Tornare a Parigi e godersi un po’ la strada

Visitare una città per la seconda o terza volta ti permette di scegliere e assaporare ogni cosa con uno spirito rilassato, perdendoti anche per ore a camminare tra i vicoli senza bisogno di raggiungere a tutti i costi una meta
Scritto da: Silvia*
tornare a parigi e godersi un po’ la strada
Partenza il: 23/05/2015
Ritorno il: 27/05/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Il bello di visitare una città per la seconda o terza volta, è sicuramente quello di non essere più presi da quell’ansia da prestazione che attanaglia il turista determinato a vedere ogni cosa sottoponendosi a tour de force estenuanti e a camminate folli degne del miglior maratoneta.

Tornare nuovamente in un luogo, ti permette di concederti il lusso di scegliere, assaporare ogni cosa con uno spirito rilassato, perdendoti anche per ore a camminare tra i vicoli della città senza bisogno di raggiungere a tutti i costi una meta ma semplicemente godendoti il paesaggio.

Per questo motivo non condividerò della mia visita a Parigi dello scorso maggio un itinerario vero e proprio ma piuttosto luoghi e suggestioni che ho riportato a casa da questo ultimo viaggio.

Non posso non cominciare dal Musée Picasso (era anche uno dei miei #TravelDreams2015!). Desideravo tornare a Parigi anche per visitare questa esposizione, riaperta al pubblico nel 2014 dopo consistenti lavori di restauro. L’edificio si trova nel quartiere del Marais, si raggiunge facilmente a piedi scendendo con la Metro alla fermata St-Paul, per poi godersi una passeggiata tra i vicoli e le vetrine chic del quartiere. Lungo la strada anche la “Chapelle de l’Humanité” con il suo motto: “L’Amour pour principe et l’Ordre pour base; le Progrès pour but” (A. Comte), ma soprattutto edifici e palazzi dall’elegante architettura e tanti, tantissimi giardini che conferiscono a queste strade un’atmosfera unica. L’edificio che accoglie il Museo è l’Hotel Salé, uno splendido palazzo progettato tra il 1656 e il 1660 dall’architetto Jean Boulier. Il museo è chiuso il Lunedì e apre la mattina piuttosto tardi (11.30 dal Martedì al Venerdì, 9.30 il Sabato e la Domenica), l’ingresso è di 11 euro (sicuramente ben spesi) e dovrete probabilmente fare un po’di coda all’ingresso, anche se avete scelto la Paris Visite Pass. Ma non arrendetevi, se amate il pittore spagnolo, ne vale la pena! La collezione è ricchissima: oltre 3.500 opere esposte tra dipinti, ceramiche, sculture, disegni, incisioni. Quattro piani in cui perdersi tra corridoi e stanze per scoprire anche molto delle fasi di studio e preparazione alle opere del grande maestro. Ci sono, ad esempio, i bozzetti del Les Demoiselles d’Avignon (che avevo visto al MoMa di New York) e un intero piano (Level -1) dedicato a far conoscere il lavoro di Picasso nel suo studio parigino e le fasi che condussero allo sviluppo e all’affermazione del Cubismo in Europa. Interessante anche il Level 3 dove è custodita la collezione privata dell’artista che contiene dipinti di grandi maestri quali Cézanne, Degas, Renoir, Modigliani. La pittura di Picasso è potente, la sua personalità decisamente sopra le righe ed eclettica. Scriveva nel 1935: “My picture is a sum of destructions. I do a picture – then I destroy it. In the end, though, nothing is lost: the red I took away from one place turns up somewhere else” e questa sua tensione interiore è evidente in tutta la sua opera e ben rappresentata da questa esposizione che aiuta veramente a penetrare nel suo mondo, o perlomeno in parte di esso.

A proposito del rapporto tra Picasso e Parigi: nel quartiere di Montmartre, a pochi passi da place des Abbesses (dove si trova uno degli ingressi delle stazioni del metro simbolo dell’art nouveau), si trova Bateau Lavour, il luogo dove Picasso visse con Modigliani e Jacob ed è proprio qui che dipinse Les Demoiselles d’Avignon. In realtà l’edificio è stato ricostruito dopo un incendio che distrusse l’originale nel 1970, ma vale comunque la pena un passaggio in questa pittoresca piazzetta nel cuore di quello che, non a caso, è ancora oggi il quartiere degli artisti.

Un’altra esposizione che non volevo perdere questa volta per niente al mondo è il Centre Pompidou. Nel cuore di Parigi, descrive così questo edificio portato a termine nel 1977 da Renzo Piano e Richard Rogers la Lonely Planet: “se lo guardate da lontano, sembra una scatola rettangolare tinta con i colori primari e immersa in un mare di tetti grigi: immaginate di vedere un pezzo del Meccano dimenticato sul tappeto di un elegante salotto di casa”. Ed effettivamente il colpo d’occhio è proprio questo: il forte contrasto con l’architettura e l’ambiente circostante non è però sgradevole alla vista, anzi, vi si inserisce armonicamente, imponendosi con la sua decisa personalità e regalando un tocco di innovazione e colore che davvero rendono unico questo edificio. Purtroppo una volta all’interno e dopo aver pagato un ingresso di ben 14 euro, scopriamo che solo un piano è visitabile e che il Level 5, che ospita il Musée National d’Arte Moderne con le opere di Mirò, Ernst, Dalì, Kandinsky…è chiuso al pubblico per restauri. Nessuno ci ha avvisati all’ingresso ed è una bella disdetta. Possiamo visitare solo il Level 4 dove si trovano installazioni e opere di arte contemporanea (realizzate dal 1960 ad oggi), sicuramente interessanti ma che non ripagano della delusione precedente. Per fortuna un altro merito dell’edificio è quello di essere circondato da palazzi più bassi e dal tetto, raggiungibile attraverso le scale mobili esterne racchiuse in un tubo, si gode di una bellissima vista di Parigi. Non solo: anche il quartiere circostante è tutto da scoprire, a partire dalla deliziosa place Igor Stravinsky su cui il Centre Pompidou si affaccia. È popolata da artisti di strada e al centro vi si trova una deliziosa fontana arricchita da sculture colorate che raffigurano labbra, un cuore, una chiave di violino, un serpente…Intorno alla fontana caffè ed edifici e un bel murales che rende questo scorcio molto suggestivo.

Nel Marais un altro luogo da non perdere è Place Des Vosges: un luogo che ha ispirato numerosi scrittori, a partire da Victor Hugo e Georges Simenon. Si tratta di una “piazza chiusa” circondata da palazzi e con al centro un ampio giardino, un’oasi di tranquillità (salvo il sovraffollamento dei giorni festivi in cui è meta di molti turisti e parigini).

Sorvolerò sulla bellezza di camminare lungo la Senna al tramonto e vedere Notre Dame e i dintorni accendersi delle luci notturne. O sui giochi di luce della Tour Eiffel, arricchita durante la nostra visita anche da una gigantesca pallina da tennis in onore della settimana del Roland Garros. O sulla vista dalla Basilica del Sacro Cuore, che domina la città. O Place Republique, cuore pulsante di Parigi che porta ancora i segni di quella ferita che è stato l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Vorrei parlarvi invece di un gioiello che si trova nel quartiere di Les Halles: l’Eglise Saint-Eustache. Quella che era l’antica piazza del mercato, il “ventre di Parigi”, è oggi un quartiere in grande fermento. Ovunque cantieri e progetti per rinnovare questa zona con centri commerciali, giardini, nuovi edifici (la Canopèe). La Chiesa di Saint-Eustache è stata realizzata a cavallo tra il 1500 e il 1600, e oltre all’elegante architettura esterna, accoglie una serie di tesori. A partire dai quadri di Rubens nelle cappelle laterali passando per i lavori di diversi artisti italiani (Manetti, Di Tito, Giordano) fino ad arrivare a un’opera che mi è rimasta particolarmente nel cuore: la grande pala d’altare in bronzo di Keith Haring. Un’opera che l’artista statunitense ha realizzato poco prima di morire (nel 1990) e che ha dedicato ai primi morti a causa dell’AIDS negli anni ’80. Questa Chiesa è infine famosa anche per la sua ottima acustica e vi si trova all’interno un gigantesco organo di fine Ottocento. Se amate la musica sacra, non potete perdere un concerto all’interno di questo gioiello che unisce arte e spiritualità.

A presto, per nuovi racconti da Parigi, qualche consiglio generale e qualche chicca sui luoghi dove mangiare o fare acquisti.



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