Toccata e fuga a Ventotene

Weekend nell'arcipelago Ponziano
Scritto da: ARMIC
toccata e fuga a ventotene
Partenza il: 04/09/2015
Ritorno il: 06/09/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
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VENTOTENE dal 4 al 6 settembre “toccata e fuga”

Tramonto a Ventotene

Premessa:

Troppe volte ho promesso a mia sorella Mery che sarei stato a Ventotene per qualche giorno, magari lasciando il camper a Formia per poi imbarcarmi con l’aliscafo. Questa volta ci siamo, abbiamo deciso con Grazia ed Enzo, i miei inseparabili compagni di viaggio, che questo venerdì saremo stati a Ventotene; senza camper e nonostante le avvisaglie sul mio mal di gola che hanno messo in forse fino all’ultimo la partenza.

Perché Ventotene?

Oltre all’aspetto sentimentale, sono almeno tre i motivi che mi hanno portato con i miei amici e mia moglie a Ventotene. Per primo, questa isoletta Pontina, a metà strada tra Ponza e Ischia, è famosa per il suo “Manifesto”; scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, ed Eugenio Colorni, che nel periodo fascista furono confinati perché ostili al regime. Insieme, stesero il primo documento il cui titolo è stato un presagio d’intuizione politica futura: “ Per un’Europa libera e unita”. Il secondo motivo è quello legato alla natura dell’isola, aspra, profumata, non turisticamente deturpata; infatti, molti sono i documentari “incontaminati” su Ventotene e l’isoletta di Santo Stefano, istituita con la sua area Marina Protetta fin dal 1977 poi divenuta Riserva Naturale Statale. Il terzo aspetto forse quello meno comprensibile, è da ricercare nella particolare atmosfera che avvolge l’isola e i suoi isolani, si passa con estrema facilità tra il sacro e profano, dalle nubi al cielo terso, al vento che soffia sferzante, per poi ritornare a una quiete surreale; insomma è difficile spiegare, ma è un unicum che affascina e che t’invoglia a ritornare, per meglio capire noi stessi. Ne è testimonianza, la festa di Santa Candida che ogni 20 settembre riunisce a Ventotene molte persone, come uccelli migratori, si ritrovano sull’isola per ammirare le colorate mongolfiere che vengono lasciate volare al vento.

Ventotene, fa parte dell’arcipelago Pontino, nato da grandiose eruzioni vulcaniche alla fine del terziario da 3 a 1,3 milioni di anni fa. E’ una delle isole più recenti, modellata dall’erosione marina e dai venti, il suo manto tufaceo si contorce stratiforme in tutto il suo perimetro con i suoi colori dal giallo al rosso. Dirupi e falesie, fanno ricordare l’isola per la sua fragilità idrogeologica. Come tutte le cose fragili e belle, Ventotene va protetta e preservata nel rispetto della sua naturalezza.

Storicamente: l’isola venne abitata alla fine del 1 secolo a.c. quando l’imperatore Augusto diede inizio alla costruzione della villa imperiale agustea destinata all’Otium” con annesso porto e peschiera. In seguito venne esiliata la figlia Giulia, da cui il nome della stessa villa. Poi l’sola rimase disabitata per alcuni secoli fino al 1772, quando per volontà di Carlo III di Borbone, ventotto famiglie diedero via alla colonizzazione dell’isola . A partire dal 1817 Ventotene e il carcere di S.Stefano divennero luogo d’esilio per coloro che ostacolavano il consolidanento del Regno di Napoli, dopo 1870, rimase come luogo di detenzione solo per gli Ergastolani.

Scorcio di Villa Giulia L’isola di S. Stefano

LUOGHI VISITATI:

Area Archeologica villa Giulia -Chiesa Borbonica dedicata a S. Candida -Porto Romano -Carcere Borbonico di S. Stefano (solo circumnavigato con la barca) -Cisterne Romane -Sentieri Naturalistici (in parte) poco tempo – Ristorante “zia Amelia”(lo consiglio)

LUOGHI DA VISITARE:

Museo della Migrazione degli uccelli -Museo storico ARCHEOLOGICO- Parco Marino, Escursione Subacquea – sentieri Naturalistici

4 sett. Partenza/Arrivo

Partenza 6.30 da Bari/Palese, autostrada uscita (Benevento) ripresa a Caianello per abbreviare il tragitto (ma si è rilevato inutile per una deviazione sulla bretella); arrivo a Formia ore 11.00, attenti! Questo pezzo di strada, uscita Caianello-Formia è pieno di autovelox e limiti di velocità; una vera sciagura per chi ha fretta di imbarcarsi da Formia per le isole Pontine, dove attende l’aliscafo della laziomar… Appena arrivati davanti all’aliscafo, un ragazzo con la palandrana si avvicina e ci propone il parcheggio per l’auto, tre giorni 30 euro, gli consegno le chiavi e alle 11.30 si parte per poi arrivare dopo circa un’ora nel nuovo porticciolo di Ventotene. All’arrivo c’è Mary che gestisce l’unica gioielleria di Ventotene, mentre il suo compagno da una vita, Marcello, il ristorante centralissimo “Zia Amelia”… tutta una storia! Si prodigherà con i suoi piatti tipici per tutto il weekend.

Il ristorante “Zi Amelia” nella piazza del paese

Mery, ci ha trovato un appartamentino nel centro storico, quattro posti letto un magnifico terrazzino con vista mare, sede ex pretura. Dopo la sistemazione in camera, ci chiama Marcello: il pranzo è servito. Riso. insalata di polpo e pesce… buon vino bianco e un pisolino non guasta. Siamo pronti per la prima passeggiata, scendiamo al porto romano, scavato nel tufo nero; una passeggiata sul molo per chiedere a una cortese e abituale turista romana alcune informazioni sull’isola, prima di dare lettura all’unico catalogo disponibile nell’ufficio turistico. Con grande cortesia ci sono fornite le prime indicazioni riguardante l’isola che intendiamo visitare velocemente in tre giorni. E così, senza perdere tempo, prendo accordi con il barcaiolo per un giro dell’isola per domani mattina, tempo permettendo. Alle venti e trenta la cena è pronta, Marcello ci vuole “meravigliare”, ha imbandito una tavola da veri “reali Borbonici” ovviamente l’isola tutta è un ex patrimonio privato del Regno di Napoli. Tutto rigorosamente a base di pesce, appena terminata la cena, una corsa all’appartamento per un improvviso acquazzone. e poi a nanna.

Porto romano

5 SETT. La giornata del quattro è trascorsa con un tempo variabile, questa mattinata non promette nulla di buono, oltretutto per me è stata una nottataccia con la gola. Usciamo per andare al bar e prendere un cappuccino caldo, un caffè e mezzo, cornetto per me ed Enzo, più due caffè con cornetti da portare alle signore. Mery ci attende in vano per la colazione, ma si deve accontentare di una visita breve alla sua gioielleria, unica e fornitissima. Lei resiste nonostante un turismo che è sempre meno propenso alla spesa. Dopo aver preso le lenticchie con braccialetto simbolo di ventotene, le nostre donne vagano per negozietti per le solite calamite, vogliamo andare nella mattinata al cimitero per visitare la tomba di Altiero Spinelli e del fratello di Marcello.

Cala Rossano: prima e dopo la tromba d’aria.

Mentre ci avviamo, passiamo a visitare la cala Rossano con piccole bancarelle, il cielo non promette nulla di buono si rabbuia e un forte vento si alza trascinando cose e alberi… facciamo appena in tempo ad arrivare nel nostro appartamentino sferzato da raffiche di vento e acqua che entra dalla finestra; ad un tratto ci appare in tutta la sua forza, la tromba d’aria, che segnerà in particolare il litorale e il centro storico di Ventotene… una tromba d’aria che a sentita degli isolani non si era mai abbattuta con tale intensità. Dopo mezzora circa, tutto terminato, siamo scesi a dare una mano anche al nostro Marcello che aveva cercato invano di trattenere i suoi tavoli e le fioriere… Ci aggiriamo nei vicoli e sul litorale per la conta dei danni alle cose, e sperando che le persone siano tutte illese.

L’arrivo della tromba d’aria dal terrazzo – La spiaggia dopo la tromba d’aria

Ormai il tempo è cambiato repentinamente, ci addentriamo per “calanave” nell’entroterra di Ventotene. Abbiamo modo di seguire sentieri che portavano ai vari hotel o villette che si affittano durante il periodo estivo, dalla loro altezza si può osservare l’isola in tutta la sua interezza. Incrociamo alcune piccole auto, le sole che circolano sull’isola, sono navette che portano i villeggianti in centro. Questa zona sembra sia stata risparmiata dalla tromba d’aria. Qui si nota l’opera dell’uomo che ha introdotto coltivazioni ortaggi come le famose lenticchie di Ventotene e altre piante esotiche come fichi d’india.

Interno dell’isola

Al rientro, troviamo Marcello, che ha risistemato tutto e apparecchiato all’aperto per il pranzo. Prenotiamo presso il comune la visita guidata alla villa Giulia per le diciotto, e per le ventidue la visita alle cisterne. Dopo pranzo la solita pennichella, (siamo un po’ datati), e poi pronti per la visita. Il tempo ritorna incerto, la guida si appassiona nel raccontare la storia di Giulia e delle altre donne romane confinate.

villa Giulia

Il vento riprende e continua a sferzare specie sulla punta Eolo, io decido di ripararmi per il mal di gola che nonostante i quattro giorni di antibiotici non cessa di abbandonarmi. Attendo il rientro del gruppo per visitare il piccolo cimitero e la tomba di Altiero Spinelli. Una lapide, molto semplice con una bandiera al lato per ricordare quello che fu uno degli artefici dell’Europa unita. Per cena, Marcello ha preparato per tutti e per la gioia di Enzo un piatto di lasagne con cozze, e pesce… Meravigliosi.

La tomba di Altiero Spinelli

La serata finisce per me ed Enzo mentre per Menica e Grazia continua: procedono come da programma a visitare le Cisterne Romane. E’ un percorso notturno suggestivo dove hanno potuto ammirare l’ingegneria idraulica dei romani che con due cisterne a cielo aperto, fornivano di acqua tutta l’isola.

6 SETT.

La gola non mi da tregua, un’altra nottata trascorsa nel dormiveglia, sono preoccupato; oltretutto è da giorni che non riuscendo a deglutire mangio poco, e sotto gli effetti di un zimox da 1 grammo mattina e sera barcollo un po’. Ritornando a noi, stesso copione del giorno precedente per la colazione, poi al porticciolo per il giro in barca. Il tempo stavolta è clemente e i costumi da bagno ci fanno pregustare un bagno nelle azzurre acque di Ventotene. Verso le 10,30, prendiamo la barca assieme ad altre sei persone compreso il barcaiolo; un giro dell’isola partendo dal porto romano per poi arrivare a capo dell’arco girare per poi ritornare da punta Eolo e fare una puntata all’isolotto di Santo Stefano, che non visiteremo per questioni di orario ma che avremo la possibilità di circumnavigare. Durante la traversata una sosta a cala battaglia per il bagno di rito, dove la nostra Grazia si esibisce in un tuffo all’indietro, prima di risalire la scaletta della barca, si dovrà ricorrere a qualche spintarella. Tutto per il piacere dei presenti, e del mio mal di gola che nel frattempo d’incanto sembra abbandonarmi.

Giro isola con la barca

Isola di Santo Stefano: veduta del carcere

Rientro, doccia, e poi il finale per l’ultimo pranzo a Ventotene, prima di ripartire e lasciare le camere alle diciassette. Un saluto alla mia amata sorellina e all’insuperabile e impeccabile Marcello e al suo ristorante “zia Amelia”; puntualmente ci imbarchiamo sul traghetto che ci porterà dopo due ore a Formia dove ci aspetta la mia auto regolarmente posteggiata davanti al piazzale del porto. Rientro nella nottata a Bari.

Conclusioni

Una toccata e fuga, è un modo di dire comune per raccontare un viaggio brevissimo. Preparato senza preavviso, nato dalla curiosità di vedere un posto così piccolo, ma tanto decantato per un turismo selezionato e attento. Velocemente arrivi e ti sistemi, hai a portata di mano tutto: il comune, il ristorante, le botteghe e soprattutto il mare blu che circonda l’isola che ritrae l’isoletta di santo Stefano, monumento alla prigionia e alla sofferenza di tanti uomini. E’ questa sofferenza, intrisa degli odori dell’entroterra, dove fanno da padroni le erbe selvatiche, e i rovi di more, che ti affascina. L’isola avvolta nel vento che lima il tufo nerastro della costa ha qualcosa simile al richiamo delle “sirene” di cui si parla mitologicamente. Azzeccato anche il suo nome, “Ventotene” a prescindere dalla sua origine storica, richiama il vento che senz’altro è l’artefice della bellezza dell’isola e della sua variabilità; un invito per prossime avventure, dove certamente avremo occasione di approfondire di più, lo scenario marino e l’aspetto naturalistico di questa isola.

La misteriosa Ventotene



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