Toccata e fuga a Santorini, poi tour di Creta
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Deciso di intraprendere un viaggio a Creta, noi, Riccardo ed Elisa, ci mettiamo alla ricerca di un’altra tappa da abbinare. Troviamo un volo Fiumicino-Santorini con Vueling a buon prezzo (circa 100 euro a persona con un bagaglio da stiva da 23 kg ciascuno) alle 23.55 di venerdì 19 giugno, e, verificata la presenza di un traghetto veloce Santorini-Creta per il 22 giugno alle ore 17.20 a circa 60 euro a persona (compagnia SeaJets), scegliamo il volo di ritorno da Creta dall’aeroporto di Heraklion per Fiumicino per martedì 30 giugno alle ore 11 (circa 50 euro a persona con bagaglio in stiva da 20 kg ciascuno) con la compagnia aerea EasyJet. Effettuate le prenotazioni, ci documentiamo sui posti più belli da vedere e decidiamo che durante gli otto giorni a Creta noleggeremo un’auto (Monza Rent-a-car, 156 euro per una categoria C, come l’Opel Corsa) e ci sposteremo per tutta l’isola cambiando Hotel ogni giorno. Prenotiamo gli hotel con booking.com: la spesa per Santorini è stata di 54 euro totali per due notti, a Creta invece abbiamo speso dai 35 ai 38 euro a camera per notte. Siamo finalmente pronti a partire.
19/20 giugno 2015
Arrivati alla stazione Termini a Roma, il servizio di navetta Terravision (pagato 8 euro a tratta in due) ci informa all’ultimo minuto che la nostra navetta è stata cancellata e ci dà un modulo per il rimborso. Optiamo quindi per il treno Leonardo Express a 14 euro a persona. Neanche il tempo di sbollire la rabbia verso Terravision (ogni volta che la utilizziamo da o per Fiumicino creano qualche problema o ritardo), che anche Trenitalia ci fa uno scherzetto. Cancella senza neanche annunciarlo il nostro treno delle 20.05 con molta gente andata visibilmente nel panico. Fortunatamente noi siamo stati larghi con i tempi e non ci crea problemi prendere il successivo delle 20.35, che comunque accumula la classica mezzora di ritardo. Non bastassero i ritardi anche il nostro volo viene posticipato di 30 minuti. Arrivati finalmente a Santorini alle 3.30 locali, rimaniamo in aeroporto ad aspettare i proprietari dell’Hotel Anna Pension con cui ci eravamo accordati affinché ci venissero a prendere (gratuitamente, come tanti altri Hotel fanno) dopo le 06.00. Arriviamo in hotel, dove gentilmente ci viene messa a disposizione un monolocale dove lasciare i bagagli e fare un riposino in attesa del check-in.
La voglia di vedere Santorini è tanta e, lasciate le valige, partiamo subito alla scoperta di Fira. Siccome i motonoleggi aprono alle ore 9.00, andiamo dall’hotel sito in Karterados fino a Fira in 20 minuti a piedi. Lo spettacolo di vedere Fira deserta è incredibile e non paragonabile al caos che accompagna la vista sui magnifici tramonti. Restiamo incantati davanti allo strapiombo e al panorama e dopo aver scattato innumerevoli foto, cominciamo ad aggirarci per le viette della città e decidiamo che è giunto il momento del primo pasto greco della vacanza: yoghurt con miele e waffel al cioccolato (non proprio greco). Si riparte a piedi verso Karterados dove noleggiamo uno scooter 50 cc a 12 euro al giorno. L’aspetto non è il massimo ma si fa valere sulle ripide salite dell’isola. Decidiamo che il riposo può aspettare e partiamo subito alla volta della Red Beach nell’estremo sud dell’isola. Venti minuti di scooter dopo siamo ai piedi di un piccolo sentiero che, in 10 minuti, offrendoci comunque posizioni ideali per scattare foto sulla Red Beach, ci porta a destinazione. Il panorama è bellissimo, una sabbia rossa e nera mista a sassolini si estende dinnanzi a una parete rocciosa completamente rossa che fa da scudo a questa nicchia. Rispetto a qualche anno fa non esiste più la spiaggia attrezzata e il passaggio alla spiaggia, così come nell’intera isola, è ostacolato dalla marea di turisti, prevalentemente asiatici, che incuranti del mare pensano solo a scattare selfie in ogni dove. A causa dei sassolini della spiaggia e del mare leggermente agitato quel giorno è stato impegnativo fare il bagno e soprattutto uscire dall’acqua, pertanto consigliamo di attrezzarsi con scarpe da scoglio.
All’ora di pranzo riprendiamo il motorino e torniamo indietro di circa un km fermandoci a pranzo in una delle taverne vicino al piccolo molo da dove partono le barchette che portano alla White Beach o alla Red Beach nel caso non si voglia fare il sentiero a piedi. Scegliamo il piatto del giorno che a 10 euro ciascuno ci offre un buonissimo pesce fresco gratinato con contorno di verdure e un bicchiere di vino. Ripartiamo alla volta di Perissa con una lunga spiaggia di sassolini neri. Noleggiamo al costo di € 5 due magnifici lettini con materassino più un ombrellone. Fatto un bagno nella bellissima e pulitissima acqua la stanchezza ed il sonno si impossessano di noi. Pennichella pomeridiana e al risveglio si riparte per l’hotel. Ritiriamo le valigie e facciamo il check-in. Due tuffi nella bella piscina dell’hotel, una doccia veloce e via alla volta di Fira, dove ammiriamo uno splendido tramonto con la caldera (ovvero lo strapiombo sul mare creato dall’eruzione del vulcano posto davanti all’isola) che si colora di rosso e tutta la gente che ammira a bocca aperta. Per la cena decidiamo che I ristoranti in prima fila sono troppo costosi E ci addentriamo nella via parallela dove troviamo un buonissimo ristorante con una bella terrazza che cucina piatti tipici del posto a buonissimo prezzo (un gyros pita, un piatto si souvlaki, patatine fritte e due bibite a circa 10 euro in tutto). Tutti a nanna dopo questo lunghissimo giorno, .
21 giugno 2015
Partiamo in motorino e in 10 minuti siamo a Kamari. Il mare è molto simile a Perissa il paesino è più vivace e ricco di ristoranti, hotel e negozietti. Ci sistemiamo nella spiaggia libera, facciamo un bel bagno, qualche foto dalla bella chiesetta posta proprio sotto la roccia che domina la spiaggia e ripartiamo alla volta di Oia. Facciamo la strada che costeggia tutto il lato est dell’isola e dopo qualche sosta per le foto giungiamo in non più di 40 minuti nei pressi di Oia. Prima di vedere il paesino scendiamo verso la baia di Ammoudi. Che dire, semplicemente spettacolare; una piccola baia ai piedi di Oia con taverne coi tavolini proprio su un mare trasparente con attraccate le piccole barchette dei pescatori. Qui i prezzi sono leggermente più alti ma non si può fare a meno di un pranzo con vista. Una porzione di Tzaziki e due piatti di pesce buonissimo (polipo e calamari alla griglia) a circa € 30 in due. Continuando il sentiero da Ammoudi in 10 minuti si arriva ad un punto Dove è possibile fare il bagno. Il posto è carino ma scomodo ed i più audaci raggiungono a nuoto l’isolotto lì di fronte e vi si arrampicano per poi tuffarsi da più di 5 metri. Lasciamo Ammoudi e in cinque minuti di motorino siamo ad Oia. Non riusciamo a smettere di fotografare. Ogni angolo offre uno scorcio diverso. Dalla vista sulla lontana Fira, fino alle isolette ed al vulcano lì vicino. Mano a mano che si avvicina la sera la gente comincia a prendere posto lungo i muretti ed i terrazzi per assistere al leggendario tramonto di Oia. Compriamo due birre in un minimarket e ci appostiamo nei pressi delle rovine del castello. L’atmosfera è magnifica, la città va tingendosi di rosso e migliaia di persone ammirano incantate. Uno spontaneo applauso nasce quando l’ultimo pezzettino di sole tramonta dolcemente nel Mar Egeo. Un fiume di persone riparte verso il centro della città. Noi affrettiamo il passo perché la strada da Oia a Fira è buia e pericolosa e sfruttiamo gli ultimi chiarori del sole per arrivare a Fira in motorino in non più di 15 minuti. Cena in un locale proprio a fianco di quello della sera prima sempre a base della tipica carne alla griglia greca. Il conto è simile, il posto forse un pochino più spartano. Via in hotel a goderci il meritato riposo.
22 giugno 2015
Fatto il check out e lasciate le valigie in hotel, riconsegniamo il motorino e andiamo a piedi a Fira. Da lì iniziamo una lunga camminata lungo il sentiero che sovrasta la caldera e che in un’ora ci porta ad attraversare i paesini di Imerovigli e Firostefani, molto simili a Fira ma con la presenza quasi esclusiva di Hotel di superlusso. Giunti a Firostefani decidiamo di scendere (e poi salire!) sulla grande roccia simile ad un canyon che si erge proprio davanti al paese. La fatica è stata tanta ma da lì si godono panorami particolari ed esclusivi dell’intera isola! Una lunga camminata a ritroso fino a Fira, il solito pranzo al ristorante della prima sera, e via a piedi fino all’hotel. Ritiriamo le valigie ed in 10 minuti siamo alla fermata dell’autobus di Karterados. Il bus per il porto arriva puntuale (gli autobus per il porto non hanno orari precisi, tuttavia per ogni nave che parte dal porto di Santorini, c’è un autobus che parte una ora prima da Fira) e paghiamo a bordo il biglietto da 2,40 euro ciascuno. Un quarto d’ora e tanti tornanti dopo, siamo al porto da dove con mezz’ora abbondante di ritardo partiamo alla volta di Creta, lasciando a malincuore questa bellissima isoletta, certi però di averne Viste quasi tutte le cose meritevoli di attenzione. Arriviamo con più di un’ora di ritardo al porto di Heraklion. Tutte le agenzie di autonoleggio stanno aspettando i propri clienti. Tutte tranne la nostra. Dopo qualche telefonata e 10 minuti di imprecazioni si presenta l’addetto della agenzia Monza-Rent-a-Car e ci consegna la nostra macchina. Era palesemente alla prima pratica e non sapeva dove mettere le mani con i moduli. Constatato che l’auto non era la prenotata Opel Astra, ma comunque una Ford Fiesta della stessa categoria, e scoperto che il tizio ci aveva consegnato un’auto con il serbatoio praticamente vuoto, partiamo immediatamente per non avere più niente a che fare con quell’incompetente. Destinazione Ierapetra, ovvero la città più a sud d’Europa nonché l’unica del vecchio continente in cui si coltivano le banane. Ci aspettano due ore di macchina e avvertiamo telefonicamente l’hotel nel nostro arrivo in tarda serata. Ed ecco il nostro primo approccio con le strade cretesi. Che dire, diciamo che sono piuttosto particolari. La segnaletica orizzontale praticamente non esiste. Scordatevi di linee d’arresto o delle strisce che separano le carreggiate. Non esistono segnali sia in greco che in inglese, ma prima segnali esclusivamente in greco, e poi, solo in prossimità dell’incrocio, segnali in inglese. Per quanto riguarda le strade va fatta assolutamente attenzione ai margini della carreggiata. Spesso dei sassi, in alcuni casi semplici sassolini, in altri veri e propri massi, rotolano fino al margine della carreggiata ed alcune volte la oltrepassano. Infine, una considerazione sulle dimensioni del manto stradale; quella che chiamano new road non è niente altro che una strada extraurbana con una corsia per senso di marcia più una sorta di corsia d’emergenza e solo in prossimità di Heraklion e Chania diventa a due corsie per qualche kilometro. Inoltre occorre prestare attenzione perché il passaggio da due corsie ad una, e viceversa, non è affatto segnalato. Un ultimo accenno alle abitudini di guida dei cretesi; in molte delle strade dell’isola, anche in quelle secondarie ad esclusione di quelle più strette, è presente una sorta di mezza corsia d’emergenza. Il cretese al volante quando nota che qualche macchina gli si sta accodando, si sposta in questa corsia lasciando libero il passaggio alle macchine più veloci! Tornando al diario di viaggio eccoci in due ore di auto a Ierapetra. Parcheggiamo l’auto e ci accomodiamo all’hotel Galaxy. Camera pulita e moderna. Lasciamo i bagagli e visto che sono le 11 ci fiondiamo al vicino lungomare. Troviamo una decina tra ristoranti e caffetterie, pochi turisti e tanti giovani del posto. Scegliamo proprio il ristorante più affollato di ragazzi nostrani. Ordiniamo quattro spiedini (Souvlaki) misti pollo e maiale, un hamburger ripieno di feta, della pita ed il tipico piatto Greco di foglie di vite ripiene di riso (Dolmadakia). Prima che arrivino le nostre portate, che si riveleranno poi squisite ed abbondanti, i ragazzi del ristorante ci servono cinque antipastini come omaggio della casa. Scopriamo quindi questa bellissima abitudine tutta cretese di offrirti sempre una bottiglietta dell’amaro locale Raki (del tutto simile alla nostra grappa) con un po di frutta o dolce per mitigarne il forte sapore, e molto spesso vi serviranno in tavola degli antipasti / stuzzichini che faranno sì che quando arriverà il vostro piatto vero e proprio, avrete molta meno fame! Quindi Occhio con le ordinazioni. Gustata la squisita cena, e pagata la ridicola cifra di 18 euro in due, torniamo in camera e ci riposiamo dopo questa lunghissima giornata.
23 Giugno 2015
Dopo un’abbondante colazione in hotel (questo era l’unico degli hotel della vacanza che includesse la colazione nel prezzo) facciamo check-out lasciando però i bagagli in albergo. Il personale si rivela gentilissimo e quando gli diciamo che ci stiamo dirigendo all’isola di Chrissi, ci rincorrono per regalarci dell’acqua fresca da bere in giornata. Torniamo al lungomare della sera prima e compriamo in un chioschetto i biglietti per l’escursione a tale isoletta (10 euro ciascuno). Però sono solo le otto e fino alle 10.20 la barca “Aristovoulos V” non partirà. Ne approfittiamo quindi per fare un giretto in città. Non troviamo niente di rilevante, se non qualche chiesetta e moschea, comunque non visitabili internamente. Arriviamo fino alla fortezza veneziana che si può visitare gratuitamente ma che non offre altro che qualche bello scorcio del lungomare. Torniamo alla nave e dopo un’ora di navigazione (nonostante l’isola sia solo a 8 km da Lerapetra) siamo i primi turisti a sbarcare in giornata in questo paradiso. Guardiamo la spiaggia vicino al piccolo molo ma non ci accampiamo, attraversiamo in 10 minuti a piedi l’isola ed arriviamo sul versante nord. Lo spettacolo è incredibile. Nonostante un mare molto agitato l’acqua è cristallina e non ci resta che ammirare questa cartolina con in primo piano una spiaggia di sabbia e roccia e sullo sfondo le montagne della vicina Creta. Dopo un bagno rinfrescante decidiamo che non è il caso di noleggiare ombrellone e lettini, perché troppo ventosi e poco riparati. Torniamo di una ventina di metri verso il centro dell’isola e ci sistemiamo sotto una pianta che ci ripara da sole e vento. Il nostro rifugio è proprio carino, c’è un pezzo di corda da marinaio e resti di travi in legno. poco dopo in molti ci imitano, non riuscendo comunque a trovare una nicchia bella come la nostra! Giunte le due riattraversiamo l’isola, ci prendiamo una macedonia (2,5 euro) nella taverna vicino al molo e facciamo altre due ore di mare nella vicina spiaggetta (Meno suggestiva ma più riparata dal vento). La nave riparte puntuale ed in un’ora siamo nuovamente a Lerapetra. Passiamo in hotel a riprendere i bagagli e rifiutiamo la gentile offerta del personale che voleva concederci gratuitamente una camera per farci una doccia. Ringraziamo e ripartiamo verso nord. Destinazione Elounda. Meno di un’ora di auto e ci siamo, ma prima di andare in hotel facciamo un salto alla vicinissima penisola di Spinalonga. Attraversiamo in auto il ponte che la unisce alla terra ferma e dopo uno sterrato di un paio di kilometri ed altri cinque minuti a piedi eccoci alla spiaggetta di Kolokytha. Il posto è incantevole, una striscia di sabbia non più larga di 3 metri e lunga una ventina. Un mare incantevole ad uso esclusivo di neanche 10 persone. Peccato che sia tardi e dopo una breve sosta ci dirigiamo alla Pensione Oasi ad Elounda. Posto carino ma disorganizzazione quasi totale. Dopo qualche incomprensione ed una doccia ai limiti dell’impraticabile usciamo per andare a cena alla vicina Agios Nikolaos. In un quarto d’ora di auto siamo lì e trovato parcheggio sul lungomare in altri 10 minuti di camminata arriviamo al laghetto (in realtà è una insenatura del mare) attorno a cui si erge il centro città. Il posto è davvero carino e suggestivo con localini che circondano metà del perimetro del laghetto. L’altra metà è sovrastata da delle rocce che danno al tutto un aspetto particolare ed unico. Constatato che i prezzi sono leggermente superiori alla media, troviamo l’unico ristorante strapieno del posto e guardando il menu capiamo che è quello giusto. È un posto bellissimo con tavolini variopinti all’aperto e piatti spettacolari che i 10 e più camerieri fanno correre tra i tantissimi tavoli. Un’attesa di 10 minuti e ci fanno accomodare. Il posto è suggestivo. La vista lago è eccezionale. Il cibo ancora meglio. Assaporati degli antipastini gratuiti, prendiamo una insalata tipica del ristorante davvero ricca, buonissima ed abbondante. Inoltre un maxi spiedo di carne alla griglia condita con formaggio fuso e servito sopra un piatto di patate insaporite dal formaggio che cola! Davvero buonissimo, peccato che le patate siano troppe e non riusciamo a finirle! Paghiamo il conto (circa 25 euro comprensivi di due bottiglie di Retzina, un vino bianco tipico dell’isola molto leggero ed aromatizzato) e ci impegnamo per finire il bel piatto di frutta (anguria e melone) e dolce offertoci assieme al solito Raki. Torniamo sazi e stanchi all’hotel, entusiasti di questa splendida giornata.
24 Giugno 2015
Lasciamo l’hotel di Elounda e partiamo alla volta del palazzo di Knosso. Vi si arriva in poco più di un’ora passando per Heraklion da dove dista meno di 10 km. Arrivati nei pressi del palazzo notiamo che non esiste un vero e proprio parcheggio per le auto. Tuttavia lì vicino c’è un parcheggio privato dove è possibile parcheggiare gratuitamente. In cambio i proprietari vi chiederanno semplicemente, e senza nessun obbligo o impegno, di consumare qualcosa nel vicino bar. Giunti all’ingresso del palazzo, dopo una breve coda, si acquista il biglietto al prezzo di € 6 a persona e si inizia la visita. I resti del palazzo coprono una ampia area ma la moltitudine di turisti, soprattutto le gite organizzate con tanto di guida, fanno sì che sarà molto difficile godersi in tranquillità la visita. Altra considerazione va fatta sul valore storico dei reperti visibili; leggendo i pannelli illustrati in inglese posti qua e là ci è capitato molto spesso di imbattersi in scritte del tipo “secondo la ricostruzione di Evans” oppure “Evans suppose che…” questo ci ha fatto sorgere il dubbio che molti dei muri e delle strutture visibili fossero idee di Evans piuttosto che lasciti dell’epoca Minoica. Dopo circa un’ora e mezza siamo fuori e, fatto qualche acquisto nei negozi di souvenir (andate in quelli dall’altra parte della strada e non fermatevi al Gift shop del palazzo), risaliamo a bordo del nostro bolide e ripartiamo, questa volta in direzione di Matala. In un’ora attraversiamo l’isola da nord a sud e siamo a destinazione. Avevamo sentito molte cose su questo paesino ed in molti lo definivano una triste pensione per ex hippie. A noi è invece piaciuto tantissimo. Si snoda tutto attorno ad un paio di vie, entrambe completamente ricoperte di scritte e disegni inneggianti a pace e fratellanza. I negozietti sono particolari ed i prezzi delle taverne davvero economici. Posiamo i bagagli in hotel Xenos Dias, situato proprio vicino a dove parte il sentiero per la Red Beach, E torniamo nelle pittoresche viuzze per prenderci uno spuntino veloce a base di Gyros pita.
Partiamo quindi in direzione della Red Beach. Esistono due sentieri per raggiungerla, anche se poi si ricongiungono. Noi scegliamo quello chi all’inizio presenta una ripida salita (vi si accede anche dal centro del paesino) ma che poi è praticamente tutto pianeggiante fino all’inizio della lunga discesa verso la spiaggia. È inutile sottolineare come scarpe chiuse, o in alternativa scarpette da scoglio, nonché una bottiglia d’acqua, siano fondamentali per i 40 minuti di camminata da spararsi completamente sotto al sole. Prima di iniziare la discesa si arriva ad un punto che ci offre una splendida vista sulla spiaggia. Una sabbia finissima di un marrone tendente al rosso. Un mare limpido nonostante le onde. Ci precipitiamo per l’ultimo tratto del sentiero, impazienti di fare un bagno rinfrescante. Una volta finalmente arrivati scopriamo che sulla spiaggetta c’è una unica taverna E che gran parte dei bagnanti è completamente nuda. Piazziamo i teli da mare e ci godiamo il meritato bagno. Fare il bagno qui è davvero spettacolare. Le alte onde ti spingono verso riva ed è davvero divertente farsi sballottare su e giù per il ripido bagnasciuga! Ci godiamo per qualche ora la spiaggia e, affrontati nuovamente i 40 minuti di camminata, torniamo al centro del paesino. Attraversatolo in pochi passi, raggiungiamo la vera e propria spiaggia cittadina. Non è da disprezzare, ma sicuramente non paragonabile alla red beach. Tuttavia da questa spiaggia è possibile ammirare I rifugi, scavati dai romani a fini funerari nella roccia che sovrasta la spiaggia, utilizzati dagli hippie giunti a Matala da tutto il mondo verso la fine degli anni 60. Constatato che pagando I tre euro di biglietto non vedremmo niente in più di quanto riusciamo già ad ammirare dalla spiaggia, ci limitiamo a qualche foto ed all’ennesimo bagno. Un salto in hotel E poi di nuovo fuori per cena. Ci sono molti locali sul lato della baia opposto alle grotte degli hippie. Noi ne scegliamo uno forse leggermente più caro degli altri ma senza dubbio davvero scenografico. È proprio sul mare ed arredato come se fosse una barca. Si chiama Akouna Matala ed al prezzo di 32 euro (più le bibite) ci portano una maxi grigliata di pesce freschissimo per due persone che facciamo realmente fatica a finire. Il tempo di gustarci frutta e raki offerti dalla casa, e via a letto per riposarci in vista di una nuova impegnativa giornata.
25 Giugno 2015
Sveglia mattiniera ed in un quarto d’ora di auto siamo nei pressi del palazzo di Festo (Phaistos per cercarlo con il navigatore). C’è un ampio parcheggio gratuito e l’ingresso costa € 4 a persona. Siamo i primi visitatori della giornata, nonché anche gli unici fino quasi al termine della visita. Sarà per la tranquillità del luogo, sarà per l’assenza di turisti, sarà per la possibilità di leggere con calma i pannelli informativi e di farsi quindi un’idea sull’antica struttura delle attuali rovine, ma a noi questo sito archeologico è piaciuto davvero tanto. Sebbene meno imponente e scenografico di Knosso, la sua visita, anche con il semplice ausilio dei pannelli informativi in inglese, ti immerge veramente in quella che all’epoca dovrebbe essere stata una maestosa città più che un semplice palazzo. Il tempo vola via e ci accorgiamo che è già passata un’ora e mezza. Ultimiamo la visita, una breve tappa al negozio di souvenir del palazzo (c’è anche il bagno pubblico e il Wi-Fi gratis) e via verso una nuova destinazione. Ci dirigiamo nella zona di Preveli, anche se dalle recensioni su internet non avevamo ben capito come fossero dislocate le attrazioni da visitare. Innanzitutto non dovete impostare sul navigatore direttamente Preveli, altrimenti correte il rischio che vi faccia passare per qualche strada sterrata. È meglio impostare come destinazione Spili, un caratteristico paesino di montagna famoso per un monastero ortodosso in cui si recano per meditare religiosi da tutta la regione. Si attraversa in auto proprio la stradina centrale del paese andando a passo d’uomo, e nasce spontanea la voglia di fermarsi a fare un giretto. Purtroppo per noi è tardi, quindi giunti a Spili impostiamo Preveli sul navigatore e ci apprestiamo agli ultimi 20 minuti di questo bel percorso che attraverso scenografiche strade di montagna ci porterà da Festo alla zona di Preveli (in totale circa 1 ora e 20 minuti). Seguendo per Preveli (in realtà si deve cercare Kato Preveli o Piso Preveli, che sono i due monasteri di cui diremo tra poco) ad un certo punto ci imbattiamo in una specie di oasi Sulla sinistra. È un piccolo laghetto sul fiume (anche di questo fiume parleremo dopo), c’è un antico ponte turco per scattare scenografiche fotografie, ed una area di sosta attrezzata con un paio di taverne. Dopo una breve sosta ripartiamo e qualche centinaio di metri dopo eccoci al primo monastero, ovvero Kato Preveli. Ci avviciniamo a questo monastero semi abbandonato, scattiamo qualche foto alle caprette ed ai cerbiatti in un recinto attiguo, e ci affacciamo nel cortile interno. Una sorta di custode ed un religioso dalla folta barba ci avvertono che per proseguire serve un biglietto da 2,50 euro, nonché che Elisa indossi qualcosa di lungo per coprire le gambe (hanno loro uno scatolone con a disposizione vari tipi di gonne). Convinti dalla cucciolata di gattini appena nati che scorrazzano per il cortile del monastero, ci addentriamo per queste brevi viuzze interne completamente deserte. Nonostante non ci fosse niente di particolare da vedere (anche il piccolo museo interno era trascurabile) il luogo è affascinante e suggestivo e merita una sosta. Riprendiamo l’auto e facciamo altri 2 o 3 km in direzione di Piso Preveli. Altri € 2,50, altra gonna lunga per coprire le gambe, altro monastero. Sebbene più grande e più attrezzato del primo, questo ci è piaciuto di meno. Non ha niente in particolare da offrire, così come Kato Preveli, ma non offre la calma e la sensazione di pace riscontrabile nel primo monastero visitato (infatti stranamente diversi autobus e gite organizzate vengono a visitare questo monastero). Letta la storia dei militari britannici ivi rifugiatisi durante la seconda guerra mondiale, torniamo all’auto e lasciamo Piso Preveli. Tornando indietro da Piso verso Kato Preveli, noterete sulla vostra destra un parcheggio per automobili. Si paga due euro al giorno, ed è l’unico modo per accedere al sentiero verso la Preveli Beach (in realtà esiste una stradina sterrata che parte dai pressi del ponte turco e che, se dotati di fuoristrada, dovrebbe condurvi nei pressi della spiaggia, anche se il condizionale è d’obbligo e tale strada vi priverebbe inoltre della splendida vista dall’alto sul palmeto). Lasciata l’auto iniziamo i 40 minuti di discesa a piedi per il sentiero che condurrà alla spiaggia (mi raccomando sempre l’acqua e le scarpe chiuse). Dopo 10 minuti di sentiero già si ha una bella vista dello spettacolo che ci aspetta. Un fiumiciattolo (quello che formava il laghetto nei pressi del ponte turco) scorre in un rigoglioso palmeto e attraversando una spiaggia di ciottoli si getta nel mare. Rianimati da questa visione ci affrettiamo a percorrere l’ultimo tratto del sentiero, non lesinando foto su foto. Terminiamo il sentiero e ci ritroviamo nella parte di spiaggia tra il palmeto ed il fiume, proprio nei pressi della taverna con tanto di tavolini. Per raggiungere la spiaggia dobbiamo quindi, calzando le scarpine per evitare scivoloni, attraversare la parte finale del fiume, che in realtà non è più larga di 4 o 5 metri. Raggiunto il mare constatiamo come l’acqua, appena mescolata con quella del fiume, sia realmente gelida. Un bagnetto in mare e decidiamo di fare un tuffo, più che rinfrescante, nelle acque del fiume vero e proprio. Lo risaliamo a nuoto per un centinaio di metri ma, visto che abbiamo lasciato tutta la roba in spiaggia, siamo costretti a farvi ritorno. Una siesta sotto le piante, il tempo di mangiare i tramezzini che ci eravamo preparati in hotel la mattina, e poi ci avventuriamo lungo il sentiero immerso nel palmeto che costeggia il fiume. Ci offre scorci davvero suggestivi ma dopo una decina di minuti, visto che la strada si stava facendo impervia, e soprattutto che ci aspettavano altri 40 minuti per tornare alla macchina, decidiamo di tornare fino all’auto e ripartiamo alla volta del prossimo hotel. Questa volta alloggiamo alla Rethymno House, naturalmente come dice il nome nella città di Rehtymno. Vi si arriva in circa 40 minuti di auto da zona di Preveli. Rehtymno è la prima vera città in cui soggiorniamo e naturalmente nascono i primi problemi di parcheggio. Fortunatamente ci eravamo informati e troviamo il parcheggio a pagamento sul lungomare tra la fortezza ed il porto veneziano. Il ragazzo del parcheggio ci dice che è aperto 24h su 24, e che il costo da pagare fino alla mattina successiva sarà di circa € 8 (c’è un tot per le prime 6 ore poi aumenta di 60 centesimi per ogni ora aggiuntiva). Scarichiamo i bagagli ed in cinque minuti a piedi siamo all’hotel, proprio nella via centrale del paese (quella parallela al lungomare). Dopo una ripida scala a chiocciola siamo in camera che nonostante appaia carina (nelle foto di booking era anche meglio), ci delude un’po’ per le dimensioni davvero mini e la vista tutt’altro che suggestiva da cui si gode dal terrazzino (affaccia praticamente su di un rudere di una vecchia costruzione). Scesi nella “hall” ci accoglie il proprietario che, facendoci sedere ad un tavolo, prende una mappa da lui realizzata al computer, e molto gentilmente si mette a colorarla con 1000 evidenziatori diversi per illustrarci le cose da non perdere della città. Facciamo una prima tappa in un laboratorio culinario artigianale, l’unico che secondo il proprietario dell’hotel, produce ancora a mano i sottilissimi filamenti di pasta con cui si guarnisce il Kataifi, dolce tradizionale al miele simile al Baklava. Scattiamo qualche foto alla signora intenta ad operare sulla spianatoia, dopodiché la stessa ci chiede se siamo interessati ad acquistarne le prelibate creazioni. Acquistiamo una vaschetta da € 6 contenente quattro o cinque pezzi misti di dolce. Lo assaggiamo subito, sporcandoci completamente di miele, e vista l’alta carica calorica del dolce, decidiamo che lo mangeremo l’indomani a colazione. Sempre su consiglio del proprietario dell’hotel, facciamo tappa alla gelateria Meli, proprio davanti alla Fontana Rimondi. Fanno un gelato molto particolare, utilizzando uno speciale tipo di latte, inoltre anche i gusti sono davvero sorprendenti. Prendiamo un bel cono, che ci stupisce per le notevoli dimensioni, e ci perdiamo per le viuzze del paese ammirando di volta in volta chiese E moschee. Giungiamo alla fortezza veneziana, che ci limitiamo ad osservare da fuori vista la tarda ora, proseguiamo fino al suggestivo porto veneziano e continuiamo verso il lungomare con una miriade di “buttadentro” che vorrebbero attirarci nei loro locali. Noi invece preferiamo rientrare nelle vie più centrali che troviamo un posticino davvero carino (“Grill-Imbiss”), con i tavolini posti proprio in mezzo alla strada pedonale, dove ad un prezzo irrisorio (poco più di € 10) mangiamo due gyros pita, una porzione di patatine, ed un piatto di feta al cartoccio, il tutto innaffiato dalla ottima Retzina. Terminata la cena, giusto il tempo di trovare un minimarket per acquistare il necessario per i panini del giorno successivo (tutti gli hotel in cui abbiamo soggiornato erano provvisti di frigorifero in camera), e via di corsa a nanna perché all’indomani ci aspetta una nuova e lunga avventura…
26 Giugno 2015
Lasciamo l’Hotel e carichi di valigie torniamo al parcheggio dove avevamo lasciato l’auto il pomeriggio precedente. L’auto c’è, chi manca è il custode del parcheggio. Non sono neanche le sette di mattina, e probabilmente sarà andato a fare colazione. Dopo aver perso cinque minuti per cercarlo, visto che dovevamo ancora pagare, interpelliamo una signora che stava spazzando il parcheggio, la quale non parlando neanche l’inglese ci fa segno di non saperne niente. Un ultimo tentativo, dopodiché decidiamo di partire, visto che il parcheggio non ha ne sbarra ne cancello e che noi ci siamo svegliati alle sei per partire presto visto che ci attendono più di due ore di macchina. Saliamo in auto e, contenti per gli € 8 risparmiati, ci dirigiamo verso la spiaggia di Elafonnissos, nell’estrema punta sud ovest dell’isola. Da Rethymno si percorre la new road oltrepassando Chania e giungendo quasi a Kissamos. Poco prima di tale paese si svolta a sinistra, iniziando una stradina piena di curve e in alcuni tratti davvero strettissima, che vi costringerà a fermarvi se incrocerete altre auto. Terminato il tratto tortuoso gli ultimi 7 o 8 km sono più scorrevoli e si arriva tranquillamente nei pressi di questa paradisiaca spiaggia. Non sono neanche le nove, e la spiaggia è praticamente tutta per noi e per pochi altri fortunati. La spiaggia è costituita da un triangolo alla cui base c’è la terra ferma e in corrispondenza dei due lati il mare. A destra una sorta di baia con l’acqua bassissima che vi arriverà al massimo alle ginocchia. A sinistra una spiaggia meravigliosa con sabbia all’apparenza rosa che in realtà non è altro che l’insieme di piccolissime conchiglie. Da questa parte (a sinistra) il mare degrada lentamente e, seppure non immobile come nella parte destra, è molto tranquillo e praticamente privo di onde. Non c’è bisogno di aggiungere che l’acqua è davvero fantastica. Qui sono presenti anche lettini ed ombrelloni ma noi decidiamo di continuare oltre il vertice del triangolo di spiaggia, da dove comincia una striscia di terra lunga circa 1 km sino al termine della penisola con tanto di chiesetta. Il lato destro di questa penisola non è balneabile perché ci sono scogli e mare mosso. Il lato sinistro è davvero incredibile. Una serie infinita di piccole calette, poco affollate all’inizio, deserte mano a mano che si cammina verso la fine della penisola. Il tutto con la solita spiaggia rosa di conchiglie ed il mare cristallino. Noi troviamo una scaletta stupenda. È precisa per due persone ed ha un accesso al mare graduale e privo di scogli. È realmente stupenda. Molto probabilmente la spiaggia più bella in cui abbiamo mai fatto il bagno. Passiamo lì tutta la mattinata ed il primo pomeriggio, mangiando i panini preparati la sera prima (nella parte di spiaggia con degli ombrelloni esistono comunque delle taverne). È utile ricordare come dei cartelli vietino la raccolta di conchiglie, nonché il posizionamento di ombrelloni e tende… prescrizioni non rispettate da alcuni turisti, molti dei quali naturalmente italiani… innamoratici perdutamente di questa spiaggia, la lasciamo a malincuore, diretti a Falassarna e da li all’hotel situato nella vicina Kissamos.
Da Elafonnissi per andare a Falassarna esistono due strade, entrambe hanno il primo tratto (circa una decina di kilometri) in comune e prevedono circa 1 ora di tragitto. Una strada prevede di fare a ritroso fino a Kissamos il percorso fatto all’andata per arrivare ad Elafonnissi ed una volta a Kissamos proseguire verso Falassarna. L’altra opportunità prevede una stradina tutta curve, e caprette ai margini della strada, che giunge direttamente a Falassarna dopo un ricco panorama di curve e strapiombi sul mare. Naturalmente scegliamo quest’ultima e a metà pomeriggio siamo a destinazione. Questa spiaggia è completamente diversa da Elafonnissi. È lunga e lineare, nonché molto larga. Gli spazi attrezzati e la spiaggia libera si alternano ed il mare è molto mosso, ma nonostante ciò limpido. Un po’ delusi dal confronto con Elafonnissi scopriamo però che fare il bagno qui a Falassarna è davvero spettacolare. Provare a “surfare” a nuoto le onde o a saltarle prendendo la rincorsa dal bagnasciuga è incredibilmente divertente. Il tutto in un mare che nonostante le onde è davvero pulito e con acqua cristallina. Stanchissimi dalla giornata torniamo alla macchina e ripartiamo alla volta di Kissamos. Proprio poco prima di arrivare all’hotel scorgiamo la presenza di un grande supermercato (Carrefour) e ne approfittiamo per fare provviste di acqua e cibarie per i prossimi due giorni, visto che l’hotel di Kissamos è l’unico in cui pernotteremo due notti. Scaricate le valigie notiamo che l’hotel è quello che più si avvicina al concetto che noi italiani abbiamo the un hotel vero e proprio. Ampia Hall, reception aperta h 24 e soprattutto presenza dell’ascensore. Giunti alla nostra camera ne apprezziamo l’ampiezza, il bagno e il bel terrazzo. Stasera siamo veramente stanchi e dopo la doccia, visto anche che A Kissamos ci fermeremo due notti e che la città è stata scelta come tappa solo perché strategica come distanza intermedia dalle varie spiagge, decidiamo di mangiare qualche porcheria in camera e di non uscire.
27 Giugno 2015
La tappa odierna è la laguna di Balos. Ne abbiamo molto sentito parlare ed i pareri sono discordanti su come arrivarci. In molti dicono che lo sterrato da affrontare è troppo impegnativo se non si possiede un fuoristrada. Chi però ha vissuto l’esperienza con le barche che partono dal porto di Kissamos, si lamenta, oltre che del costo di circa 30 euro, del fatto che i barconi partano molto tardi (circa alle 11:00), facciano tappa obbligatoria all’isola di Gramvousa, ed una volta arrivate riversino contemporaneamente migliaia di turisti che invadono freneticamente ogni angolo della laguna. Inoltre andando con la barca il tempo a disposizione per godersi la laguna non sarebbe superiore ad un paio d’ore. La sera prima abbiamo chiesto lumi al personale dell’albergo che ci ha tranquillizzato sulla fattibilità del percorso con qualsiasi auto. Infatti, a sostegno della sua tesi, il tizio nella hall ha detto che dall’anno scorso esiste addirittura un servizio di autobus di linea che collega Chania-Kissamos-Balos tre volte al giorno e che quindi la strada, se percorsa da autobus, è senza dubbio adatta anche alle macchine. Al nostro risveglio però, una sgradita sorpresa c’attende; il cielo è molto nuvoloso e sembra debba piovere da un momento per l’altro. Indecisi sul da farsi, decidiamo di tentare la sorte e in 10 minuti di auto siamo all’imbocco dello sterrato. Proprio qui c’è un casottino dove si dovrebbe pagare € 1 come tassa di accesso al parco (l’euro non è compreso nel costo del biglietto per i barconi e va quindi pagato a parte anche lì). Anche qui però il nostro essere mattinieri ci aiuta e, verificato che non c’è nessuno al casello per pagare, intraprendiamo il percorso sterrato di circa 8 km per una durata di 35-40 minuti. La strada è molto larga tanto da ospitare tranquillamente due o anche tre macchine. L’unico pericolo sono i tanti sassi sparsi sul terreno che consigliano di andare a rilento e godersi delle vedute offerte dal paesaggio. A quell’ora la strada è praticamente deserta se si escludono due o tre pastori e le tante caprette che la invadono costringendovi in un modo o nell’altro a farle spostare. Nel frattempo il cielo continua a minacciare tempesta e ci regala giochi di luce davvero incredibili. Arriviamo prima del previsto e senza contrattempi al parcheggio in cui termina la strada. Da lì inizia il sentiero pedonale che in mezz’ora di discesa vi porterà alla laguna. Se si dispone di scarpe chiuse non è troppo impegnativo ed inoltre dopo neanche 10 minuti di camminata si ha la splendida vista sull’intera laguna. Il panorama è da togliere il fiato. Una penisola unita alla terra da uno stretto lembo di sabbia. Dal lato sinistro una laguna con acqua che vi arriverà alle caviglie. Dal lato destro il mare aperto con 10 tonalità che vanno dal verde all’azzurro chiaro. Scattiamo un’infinità di foto, approfittando anche del fatto che a quell’ora la laguna sarà popolata da non più di 10 persone, E continuiamo la discesa. Arrivati sulla laguna vera e propria ecco la prima, nonché unica, delusione dell’intera vacanza. Quella che dall’alto sembra sabbia non si rivela altro che una distesa di rocce praticamente incalpestabili ed affilate. Fatta salva la laguna vera e propria (ovvero la parte a sinistra della penisola), è praticamente impossibile entrare in acqua, ed inoltre in questa parte la quanto non è più alta di 30 cm! La delusione più grossa arriva dalla parte alla destra della penisola. Se dall’alto ci era sembrata bellissima, da vicino non è altro che una distesa di rosse ricoperta da vasti strati di alghe accumulatesi nel tempo. Inoltre è presente praticamente su tutte le rocce della laguna, sia quelle immerse che quelle emerse, uno strato di poltiglia nera e maleodorante che non è altro che l’effetto dell’inquinamento prodotto dai barconi che arrivano quotidianamente alla spiaggia. Delusi dall’effettiva praticabilità della spiaggia, prendiamo un caffè in una delle due taverne presenti, e mentre inizia una lenta processione di gente che scende alla laguna, noi imbocchiamo la strada nel senso opposto, affrontando prima il sentiero a piedi poi lo sterrato in macchina e ritrovandoci di nuovo a Kissamos da dove in un quarto d’ora torniamo alla vicina Falassarna, visto che non è il caso di andar lontano poiché il cielo non ha ancora smesso di minacciare nubifragi.
Arrivati a Falassarna questa volta ci soffermiamo in un tratto leggermente diverso della lunga spiaggia rispetto al giorno precedente. Dopo qualche goccia di pioggia, il cielo torna a tingersi d’azzurro e ci regala il più bel bagno dell’intera vacanza. Senza neanche accorgerci stiamo in acqua più di un’ora a saltare sulle onde e farci rotolare sul bagnasciuga come due bambini. Passiamo così gran parte del pomeriggio dopodiché torniamo al Kissamos Hotel e facciamo un bagnetto, questa volta tranquillo, nella splendida piscina della struttura. Una rapida doccia in camera, e via a piedi a vedere cosa ha da offrirci il paesino. In realtà poco, praticamente niente. Il lungomare è spazzato da un vento violentissimo e i ristoranti lì posizionati sono costretti a stendere dei teloni trasparenti per riparare i propri tavoli dagli schizzi delle onde che sbattono sul molo. La cena invece è tutt’altro che deludente. Scegliamo un ristorantino sulla parte sinistra del molo. Assaporati gli ottimi antipastini offertici, ordiniamo una bella insalatona ricca con tanto di pomodorini secchi e prendiamo un piatto di calamari fritti ed uno di polipo alla griglia. Davvero squisito con porzioni che in Italia sarebbero minimo per due persone. Già ampiamente sazi, facciamo ulteriore “fatica” gustandoci il delizioso dolce offertoci assieme all’immancabile Raki. La sorpresa più grande arriva dal conto: 24 euro in due! Cosa da non crederci! Torniamo belli pieni verso l’hotel e richiediamo le valigie visto che all’indomani ci aspetta un’altra alzataccia! Direzione Gole di Samaria!
28 Giugno 2015
Partiamo in auto da Kissamos molto presto con il cielo che minaccia nuovamente pioggia. In 35 minuti siamo a Chania, base strategica per raggiungere le gole nonché luogo in cui è situato l’hotel di questa notte. Essendo arrivati all’incirca alle 7e10 in città e visto che l’autobus che abbiamo intenzione di prendere partirà alle 7e40, decidiamo di trovare un parcheggio vicino all’hotel, in maniera tale che la sera, esausti dalla camminata alle gole, dovremo fare il più breve tragitto possibile. Parcheggiamo così in un parcheggio pubblico gratuito in Platia Talò dove troviamo tranquillamente posto. Il parcheggio è neanche a cinque minuti a piedi dall’hotel e noi, lasciate le valigie in macchina, in un quarto d’ora a piedi siamo all’autostazione. Acquistiamo il biglietto andata ritorno al costo di 14,30 euro a persona. Restiamo favorevolmente colpiti dall’organizzazione e dall’apparente buon funzionamento dei bus cretesi. Idea che poco dopo rivediamo, quando il nostro autobus parte con 20 minuti di ritardo. L’autobus d’andata fa la tratta Chania – Omalos, che è da dove incomincia la discesa delle gole. Quello di ritorno prevederà il ritorno ad Chania partendo dal paesino di Ora Sfakion, che tra poco vi diremo come raggiungere. Mano a mano che l’autobus procede verso Omalos il paesaggio cambia e giunti in vetta all’altopiano una fitta foschia avvolge l’autobus. Un altro paio di minuti e siamo all’ingresso delle gole. Il freddo è pungente e sta cominciando a piovigginare. Dopo cinque minuti di tentennamenti al riparo di una tettoia di una taverna, decidiamo ugualmente di incamminarci. L’ingresso costa € 5 e conservate il biglietto perché dovrete mostrarlo anche all’uscita. Fortunatamente le poche gocce cadute non avranno ulteriore seguito e dopo pochi minuti di discesa anche il freddo sparirà, costringendovi a togliere i maglioncini. Il percorso prevede 16 km di discesa. I primi 13 all’interno del parco, gli ultimi tre per raggiungere la spiaggia una volta usciti da quest’ultimo. Ogni kilometro è indicato da dei cartelli e durante il percorso si contano una decina di aree di sosta con tavolini e fontanelle da dove riempire le vostre borracce e bottigliette. È importante portarsi qualcosa da mangiare visto che fino all’uscita del parco non è presente nessun rivenditore di cibi di alcun genere. Tornando al percorso i primi 4/5 km sono una discesa monotona e ripida fatta perlopiù di scalini. Inizia poi un tratto intermedio in cui comincerete ad uscire gradualmente dal bosco e dove sarà possibile vedere ed avvicinarsi (quasi fino a toccarle) alle caprette selvatiche “Kri Kri”, una razza autoctona dell’isola, a cui però è severamente proibito dare da mangiare. Arrivati all’area di sosta sita nel villaggio abbandonato di Samaria, inizia il tratto più bello e caratteristico. La gola va nettamente restringendosi, sarete costretti a continui passaggi su ponticelli sospesi sul fiume, sino a giungere in un punto in cui il passaggio non sarà più largo di tre o quattro metri. Guardando in alto vi verranno le vertigini, uno stretto passaggio, sovrastato da dei costoni rocciosi alti centinaia di metri, che spettacolo! Da lì in poi il passaggio si allarga e all’incirca dopo 5 ore di camminata, a seconda delle soste per le foto che avrete fatto, sarete all’uscita. Controllato il biglietto, sarete subito accolti da un paio di bar che venderanno succo d’arancia a peso d’oro. La spiaggia di Agia Roumeli dista ancora più di mezz’ora di camminata, il sole picchia senza ripari, e non c’è neanche il bel paesaggio delle gole a distrarvi. Fatto a fatica questo ultimo tratto pianeggiante (c’è anche un piccolo pulmino che fa da navetta per la spiaggia per i più pigri), si raggiunge Agia Roumeli. Il paesino è minuscolo e costituito semplicemente da taverne, anche piuttosto care. Non vi si accede dalla terra ferma e l’unico modo per allontanarsi è prendere la nave. Da lì partono due barche, una per Sougia ed un’altra terra Ora Sfakion. Entrambe partono alle 17.30 ed adesso sono soltanto le 14! Prendiamo due biglietti per Ora Sfakion al costo di 11 euro ciascuno, e ci mettiamo alla ricerca di un posto dove ingannare l’attesa. Va evidenziato come da Ora Sfakion partano gli autobus per fare ritorno a Chania mentre da Sougia ripartono i bus per portarvi ad Omalos, nel caso che abbiate raggiunto l’ingresso delle gole in auto e parcheggiato lì la macchina. Tornando all’attesa della barca, facciamo quello che farebbero tutti i turisti accaldati da 16 km di camminata tra le rocce. Un buon gelato, pagato a caro prezzo, in una delle taverne li presenti e via di corsa verso la spiaggia. E qui cominciano le note dolenti. La spiaggia in realtà è un ammasso di ciottoli davvero bollenti. Così caldi che vi bruceranno i piedi anche con le scarpine da scoglio. I sassi continueranno anche in acqua rendendo davvero difficile ogni tipo di bagno ( dopo 16 km a piedi uno non ha troppa voglia di fare nuotate olimpioniche). Inoltre tutto il paesino, nonché la spiaggia, si sta riempiendo dei turisti che vanno terminando il percorso delle gole. Ecco che allora non esiste un posto all’ombra da nessuna parte, a meno che non vogliate sedervi ad una delle taverne a cui già accennavamo prima. Passano così molto lentamente due ore forse più stancanti dell’intera camminata. Arriva il traghetto e centinaia di turisti vi si accalcano. Il tragitto da fare è breve, ma il traghetto va davvero lentissimo (ci sorpassano anche dei piccoli gommoni!) e si impiega più di un’ora (compresa una breve sosta nel paesino di Loutro, isolato da tutto il resto così come Agia Roumeli, ma molto bello e caratteristico, con una ventina di casette che circondano questa piccola baia col mare azzurrissimo). Arrivati ad Ora Sfakion (o semplicemente Sfakia come troverete scritto da altre parti) tutti i turisti vanno alla ricerca dei propri autobus, che attendono pazientemente l’arrivo del traghetto. Alcuni, come il nostro, sono autobus di linea mentre altri appartengono ad agenzie e tour organizzati. Trovato il nostro autobus per Chania, mostriamo il biglietto e ci sorbiamo quasi due ore di viaggio che sembrano non finire mai. Arriviamo a Chania con l’idea di rinchiuderci in camera e andare subito a dormire, ma poi il breve tragitto che facciamo per arrivare all’auto a recuperare le valigie (scopriamo ora che ci sono decine di persone che cercano di parcheggiare ed il parcheggio libero in mattinata è adesso strapieno) ci mostra una città davvero bellissima, in cui ogni vicolo è ricolmo di locali tipici con i tavolini sulla strada. Possiamo le valigie in hotel (Hotel Smaragdi, a 10 metri dal lungomare), familiarizziamo con la pessima doccia della camera che dopo due minuti eesaurisce l’acqua calda e ci rifiondiamo per i vicolini della città accomodandoci per cena in un ristorante davvero suggestivo e carino. Si chiama “Taberna Ela”, ha i tavolini proprio sulla strada, ed al costo di 19,80 euro ci propone due giganteschi piatti di gyros con patatine e contorno d’insalata più vino rosso della casa e le solite cosine offerteci dai proprietari! Stanchi, e finalmente anche sazi, torniamo all’hotel lasciando una visita più approfondita della città per la mattina seguente.
29 Giugno 2015
L’ultima giornata piena che abbiamo da dedicare all’isola. La mattina la passiamo tutta ad Chania. Portiamo i bagagli in macchina e dapprima andiamo a visitare il mercato coperto, che da molte parti veniva descritto come il più bello di tutta la Grecia. In realtà è una mezza delusione poiché di caratteristico è rimasto poco ed è popolato semplicemente da negozi di souvenir come nel resto della città. Poi passiamo in rassegna le varie chiese (bella la cattedrale), nonché moschee e minareti. La chiesa più particolare è quella sita a poca distanza dal mercato. È stata costruita sulla base di una moschea di cui stranamente non fu distrutto il minareto; sarà quindi visibile oltre che al campanile anche quest’ultimo! La moschea più grande è bella, la cosiddetta moschea dei giannizzeri, è adesso invece un centro informazioni turistiche. Diamo un’occhiata all’antico arsenale e procediamo verso il porto Veneziano dove decine di barchette (alcune con fondo di vetro) cercano di invogliarci a fare delle piccole mini crociere. Rifiutiamo gentilmente e ci dedichiamo al pranzo. Troviamo un localino (Kormoranos), come sempre con tavolini sulla strada, sul vicolo che riporta al parcheggio e volendo alla fortezza veneziana. Mangiamo una Moussaka, una sorta di parmigiana di melanzane ancora più ricca e carica. Un bella insalata mista strapiena di formaggi ed olive, ed i tradizionali crostini di pane nero con pomodorini e formaggio di capra, i cosiddetti Dakos. Tutto davvero buonissimo ed abbondante. Paghiamo € 17 in due, compresi i soliti omaggi di frutta e liquore, ed in due minuti siamo alla macchina, destinazione Heraklion. La strada da percorrere tutta sulla new road ed è di circa due ore. Arrivati tranquillamente alla città, impostiamo il navigatore per raggiungere l’hotel (Hotel El Greco), posto proprio in centro città a 10 metri da dove inizia la zona pedonale. Parcheggiamo a pagamento per sette euro fino alla mattina dopo in un posteggio a neanche 50 m dall’hotel e ci presentiamo per il Check-in. Nonostante l’hotel sia molto grande, l’unica addetta che vedremo durante la nostra permanenza è sempre la stessa signora, tra l’altro molto scorbutica e maleducata. Sopportiamo di malavoglia il suo atteggiamento, fregandotene visto che la mattina dopo partiremo, sistemiamo i bagagli e via giù per strada. Invece di dirigerci subito verso il mare, andiamo verso le mura cittadine ed in particolare verso la tomba di Kazantzakis, il più illustre cretese della storia ed autore della frase “non temo niente, non spero niente, sono libero”. Un signore ci vede indaffarati con la cartina e si offre di indicarci la strada, accompagnandoci per circa cinque minuti. Il panorama che ci offre questa parte della città è davvero desolante. Bambini mezzi nudi corrono per strada, in un contesto molto simile a quello dei nostri campi rom. C’è molto degrado ed arrivati alle mura le troviamo del tutto abbandonate, con i sentieri con l’erba alta più di 1 metro. Giunti alla tomba troviamo la lapide senza neanche l’iscrizione con il nome dell’illustre personaggio greco, a cui fu negata la sepoltura tradizionale perché in vita criticò la religione ortodossa. Torniamo verso il centro città e ci addentriamo per la zona pedonale. Le cose migliorano, c’è un lungo vialone pedonale che giunge sino al mare ed alla fortezza veneziana (non visitabile). Nulla a che vedere con Chania, ma neanche con Rethymno. Ma in fondo noi l’abbiamo scelta come tappa solo perché la mattina seguente abbiamo il volo di ritorno e l’aeroporto è a 10 minuti dal centro città. Terminato il deludente giro pedonale di Heraklion, torniamo in hotel per la doccia e via di nuovo per strada per cenare nel locale che avevamo addocchiato nella passeggiata pomeridiana. Propongono vari menù fissi tutti a € 10. Noi ne scegliamo uno da dividerci, visto che siamo ancora sazi da due maxi gelati mangiati nel pomeriggio. Scegliamo il menù che a € 10 euro ci dà insalata greca, piatto di Souvlaki con pita e patatine, calice di vino e gelato, aggiungendo un altro mezzo litro di vino bianco della casa e pagando complessivamente 14 euro in due, compresi i soliti Raki! È stato l’ultimo pasto greco di questa meravigliosa vacanza. Lasciamo senza rimpianti il centro di Heraklion e torniamo in hotel per ultimare le valigie, che in realtà non abbiamo mai completamente disfatto.
30 Giugno 2015
Carichiamo le valigie in macchina ed in 10 minuti siamo in aeroporto. Il tizio dell’agenzia di autonoleggio ritira la macchina senza neanche controllarne lo stato e la fornitura di carburante. Il contachilometri segna più di 900 km percorsi da quando l’abbiamo ritirata! Ci dirigiamo mestamente verso le partenze. Non siamo ancora partiti e la nostalgia per questa meravigliosa isola dai 100 volti e dalle 1000 sfaccettature già ci attanaglia. Spesso ci si reca in paradisi lontani soltanto perché esotici e dai nomi altisonanti. Noi a Creta abbiamo trovato davvero tutto. Dalle spiagge caraibiche come Elafonnissi, ai paesaggi naturalistici incredibili come le gole più lunghe d’Europa. Da luoghi storici di incredibile interesse come Festo e Knosso, passando per città di incredibile bellezza e vivacità come Chania. Forse il difetto di Creta è di essere troppo vicina all’Italia e troppo economica. Ma state certi che se mostrerete le foto scattate qui a qualcuno che non c’è mai stato, vi chiederà in che razza di paese tropicale vi siete recati per ammirare questi posti incredibili…
Lanciamo un ultimo sguardo all’isola dal finestrino dell’aereo appena decollato (con la canonica mezz’ora di ritardo), e già facciamo programmi per quando un giorno vi ritorneremo… magari alla scoperta della parte est. Ma prima abbiamo mille altri posti da scoprire per la prima volta. Atterrati a Roma ci accorgiamo di essere in Italia quando perdiamo un’ora per ritirare il bagaglio da stiva, saliamo sul Bus Terravision già pagato e capiamo che la vacanza è davvero finita!