Toronto 2013 di miniguida pratica
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Premessa
Ho soggiornato a Toronto tra il 12 ed il 22 giugno 2013, con “puntata” di una giornata alle Niagara Falls. L’obbiettivo inizialmente preventivato era più limitato, una settimana, poi allungatosi per mancanza di posti sui voli di rientro. Ma è andata bene così.
Toronto è una città molto grande, molto bella e molto varia.
Tanti turisti – tra questi, ovviamente, anche quelli di casa nostra – partono a volte per il Canada pensando di atterrare a Toronto; noleggiare un’auto; scorazzare per il paese visitando le sue più importanti città, o almeno parte di esse; tornarsene a casa. In realtà, per dare un’idea, Toronto dista da Montreal km 580; da Vancouver ca. 4.300!
Pensare di aver conosciuto Toronto avendo fatto un giro sull’ascensore della CN Tower e due passi tra i grattacieli del Financial District è decisamente illusorio.
Al momento non esistono su questa città, in lingua italiana, delle guide specifiche. Il massimo che ho trovato è un “Canada Orientale” della Lonely Planet. L’editore è serio ma, inevitabilmente, dedica in questo testo a Toronto solo 50 delle sue 670 pagine. E’ sicuramente una guida importante per chi va lì, ma , in certi casi, crea qualche aspettativa di troppo sui posti da vedere; in altri, troppo poche; in altri ancora trascura un po’ taluni aspetti pratici del soggiorno la cui conoscenza, a mio avviso, può risultare utile al turista.
Qualche notizia pratica prima della partenza
Passaporto. E’ sufficiente quello normale. Non è, inoltre richiesta, come per gli USA, l’autorizzazione E.S.T.A. .
Cambio. Al momento della partenza il cambio era: $cad 1 = € 0,73. Per non stare a rompersi troppo il cervello ho sempre calcolato $cad 12 = € 10,00 (nel testo che segue il dollaro canadese è indicato con $).
La città. Toronto è sita nel Sud-Est del Canada. E’ il capoluogo della provincia dell’Ontario ed il centro più popoloso del paese con circa 2,5 milioni di abitanti..
Caratteristica della città è quella di essere una delle più multiculturali del mondo. Secondo statistiche recenti, è quella con il maggior numero di residenti nati all’estero dopo Miami (Florida).
La città ha un ampiezza di km 43 da ovest a est e di km 21 da sud a nord. Una singolarità è costituita dal suo sviluppo underground: al di sotto del Financial District e zone limitrofe è stato sviluppato un insieme di strade sotterranee lunghe, complessivamente, circa 27 chilometri. Di quest’area (“Path”) tratterò meglio in prosieguo.
La differenza di fuso orario rispetto all’Italia è di 6 ore. Le ore di volo necessarie per recarsi da Roma a Toronto sono circa 8,45.
Abbigliamento. Alla fine di giugno (e ancora nei primi luglio, ho saputo) non è mancata la pioggia, anche notevole. Predisporsi ad abbigliamento a cipolla e portarsi un K-way. Le temperature massime si registrano a luglio ed agosto, con tassi di umidità notevole. Tra dicembre e marzo, invece, la città vive il suo periodo più freddo, con temperature medie minime abbondantemente inferiori allo zero.
Contanti. In Canada, carte di credito e bancomat sono accettate ovunque. Tuttavia è bene portarsi da casa un po’ di dollari locali per le spese più immediate e quelle correnti durante il soggiorno. Al riguardo la cosa migliore da fare è acquistare la valuta on-line utilizzando il servizio Forexange: rispetto all’acquisto in banca ( e anche rispetto ai punti vendita in strada di questa organizzazione) si risparmiano le commissioni. Una volta effettuata la prenotazione dell’importo, quest’ultimo può essere ritirato in qualunque punto vendita scelto, anche effettuando il pagamento con la carta di credito. Se si acquista anche il servizio “buy-back” (al costo di fisso di € 3,5) è possibile ricambiare i dollari avanzati al rientro senza pagare commissioni, ma è bene ricordare che il cambio va effettuato entro 30 giorni dalla prima transazione.
Fumo e alcol. I vizi, qui, sono evidentemente scoraggiati. I tabaccai non esistono e trovare sigarette è un problema. I pochi shop che le vendono devono farlo nell’anonimato più assoluto: vietata ogni pubblicità e perfino la semplice esposizione dei pacchetti. Quanto ai costi, siamo praticamente al doppio di quelli italiani. Un pacchetto di Marlboro rosse, per es., costa più di dodici dollari (circa € 10,00).
Discorso quasi analogo per gli alcolici. Non vengono venduti nei supermercati o nei negozi di generi alimentari, bensì in speciali locali, “Liquor Control Board of Ontario (LCBO)”, gestiti dal governo della provincia. Gli acquisti sono vietati ai minorenni e i controlli, in questo senso, sono rigorosissimi. I prezzi, neanche a dirlo, sono tali da scoraggiarne l’acquisto: quasi impossibile trovare una bottiglia di vino a meno di 10 dollari, mentre il prezzo dei superalcolici supera quello italiano di un buon 30% e anche più (decisamente più abbordabili i prezzi delle birre, che vengono vendute anche in altri negozi, TheBeereStore).
Tenuto conto di quanto sopra, i viziosi faranno bene ad approvvigionarsi presso il duty free shop aeroportuale, prima della partenza..
Il soggiorno a Toronto
Mezzi di trasporto
Per la circolazione all’interno di Toronto, il noleggio di un’auto è decisamente da sconsigliare. Il traffico è molto intenso e i parcheggi costosi.
La città è servita discretamente bene dai mezzi pubblici: tre linee metro (ma quelle effettivamente utili sono due), tram, autobus e taxi.
A parte questi ultimi, non è semplicissimo capire come devono essere utilizzati gli altri. Provo a spiegare.
Per accedere a un tram, un autobus o una metro occorre acquistare l’apposita monetina,”token“, presso le macchinette distributrici presenti in diverse stazioni della metro e presso gli shop autorizzati. Il costo di un token è di 3 dollari (circa € 2,40). Si risparmia qualcosa acquistandone un certo numero alla volta. Per esempio, 5 token costano 13,25 dollari. Premesso che per quanti si fermano a Toronto per una settimana è assolutamente da consigliare l’acquisto dell’apposita tessera (36 dollari) valida indefinitivamente su tutti i mezzi, vediamo come si usano questi token.
Quando si accede in un tram o in un autobus (esclusivamente dalla porta anteriore) si fa cadere la monetina in una cassetta trasparente sita accanto al guidatore. Quest’ultimo, a sua volta, consegna al passeggero un biglietto chiamato “transfert”. E’ l’uso di questo transfert a risultare di non immediata comprensione.
Esso, come specificato nel documento, può essere utilizzato solo per un viaggio unidirezionale, senza possibilità di viaggiare nella direzione opposta e con divieto di “stopover” Faccio un esempio: se per andare in un certo posto si rende necessario l’utilizzo di un tram e di una metro, il token lo introduco nella cassetta del tram ed esibisco il transfert al passaggio della metro. Il transfert non ha una specifica durata temporale, sicché se per raggiungere la meta prefissata occorrono 4-5 mezzi e due ore di tempo, il transfert è comunque valido. Poiché, però, nel biglietto è indicato l’orario di consegna e poiché il viaggio deve essere “continuos”, non posso, per esempio, scendere a una fermata, fare acquisti o una passeggiata, e poi riprendere il mezzo.
Il testo del biglietto, peraltro contiene una precisazione che attribuisce una notevole discrezionalità all’autista: il mezzo successivo a quello utilizzato deve essere preso entro “un tempo ragionevole”. Tale ragionevolezza è rimessa, di fatto, alla valutazione dell’autista.
La linea verde della metro taglia la città da est a ovest; quella gialla è una sorta di ferro di cavallo tra sud (Union Station) e nord. Un percorso simile a quello della linea verde è effettuato dal tram 901, che parte dalla zona più ad ovest della città (Long Brunch) e percorre tutta la Queen Street. Effettua un numero infinito di fermate, quindi è comodo per chi debba utilizzare una di queste come specifica destinazione, ma ci si può trascorrere dentro anche un bel po’ più di un’ora.
Altro tram con percorso lunghissimo è il 910, che viaggia lungo la Spadina Avenue da sud a nord con fermate importanti, tra l’altro, nella China Town e nei pressi di Kensington Market.
Cosa vedere
Quando si effettua la programmazione del giorno dopo, sempre meglio consultare le previsioni metereologiche. Alcune importanti destinazioni, come dirò, vanno riservate esclusivamente a giornate di tempo bello/bellissimo; per altre ci si può acconciare portandosi un ombrello di riserva; su altre ancora le condizioni del tempo sono ininfluenti.
Su Internet, ma anche altrove (tipo nella Union Station) è ampliamente pubblicizzato il ” Toronto City Pass”, consistente nella possibilità di accedere a cinque delle principali attrazioni della città a un prezzo scontato (61,50 dollari anziché 107,70). Le attrazioni proposte sono la CN Tower, il Royal Ontario Museum, la Casa Loma. il Toronto Zoo, l’Ontario Science Centre.
E’ conveniente? Il mio giudizio è negativo. Delle cinque mete proposte salverei giusto le prime due. La Casa Loma è un eclatante esempio di architettura kitch, di scarso o nullo effetto su un pubblico europeo. L’Ontario Science Centre può andare bene solo se dovete far trascorrere qualche ora ai vostri bambini. Lo zoo di Toronto è uno dei tanti sparsi per il mondo e, sinceramente, tanto più se si hanno pochi giorni a disposizione per visitare la città, non vedo perché buttare qui mezza giornata (per di più di tempo bello).
Va detto che le guide, spesso, assecondano (o quanto meno non ridimensionano) l’elezione di luoghi del tutto secondari a mete di ampio interesse turistico. A Toronto, oltre a quelle sopra citate, è il caso per esempio del Bata Shoe Museum, sito nelle immediate vicinanze dell’assai più famoso Royal Ontario Museum. Non riesco sinceramente a capire a chi – se non a pochi intimi – possa interessare, per 12 dollari, una panoramica sulla produzione mondiale di scarpe negli ultimi due secoli.
Né mi è chiaro, poi, chi possa (senza provare un successivo, vago senso di pentimento) aspirare ad inoltrarsi nella zona est della città (quella di gran lunga meno interessante), salendo su un minimo di tre mezzi – quanto meno un tram, una metro e un autobus – per andare a Todmorden Mills ad ammirare un vecchio mulino ed un paio di case “scarrupate” della fine del ‘700 e, ulteriormente, rischiare lo svenimento, in giornata calda ed in zona affossata qual’è, per l’esame della per nulla eccezionale riserva di fiori selvatici ivi esistente.
Il suggeritissimo “Harbourfront Center”, sito nei pressi del porto di partenza dei traghetti per le Toronto Islands, era ridotto, nel corso del mio soggiorno, ad una sorta di immenso cantiere. Nella mia guida venivano elencate numerose attrazioni a caratterizzare il sito. Per es. lo York Quay Center, dove si sarebbe potuto assistere a eventi vari artistici (?); gli Artists Gardens, insieme di aiuole realizzate da artisti locali (bah!); il Craft Studio, imperdibile, per assistere in diretta alla creazione dell’artigianato locale (il relativo shop si caratterizza per l’esposizione di un insieme di oggetti bruttini e inutili e lo show della materiale creazione è reso praticamente proibitivo dall’elevata temperatura dei locali).
Cosa vedere in giornata di tempo bello
Però, in premessa, ho dichiarato che Toronto è una città molto bella, grande e varia, mentre finora ho formulato solo critiche.
Torniamo alla premessa.
Come detto, i programmi giornalieri per visitare la città non dovrebbero mai prescindere dalle previsioni metereologiche, oltreché, inevitabilmente, dall’esigenza di selezionare le destinazioni raggruppandole per zone.
Facendo un’eccezione a quella che è la regola generale delle guide, suggerirò delle mete proprio tenendo conto della situazione atmosferica. E di seguito ne elenco alcune da destinare a giornate particolarmente belle.
Toronto Islands
In una città come questa, caratterizzata da costi notevoli qualunque cosa si faccia, la gita nelle Islands rappresenta praticamente un unicum. E’ una meta splendida ed economica.
L’ideale è andarci nei giorni feriali, perché, da quanto raccontatomi, nei week end si crea un certo sovraffollamento.
Dalla Union Station parte un autobus, il 909, che porta giusto davanti all’imbarco dei traghetti. Qui le opzioni sono tre: scegliere, tra queste, la destinazione Centre Island. Il traghetto impiega circa un quarto d’ora per arrivare a destinazione, costa appena 7 dollari A/R, ed è probabilmente la miglior spesa fattibile a Toronto. Per più di un motivo.
Intanto, sia dal ponte del traghetto sia dalle sponde dell’isola, potete godere di splendide, uniche direi, immagini dello skyline della città.
All’arrivo trovate un’isola divisa praticamente in due parti: la prima si caratterizza per gli ampi parchi ordinatissimi, con prati tagliati all’inglese, fontane, laghetti e spiagge di sabbia chiara. Guardando all’orizzonte da quest’ultime, è praticamente impossibile realizzare di trovarsi in presenza di un lago anziché di un mare.
La seconda parte ha una vegetazione decisamente più selvaggia, ma la si attraversa tranquillamente su strada asfaltata ed è comunque un bel vedere.
Ci si può muovere per l’isola con vari mezzi: c’è una sorta di tram che ne fa il giro completo nell’entroterra e imbarcazioni che il giro lo fanno via lago. Io me la sono girata quasi tutta a piedi ed è stata una passeggiata meravigliosa.
L’ideale per gli amanti della bici è noleggiare il mezzo per un’ora (costo: 8 dollari): c’è tempo a sufficienza per fare il giro del’isola e scegliersi il posto giusto per il picnic. Perché questo è assolutamente posto da picnic (sono presenti, al riguardo, numerosissime zone attrezzate).
Non fatevi mancare assolutamente questa escursione.
High Park
E’ un’altra destinazione da picnic alla grande!
L’High Park è facilmente raggiungibile sia con la metro (linea verde), sia con il tram 506. E’ il parco più grande della città e ha dimensioni veramente notevoli. Potrete qui ammirare leggiadre aiuole, decine di scoiattoli che si muovono negli ampi spazi verdi, due laghetti (uno molto ampio), un villino della prima metà dell’800, un centro sportivo e ancora tanto altro.
Un posto ideale per qualche ora di relax.
Cn Tower
Mbé, questa destinazione meriterebbe un paragrafo a parte. E’ il simbolo della città, il posto più ambito, visitato, chiacchierato.
Recita la mia guida: “E’ una esperienza […la visita…] che andrebbe fatta almeno una volta nella vita”.
C’è una qualche esagerazione nella guida: una volta mi appare senz’altro sufficiente (trovandosi a Toronto).
Si dice che non si possa soggiornare, o anche solo transitare, in questa città senza salire sulla Torre. E la proprietà della medesima è ben conscia di tale circostanza, tant’è che il prezzo per assistere al panorama lievita di anno in anno.
La mia guida è del 2011. In essa si dice che il prezzo per salire fino alla cima della struttura più alta del mondo (m. 553) senza supporti è di 23,15 dollari. La realtà, nel giugno 2013, è la seguente: occorrono 32 dollari, più il 13% di tasse, per salire fino alla piattaforma girevole intermedia all’altezza di 360 metri; ulteriori 16 dollari, più tasse. per raggiungere la postazione più alta visitabile (“Sky pod”, a m. 447). Di fatto, quindi, il costo effettivo del panorama completo (possibile) è di circa 60 dollari, non poco quindi. Direi di più: un prezzo esagerato!
L’alternativa (ovviamente solo per la soluzione intermedia) è costituita dal pasto nel ristorante sito nella piattaforma girevole. In tal caso non si paga la salita. Però è obbligatoria la consumazione del pasto a prezzo fisso (60 dollari più tasse) o di un secondo (ce n’è solo uno a 32 dollari, poi si sale di prezzo) e occorre far coincidere la vista del panorama con l’orario del pranzo o della cena.
Nella piattaforma girevole – impiega circa 90 minuti per compiere un giro completo dell’asse e chi ci sta non si rende conto del movimento se non prestando enorme attenzione – ci sono diverse postazioni per osservare dall’alto le cime dei grattacieli e la costa del lago. E ce n’è anche una pavimentata di spessi vetri che dà l’impressione di essere sospesi nel vuoto (off limit per chi soffre di vertigini).
La vista è indubbiamente suggestiva, però….la fila per l’ingresso e agli acensori (sia in salita che in discesa) è quasi scoraggiante; il costo, come detto, eccessivo.
Non bisogna, poi, prendere in considerazione questa destinazione in giornata di tempo brutto o anche solo mediocre.
Tommy Thompson Park – Non sono riuscito ad andarci, perché aperto solo nel week end, e in quel week end ha piovuto alla grande. Però lo segnalo perché me ne hanno parlato molto bene e, senza pioggia, ci sarei andato sicuramente.
Il parco si trova su una penisola artificiale (Leslie Via Spit) e s’insinua per cinque chilometri nel lago Ontario. Ha una superficie di oltre 500 ettari ed è – così mi è stato assicurato – un insieme di prati fioriti, boschi, paludi costiere, spiagge di ciottoli e dune di sabbia.
Cosa vedere in giornata di tempo normale
Suggerisco di seguito un paio di percorsi decisamente validi, ai quali destinare due intere giornate (si cammina molto, quindi: scarpe comode!). Nel corso di essi si toccano alcune tra le principali attrattive della città.
1° percorso
Financial district – In quanto europeo, e italiano in particolare, questo è la zona di Toronto che (oltre alle isole) mi ha affascinato maggiormente. Sicuramente ha influito il fatto di non essere abituato a queste costruzioni (per quanto non mi fossero certamente nuove, dati i precedenti viaggi in posti come New York, San Francisco, Hong Kong, ecc.), però le passeggiate in mezzo ai grattacieli di questa città sono state un’esperienza emozionante. Alcuni sono veramente belli e meritano di essere ammirati.
Non è zona di shopping. Qui i negozi praticamente non esistono. In realtà, qui, non sono numerosissimi neanche i bar e i ristoranti. Ma la spiegazione c’è: al di sotto si ramifica il già citato “Path”, dove invece c’è praticamente di tutto.
St. Lawrence Market – Muovendosi verso est dal Financial District si raggiunge, con passeggiata abbastanza impegnativa, la parte vecchia della città. La destinazione finale è il Distellery District, ma, strada facendo, c’è una tappa obbligatoria da effettuare, costituita da questo mercato.
Accanto all’ingresso troverete un cartello in cui si dice che il St. Lawrence Market è stato giudicato dal National Geographic il mercato alimentare n. 1 al mondo. Non sono in grado di valutare se la classificazione sia quella giusta; quello che posso dire è che non ho mai visto un mercato più pulito e ordinato di questo. A dirla tutta, non sembra neanche di stare in un mercato, sia per l’estetica dell’immobile, sia per le modalità di esposizione dei generi alimentari. Qui si acquista quanto di meglio possa offrire la città ed a prezzi che, tenuto conto del contesto, non sono neanche esagerati. E se anche ci entrerete senza alcuna intenzione di acquistare qualcosa, alla fine cederete alle tentazioni.
Distillery District – Questo distretto costituisce uno dei luoghi più pittoreschi della città. Pochi minuti prima stavamo sotto i meravigliosi ma incombenti grattacieli della “Wall Street” canadese. Adesso il panorama è costituito da strade acciottolate; basse costruzioni di mattoni cremisì; una ciminiera alta 31 metri. Nel 1837 nacque qui la Gooderham & Worts Distilleria, divenuta nel tempo la più importante dell’impero britannico, prima di chiudere i battenti nel 1990 e trasformarsi nell’area più elegante e ricercata della città.
E’ un susseguirsi di bar, ristoranti, boutique e gallerie d’arte. C’è anche una fabbrica di prodotti a base di cioccolato (“Soma Chocolatemaker”) di cui, se il genere v’interessa, rimarrete entusiasti.
Se siete riusciti a contenere sempre le spese per i pasti, questo è il luogo giusto per permettervi una cenetta d’eccezione.
2° Percorso
Il secondo percorso che propongo è particolarmente impegnativo, ma, se il soggiorno a Toronto ha tempi limitati, lo consiglio vivamente.
Yorkville – Con la linea gialla della metro arrivate fino alla stazione di Spadina; lì prendete (classico esempio di uso del “transfert” in precedenza descritto) quella verde, scendendo alla prima fermata, St. George.
Percorsi pochi metri, ecco il quartiere più lussuoso di Toronto. La sua via principale, Bloor Street, è stata classificata nel 2008, per quanto riguarda lo shopping, tra le sette più costose del mondo e negozi e abitazioni costano qui cifre da capogiro.
Già ad un primo approccio si constata facilmente la presenza di tutte le firme europee d’eccellenza: Chanel, Louis Vitton, Ermenegildo Zegna, Max Mara, Bulgari e via dicendo. Quanto al lusso, questa strada non si fa mancare assolutamente nulla.
Inutile dire che trattandosi quasi esclusivamente di prodotti d’oltreoceano, il loro costo è nettamente superiore a quello praticato nei paesi d’origine, sicché, a meno che non si abbiano “soldi da buttare”, ammirate le eleganti vetrine, si può tornare tranquillamente alla stazione di Spadina e qui salire sul tram 910 che percorre, in discesa, tutta la Spadina Avenue.
La prima tappa è la fermata in corrispondenza di College Street, dove inizia una zona tradizionalmente nota come “Little Italy”.
Little Italy – Mi dicono che la domenica questo posto si animi notevolmente e la presenza degli italiani diventi assai più appariscente. Io ci sono capitato in giorno feriale e non sono rimasto particolarmente colpito dal luogo. Ci sono, si, un po’ di ristoranti, pizzerie e caffè con nomi italiani, ma mescolati con più o meno altrettanti locali cinesi, messicani e altro.
D’altra parte, mi viene spiegato ancora, l’immigrazione italiana, che inizialmente si era concentrata in questo quartiere, caratterizzandolo, nel tempo ha dovuto poi condividerlo con una numerosa collettività portoghese, finendo quindi con lo stabilirsi prevalentemente in altre zone della città.
Comunque: se ci capitate in orario dei pasti, qualcosa che vi ricordi l’Italia qui la trovate.
Scendendo da College St., ci s’imbatte in altre due mete notevoli della città.
Kensington Market – E’ il posto più pittoresco di Toronto e una passeggiata qui non dovete assolutamente mancarla. C’è il più alto concentrato di tattoo, pettinature rasta e abbigliamento hippy, per non parlare del classico odore speziato dello spinello che saltuariamente vi giungerà alle narici. Le vie principali di questo distretto sono Baldwin Street, Augusta Avenue e Kensington Avenue.
Ci sono numerosissimi ristorantini etnici (con una discreta rappresentanza di vegetariani); bar; negozi di generi alimentari; boutique di abbigliamento vintage.
Sedetevi a un tavolo, ordinate una cosa da bere e godetevi lo spettacolo di umana varietà che vi circonda!
China Town – Da Kensington Market occorrono solo pochi minuti a piedi per entrare nella immensa China Town di Toronto. Sicuramente per estensione non ha record (anche se è tra le più vaste del Nord America), ma a ad entrarci dentro fa comunque impressione. L’epicentro è tra Spadina Avenue e Dundas Street, ma si espande per diversi isolati.
Se a Little Italy d’italiano ho avvertito pochino, qui sembra quasi di essere in Cina. Perfino la denominazione di diverse strade è scritta bilingue. E ciò, nonostante mi venga spiegato che gli immigrati più ricchi si siano trasferiti già da un po’ in altre zone della città e che la zona abbia perso un po’ della sua identità per via dell’avvicendarsi al suo interno da un lato di immigrati latino-americani, dall’altro di studenti locali che frequentano la vicina Università.
Sarà pure così, ma, specie se passeggiate lungo il tratto di Spadina Avenue, quello a cui assisterete è uno spaccato verace della realtà di provenienza. L’esposizione un po’ caotica dei prodotti nelle vetrine dei negozi, le bancarelle su strada, i colori, i profumi, la densità della popolazione che vi si muove…
Inutile dire che il quartiere è un affastellarsi di negozi, ristoranti e mercati dove si trova tutto ciò che di cinese viene esportato nel mondo.
Baldwin Village – Se non siete ancora esausti, potete muovervi ulteriormente ad est, oltre la Spadina Avenue, e visitare il minuscolo ma grazioso Baldwin Village, un tempo abitato da una comunità ebraica, poi piano piano trasferitasi altrove. Di fatto è un viale alberato con costruzioni di modeste dimensioni e di gradevole aspetto che, su strada, propongono tanti piccoli ristoranti e bar.
Dal tipo di proposte gastronomiche che vedo nei menù, mi pare di capire che China Town si sta estendo fino a qui, anche se non mancano le alternative.
Old City Hall – E se non siete ancora esausti, potete spingervi fino alla Old City Hall, un tempo il municipio della città, oggi parte del tribunale. E’ un edificio imponente, in stile neoromanico, sormontato da una torre dell’orologio alta 103 metri. La sua costruzione, sotto la direzione dell’architetto E.J. Lennox (lo stesso della Casa Loma, ma qui il risultato, seppure con grande lentezza ottenuto, è decisamente migliore) iniziò nel 1989 per concludersi dieci anni dopo.
Vale sicuramente la pena ammirarlo. Le guide consigliano anche una visita del suo interno, tanto più che gratuita. Io l’ho fatta ma non c’ho trovato nulla di speciale. L’interno, come detto, ospita una sede del tribunale cittadino, per cui, a parte un discreto via vai di avvocati e magistrati, non c’è granché d’altro da vedere.
Cosa vedere in giornata piovosa
Path (“Il Percorso”) – Path, la città underground, è sicuramente una delle cose più caratteristiche di Toronto, a mio avviso, anzi, la più. E’ il più vasto centro commerciale sotterraneo del mondo, costituito da 27 chilometri di strade site sotto il livello stradale, con inizio dalla Union Station e culmine in Dundas Street.
L’ attuale conformazione del Path risale al 1960, anche se l’effettiva pietra miliare sembra attribuibile al centro commerciale (allora grande magazzino) Eaton Center che per primo, nel 1900, fece costruire un tragitto sotterraneo per collegare le sue due sedi distaccate.
L’esigenza di costruire questa propaggine sotterranea della città è legata alle temperature gelide che la caratterizzano particolarmente nel periodo invernale (perfino inferiori ai 25°).
All’interno del Path ci si muove solo a piedi e quelle che s’incrociano lungo il suo percorso sono fiumane di persone, la maggior parte delle quali impiegate nei grattacieli del Financial District.
Il Path ha un suo teorico percorso principale, ma basta imbattersi in una sua interruzione o addentrarsi in una delle vie laterali per perdere facilmente il senso dell’orientamento.
L’area è stata costruita in modo tale da consentire un facile (per i residenti) e continuo collegamento con la superficie ed in particolare con tutte le principali arterie del centro città. Così, camminando, ci s’imbatte spesso in indicazioni relative alla scala, mobile o meno, necessaria per risalire in una determinata via.
Essendo il Path un concentrato di shop e punti di ristoro posto essenzialmente al disotto dei grattacieli sede delle importanti società commerciali e finanziarie, è ovvio che la sua principale clientela sia costituita dal personale di quest’ultime (tant’è che la domenica gli esercizi commerciali sono chiusi). Così, ad ora di pranzo, si vedono orde di dipendenti in giacca e cravatta o tailleur muoversi tra i numerosissimi ristorantini e fast food siti in loco, organizzatissimi per fornire la richiesta pietanza, da mangiare al volo o da portar via, nel giro di pochi minuti. L’offerta gastronomica è estremamente varia, con cucina etnica, però, nettamente prevalente.
I negozi, salve rare eccezioni, non sono alternativi a quelli di Bloor Street. Qui, qualità e prezzi sono mediamente assai inferiori, ma sicuramente più abbordabili per il turista medio.
Alla visita di quest’area si può dedicare tranquillamente una mezza giornata.
Un paio d’informazioni utili per i turisti: i bagni pubblici esistenti nel Path sono generalmente pulitissimi e in qualche caso perfino eleganti (fuori del Path opterei per i bagni dei vari Starbucks); muovendo dalla Union Station ci s’imbatte abbastanza rapidamente in un paio LCBO dove fare acquisti di vino, birra ecc..
Royal Ontario Museum – Inaugurato nel 1914, è il più grande museo del Canada. E’ sito nei pressi della celebre Bloor St. e non l’ho inserito nel relativo programma di visite perché, a mio avviso, la scelta migliore è dedicargli qualche ora in giornata di pioggia.
La costruzione, dall’esterno, è decisamente suggestiva, composta, com’è, per il 25% di vetro e per il restante 75% di calcestruzzo e strisce di alluminio con tonalità argentee. Complessivamente, apprendo, sono state utilizzate circa 3.500 tonnellate di acciaio, 9.000 metri cubi di calcestruzzo e 38 tonnellate di bulloni.
L’ingresso costa 16 dollari (circa € 12,00) e suggerisco di fare attenzione agli orari di apertura. Il museo chiude teoricamente alle 18,00, ma già alle 17,20 i visitatori sono invitati ad avviarsi all’uscita. Sono dati di cui tenere conto, considerato che la visita impegna diverse ore.
Con valutazione del tutto personale, devo dire che questo museo propone cose estremamente interessanti ed altre, quanto meno per un pubblico europeo, piuttosto banali. Non regge il confronto, in ogni caso, con musei analoghi di Londra o New York, per citare un paio delle piazze principali.
La sezione che mi ha colpito maggiormente è stata quella dei minerali; quella che mi ha strappato qualche sorriso è dedicata all’arredamento (c’è qualche suppellettile che verrebbe sdegnosamente rifiutata perfino da un rigattiere di casa nostra).
Cose interessanti da vedere, in ogni caso, per qualche ora, ce ne sono.
Mete trascurate
Risultano trascurate, in questa mini guida di Toronto, alcune mete turistiche particolarmente valorizzate nelle guide in commercio.
Citandone una tra le tante, il notissimo Roger Center, il super stadio con soffitto a cupola interamente retrattile.
In questo caso, espongo il motivo della trascuratezza. Nonostante la mia frequentazione di stadi di vari sport, l’idea di andarne a visitare uno solo per la sua struttura non mi ha appassionato. La mia Lonely Planet suggerisce, per dare maggior senso al sopralluogo, di recarcisi in occasione di un incontro di baseball dei Blue Jays o di football degli Argonauts. Ho recepito il suggerimento, ma in occasione del mio soggiorno tali incontri non ci sono stati.
Dove mangiare
Per quanto visto e sperimentato, una gastronomia effettivamente locale non esiste. In compenso, data l’incredibile multietnia che caratterizza la città, si trova da mangiare praticamente di tutto.
Questa miniguida non ha lo scopo di fornire specifici indirizzi e, d’altra parte, farlo sarebbe soluzione inutile e temeraria.
A Toronto ci sono migliaia di ristoranti, trattorie, fast food, con offerta di cucina cinese, tailandese, giapponese, italiana, indiana, greca e quant’altro. Esistono, da questo punto di vista, perfino quartieri “dedicati”, tipo “Little Italy” o “China Town”.
Con riferimento a quest’ultima, nel corso del soggiorno mi è stato raccontato che i cinesi che vengono dalla madre patria non si riconoscono particolarmente nella cucina dei loro compatrioti qui residenti. Quanto a “Little Italy”, nei due locali sperimentati, proprietari e camerieri non erano italiani e non parlavano una parola della nostra lingua. In compenso la pizza era discreta e i primi ricordavano abbastanza bene quelli che si cucinano in Italia.
I ristoranti un po’ chic hanno prezzi molto elevati, che diventano quasi impraticabili qualora si ordini il vino. Enorme scelta e prezzi decisamente più abbordabili, invece, con riferimento ai fast-food, che spesso sono anche di buona qualità (oltre che in strada, se ne trovano a decine, come detto, nel Path e nei grandi centri commerciali).
Anche nei bar la differenza rispetto ai costi italiani si fa sentire. Un espresso non lo si paga meno di 1,8 dollari (circa € 1,5); un sandwich non meno di 5 dollari (circa € 4,00).
Chi, per il soggiorno, ha scelto la soluzione dell’appartamento in affitto trova nei supermarket la maggior parte dei generi alimentari presenti in quelli italiani, con notevoli limitazioni, però, nel reparto formaggi-affettati. Per dare un’idea dei prezzi, una bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri non costa meno di 1 dollaro. Numerosi, e costosi, i prodotti italiani: dalla pasta, al caffé, al tonno (carissimo), ecc..
A chi ha scelto la predetta soluzione di soggiorno suggerirei decisamente di fare una scappata al precedentemente descritto St. Lawrence Market.
Dove dormire
Vale quanto precisato al paragrafo che precede: non è obbiettivo di questa miniguida fornire suggerimenti circa la scelta dei luoghi di pernottamento.
A mero titolo informativo posso dire che prima della partenza ho girato un bel po’ su Internet consultando i prezzi praticati da alberghi di medio-alta qualità. Decisamente molto cari.
Alla fine ho optato per una soluzione che penso di poter consigliare a chi si muova in famiglia o in gruppo di amici. Il sito “Airbnb”, internazionalmente e ragionevolmente noto, propone appartamenti in affitto (in realtà propone anche ville, castelli e perfino isole) da privati a prezzi nettamente inferiori a quelli dell’offerta alberghiera.
Personalmente ho optato per un appartamento in villino di Long Brunch, nella periferia residenziale ovest di Toronto, con splendida vista dell’Ontario.
Shopping
Non mi era mai successo di tornare da una meta estera senza aver acquistato qualcosa, ma qui, di conveniente, non c’è assolutamente nulla. Degli alcolici e delle sigarette s’è già detto, per quanto riguarda il resto ho riscontrato tre buoni motivi per tornarmene a mani vuote:
· nelle vetrine non sono mai esposti i prezzi delle merci, con inevitabile esigenza, per farsi un’idea della vantaggiosità o meno dell’acquisto, di andarseli a cercare direttamente sui prodotti o, alternativa per me odiosa, rivolgersi ai commessi.
· non essendoci abituati, si rimane regolarmente contrariati, giunti alla cassa, nello scoprire che il prezzo letto sul prodotto o comunicato dal commesso non è quello effettivo, dovendo lo stesso essere aumentato della tassa del 13% (per onestà intellettuale devo precisare che trattasi di una sorta di economica, per noi, I.V.A., che però ha il difetto di non essere ricompresa nel prezzo);
· non mi è mai capitato di vedere un articolo, di qualunque genere, con prezzo inferiore a quello comunemente rinvenibile in Italia.
E’ il caso di aggiungere che in tutti i gift-shop connessi con le principali attrattive (vedi CN Tower; Royal Ontario Museum; Niagara Falls, ecc) gli oggetti che si dovrebbero acquistare per portare un ricordo del luogo a casa sono regolarmente etichettati “made in China”).
Per chi non voglia comunque rinunciare al “sano” shopping”, ci sono diverse alternative.
I negozi più eleganti della città, come già evidenziato, si trovano nel quartiere Bloor-Yorkville .
Altro posto di shopping, come anche si è detto. è il “Path””.
Lungo la Queen Street – arteria che, a sud della stessa, taglia in due la città – c’è un po’ di tutto, ma mai nulla di davvero rilevante.
Ci sono, infine, i mega-centri commerciali. L’Eaton Center è esemplificativo. Ci potete passare, praticamente, un’intera giornata, magari facendo una pausa pranzo in uno dei due piani underground dove decine di fast food offrono ogni sorta di pietanza etnica. Impressionante!
Niagara Falls
Trovandosi a Toronto, impossibile resistere alla tentazione di una puntata alle Cascate del Niagara che, tra l’altro, sul versante canadese sono notoriamente più affascinanti rispetto a quello statunitense.
Per raggiungere l’obbiettivo sono disponibili diverse soluzioni: si può noleggiare un’auto; optare per i pullman di società private che effettuano le visite, anche guidate ed anche in abbinamento con soste in aziende vinicole della zona; il treno.
Io ho scelto quest’ultima soluzione per due motivi:
– è la più economica (poco più di 30 dollari per A/R);
– consente la maggiore libertà di movimento possibile.
La partenza è dalla Union Station con i treni della “GO”. Dopo circa un’ora di viaggio, a Burlington, c’è il cambio con un comodo bus che in tempo analogo porta a destinazione.
I viaggi, di andata e ritorno, sono molto frequenti, quindi, da questo punto di vista, nessun problema. L’unica seccatura è percorrere, dall’arrivo della fermata dell’autobus alle cascate, qualche centinaio di metri a piedi.
Il primo impatto con l’area è scioccante, fino all’irritazione. La vista della cascate, infatti, è preceduta da una strada, la Clifton Hill, che è tra le cose più pacchiane che mente americana abbia creato! Un’autentica sofferenza per la vista e l’udito. I due marciapiedi sono una successione di rumorose e risibili cosiddette “attrattive” (tremendi, tra i numerosi altri, il Castello di Dracula e la casa di Frankenstein), motel squallidini, fast food.
Quando all’orizzonte compaiono le cascate si tira un sospiro di sollievo, che si trasforma, presto e fortunatamente, in autentica emozione.
Le cascate sono decisamente affascinanti e solo la loro vista rende giustizia della fama di cui godono.
Vi sono vari modi per viverle e per chi non voglia rinunciare a nulla c’è il “Niagara Falls Great Gorge Adventure Pass”, una tessera che consente l’accesso alle principali quattro attrattive proposte dal luogo.
Io, ed è quello che consiglio, mi sono concentrato su quella che è di gran lunga la più divertente: il trasbordo sulla “Maid of the Mist”. Trattasi di un battello che parte ogni 15 minuti, circa, totalmente costipato da turisti in sinergica euforia, incapsulati in mantelline di plastica blu (fornite dall’organizzazione), tutti brandenti macchine fotografiche, cineprese o cellulari plurimegapixel.
L’imbarcazione si avvia lentamente in direzione della cascata principale sostando a lungo a ridosso della stessa.
La gente urla, si bagna e si diverte. Fantastico!
Claudio Germini
Caludio.germini@fastwebnet.it