Tour in Madagascar
Il 23 siamo andati a vedere i 2 laghi di Andraikiba, poco suggestivo, e Tritiva: lago incantato esplorato anche da Jacque Cousteau dove una flotta di bambini ci hanno fatto da guida turistica in cambio di mance a acquisti dei loro souvenir. Da lì siamo partiti e dopo 4-5 ore di viaggio siamo arrivati, a notte, a Ranohira, nei pressi del parco di Ranomafana, dove abbiamo pernottato in hotel senza infamia e senza gloria.
Il 24 abbiamo visitato tutto il parco di Ranomafana con due guide molto competenti che ci hanno fatto camminare quasi 6 ore a caccia di lemuri all’interno della foresta pluviale, in un ambiente ricchissimo di vegetazione, corsi d’acqua e flora descritta con minuzie di particolari dalla guida. Le guide erano due in quanto la prima, quella che parlava in italiano era colei che ci spiegava in dettaglio la vita della foresta e dei suoi abitanti, mentre la seconda era un malgascio che uscendo dal percorso “abituale” andava in cerca di lemuri richiamandoli con un verso a loro noto e, che , appena trovati ci chiamava per poterli vedere da vicino e fotografarli. La sera, passando per il villaggio di Ambositra noto per le botteghe di artigianato locale di prodotti in legno, siamo arrivati ad Ambalavao.
Il 25 maggio abbiamo visitato la fabbrica artigianale della carta all’interno del resort; poi ci siamo diretti verso una interessantissima cantina di vini prodotti da una francese che ha affittato qualche ettaro di terra per la sua azienda. Da lì abbiamo proseguito alla volta del parco privato di Anja dove, a differenza del ranomafana, abbiamo affrontato un percorso molto più soft ( per fortuna perché eravamo ancora un po’ stanchi del cammino precedente) circa 2 ore; i due ragazzi malgasci ci hanno fatto arrampicare su delle montagne di roccia granitica e da lì abbiamo goduto dell’ottimo panorama e della vista di tombe scavate all’interno della roccia da parte della tribù del luogo; poi ci siamo un po’ addentrati all’interno del parco ed abbiamo potuto osservare i salti dei simpatici lemuri catta che passavano da un ramo all’altro a volte incuriositi da noi visitatori. Infine siamo riusciti a fotografare più di un camaleonte che tranquillamente se ne stavano su dei rami degli alberi e si mimetizzavano perfettamente con i colori delle foglie e degli arbusti. La sera siamo arrivati a pochi chilometri dal parco dell’ Isalo: un vero e proprio paradiso immerso nel deserto del sud Madagascar. Man mano che ci si avvicina al sud, il panorama cambia e diventa sempre più arido ed aspro, non si vedono più risaie e quel po’ di verde che si incontra da dopo Antanarivo fino ad ambalavao ma sembra molto simile a quello dell’Arizona o del Texas. L’hotel da noi prenotato: Le Relais de la Reine è molto elegante, dotato di ogni confort dalla piscina alla wifi, con camere lussuose e una cucina raffinata, anch’esso, guarda caso, gestito da francesi.
Il 26 maggio abbiamo visitato il parco di Isalo, 6 ore di cammino dove si passa da un primo paesaggio da Gran canyon, molto caldo con un tratto chiamato la valle della morte, ad una risalita di un fiume che porta a delle cascate con piscine naturali tipo il famoso film “Paradise”, risalita imperdibile che per ribadire il concetto iniziale viene fatto fare solo dalle guide locali. Nell’intera escursione siamo stati accompagnati dalla guida Renè, amico di Gabì, che con un fluente italiano ci ha raccontato innumerevoli aneddoti di quei luoghi sperduti.
Il 27 maggio abbiamo ripreso il nostro viaggio verso sud, sempre lungo la RN7, alla volta di Tulear. Lungo il percorso si attraversa la caratteristica cittadina di Ilalaka, luogo di scambio per i trafficanti asiatici e malgasci di pietre preziose, battezzata dai locali “far west”, per le persone poco raccomandabili che la frequentano e che girano, da quanto raccontato dalla nostra guida, muniti di valigetta e pistola . Arrivati a Tulear all’ora di pranzo, nel pomeriggio abbiamo proseguito verso l’Ankasi Lodge, 70 km a nord di Tulear. La strada si è trasformata subito in una pista di sabbia e solo il potente van 4×4 di Gabì ci ha permesso di arrivare, dopo quasi 4 ore per 70km di dune, a destinazione per l’ora di cena.
Dal 27 maggio al 2 giugno, mentre Gabì e Veronica sono tornati a Tanà, abbiamo soggiornato all’Ankasi, magnifico lodge di 5 bungalow che si affacciano direttamente sulla sabbia bianchissima della spiaggia con un ristorantino anch’esso sulla sabbia. L’Ankasi è gestito teoricamente da un franco-svizzero che in realtà sta ubriaco da quando si sveglia, tarda mattinata, alla notte. Il vero gestore è Joseph, un malgascio di 27 anni, che ha provveduto ad ogni nostra necessità: si è preoccupato di organizzare innumerevoli attività dalla gita in fuoristrada, all’affascinante pesca con la piroga, passando per un mini corso di kitesurf. La cucina è molto semplice e buona, sempre basata sul fresco pesce pescato direttamente ogni giorno nel canale del Mozambico dai pescatori dell’Ankasi. Il bungalow è molto caratteristico, nel bagno non c’è acqua calda e per fare la doccia usavamo delle tanichette messe a scaldare al sole miscelandole con acqua fredda in un secchio. La pace che si respira in questo resort è di certo totale, ma lo consigliamo soprattutto a persone che hanno un pizzico di senso dell’avventura e dell’adattamento, non essendo fornito di tutti i conforts di un villaggio tipo club Mediterraneé.
Il 2 giugno siamo ritornati a Tulear: dovevamo partire dall’Ankasi alle 14:00 con un fuoristrada che doveva venirci a prendere su prenotazione del franco-svizzero che era già a Tulear da 2 giorni. Non si vede alcun fuoristrada, Joseph inizia a preoccuparsi seriamente e si mette al telefono (un satellitare) e il franco- svizzero gli dice che “oggi non è un buon giorno per partire!”. Joseph, che doveva venire a Tulear con noi per passare qualche giorno con la famiglia, si arrabbia sul serio e chiama direttamente lui la ditta di noleggio auto. Fortuna vuole che nel frattempo passano 2 buggy car e 1 quad di amatori malgasci. Sono le 16 e decidiamo di salire con loro nella speranza di incrociare per strada il fuoristrada che nel frattempo partiva da Tulear. Dopo 2 ore si fa notte e la sabbia della pista ci avvolge completamente, siamo stanchi ed impolverati dalla testa ai piedi ma finalmente incrociamo il tanto desiderato fuoristrada, traslochiamo a bordo e arriviamo a Tulear completamente distrutti verso le 20:00. Ad attenderci c’era l’hotel Victory, sulla strada dell’aeroporto, lussuoso e confortevole dove abbiamo cenato con una magnifica aragosta. Sull’Ankasi c’è da dire che è un posto meraviglioso, selvaggio, isolato, immerso nella natura più pura e ottimamente gestito da tutti i malgasci che ci lavorano, ma bisogna assolutamente diffidare del franco-svizzero.
Il 3 giugno abbiamo preso il volo interno per Tanà, dove ad attenderci c’era la nostra guida; abbiamo soggiornato per 2 giorni al Sakamanga e visitato la capitale. Ci ha portato ad un mercatino di souvenir molto grande e con tanti oggetti tipici, al mercato principale di Tanà, al vecchio palazzo reale dal quale si gode una bellissima vista di tutta la città.
Il 5 giugno siamo tornati in Italia, via Parigi; emozionati non in ultimo per la commozione manifestata da Gabì nel salutarci. Vorremmo dire, come già accennato, oltre alla disponibilità della ns. guida e di sua moglie che la gente malgascia è davvero un popolo di persone miti ed affabili e che il Madagascar è veramente un paese che ci è rimasto nel cuore per i suoi colori ed i suoi paesaggi ma purtroppo senza l’intervento massiccio da parte dello Stato rischia di perdere tutte le sue bellezze a causa di una deforestazione che avanza inesorabilmente e che sta compromettendo l’ecosistema di questo stupendo Paese.