Tour del nicaragua dopo 40 anni

Parto per il Nicaragua, il paese dove sono nata e da dove manco da 40 anni, finalmente rivedrò la mia patria, accompagnata da mio marito, che per tanti anni ha pazientemente ascoltato i miei racconti. Partenza da Bologna alle ore 6.00 con volo Lufthansa, che ci porta a Francoforte; dopo un ora d'attesa ripartiamo per Miami, per poi continuare il...
Scritto da: regi
tour del nicaragua dopo 40 anni
Partenza il: 03/01/2009
Ritorno il: 29/01/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Parto per il Nicaragua, il paese dove sono nata e da dove manco da 40 anni, finalmente rivedrò la mia patria, accompagnata da mio marito, che per tanti anni ha pazientemente ascoltato i miei racconti.

Partenza da Bologna alle ore 6.00 con volo Lufthansa, che ci porta a Francoforte; dopo un ora d’attesa ripartiamo per Miami, per poi continuare il volo verso Managua, l’emozione in questo ultimo tratto di volo aumenta, cerco d’ immaginare la mia terra , i suoi profumi e la sua gente . Atterriamo in piena notte, dopo un lungo viaggio che sembrava non terminare mai.

Il mattino seguente mi sveglio prestissimo con i canti degli uccelli, sembra quasi che mi diano il benvenuto nella mia terra.

A Managua alloggiamo presso nostri parenti, pero’ ce’ un piccolo albergo che si chiama “ Casa Fiedler “ , e’ economico e pulito, si trova nel reparto Bolonia. Ve lo possiamo consigliare, il proprietario e’ un nostro conoscente.

Managua e’ una città un po’ caotica, strade intasate di auto e autisti spericolati.

La città e’ stata purtroppo distrutta dal terremoto del 72, le bellezze di una volta non ci sono più, però una passeggiata al Malecon del lago Xolotlan con vista sui due vulcani Momotombo e Momotombito è da consigliare.

Vicino al Malecon si trovano le rovine della vecchia cattedrale, il palazzo della cultura, la casa presidenziale ed il teatro nazionale. Dal Malecon potete andare con un taxi a Acuacalinca, qui potete vedere le prime impronte umane del continente.

Molto caratteristico, un giro al mercato Huembes, troverete articoli d’artigianato di ogni genere, a buon prezzo, naturalmente contrattando sempre.

Sarete spesso avvicinati da persone che offrono il cambio dei dollari, se accettate, fatevi dare prima i Cordobas, controllate e poi date i vostri dollari, purtroppo i furbi ci sono anche in Nicaragua!! Dopo due giorni di riposo e visita a Managua, scegliamo di visitare Granada.

Partiamo al mattino presto con un taxi collettivo, economico e veloce. Percorriamo la famosa strada Panamericana, che inizia nel Nord America per arrivare fino al Cile. Ci piace il paesaggio, florida vegetazione , imponenti vulcani e bambini scalzi che al nostro passaggio salutano.

Granada ci accoglie con aria allegra e vivace. Facciamo subito un giro al mercato, caratteristico ma sinceramente, non molto pulito. Un vetturino ci avvicina, propone un giro in carrozza per visitare la città’ e dopo aver contrattato il prezzo, partiamo.

La carrozza viene trainata da un cavallo magrissimo, un po’ ci dispiace, ma pensiamo , “ se lavora avrà anche da mangiare”.

Percorrendo le strade ammiriamo le belle casa in stile coloniale, a volte riusciamo ad infilare lo sguardo in qualche entrata aperta e possiamo vedere i bellissimi patii.

Il nostro cavallo ci porta alla chiesa di San Francesco, molto bella, di un colore bluette stupendo, salendo la scalinata abbiamo una bella vista sul vulcano Mombacho, di fianco alla chiesa si trova l’entrata del museo omonimo dove si possono vedere reperti precolombiani.

Scendendo la scalinata, ci troviamo di fronte a delle belle case coloniali dai colori terracotta. Proseguiamo il giro, vediamo chiese, purtroppo non più’ di un bel colore bianco come erano una volta, ma macchiate di un color antracite, questo per causa dei vulcani, le loro eruzioni hanno lasciato il segno.

La nostra guida ora ci porta in una stradina con delle casa dipinte nei colori pastello e ci spiega che qui si trovano le prime casa di Granada e che queste case sono le prime del continente americano, visto che Granada e’ la città’ più’ vecchia del continente. Consigliamo a tutti di fare questo giro in carrozza che in fondo non costa molto.

La nostra visita continua a piedi fino al Malecon del lago Cocibolca, da qui prendiamo una barchetta, vogliamo pranzare in un ristorantino su uno degli isolotti, che sono centinaia ,su ognuno vive una famiglia indigena e su diversi ce’ qualche piccolo ristorantino.

Scendiamo su un isolotto, il ristorante me l’immaginavo diverso, era più’ che altro una baracca, con qualche tavolo di plastica sulla riva , pero’ la voglia di vivere il vero Nicaragua era grande. La Senora ci invita ad entrare nella cucina, lei e suo figlio 12 enne preparano il nostro pranzo, a fuoco aperto e con il minimo indispensabile. Aron, cosi si chiama il figlio, ci porta dopo circa 20 minuti un pesce chiamato Guapote, era stato pescato nel lago qualche ora prima, fritto, ricoperto di cipolla fresca, riso e banane fritte. Quando sbarcai ero scettica, ma dopo il primo assaggio non c’era dubbio, “ qui si mangia bene!”!! tutto a buon prezzo. Ripartiamo dopo una siesta, per Granada, felici delle ore passate sull’isolotto, ore di grande relax. Granada e’ veramente bella, per niente i Granadini la chiamano “ la gran Sultana “.

Dopo due giorni trascorsi con i nostri parenti, ripartiamo per Masaya, una cittadina a circa meta’ strada da Managua a Granada, luogo famoso per il suo folklore. Visitiamo il reparto dove vengono prodotte la famose amache, segue un giro al mercato ed il viaggio continua verso San Juan d’Oriente, un pueblo che produce ceramiche in stile precolombiano, si acquista a buon prezzo, naturalmente contrattando.

Da San Juan d’Oriente non e’ lontano il paesino chiamato Caterina, qui gli indios vivono di floricoltura. Salendo la stradina principale di Caterina, si arriva al Mirador, magnifica vista sulla laguna d’Apoyo, un cratere dove si e’ formato un lago dalle acque verde smeraldo. In lontananza si può’ anche vedere il lago Cocibolca. Ci godiamo questa magnifica vista ed un gruppo di suonatori di marimba rende lo spettacolo indimenticabile.

Al ritorno visitiamo il vulcano Masaya, e’ possibile salire fino al cratere ed osservare i fumi che risalgono dalla sua gola profonda, spettacolo unico, mai visto prima.

Come sempre seguono due giorni di riposo presso parenti e poi si riparte di nuovo, questa volta per Leon, la mia città’ natale.

Partiamo dal mercato Oriental con i vecchi scuolabus americani, il modo più’ economico di viaggiare in Nicaragua,e percorriamo la vecchia Carrettera a Leon ( la strada vecchia), bel panorama, il vulcano Momotombo segue il nostro viaggio fino al paesino chiamato la Paz Centro, da qui lascia il posto ad altri vulcani. Il viaggio in questi bus mi piace, e’ caratteristico , ad ogni fermata salgono venditori di ogni genere per poi riscendere alla partenza, i viaggiatori non sono solo persone, ogni tanto si sentono i coccodè delle galline, qualche passeggero porta degli iguana,pappagalli ed altri animali con se’, tutto molto divertente.

Finalmente imbocchiamo la strada che porta a Leon, l’emozione mi prende, m’aspetto di non riconoscere la mia città’, sarà’ sicuramente cambiata però m’accorgo di non vedere case moderne, non grandi costruzioni in cemento, insomma, non e’ cambiato niente, tutto e’ rimasto come 40 anni fa’, come se il tempo si fosse fermato.

Arriviamo a mezzogiorno in punto nella piazza principale, la bellissima cattedrale emana il suono della sirena di mezzogiorno e anche qui mi sembra di ricevere il benvenuto. Decidiamo di pranzare nel locale chiamato “ Sesteo “,che e’ di fronte alla cattedrale, qui venivo già’ 40 anni fa’ con la mia famiglia. In questo locale si mangia bene la cucina Nica,e’ pulito e non e’ caro, da raccomandare.

La nostra ricerca per un Hotel ci porta all’Hotel Austria che ci e’ stato consigliato, ma non ha più camere libere, cosi altri, alla fine pernottiamo in un alberghetto chiamato Hotel America, questo proprio non ve lo consiglio! Dopo una notte d’insonnia per colpa di questo albergo per niente pulito e confortevole, decidiamo di prenotare una stanza al Hotel El Convento, bellissimo Hotel , il più’ bello a Leon, fu un tempo un convento francescano. La nostra scelta ci soddisfa, anche se non era previsto un hotel di questo livello.

Esploriamo Leon, curiosa di rivedere luoghi frequentati nella mia infanzia , di pomeriggio , dopo aver visitato la bellissima cattedrale, ci sediamo nella piazza davanti ad essa, e colgo l’occasione per continuare i miei racconti dei momenti vissuti in questa città, e come sempre, mio marito m’ascolta con interesse e pazienza. Osserviamo la gente, bambini lustrascarpe si avvicinano per offrire una lustratina, facciamo amicizia e rispondiamo alle loro domande curiose, da dove veniamo etc.

Alla sera mangiamo di nuovo al Sesteo, nel tavolo vicino al marciapiede, dopo qualche boccone m’accorgo che una bambina segue ogni mia forchettata che porto alla bocca, la chiamo e le chiedo se ha fame, con occhi lucidi mi risponde di si ed io le lascio la mia cena, che consuma in un attimo.

Di sera la piazza e’ gremita di gente, chiediamo se c’è’ qualche festa, ci rispondono che ci sarà ‘ il presidente Ortega.

Alle 21.00 inizia la fiesta, balli sfrenati a ritmo di Merenge, il presidente arriva su un carro dal quale lancia cappellini e vari gadget ai leonesi che lo applaudono, c’è’ grande festa ed allegria, ma ce’ proprio da stare allegri?????? Il giorno seguente partiamo con una mia conoscente e la sua vecchia macchina , verso Leon Viejo, dove arriviamo dopo un lungo viaggio faticoso, per colpa della strada, che si trova in uno stato disastroso. Leon Viejo fu costruita dal conquistatore Francisco Hernadez de Cordoba, sulla riva del lago Cocibolca, ma eruzioni del vulcano Momotombo la distrussero e fu ricostruita nel punto dove si trova ora. Solo pochi anni fa sono state scoperte le rovine della vecchia Leon.

Decidiamo che il giorno seguente sarà’ di totale relax. Sveglia alle 7.00 del mattino, nostra amica e la sua vecchia macchina sono già pronte per accompagnarci a Poneloya, la spiaggia dei Leonesi, Qui passavo con la mia famiglia ogni fine settimana. Poneloya ci accoglie con grande silenzio, l’immensa spiaggia e’ deserta, sentiamo solo il rumore dell’Oceano Pacifico, un mare calmo, ma come ci dicono, pericoloso per via delle sue correnti. La spiaggia e’ di sabbia scura, quasi nera e fine, anche qui i vulcani hanno lasciato il loro segno . Troviamo alloggio nell’unico Hotel della spiaggia, il Lacayo , mangiamo pesce molto gustoso, ma non ce la sentiamo di consumare i molluschi crudi che ci vengono offerti. Dopo un pomeriggio di bagni e relax, ammiriamo un tramonto magnifico e rientriamo in città’.

Il giorno seguente lo passiamo dai nostri amici e parenti, visitiamo la casa dove sono nata, la casa dei nonni, la mia scuola e la sera , grande festa tutti insieme con la promessa di ritornare presto a Leon e non fra 40 anni.

Seguono i soliti 2 giorni dai parenti a Managua per poi partire verso l’Isola di Ometepe.

Si parte presto, con i vecchi scuolabus, arriviamo a San Jorge dopo circa 2 ore di viaggio un po stressante per colpa della guida e dei sorpassi azzardati dell’autista.

Imbarchiamo sul Ferryboat, dopo circa 40 minuti ci avviciniamo al molo di Moyogalpa e veniamo accolti con grande allegria da numerosi bambini, quali, tuffandosi nelle acque del lago , cantando e facendo capriole ci chiedono con un simpatico sorriso qualche Cordoba.

A Moyagalpa si trovano più’ che altro alberghi semplici e molte volte bisogna veramente avere lo spirito d’adattamento. Pernottiamo nella casa familiare “ El Cilotte”, in una stanza molto spartana.

Veniamo avvicinati da un signore che offre il giro dell’isola per 60 dollari e dopo aver preso informazioni sulla sua persona, accettiamo. Il giorno seguente si parte in Jeep alle 7.00 del mattino, Luiz ci mostra i punti più’ belli dell’isola e a mezzogiorno ci fermiamo a Playa Santo Domingo nel ristorante albergo “ El Paraiso “, dove pranziamo, la proprietaria è una signora austriaca. Dopo un rinfrescante bagno nel lago,continua il giro fino ad Altagracia dove si trova un museo con reperti Precolombiani, nella piazza si possono ammirare diversi idoli. Il rientro a Moyogalpa e’ verso le 17.00, il giro dell’isola e’ stato piacevole, ma anche faticoso.

La mattina seguente ripartiamo per Managua, la barca che ci porta a San Jorge ha sicuramente qualche annetto e bisogno d’una rinfrescata.

Vengono caricati oltre ai passeggeri,enormi rami di banano e come al solito qualche animale domestico.

Per nostra sfortuna, le acque del lago sono molto mosse, onde altissime, non sembra un lago ma un mare,( per questo fu chiamato dai conquistatori “ Mare dolce “) i rami di banano volano in qua e la’, ed il pensiero, che in questo lago si trovino gli unici squali d’acqua dolce al mondo , ci rende un po nervosi. Arriviamo puntuali a San Jorge, mio marito fa un sospiro di sollievo, lo stomaco non ce la faceva proprio più’.

Il viaggio di ritorno verso Managua e’ abbastanza regolare, senza sorpassi azzardati.

Si avvicinano gli ultimi giorni della nostra vacanza, pensiamo di non poter rientrare in Italia senza aver visitato anche la Costa Atlantica. Prenotiamo tre giorni a Great Corn Island ( isla del maiz ) nel Hotel Paraiso Beach.

L’aereo con quale partiamo e’ un po datato, pero’ il volo e’ ottimo.

A Bluefilds sostiamo per circa 30 minuti, poi si riparte per Corn Island, possiamo ammirare una bellissima vista sul Mar dei Caraibi, spiagge bianche ed mare turchese.

Corn Island è una piccola isola, i suoi abitanti, di pelle nera, discendono dagli schiavi che furono portati sul luogo, dagli Inglesi. L’unica strada che circonda l’isola è asfaltata solo in parte e ogni spostamento è consigliato di effettuarlo in taxi e di non avventurarsi in rischiose esplorazioni.

A Corn Island il turismo è quasi assente, i pochi alberghi sono semplici e l’isola non è molto pulita. Le spiagge più belle sono “ Pic Nik Center “ e Long Bay, qui la pulizia non lascia desiderare.

Il nostro Hotel Paraiso è composto da diversi ranchitos, arredati semplicemente,il ristorante idem, però la cena a base d’aragosta all’aglio è ottima e a buon prezzo.

La nostra vacanza l’abbiamo trascorsa nel mese di Gennaio, purtroppo non è stato possibile assistere ai festeggiamenti del “ Palo de Mayo “ che si festeggia nel mese di Maggio e dove si balla giorno e notte a ritmi sfrenati.

I tre giorni a Corn Island sono passati in fretta. All’imbarco, nel piccolo aeroporto, ci meravigliamo perché, oltre alle nostre valigie, veniamo pesati anche noi, lo capiamo quando vediamo l’aereo che ci dovrà portare a Managua, è minuscolo , può trasportare solamente 10 passeggeri ed al suo interno si fatica a stare in piedi. Con timore occupiamo il nostro posto, anche questa volta accompagnati da qualche gallinella.

Il piccolo velivolo si alza in volo , leggero, come un aeroplanino di carta, danzando fra le nuvole, ci riporta sani e salvi a Managua.

Atterriamo all’aeroporto A. Sandino, contenti, ma allo stesso tempo tristi, consapevoli che questo arrivo significa partire per l’Italia fra pochi giorni. Mi prometto di non lasciare più passare tanto tempo prima di ritornare nel mio paese cosi bello. Il Nicaragua è un paese povero ma ricco di tante bellezze naturali, laghi, vulcani, belle spiagge e la sua gente sempre allegra e gentile che ad ogni incontro ti augura, “ que todo te vaya bien !!” ( che tutto ti vada bene!)



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