Toccata e fuga a Zurigo

Città dei tulipani, dei parchi, della vita notturna.
Scritto da: LaBubette&StranOne
toccata e fuga a zurigo
Partenza il: 23/04/2010
Ritorno il: 25/04/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Prime impressioni – venerdì 23 aprile 2010 Circa cinque ore di viaggio ci hanno portati a Zurigo; avremmo risparmiato tempo e denaro se avessimo viaggiato in treno, ma per problemi vari abbiamo dovuto optare per l’auto. Il viaggio comunque è stato piacevole, soprattutto dopo il tunnel del San Gottardo, quando le cime innevate delle Alpi ci hanno levato il fiato insieme ai paesaggi stupendi, con i prati color verde tavolo da biliardo. Parcheggiata l’auto (parcheggio, ovviamente, a pagamento), siamo arrivati al nosto hotel supereconomico. La camera è quello che è, ma abbiamo la connessione gratuita e, soprattutto, una vista stupenda sul fiume. Andiamo a cenare all’Adlers, ristorante sulla Niederdorf; ordiniamo due Fondue care come il fuoco. Il cibo è veramente costoso, un piatto costa attorno ai venti euro, anche se, devo dire, le porzioni sono davvero molto abbondanti. Non vi dico quanto abbiamo pagato il vino. La città è pulita, estremamente giovane e multietnica, proprio come l’avevo immaginata. E’ viva, c’è un sacco di gente che passeggia per le vie del centro come noi, tra profumo di salsiccia, locali e tavolini dove le ciotole fumanti di raclette e fondue la fanno da padrona. Prima che il PC ci abbandoni – Sabato 24 aprile – Mattina Rieccoci qui. Siamo rientrati da poco in albergo per riprendere le forze dopo la lunga camminata di questa mattina. Sveglia alle otto, colazione continentale in albergo e poi via alla scoperta di Zurigo. Abbiamo camminato lungo il fiume, finché il fiume non è diventato lago e ci siamo fermati al parco (Seefeld quai, credo si chiami). Lì c’era gente che correva, pattinava, mangiava, chiacchierava, leggeva, o che stava semplicemente sdraiata sull’erba, come noi. Pranzo a base di wurstel in riva al lago a godere della quiete, del sole e del profumo dei tulipani. Tornando verso l’hotel ci siamo impegnati per cercare un adattatore per le prese svizzere (che sono diverse dalle nostre, segnatevelo). La ricerca è stata infruttuosa, quindi a breve il nostro PC terminerà l’autonomia e non avremo modo di ricaricarlo.

Pronti a proseguire – Sabato 24 aprile Primo pomeriggio Prima di iniziare a scrivere, una sola annotazione: siamo riusciti a trovare il cavo svizzero per il PC! La giornata oggi è splendida, la città ha iniziato a prendere vita nelle prime ore del pomeriggio ed abbiamo potuto apprezzare anche la Zurigo un po’ più tamarra che fino ad oggi ci era rimasta oscura. Tutti capiscono il nostro inglese biascicato e quando tentiamo di inserire qualche parola in tedesco suscitiamo solo grossa ilarità. Una cosa l’abbiamo davvero sbagliata, l’abbigliamento! Convinti che Zurigo fosse una città fredda, abbiamo in valigia un vestiario da Milano a novembre che resterà totalmente inutilizzato. Loro, gli svizzeri, si sentono già in piena estate; girano con t-shirt e pantaloni corti, qualcuno anche in infradito. Per noi è una bellissima primavera. Ora un piccolo riposo, ma proprio piccolo e con l’aiuto del navigatore, che è stato battezzato Franco, andremo alla scoperta di quartieri troppo distanti per essere raggiunti a piedi.

Rieccoci qui – Sabato 24 aprile – Pomeriggio/sera Mentre percorrevamo la strada verso la cattedrale, abbiamo scovato un altro parco e una postazione da cui osservare la città dall’alto. Le vetrate di Mark Chagal, all’interno della cattedrale, sono splendide, peccato non aver potuto scattare foto. Dobbiamo tornare a recuperare la macchina. Attraversiamo la Bahnhofstrasse, una delle vie dello shopping più importanti della città, dove, tra Bulgari, Louis Vuitton e Cartier, anche i cioccolatini sembrano essere di lusso. Pagati i trentasei franchi per il parcheggio (l’avevo detto che conviene il treno, vero?), riprendiamo l’auto e andiamo a cercare l’ex quartiere industriale. Scopriamo una Zurigo diversa, la Zurigo di periferia, dei quartieri popolari; italiani, indiani, sudamericani, est-europei si dividono gli spazi. La Zurigo multietnica qui è un’altra cosa, e non ha quel sapore di integrazione che ha lungo il fiume della città. Troviamo il quartiere industriale, ma non ci soffermiamo a lungo perché è già ora di cena e vogliamo andare alla ricerca di un piatto tipico di qui: lo Züri Gschnätzlets mit Rösti (spezzatino alla zurighese), ossia uno spezzatino di vitello condito una salsa di panna e funghi e accompagnato da un tortino di patate. Lo troviamo al Johanniter, sulla Niederdorfstrass. Paghiamo come al solito uno sproposito per la cena, ma siamo belli, felici, soddisfatti per la bellissima giornata. Ultimo giorno – Domenica 25 aprile Dopo la colazione (che ci è costata un botto, un po’ come tutto) abbiamo lasciato la stanza e siamo andati a zonzo per la città a piedi e in tram a fare foto ai palazzi, ai fiori, al lago, finché non ci è venuta fame. Abbiamo assaggiato il Pasties, un panzerotto di pasta sfoglia ripieno di carne trita e verdure. Non so se è una specialità svizzera, però è buono. Riprendiamo a camminare e a fotografare, finché non approdiamo in uno dei tanti parchi della città. Questo è pieno di giovani che chiacchierano, prendono il sole su un bel prato inglese, cucinano, giocano, si allenano a fare i barman freestyle. Ci siamo stesi anche noi sul prato, con i piedi nudi nell’erba, il sole sulla faccia e l’aria fresca tra i capelli. Davvero rigenerante. Scappiamo nel primo pomeriggio, quando la gente inizia ad essere decisamente troppa. Un ultimo caffè da Starbucks, un’ultima passeggiata tra le vie della città e poi partiamo in direzione casa. Allora, ci è piaciuta Zurigo? Sì, molto. La gente è cordiale, l’aria è pulita, il paesaggio è splendido. Fosse un po’ più economica, sarebbe perfetta.



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