Tour della Tunisia in moto!

Da leggere se hai poca esperienza di sterrati e sabbia
Scritto da: mronz
tour della tunisia in moto!
Partenza il: 10/08/2009
Ritorno il: 24/08/2009
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
DIARIO DI VIAGGIO 10 – 24 Agosto

Indice dei contenuti

PROLOGO

Siamo Paola & Marco e con noi c’è la nostra BMW R1150GS.. Questo diario è scritto con la speranza che possa tornare utile a chi, come noi, voglia intraprendere un viaggio autogestito in Tunisia in coppia, con una moto maxienduro, tanta voglia di viaggiare ma poca esperienza di sterrati, sabbia e raid africani. Tutto nasce dal fatto che, allo scopo di pianificare l’itinerario, durante la preparazione al viaggio abbiamo visitato decine di siti internet che parlano di esperienze in moto o in 4×4 in Tunisia. Dobbiamo sicuramente ringraziare tutti coloro i quali hanno pubblicato le proprie utili avventure, corredate da way-points, consigli di guida, cartine, road-book etc. Ma, una volta giunti sul posto, abbiamo anche realizzato che spesso chi aveva scritto i reportage di cui sopra era decisamente più esperto di noi o dotato di mezzi ben diversi o anche semplicemente viaggiava senza passeggero al seguito. Umanamente, quindi, in quelle righe c’era la tendenza a parlare da rodati “intenditori” e di conseguenza a minimizzare talune difficoltà o sottovalutare certi impegni che per noi invece, da profani, si sono rivelati più gravosi. Cercheremo quindi di “volare meno in alto” e riportare la nostra esperienza con la semplicità di chi poco ci azzecca con gli eroi…

Ogni viaggio è appagante. Dipende da cosa ci si aspetta e cosa si trova. Per noi questo viaggio in Tunisia lo è stato.. Abbiamo fatto l’esperienza che volevamo. Unico neo, forse, il caldo. Il periodo è stato condizionato, purtroppo, da esigenze di lavoro e le temperature medie di tutto il periodo sono state “impegnative”, soprattutto per motociclisti come noi che, per scelta, viaggiano sempre con stivali, pantaloni specifici, giubbotti con protezioni , guanti e casco chiuso… Ma veniamo ai fatti… La nostra moto è accessoriata con valigie laterali in alluminio, borsone posteriore e borsa serbatoio. Qualche optional di sicurezza e/o comfort (faretto supplementare, barre paramotore, battuta di sterzo, cupolino maggiorato, protezione fari in plexiglass, tanica benzina di emergenza da 2 lt) e qualche intervento meccanico (scarico diretto decatalizzato, filtro aria KeN, olio motore 15/50) hanno completato la dotazione. Per gli pneumatici abbiamo optato per i Metzeler Karoo-T, sia per avere buona trazione su terreni accidentati o scivolosi sia per la robustezza alle sollecitazioni ed alle forature. E’ stata la nostra prima esperienza con questa moto dato che i nostri precedenti viaggi si sono svolti con una moto del tutto diversa (la stradale BMW R1100S) e quindi per noi è stato un test vero e proprio. Tutto è andato per il meglio. Questo genere di moto, a nostro avviso, è ideale per viaggi di questo tipo perché ti permette buona autonomia, affaticamento quasi nullo, trasporto di grosse quantità di bagaglio sia per peso che per sistemazione e (capacità del conducente permettendo) di affrontare terreni anche impegnativi con l’ovvio limite imposto da peso ed ingombro.

LUNEDI 10 AGOSTO – IMBARCO DA GENOVA PER TUNISI

Non disponendo di moto anfibia, siamo costretti ad imbarcarci a Genova su un traghetto della GNV che, ovviamente, è in ritardo. Viaggiamo in compagnia di Davide e Monica su BMW R1100GS, già collaudati compagni di viaggio. L’esperienza di fuoristrada di Davide è enormemente superiore alla mia, ma anche lui dovrà fare i conti con mole e peso della sua moto. Insospettatamente le moto all’imbarco sono pochissime: oltre a noi troviamo solo una coppia di emiliani su una restaurata Yamaha Supertenerè ed una coppia di toscani su un’astronave di nome BMW R 1200 GS Adventure. Il resto del milione di veicoli da imbarcare sono auto supercariche e superaffollate. Pratiche doganali complicate e lente ci fanno compagnia durante l’attesa. Finalmente alle 20:00, con 4 ore di ritardo, si salpa. La nave è pulita e ordinata ed il personale (tutto asiatico tranne l’equipaggio) gentile e disponibile. Anche la cabina da 4, tutto sommato, è in ottimo stato. Mare calmo e buona cena al self service ci portano all’ora del sonno.

MARTEDI 11 AGOSTO – TUNISI

Notte tranquilla e giornata passata tra ozio, compilazione delle fiches di sbarco ed attesa di mettere le ruote in Africa. Attracchiamo al porto La Goulette di Tunisi alle 18:00 locali (un’ora in meno rispetto all’Italia) e poco dopo scendiamo dalla nave. Anche la burocrazia piuttosto cervellotica che ci attende si sbriga in un’oretta. Come benvenuto, appena fuori dal porto, ci viene offerta marijuana… Per precauzione, sospettando un arrivo ritardato in terra Tunisina, avevamo prenotato dall’Italia l’albergo della prima notte. Ci dirigiamo quindi all’Htl YADIS IBN KHALDOUN in Av. Du Koweit, scelto perché raggiungibile piuttosto facilmente e posto sia in vicinanza del centro e della Medina sia in direzione nord dove ci dirigeremo domattina. E’ un albergo moderno di 12 piani, con ottime camere con A.C. (100 DT camera e colazioni per 2 persone), buona cucina (20DT a persona cena a buffet) e garage interno coperto dove ricoverare le moto.

MERCOLEDI 12 AGOSTO – DA TUNISI A TEBOURSOUK – KM 240

E via che si parte. Recuperati un po’ di dinari, finalmente il viaggio comincia (a proposito, il cambio è sempre stato intorno ai 1,87 DT per euro, con oscillazioni di pochi milliemes e la benzina verde costa 1,27 DT al litro). Indosso il mio utilissimo “Camel Bak” da 1,5 lt che sarà compagno di viaggio estremamente importante per l’idratazione sia per me che per Paola durante la guida. Non abbiamo navigatori o GPS superdotati che fanno anche il caffè ma ”solo” le due cartine stradali MICHELIN e REISE, quest’ultima preferibile alla prima perché in scala più dettagliata e carta impermeabile antistrappo. Ci accorgeremo subito che entrambe, pur aggiornate, non riportano esattamente le condizioni effettive delle strade. Comunque, autostrade a parte, le strade indicate in rosso e precedute da “RN” dovrebbero essere le migliori, seguite per importanza dalle gialle “RC”, dalle bianche solo numerate e dalle grigie piste sterrate. A completamento della dotazione una guida Lonely Planet (strano, vero?). Il nostro road-book prevede come prima tappa la città di Bizerte, sulla costa nord in prossimità di Cap Blanc, punto panoramico osannato da guide e racconti. Da lì cercheremo strade secondarie o facili piste che ci permettano di visitare gli altri Capi della costa settentrionale fin quasi al confine occidentale con l’Algeria.. La viabilità della fascia costiera nord della Tunisia è stranamente riportata in modo piuttosto sommario sulle varie cartine, al punto che è un po’ tutta da scoprire. Percorriamo quindi la RN 8 verso nord e, arrivati a Bizerte, troviamo un delirio di traffico, una viabilità complicata ed una segnaletica stradale incomprensibile. Riusciamo a proseguire verso Cap Blanc dove ci attende uno scenario bellissimo che onora la fama che lo precede. Decidiamo di lasciar perdere le varie deviazioni e puntare direttamente verso sudovest. Da Bizerte scendiamo a Mateur sulla RN 11 e da lì ci portiamo verso ovest fino a Nefza lungo la RN 7. Si prosegue poi a tutto sud sulla bella e panoramica RC 52 fino a Tababa e Beja. Scendiamo ancora fino a Hammam Sayala dove prendiamo la RC 75e per Thibar e poi la RC 75 fino ad arrivare a Teborsouk. Le strade fin’ora sono asfaltate discretamente e circondate da coltivazioni, dolci colline e boschi verdissimi. Troviamo una camera all’Htl Thougga, praticamente l’unico della città. Bella struttura, accogliente ed economica (33 DT camera, colazioni e cene per 2 persone). Le moto stanno all’aperto nel parcheggio interno. A due passi si trovano le rovine romane di Dougga, le migliori di Tunisia. Fa parecchio caldo. Siamo stati costretti a fermarci un paio di volte a rifocillarci con liquidi e barrette energetiche durante il trasferimento. Dopo cena però inaspettatamente un temporale…

GIOVEDI 13 AGOSTO – DA TEBOURSOUK A KASSERINE – KM 276

Prima tappa obbligata della giornata alle stupende rovine di Dougga. Meritano un paio d’ore di attenta visita dato che sono piuttosto estese ed interessantissime. Non siamo così appassionati di reperti romani, punici o fenici da infilarci in ogni sito archeologico di Tunisia, ma almeno questo e pochi altri vanno visti… Ci muoviamo da Teboursouk alle 11:00 suonate direzione Kasserine. La RN 5 ci porta a El Krib e poi a Le Kef, dove veniamo fermati da un posto di blocco militare. I soldati sono interessati ai nostri passaporti tanto quanto alle nostre moto. Sono cortesi e curiosi e non ci fanno perdere tempo inutilmente. Pranziamo e ripartiamo per Tajerouine sulla RN 17 che imbocchiamo a sinistra poco oltre Le Kef Passato Tajeourine prendiamo la RN 18 verso il confine Algerino. Il nostro RB ci invita da lì a poco a lasciare la strada principale per inoltrarci lungo la RC 79 verso Kalaat Es Senan. L’intento è di aggirare il Tavolato di Jugurtha, spettacolare formazione rocciosa piatta proprio come una tavola. Davanti a noi incombe un tempaccio che non fa presagire nulla di buono, ma siamo motociclisti inossidabili e ce ne freghiamo della pioggia… Altro posto di blocco militare e poi via verso il temporale. Poco prima di Kalaat Es Senan veniamo investiti da quello che non riesco a definire altro che un uragano. La visibilità improvvisamente precipita a poche decine di metri e si alza un vento fortissimo che fa sbandare la moto di metri. Tuoni, fulmini e pioggia torrenziale ci costringono, ormai già fradici, a cercare rifugio presso un’abitazione lungo la strada. Due ragazzi impietositi ci ospitano in un piccolo capanno. Attendiamo in silenzio che tutto finisca, tratti in inganno dopo circa mezz’ora da una pausa di pochi minuti che lascia posto immediatamente ad una seconda ondata di vento e pioggia (era l’occhio del ciclone…?). La quiete dopo la tempesta ci permette di fare il punto della situazione: ritornare sui nostri passi significherebbe inseguire l’uragano, proseguire riserva incognite sulle condizioni delle strade secondarie che dovremo percorrere. Con i consigli e le raccomandazioni dei locali decidiamo di proseguire. Purtroppo dopo poche centinaia di metri vediamo i resti di un pick-up uscito di strada e rovesciatosi nel fossato. Ci dicono che i due occupanti del veicolo sono morti nell’incidente… Ma cosa diavolo è successo? Superiamo il piccolo abitato di Kalaat Es Senan, accolti dalla curiosità della gente e da poco rassicuranti gesti negativi di alcune persone che ci invitano a non proseguire. Chiediamo al posto di Polizia del paese e gli agenti ci confortano sulla percorribilità delle strade… Dal punto in cui siamo a Kalaat Khasba, dove dovremmo incontrare di nuovo la migliore RN 17, ci sono una quarantina di km attraverso Ain Senan e El Ejerda. La strada è avvolta da scenari incantevoli ma sfortunatamente interrotta in parecchi punti da torrenti di acqua e fango che, formatisi con il violento temporale, scendono dalla montagna ed attraversano la sede stradale. Non possiamo far altro che proseguire superando ogni guado con l’ammirazione e l’invidia di chi, con altri mezzi, si trova bloccato… Arriviamo comunque indenni e soddisfatti ma sporchi fino alle ginocchia e con la moto sudicia fino al serbatoio ad un altro posto di blocco dell’esercito. La vicinanza del confine algerino è piuttosto evidente: i militari, ad ogni controllo, comunicano per radio il nostro passaggio al successivo posto di blocco che, quando lo raggiungiamo, ci sta chiaramente aspettando. La mia mente malata ha supposto che, vedendoci fuori stagione con moto fuoristrada, pensino che possiamo imboccare una delle mille piste dirette verso l’Algeria e sconfinare illegalmente (chissà poi perché e con quale scopo…). Boh. Comunque da lì fino alla vicina Kalaat Khasba ci possiamo rilassare e poi goderci la scorrevole RN 17 per Thala e giù fino a Kasserine dove entriamo un’ora dopo. Il primo albergo che visioniamo è inquietante come quello del film “Shining” per cui rimediamo sull’Htl Amaidra in piena città. Le camere con AC sono spartane e non proprio linde (insetti notturni nel bagno) e la colazione è alquanto misera ma tutto sommato dormiamo in un letto e non restiamo digiuni (40 DT camera e colazioni per 2 persone). Il piccolo ristorante adiacente offre poca scelta e cucina semplice ma il titolare, sebbene di poche parole, è cortese e gentile (cena 13 DT a persona). Le moto trovano posto scoperto presso la vicina stazione di Polizia del paese. Dopo cena un po’ di pioggia…

VENERDI 14 AGOSTO – DA KASSERINE A TAMERZA – KM 234

Pieno di carburante e via. Stiamo notando che sebbene stracarichi e con pneumatici tassellati, il consumo delle moto è tra i 18 e i 20 km/litro, grazie comunque anche alla modesta velocità media a cui procediamo. Nei centri abitati si è costretti a rallentare notevolmente per il caotico e disordinato viavai di ogni genere di persone, veicoli ed animali. Sulle strade extraurbane, asfalto permettendo, viaggiamo al massimo a 110 km/h. Ripartiamo verso sud sulla RN 17 ed arriviamo a Feriana. Da lì proseguiamo sulla RN15, decisamente più stretta e con asfalto sconnesso, fino a Magil Ben Abbes. L’intenzione è di prendere verso ovest per Om Laksab e Sidi Boubaker per poi raggiungere Moulares e da lì Redeyef. Imbocchiamo per deduzione una strada sconnessa che si diparte sulla destra poco dopo l‘abitato di Magil Ben Abbes. Nessuna indicazione ma da quello che ci dicono è proprio quella…. Vediamo sulle pietre miliari lungo il bordo strada che si tratta della 616 che porta ad Afragh (sulle cartine non è riportato…) . L’asfalto è sconnesso con continui passaggi su “oued” asciutti. Ad Om Laksab (ma allora era vero…) l’asfalto finisce. Davanti a noi un bivio con due sterrati. Ci indicano quella di sinistra, assicurandoci che poi migliora (perché non ci credo?). In effetti dopo un paio di km si trasforma in una pista di sabbia… Si procede a fatica con le ruote che affondano nel fetch-fetch (i solchi formatisi dal passaggio delle ruote dei veicoli e pieni di sabbia soffice) finché una caduta ci impone di rivedere il programma. Nessun danno alla moto ma il mio morale e l’orgoglio sono a pezzi… Siamo così costretti a ritornare sui nostri passi fino alla RN 15 e seguirla verso sud in direzione Gafsa . Dopo una dozzina di km a destra parte la gialla per Sidi Boubaker e da lì a tutto sud sulle RC 122 e RC 201 verso Moulares. Sosta per reintegrare liquidi ed energie e si riparte. La strada a volte è spettacolare (continui saliscendi e curve tra colline multicolori), a volte è una palla terribile. Dobbiamo prestare attenzione alle buche ed alla sabbia che a volte invade la stretta striscia di ruvido asfalto. Finalmente Redeyef. Puntiamo subito verso Tamerza proseguendo lungo la Rc 201. Poco prima dell’oasi incontriamo la deviazione per il canyon di Mides che in pochi km ci porta ad un superbo punto panoramico ed all’interno del suo piccolo palmeto. Raggiunta poi Tamerza a circa metà pomeriggio troviamo una lussuosa sistemazione al Tamerza Palace, un 20 stelle con SPA, piscina e camere superlussuose ma estremamente care (240 DT camera e colazioni per 2). Inutile dire che è stupendo, affacciato sull’oued in secca al di là del quale riposa affascinante il vecchio paese disabitato. La scelta è ricaduta su questo lusso sfrenato in quanto Davide, ingannando il tempo mentre attendeva il nostro ritorno dal sopralluogo in un altro albergo (il Residence, standard medio, camere pulite con AC e bagno in ordine a 45 DT con colazioni), ha pensato bene di fare un po’ di fuoristrada proprio davanti al Palace e rovesciarsi in un piccolo burrone con tanto di moto carica… Riportare la moto in strada non è stato del tutto facile. Abbiamo dovuto ricorrere all’aiuto di un paio di uomini, alla grossa fune prudentemente portataci de casa e a un innumerevole elenco di brutte parole… Quando tutto è finito, Davide ha una spalla acciaccata ed alcune escoriazioni, la moto ha danni di poco conto e facilmente riparabili (frecce, specchietti, manopole, capolino). Calcolando che ha fatto un 360° su se stessa, direi che la buona R1100GS se l’è cavata, anche grazie alle robuste borse Zega in alluminio a cui facciamo volentieri buona propaganda… Di conseguenza fermarci qui è praticamente d’obbligo. Dobbiamo dare un’occhiata alle contusioni di Davide e riparare i danni della moto. Alla reception ci trattano come principi offrendoci salviette umide gelate e bibita dissetante, avvolti dall’imbarazzo di essere sporchi e sudati come barboni. Alla spalla di Davide viene applicata una grossa borsa di ghiaccio. In un contesto che ricorda un castello, le camere sono suite incantevoli, pulite come una sala operatoria, con letto a baldacchino e frigo-bar della Mont Blanc pieno di ogni ben di Dio. La piscina è un toccasana. Le moto restano all’aperto nell’area antistante la reception.. Ottima cena a bordo piscina (offerta dal buon Davide…) e qualche diatriba su cosa fare nei prossimi due giorni….

SABATO 15 AGOSTO – DA TAMERZA A TOZEUR – KM 149

Lasciati i bagagli in Htl, partiamo a moto semiscariche verso Chebika con l’intento di percorrere poi da lì la misteriosa Pista di Rommel verso Redeyef. Lasciata Tamerza, per la prima volta notiamo le frotte di 4×4 piene di turisti che visitano la zona e che sfrecciano in ogni direzione come formiche indaffarate. La RN 16 in un primo tempo si snoda lungo tornanti invitanti in un panorama mozzafiato ma poi si perde in un piattume anonimo e monotono: Arrivati a Chebika, secondo le indicazioni avute, attraversiamo su un facile sterrato il palmeto e subito dopo troviamo sulla sinistra l’imbocco delle Pista Rommel poco prima di incrociare nuovamente l’asfalto della RN 16. Imbocchiamo così una larga e polverosa autostrada rettilinea in terra battuta percorsa da autocarri provenienti dalle vicine cave di fosfati, infastiditi solo in alcuni tratti da un leggero tole-onduleé o da terreno più soffice. Viaggiamo in 4^ a 60/70 km/h nella vasta pianura desertica, accompagnati a sinistra dal bellissimo profilo della montagna e a destra da dromedari semiselvatici che pascolano tranquilli. Dopo circa una quindicina di km, all’altezza di un piccolo gruppo di abitazioni, la pista viene tagliata perpendicolarmente da uno stretto nastro d’asfalto irregolare che a sinistra porta a salire sulla montagna. La strada è piena di buche, con tornanti e cambi di pendenza vertiginosi ma è circondata da un panorama fantastico. Non incrociamo alcun veicolo per un’altra quindicina di km, affascinati ad ogni metro dalla bellezza del contesto, finché non incontriamo uno spiazzo sterrato in cui domina un monumento di un braccio che impugna un fucile. Non so ancora oggi se quella che abbiamo percorso è realmente la Pista di Rommel anche perché nessuno a cui abbiamo chiesto informazioni ha mai sentito parlare di una strada con questo nome. Posso solo dire che in uno dei racconti di viaggio letti prima della partenza veniva indicato il monumento col braccio ed il fucile come segno inequivocabile dell’esattezza del percorso ma è anche vero che tutti parlavano di strada totalmente sterrata con resti dell’originale pavimentazione in cemento. Posso solo dire che, in ogni caso, questi 30 km sono stati tra i più belli del viaggio… Poco dopo il monumento attraversiamo la miniera di fosfati e subito dopo l’abitato di Redeyef per poi dirigerci nuovamente verso Tamerza. Recuperati i bagagli ripercorriamo la strada verso Chebika con una breve sosta ad una cascata che si tuffa in una verde pozza d’acqua fresca. Siamo diretti verso la grande oasi di Tozeur. La RN 16 è pavimentata con un mediocre asfalto ma è scorrevolissima. Attraversa un’area desertica pietrosa in cui però non mancano le prime dune di sabbia bianca. Anche qui dromedari pascolano nel nulla. Il caldo è atroce e ci costringe a viaggiare con le visiere del casco completamente chiuse per evitare di respirare direttamente aria bollente. Dopo aver superato El Hamma du Jerid, si percorre la RN 3 e dopo una decina di km arriviamo a Tozeur. Sono le 15:00. Ci rifocilliamo nel primo locale disponibile e cerchiamo una sistemazione. La troviamo all’Htl El Arich, proprio al limitare del gigantesco palmeto. La Lonely Planetlo indica come il miglior rapporto qualità/prezzo. In effetti buone camere con AC (45 DT camera e colazione per 2 persone) e parcheggio interno per le moto ma niente cucina. Curioso è il fatto che nemmeno ti vendono una bottiglia d’acqua nonostante i 51° di temperatura esterna…. Temerari come legionari, nel pomeriggio facciamo una lunga camminata fino al termine del palmeto dove si trovano una pozza d’acqua fresca ed una terrazza panoramica dalla quale si gode una buona vista sull’orizzonte fino all’Algeria, sul Chott El Jerid (il grande lago salato), su tutta l’oasi e sui vicini campi da golf (…!…),. La città è addormentata a causa delle torride ore pomeridiane. Ci accompagna un tizio incontrato per strada che ci offre gratuitamente semplici informazioni sulla zona e che ci sorprende quando, saputo che siamo i motociclisti appena arrivati in città, dice di averci notati due giorni prima vicino a Tamerza, ricordandosi perfettamente il colore delle moto ed il nostro abbigliamento, in particolare i microfoni degli interfoni che spuntavano dai caschi modulari semiaperti… Piccolo il mondo, vero? Ceniamo ottimamente, su consiglio della reception, al vicino ristorante Dar Daba, (ma non vi venga in mente di bere birra analcolica!!), dopo aver goduto delle luci della sera nei vicoli della città vecchia.

DOMENICA 16 AGOSTO – DA TOZEUR A DOUZ – KM 229

Che caldo bestia !!!!! Ci svegliamo alle 06:00 e già si soffoca. Modesta colazione in terrazza, carico bagagli, cambio contanti in un negozio (le banche sono chiuse) e via. Non possiamo lasciare Tozeur senza aver dato almeno un’occhiata al suo leggendario palmeto. Così ne percorriamo l’interno in moto lungo stradine asfaltate che corrono lungo piccoli canali di acqua corrente, arricchite da preziosa ombra e circondate da una vegetazione lussureggiante. Quando lasciamo l’oasi, la nostra direzione è la RN 3 verso Nefta e l’Algeria. L’intento è quello di arrivare a Hazoua, a ridosso del confine e da lì capire se è affrontabile la lunga strada che conduce a Douz via Matrouha e Redjim Maatoug e che aggira il grande Chott anziché attraversarlo.. Le informazioni raccolte dai locali parlano di una strada impegnativa con molti punti sabbiosi, in contrasto con quanto appreso prima di partire dai racconti in rete… Dovremo informarci meglio sul posto. La strada che porta a Nefta è un ininterrotto rettilineo di quasi 20 km tra due ali desertiche e pietrose con i (soliti) dromedari al pascolo. Attraversiamo velocemente Nefta e poco dopo veniamo fermati da un posto di blocco della Guardia Nazionale. I militi, con estrema cortesia, praticamente ci impediscono di proseguire, ritenendo insufficienti le nostre motivazioni, e giustificandosi con “manovre militari” in corso. Ci accontentiamo di dare un’occhiata alle vicine “grandi dune di Nefta” per poi tornare sui nostri passi. Prima di nuovo a Tozeur poi verso Kebili lungo la RN 16, tagliando a metà il fantascientifico Chott El Jerid. Lo spettacolo è effettivamente unico. La strada è deserta, una riga nera che porta dritti verso l’orizzonte. Tutto intorno una distesa bianca, interrotta qua e là da pozze rosse e da scheletri di veicoli. Viaggiamo per parecchi km affiancati. Il motore gira pieno e il suo suono rilassa, dandoti la vera sensazione di cosa significhi viaggiare. L’aria bollente che invade il casco semiaperto quasi non si avverte. Facciamo una breve sosta solo per godere del silenzio, della solitudine e dello spazio aperto. E’ una sensazione indimenticabile. Ci rifocilliamo una volta arrivati a Kebili. Sono le 13:00 ed il caldo adesso si sente, eccome… Il gestore di un distributore ci informa che ci saranno circa 47/48°… Dopo un’oretta sulla RC 206 entriamo in Douz. Il caldo non molla. La città è semideserta. Troviamo una camera all’Htl Mehari con piscina (100 DT camera e colazioni per 2 persone). Un giro in moto all’imbrunire ci porta ad incontrare un tizio in 4×4 che si offre di scortarci domattina attraverso la pista che porta direttamente da Douz a Ksar Ghilane passando da Bir El Hadj Brahim, il pozzo dove sorge il mitico Café du Desert. Realizzando che le nostre moto così equipaggiate e con passeggero sarebbero troppo impegnative da portare su una pista di quel tipo, lui ci permetterebbe di viaggiare senza bagaglio e morose e di trarci d’impaccio se dovessimo essere in difficoltà. In cambio “soli” 120 euro. Non accettiamo, perché riteniamo comunque che sarebbe troppo difficoltoso con i nostri mezzi e le mie capacità (le info che abbiamo parlano piuttosto chiaramente…). Ceniamo al ristorante Les Palmiers, indicato dalla Lonely Planet come luogo frequentato dai desertisti più famosi e cazzuti, con foto appese ovunque dei miti dei raid più audaci. Il locale è deserto, soffocante e la cucina fa pena, ma le foto ci sono….. Nel frattempo si è alzato un forte vento che porta sabbia ovunque (anche nei piatti…) e che ci conforta per la scelta negativa sulla pista diretta. La notte trascorre molto bene, certamente la migliore fin’ora.

LUNEDI 17 AGOSTO – DA DOUZ A KSAR GHILANE – KM 157

Lasciamo Douz avvolta da sabbia e polvere sollevate dal forte vento. Subito la strada che ci porterà verso Ksar Ghilane si rivela un incubo.: un vento impetuoso soffia incessante trasversalmente alla nostra direzione, portando con sé sabbia arancione che invade la strada e si infila dappertutto. Guidiamo nel nulla verso il nulla. Non un’abitazione né una macchina. Solo dromedari selvatici. Le moto sbandano e viaggiano inclinate di 30° “appoggiate” al vento per contrastarne la spinta laterale. Il caldo è soffocante. Giunti al leggendario Bar Tartan nei pressi di Bir Ghezene lo troviamo disabitato, circondato da nubi di sabbia. Proseguiamo verso la meta. Fortunatamente la strada che corre lungo la Pipe Line non è sterrata come ci aspettavamo ma asfaltata anche se malamente. Piccole dune di sabbia sospinte dal vento si sono riversate sulla strada e ci costringono a rallentare ulteriormente per superarle. Il secondo punto di ristoro vicino a Bir Soltane, il Café des Nomades, è anch’esso desolatamente disabitato. Ma siamo soli su questo pianeta? Alle 12:30 circa, dopo oltre due ore di guida esasperante, arriviamo finalmente a Ksar Ghilane. Non c’è in giro un’anima. Attirato dai rumori delle moto, un uomo col capo avvolto come un Tuareg esce da un’abitazione e si offre di accompagnarci col proprio motorino lungo la pista di sabbia soffice che dalle case si infila nel palmeto e porta ai vari camping ed alla sorgente. Ovviamente fa incazzare vedere la disinvoltura con cui il motorino corre sulla sabbia ed invece quale fatica devo fare per restare in piedi con la mia moto…. Il campo Pan Sea dove abbiamo deciso di passare la notte è uno spettacolo. Nonostante il vento continui a riversarvi sabbia ovunque, le sue tende bianche offrono ogni comfort (servizi ed AC) e la verde piscina è invitante ed accogliente. Abbiamo sabbia dappertutto. Vestiti, bagagli, moto e caschi sono ricoperti da un velo arancione. Le mentoniere modulari, incastrate dalla sabbia, si aprono a fatica rischiando di rompersi. Le moto continueranno a riempirsi di sabbia nello spiazzo sterrato antistante la reception, in compagnia di 4 KTM 690 di una squadra polacca giunta fin qui per i test in preparazione alle prossime gare (Rally di Marocco, Egitto e Dakar…). Passiamo il pomeriggio nel refrigerio della piscina, aspettando speranzosi che il vento diminuisca. Verso sera pare che si sia placato. Ne approfittiamo per arrivare alla sorgente e da lì alle vicine dune del deserto sulle quali, scalzi, assistiamo al tramonto gustandoci la pace ed il silenzio. Ceniamo discretamente al ristorante del campo e più tardi, per precauzione, rabbocchiamo entrambi iserbatoi con 5 litri di benzina recuperati da un bandito con i quad che per il disturbo si prende 3 DT al litro anziché i soliti 1,27….

MARTEDI 18 AGOSTO – DA KSAR GHILANE A TATAOUINE – KM 322

Beh, almeno la notte è trascorsa alla grande. Purtroppo mentre stiamo preparando i bagagli il vento ricomincia a soffiare ma la fresca temperatura notturna ha compattato la sabbia e quindi, almeno per ora, ne vola pochissima. Mentre carichiamo le moto mi accorgo che la sabbia di ieri mi ha letteralmente satinato capolino e protezione in plexiglass dei fari e, incredibilmente, la parte frontale della borsa di sinistra è diventata tutta opaca tranne l’ombra lasciata dal lucchetto della serratura…. Lasciamo il campo alle 08:45. Le dune di ieri sulla strada sono aumentate ma le difficoltà sono decisamente inferiori perché almeno non si sbanda e non ci si riempie di sabbia. Rientrando verso Bir Soltane lungo la Pipe Line incrociamo una pista sassosa che da destra lascia l’asfalto in direzione Ksar Tarcine sulla rotta verso Tataouine. Ci era stata indicata poco prima dal conducente di una 4×4 come alternativa al lungo giro asfaltato che passa per Matmata e Metameur, ma eravamo stati anche avvertiti che si tratta di una pista di una trentina di km, con sassi a rischio forature e, dato il vento del giorno prima, quasi certamente ricoperta da parecchia sabbia. In altre circostanze e con altri mezzi probabilmente avremmo almeno tentato di affrontare la scorciatoia, ma oggi non è il caso… Proseguiamo quindi verso nord fino ad incrociare la RC 104 che imbocchiamo in direzione Matmata.. Il deserto a poco a poco lascia il posto ad entusiasmanti colline e la strada, di conseguenza, da un monotono piattume sabbioso diventa un continuo saliscendi tutto curve. Giunti a Matmata, siamo costretti a proseguire fino a Maatmata Nouvelle per fare rifornimento. Dedichiamo poi una breve visita alle famose case troglodite di cui ormai restano patetici resti. A nostro parere, un passaggio a Matmata merita veramente ma solo per il paesaggio che la circonda e le strade che vi conducono. La fama mondiale di cui gode grazie alle sue note abitazioni scavate nella roccia e teatro della saga di Guerre Stellari è assolutamente sopravvalutante. In più la gente è abbastanza fastidiosa… Scendiamo poi lungo la RN 104 verso sud su una strada tanto bella quanto impegnativa per la fine ghiaia che invade la carreggiata. Passata Toujane, arriviamo a Medenine dove ci rifocilliamo con ottimo pollo arrosto prima di continuare sulla RN 19 ed arrivare a destinazione a Tataouine. La scelta degli alberghi è discreta. Optiamo per il Sangho, ottimamente indicato da un’enorme scritta sulla sovrastante collina lungo la strada per Chenini. L’Htl offre ottime camere con AC e piscina ed un parcheggio interno all’aperto (130 DT camera e ½ pensione per 2 persone). Scarichiamo le moto e partiamo alla volta dello Ksar Ouled Soltane, 25 km più a sud. Nella calda luce e nella solitudine del tardo pomeriggio il vecchio granaio fortificato è molto suggestivo. Vi dedichiamo parecchio tempo, affascinati dalla semplice ed ordinata struttura delle costruzioni. Rientriamo in serata per una buona cena dopo un bagno in piscina.

MERCOLEDI 19 AGOSTO – DA TATAOUINE A KAIROUAN – KM 401

Moto pronte alle 08:30. Prima tappa odierna è Chenini, il villaggio berbero a circa 20 km da Tataouine. La strada RC 1007, se non fosse per le palme, sembrerebbe percorrere le distese dell’Arizona… Poco prima del paese saliamo a visitare la Moschea dei 7 Dormienti che si staglia candida tra rocce rosse. Dedichiamo poi il resto della mattinata a Chenini, accompagnati da un ragazzo locale gentile e preparato che parla un ottimo italiano. Alle 11:30 ci mettiamo in viaggio verso Kairouan, distante oltre 300 km di monotonia e traffico. Lungo la strada incontriamo spesso chioschi che vendono carne di pecora o cammello macellati sul posto e cotti alla brace, oppure grandi e coloratissimi banchi di peperoncini appesi ad essiccare. Seguiamo la RN 19 fino a Medenine e la RN 1 fino a Gabes e Skira, dove imbocchiamo la RN 2 che ci porterà a Kairouan. I km passano piuttosto veloci ed alle 17:30 entriamo in città. La Lonely Planet indica come “splendida scelta” l’Htl Splendid, proprio in centro, a pochi passi dalla Medina. In effetti la sua posizione è azzeccata, ma di certo la sua fama è esagerata (45 DT camera anonima con AC ed insetti vari e colazioni per 2 persone). Doccia e giretto nella Medina illuminata dai colori della sera. L’atmosfera è tranquilla ed i venditori ci ignorano. Ceniamo al ristorante Karowan (consigliato dalla Lonely Planet – che palle!!!). La cucina è discreta ed il proprietario gentile ma il cameriere è indisponente….

GIOVEDI 20 AGOSTO – DA KAIROUAN A SOUSSE – KM 100

Mattinata dedicata alla visita di Kairouan: Medina, Grande Moschea e Pozzo Bir Barrouta. Veniamo accompagnati da una guida consigliataci dal ristoratore di ieri sera per ottimizzare il tempo. Beh , in effetti è l’unico modo di girare certi labirinti senza perdersi e perdere tempo e i 10 DT che si prende alla fine sono meritati. La Medina è molto caratteristica, forse la migliore visitata fin’ora. Un cenno speciale va dedicato al Pozzo Bir Barrouta dove viene condotto ogni giorno un dromedario, viene bendato e fatto girare fino a sera ininterrottamente intorno al grande meccanismo di sollevamento dell’acqua. Peccato che tutto ciò avviene al primo piano di un edificio e l’accesso è solamente tramite una ripida scala…. Abbiamo avuto la fortuna di assistere all’arrivo dell’animale ed è sorprendente vedere come sale sicuro e tranquillo i gradini… Quando saltiamo sulle moto è quasi mezzogiorno. Imbocchiamo subito la RN1 2 verso la costa orientale. Giunti a Msaken prendiamo la RN 100e verso Monastir. La strada è monotona come quella di ieri… Arriviamo a Monastir poco prima delle 14:00. Pranziamo in un bar in centro dove sembra non abbiano mai visto delle moto e facciamo il punto della situazione: cercheremo da qui in avanti lungo il litorale un albergo dove passare un paio di notti. Dopo qualche tentativo che non ci convince, da Monastir arriviamo a Sousse, nota per offrire sistemazioni alberghiere nettamente più numerose delle altre città costiere. Attracchiamo all’Htl Marabut. E’ una buona struttura con ampie camere pulite, AC, piscina, bella spiaggia privata, ottima cucina a buffet e parcheggio interno scoperto per le moto (130 DT camera e ½ pensione per 2 persone). Bagnetto nelle acque tiepide del Mediterraneo, cena più che soddisfacente e struscio da turista Alpitour nella via dei negozi e dei locali. Adesso davvero mi sento un motociclista del cazzo…….

VENERDI 21 AGOSTO – DA SOUSSE A EL JEM E RITORNO – KM 143

A circa 65 km verso sud c’è il grande anfiteatro romano di El Jem, unico in tutta l’Africa. Mica ce lo faremo scappare? Così, tanto per non perdere il vizio delle moto, dedichiamo la mattina alla sua visita. RN 1 noiosa in direzione Sfax e in meno di un’ora siamo ai piedi del Colosseo tunisino. Pochi turisti ma tanto caldo. Lasciamo le moto nello spiazzo antistante un piccolo bar e ci inoltriamo nel sito (merita…). Ritornati alle moto ci dissetiamo al baretto tanto per ringraziare dell’ospitalità e veniamo regolarmente derubati per 4 bibite ghiacciate (così impariamo!) Ma le sorprese non sono finite: la moto di Davide ha il cavo dell’acceleratore spezzato. Tutti i presenti negano di aver toccato la moto ma chissà come mai un meccanico è già in arrivo… Il tipo, che non parla altro che l’arabo, si dà da fare con apparente maestria ma senza nemmeno un attrezzo. Per fortuna ci siamo portati un kit supplementare di chiavi e strumenti vari sennò passavamo il Natale a El Jem… In quasi 3 ore la moto viene mezza smontata e il cavo originale sostituito con uno da freni di bicicletta opportunamente modificato (mica scemo il meccanico!). Speriamo tenga almeno fino al traghetto. Rientriamo a Sousse non prima di essere investiti da un temporale “breve ma intenso” (ma quanto piove in Tunisia?). Bagno in mare, doccia, cena e struscio…..

SABATO 22 AGOSTO – DA SOUSSE A TUNISI – KM 336

Primo giorno di Ramadam. Lasciamo il superalbergo diretti verso la penisola di Cap Bon. L’intento è di percorrerne il periplo per poi arrivare a Tunisi. Così RN 1 verso nord via Enfida fino a Hammamet (una palla di strada…), poi RC 27 costiera che fino a Komba è un delirio di traffico caotico. Da lì la strada migliora nettamente, segue l’andamento del litorale e scorre piacevolmente. Il panorama è ricco di ordinati uliveti. Ad El Haouaria si sale a Cap Bon. Percorrendo una salita spettacolare si arriva ad un punto morto oltre il quale un cartello poco convincente invita a non proseguire. 100 metri oltre si sbatte contro la recinzione di una proprietà nella quale spiccano una costruzione dominata da grandi antenne. Il custode, gentilissimo, ci lascia entrare permettendoci così di arrivare dopo pochi passi proprio sulla punta estrema del capo a picco sul mare, regalandoci la superba vista dell’orizzonte azzurro e del bianco faro sottostante. Un paio di cannoncini arrugginiti testimoniano il passato militare del sito, ora stazione di teletrasmissioni. Scendiamo di nuovo ad El haouaria per iniziare la via del ritorno sulla costa opposta della penisola. La RC 26 lascia la costa per correrne parallela nell’interno. E’ molto bella e si snoda tra dolci colline ricche di vegetazione che ricorda moltissimo la macchia mediterranea. A Sidi Aissa deviamo via Douala per Korbous dove ritroviamo il mare e sostiamo per il pranzo nel piccolo ristorantino Dhib pieno di mosche ma con una cucina squisita ed un proprietario gentilissimo. Riprendiamo poi il viaggio verso Tunisi, ritornando fino a Douala e, passando prima dalla sconnessa 345 e poi sulla RN 16 , arriviamo prima a Soliman e poi a Hammam Lif. Una brutta strada piena di brutto traffico ci porta direttamente alla Capitale. Ritorniamo volentieri all’Htl Yadis Ibn Khaldoun che ci aveva ospitato la prima notte. Lo raggiungiamo senza troppe difficoltà a metà pomeriggio. Le restanti ore di luce ci invitano a camminare un po’ nei dintorni fino alla grande arteria dell’Avenue Bourguiba che termina proprio alla Porte de France, ingresso principale della grande Medina. Alle 19:05 in punto la città si svuota completamente. E’ l’ora del tramonto che decreta il termine giornaliero del digiuno del Ramadam. Le vie sono deserte. Nemmeno un autobus, un taxi o un tram percorrono la città. La maggior parte della gente è nelle proprie case a mangiare. I pochi locali aperti accolgono i restanti. Dove prima dovevi prestare molta attenzione a come e quando attraversare la strada (nessuno rispetta i pedoni), ora potresti camminare sulla mezzeria per centinaia di metri. E’ un’atmosfera irreale quella che ci riporta all’Htl. Quando, dopo cena, usciamo a piedi, la città è di nuovo viva.

DOMENICA 23 AGOSTO – DA TUNISI A CARTAGINE E SIDI BOU SAID – KM 51

Dopo colazione prendiamo le moto e usciamo dalla città in direzione La Marsa verso Cartagine. Il traffico è veloce ma disordinato e l’asfalto è lucido. I primi cartelli che indicano il sito archeologico si iniziano a vedere ormai fuori città. Cartagine è sparpagliata su un’area vastissima, interrotta qua e là da ville private e tagliata in due dall’enorme residenza supersorvegliata del Presidente. Non osiamo pensare a quali e quanti tesori arricchiscano le abitazioni della zona…. Un biglietto cumulativo ci permette di visitare le Terme di Antonino, il Porto Punico, il Tophet (il cimitero dei sacrifici umani) e le ville romane con i loro mosaici. Proseguiamo poi per il noto villaggio bianco/blu di Sidi Bou Said, vera perla della costa. Anche oggi un caldo torrido ha accompagnato il nostro girovagare. Rientriamo in città per dedicare le ultime ore del pomeriggio alla visita del Museo del Bardo, secondo solo a quello del Cairo per importanza nel continente Africano. I mosaici romani, ben conservati e di qualità e dimensioni eccezionali, sono inseriti nell’eccezionale contestoofferto dalla stupenda architettura degli interni del palazzo che li ospita, già di per sé un museo. La sete ci obbliga a farci rapinare di nuovo dal piccolo chiosco all’esterno del Museo e ci fa riflettere su quali e quante disparità abbiamo incontrato nel viaggio. Basti pensare che una semplice bottiglia d’acqua da 1,5 litri è stata pagata in alcuni posti 0,5 DT e in altri 3 DT. Ed era sempre e solo acqua….. Anche qui il prezzo lo fa la richiesta… Al termine della giornata rientriamo in albergo per un po’ di relax, doccia, cena e gli ultimi 4 passi per digerire.

LUNEDI 24 AGOSTO – IMBARCO DA TUNISI PER GENOVA

Ci resta solo la mattinata per l’ultima visita del viaggio: la Medina. Andiamo in taxi alla Porte de France ed entriamo nel labirinto. Puntiamo subito verso la Grande Moschea ma purtroppo, causa il Ramadam, è chiusa. Non ci resta che seguire un tizio che ci porta su una terrazza dalla quale si gode un minimo di panorama sulla Moschea e su tuta la Medina. Vaghiamo (e “vagare” è il verbo giusto perché si fa fatica a orientarsi) per qualche ora nei vicoli, sorpresi dall’assenza totale della proverbiale insistenza dei venditori e dalla scarsissima presenza di turisti.. Rientrati in albergo, doccia, bagagli, spuntino, moto, pieno di benzina e alle 15:00 entriamo nel porto della Goulette. Le formalità doganali si sbrigano piuttosto velocemente e la nave è gia alla banchina. La sequenza di timbri, controlli, imbarco delle moto e consegna della cabina si svolge con attese minime. Salpiamo alle 18:30 locali con 1 ora e mezza di ritardo. Il mare è piatto…

MARTEDI 25 AGOSTO – DA GENOVA A CASA

Il mare ci ha graziato anche questa volta. Entriamo nel porto di Genova alle 17:30 circa italiane e ne usciamo in moto in meno di un’ora. L’autostrada Genova – Milano non ha molto da raccontare.

Game over.

EPILOGO

Vorremmo chiudere questo diario con alcuni consigli che riteniamo possano essere utili a chi, senza offesa per nessuno, non ci abbia ancora pensato. Abbiamo portato con noi molta roba. Qualcosa è risultato indispensabile, qualcos’altro superfluo. Tra le cose indispensabili citiamo:

  • Camel Bak o similare, ideale per bere anche durante la guida sia per il conducente che per il passeggero; tranne i primi sorsi dove è bollente (è quella contenuta nel tubetto esterno…), la temperatura dell’acqua si mantiene fresca per diverso tempo
  • Attrezzi vari: si trovano persone con ottime competenze meccaniche ma con pochi strumenti di lavoro
  • Talco per i piedi: viaggiando con stivali da moto mantiene asciutti piede, caviglia e polpaccio, evitando arrossamenti e vesciche
  • Nastro “americano”: spesso risolve brillantemente piccoli inconvenienti
  • Filo acceleratore e frizione: non si sa mai quando si rompono…
  • Sacchi lenzuolo: quando le lenzuola dei letti a disposizione non convincono…

Sul superfluo non ci sbilanciamo… Buona strada a tutti..

Paola & Marco



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche