Tour in Bolivia
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I giorni a disposizione sono pochi, quindi, il nostro intenso tour inizia subito con la visita dello zoo (programmata pochi giorni prima della partenza e gentilmente offerta da Antarctica). La guida Ivonne è stata informata del nostro desiderio di vedere i bradipi e consapevole del fatto che è difficile vederli manda l’autista in avanscoperta. Sono in cattività, ma è l’unico modo sicuro per vedere uccelli ed animali endemici. Su una passerella si attraversa una gigantesca voliera che riproduce un pezzo di amazzonia ed ospita molte specie di tucani, di pappagalli e di altri uccelli. Il giro continua tra armadilli grandi e piccoli, capibara, tapiri, giaguari ecc; le varie specie di scimmie si divertono un sacco nella loro isola. Dopo aver ben girato col naso in su per cercarlo accovacciato sui rami, eccolo! Il bradipo è in mezzo alla stradina, dolcissimo e graziosissimo, non ci stanchiamo di guardarlo. La tentazione è troppa, superata ogni remora parte una lunga carezza dalla testa alla coda: è morbidissimo! Ivonne e l’autista si affannano a sottolineare che è pericoloso toccarlo per via delle unghie lunghissime, ma è così lento che quando comincia a girarsi la carezza è già finita. Mentre cala la sera e le cicale cantano come sirene spiegate ci aspetta ancora una gradita sorpresa: una misteriosa arpia ci guarda dall’alto. Con quello sguardo curioso e penetrante sembra essersi appena rifatta il trucco agli occhi e il suo colletto pomposo che termina in una quasi corona le conferisce un aspetto assolutamente regale; poco oltre invece due grandi condor patiscono la loro condizione. Prima di cena non c’è niente di meglio che un po’ di relax nel giardino e una nuotata nella piscina dell’hotel.
01.10
Attraverso ampie campagne coltivate soprattutto a canna da zucchero ci dirigiamo a Buena Vista, non c’è traffico solo camion o trattori con più rimorchi stracarichi di canna da zucchero e operai che lavorano per interrare un gasdotto. Le soste nei mercatini ci fanno scoprire alcune delle molte varietà di mais e di patate (le più curiose sono quelle puntinate di rosso come se avessero il morbillo oppure quelle disidratate che sono bianche e leggerissime). A Buena Vista con il giro in un bosco su di un calesse possiamo ammirare orchidee, gigli, formichieri, tapiri ecc. ma anche coccolare un piccolo cervo che Ivonne ha curato a casa sua per un anno. Abbandonata la strada asfaltata il viaggio prosegue su una grande jeep fra campi, guadi e foresta. Ivonne (che ha vissuto 6 anni in Italia) ci fa notare, per nostra tranquillità, che con noi viaggia il nostro cibo e le nostre bevande compreso il ghiaccio confezionato. Al P.N. Amboro’ ci attendono pace e tranquillità a cominciare dalle comodissime amache. La scoperta di questo pezzo di amazzonia è affascinante: i suoni, gli uccelli, le farfalle, gli insetti, i fiori, i frutti (alcuni solo belli, altri dolci e stopposi, altri piccoli ma succosi e buonissimi). La vegetazione, ovviamente, è straordinaria, c’è il ficus strangolatore che sembra la tour eiffel, le felci che hanno le dimensioni delle palme; gli alberi sono giganteschi dalle radici alle chiome (i rami e le foglie sembrano meravigliosi pizzi appoggiati sul cielo azzurro).
02.10
Durante le passeggiate è molto piacevole farsi massaggiare i piedi dall’acqua che scende verso le pozze ed è paradisiaco nuotare sotto la cascata, in una pozza dall’acqua cristallina sovrastata da una cupola fatta dalle chiome degli alberi. In questo scenario è impagabile lo spuntino di frutta deliziosa prima del ritorno al campo tendato (che è definito spartano ma dove il relax è garantito e c’è addirittura acqua calda a volontà). Tornando a Viru Viru c’è tempo per una sosta a Porta Chuelo per vedere la sua chiesa, la sua piazza e … i suoi bradipi beatamente addormentati sugli alberi. In aeroporto la brutta sorpresa del volo cancellato, le valige partono subito, noi dobbiamo aspettare l’ultimo volo della serata: è un peccato perché significa perdere 3 ore di sonno che sarebbero state importanti visto lo sbalzo di temperatura e di altitudine che c’è fra Santa Cruz e La Paz. A El Alto la nuova guida Veronica si è armata anche lei di pazienza e ci ha aspettati.
03.10
Di buon mattino si parte alla volta del lago Titicaca, il freddo è pungente ma sul pulmino ci sono calde coperte a disposizione. Per le strade una miriade di persone, le donne vestono tutte gli abiti tradizionali: la bombetta, le ampie gonne, sulle spalle la coperta ed il coloratissimo fagotto. Probabilmente tra poco passerà un fornitore di gas perché lungo la strada molta gente attende vicino a delle bombole gialle ed altri si affrettano con carretti o carriole carichi di bombole. Fuori dalla città la Cordigliera si fa largo fra la foschia. Dopo un’ottima colazione in un grazioso locale a Copacabana ci aspetta un’esplosione di colori: le vivacissime tinte delle mercanzie esposte fuori dai negozi, la merce al mercato, la nuova bandiera a quadri contrastano col bianco della Cattedrale e sembrano incorniciati dal blu del lago. La soluzione del catamarano per la scoperta del lago Titicaca è decisamente azzeccata: si può approfittare dei trasferimenti per rifare le valige o rimpinzarsi di frutta, dolci, mate ecc. senza perdere lo spettacolare panorama. All’Isola del Sole sono interessanti le costruzioni Inca ma, per noi, il pezzo forte è la passeggiata sul sentiero dell’Inca che offre sia grandi panorami sia uno spaccato della vita dura di queste popolazioni abituate a masticare foglie di coca per sopportare la fatica.
04.10
Lasciate le confortevoli cabine del catamarano andiamo a visitare Tiwanaco, il sito pre-incaico è immenso con alcuni reperti notevoli, fino ad ora gli scavi hanno portato alla luce solo una minima parte di questa cultura molto importante ma ancora poco conosciuta. Attraverso la sconfinata El Alto raggiungiamo la Valle della Luna con le sue curiosissime formazioni. Il rientro offre una immagine suggestiva, vista dal basso La Paz è una città del tutto particolare: una infinità di case che appiccicate alle pareti di una conca salgono da 3600 a 4000 metri di altitudine (non è strano essere al 5° piano di un palazzo e vedere dalla finestra allo stesso livello di altitudine i bambini che giocano nel cortile di una scuola posta dall’altra parte della strada). La piazza principale di La Paz è gremita da una folla variopinta e da una enorme quantità di colombi, le strade del centro sono una festa di colori sgargianti e ci sono anche simpatici studenti vestiti da zebra che cercano di facilitare il traffico caotico.
05.10
Dopo i superbi panorami dei giorni scorsi il primo pezzo di strada che ci porta attraverso l’altopiano boliviano sembra monotono quindi non resta che osservare i pulmini stracarichi di persone con i loro fagotti e curiosare fra le scenette che si presentano nei vari villaggi ed alle fermate dei bus. Oltre Oruro (con il monumento al suo famoso carnevale la diablada) la realtà cambia, la strada si svuota ed il paesaggio diventa desertico. Grandi distese di terra costellate da ciuffi di erba/arbusti, di tanto in tanto branchi di lama o vigogne e molti appezzamenti di terreno letteralmente strappati al deserto e coltivati a quinua (seminata da poco); più avanti i miraggi creati dal lago Poopo e qualche piccolo villaggio con le caratteristiche chiesette. Poi la strada che fiancheggia la ferrovia diventa una pista di sabbia e, soprattutto nei paesini, anche i bambini che giocano sollevano nuvole di polvere. A metà pomeriggio, puntualmente come previsto con gran precisione dalla nostra nuova guida Wilson, ecco all’orizzonte il salar. Al tramonto il freddo da frizzante si trasforma in molto intenso ed è una goduria coricarsi fra lenzuola di “pile” e sotto 3 piumoni; l’albergo di sale Luna Salada è molto carino, il cuoco ed il personale sono premurosi, il cibo è squisito e ben presentato.
Per dovere di cronaca abbiamo fruito dell’ospedale di Challapata e della clinica Las Carmelitas in Uyuni: la sanità, anche lontano dalle grandi città, non è così carente come siamo portati a pensare; in entrambi i casi i medici si sono rivelati indiscutibilmente esperti, il personale molto disponibile e positivamente consapevole delle nostre diffidenze.
06.10
E’ la giornata del Salar. Il sole è stupendo ed il vento gelido, il bianco è indescrivibilmente abbagliante! La stagione non prevede il velo d’acqua che, in assenza di vento, trasforma il salar nel più grande specchio del mondo ma Wilson (ottima guida) sa che ci teniamo quindi raggiungiamo alcuni tratti in cui l’acqua c’è, poi ci sono gli occhi del salar, i mucchi di sale, le crepe nel sale che piastrellano il salar, la classica bici con l’uomo che raccoglie il sale: insomma una serie interminabile di foto più ovviamente quelle tipiche fatte giocando con la prospettiva. Fuori dal salar percorriamo la pista che, superate un paio di cittadine, alterna distese con vegetazione più o meno scarsa a tratti praticamente ricoperti di sale, impossibile non attardarsi a osservare un paio di struzzi andini ed i simpatici conigli viscacha; poi ancora la Ciudad di Piedra e il passo del condor (valle e passo che prendono il nome dalle particolari formazioni rocciose). Le luci del tramonto sono magiche sulla laguna Chuluncani con i fenicotteri in acqua o in volo e mentre cala la notte costeggiamo altri salar e lagune tra cui Pastos Grandes; a notte ormai fonda (con gran stellata) il nostro esperto autista Simon è davvero bravo a condurci su quella che è diventata solo più una traccia nella sabbia fino a Ojo de Perdiz. L’albergo, che sfrutta la sorgente “acqua di pernice” nel deserto di Siloli, sorge in un posto surreale e dista circa 2 ore di macchina al primo posto abitato, nonostante questo è accogliente e le pietre di cui è costruito sprigionano tepore (per fortuna ancora una volta ci sono le calde lenzuola in pile). Benché siamo a 4600 mt slm non risentiamo ( qui come in tutto il resto del viaggio) del mal di montagna o di altri disturbi collegati all’altitudine.
07.10
La giornata prevede una serie di tappe una più bella dell’altra attraverso scenari meravigliosi! L’albero di pietra, la fantastica laguna colorata popolata da migliaia di fenicotteri (incredibile: è rossa anche l’acqua sollevata dai fenicotteri che partono o arrivano), sol de Magnana con le pozze di fango che ribolle (ognuna con un colore diverso), altre lagune e altri salar tra cui Chalviri, le pampa, le distese di pinnacoli di neve ghiacciata, le formazioni delle rocce tra cui la valle delle dame, la laguna verde le cui acque mosse dal vento sono di uno squillante verde/turchese e di fianco la laguna bianca (le sue acque bianche sono ghiacciate per alcuni metri lungo i bordi tutt’intorno alla laguna). Il tempo vola: a Hito Cajon è arrivato il momento di lasciare la Bolivia e la sua splendida natura. Il cambiamento è drastico, si passa subito dalle piste alla strada ampia e asfalta di fresco che in meno di un’ora ci fa scendere di oltre 2000 metri fino a San Pedro de Atacama. Ancora una escursione per sfruttare il resto del pomeriggio: una camminata a Quebrada de Guatin fra i giganteschi cactus cardon, allietata dal gorgoglio di un ruscelletto nascosto fra i grandi ciuffi di cola de zorro, e poi quattro passi nel centro di San Pedro. Cena a Casa de don Tomas con piatti belli come quadri.
08.10
Nel tragitto verso l’aeroporto di Calama è possibile un breve assaggio della valle della luna cilena, infine (mentre l’ultima guida riesce a rimediare alla scarsa attenzione riservataci dall’assistente che il pomeriggio precedente doveva accoglierci a San Pedro) non resta che ammirare il deserto di Atacama e le Cordillere scorrere al nostro fianco.
Insomma: il nostro viaggio in Bolivia, pur superconcentrato, è stato Eccezionale!