Tipi da tapas a madrid
In realtà partiamo con una mezz’oretta di ritardo per un problema tecnico ma comunque giungiamo a Madrid in perfetto orario alle 17.00 incontrando qualche perturbazione in fase di atterraggio dovuta al vento costante che soffia sulla città. A proposito, lo sapevate che è la capitale più alta d’Europa? Quasi 800 mt di altezza sul livello del mare. Forse è per questo che i madrileni dividono l’anno in 2 stagioni, nove mesi di inverno e tre mesi d’inferno! In realtà la situazione non è così drammatica ma comunque è bene prepararsi a delle mattinate un po’ più rigide delle nostre mentre poi la temperatura generalmente sale durante la giornata e rimane piacevole fino alla sera.
Il nostro albergo è il Melia Madrid Princesa che si trova in Calle Princesa e che consigliamo vivamente a tutti perché è un cinque stelle appena rinnovato con camere di design, lounge bar e ristorante molto curati e personale impeccabile ma, cosa che abbiamo apprezzato più di tutte, si trova a soli 300 mt da Plaza d’Espana e ha la fermata della metro praticamente davanti alla hall per cui è praticissimo sia per girare a piedi sia per muoversi con i mezzi pubblici.
Breve sosta in camera per sistemare le valigie e ci prepariamo ad uscire per la cena. La nostra meta è la Meson Cinco Jotas in Plaza Sant’Ana per una cena a base di tapas in un tripudio di morcillas, chorizos, cana de lomos anche se l’indiscusso re della serata è di sicuro il Jamon Iberico, un prosciutto stagionato particolarmente saporito e di cui gli spagnoli vanno giustamente orgogliosi. Provare per credere…
Usciti dal ristorante a tarda serata scopriamo una città ancora vitale, frizzante e brulicante di attività: dalla piazza di Sant’Anna si dipartono una serie di viuzze piene di cervecerie, taverne e ristoranti di ogni genere.
Nel buio della notte risplendono numerosi edifici illuminati ad hoc per sottolinearne la bellezza delle forme e dell’architettura; noi li costeggiamo cercando “a naso” di ritrovare la strada che ci porterà all’albergo. Non c’è niente di meglio, per scoprire una città, che girare a caso senza piantine da seguire, ma lasciandosi trasportare dall’istinto e dalla corrente di persone in costante movimento che difatti, di lì a poco, ci conduce nel cuore della vecchia Madrid, Plaza del Sol. L’insegna di Tio Pepe sovrasta la piazza dall’alto di uno dei palazzi che la delimitano, quasi non si cammina per la folla che assiepa i marciapiedi. Purtroppo ci sono dei lavori in corso per l’ampliamento della metropolitana per cui la piazza è circondata dalle transenne e si può transitare solo all’esterno così, quasi per caso, ci imbattiamo nell’incisione sul marciapiede che riporta il chilometro zero, ovverosia l’esatto centro della Spagna, da cui si misurano le distanze tra la capitale e tutte le altre città del regno.
Proseguiamo la passeggiata lungo Calle de Postas fino a sbucare nel salotto della città, Plaza Major, una piazza rettangolare tutta balconi e pinnacoli, abbaini e spioventi in ardesia nel più tradizionale stile asburgico-castigliano. Sotto i portici è un susseguirsi di locali e ristoranti, al centro della piazza c’è uno spettacolo che cattura l’attenzione di centinaia di persone, compreso Filippo III che, dall’alto del suo cavallo di bronzo osserva imperturbabile la folla dei passanti. Usciamo da uno degli archi che si aprono tra i palazzi e, proseguendo lungo Calle Mayor, arriviamo davanti al monumentale Palazzo Reale che costeggiamo dirigendoci verso Plaza de Espana. Appena oltrepassato il Palazzo Reale sentiamo della musica provenire dai Giardini Sabatini e così decidiamo di fermarci a gustare un ultimo assaggio della vitalità madrilena per curiosare nell’ennesima festa incontrata lungo il cammino. I Giardini Sabatini, un tempo appannaggio della sola famiglia reale, sono ora un delizioso parco pubblico all’italiana dove, sotto la facciata del Palazzo Reale si può passeggiare tra vialetti bianchi e fontane e laghetti illuminati. Anche qui musica, gente che balla, ragazzi in giro a bere ma anche famiglie e nonni con bambini nei tipici costumi castizos indossati durante le feste patronali. Sembra che nessuno abbia voglia di andare a dormire ma per noi, un po’ provati dalla giornata di viaggio, è ormai giunta l’ora di far ritorno all’hotel.
Il giorno seguente ci svegliamo di buon ora e partiamo alla volta del Palazzo Reale davanti al quale sostiamo per qualche imperdibile foto di rito sia dal lato della Plaza de Oriente sia davanti alla cancellata d’ingresso, che ricorda molto quella di Versailles, ma purtroppo ci è impossibile visitare la (ex) residenza della famiglia reale in quanto chiusa per la festa di Sant’Isidro, così proseguiamo per qualche decina di metri lungo Calle de Bailen per salire la scalinata che porta alla Catedral de la Almudena. Onestamente ci aspettavamo di più da questa costruzione che è stata inaugurata soltanto nel 1993 nonostante quasi cento anni di lavori. Probabilmente la parte migliore sono i portoni bronzei raffiguranti il giorno dell’inaugurazione con tutta la famiglia reale e Papa Giovanni Paolo II riconoscibilissimo tra la folla dei partecipanti. All’interno invece, pur essendo stata costruita in stile neo-gotico, non ci ha trasmesso quelle sensazioni di sacralità e autorevolezza che si respira nelle cattedrali gotiche medievali, comunque una visita val sempre la pena di farla, è pur sempre la chiesa più importante della capitale.
Usciti dalla cattedrale attraversiamo la città passando dalla Madrid asburgica del centro storico alla Madrid borbonica della zona del Parque del Ritiro, per poter visitare il Museo del Prado. Come spesso accade, il tempo dedicato a musei di questa portata è sempre troppo poco rispetto alle meraviglie che contengono. Se pensate di sostare un paio d’ore come abbiamo fatto noi non perdete naturalmente le collezioni di Goya, di El Greco ma soprattutto di Velasquez che ci ha incantati davanti a capolavori come “Las Meninas” e, con una punta di orgoglio italico, ammirate la galleria dedicata a Raffaello, un artista che, dopo tante opere viste in giro per il mondo, rimane secondo me semplicemente insuperabile.
Non so voi ma a me, dopo un tot di tempo dentro un museo, inizia a girare la testa: troppi i dettagli che vorresti ricordare, gli occhi guizzano da un’opera all’altra ma il cervello non ce la fa ad immagazzinare tutto e alla fine, dopo aver visto centinaia di opere sei già sicuro che, se riuscirai a ricordartene una decina, sarà già un successo! Per il pranzo torniamo in una Plaza Mayor straripante di gente per discendere la pittoresca Calle de Los Cuchilleros addobbata a festa e piena di madrileni intenti a bere birra in uno delle tante cervecerie che affollano la strada con i loro tavolini. Imboccata Calle de Segovia arriviamo alla Paelleria El Arrozal dove non possiamo che assaggiare la specialità della casa! N.B. La paella non è un piatto tipico castigliano ma piuttosto originario delle regioni del sud come la Catalogna o l’Andalusia ma tant’è, come si fa a venire in Spagna e non mangiare una paella in quattro giorni? Impossibile vero? Sarà il caldo, sarà l’abbondante paella, saranno i bicchieri di birra appena bevuti ma il dopo pranzo inizia con un principio di abbiocco preoccupante, per vincere il quale, decidiamo intraprendere una tranquilla passeggiata che, passo dopo passo, ci riporta dalle parti di Puerta del Sol dove finalmente possiamo assolvere ad un altro degli obblighi del turista medio, ovverosia la foto sotto il simbolo della città: la statua di un orso che annusa una pianta di corbezzolo. Niente di speciale ma lo fanno tutti…
Imbocchiamo una delle arterie più importanti di Madrid, Calle de Alcalà dove spiccano alcuni dei palazzi più belli dell’architettura madrilena tra cui il famoso Edificio Metropolis dal cui tetto in ardesia scura si protende una Vittoria Alata visibile anche da grande distanza. La città è quasi deserta per via della festa in corso ed il traffico è limitato al minimo. Notiamo con stupore, e con un pizzico d’invidia, che la città è pulitissima: ci sono netturbini super indaffarati che tirano i marciapiedi a lucido mentre la presenza costante ma discreta di numerosi agenti di polizia ci regala quel senso di tranquillità e sicurezza ideali per girare in ogni dove senza alcun timore. Cammina cammina arriviamo a Plaza Cibeles, dove la statua di Cibele domina la piazza cavalcando un carro trainato da leoni davanti al monumentale Palacio de Comunicaciones. Ancora pochi passi ed arriviamo a Puerta de Alcalà, gigantesco portale in granito che, fino all’800 segnava il confine orientale della città. Davanti a noi si aprono i cancelli del Parque del Ritiro, praticamente l’equivalente di Central Park per i quattro milioni di madrileni che qui trovano rifugio dal caos metropolitano. Anche noi lasciamo sbollire i piedi all’ombra di qualche albero mentre ci rinfreschiamo con una sangria ghiacciata dopodiché decidiamo di attraversare il parco fino alla sua estremità meridionale, sostando per qualche foto davanti al monumento a re Alfonso XII circondato da un laghetto navigabile a bordo di minuscole barchette a remi. Non so quante migliaia di persone si stiano godendo con noi la tranquillità di questo parco ma, ovunque volgi lo sguardo, vedi uomini e donne d’ogni età che passeggiano con cani o bambini, ragazzi sui rollerblade o sdraiati a prendere il sole, attempati vecchietti nei costumi tradizionali e poi venditori ambulanti, artisti di strada, teatrini di marionette…
Il tempo vola mentre usciamo dal parco dalle parti del Ministero dell’Agricoltura che si trova dinanzi alla stazione di Atocha, tristemente nota per l’attentato terroristico che qui provocò quasi 200 morti nel 2004, ma che noi preferiamo ricordare per l’inconsueto quanto rigoglioso giardino tropicale ricreato al suo interno.
Ormai abbiamo macinato diversi chilometri e siamo davvero stanchi per cui per il rientro optiamo per la metro, che prendiamo direttamente da Atocha (biglietto 1 €) per scendere alla fermata Ventura Rodriguez praticamente davanti al nostro hotel.
La serata la passiamo al Cafè de Oriente, in Plaza de Oriente, cenando davanti al palazzo reale. Il locale è alquanto blasonato, l’arredamento è opulento e la sala d’ingresso funge anche da bar per gustare qualche tapas ed un bicchiere di vino, accompagnati dalla musica di un pianista, pur tuttavia la cena non ci è sembrata all’altezza della location.
Sabato 16 è il giorno di Toledo. Olè!! Uscendo da Madrid percorriamo i 70 km che ci separano da questa antichissima città a bordo di un pullman con il quale attraversiamo l’arida e brulla regione della Mancia dove non crescono alberi ma non ci sono nemmeno i tanto desiderati mulini a vento. Ormai dei vecchi nemici di Don Chisciotte ne rimangono veramente pochi e sono tutti lontani dalla strada che ci porta sulle sponde del Tago, laddove sorge l’antica capitale dei Visigoti. Le origini di Toledo si perdono agli albori dell’impero romano e, nei secoli a venire, subì anche la dominazione araba che ha lasciato evidenti tracce di sé nei palazzi più importanti del centro storico a partire dall’Alcazar sulle cui rovine fu poi costruita la fortezza di Carlo I (al momento chiusa al pubblico). Il punto di partenza è Plaza de Zocodover, dove anticamente si svolgeva il mercato, che ci lasciamo alle spalle per affrontare un cammino attraverso l’intrico di viuzze che si dipanano attraversando i tre quartieri in cui era divisa una volta la città: quello cristiano, quello arabo ed il ghetto ebraico. In realtà già nel medioevo la città era un virtuoso esempio di pacifica convivenza tra le diversi fedi e culture il cui esempio più lampante è forse la Sinagoga di Santa Maria la Bianca: un luogo di culto ebreo, consacrato alla Madonna e costruito da manovalanza araba nel tipico stile mudejar. Provate a cercare la stella di David tra le decorazioni della sinagoga, non ne troverete nessuna! Gli arabi ne fecero solo una, piccola ed in quasi invisibile, vicino alla porta d’ingresso… Comunque sia indubbiamente l’edificio più importante di Toledo rimane la famosissima e devo dire bellissima cattedrale gotica risalente al 1500 al cui interno si viene sopraffatti dalla maestosità degli archi rampanti, delle vetrate istoriate e dall’altezza vertiginosa delle colonne che sembrano non aver mai fine. Visitate la sala del tesoro dove potrete ammirare un’Ostensorio alto 3 mt in oro e argento del peso di due quintali che, nel giorno del Corpus Christi, viene fatto sfilare per le vie della città ma non perdetevi la Dossale dell’altare ed il Coro intarsiato in legno e alabastro. Prima di uscire fate una capatina anche nella sagrestia che raccoglie numerosi quadri di Domenikos Theotocopoulos, meglio conosciuto come El Greco che qui visse e morì.
Il resto di Toledo la potrete scoprire da voi, passeggiando tra le mura medievali, curiosando tra miriadi di negozi che vendono spade e coltelli, armature e ventagli, gioielli tipici in filigrana d’oro ed i famosi dolci di marzapane che potrete trovare in ogni dove. Per il pranzo noi ci siamo fermati al ristorante dell’hotel Carlos V ma, onestamente non ve lo consiglio, il piatto di pernici, specialità della casa, non ci ha lasciato un ricordo esaltante, il vino era assolutamente anonimo ed il dolce era un insignificante agglomerato di zucchero e panna. Prima di lasciare questo affascinante borgo medievale abbiamo potuto scattare delle bellissime foto dell’intera città dalla strada panoramica che, costeggiando le mura medievali, oltrepassa le sponde del Tago attraversando un incredibile ponte dai parapetti rosa che gli abitanti del posto chiamano “il ponte di Barbie”. Dall’alto della collina su cui si inerpica il nostro pullman possiamo distinguere nettamente la Cattedrale e l’Alcazar dominare su case e palazzi e borghi dal fascino secolare, circondati dal placido scorrere del fiume. Adios Toledo, città di conquistatori e vinti, di saggi ed artisti, la tua storia ci insegna che laddove c’è convivenza e pace e rispetto tra genti diverse, ciascuna può trarre insegnamento dall’altra, per progredire e prosperare insieme. Ma forse erano altri tempi…
Al rientro a Madrid è ancora troppo presto per recarsi in albergo e così ne approfittiamo per andare a salutare Don Chisciotte e Sancio Panza che troviamo, come al solito, in posa plastica dinanzi al monumento dedicato a Miguel de Cervantes in Plaza d’Espana dopodiché ce ne andiamo a prendere un aperitivo in una delle mille cervecerie della Gran Via, caotica strada di collegamento tra la parte occidentale ed orientale della città, piena di negozi, cinema e locali dal taglio molto turistico.
L’ultima serata madrilena ce la giochiamo alla grande ed andiamo a cena nel super raffinato ristorante del Teatro Real, uno dei locali più chic della capitale. L’interno è bellissimo, per arrivare al ristorante bisogna passare tra i saloni del teatro addobbati con giganteschi arazzi, la sala da pranzo ha le pareti rosse con un cielo a fibre ottiche che riproduce le costellazioni visibili nel cielo di Madrid il giorno in cui fu inaugurato (strabiliante!). Servizio a cinque stelle con solerti camerieri in guanti bianchi, cena impeccabile ed un buon vino rosso per brindare al nostro speciale week end in terra di Spagna. La vita è fatta anche di queste piccole soddisfazioni! Dopo cena ci immergiamo di nuovo della caotica vita notturna del centro percorrendo la deliziosa Calle de Arenal chiusa al traffico ma con i negozi aperti ancora in tarda serata. Più che mezzanotte sembra mezzogiorno, c’è gente ovunque ed è un piacere girare per vetrine fino a quando, tagliando per Plaza de Callao, ci imbattiamo in una festosa grigliata all’aperto in Plaza Santo Domingo dove centinaia di persone bevono cerveza e mangiano salsicce cotte su griglie grosse come la nostra sala da pranzo. Non c’è niente da dire, questi spagnoli si sanno proprio godere la vita, sembra che vivano solo per mangiare e divertirsi la sera e tu non fai che domandarti “ma questi qui come fanno ad andare a lavorare domattina?!?”… mistero… Di ritorno in hotel facciamo una deviazione verso il Parque de la Montana, dietro a piazza di Spagna, per ammirare il tempio di Debot, donato dall’Egitto alla Spagna per la collaborazione offerta nel salvataggio dei templi di Abu Simbel. Devo dire che così com’è ambientato, in cima ad una collinetta, circondato dall’acqua ed illuminato di una suffusa luce gialla fa un certo effetto. Consiglio a tutti di andarlo a vedere di notte per apprezzarne al meglio l’effetto scenico.
Siamo così giunti alla fine del nostro viaggio, l’ultima mattinata a disposizione la dedichiamo, come al solito, allo shopping, per cui ritorniamo di nuovo a Puerta del Sol per perderci tra gli otto piani del Corte Ingles alla ricerca di qualche giochino da portare al nostro piccolo rimasto a casa con i nonni. Scopriamo così che molti negozi alla mattina aprono intorno alle 11 (ecco svelato il mistero della vita notturna senza fine…) ma poco importa, noi abbiamo tempo a sufficienza per curiosare tra le vetrine di Calle de Preciados e di Calle del Carmen e per finire in bellezza con un’ultima paella ai tavoli del Museo del Jamon in Carrera de San Jeronimo, pittoresco ritrovo per amanti dei salumi iberici, dalle pareti tappezzate di prosciutti appesi, dove abbiamo fatto man bassa di prodotti tipici da far assaggiare ai nostri amici nell’intento di portare una ventata di Spagna a casa nostra.
Purtroppo tre giorni sono sempre pochi per conoscere una città e men che meno per capire la sua gente ma questo bellissimo week end ci ha fatto respirare la fresca vitalità di una metropoli a misura d’uomo, dove l’eleganza dei suoi palazzi si fonde con la verace popolarità delle sue calle più pittoresche, dove lo spirito gioviale dei suoi abitanti ti contagia in men che non si dica e ti rende partecipe di una capitale ospitale e affascinante, intrigante e scanzonata, giovane e spumeggiante.
Hola a todos los amigos! Emi e Ale