Tour del belize: tra natura e archeologia
L’itinerario: CAYO SAN IGNACIO – SITO ARCHEOLOGICO DI XUNANTUNICH – MOUNTAIN PINE RIDGE – SITO ARCHEOLOGICO DI CARACOL – (FRIO) RIO ON POOLS – RAINFOREST MEDICINE TRAIL – BUTTERFLY FARM – ISOLA DI CAYE CAULKER: SHARK RAY VILLAGE, CORAL GARDEN, HOL CHAN MARINE RISERVE, SHARK RAY ALLEY – SAN PEDRO (AMBERGRISE CAYE) – BELIZE CITY – COMMUNITY BABOON SANCTUARY – SITO ARCHEOLOGICO DI LAMANAI – CROOKED TREE WILDLIFE SANCTUARY – SITO ARCHEOLOGICO DI ALTUN HA
*********************************** N.B. IL VIAGGIO COMINCIA E TERMINA IN GUATEMALA.
1° giorno in Belize, 14° giorno di viaggio (merc. 1 Agosto) CAYO SAN IGNACIO E SITO ARCHEOLOGICO DI XUNANTUNICH Il Belize è un paese piccolissimo e sorprendente.
Prima di scoprirne le sue bellezze, del Belize sapevo solo due cose: che qui era stato girato il film “Mosquito coast” (1986) di Peter Weir, quello con Harrison Ford e River Phoenix, e che Madonna aveva dedicato a un suo isolotto, Ambergrise Caye, la canzone “La isla bonita”. Poco conosciuto dal turismo di massa, il Belize, terra di pirati e bucanieri, è una delle zone meno abitate del Centro America: è grande quasi come la Lombardia, ma è abitato da soli 260.000 abitanti. Il resto è natura! La sua giungla fittissima nasconde meravigliosi siti Maya e numerosi parchi naturali (circa il 40% del territorio è riserva naturale) popolati da centinaia di specie animali; le sue coste sono lambite dal caldo Mar dei Carabi. Non mancano bei isolotti (i cayes) e fondali praticamente intatti. Per non parlare della sua fantastica barriera corallina, la seconda più grande del mondo, dopo quella australiana.
Partiamo, dunque, alla scoperta di questo paese, col desiderio di vedere i principali siti archeologici e la speranza di fare il bagno con squali, razze e i lamantini, miti mammiferi acquatici che Cristoforo Colombo scambiò per sirene! Il Belize è un paese tranquillo, ad eccezione di Belize City, dove la sera bisogna stare un po’ attenti. Prima di partire avevo letto di diverse aggressioni armate ai danni dei turisti che si recavano al sito di Caracol, ma, come abbiamo avuto modo di verificare, da quando si viene scortati dai rangers del parco il pericolo sembra scomparso. Per ulteriore sicurezza, prima di partire, al momento dell’acquisto dei voli aerei abbiamo stipulato una buona assicurazione sanitaria e abbiamo segnalato il nostro itinerario al Ministero degli Affari Esteri (www.Dovesiamonelmondo.It).
Entriamo in Belize partendo da Flores, in Guatemala.
Il trasferimento, con pulmino privato della San Juan Travel, costa (125QZ, circa 10 euro).
In frontiera sbrighiamo abbastanza velocemente le formalità di ingresso (coda per l’uscita dal Guatemala, coda per l’entrata in Belize). Dal confine ci sono 12 km per arrivare a San Ignacio. Il pulmino ci lascia lungo una delle strade principali della cittadina. Scendiamo solo noi! Troviamo una doppia con bagno nel caratteristico “Hi-Et Hotel” (40$B, pari a 20US$), una vecchia casa coloniale tutta di legno dipinto a sgargianti giallo-rosso. La casa è gestita da una simpatica famiglia e per entrare si passa dal loro salone. Un simpatico pappagallo verde ci dà il buongiorno (“Helloooooooo!”) e ride.
Anche se San Ignacio è ad un passo dal Guatemala e ospita una grande comunità di guatemaltechi rifugiatisi qui durante la guerra civile e mai rientrati, percepiamo comunque la diversità del Belize.
Qui la gente è scura, discendente degli Africani condotti ai Caraibi dalla vergognosa tratta degli schiavi.
La lingua parlata in Belize è ufficialmente l’inglese. In realtà noi più che altro abbiamo sentito il Creolo, una lingua poco comprensibile, specialmente quando viene parlata veloce. Si tratta di un misto di inglese, parole africane, un pizzico di spagnolo. Insomma, un miscuglio alquanto complesso! Ciò è dovuto alla storia del Belize, caso unico rispetto a tutti gli altri paesi centroamericani conquistati e dominati dagli Spagnoli del XVI secolo. Il Belize fu, infatti, trascurato dagli Spagnoli, che lo considerarono una terra poco ospitale. Era una terra difficile, frequentata da pirati e i bucanieri inglesi e scozzesi quali lo consideravano un luogo sicuro e inaccessibile, protetto dalla barriera corallina, difficilmente valicabile dai galeoni spagnoli. Di fatto terra inglese sin dal Cinquecento, il Belize fu conquistato ufficialmente dal Regno Unito nel 1798 e nel 1862 assunse il nome di Honduras Britannico, nome che conservò sino al 1973. Ancora oggi l’effige della regina Elisabetta II è impressa sui dollari beliziani, sia su carta che su metallo, e il paese fa parte del Commonwealth, cosa di cui i suoi abitanti sembrano essere orgogliosi. Il Belize è popolato da una ampia varietà etnica: il gruppo etnico più numeroso è quello dei Creoli, discendenti dall’unione tra schiavi africani e pirati inglesi. Altra forte etnia è quella dei Meticci (mestizos), discendenti dall’unione tra Europei e indios centroamericani. Una piccola parte della popolazione è tuttora discendente diretta dei Maya, mentre solo un 7% è di etnia Garifuna, ossia discendenti di indios sudamericani e di neri africani. Così composti, i Beliziani si sentono orgogliosamente diversi dai vicini paesi di cultura spagnola e affini alla Giamaica, di cui riprendono la cultura reggae (nelle acconciature e nella musica). Anche l’architettura delle case e dei villaggi cambia: appena oltrepassato il confine vediamo le tipiche case di legno a palafitte, dipinte con colori a pastello, dall’aria coloniale.
Ma parliamo di San Ignacio, vivace cittadina di oltre 13.000 abitanti che sorge nell’isolata Macal River Valley, una bella vallata tropicale. La cittadina, chiamata anche solo “Cayo”, isola, è situata sulle rive del fiume Macal River ed è collegata da un bel ponte in ferro sospeso, l’Hawksworth Bridge, con il paese di Sant’Elena. SAN IGNACIO è gradevole, ma non bella. Rappresenta un ottimo punto di partenza per visitare due bei siti archeologici e per escursioni in barca/canoa lungo il fiume, jeep o cavallo nella spettacolare Mountain Pine Ridge Forest Riserve. La vita di San Ignacio si concentra lungo due vie principali, Burns avenue e Hudson street. Qui si trovano hotel, ristorantini-caffetterie, agenzie viaggi. Qui si cena presto, molto presto e dopo le 21 diversi ristoranti non servono più. Abbiamo visto abbassare molte saracinesche tra le 21.30 e le 22! Chiediamo informazioni e scopriamo che il SITO DI XUNANTUNICH è tranquillamente raggiungibile da soli. Compriamo frutta fresca in una delle tante bancarelle ambulanti che si trovano in piazza e prendiamo un autobus pubblico (vanno bene quelli con capolinea Benque Viejo del Carmen), una sorta di scuola-bus americano, come ne abbiamo trovati anche in Guatemala.
12 km dopo l’autista ci fa scendere lungo un fiume, davanti al traghetto (gratuito) che conduce alla collina del sito. L’ora non è delle migliori! Una volta al di là del fiume realizziamo che percorrere il miglio in salita che ci separa dalle rovine, sotto al sole cocente, è impresa dura! Oltretutto non possiamo contare neppure in un passaggio, dato che abbiamo preso l’ultimo traghetto del mattino e il successivo, alle 13, passa dopo un’ora! Pian pianino saliamo sulla collina. Fortunatamente a poca distanza dalla biglietteria c’è una area di sosta con panche, a riparo dal sole. Accanto due piccoli negozietti vendono bibite fresche. Ci ristoriamo per un po’, poi ci dedichiamo al sito.
L’ingresso costa 10 $B, pari a 5 US$. Xunantuninch (lett. “Vergine di Pietra”) risale al periodo classico Maya (600-900 d.C.) e conserva un bellissimo tempio, “El Castillo”, che si erge 40 metri al di sopra della giungla sottostante. L’edificio, veramente spettacolare, conserva un bellissimo fregio, scoperto nel 1933. Intorno la natura è splendida, i prati verdissimi! Il sito offre scorci veramente belli, consiglio caldamente di visitarlo! Più tardi rientriamo in città, dopo aver ripreso un autobus aspettando sulla strada, davanti ai negozietti di souvenir.
Ci rilassiamo all’Eva’s restaurant & bar, un localino molto frequentato, che ha qualche postazione internet, non molto affidabile, e vende escursioni nei dintorni.
Sorseggiamo un freschissimo “smoothie” all’ananas (8 $B): gli smoothies (letteralmente: “dolcezze”) sono bibite a base di frutta o verdura, una via di mezzo tra una centrifuga, un frullato o uno shake…Molto buoni! Cena al ristorante “Serendib”, al 27 Burns Avenue. Oltre ai piatti cingalesi, il ristorante, con piacevole giardino interno dove cenare, offre ottimi piatti di pesce. Gustiamo un piatto di pesce e crostacei e uno di deliziose costolette di maiale (63 $B, circa 24 euro con carta di credito).
Dopo cena scoviamo un simpatico caffè-internet point, il “Caffè Cayo”, vicino al Casa Blanca Hotel, in Burns Avenue. Qui ci sono una dozzina di postazioni internet, con un veloce collegamento, ed è possibile chattare/scrivere mail e navigare gustando uno dei buonissimi cocktail preparati dalle proprietarie. Occhio, però: si chiude tra le 22 e le 22.30.
2° giorno in Belize, 15° giorno di viaggio (giov. 2 Agosto) SITO ARCHEOLOGICO DI CARACOL E RIO ON POOLS La giornata è dedicata al sito archeologico di Caracol.
L’escursione, organizzata da tutte le agenzie di Cayo, prevede stesse tappe e prezzi simili (130BZ).
Si veda ad es. http://www.Mayamountain.Com/ o http://www.Mayawalk.Com/html/caracol.Html Ci muoviamo con la Mayawalk, perché ci consente di pagare con carta di credito. Un pulmino parecchio rovinato e con un autista-guida che non farà nulla per rendersi simpatico, preleva noi e una coppia di simpatici Inglesi. Il viaggio è lungo, perché gli 86 km sono quasi tutti su strada non asfaltata.
Tra buche e scossoni arriviamo alla MOUNTAIN PINE RIDGE FOREST RISERVE, una riserva enorme, di oltre 700kmq di pinete tropicali, disseminata di con fiumi, cascate, grotte e popolata di uccelli.
Purtroppo qualche anno fa un vorace coleottero s’è mangiato il 20% dei pini della riserva. Ora l’animaletto è stato debellato, ma la guida ci dice che ci vorranno oltre vent’anni per riportare la riserva all’antico splendore.
In effetti attraversiamo zone devastate, dove scheletri di centinaia di pini si alzano da terra come stuzzicadenti. Superata l’ora di viaggio, raggiungiamo il CHIQUIBUL NATIONAL PARK. Sostiamo in una zona dove vivono i rangers della riserva. Una volta arrivati tutti i mezzi dei turisti, si fa una lunga colonna e si raggiunge, così scortati, il sito archeologico di Caracol, per un totale di 2 e ½ di viaggio.
Negli anni questa zona è stata teatro di aggressioni armate, ma questa nuova strategia pare stia dando frutti. Caracol (http://caracol.Org/) è il sito archeologico più importante del Belize. L’area archeologica è molto estesa, circa 88 km quadrati, e fu popolata a partire dal 300 a.C. Fino al 1150 d.C. Come altri siti sepolto per secoli nella giungla, Caracul fu scoperto solo nel 1938 e esplorato nel 1950.
Tra le strutture riportate alla luce quelle più importanti sono il Palazzo del Cielo (42 m), il Tempio dell’architrave di Legno, il Campo del Gioco della Palla, l’Acropoli che ospita una tomba Reale.
Un tempo si credeva che Caracol fosse solo un importante centro cerimoniale Maya, ma nel 1986 fu ritrovata una pietra di altare che raccontava della vittoria di Caracol sulla potentissima Tikal. Ciò ha modificato l’opinione degli storici, tanto da posizionare Caracol come la città Maya più importante del periodo medio-classico.
Il pranzo (riso e pollo insapori e lasciati al sole per ore, così come l’imbevibile e bollente bibita all’arancia) è da dimenticare, così come la guida, poco gentile, parla nel suo incomprensibile slang, tanto che gli Inglesi che sono con noi ci traducono in inglese (!) ciò che dice. Il ritorno, così come l’andata, avviene sotto scorta, con le jeep e i pulmini in fila indiana. Mangiamo chili della polvere sollevata dalle auto che ci precedono, dato che il nostro scassatissimo pulmino non ha l’aria condizionata! Poi, finalmente, ci fermiamo per una magnifica sosta! Tra il verde della Mountain Pine Ridge Forest Riserve si trova il RIO ON POOLS, una serie di cascatelle che terminano in una conca di acqua fresca e limpida. Ci concediamo un’ora di bagno ristoratore, divertendoci in queste splendide piscine naturali. Sulla strada del ritorno compiamo una deviazione per riportare in un lodge un turista. Ne approfittiamo per sbirciare, dall’alto, le FIVE SISTERS FALLS, cinque cascate cui si accede dall’omonimo hotel (http://www.Fivesisterslodge.Com/). La sera ceniamo nel piccolo ristorantino “Hanna’s”, dove gustiamo dell’ottimo cibo, tra cui una quesadilla da urlo (46 $B).
3° giorno in Belize, 16° giorno di viaggio (venerdì 3 Agosto) CAYO SAN IGNACIO: RAINFOREST MEDICINE TRAIL E BUTTERFLY FARM Probabilmente l’escursione più bella da San Ignacio è quella che porta alla grotta di Actun Tunichil Muknal, esplorata negli anni ’90 e contenente scheletri umani e reperti ceramica Maya. Noi però non ce la siamo sentita di affrontare un’escursione venduta come “facile”, ma in realtà complessa, dove bisogna nuotare nell’acqua fredda della caverna, camminare e arrampicarsi sulle rocce. Secondo quanto ci hanno detto gli Inglesi in escursione con noi a Caracol, bisogna essere un minimo allenati e i lividi che hanno addosso ne sono una prova. Oltretutto l’escursione è costosa, circa 85US$ a testa! Non ce la sentiamo e ripieghiamo su un’escursione vicina, quella al Rainforest Medicine Trail e alla Butterfly Farm (35US$, cestino del pranzo incluso). Ora, evitate di fare come noi, che ci siamo ritrovati a pagaiare per 2 ore e ½ all’andata e 2 ore al ritorno (aiutati dalla corrente)! Chiedete di andare in jeep, se non volete ustionarvi!!! C’è però da dire che fare l’escursione in canoa, lungo il Macal River, permette di immergersi in una natura incredibile, tra uccelli multicolori e farfalle splendide. In canoa si superano anche sei piccole rapide…Non sto a dire la fatica di remare controcorrente! La visita al Rainforest Medicine Trail (http://www.Chaacreek.Com/tours-activities/onsite/medicine/) è però curiosa. In mezzo al verde più rigoglioso, 13 km da San Ignacio, si trova questo centro di ricerca sulle piante e le erbe medicinali. L’idea di studiarne le proprietà venne a un medico, tale Eligio Pantì, morto 10 anni fa centenario e il progetto viene ancora portato avanti dai suoi collaboratori. Il centro produce e vende medicamenti naturali, molti dei quali risalenti ai Maya.
Alla biglietteria viene fornito un librino che spiega gli alberi che si incontrano sul sentiero nella giungla che è possibile percorrere in libertà. La passeggiata, molto piacevole, permette di ammirare alberi come l’albero della gomma, della copale, del cacao ecc… Terminata la visita ci sistemiamo in una delle due aree picnic per consumare il nostro pranzetto, poi una passeggiata saliamo alla piccola Butterfly Farm. Trattasi di una piccola serra dove nascono e vengono nutrite con frutta fresca le splendide farfalle azzurro simbolo del Belize, la Blu Belizean. Tappa curiosa, ma non fondamentale.
Nel complesso l’escursione si è rivelata piacevole, ma troppo pesante. In canoa si rientra alle 15/15.30, in pratica va via buona parte del giorno. Se le erbe incuriosiscono, meglio la soluzione auto (stesso prezzo, ma molto meno tempo!).
Cena “Martha s’ kitchen”: pizza più che discreta (17 euro, sì carta di credito).
4° giorno in Belize, 17° giorno di viaggio (sab. 4 Agosto) Isola di Caye Caulker Dopo tante fatiche, è tempo di dedicarci al Mar dei Caraibi! Per arrivare alle isolette più famose del Belize, Caye Caulker e Ambergrise Caye, si passa da Belize City e qui si prende un “water taxi”.
Le due isole sono molto diverse tra loro, salvo per le escursioni, di fatto uguali.
Delle due la più grande, curata, movimentata e costosa è Ambergrise Caye, o meglio San Pedro, la sua località più turistica.
Noi, però, scegliamo la piccola Caye Caulker, attirati dai suoi prezzi meno alti e dalla sua tranquillità.
Per arrivarci prendiamo un autobus di prima classe da San Ignacio. Lo prendiamo dal parcheggio dei taxi, attaccato all’incrocio principale, senza prenotare. Semplicemente, quando arriva saliamo e facciamo il biglietto. Occhio al freddo dell’aria condizionata! Portatevi un golfino! Percorriamo i 110 km che ci separano da Belize City sotto un diluvio universale. La stagione delle piogge è entrata nel vivo e da un po’ prendiamo pioggia (prima di sera e notte, ora anche di giorno). Passiamo anche da Belmopal, la brutta capitale del Belize. Poi arriviamo alla stazione Novelo’s, dove i taxi fanno la spola per portare i turisti all’imbarcadero, il Belize Marine Terminal. Da qui si parte per i due cayes settentrionali. Le corse della Caye Caulker Water Taxi Association (http://www.Cayecaulkerwatertaxi.Com/schedule.Html ) sono circa ogni ora o ora e ½. Compriamo il biglietto A/R con ritorno aperto (20US$). Il personale dell’imbarcazione carica prima i bagagli e poi i passeggeri. Impieghiamo 45 minuti per percorrere i 33km che ci separano dalla piccola Caye Caulker. L’impatto non è dei migliori, anzi è proprio deludente: sporcizia sul bagnasciuga, alghe in acqua, spiaggia minuscola… Sarebbero Caraibi, questi?! L’isoletta è più piccola di quanto mi aspettassi: solo 7 km per 0,6kmt.
Ci vivono solo 800 abitanti e non ci sono automobili, solo golf car elettrici adibiti a taxi.
Caye Caulker è girabile a piedi, perché le zone turistiche sono molto circoscritte. Ci sono due vie principali: una è Middle Street, dove si trovano due banche dove è possibile prelevare con carta di credito 24 h su 24.
L’altra è Front Street, che conduce allo Split, su a nord. Lungo questa via si concentrano gran parte dei 25 ristorantini dell’isola, ma anche negozi, agenzie viaggi e piccoli supermercati, per lo più gestiti da Cinesi. Altri ristorantini si trovano sulla spiaggia. Gli hotel trascurano generalmente i tratti di spiaggia che hanno davanti, per cui sporcizia, fogliame delle palme e resti delle alghe creano punti maleodoranti e sgradevoli, dove è impossibile fare il bagno. L’unico punto carino e piacevole è dato dalla spiaggia pubblica, a nord, vicino allo Split. Questo nome indica il punto in cui, anni fa, l’isoletta è stata letteralmente tagliata in due da un uragano. Oggi le due parti sono separate da un braccio di mare percorso da correnti notevoli. Per farla breve, Caye Caulker non è esattamente il posto ideale per chi cerca le classiche spiagge caraibiche, dato che le sue coste sono quasi del tutto ricoperte di mangrovie. Ciò che rende speciale questo luogo è la possibilità di effettuare spettacolari immersioni e di praticare lo snorkelling e pesca tra pesci e animali incredibili.
La barriera corallina del Belize è spettacolare, tuttavia, pur percorrendo tutta la lunghezza della costa del Belize, ne dista da un minimo di 1 km circa ad un massimo di 40 km circa, pertanto va raggiunta unicamente con escursioni in barca/motoscafo.
Troviamo posto al “Tropical Paradise Hotel” (http://tropicalparadisehotel.Com), con camere a partire da 50$B, ma anche cabanas e suites (130/170$B) e un buon ristorante con vista sul…Cimitero! Pranziamo una prima volta nel ristorantino. Lo rifaremo spesso, data la buona qualità del cibo e la cortesia del personale. Anche l’iniziale sconcertante vista sulle lapidi col passare del tempo diventa “normale”: in mezzo al piccolo cimitero passa un frequentato sentiero che collega la spiaggia con la via principale dell’isola.
Nel pomeriggio, dopo il bucato d’obbligo, ci rilassiamo in spiaggia, nonostante raffiche di vento via via più intense. Poi la pioggia ci costringe a trovare riparo al ristorante. Davanti a una originale Banana Colada, scrutiamo il cielo buio sul mare, che non promette nulla di buono… La pioggia non dà tregua e continua per tutta la sera e la notte. Ciò ci rammenta che siamo nella stagione degli uragani… Info su Caye Caulker: https://www.gocayecaulker.com/ e http://www.Cayecaulker.Com/. 5° giorno in Belize, 18° giorno di viaggio (domenica 5 Agosto) ISOLA DI CAYE CAULKER E’ una lunghissima domenica, quella che ci aspetta. Tra acquazzoni e apparenti schiarite, la giornata trascorre sotto la pioggia. A causa del maltempo moltissimi ristorantini e negozietti sono chiusi! Scoviamo un localino delizioso, “Amor y cafè”, dove servono eccellenti colazioni. Il localino, in Front Street, chiude alle 11.30. Ci gustiamo in tranquillità caffè e yogurt, tanto oggi non si esce per le escursioni in mare. Oltre a riposo e letture, abbiamo il tempo di visitare diverse agenzie viaggi per confrontare prezzi e escursioni alla barriera. Questo è un vero paradiso per i sub: da qui si può effettuare l’immersione più famosa di tutto il Belize, quella che porta al “Blue Hole”, un incredibile buco nato dallo sprofondamento di una grotta. Ora protetto come ‘Natural Monument’, il Blue Hole si trova nel Lighthouse Reef, il più esterno degli anelli corallini del Belize. E’ di 300 metri di diametro ed è profondo 135 metri. Tra i primi ad esplorarlo il mitico Jacques Cousteau. Ma anche per chi non fa immersioni c’è soddisfazione! Le agenzie organizzano gli stessi tour, più o meno alla stessa ora e con gli stessi prezzi. Più che concorrenza tendono a darsi una mano, completandosi a vicenda i gruppi, per ottimizzare spese e introiti.
I tour proposti sono in genere i seguenti: a) Local Reef Tour, un’escursione di mezza giornata che prevede tre facili punti dove fare snorkelling. Imperdibile il bagno tra le razze! (costo sui 60$B , incluso acqua e frutta fresca).
b) Hol Chan Tour, tour di una giornata con 3 fermate snorkelling nel parco marino di Hol Chan, nello Shark & Ray Alley e al Coral Gardens. Di solito questo tipo di tour prevede una sosta di un’ora e mezza/due a San Pedro (costo sui 90$B, incluso acqua e frutta fresca).
c) Manatee Tour, tour di una giornata alla scoperta dei lamantini, una specie a rischio di estinzione. Di solito questo tour include il pranzo (costo sui 100$B).
Ci accordiamo con l’agenzia “Big fish” ) per l’escursione dell’indomani.
Pranzo al “Sand box”, simpatico localino con la sabbia al posto del pavimento: la pasta non è malvagia, oppure siamo noi che siamo stufi di mangiare riso&pollo e ci accontentiamo di ogni cosa…
Cena all’ “Habanero”, carinissimo ristorante con tendenze brasiliane nel menù: piatti curati, ma un po’ troppo costosi.
6° giorno in Belize, 19° giorno di viaggio (lunedì 6 Agosto) ISOLA DI CAYE CAULKER: SNORKELLING AL LOCAL REEF Cambiamo hotel e ci trasferiamo nel più grazioso “Tree tops hotel” (www.Treetopsbelize.Com), 4 notti per un totale di 394.40$B, pari a 148 euro. Dopo la colazione, ancora al carinissimo “Amor y cafè”, ci prepariamo per la nostra prima escursione in mare. Non occorre portarsi l’attrezzatura, perché il costo comprende anche il noleggio di maschera&pinne.
Dato che sono anni che non ci cimentiamo nello snorkelling e ci sentiamo un po’ arrugginiti, scegliamo la facile escursione al Local Reef. Normalmente si scende in acqua con la guida e la si segue. Così facendo si riescono a vedere pesci che altrimenti passerebbero inosservati, come aragoste nascoste tra i sassi o curiose conchiglie abitate dai loro molluschi. In una delle tre tappe, allo Shark Ray Village, abbiamo modo di nuotare tra decine di razze, ma anche con qualche squaletto e qualche barracuda! Molto emozionante! Resto della giornata di relax e cena, ottima, a base di aragosta al “Tropical Paradise Hotel”.
7° giorno in Belize, 20° giorno di viaggio (martedì 7 Agosto) ISOLA DI CAYE CAULKER: SPLIT & PUBLIC BEACH Ci siamo cotti! E’ bastata mezza giornata di snorkelling e ci siamo letteralmente scottati i sederini e le gambe! Non è bastata la tintarella che già avevamo e neppure la protezione 30 della nostra crema… Ci prendiamo una giornata di calma e relax.
Colazione al nostro ormai preferito “Amor y cafè”, poi camminiamo sino alla spiaggia pubblica. Qui non c’è molto, a parte un piccolo ristorantino che prepara hamburger e hot dog, il “Lazy Lizard”.
La spiaggia però è carina, piuttosto pulita, e il mare è privo di alghe.
La giornata è caldissima e molto afosa.
Scopriamo che in assenza di brezza si scatenano dei minuscoli insettini chiamati sandflies! Sono un vero tormento! Nel pomeriggio rientriamo in hotel, per un po’ di riposo e fresco.
Buona cena, anche se non economica, nel bel ristorante “Don Corleone” (25 euro, sì carta di credito).
8° giorno in Belize, 21° giorno di viaggio (mercoledì 8 Agosto) ISOLA DI CAYE CAULKER: HOL CHAN MARINE RESERVE, SHARK & RAY ALLEY & SAN PEDRO E’ il giorno dell’escursione più affascinante: l’Hol Chan Tour.
Facciamo una sana colazione al “Tropical Paradise Hotel”, poi partiamo.
Il parco marino di Hol Chan permette di ammirare bellissimi coralli colorati a ventaglio e tantissimi pesci! Onestamente mi aspettavo qualcosa in più, tipo Ma Rosso, ma nel complesso restiamo affascinati dai coralli strani, simili a budini, e dai branchi di pesce. Restiamo letteralmente incantati dalla seconda tappa, lo Shark & Ray Alley. Qui abbiamo l’opportunità di nuotare con gli squali nutrice, un’emozione che descrivere a parole è difficile! L’escursione prevede una sosta di circa due ore a San Pedro, sull’isola di Ambergrise Caye (http://ambergriscaye.Com), la più grande del Belize. Eccola qua, “La Isla Bonita” che Madonna cantava nel 1986! Non posso fare a meno che canticchiare le note della canzone (“Last night I dreamt of San Pedro / Just like I’d never gone, I knew the song / A young girl with eyes like the desert / It all seems like yesterday, not far away / Tropical the island breeze / All of nature wild and free / This is where I long to be / La isla bonita / And when the samba played / The sun would set so high / Ring through my ears and sting my eyes / Your Spanish lullaby…”) mentre passeggiamo sulla bianca spiaggia del più mondano dei cayes beliziani. L’isola si trova a 24 km a nord da Caye Caulker ed è abitata da circa 2.000 persone, concentrate per lo più nella cittadina di San Pedro. Come impatto la cittadina ci sembra più curata e pulita di Caye Caulker. Tantissimi i suoi localini, concentrati tra lungomare e Barrier Reef Dr. Qui c’è il cemento e anche le automobili. L’atmosfera, comunque, sembra tranquilla e gradevole. I prezzi sono più alti. Pranziamo sulla spiaggia, al “Lily’s hotel”, dove campeggia un cartello col motto dell’isola: “No shirt, no shoes? No problem!” (niente camicia, niente scarpe? Nessun problema!).
Gironzoliamo tra i tanti negozietti per turisti, decidendo cosa acquistare. Optiamo per l’ottimo rum One Barrel / http://www.Traliqbelize.Com/rums.Html) e per le squisite marmellate e salse piccanti di Marie Sharp ). Poi è tempo di ripartire. Ci aspettano le ultime intense emozioni! Sostiamo alla barriera, dove abbiamo la possibilità di fare anche un po’ di snorkelling da soli. Vediamo ancora squali, ci passano sotto…È incredibile! Infine ci spostiamo dove il reef si apre e le correnti si fanno più forti.
Qui, improvvisamente, ci compaiono davanti tre lamantini! Resto come pietrificata per l’emozione! Questi miti bestioni dalla sagoma tondeggiante sono veramente grandi: arrivano sino a quattro metri e mezzo e pesano persino settecento chilogrammi. Sembra che sia stato Cristoforo Colombo il primo a scambiare questi animali per le mitologiche sirene, probabilmente perché le femmine hanno delle mammelle pettorali, e quando allattano il loro piccolo, lo sorreggono con le pinne pettorali, proprio come una donna” Con la loro aria goffa e tenera, queste splendide creature ci resteranno nel cuore! Cena all’ Herbal Tribe, senza infamia e senza lode.
9° giorno in Belize, 22° giorno di viaggio (giovedì 9 Agosto) Isola di Caye Caulker Ultima giornata di sole sull’isola.
Si comincia con un cielo nuvoloso che ci regala un violento acquazzone mentre facciamo colazione a base di uova e pancetta da “Glenda’s”.
Poi, lentamente, arriva il sole.
Torniamo alla spiaggia pubblica e passiamo ore di relax all’ombra delle palme, tra bagni e letture. Piacevole cena al “Sand box”, passeggiata sotto le stelle e poi in camera a preparare le valige.
10° giorno in Belize, 23° giorno di viaggio (venerdì 10 Agosto) BELIZE CITY: VISITA AL COMMUNITY BABOON SANCTUARY Prendiamo il primo water taxi disponibile, quello delle 6.30.
Abbiamo in previsione di trascorrere qualche giorno a Belize City, per visitare gli ultimi due siti archeologici Maya e due parchi naturali. I due siti sono raggiungibili anche dalle isole con escursioni non certo economiche (tra i 70 e i 90 dollari usa per persona). Da terra speriamo di spendere qualcosa in meno, anche perché la nostra guida Lonely Planet assicura che in città diversi hotel e agenzia le organizzano.
Errore!!! Visto poi com’è andata, consigliamo a chi è interessato ad Altun Ha e Lamanai di visitarle dai cayes. Arriviamo a Belize City che non sono ancora le otto. Troviamo una camera con bagno presso la “Isabel Guest House”, in un vicolo di Albert street, proprio attaccato allo Swing Bridge, il celebre ponte della città l’ultimo ponte al mondo ancora manovrato manualmente, all’alba e al tramonto. Colorata e caotica, coi suoi 54.000 ab. Belize City è la città più importante del paese, anche senza esserne la capitale (che è Belmopal). La parte meridionale della città è la zona commerciale con banche e negozi situati nelle piccole e colorate stradine che riportano al passato coloniale. Nella parte nord est, Fort Gorge, si trovano gli alberghi più belli, gli uffici governativi oltre alle tipiche case vittoriane in legno. Le due zone sono separate dal fiume Haulover Creek e collegate tramite lo Swing Bridge. Belize City non è una bella città. Ha un’aria fatiscente e trasandata e i suoi abitanti non brillano per disponibilità.
Come da consiglio della Lonely Planet ci rivolgiamo a due agenzie viaggi raccomandate (ahahahaha!).
a) Nella S & L Travel & Tours (http://www.Sltravelbelize.Com/) due impiegate visibilmente annoiate ascoltano le nostre richieste. Una delle due continua a truccarsi e limarsi le unghie per tutto il tempo; l’altra ci informa che non hanno in previsione alcun tour, salvo quello ad Altun Ha (90 US$ a testa), ma solo la settimana successiva! b) Nell’agenzia American Express Travel Service un’antipatica impiegata, che non ci sorride e non ci degna di un saluto, fa un paio di telefonate e poi ci comunica quanto segue: l’escursione al sito di Lamanai costa 130 US$ a testa, escluso pasto e ingresso (!); l’escursione ad Althun Ha, con sosta alla riserva di Crocked Tree, costa 150 US$ a testa, escluso pasto e ingressi (!). Scoppio a ridere, giuro! Usciamo dalle due agenzie con un gran nervoso: ci troviamo in una brutta città, giustamente senza turismo, e non sappiamo come muoverci.
Non ci scoraggiamo, però.
Torniamo al Belize Marine Terminal e scegliamo un taxista dalla faccia simpatica. Mr. Gerald Lewis (501-602-1041) è un rasta nero molto simpatico. Contrattiamo l’escursione di mezza giornata al Community Baboon Sanctuary (www.Howlermonkeys.Org), una riserva che intendevo vedere. Dato che non sembra esserci modo per raggiungerla in autobus, ci affidiamo al taxi (75 dollari usa per due persone). Il Community Baboon Sanctuary si trova a 42 km da Belize City ed è una riserva di 52kmq voluta e sostenuta dai locali proprietari terrieri, oltre 20 anni fa. Oggi sono oltre 200 i proprietari che proteggono la fitta foresta popolata da scimmie urlatrici e moltissime altre specie animali. Dopo una interessante visita al centro visitatori, ricco di fotografie e con qualche osso animale, come una impressionante testa di coccodrillo, ci armiamo di “scopetta scaccia mosche” e avanziamo nella foresta con una giungla. Scopriamo piante usate per ricavare medicinali naturali, nidi di termiti e formiche gigantesche, poi finalmente vediamo le scimmie in cima agli alberi. La guida raccoglie foglie particolari ed emette strani richiami con la gola. Come d’incanto le scimmie si svegliano e cominciano a scendere. Noto con sorpresa che hanno diversi piccoli! E’ un’emozione incredibile dare le foglie nelle manine delle scimmie…Riesco a toccare dolcemente la manina di un cucciolo che si allunga verso di me! Poi le scimmie risalgono verso il fitto della chioma e noi le lasciamo riposare.
Ci spostiamo di un po’ e troviamo i maschi. La guida si diverte a chiamarli e a far emettere loro l’incredibile suono che le rende famose: tale urlo viene emesso dai maschi, grazie ad uno speciale osso che funge da cassa vocale di risonanza, e può essere ascoltato a grande distanza. Le scimmie urlano solitamente all’alba, al tramonto o prima dei temporali. E’ considerato uno dei suoni più potenti udibili in natura! Diciamo che ricorda una specie di fortissimo ruggito! Rientriamo in città. Pranziamo da Big Daddie’s, all’interno del centro Commerciale, a due passi dal Belize Marine Terminal (dal ponte si vede la sua insegna), un locale molto frequentato, chiuso per cena.
Ottimi succhi e abbondanti e rustiche prime colazioni, anche a pranzo! Poi riposiamo qualche ora in hotel, dato che il clima pomeridiano di Belize City è veramente torrido e afoso! Scopriamo, su Albert street, un grande negozio, Brodie’s, dove si trovano negozi, generi alimentari, souvenir. Anche qui si compra rum One Barrel e le squisite marmellate e salse di Marie Sharp’s. Poi ci rechiamo in un ristorantino popolare, “Dit’s restaurant”, famoso per la squisita torta al cocco e per il cibo abbondante e a buon prezzo.
I piatti sono davvero pochi: la sera della nostra cena c’era solo il classico piatto deliziano,riso con fagioli e pollo oppure riso con fagioli e manzo.
A Belize City si cena prestissimo e si va a nanna prestissimo, non essendo una città turistica… Magari alloggiando negli hotel di lusso della zona di Fort Gorge District, quella dove si conservano le splendide case coloniali caraibiche, con le verande abbellite di piante e l’arredamento vimini, le cose sono diverse, chissà…
11° giorno in Belize, 24° giorno di viaggio (sabato 11 Agosto) BELIZE CITY: VISITA AL SITO ARCHEOLOGICO DI LAMANAI Lamanai (lett. “Coccodrillo Sommerso”), è il più impressionante sito Maya del Belize settentrionale.
Si trova in una riserva archeologica, sulle rive della New River Lagoon, in una terra verdissima, dove si trovano foresta, piantagioni di canna da zucchero, papaia, agrumi, mogano e lattice.
Il sito è stato solo in parte riportato alla luce e di recente (anni ‘70/’80) ed è raggiungibile solo con barca a motore: da Orange Walk occorrono circa 2 ore di navigazione su fiume! Per arrivarci prendiamo un autobus pubblico.
Qui la Lonely Planet toppa di brutto! Ci manda in una via veramente squallida e poco rassicurante, alla ricerca di una stazione dei bus che ha chiuso da molto tempo! Per strada un ragazzo intuisce che siamo nel posto sbagliato e, molto gentilmente, ci spiega che i bus per Lamanai partono dalla stazione Novelo’s. Addirittura ci accompagna, dandoci, lungo la strada, una divertente lezione di Creolo! Dopo un’ora e un quarto di viaggio, l’autobus ci lascia accanto a un ponte, a Tower Hill, diversi km prima di Orange Walk. Sotto al ponte scorrono le acque del fiume Laminai e si trovano le barche usate per le escursioni. Tuttavia non è possibile prendersi una barca da soli, ma occorre aspettare una delle due agenzie viaggi che operano in sede, la Reyes & Sons e la Jungle River Tours e aggregarsi a uno dei loro tour.
Pochi minuti dopo il nostro arrivo, veniamo raggiunti da una guida della Reyes & Sons che ci vende l’escursione al sito, ingresso e pranzo incluso, per 40 US$ a persona. La prendiamo e aspettiamo le 9.45 (1 h e ¾!), ora in cui arriva il resto del gruppo.
La giornata è splendida e la navigazione sul fiume bellissima.
Fiori e uccelli si susseguono in un paesaggio lussureggiante. Lungo il percorso in barca passiamo accanto al villaggio di Shipyard, dove vive una grande comunità menonita.
Questo gruppo protestante che, per i costumi ricorda un po’ gli Amish, sono grossi allevatori e produttori di pollame e anche ottimi agricoltori. Rifiutano la modernità, indossano abiti di fine Ottocento, non pagaro le tasse, né prestare servizio militare o civile e non votano. Poi, dove il fiume si allarga e finisce in una ampia laguna, scorgiamo un pontile. Attracchiamo e siamo sorpresi dal fatto di non riuscire a scorgere le rovine da riva! In effetti bisogna camminare un po’, addentrandoci in una giungla fitta e verdissima, per arrivare alle prime rovine.
Lungo la passeggiata vediamo enormi alberi e anche la splendida orchidea nera, il fiore simbolo del Belize. Lamanai fu abitato sin dal 1500 a.C., ma i primi edifici furono costruiti intorno all’800 a.C..
Diversamente da altri siti, Lamanai fu popolato sino all’arrivo degli Spagnoli, nel XVI secolo. Il sito è molto bello e conserva belle costruzioni dalle quali si gode una vista mozzafiato sul fiume e la giungla.
Il Tempio della Maschera fu costruito e rimaneggiato per un periodo lunghissimo, compreso tra III sec. A.C. E XIV d.C. Esso prende il nome dalla bellissima maschera alta 4 metri, raffigurante un volto con in testa un copricapo a forma di bocca di coccodrillo. Molto bella è la piramide del sito, alta ben 33 metri, chiamata Struttura n.10-43. Essa risale al 100 a.C. Ed è la parte più antica dell’attuale Lamanai. Vicino sorge un bel campo da gioco della pelota, famoso perché ospita ancora uno dei più grandi segnapunti Maya mai scoperti. Anche il Tempio del Giaguaro è davvero bello! Terminata l’escursione, è tempo di pranzo! Accanto al sito, non troppo lontano dal piccolo sito archeologico, mangiamo nella zona relax ombreggiata, organizzata con tavoli e panche. Il buffet prevede l’immancabile riso e pollo, insalata russa, verdura cruda, acqua e bibite fresche. Poi ripartiamo. Purtroppo grigi nuvoloni compaiono all’orizzonte e in breve la pioggia ci sorprende. Presto la pioggia si trasforma in diluvio e il viaggio di ritorno in barca sembra interminabile. Le cerate possono fare ben poco per proteggerci dal vento e dall’acqua gelida: arriviamo intirizziti, fortunatamente passa subito un autobus che va a Belize City! A bordo è impossibile sedersi, data la ressa, ma per lo meno fa caldo e riusciamo ad asciugarci velocemente. Arriviamo in città che è quasi sera, per cui andiamo direttamente a cena.
“Neria’s”, in Queen Street, sulla sinistra avendo il ponte alle spalle, è un localino simpatico in una zona veramente poco bella. Oltre ai piatti della tradizione beliziana, prepara anche buoni hamburgers.
Rientriamo in hotel subito dopo: nella zona portuale è meglio non andarsene a zonzo, anche perché non c’è assolutamente nulla da fare o vedere!
12° giorno in Belize, 25° giorno di viaggio (dom. 12 Agosto) BELIZE CITY: SITO ARCHEOLOGICO DI ALTUN HA E CROOKED TREE WILDLIFE SANCTUARY Le ultime due escursioni del viaggio le visitiamo affidandoci all’ormai amicone taxista Gerald, per la modica (!) cifra di 110US$ in due.
E la Lonely Planet la descriveva come zona d’interesse! Mah!!! La riserva del Crooked Tree (http://www.Belizeaudubon.Org/parks/ctws.Htm) sulla carta doveva essere un vero paradiso: 12 kmq di riserva, 275 specie di uccelli in una bellissima area verde in parte selvaggia e in parte coltivata a manghi e anacardi.
E invece…Invece la zona si rivela essere un villaggio abitato, dove passano jeep rumorose e la spazzatura è disseminata un po’ ovunque. Non mancano, all’interno della riserva (!) carcasse di vecchie auto arrugginite e case abbandonate e in rovina.
Ci sono, sì, uccelli, ma non tanti quanti le zanzare e neppure quanti ne abbiamo visti lungo la navigazione che ci ha portato a Lamanai. Quando le due ore di cammino, in buona parte lungo le insignificanti vie del villaggio, terminano al “Sam Tillett’s Hotel & Tour”, l’hotel di lusso che organizza l’escursione, ci rifiutiamo di pagare quanto chiesto. Scoppia una discussione accesa, alla fine paghiamo 20US$ (!), contro i 35 richiesti.
I casi sono due: o noi abbiamo trovato una guida inetta e abbiamo visto la parte meno interessante della riserva, oppure ‘sto posto è davvero una chiavica. In poche parole: altamente sconsigliato!!!! Abbastanza sconsolati e ancora una volta bagnati dalla pioggia che ci ha sorpreso nella ridente palude, ci spostiamo ad Altun Ha (lett. “Laghetto nella Roccia”), altro importantissimo sito archeologico Maya, probabilmente il secondo del Belize, dopo Caracol.
Il sito non delude! Altun Ha (lett. “Laghetto nella Roccia”) risale al periodo pre-classico (600 a.C.) e un tempo era un importante centro commerciale ed agricolo, almeno sino al 900 d.C., quando improvvisamente si spopolò. Gran parte dei templi riportati alla luce risalgono al tardo periodo classico e si trovano su due ampie piazze, la Plaza A e la Plaza B. Sulla Plaza B si trova la più importante struttura, il Tempio degli Altari in Muratura (metà VII sec.), sul quale venivano bruciate le resine durante i sacrifici.
Sulla Plaza A si trova il Tempio della Tomba Verde. Curiosità: la birra più bevuta in Belize si chiama Belikin e riporta sull’etichetta proprio l’immagine stilizzata del Tempio degli Altari in Muratura. Sulla strada del ritorno decidiamo di lasciare il Belize, col pullman delle 14 che collega Belize City con Flores.
Lasciamo di corsa l’hotel e corriamo al Belize Marine Terminal. Al suo interno i chioschi di bibite e patatine vendono anche i biglietti del bus per il Messico e il Guatemala. Piove ancora, sappiamo che un tifone si sta avvicinando e noi siamo ben lieti di tornare in Guatemala.
Abbiamo visto siti affascinanti e nuotato con creature affascinanti e queste sono emozioni che non dimenticheremo mai! In poche ore siamo alla frontiera col Giatemala.
Ricordo che per uscire dal Belize via terra si paga una tassa di uscita di 37,50 $B, pari a 18,50 US$. Se si lascia il paese in aereo la tassa è invece di 35 US$.
n.B. In Belize il cambio è fisso. 1US$ = 2,00$B Si consiglia di partire con dollari americani e carte di credito. Gli euro sono ancora poco conosciuti e non accettati.
GUIDE, DIARI DI VIAGGIO E LIBRI DA NOI UTILIZZATI: – La guida di viaggio “Guatemala e Belize”a cura di Gorry e Vidgen, Guide EDT/Lonely Planet – Il sito nazionale del turismo Belize Tourism Board: www.Belizetourism.Org – I diari di viaggio on line, come: http://www.Edt.It/comunita/lettere/lettere.Php?p=BZ http://www.Imondonauti.It/ – I libri: “Il mondo dei Maya” di Von Haghen, grandi tascabili Newton ed.; “I Maya. Antiche città” di Marino Cattelan, Eurografica ed.; “Maya. Una magnifica civiltà”, fascicoli I e II della raccolta “Antiche civiltà”, Hobby & Work ed.; Prima di partire si consiglia di registrare i dati relativi al viaggio che si intende effettuare sul sito: www.Dovesiamonelmondo.It, a cura del Ministero degli Affari Esteri IN VALIGIA: – K-Way – adattatore multipresa: qui servono le lamelle piatte! – Autan o similare per zanzare e insetti – medicinali, specialmente stick post-puntura di insetti, antidiarroici, fermenti lattici, antibiotico, termometro e Tachipirina… – crema solare ad alto fattore di protezione APPUNTI DI CUCINA BELIZIANA La cucina beliziana è abbastanza monotona e il piatto forte è costituito da riso, solo o con fagioli, accompagnato da carne, solitamente pollo, o pesce. Spesso tali piatti sono accompagnati da salse saporite e piccanti e da patate fritte. Pesce e crostacei sono buoni, però rifiutate le aragoste fuori stagione (quando cioè si riproducono, da metà marzo a metà luglio) o di dimensioni inferiori a quelle permesse per la loro pesca (le chiamano short o baby): la legge vieta severamente la pesca durante il periodo della riproduzione per salvaguardare la vita della specie. La frutta è eccellente e comprende ananas, melone, cocomero, papaia, banane, mango.
Il cocco è solitamente usato per cucinare e essere bevuto, non come frutto fresco. Molto diffusi sono gli “smoothie” alla frutta, sono bibite a base di frutta che sono una via di mezzo tra una centrifuga, un frullato o uno shake…Molto buoni! La birra nazionale è la Belize beer, non molto alcolica e gradevole. Buona anche la Lighthouse, degli stessi produttori. Ottimo il rum One Barrel, presente in molti cocktail a base di frutta. Diffuso anche il rum al cocco, di colore bianco.
Da non perdere: le salse piccanti e le marmellate esotiche di Marie Sharp’s ).