Tour della Tunisia zaino in spalla
Cambio 1 euro =2dinar Affitto auto 23 euro al giorno Benzina 065 euro al litro
Arrivati all’aeroporto ci attende l’auto che abbiamo noleggiato per 2 giorni, per visitare dei siti archeologici difficilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Prima tappa Bizerte. l’hotel Jalta è un po’ in disarmo ma ha un bel giardino sul mare. Stanza 36 euro, con colazione scarsa. Abbiamo visitato la Medina accompagnati da una “guida” improvvisata. Abbiamo cenato da Jandoubi (25€ in 4 con cuscus alle verdure e oratina grigliata con verdure) segnalato dalla guida.
La mattina successiva una breve escursione a CAP Blanc, non ci ha entusiasmato: tirava un forte vento,il mare era mosso e la decantata spiaggia, forse nascosta da un piccolo promontorio di rocce, non si è vista.
BULLA REGIA – Picnic sulla gradinata della cavea del teatro appoggiato sul fianco di una dolce collina con panorama sulla verdeggiante pianura. Alle spalle uliveti e pecore. Il decumano viene utilizzato dai bambini per accorciare la strada di ritorno da scuola.Il sito è veramente bello, soprattutto le ville romane sotterranee con splendidi resti resti di pavimenti musivi, e le terme.
LE KEF – Chiuse la fortezza e la basilica bizantina Aperto invece il miglior bar dellaTunisia, il più ricco di atmosfera secondo la guida, in realtà è molto bella la posizione in una piazzetta deliziosa sotto la moschea, ma il bar è un buchetto senza fascino dove abbiamo bevuto un pessimo caffè espresso e del te con i pinoli, tiepido e non molto buono. Le terme romane sono ridotte per metà a discarica e metà a parco giochi. Un gruppo di adolescenti indemoniati si rincorrevano su e giù per le rovine. Abbiamo dormito all’Hotel Les Pins (camera 31€) cena in hotel, con la scolaresca, wifi nella hall.
DOUGGA – Esperienza davvero emozionante. Splendido il sito, visitato sotto un forte vento che ci ha costretto a vestirci di tutto punto, cappucci compresi. Pochissimi i turisti. Panorama indimenticabile: dalla terrazza del capitolium, un tuffo nella piana sottostante, amplissima, con profili di montagne a perdita d’occhio…difficile staccarsene
Ci siamo dissetati con alcune arance comprate sulle bancarelle in paese, veramente squisite. Il paesaggio al nord è molto verde con numerosi corsi d’acqua e laghi. In questo periodo di frequenti piogge, molti campi sono esondati ed hanno allagato ampie zone. I fianchi delle montagne sono coperti di vegetazione: eucalipti e pini.
TUNISI 13/3 – Mario trova parcheggio in mezzo ad un traffico caotico, proprio davanti al Grand Hotel de France. Buona sistemazione in hotel d’atmosfera 23€ la Stanza. Solo i letti erano scomodi e rumoreggiavano ad ogni movimento, per lo meno il nostro. Wi fi nella hall. Visitando la Medina siamo stati agganciati da pescatori di turisti che con il pretesto del festival dell’artigianato ci hanno portato nel ” palazzo del sultano”, ci hanno fatto visitare la terrazza sul tetto con bella vista sulla città. Ci hanno fatto vedere, ammiccando, il lettone del sultano e delle “quattro mogli” e infine hanno srotolato un tot di tappeti, svelando il vero scopo della loro sollecitudine. Usciti di li a mani vuote la nostra “guida”ha tentato, millantando presunte parentele, di portarci in un negozio di essenze. A quel punto ne avevamo avuto abbastanza e ci siamo sfilati. Cena al Carcassonne, segnalato dalla guida (Lonely Planet) perchè economico, rapido e… Buono il cuscus, piccantissima l’harissa, la mechouia amara e piccantissima, buona solo per bocche foderate d’amianto. Matteo ha fatto di tutto per portarci anche il giorno dopo, ma senza successo. 13 € in 4
Per il MUSEO DEL BARDO Tram n. 4. da Place Barcellona Purtroppo molte sale erano chiuse per la ristrutturazione del museo. I mosaici romani , alcuni dei quali provenienti dai siti archeologici precedentemente visitati, sono veramente straordinari. Mai visti di così belli, neanche a Piazza Armerina. Enormi pavimentazioni , montate a parete descrivono scene mitologiche. Altri più piccoli descrivono scene quotidiane di caccia o attività agricole, prodotti della campagna, animali, immagini di donne catturate nel momento del bagno o della toeletta. Un pescatore, contemporaneo nel succinto costume e nel cappellino a tese larghe, ha riempito di pesci il suo retino; una Diana in gonnellino corto e splendide gambe muscolose tende il suo arco; una borraccia incorniciata, sembra un oggetto di design….
SIDI BU SAID – Dal Bardo abbiamo preso il metro di superficie n 3 per Tunisi Marina e poi il treno per Sidi BU Said. Delizioso paesino bianco e blu tradizionale rifugio di artisti, è ricco di negozietti ed offre una bella vista sulla costa di Cartagine. Il villaggio è ben ristrutturato, tinteggiato di fresco e molto pulito. Abbiamo pranzato con omelettes e patatine in un ristorante all’aperto sotto un caldo e piacevolissimo sole primaverile. Qui ci siamo separati : Matteo ed Adri sono scesi nella spiaggetta sotto il paese ed io e Mario non ancora sazi di antichità siamo andati alla ricerca delle vestigia dell’antica Cartagine. Le rovine dell’antica città sono sparse in vari punti della costa in mezzo alle più recenti urbanizzazioni : c’è un piccolo museo, le terme, fondamenta di un quartiere, un teatro… Incredibilmente una volta rientrati a Tunisi marina con il treno, alla stazione ci siamo incontrati in mezzo ad una grande folla e siamo tornati insieme all’hotel.
Al ristorante Orient, segnalato dalla guida, abbiamo consumato un’ottima cena a base di merluzzo dorato, insalata di cuori di carciofi, zuppa di pesce e orata il tutto. innaffiato da vinello rosé , per poco più di 10 € a testa.
DA TUNISI A TOZEUR – Viaggio in louage Partenza dalla grande stazione di louage di Tunisi dove il nostro mezzo in attesa di completare il carico e partire, ha scaldato i motori per almeno venti minuti, intossicando tutti con i fumi di scarico. Verso Sbeitla le colline si fanno più basse e coperte di uliveti, ! Non capiamo perché con tutti gli ulivi che ci sono, in tavola l’olio sia così pallido Arrivati a Sbeitla con il taxi abbiamo raggiunto il sito, che si trova a circa un km sulla strada che proviene da nord ovest. Nel sito, enorme e deserto siamo stati avvicinati da presunte guide e venditori di presunte antiche lucerne o monete o profili di matrone romane scolpite nella pietra. Ci siamo fatti impietosire da un uomo piuttosto maturo timido e riservato e Matteo gli ha dato 10dinar di tasca sua; io ho tenuto il sasso scolpito con la testina di dona romana.
Da Sbeitla abbiamo preso il louage per Gafsa, ma abbiamo dovuto aspettare un’ora per partire. Siamo arrivati all’imbrunire anche per i lunghi tratti di strada sterrata in attesa di asfaltatura.I due alberghi segnalati dalla guida erano chiusi e abbandonati . Siamo così finiti in un albergo vicino alla stazione di polizia, sordido e male organizzato, dove abbiamo preso due stanze, una squallida con 4 letti e senza riscaldamento , l’ altra carina e riscaldata , ma con le lenzuola sporche. (34 e 45 dinar) Anche la colazione ha meritato il titolo di peggiore tra tutte, da quando siamo in viaggio. Abbiamo dovuto insistere per avere dell’acqua calda ( il tè ce l’avevamo noi) poiché era previsto caffellatte per tutti e solo due fette di pane.
Da Gafsa a TOZEUR – Siamo partiti volentieri da Gafsa con louage. Da Gafsa in poi la collina si fa pianura e la pianura si fa steppa, pietraia , nella quale si aggira qualche capra o cammello per brucare quel poco di erbe spinose che crescono tra i sassi. Arrivati a Tozeur ci siamo fiondati nel tanto atteso EL MOURADI, hotel di una catena in cui avevamo prenotato la mezza pensione per 2 giorni. Fatta subito una mega doccia e il bucatino ci siamo concessi una passeggiata per Tozeur alla ricerca dell’auto a noleggio per domani e di un ristorante per pranzo. Abbiamo dedicato il pomeriggio alla visita alla Medina, accompagnati da un anziano ed affabile commerciante che naturalmente alla fine ci ha portati nel suo enorme negozio con annessi splendida terrazza e caffè bar. Un po’ provati dalla stanchezza abbiamo affrontato in caleche la palmerai, il grande palmeto di mezzo milione di palme. Qui abbiamo incrociato dei caleches colmi di bimbi agghindati con costumi tradizionali che festeggiavano l’inizio delle vacanze di primavera. Prima assaggio della cucina di El MOURADI. Abbiamo apprezzato il cibo e la buona atmosfera . Non come il giorno successivo , quando un’invasine dell’hotel da parte di una moltitudine di tunisini in vacanza, ha rovinato sia l’atmosfera che la qualità del cibo. Giornata dedicata alle oasi di montagna. Con una Punto nera nuova, per 60 dinar, siamo andati a Chebika , alla sorgente, a Tamerza alle cascate, e al villaggio abbandonato nel 1969 in seguito ad un’alluvione aMides al canyon.
DA TOZEUR A DOUZ – Siamo arrivati alla stazione di louages con un caleche che ha trasportato sia noi che i nostri bagagli. Dopo un’attesa estenuante di quasi un’ora, non essendoci altri passeggeri , siamo riusciti a partire accollandoci il costo complessivo del trasporto (48 dinar per 120 km) A DOUZ abbiamo preso alloggio in una deliziosa pensioncina a conduzione familiare gestita da una famiglia nubiana per pochi soldi ed uun. ‘Ottimo rapporto qualità/ prezzo Bellissima la piazza di Douuz, per noi la più bella della Tunisia vista finora, centro di artigianato e piccoli caffè. A Zafran dove siamo anndati con l’autobus di linea, abbiamo avuto un assaggio del deserto bianco. Bellissime le dune di sabbia finissima e candida punteggiata da piccole palme e abitazioni rurali abbandonate. Il paesino di Zafran è un abitato rurale povero ed autentico.
Da DOUZ A MATMATA – straordinariamente fortunato il trasferimento, il louage è partito subito e non abbiamo perso un minuto alla stazione di cambio di Kebili per Gabes e a quella di Gabes per Matmata. A Matmata ci ha lasciato davanti all’hotel ‘ Matmata’ una struttura molto carina ma con un servizio piuttosto scadente: riscaldamento che non funziona, acqua tiepida, asciugamani dal colore incerto, lenzuola sporche ( le abbiamo fatte cambiare) Si sono riscattati con la cena, compresa nei 35 euro del prezzo della stanza, con il classico menù tunisino (zuppa, bric, cuscus, makhroud) Anche la colazione era molto più abbondante del solito, con makhroud e plumcake. Nel pomeriggio abbiamo passeggiato nella cittadina, molto pittoresca, un presepe costruito su colline brulle, con ciuffi di palme tra le abitazioni senza tetto, il minareto e qualche cupola. Tra le case si aprono le voragini in cui sono scavate le abitazioni troglodite.
Da MATMATA A TATAOUINE – Siamo partiti alle nove da Matmata ed anche oggi è una giornata particolarmente fortunata con i louage. A Matmata ci è addirittura venuto incontro e una volta a Gabes siamo subito ripartiti. All’uscita di Gabes lungo la strada, chilometri di bancarelle con chincaglieria , casalinghi e vasellame, ed ogni tanto una tenda con panche e tavoli a fare da ristoro. Sul louage una ragazza ventiseienne con velo, mi ha fatto vedere sul suo pc le foto del laboratorio di analisi chimiche dell’acqua dove sta facendo il suo stage, con primi piani di tutti i macchinari e degli strumenti utili per l’analisi, numerose foto, sempre uguali, di lei con le sue colleghe, foto di tutti i rigagnoli di acque di scarico e di piante ed erbe malate d’inquinamento..non ne potevo più, mi sono defilata un momento con una scusa, ma il dialogo ogni tanto si è riacceso.
TATAOUINE – Preso alloggio all’hotel “Gazelle” . Stanze non all’altezza della hall. Un po’ vecchiotte anche se dignitose, con terrazzino chiuso da finestre a grata che permettono di vedere l’esterno senza essere visti, su una piazza di paese di frontiera. Siamo usciti a cercare un’auto da noleggiare, ma pare sia impossibile. Abbiamo avuto un paio di agganci che ci hanno fatto solo perdere tempo e che non hanno portato a niente. Nel mercato della piazza abbiamo comprato il vestito da Jasmine per Anita e qualche arancia, al supermercato ci siamo riforniti di biscotti e cioccolata e in un negozietto che vendeva solo quelle, di “corna di gazzella”, pasta farcita di frutta secca e miele , specialità di Tataouine. All’hotel abbiamo preso accordi con una guida che oggi e domani mattina ci porterà a vedere gli ksar. Si è proposto per 120 dinar, 60 euro ed è stato irremovibile nonostante il consueto tentativo di Matteo di portare la cifra a 110. Ho chiuso io la contrattazione a 119 dinar. Nel pomeriggio primo tour con chauffeur allo Ksar Ouled Soltane e Zahara e poi Gatuba Lo chafffeur è divertente e sembra contento di portarci attorno. Il mezzo è un’Opel familiare d’annata, molto malconcia. Quando vuoi alzare o abbassare il finestrino devi farti dare la manopola, tanichetta d’acqua a portata di mano per eventuale surriscaldamento del motore e continuo rumore di ferraglie che ci accompagna durante tutto il percorso. Cena alla carta , non irresistibile, in hotel con insalata tunisina, omelette patatine e carni per gli onnivori.
Il mattino dopo, primo giorno di primavera, partenza alle ore 8.50, dopo abbondante colazione, per lo Ksar Haddada. Il paesaggio è aspro, con colline sassose di terra ocra che diventa rossiccia al tramonto e villaggi di case a parallelepipedo dello stesso colore o bianchi come l’immancabile moschea. Ogni tanto una macchia di fiori gialli o viola All’uscita dello Ksar (un dedalo di stradine e di gorfas, alcune adattate a negozietti o bar) abbiamo trovato la piazzetta invasa da 7 auto tipo dune bugy che avevano qui trasportato una comitiva di turisti tedeschi. Gli infernali macinini rovinavano la vista della moschea e delle tende berbere montate nella piazzetta. Il nostro autista aveva intavolato un’animata discussione con due conoscenti ed abbiamo dovuto attenderlo davanti all’auto. Non abbiamo potuto salite direttamente a Chenini per la strada che facevano i quod ed addirittura i pullman, perché il nostro macinino non ce la faceva. L’allungatoia ci ha premiato con un paesaggio fantastico. Visita alla moschea dei “sette dormienti” . La moschea giace sdraiata in un avvallamento, bianca, le sette cupole ed il minareto pendente, circondata per 360gradi da un fantastico paesaggio desertico che si perde all’orizzonte. Senza parole per l’incanto. Fantastico anche Chenini, il vecchio villaggio abbarbicato sui fianchi di una collina. Guide in attesa di turisti ci hanno assalito dicendo che era obbligatorio avere una guida. Naturalmente il nostro tour operator ha detto”la guida sono io” e ci siamo arrangiati. Tornati in città pranzetto in piedi nella pasticceria Makruf, con un panone vegetariano e pizza. Taxi fino alla stazione dei lowages e poi partenza immediata per Djerba.
Houmt Souk Arrivati alle 5 del pomeriggio all’hotel Erriadh , bianco e blu, con un bel cortiletto con bouganville non ancora fiorite e grande gabbia con pappagallini. Cena al Restaurant de l’Ile, sistemati nel bovindo sulla piazzetta. Cena a base di pesce: spaghetti ai frutti di mare, zuppa di pesce, calamari , orata alla griglia, antipastini ottimi, fritte e vino per 79 dinar, 40 € in quattro!! Dopo colazione giretto per la Medina-Souk e alle 11.15 partenza per la marina.
Siamo finalmente giunti nel vacanzificiò di Djerba, una lunga spiaggia qualche km a sud di Houmt Souk sulla quale si snodano decine di hotel e case di vacanza. Con l’autobus di linea siamo arrivati all’hotel di Djerba. Lo abbiamo prenotato su booking qualche giorno fa. Si caratterizza per gli enormi spazi della hall con salotti , salottini e bar, per gli arredi sobri e di buon gusto, per la piscina sterminata con isolotti artificiali verdeggianti e giardini rigogliosi anche la camera è ricca di comfort anche se da sul retro. Qui abbiamo la mezza pensione e sia la colazione che la cena sono a buffet. L’albergo è pieno soprattutto di tunisini, perché questo è il periodo delle loro vacanze di primavera ed i bambini non vanno a scuola. Gli ospiti si distribuiscono benissimo nei grandi spazi dell’hotel, sia interni che esterni e non ci si disturba. Momento critico sono i pasti perchè arrivano tutti come un’ ondata di cavallette, si riempiono i piatti con montagne di cibo che poi lasciano in gran parte sul tavolo. Noi invece prendiamo tanto, ma poco per volta e spazzoliamo tutto. Il tempo purtroppo non è bello e fa anche piuttosto freddo e non riusciamo a godere come programmato di queste due giornate di relax. Abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia che, tranne nei pezzi di pertinenza degli alberghi, è molto male in arnese, sporca e trascurata. Da Djerba a Sousse
Atteso inutilmente l’autobus pubblico per mezz’ora, ci siamo arresi al taxi e arrivati alla stazione dei louage siamo immediatamente partiti per Sfax. Da Sfax a Sousse l’autista andava fin troppo veloce anche se sembrava piuttosto assonnato e sbatteva continuamente gli occhi ascoltando una nenia che conciliava tremendamente il sonno.
Arrivati sani e salvi a Sousse ci siamo fiondati nell’hotel , “il Nour Justinia” già sperimentato in precedenza di nostri compagni di viaggio che ne erano rimasti molto soddisfatti. Due giorni fa l’avevamo prenotato con booking e quindi siamo arrivati li pieni di aspettative. Ma appena preso possesso della camera, che non era male, abbiamo visto che lenzuola e federe erano stati usati. Abbiamo preteso che ci cambiassero camera, ma ne abbiamo viste altre tre e nessuna superava il livello di accettabilità , così ce ne siamo andati. Ne abbiamo trovato subito un altro, il “Gondola” pulito, migliore ed a prezzo inferiore.
Giunti in città, in serata abbiamo fatto una passeggiata nella splendida Medina racchiusa tra imponenti mura. Ha un’antica moschea, con un bel minareto ( prima era del ribat) insolitamente situato sull’altro lato della piazza, rispetto alla moschea stessa. Nelle torri di pietra bianca, all’imbrunire si sono accese delle luci giallo arancione, molto suggestive. Nei vicoli bianchi e azzurri, resi vivi dalla luce del tramonto, i negozianti riponevano le loro mercanzie e chiudevano i negozi. Si diffondeva intanto la voce del muezzin che chiamava alla preghiera e gli schiamazzi dei bambini che giocavano per strada (qui ancora succede), Abbiamo cenato all’aperto in un ristorante per turisti, sulla piazza antistante la Medina (unico modo per sfuggire al cuscus che ha caratterizzato ogni pasto nei primi 10giorni) con zuppa di pesce e orata alla griglia. All’improvviso un’arietta fresca (troppo) che spirava dal mare mandava via i gitanti della domenica, che lasciavano in fretta la bella spiaggia con passeggio, sulla quale si affaccia il nostro hotel. Siamo rientrati anche noi.
MONASTIR e MADHIA – Abbiamo rinunciato a visitare il famoso anfiteatro di El Djem perchè troppo stressante inserirlo nei programmi dei prossimi giorni.
Dopo banale colazione in veranda sul mare, un autobus semi urbano , ci ha portato a Monastir dove abbiamo passeggiato e fatto alcuni acquisti e poi con un treno malridotto e puzzolente, abbiamo raggiunto Madhia. Stupenda passeggiata iniziata dalla Medina e continuata su un sentiero che costeggiando il capo d’Africa, ci ha portato in mezzo ad un’immenso cimitero con tombe sparse fra distese di margherite gialle.un ansa, un porticciolo e una splendida aria di primavera. Ritorno a Sousse con un bel treno, pulito e moderno su cui un ragazzo in procinto di scendere , è passato di corsa spaccando una mela in testa a Matteo…
KAIROUAN – Dopo la colazione fatta presto, alle sette e mezzo, taxi per la gare des louages e siamo partiti subito per KAIROUAN dove con un taxi per il centro città, alle 9.20 eravamo pronti per visitare l’enorme moschea , di cui si può visitare solo il cortile e dare una sbirciatina all’interno, e la Medina. La più bella della Tunisia secondo noi: un dedalo di stradine e negozietti autentici di tre metri quadrati, di attività artigianali che pensavamo appartenessero ad un lontano passato Tornati a Sousse, dopo uno spuntino, abbiamo preso le valigie, ed il treno destinazione Hammamet. Il treno si è strariempito lungo il percorso, che abbiamo passato pigiati come sardine tra bagagli, mamme con neonati avvolti in pesanti coperte e un carretto del service-bar che il ragazzo addetto cercava in ogni modo di utilizzare per fendere la folla e passare nel vagone successivo. A Bir Bou Rekba siamo scesi e con un taxi abbiamo raggiunto Hammamet e alle 17 circa abbiamo preso alloggio nello Paradis palace di Hammamet.
HAMMAMET – Un giorno intero di Nababbo’s life al Paradis Palace, ci è bastato. Quindi, stufi di spiaggia e lettino ( il sole finalmente è arrivato) abbiamo noleggiato un’auto per esplorare CAPO BON. La vegetazione è quella tipica mediterranea con fichi d’India, cipressi, eucalipti . Ai loro piedi distese di fiori, margherite gialle, qualche macchia di fiori di campo fucsia o viola. La laguna di Korba non ci ha regalato la vista dei fenicotteri giovani promessaci dalla guida, ma un alternarsi di verde e azzurro, con mucche al pascolo, raccoglitori di finocchi e cavalli che tirano l’aratro.Abbiamo incontrato alcuni villaggi piuttosto male in arnese con le caratteristiche case incompiute ed i terreni cosparsi di immondizie, di ciuffi di erba e resti di roghi. La campagna è rigogliosa. Deve aver piovuto molto nelle settimane precedenti. Ora è di un verde smagliante con distese di fiori; a tratti il terriccio rivoltato dall’aratro è di un bel marrone all’apparenza fertile; fichi d’india , ulivi, cipressi creano oasi di varie nuance di verde. Numerose le greggi che perlustrano i campi, con i loro pastori incappucciati nelle gellaba più bucolico di così non si può. Kelibia è una città per turisti tunisini. Dalla collina una fortezza domina la città, le spiagge di sabbia bianchissima e i nuovi quartieri in costruzione, che cominciano ad invadere la costa. È affollata la città, caotica e vivace con carretti di cavalli carichi di finocchi che incrociano qualche auto privata e una miriade di taxi giallo pannocchia. La Rocca è meta di picnic fuori porta, con i rari tavoli affollati sotto boschetti di eucalipti e cestini per i rifiuti che mitigano appena lo scempio delle immondizie. Un posto per il tappetino della preghiera si trova sempre: un donna in questo caso si genuflette. È la prima che vedo. Dieci km più a nord il sito archeologico di Kerkouan, unica città punica di cui rimangano rovine leggibili. Fu sconfitta da Attilio Regolo durante la prima guerra punica ed abbandonata subito dopo. Il sito è di quelli che ti rimangono nel cuore. Non per le rovine che non sono imponenti come negli altri siti già visitati, ma per l’ambiente naturale in cui si sviluppa. Splendida passeggiata al sole primaverile che da un paio di giorni ha pensato finalmente di accompagnare le nostre giornate, in riva ad in mare turchese e blu; una brezza fresca che sa di erba , fiori e salsedine, siepi di gialla ginestra, macchie di palme nane, panchine sotto enormi alberi, ora spogli, che devono essere meta ambita di visitatori nelle stagioni più calde. Il sito è pulito, ben curato, con gerani piantati di fresco e cespugli di margherite blu. C’è anche un piccolo museo con gli oggetti ritrovati negli scavi; mi hanno colpito i biberon in terracotta che non avevo mai visto prima. Tra il sito e Kelibia c’è una lunghissima spiaggia di circa sette km (Hammam geghez) La sabbia è sottile e bianchissima questo fa si che l’acqua risulti piuttosto cristallina ed invitante.. Peccato che la temperatura non ci permetta un tuffo. Nessuna struttura turistica in un luogo così bello e selvaggio. Il cadavere abbandonato di un grande albergo sta a testimoniare che il tentativo è stato fatto.
A CASA – Partenza alle 11 dopo lauta colazione e rifornimento per il pranzo. Taxi fino alla gare dei louage. (4 D) il taxista ci ha proposto di portarci all’aeroporto per 70 dinar. Abbiamo preferito il louage 24 D e un altro taxi per l’aeroporto (4D) dove siamo arrivati comodi e veloci. Lungo il percorso qualche goccia di poggia ci ha sporcato il vetro. Lunghe code ai controlli dell’aeroporto e al ceckin e poi siamo partiti con una mezz’ora di ritardo. .