Toccata e fuga a Zurigo
Pronti a proseguire – Sabato 24 aprile Primo pomeriggio Prima di iniziare a scrivere, una sola annotazione: siamo riusciti a trovare il cavo svizzero per il PC! La giornata oggi è splendida, la città ha iniziato a prendere vita nelle prime ore del pomeriggio ed abbiamo potuto apprezzare anche la Zurigo un po’ più tamarra che fino ad oggi ci era rimasta oscura. Tutti capiscono il nostro inglese biascicato e quando tentiamo di inserire qualche parola in tedesco suscitiamo solo grossa ilarità. Una cosa l’abbiamo davvero sbagliata, l’abbigliamento! Convinti che Zurigo fosse una città fredda, abbiamo in valigia un vestiario da Milano a novembre che resterà totalmente inutilizzato. Loro, gli svizzeri, si sentono già in piena estate; girano con t-shirt e pantaloni corti, qualcuno anche in infradito. Per noi è una bellissima primavera. Ora un piccolo riposo, ma proprio piccolo e con l’aiuto del navigatore, che è stato battezzato Franco, andremo alla scoperta di quartieri troppo distanti per essere raggiunti a piedi.
Rieccoci qui – Sabato 24 aprile – Pomeriggio/sera Mentre percorrevamo la strada verso la cattedrale, abbiamo scovato un altro parco e una postazione da cui osservare la città dall’alto. Le vetrate di Mark Chagal, all’interno della cattedrale, sono splendide, peccato non aver potuto scattare foto. Dobbiamo tornare a recuperare la macchina. Attraversiamo la Bahnhofstrasse, una delle vie dello shopping più importanti della città, dove, tra Bulgari, Louis Vuitton e Cartier, anche i cioccolatini sembrano essere di lusso. Pagati i trentasei franchi per il parcheggio (l’avevo detto che conviene il treno, vero?), riprendiamo l’auto e andiamo a cercare l’ex quartiere industriale. Scopriamo una Zurigo diversa, la Zurigo di periferia, dei quartieri popolari; italiani, indiani, sudamericani, est-europei si dividono gli spazi. La Zurigo multietnica qui è un’altra cosa, e non ha quel sapore di integrazione che ha lungo il fiume della città. Troviamo il quartiere industriale, ma non ci soffermiamo a lungo perché è già ora di cena e vogliamo andare alla ricerca di un piatto tipico di qui: lo Züri Gschnätzlets mit Rösti (spezzatino alla zurighese), ossia uno spezzatino di vitello condito una salsa di panna e funghi e accompagnato da un tortino di patate. Lo troviamo al Johanniter, sulla Niederdorfstrass. Paghiamo come al solito uno sproposito per la cena, ma siamo belli, felici, soddisfatti per la bellissima giornata. Ultimo giorno – Domenica 25 aprile Dopo la colazione (che ci è costata un botto, un po’ come tutto) abbiamo lasciato la stanza e siamo andati a zonzo per la città a piedi e in tram a fare foto ai palazzi, ai fiori, al lago, finché non ci è venuta fame. Abbiamo assaggiato il Pasties, un panzerotto di pasta sfoglia ripieno di carne trita e verdure. Non so se è una specialità svizzera, però è buono. Riprendiamo a camminare e a fotografare, finché non approdiamo in uno dei tanti parchi della città. Questo è pieno di giovani che chiacchierano, prendono il sole su un bel prato inglese, cucinano, giocano, si allenano a fare i barman freestyle. Ci siamo stesi anche noi sul prato, con i piedi nudi nell’erba, il sole sulla faccia e l’aria fresca tra i capelli. Davvero rigenerante. Scappiamo nel primo pomeriggio, quando la gente inizia ad essere decisamente troppa. Un ultimo caffè da Starbucks, un’ultima passeggiata tra le vie della città e poi partiamo in direzione casa. Allora, ci è piaciuta Zurigo? Sì, molto. La gente è cordiale, l’aria è pulita, il paesaggio è splendido. Fosse un po’ più economica, sarebbe perfetta.