciamo a malincuore la zona e ci dirigiamo verso una delle zone più calde del viaggio, e cioè Erfoud (e Merzouga il giorno dopo). Erfoud si trova nella Valle del Ziz, che vista dall’altro è stupenda, rigogliosissima, anche se man mano che si scende la temperatura schizza oltre i 40°. La cittadina non è nulla di speciale (mi pare fosse un avamposto militare francese), per cui cerchiamo subito l’alloggio prenotato dall’Italia, la Kasbah Tizimi (due notti a Dh 1485 -€ 138,16), dove mangiamo qualcosa. Il resto della giornata lo passiamo riposando all’interno delle mura dell’albergo-kasba. La struttura non ci è dispiaciuta, ci sono i soliti problemi con l’acqua (poca e non tanto calda) ma insomma bisogna considerare il contesto. La sera veniamo avvicinati da una guida che ci offre per il giorno dopo una escursione da farsi in fuori strada che contiene diverse attività e visite. Ci viene prospettato un costo di 90€ a testa tutto compreso, a me non sembra poco ma insomma dopo aver considerato che occuperemo così tutta la giornata, alla fine accettiamo.
19 settembre
Lasciamo la moto a riposo un giorno e partiamo in fuori strada. La nostra guida è un berbero molto simpatico, parla un francese un po’ veloce all’inizio, ma poi ci si comincia a intendere (con me, perché mio marito non parla francese per cui ogni tanto devo tradurre per lui). Dopo un giro orientativo per Erfoud, durante il quale ci parla della popolazione locale e come distinguere dall’abbigliamento arabi e berberi, ci dirigiamo verso la zona dove sono le rocce piene di fossili, utilizzate anche per la fabbricazione di oggettistica varia (da portacenere a lavandini – ce n’era uno così anche nella nostra stanza, e penso fosse una cosa comune negli alberghi della zona). La zona è caldissima, e attorno abbiamo già il deserto roccioso. Dopo questa prima tappa, ci dirigiamo verso una tenda di nomadi, dove ovviamente ci viene offerto il tè alla menta. Non sono in tanti, c’è il capo famiglia anziano, le donne e i bambini, mentre gli uomini più giovani sono in via con gli animali al pascolo (ci chiediamo dove il pascolo in questa desolazione?). All’inizio ci sentiamo un po’ in imbarazzo, poi ci rinfranchiamo e tutto sommato siamo contenti di aver visto come vivono i nomadi. Sinceramente ci siamo anche chiesti se questa non fosse tutta una messa in scena e questa famiglia vivesse in realtà in qualche villaggio dei dintorni, ma insomma ci sembrava tutto abbastanza autentico. Chissà…. Dopo esserci fermati a vedere le prime dune (caldo micidiale) siamo poi arrivati ad un villaggio dove abitano i Gnaua, popolazione di origine africana (quindi di pelle proprio nera) che suona una musica particolare. Arrivati alla Casa della Cultura, abbiamo aspettato finisse la loro esibizione per un gruppetto di spagnoli, poi dopo un po’ è toccato a noi. Ovviamente dopo un po’ siamo stati “costretti” anche a ballare… è stato divertente, e la musica abbastanza coinvolgente.
Dopodichè ci siamo fermati in uno dei tanti alberghi di Merzouga vicino alle dune (non ricordo il nome) e abbiamo pranzato (entrée e tajine con pollo e verdure). Ci siamo riposati attendendo il tramonto, poi siamo arrivati al “clou” della giornata, più o meno, e cioè la “cammellata” ( sono in realtà dromedari ovviamente) in mezzo alle dune. La situazione era affascinante, le dune di un bel color albicocca, noi lassù in cima dondolando (divertente, dopo il primo momento in cui ti senti catapultato per aria), va beh un sacco di gente, ma purtroppo anche tante nuvole e quindi … nisba tramonto romantico.
Dopo questa ultima “fatica”, già al buio pesto siamo tornati all’hotel.
20 settembre
Comincia da questo giorno la lunghissima strada verso casa, in realtà ci aspettano altri 3000 km circa, più di quanto abbiamo fatto finora.
Prendiamo la strada verso nord direzione Meknes, con attraversamento dei monti dell’Atlante (con passi attorno ai 2.000 metri e un gran vento). Poco prima di arrivare a destinazione, ci fermiamo un po’ all’interno della bellissima foresta dei Cedri, alberi veramente imponenti. Meknes in realtà non la visitiamo, la attraversiamo solamente in fretta mentre cerchiamo un alloggio, che troviamo nella parte nuova: un altro Ibis, ormai un’abitudine (Dr. 1.082- € 100 circa comprensivo di colazione e cena). La città vecchia la ammiriamo dalla finestra dell’albergo, ma non ce la sentiamo di andare a zonzo in centro, siamo in effetti un po’ stanchi.
21 settembre
La meta della giornata non è lontanissima, vorremmo infatti fermarci a Tetouan, che viene descritta dalla guida come una vera chicca. Prima attraversiamo direzione nord i dintorni di Meknes, colline verdeggianti che sinceramente mi ricordano l’Italia centro/meridionale per certi versi. Vediamo dall’alto la città romana di Volubilis e da lontano la città santa di Moulay Idriss. Se un domani tornassimo in Marocco, sicuramente andremmo a visitarle. Piano piano però i panorami si fanno a mio giudizio meno attraenti, e quando ci fermiamo ci rendiamo conto che anche la gente è cambiata, più diffidente, meno gentile… Guardiamo la cartina e ci rendiamo conto di essere in pieno Rif, vicino alle zone dove viene coltivata la cannabis, che tutte le guide raccomandano di evitare accuratamente. Allora procediamo verso nord, verso zone più “tranquille”, vediamo a distanza Chefchaouen, altro posto carino da tenere in considerazione e arriviamo finalmente a Tetouan, che mi ero immaginato un piccolo paesino… in realtà una cittadina con un traffico ingarbugliato da non credere… Un breve consulto alla cartina e decidiamo di deviare verso la costa del Mediterraneo. Arriviamo a Martil, dove ci fermiamo in un bell’hotel moderno (Suite Hotel Omeya, Dh 1.291 – € 120 circa comprensivo anche di pranzo, cena e colazione). La giornata, che all’inizio era un po’ nebbiosa, cambia e diventa soleggiata, per cui andiamo a fare una passeggiata sul lungomare. E’ bassa stagione per cui non c’è moltissima gente (e anche molte strutture sono chiuse), e i pochi turisti sono comunque marocchini.
22 settembre
Facciamo il breve tragitto da Martil fino all’enclave spagnola di Ceuta, dove andiamo a prendere il traghetto per l’Europa. La costa mediterranea del Marocco in questo tratto è veramente molto “costruita” anche se tenuta molto bene (c’è una residenza reale). Il traghetto per 2 persone e una moto costa € 92,00, e trasporta fino ad Algeciras, dove prendiamo l’autostrada fino ad Almeria, dove decidiamo di fermarci. Qui prendiamo una stanza all’Hotel Costasol (economico, € 45 ma senza colazione). Per cena, giriamo il centro ma è sabato sera e i posti che ci piacciono sono tutti pieni.. per cui ci stufiamo e andiamo in un McDonald. La cosa buffa è che in Marocco non abbiamo avuto particolari problemi con il cibo, arriviamo in Spagna… e siamo stati male (il cibo? Il caldo? La stanchezza?).
23 settembre
Lungo tragitto autostradale verso Valencia, dove abbiamo intenzione di fermarci un paio di giorni, anche se poi non lo faremo perché decidiamo per vari motivi di anticipare il ritorno a casa. Comunque arrivati in città troviamo una stanza (dopo aver girato un po’) all’Hotel Zenit Valencia, una bella struttura 4 stelle di fianco alla stazione Norte (quella in stile liberty di fianco alla Plaza de Toros per intenderci). Il prezzo non è male, € 61,82 (senza colazione) considerato il posto e il fatto che sia molto vicino al centro.
24 settembre
Partiamo da Valencia e in autostrada ci dirigiamo verso il confine francese. Verso sera vogliamo fermarci a Narbonne, ma ci deve essere una manifestazione o qualcosa del genere legata forse alla rentrée degli scolari, insomma non riusciamo a trovare nulla, allora andiamo verso la non lontana costa e ci fermiamo a Port-Gruissan, all’Hotel Port Beach (€ 85 senza colazione). L’Hotel non è brutto, ma sicuramente le camere avrebbero bisogno di una rinfrescata. Per cena ci fermiamo a mangiare in un piccolo ristorante che ci è molto piaciuto, La Barque Bleue, pochi tavoli e il cuoco che cucina sotto gli occhi dei clienti. Prendendo due menu degustazione, due desserts e due calici di vino spendiamo € 55.
25 settembre
Procediamo in autostrada verso ovest, e visto che questo è l’ultimo giorno di vacanza (domani a casa) andiamo verso una delle zone certamente più care, quella di Cannes. Vogliamo trattarci bene, ma insomma non vogliamo svenarci, per cui dopo aver girato un po’ e constatato che gli hotel più abbordabili erano tutti pieni, abbiamo deviato verso l’interno, dalle parti di Grasse. In una cittadina vicina (Mouans) ci siamo fermati all’Hotel de l’Albatros, dove avevano solo una stanza a € 110 (con colazione), che abbiamo preso considerando che appunto era l’ultima notte fuori. La sera a cena siamo andati nel ristorante dell’albergo (Un coin de Provence), dove per € 67,50 abbiamo mangiato pesce, due desserts, due calici di vino e acqua. Un po’ caro sicuramente ma cibo squisito.
26 settembre
Lungo tratto autostradale da Cannes a Bologna.