Tour in India

È tutto a portata di mano: cultura locale, animali selvaggi, natura incontaminata
Scritto da: mariaelisa.v
tour in india
Partenza il: 04/01/2015
Ritorno il: 02/02/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Questo, di tutti i miei passati e futuri racconti di viaggio sarà sicuramente quello più difficile da scrivere, ho l’ansia di comunicare tutto quello che i miei occhi hanno catturato, tutto ciò che il mio cuore ha provato, sperando che chiunque abbia perso un po’ di tempo con queste righe, voglia, anche grazie a quello che leggerà pensare di recarsi in India almeno una volta nella sua vita.

Ad oggi dopo innumerevoli viaggi posso dire che questo è stato in assoluto il migliore sia per le meravigliose persone che ho incontrato lungo la strada sia per la bontà e la purezza degli indù.

In India è tutto a portata di mano, cultura locale, animali selvaggi, natura incontaminata, senza dover pagare per vedere cose magari anche artefatte.

C’è solo da imparare….l’India non ti prende a schiaffi come potrebbe fare l’Africa, l’India ti accarezza, e come una madre amorevole ti racconta una storia tenendoti stretta, ti spiega perché la vita di ogni creatura del mondo merita rispetto, ti insegna a non avere paura della morte o dello scorrere dell’esistenza.

Ti ritrovi fermo per ore a farti domande come in trans, dalla sua terra viene fuori energia allo stato puro, l’India ti include chiunque tu sia, ed in un attimo ti ritrovi nel suo vortice, non è quello che ti aspetti, non è quello che vorresti, come acqua pulita elimina lo sporco che hai dentro e lo fa senza che tu ti accorga di nulla.

Luogo mistico, carico di spiritualità, magico, persone disponibili, gentili e cordiali fino all’esagerazione. Questo e tanto altro, sono sicura che tornerò ancora in questo meraviglioso paese perché mi manca come l’aria, tutti dovrebbero visitarlo sapendo però che, pochi giorni non vi faranno conoscere la sua vera essenza e bisogna andare con la consapevolezza che bisognerà adeguarsi a tutto quello che incontreremo nel nostro cammino e che la vita sarà molto spartana.

Io ed Angelo siamo partiti per l’India a gennaio, per restare un mese, abbiamo scelto il sud del paese, volo Roma – Bangalore, ad costo molto contenuto e tutto sommato nemmeno troppo lungo.

Atterriamo a Bangalore di prima mattina, abbiamo preso una camera per passare la prima notte in questa città molto caotica per riposarci e partire il giorno successivo per la prima tappa del viaggio.

La città come ho già detto è caotica, rumorosa, sporchissima conta circa otto milioni e mezzo di abitanti e si trova nello stato del Karnataka, siamo stati un paio di giorni uno il primo e uno l’ultimo, quel tanto che basta per scendere e riprendere l’aereo.

Tempo di lasciare i bagagli ed abbiamo un intero giorno per visitare la città…l’impatto è davvero scioccante smog, clacson, vociare, se non entri nel flusso di centinaia di persone che camminano non ti muovi…

Tutti ci guardano, una costante dell’India, sembra non abbiano mai visto un occidentale, non sapendo che sono solo curiosi sento i loro sguardi come se mi stessero giudicando, mi guardo….non ho niente di offensivo o volgare, gambe coperte, non sono scollata boh…sono stata tutto il giorno a chiedermi se fossi inadeguata.

Bangalore è divisa in due da un parco, enorme ed ordinatissimo.

Da una parte del parco c’è il quartiere buono, quello dei palazzi di vetro di google, la sede della microsoft, le macchine di lusso e i bar che vendono birra (in India non si vendono alcoolici in genere, l’unico posto dove si trovano sono gli alcool shop, dove io non mi avvicinerei mai, forse un uomo si….un piccolo bugigattolo, con una finestra, tra il venditore e l’avventore c’è una robusta gabbia di ferro, file che raggiungono anche i 200 mt di persone che sembrano tossici in attesa di metadone, chiaro questo nelle città, nei luoghi più turistici, questi negozi sono un po’ meno squallidi e pericolosi. L’alcool è molto costoso, i prezzi sono leggermente più bassi di quelli italiani, ma rapportati al costo della vita sono decisamente proibitivi, una bottiglia di birra costa l’equivalente di una capanna per due persone).

L’altra parte del parco, dove per altro abbiamo la camera è formata da una fitta rete di vicoli e strade piene in ogni angolo di indiani rumorosi che sputano ovunque, bancarelle che vendono di tutto, dalle reti e materassi, alle cucine componibili, ai vestiti e il cibo, tutto osservabile facendo lo slalom tra pacifiche ed enormi mucche che ruminano avanzi e giornali dall’asfalto.

Il rumore è così assordante, tra il vociare mischiato ai clacson di motorini, macchine e tuk tuk che è impossibile parlare tra noi due, ci guardiamo in continuazione un po’ spaventati (non siamo nemmeno così reattivi, siamo appena atterrati dopo diverse ore di volo e tutto ciò che consegue il fuso orario) e terribilmente affascinati….siamo in India.

Ci fermiamo a pranzo, entriamo in una bettolina, l’interno è come l’esterno poco pulito e molto rumoroso, il signore all’ingresso ci indica di salire al piano di sopra,poco dopo mi accorgo che al primo piano ci sono solo uomini soli, al secondo gruppi di donne e coppie, tutto allietato da meravigliosi ventilatori, 40° in una metropoli inquinata si accusano davvero tanto!!!

Ordiniamo qualcosa e poco dopo ci portano del riso bianco ed una salsa piccantissima dal colore avana marroncino.

Gli indiani sono prevalentemente vegetariani, non uccidono nemmeno una mosca, che potrebbe essere un loro antenato reincarnato nell’insetto, figuriamoci animali più grandi, raramente si trova pollo o capra.

La giornata corre veloce come il traffico della città, andiamo a dormire,la mattina mi sveglio e mi accorgo che ho gli occhi gonfi così tanto che ho difficoltà ad aprirli, tutto questo causato dallo smog del giorno prima….questo per darvi un’idea!!!

Il secondo giorno decidiamo di fare un giro per i monumenti della città…e prenotiamo il bus serale per raggiungere Hampi.

I trasporti in India sono spettacolari e i mezzi arrivano ovunque, le scelte sono due, bus o treno.

I bus di medio livello, per viaggi lunghi ad un prezzo assolutamente accessibile sono dotati di letti….

Esatto, sono esternamente come i bus normali, ma dentro hanno dei letti, da un lato singoli e dall’altro doppi, uno sull’altro come fossero letti a castello, tutti dotati di tendina per tenere la privacy e finestrino apribile.

I treni invece sono sia diurni che notturni, quelli notturni hanno degli scompartimenti enormi con letti ovunque, ventilatori a soffitto per muovere l’aria e sono sempre pienissimi, il bello di quest’ultimo mezzo è che la mattina appena svegliati c’è un teatrino che vale davvero la pena vedere…gente che cucina, che si lava che si pettina.

Tornando a noi, per Hampi la soluzione migliore è il bus, prenotato torniamo a prendere i bagagli perché è quasi ora di partire.

Arriviamo nella piccola agenzia dalla quale parte la nostra compagnia di bus, l’atmosfera è d’altri tempi,ventilatori, aria bollente nonostante sia sera tardi, pavimento in cemento, tante persone dall’aspetto ed età molto diversa.Osservo il via vai di bus, di merci trasportate sul tetto e caricate sulla testa degli autisti, credo che alcuni sacchi fossero oltre che enormi anche pesantissimi.

Finalmente è il momento di partire, saliamo e capisco subito che il viaggio durerà pochissimo, posso dormire in una posizione comoda….intanto che aspetto che salgano tutti i passeggeri, mi siedo in quella meravigliosa nicchia che sarà il mio letto e comincio ad osservare la strada che non annoia mai a Bangalore, vedo i negozi che chiudono, le bancarelle che smontano, donne con bambini piagnucolanti al seguito, un topo enorme che esce da una grata e sprezzante del pericolo che ruba della spazzatura, ma in quel momento è bello anche lui.

Il bus parte, le strade sono pessime a tratti non asfaltate e piene di buche, stando sdraiati c’è la concreta possibilità di sbattere la testa ovunque, io apro il finestrino e guardo il cielo, è pieno di stelle, l’aria che entra è fresca e finalmente non è più pesante come quella della città, palme e stelle, sembra di essere in un mondo fantastico, quel momento avrei voluto non finisse mai e per un paio di ore ho cercato di farlo mio per mantenerlo per sempre impresso nella mia mente.

Credo sia molto importante dire a chiunque prenda treno o bus che poco prima dell’alba la temperatura scende, quindi è d’obbligo portare qualcosa di pesante, come una bella felpa e pantaloni lunghi e se possibile anche una piccola coperta (io ho usato il telo da mare) per gli spifferi!

Arriviamo ad Hampi che è ancora buio, il bus ci fa scendere in mezzo una strada praticamente di campagna senza nemmeno l’asfalto a circa 15 km dal piccolo paese, scendendo, anche un po’ assonnati c’è da evitare i pericolosissimi grandissimi escrementi delle mucche, altro elemento sempre presente ovunque, perdiamo il bagaglio e ci guardiamo intorno, c’è solo un piccolo chiosco, praticamente delle tavole ed un fornello, che fa il sublime chai ( latte mescolato al te con l’aggiunta di spezie) e due tuk tuk con i piloti che si lanciano letteralmente su di noi per pressarci e convincerci a salire sul loro mezzo.

Noi gentilmente, nonostante fossimo piuttosto infastiditi (chi non lo è appena sveglio) chiediamo loro dieci minuti per respirare…prendiamo il nostro primo chai, di cui siamo poi diventati dipendenti, ci rilassiamo qualche minuto, scambiando qualche parola in inglese (gli indiani parlano inglese piuttosto bene, anche gli anziani) con i ragazzi del tuk tuk rilassati a quel punto anche loro, e partiamo finalmente.

La frase che si sente dire più spesso in giro è shanti shanti, che vuol dire piano piano oppure calmo calmo, queste persone sono molto pacifiche e quando ti vedono agitato o ansioso, con la loro testa che fa un movimento serpentiforme, come l’oscillare della bambolina attaccata sul cruscotto della macchina,ed un sorriso incorniciato da dei denti perfetti e bianchissimi, ti dicono shanti shanti e funziona!!!

L’alba si affaccia all’orizzonte ma non si fa mai giorno, sono circa le cinque del mattino, saliamo sul tuk tuk e ci copriamo come possiamo, fa davvero freddo la notte ad Hampi, partiamo, lungo la strada piano piano si disegnano intorno a noi i profili di piccole case, vita quotidiana di una comunità che vive di agricoltura nelle risaie, ci hanno spiegato poi che dato il caldo tremendo del giorno, si lavora fino alle dieci del mattino e poi dopo le cinque del pomeriggio.

Sulla strada incontriamo carri pieni di persone, trainati da imponenti mucche bianche dalle lunghe corna, donne che lavano i panni fuori dalle loro abitazioni ed all’occorrenza anche i loro bambini.

Questo panorama si è ripetuto per circa mezz’ora, finalmente eravamo fuori dal caos della città ed entravamo nell’India dei piccoli agglomerati urbani, era come se si aprisse davanti a noi un dipinto di un paese tropicale al risveglio, tutto creava stupore, anche i cinghialetti che correvano accanto al tuk tuk.

Arriviamo ad Hampi, il piccolo paese si trova dove nel 1300 si ergeva un’antica città indù, con i suoi tantissimi templi, infatti, i visitatori si recano qui principalmente per ammirare la maestosità di questi monumenti.

Hampi come dicevo è un piccolissimo nucleo abitato immerso nella storia del passato, sorge sulle rive di un bellissimo fiume immerso in una natura lussureggiante.

Zaino in spalla, ripresi grazie meraviglioso viaggio in tuk tuk cerchiamo una sistemazione per la notte, la troviamo poco dopo, una piccola guest house molto spartana ma bellissima con un minuscolo bar/taverna che affaccia proprio sul fiume, decidiamo prima di ogni altra cosa di fermarci, prendere un tè caldo allo zenzero e goderci l’arrivo dell’alba.

Il fiume in movimento e dalle palme i macachi scendono, dopo avervi passato su la notte.

Il te speziato, rende ancora di più tutto suggestivo.

Ad un tratto, come al risveglio da un sogno, sale il sole e tutto prende vita, cominciano le voci dalla strada, e sentiamo un rumore assordante sulle nostre teste, un branco di circa cinquanta macachi tra femmine, cuccioli e maschi piuttosto aggressivi saltano come i forsennati sui tetti, io ,come già dissi qualche racconto fa, non ho un buon rapporto con questi animali, e ne sono assolutamente terrorizzata, ero circondata, il gentilissimo signore del baretto, capisce la situazione e si fa avanti per difendermi, dicendomi che di norma sono buoni ma a volte sono fastidiosi fino ad arrivare a mordere, comincia a tirargli dell’acqua finché finalmente non vanno via…per fortuna.

Lasciamo i bagagli nel nostro piccolo alloggio, doccia volante con dell’acqua ghiacciata, e partiamo per esplorare i bellissimi templi tutto intorno ad Hampi, ci vorrebbe una giornata di cammino spedito per vederli tutti, noi calmi calmi invece esploriamo il più possibile. Entrando in un edificio, vediamo il baba (predicatore e religioso indù) che benedice i fedeli, un momento toccante e profondo, poco dopo si avvicina a noi una famiglia locale, padre, madre e una bellissima bimba di circa un anno, ci ferma e molto timidamente ci porge il telefono (tutti gli indiani hanno dei buonissimi telefoni, magari vestono abiti lisi ma il telefono lo hanno buono) per farci capire che vorrebbe una foto, noi molto felici chiediamo loro di stringersi per farla, ma abbiamo capito male, loro vogliono una foto con noi….altra costante del paese, tutti vogliono fare le foto con gli occidentali, come se fossero attrazioni da tenere per ricordo, noi un po’ sorpresi accettiamo, facciamo la foto e poi il signore ci mette in braccio la bimba per fare una foto con lei. Ancora oggi mi chiedo davvero il perchè, certo in molti ci hanno spiegato il loro punto di vista, altri turisti, indiani stessi, ma ancora non riesco davvero bene a capirne il motivo.

Proseguiamo la nostra passeggiata e la scena delle foto si replica per almeno altre dieci volte, alla fine andavamo di selfie, loro con i loro telefoni e noi con i nostri. Finiamo sotto un monumento enorme a forma di piramide, imponente, alzo la testa e chi ti vedo? i macachi, ce ne saranno stati a centinaia, infatti durante le ore più calde del giorno usano stare arrampicati tutti insieme immobili su questa costruzione.

La giornata passa veloce e appena sta per tramontare il sole consapevoli che le scimmie sarebbero di li a poco tornate al fiume sulle loro palme, ci affrettiamo a tornare al riparo per riposare un po’.

La mattina seguente, stesso copione, veniamo svegliati dal correre impazzito dei macachi, aspettiamo che si siano sfogati ed usciamo.

E’ l’ultimo giorno ad Hampi, decidiamo di partire la sera stessa, questo con il senno di poi, posso dire sia stato l’errore più grande che potessimo fare, il posto merita molto più tempo. Fatto il biglietto per il bus ci rechiamo sul fiume decisi ad attraversarlo, passando Angelo decide di farsi fare la barba dal barbiere ambulante (posso assicurare che la lametta era sigillata), io mi godo la scena d’altri tempi, il signore è simpatico e spesso canta o dice parole con poco senso.

Ci dirigiamo verso la riva, ad un tratto vediamo che tutti si stanno lavando, gli uomini si fanno il bagno con tanto di spugna, qualcuno si lava i denti, le donne fanno il bucato, ci saranno state almeno cento persone, sembrava, una foto in Italia ad inizio secolo ma animata, anche l’elefante del tempio si stava facendo bello e pulito ricevendo una bella grattatina con la spazzola. Rimaniamo molto tempo ad osservare questo momento semplice ma coinvolgente, finalmente partiamo, per l’altra riva, i metodi di attraversamento del fiume sono due, la barchina di legno oppure quando smette il servizio, le ceste di foglie intrecciate come quella qui sotto.

Saliamo sulla piccola barca che porta circa dieci persone e partiamo, praticamente un kg in più la farebbe affondare…durante la traversata vedo diversi pezzi di legno che si staccano…smetto di guardare l’acqua e mi fisso sull’orizzonte, molto meglio.

Una volta arrivati sull’altra sponda notiamo che questa è dedicata completamente alle guest house, ci accorgiamo subito che avremmo dovuto prendere una camera lì e non in paese.

C’è un via vai di biciclette, di ragazzi dall’aspetto hippy che passeggiano, di persone serene,la serenità, questa è la vera essenza dell’India la serenità, uno dei regali più rari e preziosi.

Decidiamo di fare una passeggiata perché ci hanno parlato di alcune cascate a qualche km di distanza, vediamo se possiamo affittare una bici, ma costa un po’ troppo per i nostri gusti, essendo due camminatori decidiamo di usare i soldi delle bici per pranzarci più tardi e partiamo a piedi.

Tra una distrazione ed un’altra ci ritroviamo come nostro solito a camminare sotto il sole cocente di mezzogiorno, senza nemmeno un filo d’ombra, percorrendo una lingua d’asfalto nera nel bel mezzo di risaie….

Dopo un paio di ore di passeggio cominciamo ad accusare il caldo torrido, decidiamo che le cascate, ancora molto lontane, le lasciamo a qualcun’altro, ci giriamo e vedo ad un tratto come un miraggio un piccolo banco con un uomo che vende frutta fresca, propongo una sosta, prendiamo un cocomero, che disseta meglio dell’acqua, il gentilissimo signore ne prende uno, lo taglia a fette e lo pone su un vassoio improvvisato (che altro non è che un tappo di un bidone di vernice), mentre mangiamo il buonissimo frutto scambiamo due parole con il gradevole indiano che ci racconta come un giorno, quel banco fatto di tavole e foglie, diventerà un piccolo ristorante, ci parla con una luce negli occhi simile a quella di un bimbo che con il mano il suo aroplanino di carta, parla di quando sarà un pilota di aerei supersonici.

Di lato al banco c’è un piccolo vitello marrone, dolcissimo, ci spiega il signore che è il suo e che ogni mattina lo porta con se, ci dice che è una grande ricchezza possedere una mucca, effettivamente è un animale che trasporta carri, aiuta a lavorare nei campi e in più fornisce latte che loro adorano, ci credo sia sacra…rappresenta la vita.

Chiedo se posso dargli le bucce del cocomero, lui acconsente, il piccolo vitello però ne fa cedere un pezzo per terra e lui prontamente lo raccoglie, lo lava dentro un secchio con dell’acqua, la stessa con cui ha lavato il vassoio poco prima e lo riconsegna alla bestiola…ci teneva come fosse un figlio…nel frattempo si era fatta l’ora di tornare verso il fume, rendiamo il nostro coperchio e con sorpresa scopiamo che era la ciotola del piccolo vitellino….infatti immediatamente lo mette a terra vicino a lui..ahahahah…shanti shanti ci diciamo, auguriamo buona fortuna per il futuro e ci avviamo verso l’imbarco.

Qualche metro prima del fiume, non essendo poi così tardi, decidiamo di entrare in una guest house a prendere qualcosa da bere, ci accoglie il simpatico e panciuto gestore, ci presenta la moglie e la figlia e ci fa accomodare, chiediamo un tè nero ed uno allo zenzero ( ci sono andata a ruota), poco dopo si avvicina e ci dice che ci sono altri ragazzi italiani ed insiste affinché ci sedessimo con loro e facessimo amicizia…di buon grado accettiamo.

Conosciamo questa coppia, formata da una ragazza francese ed il suo fidanzato italiano, cominciamo a confrontarci con loro….tutto sommato siamo arrivati solo qualche giorno prima, qualche consiglio ci fa solo che piacere.

Ci parlano un po’ della loro esperienza, sono stati anche al nord, ma dicono che il sud è molto più rilassante, ci consigliano poi vivamente di provare almeno una volta il treno per gli spostamenti, è la terza volta che vengono in India e la amano davvero tanto (ora capisco la loro dipendenza..anche io tornerei ancora mille volte), intanto ci prende fame e condividiamo delle ciotole di riso con la curcuma…ottimo.

Il tempo vola via, scambiandoci informazioni e sensazioni.

Non vogliamo proprio partire….un’altra notte saremo dovuti restare ma ormai il biglietto del bus è fatto e non possiamo rimandarlo.

Prima di salutarci ci consigliano di visitare Gokarna, che non era assolutamente nel nostro itinerario ma pare sia splendida…è deciso andremo a Gokarna.

Salutiamo la famiglia indiana così famiglia anche per noi…ci becchiamo la benedizione e ripartiamo…

Nei metri che ci separano dal fiume abbiamo modo di parlare della giornata, siamo felici, perché il vero senso del viaggio non è la destinazione ma quello che si vive durante il percorso, le cascate non le abbiamo viste ma la chiacchierata con il signore dei cocomeri è stata piacevole ed ha aperto una finestra sul modo di vivere indiano, la sosta e la pausa con la coppia di ragazzi del bar della guest house ci ha fatto variare l’itinerario ( ed è stata una variazione degna), il bello del viaggio sono le variabili sul cammino che rendono tutto unico e prezioso.

Il nostro tempo ad Hampi volgeva al termine purtroppo, con il calare del sole si chiudevano anche i due giorni in questo regno dei templi e delle scimmie, dove ogni angolo riserva una sorpresa…

Anche se un po’ tristi per la nostra fretta di rimetterci in viaggio, ci mettiamo lo zaino in spalla e insieme a lui ci ricarichiamo di entusiasmo e ci rechiamo nel piazzale appena fuori dal centro abitato dove tra i venditori di semi di anice da masticare (le caramelle indiane, che hanno anche l’effetto di rinfresca bocca) e quelli di polvere colorata si deve trovare un buco in mezzo a branchi di decine e decine di mucche che cercano qualcosa da mangiare negli zaini e nelle tasche dei malcapitati.

Troviamo il bus e partiamo alla volta dello stato di Goa, con destinazione Anjuna.

Con l’arrivo nello stato di Goa si conclude la prima parte del racconto…

A questo punto riguardo quest’ultima tappa, sarò abbastanza sintetica…dal momento che è un luogo dove assolutamente non tornerei.

Credo che questo piccolo stato sia davvero sopravvalutato, forse per il richiamo alla musica goa oppure per la presenza di comunità hippy (di hippy ne ho visti molti di più altrove) per quanto riguarda noi, non ci ha entusiasmato e parlando con altri ragazzi incontrati durante il viaggio il numero degli insoddisfatti era decisamente superiore a quella dei soddisfatti. Dato per scontato che le opinioni sono assolutamente personali io racconto la mia.

Siamo arrivati e dopo attento studio abbiamo scelto di alloggiare ad Anjuna, che è uno dei tanti insediamenti sulle spiagge del piccolo stato sul mare.

Siamo rimasti solo una notte ed è bastato.

Bisogna dire che in India il mare non è paradisiaco (siamo pur sempre in pieno oceano) da nessuna parte, discorso che è perfettamente in linea con il mare di tutta la costa sud-ovest (l’unica che ho visto) , passerei a parlare dell’ambiente.

Camminando per la spiaggia si incontrano le classiche mucche (mi sono accorta che da stato a stato cambiano costituzione fisica e sono di stazza molto diverse, cambiando anche nel colore e nelle corna) e poi orde di turisti a mio parere anche poco civili.

Non pretendo, che, visto che si è in India lo shanti shanti sia in tutte le persone che incontro, ma mi è bastata qualche ora di osservazione seduta sotto una meriggia per disgustarmi.

Davanti a me una decina turisti di cui non rivelo la nazionalità ad ogni modo europei, prendevano il sole, uomini e donne, queste ultime con costumi credo troppo striminziti (apro una parentesi per dire che non sono assolutamente bigotta o bacchettona, anche io avevo portato un costume con i brillantini e abbastanza piccino ma non l’ho mai messo perché mi sarei sentita fuori luogo) per il posto dove si trovavano, stavano li seduti a bere birra e a farsi milioni di canne, costume inesistente e birra due cose che turbano la quiete di questi posti, con l’aggiunta delle canne!

Queste sostanze sono assolutamente illegali ma circolano come fossero assolutamente legali, ciononostante la polizia è piuttosto dura nei confronti di chi le consuma soprattutto se turisti…ne ho visti diversi piangere chiedendo clemenza.

Tutto per dire che, questo tipo di turismo, irrispettoso delle usanze e delle regole di decenza del luogo visitato, mi infastidisce.

Poco dopo si alzano un paio di uomini e cominciano a lanciare le bottiglie di birra in mare dopo averle rotte….ora sono o non sono delle bestie?

Erano arroganti e si credevano superiori a tutto il resto del mondo.

Arriva la sera, la quantità di turisti è davvero alta, questa non è l’India che cercavo, se volevo stare insieme a tedeschi, russi o inglesi ero andata da un altra parte.

Il filo conduttore di quasi tutti era lo sballo, erano tutti strafatti non so di quali sostanze potenti a mio avviso….

La serata finisce in un barino sulla spiaggia in cui erano tutti russi e addirittura il musicista che stava suonando proponeva solo canzoni sovietiche.

Arriva finalmente l’ultimo giorno nello stato di Goa, decidiamo di andare a vedere il famosissimo mercato, è senza dubbio enorme, ma i prodotti sono gli stessi in tutti i banchi, non c’è niente di particolare, i prezzi sono piuttosto alti e la truffa per lo straniero è dietro l’angolo.

Questa è la mia esperienza di Anjuna, come ripeto è diversa da persona a persona, ma ritengo che quella non sia India, è solo un covo di fattoni che credono di essere i padroni del mondo.

Si conclude la prima parte del racconto di viaggio che tolti gli ultimi due giorni è stato piacevolissimo, ricco di scoperte e di confronti con persone interessanti.

Stiamo per partire per la seconda parte del viaggio che ci condurrà più a sud tra pitoni e paludi, in città in cui siamo capitati per caso e ci regalerà incontri con nuovi amici. http://iltempodelmondo.blogspot.it.



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