Tour australiano
Desideravo rivedere mia figlia Anna dopo il matrimonio, in più lei stessa mi ha invogliato raccontandomi che ad inizio gennaio, sarebbe andata a Melbourne da Sydney per una settimana di vacanza approfittando di un incontro del Movimento dei Focolari che si sarebbe tenuto alle Phillip Island, (www.facebook.com/mariapolisphillipisland2016) un isolotto a sud di Melbourne dove tra l’altro si corre annualmente il gran premio d’Australia di Formula Uno. Questo incontro, mi diceva, è particolare perché si svolge solo ogni 5 anni e comprende tutti i simpatizzanti del Movimento che provengono da tutta l’Oceania. Giovani, famiglie, bimbi, adulti, aderenti del movimento si sarebbero radunati lì non solo da varie città dell’Australia, come Melbourne, Sydney, Perth, Brisbane ma anche dalle isole più lontane: Nuova Zelanda, Nuova Caledonia, Wallis, Futuna, Figj.
E così partiamo. Stavolta mi accompagna mio figlio Paolo. Dopo un lungo volo con la British Airways (Bologna, Londra, Hong Kong, Sydney) Anna e Shuman, il marito, ci accolgono in aeroporto ed in taxi arriviamo a casa a Cronulla, una bella penisoletta a sud di Sydney. Insieme a loro facciamo subito una passeggiata sulla spiaggia prima che l’effetto del jet leg ci faccia sprofondare in un lungo sonno.
Il mattino successivo, nuova partenza: destinazione Phillip Island. All’aeroporto di Melbourne ci sorprende una giornata di 41°. Soffia infatti un vento caldo-torrido che rende difficile persino respirare. Un viaggio in pullman di due ore e siamo a destinazione. Il luogo scelto è un estensione di vari ettari, tipo campus con varie cottage, circondati da grandi prati, una piscina, un laghetto, campi da pallavolo, mensa, auditorium. Ma la cosa più bella di tutti è vedere tanta gente diversa, proveniente da ogni dove che fraternizza in breve tempo.
Ci siamo fermati lì quattro giorni, che sono stati d’incanto tanto si sentiva la gioia di stare insieme e di condividere momenti ed esperienze. Ma principalmente era vacanza, quindi ognuno sceglieva una attività tra quelle proposte, sia culturali (mass media, canto, pittura) che sportive (tiro con l’arco, canoa, passeggiate, pallavolo, jamping, ect). La sera poi, ogni comunità locale condivideva con tutti gli altri i balli, canti, brevi filmati della propria terra, con arricchimento e scambio culturale reciproco. Al mattino e alla sera i due momenti religiosi più importanti: la messa per i cattolici e il rito ecumenico per i protestanti. La lingua inglese si mescolava al francese, parlato dalle popolazioni della Nuova Caledonia ma c’era anche chi, da italiano emigrato vecchio o nuovo cercava anche di parlarmi nella mia lingua.
Terminato questo periodo breve ma bellissimo, ci siamo fermati ancora a Melbourne un paio di giorni per visitare questa bella città. In effetti mi è piaciuta più di Sydney, forse per l’eccentricità colorata dei suoi grattacieli, uno diverso dell’altro per forma, colore, altezza. Mi pareva quasi che a Malbourne si fossero dati appuntamento tutti gli architetti più stravaganti del mondo per fare a gara a progettare il grattacielo più curioso. Unico neo, la quantità eccessiva di fastidiose mosche.
Una visita turistica gratuita con l’associazione I’m free (http://www.imfree.com.au) ci ha mostrato i punti più interessanti del centro della città. Inoltre, sempre gratuitamente, abbiamo approfittato delle singole visite guidate per il Parlamento dello stato di Vittoria (di cui Melbourne è capitale) e lo State Library che conserva in esposizione parecchi libri antichi, da quelli del Palladio e Serlio, a pezzi rari come un rotolo della Torà, la bibbia di Martin Lutero, il Corano. Era persino esposto il contratto originario col quale un certo John Batman un agricoltore della Tasmania, aveva acquistato dagli aborigeni un primo pezzo di ampio terreno per pochi oggetti dando il via al primo possedimento britannico a Melbourne nel 1835. Infine, per la curiosità di Paolo la guida ci ha mostrato e commentato anche “l’armatura” usata da Ned Kelly, un fuorilegge giustiziato nel 1880 la cui avventurosa vita è vista qui come una specie di leggenda alla Robin Hood locale. La protezione offerta da questa armatura, tutta artigianale, ne ha forse alimentato la dubbia eroicità. Ma per enfatizzare la storia, tutto serve.
Molto bella è anche la visita al Queen Victoria Market, il mercato della città, esteso e assai vario. Non solo cibo, frutta, verdura e pesce, ma anche abbigliamento, borse, bigiotteria, articoli per la casa. Sfruttando la gratuità dei tram nel centro storico (ma solo quello) visitiamo anche la cattedrale cattolica e una casa dove abito’ Mary McKillop, unica santa australiana. Essendo poi i giorni degli Open, era d’obbligo una sbirciatina ai luoghi dove si svolgevano le gare. Il tennis, qui a Melbourne, è come il calcio in Brasile: per strada, specie nei centri commerciali, sono tanti i grandi schermi montati per permettere agli appassionati di questo sport di seguire in azione i campioni. Come poi i tennisti riuscissero a giocare con quelle temperature sahriane, resta un mistero per me.
Tornati a Sydney, Anna e Shuman hanno ripreso il lavoro mentre Paolo ed io, ci siamo dati al turismo.
Già conoscevo Sydney ma ho preferito visitarla nuovamente insieme a lui. La città nonostante il caos del traffico (4 milioni e mezzo di abitanti) certamente merita. L’Acquario prima di tutto, poi il Museo Marittimo e una puntatina al mercato cinese di Paddy’s Market soprattutto per acquistare a poco prezzo gadget e ricordini vari per parenti ed amici. Nei giorni successivi visitiamo il centro, con la cattedrale di St Mary, i giardini di Hide Park, l’orto botanico, la Sydney Opera House, sempre bella, l’agglomerato del vecchio porto chiamato the Rocks, l’Harbour Bridge che abbiamo percorso a piedi, il Powerhouse Museum, il Chinese Garden, il Custums House che riporta sotto al pavimento un plastico in scala del centro della città.
Per lo sconto nei musei abbiamo presentato i tagliandi della “Guide to Sydney”, un opuscolo pubblicitario prelevato direttamente all’arrivo in aeroporto. Gli spostamenti in treno da casa a Sydney li abbiamo fatti acquistando la Opal Card, (vale anche per gli autobus e i vaporetti di linea) una carta ricaricabile in vendita presso tabaccherie o supermercati, a mo’ di abbonamento. Anna però ce ne ha sconsigliato l’uso nelle ore di punta (dalle 7 alle 9,30 e dalle 16,30 alle 18,30) perchè la tariffa è più alta per incentivarne l’utilizzo oltre l’ora di punta. Non poteva mancare una piccola crociera di un’ora e mezza sulla baia. Quando il caos metropolitano non ci attirava più, abbiamo deciso di rimanere a Cronulla passeggiando a zonzo per il periplo della penisola come suggeriva la guida cartacea.
Nei giorni di vacanza o nelle festività, insieme ad altri amici di mia figlia, abbiamo preferito una gita al Royal National Park una antica riserva boschiva a sud di Sydney. La prima volta che ci siamo andati è stato davvero divertente: lasciato il treno a Loftus, un vecchio tram d’epoca nei pressi del museo della Sydney Tramway collega la stazione ad un punto nel parco. Di lì per un sentiero in discesa siamo giunti al fiume noleggiando poi delle canoe e facendo cosi un tratto fluviale. Mi pareva quasi quasi di essermi trasformata in Jane, l’amica di Tarzan o di imitare gli olimpionici fratelli Abbagnale tanta era la gioia e la mia foga in kaiak con Paolo. Nel ritorno abbiamo notato un grande termitaio alto quasi un metro e scattato alcune foto per ricordo. La seconda gita invece, sempre al parco nazionale, è stata più tranquilla con semplice vaporetto dalla stazione di Cronulla a Boondina all’inizio del parco e poi in riva al mare. Era il giorno dell’Australian day, giorno di festa nazionale, conclusosi con i fuochi d’artificio serali cha Anna ed io abbiamo goduto dalla spiaggia. Di lì a poco la partenza per l’Italia via Singapore, ma i giorni passati insieme a persone care mi lasciano in cuore una gioia serena e profonda che sconfina in una completa tranquillità d’animo, nonostante il distacco, l’incertezza del futuro e la tristezza della separazione.