Tour in camper nei Paesi Baschi
Indice dei contenuti
Per il compleanno di Riccardo abbiamo deciso di regalargli (-ci) una vacanza un po’ diversa… almeno rispetto a come le facciamo noi di solito. Dopo due vacanze statiche, avevamo voglia di fare un viaggio itinerante. Allo stesso tempo però i bambini ci sembravano ancora un po’ piccoli per essere sballottati da un albergo all’altro ogni giorno. E allora? E allora aggiriamo il problema! Ci prendiamo un camper. Nessuno di noi due è mai stato in camper. Nemmeno da bambini, nemmeno un weekend piccolo-piccolo con amici. Proprio per questo motivo, abbiamo optato per uno di quei camper da pischelli presente? Il California. L’abbiamo affittato qui: http://www.flligelpi.com/ Mi ero un po’ documentata e si era documentata anche la mamma di Ric e ci era parso “un posto-una garanzia” per questo tipo di camper e quindi siamo andati a colpo sicuro. E infatti ci siamo trovati benissimo. Attenzione però che va prenotato con largo anticipo. Calcolate che, proprio perché sono davvero come mi sono descritta nella Home del blog, ho iniziato a pensare a questo viaggio al rientro da Hong Kong. E poco dopo, verso metà aprile, ho prenotato il camper. Per settembre non ci sono stati problemi, però in estate non aveva già più nulla.
Col camper avremmo potuto portaci tutte le nostre cose, dare un posto “fisso” ai bambini e allo stesso tempo girare e vedere tutto quello che volevamo, con i nostri tempi.
Dopo aver prenotato il camper, ho lavorato all’itinerario per un bel po’. Ho comprato diverse guide, perché la zona che volevamo vedere è a cavallo tra Francia e Spagna; ho letto molto in Internet; ho guardato distanze, progettato giornate. Come sempre, l’obiettivo era trovare l’equilibrio tra quel che diverte me e Riccardo e quel che diverte Mia e Zeno. Poi non volevo che stessimo troppe ore al giorno in macchina, altrimenti sarebbe diventata una corsa a tappe e non una vacanza da ricordare con piacere.
Ci siamo dovuti portare anche i seggiolini dell’auto dei bambini e devo dire che quelli alla sera erano un po’ una spina nel fianco perché non sapevamo mai dove metterli, ma siamo riusciti a trovare dei buoni compromessi. Tipo buttarli nel prato accanto al camper e sperare che 1) non piovesse, 2) non ci andasse a dormire su qualche animale, 3) non ce li rubasse nessuno. Ci è sempre andata bene!
I bambini hanno adorato il camper. È una dimesione di vita molto raccolta, che permette loro di essere indipendenti, di arrivare a tutto e di poter fare la loro parte nella vita domestica quotidiana. Si creano molto facilmente delle routine e tirare su e giù i letti, sedersi in braccio a papà a guidare il camper, a turno, quando si arriva al campeggio, apparecchiare, cucinare, persino andare a lavare i piatti… tutto diventa un gioco… una cosa che vogliono assolutamente fare loro. Guai a togliergliela!
ITINERARIO: TOLOSA (fr) BIARRITZ (fr) SAN SEBASTIAN (sp) BILBAO (sp) PAMPLONA (sp) NAVARRA (sp) PRINCIPATO DI ANDORRA CARCASSONE (fr) CALANQUES (fr)
Da MILANO a TOLOSA
Il primo giorno lo abbiamo praticamente passato in viaggio. Alla mattina Riccardo è andato a ritirare il camper, poi è venuto a prenderci, abbiamo caricato e preparato tutto, le nonne sono venute a vederci come se stessimo partendo con la Fortress 1. Beh anche noi ci sentivamo un po’ come se stessimo partendo con la Fortress 1! Prima di metterci in viaggio ci siamo mangiati una pizza alla pizzeria sotto casa e poi, con la panzetta piena e il coccolone in agguato, ci siamo messi in viaggio. Tempo di arrivare in fondo alla via e i bambini dormivano già. E hanno dormito per un bel po’. L’idea era di arrivare fino a Montpellier, ma dopo Ventimiglia abbiamo trovato un traffico infinito e nel cuore della Languedoc il nostro livello di sopportazione ha raggiunto lo zero: siamo usciti a Les Arc, dove abbiamo cercato il nostro primo campeggio. Mi ero stampata una cinquantina di pagine di siti per camper, aree di sosta, aree di rifornimento, campeggi, etc… In realtà, non sono serviti. Usciti dall’Italia e soprattutto in Francia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tra l’altro, o era la stagione, o siamo stati fortunati noi, o magari sono sempre così, abbiamo trovato campeggi grandissimi, dove avevamo a disposizione molto spazio (mica la piazzola risicata che ti danno in Italia), dove non c’era quasi mai nessuno – i proprietari diverse volte li abbiamo dovuti cercare noi per pagare prima di andare via – e dove si era immersi nella natura. Di notte solo noi, il camper e taaaaante stelle. Non sempre, chiaramente, ma molte volte è stato così. Il primo campeggio era proprio così. Lungo la strada abbiamo visto delle indicazioni. Abbiamo proseguito per vedere se ce n’erano altri, dopo una decina di minuti, non volendo fermarci già col buio la prima sera per aver modo di sistemarci con comodo, siamo tornati indietro ed entrati in quello. Lasciata la strada statale, abbiamo proseguito su un sentiero sterrato carrabile e siamo arrivati al campeggio: l’accettazione (deserta), la zona bagni, docce e lavandini e poi campi e campi e campi, non frazionati, con una presa per la corrente ogni tanto. Nessuno. Ci siamo scelti un posto. Questa fase ha portato via un po’ di tempo, visto che decidere un posto quando hai troppi posti tra cui scegliere è una cosa difficilissa, soprattutto per un uomo! Non vi è mai capitato di andare a fare la spesa in uno di quei rari momenti in cui non c’è nessuno, il parcheggio è vuoto e la propria dolce metà, invece di buttarsi nel primo posto libero e gioiere, passa mezzora a ciondolare per il parcheggio cercando di decidere quale sia lo “spot” migliore?!? Tant’è, alla fine ce l’abbiamo fatta! Abbiamo tirato fuori il tavolino e le sedie, poi cucinato e cenato. Durante la cena è spuntato dal nulla a farci compagnia un cane. E quando ormai il buio era fitto e noi eravamo al caffé, abbiamo sentito dei passi provenire dal bosco. Io che vedo serial killer ovunque ci pensavo già spacciati, probabilmente straziati da un folle armato di motosega o ascia, e invece era il proprietario (ex muratore di Muggiò) che veniva a riscuotere la notte visto che la mattina dopo sarebbe andato via presto. Si è fermato anche a fare quattro chiacchiere!
E poi denti, pipì, pigiama. Non c’era una luce, a parte le nostre torce: denti e pipì sono stati quindi una suuuuper avventura che ha richiesto tutto il nostro coraggio! La mattina dopo, il risveglio è stato strepitoso. Eravamo solo noi e i prati, rugiada mattutina. Abbiamo fatto colazione, una passeggiata e poi siamo ripartiti riuscendo a non dimenticarci nulla sul campo (poi invece nel corso della vacanza spesso ci perderemo pezzi per strada, ma fortunatamente tutta roba piccola e sostituibile!).
Il traffico è tale e quale a quello del giorno prima e scopriamo di essere incappati in un controesodo francese, quindi decidiamo di tagliare fuori Montpellier e di puntare direttamente a Tolosa. Ci fermiamo a pranzo in Provenza, dove mangiamo con moltissima calma. È un bel ristorantino col portico e con tanto spazio all’aperto in cui i bambini possono sgranchirsi le gambe.
Alle 18.50 siamo al campeggio di Tolosa. Per quanto il camper sia una novità e i bambini l’abbiano trovato divertente, resta il fatto che sono due giorni che viaggiamo. È tempo di giocare! Quindi parco giochi, cena all’aperto e poi corse per la piazza e le vie di Tolosa. Troviamo anche una mostra all’aperto di mezzi pubblici storici… un’evoluzione del mezzo pubblico, dalla carrozza al tram. Carina e illuminata bene, cosa che di sera le ha sicuramente dato un certo fascino.
È sera, è sabato, è una città universitaria… fate voi. Vitareccia e piena di localini con scorci bellissimi e tutta illuminata. Ci è piaciuta molto… chissà com’è di giorno?! Non lo scopriremo mai… perché a Tolosa la meta non è la citè… ma la Citè de l’Espace (http://www.cite-espace.com/#accueil).
Già a colazione i bambini scalpitano… l’emozione è tanta, la tappa davvero attesa! Arriviamo alla Citè de l’Espace abbastanza agevolmente. Il biglietto costava 18 euro (gli adulti, i bambini un po’ meno, e adesso ho visto che è salito a 23), ma il parco li vale tutti. Innanzitutto è grandissimo: 4 piani di mostre interattive con esperimenti e i bambini possono provare TUTTO. Poi c’è la ricostruzione della MIR ed è visitabile anche all’interno. Un razzo alto 53 metri, anche questo pieno zeppo di cose da fare-provare-toccare. Un’astronave aliena, il planetario imax (nel quale i bimbi hanno dormito per tutto lo spettacolo… che per altro a me e Riccardo è piaciuto tantissimo). Promenade con un enorme sistema solare, un bellissimo parco giochi a tema all’aperto (tutto in acciaio… secondo me in luglio e agosto ci si ustiona… però resta bellissimo e divertentissimo… magari tenetelo come ultima tappa della giornata prima di uscire!). Verso le 17 usciamo e ci rimettiamo in viaggio verso Biarritz. La strada è lunga e facciamo tappa intermedia a Pau, ai piedi dei Pirenei. Pau è una città molto carina, con case strane e dall’aria antica, un po’ decadenti, tutte compresse una contro l’altra. M i hanno fatto pensare al quartier generale dell’Ordine della Fenice (H. Potter… presente?), strizzato tra le case normali. L’attraversiamo tutta, ci fermiamo a fare una spesina in un negozietto e lasciamo Pau per addentrarci nella Valleè d’Aspe in cerca di un campeggio. Le colline sono morbide, con tanti vigneti e pascoli. A 10km troviamo un piccolo campeggio a gestione famigliare. In pratica siamo nel prato della fattoria. Un posto fuori dal mondo, dove passiamo una bellissima serata e dove prima di ripartire facciamo incetta dei loro prodotti!
BIARRITZ, SAN SEBASTIAN e BILBAO
Appena Mia e Zeno si svegliano si mettono a cantare Tanti Auguri a Ric e a ragione, visto che è il suo compleanno. Colazione, giochiamo un po’ a streghe e maghi, prepariamo il camper e ripartiamo. Un’ora e mezza di stradine tra le colline ci separano da Biarritz, dove arriviamo giusti-giusti per l’ora di pranzo. Pranziamo in un locale sul mare… di surfisti. Chiaro… a Biarritz si va per altri motivi? E la cosa appare subito chiara: è pieno di surfisti, surfisti OVUNQUE. Il locale è parecchio bello. Andateci perché è davvero caratteristico, con surf di ogni periodo storico appesi al soffitto. Si chiama Le Surfing (http://www.lesurfing.fr/lesurfing/ACCUEIL.html). E poi spiaggia fino a quando l’alta marea non ci caccia! Un pomeriggio stupendo. Sole, caldo, i bambini corrono avanti e indietro, poi sabbia, poi acqua (quando c’è la bassa marea ci sono due dita di acqua per decine di metri e sbatacchiare i piedini in due dita d’acqua dona sempre grandi gioie!). Prima di andare alla ricerca del campeggio ci sediamo un po’ sugli scogli a vedere i surfisti che aspettavano solo l’alta marea per buttarsi in acqua. Ci prepariamo la cena in campeggio e poi andiamo in città a fare due passi e vedere il Pont Atalaye che di notte è super affascinante.
Il giorno successivo l’abbiamo dedicato alla visita di Biarritz. È imperiale, ricchissima, con ville gigantesche, negozi carissimi e griffatissimi, macchinoni ovunque. Due facce quindi: questa ricca, e quella dei surfisti che si accampano in spiaggia e sul lungomare con camper, tende, macchina… e l’immancabile surf. Possono essere gruppi di ragazzi, coppiette, ma anche tantissime famiglie con bimbi piccoli che hanno già la tavola sotto braccio! Imperdibile la visita al faro. I fari sono una mia passione. Se ce n’è uno nel raggio di 100km io lo devo vedere! E se mi devo immaginare da pensionata (ahahaha, simpatica questa parola, mi fa sempre molto ridere… pen-sio-ne… già!) mi vedo con Riccardo, sulle scogliere della Scozia, a fare i guardiani di un faro. La vista è bellissima. Ci rimettiamo in viaggio, puntando a San Sebastian, prima tappa spagnola. Ci fermiamo però a St-Jean De Luz, l’ultimo paesino basco-francese. Incantevole, con belle case tipiche, bellissime spiagge… e dei negozietti di prodotti locali in cui abbiamo fatto la spesa per la nostra cena in campeggio.
La mattina dopo l’abbiamo trascorsa nella città vecchia di San Sebastian: mura, castello, statua del Cristo, lungomare, chiese, viette. Per pranzo ci siamo buttati in uno di quei localini in cui servono i pintxo con un bel bicchiere di vino bianco. I pintxo sono stati la rivelazione alimentare della vacanza. Li preparano con qualsiasi cosa, molto vari, molto buoni e ideali coi bimbi, visto che li paghi singolarmente… quindi nel loro caso riesci davvero a pagare solo quel che mangiano… senza dover pagare per cose che immancabilmente restano metà nel piatto perché le porzioni sono troppo grosse per dei bimbi! Al pomeriggio ci siamo buttati in spiaggia per rilassarci, giocare, abbronzarci e godere del sole caldo. Verso le 17 ci siamo rimessi in viaggio. Avrete notato che la routine è un po’ sempre quella… si parte, si fa un’oretta (massimo due) di macchina, ci si gode la giornata e verso le 17.00 ci rimettiamo in macchina per raggiungere la meta. Alle 17 i bimbi si sono sfogati e solitamente si fanno un bel sonnellino prima di arrivare in campeggio, dove giocano o ci aiutano con la cena, poi si cena, si fa qualcosa dopo cena e verso le 22 a nanna tutti. Con noi ha funzionato. Non c’è mai stato un capriccio, un momento di fiacca o in cui i bimbi ci abbiano detto che erano stufi o stanchi.
Bilbao mi preoccupava un po’. Abbiamo lasciato il camper nel campeggio appena fuori dalla città e siamo andati a visitarla coi mezzi. Siamo riusciti appena a vedere la città vecchia, piena di negozietti ultra-alternativi e poi s’è messo a diluviare, quindi siamo entrati di corsa al Guggenheim, dove temevo che i bambini si sarebbero annoiati a morte. E invece si sono divertiti! Davvero se me lo avessero detto prima non ci avrei creduto. Ora, a parte la bellezza straordinaria della costruzione, dentro c’erano delle installazioni favolose, di cui i bambini hanno potuto godere appieno. Poi avevamo preso un’audioguida… l’idea era di prenderla per noi, ma Mia e Zeno l’hanno trovata una cosa spassosissima e si divertivano a cercare il numero dell’opera e poi ascoltare che diceva la guida… poi correvano a un altro numero… e ascoltavano. E dopo chiaramente venivano da noi a spiegarci tutto! Il pomeriggio è volato e quando siamo usciti non pioveva più. Proprio fuori dal Guggenheim c’è un parchetto molto carino con dei bei giochi. Ci siamo fermati un po’ lì’, poi cena a base di pintxo, metro e camper.
PAMPLONA E LA NAVARRA
Ci siamo rimessi in viaggio con molta calma. Pioviggina, fa freddo ed è umido. Puntiamo al cuore dei Pirenei, Sierra d’Aralar, Lekunberri, dove andiamo a visitare il Monastero di San Miguel d’Aralar. Lo raggiungiamo dopo 21km di stradine nei boschi. C’è una nebbia fittissima. A Milano siamo abituati alla nebbia e vi assicuro che quella era una gran nebbia. Bisogna anche andare piano perché ogni tanto sbuca un vitello o un cavallo che pascola libero e attraversa la strada a suo gradimento. Quando arriviamo al convento e scendiamo dalla macchina non si vede NIENTE. Ma NIENTE. Muro di nebbia. Un vento fortissimo. Da lì dovremmo poter goder di una vista di tutta la Sierra, ma sinceramente si fa fatica a vedersi i piedi. Pranziamo al rifugio lì vicino e poi visitiamo il monastero. Tra tempo, struttura e clima, ci appare davvero lugubre. Mi aspettavo che l’Inquisizione saltasse fuori da un attimo all’altro. Mia e Zeno sentono moltissimo la pesantezza del posto. Parlano sotto voce senza che nessuno gli abbia detto di farlo. Mia, con orrore di Riccardo, a un certo punto si inginocchia e prega… vai a sapere dove le imparano certe cose! E Zeno… beh, Zeno va dritto al centro come sempre… guarda un imponente crocifisso con su Gesù straziato, magrissimo, emaciato, sanguinolento, con l’occhio vitreo e fa: “Ma poverino quel signore, l’hanno messo lì perché diceva tante cavolate?”. Eheheh e molto lontano non c’è andato… cavolate non erano… ma di sicuro lì c’è finito per quel che diceva!!! Dopo tanta saggezza, ci rimettiamo in viaggio e facciamo a ritroso i 21km. Al ritorno si vede un po’ meglio (poco). Andiamo direttamente al campeggio di Ezcaba, appena fuori Pamplona. Al campeggio i bambini fanno amicizia con altri bambini e giocano un po’ prima di cena. Io sono talmente emozionata che stento a prendere sonno. Nel ’94 lessi “Fiesta” e ci sono rimasta sotto. Per me Pamplona è un mito.
Ed eccoci a Pamplona. Parcheggiamo proprio sotto l’arena, in Plaza del Toro, dove si conclude l’Encierro. Andiamo subito a vedere il monumento ai Sanfirmines e poi alla Ciutadela, passando per le viette della città vecchia. Poi ci dilunghiamo tra parchi, rovine medievali e ripercorriamo anche un pezzo del Cammino di Santiago, godendoci il sole che finalmente è tornato. Per pranzo torniamo nella città vecchia, dove andiamo in un locale consigliato dalla guida dove si fanno dei pintxo imperiali. Ed era vero! Nel pomeriggio decidiamo di farci tutto l’Encierro con i bambini in spalla in correndo (correndo, poi corricchiando, poi annaspando e infine strisciando…): facciamo finta di essere i tori… senza il finale però! Anzi, il finale è che in Plaza del Toro ci riprendiamo il camper.
Pamplona è stata assolutamente all’altezza del mito!
Si sono fatte le 17.00. I bambini hanno l’occhio a mezz’asta (neanche avessero corso loro con 15 chili sulle spalle) e appena sul camper si addormentano. Improvvisiamo allora una visita fuori programma: guidiamo fino a Olite, dove c’è un castello medievale che la guida ci spaccia come molto bello. Fa parte dei castelli della corte di Carlo III ed è a dir poco magnifico ed è molto bello anche il borgo fuori dalle mura. Riccardo scatta tantissime foto e i bambini lo esplorano in ogni sua stanza (non è uno di quei castelli con arredo… le stanze sono vuote e questo dà ancora più spazio alla loro fantasia). Una giornata indimenticabile.
Lasciamo Pamplona per dirigerci verso Andorra la Vella. La strada però è lunga e quindi sicuramente faremo una tappa intermedia da qualche parte. Non sappiamo ancora dove. Intanto andiamo a vederci il castello di Javier, dove è nato il santo locale. La Chiesa ci ha investito un bel po’ di soldi perché è tenuto strabene e questa volta abbiamo un cicerone di tutto rispetto: Mia, che ci guida per le stanze raccontandoci la “sua” storia. La mattina vola. La tappa successiva è il Monastero di Leyre, ma prima urge mangiare, così ci fermiamo vicino a un bel prato con un’area attrezzata coi tavoloni di legno e ci prepariamo da mangiare. L’area è lontana dalla strada, posto che non passa nessuno, e il picnic riesce bene!
Arriviamo al Monastero alle 14.30 e scopriamo che riapre alle 16.00. Aspettare ci porterebbe via troppo tempo e quindi ci accontentiamo di guardarlo da fuori. Arriviamo poi al castello di Loarre. Diroccato, ma imponente, in cima a una collina da cui si gode una vista della Navarra spettacolare.
Prima di entrare al castello ci siamo fermati a prendere un caffé e abbiamo visto due belle spadone in legno… e le abbiamo comprate. Non sapevamo che così facendo abbiamo trasformato quella che doveva essere una visita di un’oretta scarsa in una visita di più di due ore! Mia e Zeno hanno battagliato in lungo e in largo. Le rovine (probabilmente in opposizione ai castelli ben tenuti che avevamo visto prima) hanno solleticato la loro fantasia e non si fermavano più. Il tempo è scivolato via senza che nemmeno ce ne accorgessimo.
Decidiamo di cercare un campeggio nei pressi di Alquezar, vicino a Huesca. Un paesino medievale molto carino e arroccato su una collina che si è reso famoso per il canyoning. Troviamo un campeggio bellissimo. Forse, tra quelli attrezzati, il più bello. Molto verde, tra gli ulivi, silenzioso, che lascia molta privacy. Bello. Piaciuto. Thumb Up! (Camping Alquezar: www.alquezar.com)
PRINCIPATO DI ANDORRA, CARCASSONE E LE CALANQUES
Anche qui le aspettative erano alte. Pare sia un paradiso per chi ama il trekking e gli sport invernali. In realtà la città ci è sembrata molto anonima, anche se in effetti le montagne sono spettacolari. Ci accoglie la pioggia, le nuvole e lavori stradali OVUNQUE che creano un traffico assolutamente fuori luogo per la cittadina minuscola che è. Ci passa la voglia di fare un giretto e decidiamo invece di spalmarci nella piscina al coperto del campeggio (e acqua riscaldata) dove passiamo tutto il pomeriggio (ci sono anche le vasche idromassaggio). Andorra l’avremmo vista il giorno dopo, facendoci un bel mini-trekking tra i pratoni montani e i laghetti… ma il tempo era peggio del giorno prima, quindi facciamo un giro in camper tra i paesini del principato e tiriamo l’ora di pranzo e dopo decidiamo di cambiare aria e andare invece a vedere le Grotte di Lombrives, che sono le più vaste di tutta Europa. La visita dura un’ora e mezza e ci lascia tutti e 4 a bocca aperta… soprattutto quella che chiamano la “Cattedrale” (immaginate le dimensioni per chiamarla così!). Visitarle tutte richiede una cosa come 7 ore (e noi chiaramente ne vediamo solo un pezzettino… quello aperto al pubblico per il giretto base.
Ci avviciniamo alla fine del viaggio, ma non possiamo tornare senza aver visto Carcassone e les Calanques. A Carcassone dedichiamo un’intera giornata. È il paese dei balocchi. Medievale però. Un’intera città medievale perfettamente conservata, con negozietti a tema, cavalieri, cappe, spade, caramelle (Ah! Il negozio di caramelle… che bei ricordi!). Una macchina schiaccia turisti. C’è tanta gente in un giorno infrasettimanale di fine settembre… tremo all’idea di quello che può essere in luglio o agosto o anche solo nel week-end! A noi cmq è andata di lusso e abbiamo apprezzato tutto. Tutto super-turistico eh… ma fatto bene e a prova di bambino: IMPOSSIBILE CHE NON PIACCIA, a qualsiasi età, sia ai bambini che alle bambine! Poi camper verso les Calanques. Ci fermiamo a dormire a Cassis. Il giorno dopo ci svegliamo presto e andiamo subito al porticciolo di Port du Moi. Minuscolo, ricavato in fondo alla gola di una calanque. Iniziamo a percorrere il sentiero che lo costeggia fino a quando non si apre sul mare regaladoci a ogni curva uno scorcio meraviglioso. Il costrasto dei colori è favoloso e la macchia mediterranea bellissima. Ripreso il camper andiamo verso Tolone, dove abbandoniamo la strada principale per tagliare dal Massif del Maures, un immenso bosco di castagni. Ci fermiamo a Collobrieres, un paesino dove facciamo incetta di paté e prodotti a base di castagne. Le stradine che attraversano il bosco sono favolose e spuntiamo a San Raphael. Da qui facciamo una tirata unica (pisolone dei bimbi!) fino a Ventimiglia, dove ci aspettano due amici (italiani) che vivono a Londra e sono in ferie a Dolceacqua, un borgo che scopriamo essere tenuto benissimo (e dove mangiamo strabene in un ristorantino in cui ci portano i nostri amici). Al ristorante Mia e Zeno rintronano i nostri amici coi i racconti della vacanza e mi accorgo che si ricordano tutto nei dettagli… che meraviglia vederli così entisuasti di quello che abbiamo fatto! Tratto da bagagliamano.wordpress.com