Tour de France 3

Dalle coste della Normandia a Parigi, tra il fascino di Mont Saint-Michel e le bellezze della capitale
Scritto da: Lara B
tour de france 3
Partenza il: 24/09/2018
Ritorno il: 27/09/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Per la serie: la prendiamo come viene e impariamo a godere di quello che abbiamo invece di piangere su quello che non è potuto essere. Un contrattempo burocratico stravolge i programmi, ma dopo l’irritazione iniziale prevale il senso pratico… vietato perdersi d’animo, e via a una nuova organizzazione!

24 SETTEMBRE 2018

Volo prenotato con Ryanair in partenza da Bologna alle 7.05, un’ora e quaranta minuti dopo atterriamo al desolato aeroporto a circa 70 km da Parigi Parigi Beauvais, contenti e sorridenti per avere davanti a noi quattro giorni in giro per la Francia del nord, tra Mont Saint Michel e la zona dello sbarco del D-Day, in piena libertà e liberi da vincoli di orari precisi, con la nostra auto a noleggio… sogni che si infrangono miseramente all‘agenzia di noleggio Firefly quando per il deposito cauzionale presentiamo la nostra carta di credito prepagata che pur avendoci portato in tutto il resto del mondo, viene miseramente rifiutata qui in Francia, non ne vogliono proprio neanche sentir parlare e, un po’ in malo modo, neanche controllano che ci sia credito sufficiente, sembrano addirittura schifati dal solo toccarla.

Siamo increduli. Eppure ce la rifiutano anche agli altri noleggi, così come ci rifiutano addirittura il contante, insomma in Francia se non ti presenti con una carta di credito ordinaria, a tuo nome, non puoi ritirare un auto a noleggio GIA’ PAGATA. Sorvolo su tutti i tentativi, arrabbiature, telefonate e attese delle ore successive per arrivare al momento in cui ci arrendiamo al fatto di essere appiedati e che probabilmente salteranno buona parte dei programmi per i giorni successivi. Grazie alla disponibilità dell’impiegata del punto informazioni dell’aeroporto, contrariamente a quelle dei noleggi auto che ci hanno trattato con molta superficialità e non ci hanno dato un benché minimo aiuto per venirne fuori, tranne dirci che raggiungere Mont Saint Michel con i mezzi è “molto difficile”, riusciamo a fare un programma degli spostamenti facendo un gran casino di mezzi pubblici. L’alternativa è un taxi privato che ci costerebbe circa 600 euro solo andata. Neanche ne discutiamo.

Non voglio tediare con i malumori generati da questa cosa, tralasciando praticamente il racconto del resto della giornata, riporto solo brevemente l’itinerario che abbiamo fatto e alcune informazioni pratiche di sopravvivenza, se possono essere utili:

– intanto dall’aeroporto di Beauvais si arriva al parcheggio Pershing a Parigi accanto a Porte Malliot (€ 17,00 a testa solo andata)

– uscendo e costeggiando il palazzo dei Congressi verso la grande rotonda si trova la stazione della metropolitana di Porte Malliot

– da qui si prende la linea 1 in direzione Chateau de Vincennes, alla stazione di Champs Elysees (terza fermata) bisogna cambiare e prendere la linea 13 in direzione Chatillon-Montrouge, e scendere alla quinta fermata che è Gare Montparnasse (€ 1,90 a testa)

– spostandosi nella zona della stazione ferroviaria bisogna cercare le biglietterie della TGV, attenzione perché ogni compagnia ha le sue biglietterie e non tutte hanno le stesse destinazioni. Se si sbaglia biglietteria si perde solo tempo a far della fila per nulla, come è capitato a noi. Noi poi arrivati nel posto giusto abbiamo trovato solo biglietterie automatiche, che hanno accettato la nostra schifata carta di credito prepagata… (€ 70,00 a testa solo andata)

– con il treno si arriva a Rennes in un’ora e mezza circa

– appena fuori dalla stazione dei treni c’è poi la stazione dei pullman, ma gli ultimi per Mont Saint Michel partono verso le 16.30, poi non ce ne sono più fino al giorno successivo

– noi ovviamente siamo arrivati troppo tardi e l’unico modo per muoverci è stato prendere un taxi, perché avevamo l’hotel già prenotato (e pagato) vicino a Mont Saint Michel, che ci è costato la bellezza di € 125,60. Lo stesso tratto al rientro in pullman ci è costato € 15,00 a testa

Comunque alla fine a Mont Saint Michel ci arriviamo. Alle 19 passate ma ci arriviamo e si presenta subito un altro problema: la zona dove abbiamo l’albergo (Hotel Arcantis Le Beauvoir) si trova a circa 2 km dalla zona di La Caserne, dove ci sono hotel più costosi e i parcheggi obbligatori per le auto, da lì poi ci muove o a piedi o con le navette gratuite perché manca ancora 1 km per raggiungere il monte. Ma noi lì ci dobbiamo arrivare e senza l’auto è un problema perché le navette qui non arrivano.

Ci viene in mente di noleggiare due biciclette e ci viene indicato il Camping aux Pommiers, poco distante dall’hotel. Nonostante sia già chiuso e non siamo loro ospiti, l’addetta ha pena per noi e con una cauzione di 200 euro e un prezzo non definito, ci mette a disposizione le bici fino al mattino successivo.

Voliamo quindi verso Mont Saint Michel mentre il sole cala. Passiamo lungo la strada, ci facciamo intimorire dalla sbarra che a un certo punto impedisce il transito verso il monte e proseguiamo per il percorso obbligato per finire in mezzo ai parcheggi ormai vuoti. Proseguiamo per ritornare sulla via principale rendendoci conto che a quest’ora potevamo anche tirare dritto e finiamo nella zona degli hotel e dei negozi di La Caserne, a cui si accede in auto solo tramite un codice che apre la sbarra di prima fornito direttamente dall’hotel se si è ospiti.

Con la bici arriviamo fino alla passerella pedonale, ci accertiamo di poter entrare (l’ingresso alle bici è vietato dalle 10 alle 18, per ragioni di sicurezza ed eccessivo affollamento immagino) e vista l’ora andiamo avanti e attraversiamo tutta la baia fino ai piedi del monte, non c’è quasi nessuno e si sente il rumore dell’acqua che sale, pian piano si accendono le luci e sale una luna meravigliosa e un bel vento freddo.

Rimaniamo un’ora ad ammirare il monte dal basso, la marea che sale annega il nostro malumore lasciando spazio allo stupore e all’ammirazione del monte che si illumina con il calare del sole. Ci sono cartelli con date e orari di cui non capiamo il significato esatto, ma sono un po’ diversi da quelli che avevamo trovato su internet, e altri che parlano di qualcosa approposito di una diga. Ora non capiamo se ci siano momenti in cui non si possa passare, ma non approfondiamo, per oggi basta preoccupazioni, vediamo che ci sono ancora delle navette che domani potremmo utilizzare per rifare questo percorso, dato che avremo la valigia con noi, perché la seconda notte l’abbiamo prenotata all’interno del borgo vero e proprio, e per adesso ci basta.

Torniamo indietro verso le 21.00 per cenare nel nostro hotel, molto stanchi e amareggiati per il disagio che ci ha provocato la mancata consegna dell’auto, ma almeno questa giornata non è stata interamente persa, solo quasi, le biciclette sono state un’ottima idea che ci ha permesso almeno di salvare la serata. Ma i francesi continuano a stupirmi: ora vorrei ordinare un menù bimbi, perché non ho molta fame e mi fa voglia quello che c’è e non me lo fanno perché non sono una bambina. Non credo alle mie orecchie e ordino un hamburger che non si rivela neanche tanto buono.

E prendiamola così: vedremo dove ci porterà il destino per i prossimi giorni e cosa ci riserverà la vacanza.

25 SETTEMBRE 2018

La sveglia suona alle 7.00 ma fuori è ancora buio. Ci alziamo con calma, tempo di scrollarci di dosso la rabbia per quanto successo ieri che ancora non si è assopita del tutto e appena inizia ad albeggiare usciamo, riprendiamo le bici e torniamo verso il monte. E’ molto freddo, abbiamo addosso praticamente tutto quello che avevamo in valigia, ma le mani sono nude e intirizzite dopo pochi metri. Ripassiamo davanti alla zona del La Caserne, ancora addormentata, e arriviamo alla passerella dove ci accoglie il sole, una palla di fuoco appena sopra l’orizzonte che inizia ad illuminare tutto quanto attorno a noi.

Ci fermiamo all’inizio della passerella, appoggiamo le bici e saliamo sulla diga per ammirare il suggestivo paesaggio in cui le prime luci del giorno lottano con la nebbia che si leva dall’acqua. Siamo senza parole, è talmente bello che sembra un dipinto: il monte da l’impressione di essere sospeso nell’aria, dolcemente avvolto da fumo, e i raggi del sole iniziano ad illuminarne alcune parti accendendole di un caldo rosa, come se si stesse svegliando dopo un sonno ristoratore.

Riprese le bici arriviamo fino ai piedi del monte fermandoci di tanto in tanto per guardare la marea che, dopo essersi ritirata durante la notte, sta facendo di nuovo il suo ingresso nella baia creando correnti ben visibili a occhio nudo e, con un po’ di pazienza, si vede tranquillamente pian piano l’acqua alzarsi e gli isolotti sommergersi.

Rimaniamo un po’, sbirciamo dentro le mura ma ancora c’è pochissima gente in giro ed è tutto chiuso, torneremo dopo.

Completamente congelati torniamo al campeggio per restituire le bici e troviamo due ragazze carine, le prime che ci danno un concreto aiuto per cavarcela quest’oggi: dopo aver restituito le bici e aver pagato 20 euro in tutto per il noleggio, ci informano sugli orari e i costi del bus per raggiungere il monte, ce n’è uno ogni ora e mezza e il prossimo sarà alle 10.18, ci danno un opuscolo con evidenziata la nostra fermata e ci spiegano dove trovarla. Purtroppo non conoscono nessuno che possa organizzare dei tour per la zona del D-Day, e sono molto dispiaciute.

Con tanti ringraziamenti torniamo al nostro hotel dove facciamo colazione e recuperiamo la valigia, salutiamo velocemente i nostri distaccati ristoratori e ci avviamo alla fermata poco distante. Arriva puntuale il bus, facciamo il biglietto da 2,90 – stavolta a testa – per fare 3 chilometri, ma almeno ci porta proprio sotto al monte, in fondo alla passerella. Intanto iniziano ad arrivare le orde di turisti a piedi, in navetta, in carrozza trainata da cavalli…addio quiete della sera e del mattino presto.

Scendiamo e ci arrampichiamo per la salita che dalla porta principale si inerpica per il paese, troviamo subito l’hotel Mounton Blanc, prenotato per stanotte che avrà la camera pronta solo alle 16, ma gentilmente ci tiene in deposito la valigia così siamo più liberi di girare.

Retrocediamo fino all’ufficio turistico, e anche qui, per fortuna, una ragazza molto disponibile ci da tutte le informazioni che ci servono per tornare a Rennes, gli orari e le piantine per trovare la fermata del bus e inoltre si segna il nostro numero di telefono e ci promette che proverà ad organizzare il tour nelle spiagge, anche se da qui è un po’ complesso, ma se riesce ci farà sapere.

Con un filo di speranza, iniziamo la vista a Mont Saint Michel, ci armiamo di panini per il pranzo (19 euro per due panini, un bottiglietta d’acqua e una coca) e cominciamo dalla passeggiata sulle mura, è veramente uno spettacolo, la baia è ancora invasa dall’acqua ma presto scenderà, la luce del mattino illumina le mura e le case, il cielo è di un bel colore blu e la temperatura inizia ad alzarsi.

Siamo fermi ad ogni passo, a guardare, a fotografare, a meravigliarci. Pian piano arriviamo all’abbazia, entriamo e la visitiamo con l’uso dell’ottima audio guida. Nonostante il paese sia pienissimo di persone e la passerella – visibile da quasi tutti i punti del monte – un mare di gente in movimento, qui dentro non c’è molta calca, sarà perché ormai è ora di pranzo. Ci mettiamo un’ora e mezza, circa, forse un po’ di più ma la prendiamo veramente con calma, ascoltando tutto e riposandoci ogni tanto e non ci annoiamo di certo. Dalla terrazza dell’abbazia si vedono bene gli isolotti della baia e l’arcipelago delle Iles Chausey da cui è stato prelevato il granito per la sua costruzione, inoltre ci sono diversi gruppi di persone che, ora che la marea è completamente scesa, stanno attraversando la baia a piedi scortati da una guida, unico modo per fare questo tipo di escursione.

Deve essere molto divertente, arrivano in lontananza suoni di risate e giochi, non capiamo bene come funziona, se siano scalzi o se abbiano degli stivali, di sicuro hanno tutti i pantaloni corti, secondo me qualcuno è pure in mutande. Ci viene voglia di provare e ci ripromettiamo all’uscita di andare ad informarci.

Intanto finiamo la visita dell’abbazia e all’uscita ne approfittiamo per mangiare i nostri panini in compagnia di un gabbiano affamato e non pauroso con cui li dividiamo.

Torniamo all’ufficio turistico attraversando di nuovo la via principale e chiediamo informazioni per la visita alla baia ma demordiamo, sono visite impegnative, da 3 a 6 ore, quella più breve di un’ora e mezza per chi ha bambini, oggi non è prevista. Possiamo però fare il giro dell’isola da soli, senza allontanarci dalle mura, inoltre ci informa che per il tour del D-Day avevano trovato qualcosa, ma per domani era già tutto pieno. La poveretta ci ha proposto mille cose alternative, spostandoci domani con il treno per una città vicina, avremmo potuto usufruire di un’agenzia per il giorno successivo. Ci abbiamo pensato un po’, ma avendo l’aereo nella serata di giovedì, nessuna di queste era percorribile per noi a causa dei tempi degli spostamenti con i mezzi… mannaggia. Rabbia, rabbia, rabbia che risale.

Proviamo a fare il giro a piedi da soli. Inizialmente non c’è male, un po’ di malta e un po’ di sassi, poi diventa un po’ più impervia perché i sassi diventano più grandi e più spigolosi e inoltre è impossibile non sporcarsi, ma è bellissimo avere tutta la baia davanti nella sua sconfinatezza, nel suo silenzio, con le persone delle visite guidate piccine piccine come puntini nel deserto che sembrano vicine, ma in questa dimensione si perde un po’ il senso della misura e sono molto lontane, infatti non si sentono quasi voci.

Con un po’ difficoltà facciamo tutto il giro e non ci vuole neanche tanto, meno di un ora, andando con calma. La marea è nel suo punto più basso e attorno a noi non c’è acqua ma sabbia bagnata, da qualche parte, un po’ più lontano, sabbie mobili ma non si percepisce la differenza, ovunque è scritto che non si può girare senza una guida esperta e noi passiamo costeggiando le mura sui sassi.

Ma nell’ultimo pezzettino, quando è già in vista la passerella dalla parte opposta rispetto a dove siamo partiti, i sassi non ci sono più e dobbiamo camminare sulla sabbia bagnata dapprima un po’ dura, poi via via sempre più melmosa finché è impossibile proseguire senza sporcarsi tutte le scarpe. Decido allora di toglierle e fare l’ultimo pezzo a piedi nudi.

Dovremmo essere sicuri costeggiando le mura, ma quando vediamo una scolaresca arrivare dal largo della baia con la sua guida e avvicinarsi al monte, sicuramente verso la fine della loro gita, deviamo e li raggiungiamo, un po’ perché siamo più sicuri a passare dove passano loro, e un po’ perché così proviamo l’emozione di una mini escursione anche noi, infatti loro non passano vicino le mura ma proseguono dritti verso la passerella, passano sotto e si avvicinano solo dall’altra parte. Lo facciamo anche noi, io a piedi nudi, Paso con le scarpe che ne escono in condizioni pietose. Il contatto è piacevole, la sabbia non è particolarmente fredda e l’odore ricorda un po’ quello del fango termale, solo in alcuni punti bisogna fare attenzione perché la consistenza argillosa del fondo, quando c’è un pochino d’acqua, tende a diventare scivolosa.

Contenti di aver vissuto un pezzettino di baia anche noi approdiamo vicino alla porta di Fanils, quella secondaria, accanto a quella principale ma un po’ più bassa come quota, risaliamo e ci sediamo sul cemento ad asciugarci, ci siamo un po’ sporcati di fango anche i pantaloni, ma quando si asciuga viene via bene.

Appena possibile infilo le scarpe e rientriamo a in paese dove facciamo un po’ di acquisti e andiamo all’hotel per prendere possesso della nostra camera e sistemarci un po’.

È ancora pieno di gente dappertutto, ma adesso la fiumana umana inizia a percorrere la passerella in senso contrario, lasciando presagire un tendenziale svuotamento.

In hotel è tutto pronto per noi, ci danno la camera che rimane distaccata, in una viuzza laterale, e ci mostrano la sala per la colazione di domani mattina. Facciamo una doccia e ci riposiamo un po’, poi verso le 18.00 usciamo di nuovo. La gente è decisamente meno.

Percorriamo la strada principale verso l’alto, con una tappa nella chiesa di Saint Pierre che è proprio attaccata alla nostra camera, fino alla Torre Nord, indicata come il punto migliore per vedere la marea. Non abbiamo ancora capito bene come funziona, ma ho il sospetto che siccome l’orario indicato nella tabella, che per stasera è 20.29, è quello del punto di massima alta marea, l’acqua inizi a defluire e ricoprire la baia un po’ prima e quindi l’orario indicato sia semplicemente il momento di massima oltre il quale si inverte poi la tendenza, ma non mi so rendere conto se il coefficiente 89, previsto sempre per stasera e non è il massimo che può arrivare fino a 110/111, sia sufficiente a rendere l’evento apprezzabile. Staremo a vedere nelle prossime due ore, che saremo in giro, cosa succede.

Giriamo un po’ avanti e indietro per il paese e per le mura e per il momento fuori tutto è tranquillo. Allora scendiamo, usciamo dalla porta principale e rientriamo nell’altra, quella di Fanils, per passeggiare anche sull’altro lato in cui ancora non siamo arrivati, e mentre stiamo salendo per la prima salita succede la magia: dapprima sentiamo un rumore, un fruscio lontano che non capiamo cos’è, poi realizziamo che sembra… acqua? Buttiamo l’occhio verso la baia e… una riga di schiuma bianca alta alcuni centimetri (o di più, da lontano non si percepisce) ci viene inesorabilmente incontro portando con sé una meravigliosa marea che a poco a poco, ma ben percepibile visivamente, si allarga sommergendo i luoghi in cui fino a poco prima c’era solo sabbia. Ci sono anche due surfisti che cavalcano l’onda, segno che probabilmente è di più di qualche centimetro, la visione d’insieme di quest’onda che arriva svelta, accompagnata dal suono dell’acqua che si infrange su se stessa è uno dei più begli spettacoli della natura che abbia mai visto, rimango letteralmente a bocca aperta.

Risvegliati dalla bellezza di questa sorpresa, non premeditata, facciamo un rapido calcolo: arrivando da ovest ed essendosi incanalata parallelamente alla costa sul davanti del monte, presto il livello si alzerà e si allargherà verso est sommergendo da sinistra a destra la baia tutt’attorno. Quindi se torniamo sulla passeggiata sulle mura e la percorriamo fino in fondo dovremmo andarle incontro e vedere lo stesso fenomeno anche dall’altra parte. Così facciamo e così è, mentre percorriamo in senso antiorario il camminamento delle mura, ci viene incontro la marea di fronte, che è più lenta perché lo spazio è molto più ampio, ma la riga che crea l’acqua che avanza, anche se con meno foga, è ben visibile e crea un effetto molto particolare e meraviglioso. Sconfinato ma allo stesso tempo ben definito. E’ tutto un trillare di gabbiani che sono appostati nella baia in attesa e di corvi che festeggiano l’evento con un grandioso ciarlare, che avevamo sentito anche ieri sera.

Assistiamo impotenti all’avanzare implacabile dell’acqua, spostandoci di tanto in tanto per cambiare angolazione e fare fotografie, infine ci sistemiamo all’ingresso, sulla passerella, assieme a pochi altri turisti. Nel giro di un’ora l’acqua sale e sale e sommerge tutto, mentre il sole cala regalandoci un meraviglioso tramonto rosso e giallo che si riflette nella baia mentre il monte si tinte di ocra man mano che le luci al suo interno si accendono.

È uno spettacolo emozionante e quasi commovente, siamo estasiati da tanta bellezza, dove uomo e natura, mettendosi insieme, hanno amplificato la bellezze del luogo e del proprio lavoro, cosa che non sempre avviene.

Rimaniamo fino all’ultimo, non vogliamo perderci niente, la marea sale più di ieri sera, infatti il coefficiente di oggi, 89, è maggiore di quello di ieri, di 84, e l’acqua invade parte del piazzale in cemento ai piedi del monte, fino al limite della porta di Fanils, che infatti, come specificato nella tabella posta alla fine della passerella, con la marea di domani mattina, di coefficiente 91, non sarà accessibile. L’acqua arriva molto vicina alla porta principale, ogni onda arriva sempre un po’ più su, finché, puntuale, come dalle tabelle trovate sul sito, alle 20.26 smette di salire e si stabilizza per qualche minuto. Ricomincerà subito a scendere e durante la notte di nuovo lascerà scoperta la baia, poi risalirà domattina, raggiungendo di nuovo l’apice alle 8.45, in un andirivieni continuo, inarrestabile, inesauribile.

La cosa che non ci spieghiamo è come mai, con un afflusso di turisti medio giornaliero di 7.500 persone, ad ammirare lo spettacolo vero e proprio di arrivo dell’onda saremmo stati si e no in 40. In effetti ho avuto parecchie difficoltà anch’io a capire come funzionava e, se devo dirla tutta, lo sto capendo con precisione solo ora che sono qui da un giorno. Sarà quindi una mancanza di informazioni? Sarà una mancanza di informazioni mirata ad evitare un eccessiva calca negli orari migliori? Non lo sapremo mai, ma di sicuro siamo felicissimi di essere capitati al momento giusto nel posto giusto e di aver visto con i nostri occhi uno spettacolo della natura davvero unico. E una botta di fortuna serviva proprio in questo viaggio sfortunato.

Infreddoliti ed estasiati, decidiamo quindi di andare a cercare un posto per una cena calda. Cerchiamo di mandare giù un’orribile omelette soufflèe di Mont Saint Michel, il piatto simbolo che ha una sua storia. Pare che qui, verso la fine dell’800, in una locanda sia stata inventata la ricetta della omelette soufflèe della Mère Poulard che ebbe grande successo tra i pellegrini. Nel locale originario, ancora presente, questa cosa la fanno pagare dai 34 ai 40 euro. Non avendo intenzione di spendere tutti quei soldi per una frittata, ne abbiamo scelto un altro dove costa ‘solo’ 15. Ed è pure una schifezza. Proprio cattiva. E un altrettanto orribile piatto di spaghetti ai frutti di mare, ma su questo Paso era preparato, sappiamo che la pasta all’estero non è come da noi, ma ha voluto rischiare lo stesso perché gli faceva molta voglia. Sulla mia omelette, però, avevo riposto speranze maggiori, essendo il piatto tipico del luogo, invece è una roba immangiabile, enorme, pastosa e dal sapore di bruciato.

Sull’altro piatto tipico, l’agnello, non ci siamo sentiti di provare, dopo aver fotografato e accarezzato gli agnelli – vivi – durante la giornata, mentre pascolavano nella baia vicino alla passerella….

Usciamo sazi ma non soddisfatti, facciamo due passi in un deserto Mont Saint Michel dove a quest’ora, le 21.45, è già tutto chiuso e torniamo in hotel.

26 SETTEMBRE 2018

Dopo una nottata tranquilla e silenziosa nel centro di Mont Saint Michel la sveglia suona alle 7.00 anche oggi e, come ieri, è ancora buio.

Ci prepariamo lo stesso e quando usciamo inizia a schiarire, ci avviamo a piedi lungo la via principale e usciamo dalla porta principale per vedere la baia da entrambi i lati. La piena marea questa mattina è prevista per le 8.45, e sappiamo già che per lo spettacolo di ieri è tardi, ma con il buio penso che questa mattina si sarebbe visto molto poco.

Sulla destra l’acqua è già arrivata, sulla sinistra la linea della marea che avanza è visibile ma è ancora piuttosto lontana, torniamo indietro e saliamo sulle mura per avvicinarci al punto in cui è in questo momento l’acqua.

Ancora non è sorto il sole, ma inizia ad esserci una buona luce, ci appostiamo circa a metà strada tra la torre nord e l’ingresso principale, assieme a poche altre anime, ad assistere nuovamente alla magia della risalita dell’acqua, con i gabbiani che svolazzano felici e la festa dei corvi alle nostre spalle, che come sempre salutano il ritorno dell’acqua con il suo carico di vita.

Una barca a vela, che era approdata con la marea di ieri sera, ora è arenata sul fondo sabbioso, ma presto ricomincerà a galleggiare, pian piano l’acqua la sta circondando. E la raggiunge mentre sullo sfondo sorge il sole regalandoci uno spettacolo immenso.

Torniamo alla passerella per ammirare la fase finale della risalita e incontriamo un ragazzo dai lineamenti orientali mezzo ubriaco che tenta di fotografare il tutto con una bottiglia di vino aperta in primo piano, da cui ogni tanto trinca un sorso. Dopo diversi minuti è ancora li e accortosi che lo stiamo osservando un po’ perplessi, ce ne offre un bicchiere. Sono le 8.00 del mattino. Un brindisi di buongiorno. Paso accetta pure e così si scalda un po’, dopo tutto questo freddo che anche questa mattina è molto intenso.

Oggi la marea è più alta di ieri, dovrebbe interdire l’accesso dalla porta di Fanils, ma non aspettiamo le 8.45 per vedere se è vero, siamo troppo infreddoliti e dobbiamo andare a fare colazione se vogliamo arrivare in tempo a prendere il pullman per Rennes delle 10.05.

E così torniamo all’hotel, facciamo una colazione decente, ma non di certo superlativa, affettati e formaggi sono piuttosto plasticosi e l’uovo, non so come possa essere successo, ma ha sembianze e la consistenza di una pappetta. A Mont Saint Michel non abbiamo di sicuro mangiato bene, ma potrebbe essere che siamo stati solo sfortunati.

Torniamo in camera a prendere la valigia e lasciamo l’hotel, 220 euro spesi bene, la pace e lo spettacolo di Mont Sain Michel di sera e al mattino presto li valgono tutti, percorriamo di nuovo la strada del borgo e per l’ultima volta usciamo dalla porta principale. Alla nostra destra la marea nel frattempo ha fatto il suo lavoro, è salita fino ad allagare la porta di Fanils e ha già ricominciato a scendere, a sinistra un mezzo sta pulendo i detriti che si sono depositati sul piazzale. I turisti sono ancora pochi, ci sono addetti che stanno caricando spazzatura e scaricando provviste e vettovaglie per gli esercizi commerciali, arrivano i primi lavoratori, che scendono da un bus e frettolosi e a testa bassa si infilano nella porta, non sono di certo turisti.

Ci incamminiamo lungo la passerella, senza fretta, fino al punto in cui ci caricherà la navetta, che rimane a circa 350 mt dall’accesso e non è segnalato, il punto di riferimento è dove inizia il guard-rail, lo capiamo solo perché c’è qualcun altro già lì che aspetta.

Dopo pochi minuti arriva, saliamo e ci allontaniamo così, un po’ malinconici, da Mont Saint Michel, che ci è piaciuto veramente tantissimo.

Arriviamo al terminal e scopriamo che c’è un ufficio informazioni anche qui, l’ultimo edificio in fondo alla strada da cui si accede anche ai parcheggi, ma non ci sono indicazioni lungo la strada principale e anche lungo la stradina di accesso i cartelli sono piccoli e poco visibili. L’organizzazione è sicuramente studiata molto bene: chi arriva in auto o in pullman senza l’alloggio in hotel a La Caserne, è obbligato dalla sbarra a girare a destra in una strada che porta direttamente ai parcheggi, da qui ha un percorso obbligato a piedi che fa passare davanti al terminal delle navette gratuite e dei calessi e davanti all’ufficio informazioni, dove si trovano anche i servizi.

Per chi dorme a La Caserne invece c’è la possibilità di accedere dalla sbarra tramite un codice fornito dall’hotel stesso e le navette dopo la partenza del terminal, fanno poi alcune tappe lungo la strada a caricare i turisti che sono alloggiati nei vari hotel.

Seguendo le indicazioni avute dall’altro ufficio informazioni, quello dentro al monte, scesi dalla navetta, retrocediamo di un centinaio di metri e troviamo la fermata del bus di linea per Rennes, alle 10.05 puntuali partiamo per Rennes, dove arriviamo alla stazione 1 ora e 10 minuti più tardi, da qui prendiamo il treno per Parigi dove approdiamo alle 13 passate.

Poco prima di partire si fa viva l’agenzia italiana con tutte le informazioni che già ci eravamo cercati da soli, ma visto che sono vivi ne approfittiamo per farli impazzire a cercarci un hotel per stanotte. Operazione che si rivela davvero dura. Dopo una ricerca infinita, noi e loro, che ci ha portato via praticamente tutto il tempo del viaggio il meglio che troviamo, è l’hotel Abrial in zona Montmartre a 180 euro senza colazione.

Lì per lì rimango abbastanza incredula che in una Parigi sia così fatica trova re una stanza, ma dopo aver visto la quantità di turisti in giro, invece capisco… ma andiamo con ordine.

Scesi alla stazione di Montparnasse facciamo quindi il biglietto giornaliero della metropolitana e ci avviamo verso la fermata di Brochan, che dista appena 150 mt dall’hotel. Riemergiamo dalle viscere della terra in una Parigi che più Parigi non si può, palazzi stile vittoriano, localini con i tavolini sulla strada, con tende rosse e arredamento in legno, qualche albero con le prime foglie gialle che cadono e pavimentazione lastricata.

Facciamo velocemente il check-in in hotel, ci fermiamo un momento in camera e presto siamo pronti a ripartire azzardando un po’ di tappe scavando nella memoria, dato che, vista la situazione, non abbiamo un programma vero e proprio.

Partiamo con la visita del Centre Pompidou, che non avevo mai visto. Ci sono diverse mostre ma non ci interessano, lo voglio visitare per vederne l’architettura del mitico Renzo Piano. E infatti mi piace molto, sia l’esterno con la sua piazza inclinata piena di giovani seduti ad ascoltare la musica, la fontana con le sue sculture in ricordo di Stravinsky, e l’ambientazione molto simile alla zona parigina del nostro hotel, arricchita dal retro di una cattedrale gotica che dona un effetto ancora più parigino. Sparsi in giro artisti di strada di ogni genere che allietano il tempo con le loro opere e la loro musica. Ma anche l’architettura in se del palazzo, molto particolare, che potrebbe anche non piacere, ma di sicuro un capolavoro d’ingegneria. Sulla piazza c’è l’ingresso principale ma c’è fila, così tentiamo l’ingresso dalla biblioteca sul fronte opposto, ci controllano le borse e ci fanno passare attraverso il metal detector, cosa che troveremo ovunque nei monumenti che visiteremo. Dentro si respira un aria di… cultura, di educazione, di studio, di pulizia. Vogliamo solo salire all’ultimo piano per vedere il panorama e per farlo dobbiamo pagare 5 euro, con il biglietto che ci danno possiamo salire con le scale mobili con vista sulla piazza e arriviamo in cima, dove c’è anche un ristorante, ma noi giriamo tutta la galleria per vedere Parigi dall’alto da tutte le angolazioni. Sotto quella galleria di vetro si fa presto un gran caldo e quando non ne possiamo più scendiamo e usciamo.

Riprendiamo la metro e usciamo nella fermata di City per andare a visitare la Cattedrale di Notre Dame. Sulla piazza prospiciente è un delirio di persone, c’è una fila lunghissima per entrare ed è tutto pieno di gente che fotografa, guarda e passeggia. Rimaniamo un po’ anche noi ad ammirare la facciata e lentamente ci spostiamo di lato indecisi sul da farsi. Nell’indecisione troviamo un artista di strada che si sta esibendo sul ponte di fianco con i roller e ci fermiamo un po’, con un occhio verso di lui e l’altro verso la Senna, nella quale passano barconi con orde di turisti a bordo.

Girelliamo un po’ nei dintorni, guardiamo il mercatino delle cianfrusaglie, alcune meravigliose, soprattutto i dipinti, c’è un gran traffico e tantissima gente, non ricordavo un invasione del genere quando sono venuta l’altra volta, ma è passato molto tempo.

Torniamo alla Cattedrale e siccome si è un po’ sfoltita la fila e l’ingresso è gratuito, entriamo nella maestosa Notre Dame per ammirare i meravigliosi interni con il sottofondo di musica sacra ben cantata, anche qui ci controllano le borse all’ingresso e dentro è un ammasso di persone.

Usciamo e torniamo a prendere la metro per dirigerci verso la Tour Eiffel. Usciamo alla stazione di Bir Hakeim e per raggiungerla dobbiamo passare in una zona un po’ inquietante, piena di venditori ambulanti con la mercanzia stesa per terra e napoletani che fanno il gioco delle tre palline con i classici ganci che fingono di giocare 100 euro alla volta. Passiamo più velocemente possibile e raggiungiamo i piedi della torre, anche qui le norme di sicurezza hanno modificato radicalmente l’ambiente: la base della torre è stata completamente isolata con dei pannelli trasparenti, per entrare occorre passare il controllo borse e il metal detector e finalmente si è dentro, ma non si paga nulla. All’interno è possibile salire con l’ascensore, e in questo caso si paga eccome, 25 euro a testa per salire fino in cima. Ci verrebbe voglia di farlo ma per il momento desistiamo, si sta facendo tardi. Le solite foto di rito dal basso e usciamo, fuori dai tornelli di uscita c’è un muro di venditori ambulanti che intercetta i turisti per vendere qualcosa. Li schiviamo e percorriamo la strada perpendicolare alla torre che la collega con la zona di Trocadero, in salita, un po’ faticosa dopo tutti i km di oggi, ma arriviamo in cima per godere della meravigliosa vista sulla torre. Anche qui artisti di strada e tanta tanta tanta gente, soprattutto cinesi, o orientali, che fanno sempre foto in delle pose ricercate piuttosto ridicole.

La ammiriamo e fotografiamo da ogni lato, mentre cala il sole tingendo l’aria di rosa e azzurro.

Appena ci muoviamo e ci sediamo in pizzeria, da cui se ne vede la punta, ecco che si accende! E subito dopo si accende anche l’effetto luccichìo che dura qualche minuto. Che emozione, è bellissima!

Tempo di mangiare la pizza ed è completamente buio, quindi torniamo sul terrazzo per ammirarla completamente accesa e tinta di giallo, ed è ancora più bella. La terrazza è pienissima, di turisti e di venditori ambulanti, non era così tanti anni fa…ricordo una bellissima città, ma non così faticosa da vivere come oggi a causa dell’inteso e rumoroso traffico e della quantità di gente che ha ridotto notevolmente gli spazi vitali ovunque.

Prendiamo la metro per raggiungere il Moulin Rouge che è subito fuori dalla fermata di Blanche. C’è giusto una foto da fare e c’è già una marea di gente che la sta facendo, quindi ne approfittiamo per fare una passeggiata verso la zona di Pigalle, il quartiere a luci rosse, ma non ci sentiamo tanto sicuri, le panchine sono piene di persone che guardano come per controllarti e non ci sono tanti turisti in giro, per terra sporcizia e bottiglie. Torniamo indietro presto e torniamo in hotel, siamo veramente molto stanchi.

27 SETTEMBRE 2018

Stamattina dormiamo un po’ di più. Le maree non influenzano la nostra giornata.

Ci alziamo alle 9 con tutta calma, e il rumore del traffico, anche se ovattato, arriva fin quassù, al sesto piano. Usciamo dall’hotel lasciando in deposito il bagaglio e andiamo a far colazione in un caffè vicino alla stazione della metropolitana, uno di quelli belli con i tavolini in legno e le tende rosse…. 20 euro di colazione, a base di brioche, pane e marmellata, succo, bevanda calda per entrambi e 1 omelette, solo per Paso. Bonjour Paris.

Facciamo un altro biglietto giornaliero, che a conti fatti, se si fanno più di tre accessi, conviene, soprattutto perché qui ce lo fanno pagare 6 euro a testa e non 7,5 come ieri. Non capiamo dove stia la differenza, ma ok.

Usciamo alla stazione di Pyramides e proprio di fronte a noi ci sono gli uffici delle società che effettuano i tour della città con gli autobus a due piani, ce ne sono tre, la City Sightseeing tour, la Big Bus e la Open Tour poco più in la, ci fermiamo nella prima, la City Sightseeing, ma più o meno offrono tutti la stessa cosa. Scegliamo il tour rosso, che con 30 euro a testa tocca i luoghi più classici, ci mettiamo ad attendere e dobbiamo attendere molto perchè il bus non si vede, dice l’addetta dell’ufficio che è perché c’è traffico. Ci sarà traffico solo per loro perché gli altri nel frattempo vanno e vengono.

Riusciamo a salire alle 11.00 passate, dopo 40 minuti di attesa invece dei 15 promessi dal volantino, e partiamo per il tour che ci è sembrata un’ottima idea, anche se un po’ costosa, per vedere le cose principali in maniera veloce per chi come noi ha poco tempo a disposizione.

Scendiamo alla prima fermata, il Museo del Louvre. Non abbiamo intenzione di entrare, ma solo di visitare l’esterno, la famosissima piramide e le fontane e la magnificenza del palazzo tutt’intorno. Sbirciamo all’interno dalle vetrate e facciamo tante foto, passeggiamo avanti e indietro, la visita merita anche solo così. Per fortuna è caldo e possiamo passeggiare tranquillamente senza fretta. È enorme. Immagino come possa essere alla sera e mi vengono in mente tratti del libro ‘Il Codice da Vinci’.

Proseguiamo con il bus, il traffico è infernale e rumorosissimo, ma tutto sommato abbastanza scorrevole. Andiamo molto piano, ma è piacevole poter vedere bene tutti questi bei palazzi, le strade affollate (molto affollate), e i particolari, i lampioni, i locali, gli alberi, la Senna e il suo romantico lungo fiume con le celeberrime bancarelle dei libri usati che, ci spiega l’audio guida, nonostante siamo patrimonio dell’Unesco, stanno pian piano scomparendo e a prendere il sopravvento sono i gadgets low cost che si vendono dappertutto. Tutto l’insieme è quasi fiabesco. Quasi. Il traffico è proprio insopportabile, ma pazienza.

Saltiamo la tappa successiva, Notre Dame, che abbiamo già visitato ieri e anche Les Invalides per scendere nuovamente alla Tour Eiffel. Facciamo prima una passeggiata lenta nei giardini di Campo di Marte dove molti parigini e turisti sono seduti a fare un pic nic. Arriviamo fino in fondo davanti all’ex scuola militare, per avere una prospettiva della torre opposta rispetto a quella di ieri. Retrocediamo poi per accedere alla base, di strada acquistiamo due panini per il pranzo, che con coca cola e acqua ci sono costati la bellezza di 17 euro, e ci avviciniamo alla torre perché vogliamo salire in cima.

E qui cominciamo con la fila, che non ci abbandonerà più per tutto il resto della giornata, fino alla partenza. Iniziamo con la fila per il controllo delle borse e il metal detector per entrare, poi fila per il biglietto, 25 euro a testa per andare in sommità fino all’ultimo piano, fila per un altro controllo uguale a quello dell’ingresso prima di salire sul primo ascensore, fila per entrare nell’ascensore che ci farà fare il primo tratto. C’è la possibilità di salire da ognuno dei quattro piloni e sono tutti a due piani, tanto per avere un idea della quantità di gente che muove questa cosa. Ovviamene c’è ressa e siamo piuttosto stretti, ma quando parte l’emozione per la risalita è tanta lo stesso. Fa un effetto strano passare velocemente in mezzo a questo gioco di ferraglia che sembra muoversi attorno a noi.

Arriviamo al livello del primo piano, ci fermiamo ma non ci fanno scendere. Ripartiamo e arriviamo al secondo livello dove invece dobbiamo scendere, salire una rampa di scale e di nuovo mettersi in fila per prendere il secondo ascensore, quello che ci porterà in alto. L’attesa si allunga, perché qui confluiscono le persone di tutti e quattro agli ascensori, ci mettiamo più o meno mezz’ora per arrivare alla piattaforma di partenza e di nuovo pigiati come sardine, saliamo in un ascensore più piccolo che in pochi minuti ci porta all’altezza di 285 mt da terra. Lo spettacolo da quassù è unico: Parigi, 10 milioni di abitanti, è una città sconfinata, i suoi monumenti più importanti, da quassù sono piccoli piccoli, ma riconosciamo lo stesso Notre Dame, il Sacre Coeur e il Centre Pompidour. Un campo da calcio sotto di noi, sembra uno zerbino. A quest’altezza c’è anche un bar e un bagno. Come scaricherà?

Non ci fermiamo molto, perché abbiamo già perso più tempo del previsto, ma d’altra parte, dopo aver fatto il giro in tondo, non c’è neanche tanto altro da fare.

Ci rimettiamo in fila per scendere, torniamo al secondo piano e siccome dobbiamo cambiare ascensore, ne approfittiamo per un giro veloce sul piano, dove ci sono anche negozi, oltre a bar e toilette, poi di nuovo fila per scendere e finalmente siamo arrivati a terra, tempo totale dell’intera operazione un’ora e mezza abbondante.

Torniamo velocemente alla fermata del bus e sono già le 15.15 e mi sa che non rimane più tempo per altre fermate perché sulle 16.45-17 al massimo dobbiamo metterci in marcia per recuperare la valigia e iniziare il viaggio di ritorno e non siamo neanche a metà del giro previsto.

Il bus arriva quasi subito, saliamo e passiamo vicino a Trocadero, dove eravamo ieri, arriviamo all’Arc du Triomphe, fa il giro della mega rotonda, nel mega traffico, per farcelo vedere tutto, poi accosta all’inizio degli Champs Elysees e decidiamo di scendere qualche minuto, per risalire subito in quello dopo. Anche qui maree di persone, traffico da paura, rumore a mille, sirene sempre e ovunque.

Non ci avviciniamo all’arco, lo fotografiamo lateralmente dal marciapiede in cui siamo arrivati, facciamo una piccola passeggiata lungo il famoso viale, che di notte deve essere molto bello, tutto illuminato, diamo una sbirciatina a qualche negozio, poi attraversiamo la strada in corrispondenza di un cantiere, (ci sono cantieri dappertutto) e torniamo indietro dalla parte opposta.

Riprendiamo subito il bus e proseguiamo il nostro tour, lungo gli Champs Elysees, lungo la famosa avenue Montaigne, sede di tutti i negozi delle migliori marche di abbigliamento,e arriviamo nella zona dell’Almà dove vediamo il tunnel diventato famoso per essere stato teatro della morte di Lady D, ma non è per questo che passiamo di qui, penso, ma per costeggiare la Senna in uno dei suoi punti più belli e deviare in corrispondenza del Grand Palais e Petit Palais, dove è prevista un ulteriore fermata in cui non scendiamo.

Arriviamo a Place de la Concorde, ci viene una mezza voglia di scendere, ma per fortuna ci decidiamo tardi e il pullman sta già ripartendo. Dico per fortuna perché da qui in avanti Parigi diventa tutta un enorme ingorgo di auto, clacson, sirene, tutto un gran casino da cui non riusciamo ad uscirne se non procedendo a passo d’uomo, anzi ancora più lentamente.

Verso le 16.15 costeggiamo la Eglise de la Madeleine, speranzosi che poi qualcosa si muoverà, alle 16.30 avremmo fatto si e no 200 mt e iniziamo a preoccuparci, alle 16.45 la situazione è ancora così e chiediamo di scendere. Ci viene detto di no. NOOOO? L’autista ci dice che siamo vicini alla prossima fermata, l’Opera Garnie, che sarebbe anche l’ultima del tour prima dell’arrivo al capolinea e lì potremmo scendere. Speriamo, ma di sto passo chissà quanto ci vuole. La fortuna ci viene incontro con un… incidente. Sì, nel casino delirante di traffico un furgone accanto a noi stringe un po’ troppo il passaggio e urta il bus rompendone lo specchietto destro. L’autista inizia ad imprecare e scende per constatare i danni e infamare il ragazzo del furgone, dimentico di noi e così ne approfittiamo per letteralmente fuggire alle sue spalle.

Veloci ci buttiamo in mezzo alla folla, e con evidente difficoltà per mancanza di spazio vitale, cerchiamo di raggiungere la stazione più vicina della metropolitana più velocemente possibile, ma siamo continuamente intralciati dalla massa di gente e dal traffico letteralmente in tilt.

Non è vero che Parigi è sempre Parigi… Parigi non è più la città piacevole da visitare di una volta, i suoi monumenti sono sempre belli, ma girarla per raggiungerli è un’infernale agglomerato di rumore, confusione, persone tutte accalcate, dove in ogni posto manca quel minimo di capienza essenziale ad un sereno movimento fisico, per strada, in metro, nei ristoranti, nei monumenti, dappertutto è un incastro, un pigia pigia infernale con sottofondo di rumore, traffico, sirene, clacson.

Però ce la facciamo, troviamo un accesso alla stazione di Pyramides, la stessa in cui siamo arrivati, prima dell’ultimo incrocio e scendiamo veloci le scale. Ovviamente quando uno ha fretta, è proprio il momento in cui entra in confusione e così, per entrare dai tornelli, sbaglio biglietto e uso quello di ieri, poi non so come siamo riusciti a sbagliare linea. Ce ne accorgiamo solo alla prima fermata, che non è quella che ci aspettiamo. Scendiamo, saliamo le scale, cambiamo lato, scendiamo le scale e risaliamo sul treno in direzione opposta. Tornati al punto di partenza, rifacciamo la discesa, quella giusta stavolta, e arriviamo alla nostra fermata in tempo per l’arrivo di un treno… che non riusciamo a prendere perché è strapieno.

Aspettiamo il successivo ed è strapieno anche questo, ma a questo punto non possiamo permetterci di non prenderlo e ci pigiamo all’inverosimile al suo interno, per fortuna la strada è poca.

Riemergiamo abbastanza provati e continuiamo a correre correre… corriamo all’hotel per prendere la valigia, corriamo per tornare alla stazione della metropolitana per raggiungere Porte Malliot, corriamo a piedi per raggiungere il parcheggio da cui parte la navetta per Beauvais.

Riusciamo con qualche difficoltà perché è la prima volta che dobbiamo prendere la linea C e non sappiamo che le linee denominate con lettere anziché con numeri sono in realtà delle linee ferroviarie, con treni normali e vere e proprie stazioni. Siamo un po’ spaesati ma per fortuna ci viene in aiuto un ragazzo di colore a cui chiediamo informazioni e ci rassicura che siamo nel posto giusto.

Arrivati alla stazione dei pullman da cui siamo scesi e troviamo… una gran fila. Siamo rassegnati. Presumiamo che tutti quelli qui in fila debbano andare dove dobbiamo andare noi e non ci lasceranno a piedi. Paso va in avanscoperta e riesce a fare i biglietti. Ci garantiscono che il posto in pullman c’è e che tutto è tranquillo. Lo vogliamo sperare. Riusciamo a salire dopo una ventina di minuti, ma accumuliamo ritardo perché uscire da Parigi è prevedibilmente un delirio e anche lungo la strada troviamo a tratti della coda. È un tutt’uno da oggi, non ne possiamo più. Riusciamo ad arrivare all’aeroporto con un ora e venti, altri arrivano dopo di noi pur avendo l’aereo prima e ai controlli è tutto un pestarsi mostrando la carta d’imbarco per passare prima.

Alla fine ce la facciamo, ma questa giornata a Parigi ci ha fatto perdere 10 anni di vita!



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