Tibet, Cina, Kathmandu 2013: appunti di viaggio
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15-10 17-11-2013
Dunque quest’anno Cina e Tibet. Abbiamo deciso di fermarci qualche giorno a Kathmandu, per 2 motivi: 1°- benchè siamo stati 2 volte in India (1979 viaggio di nozze e 2011) non lo abbiamo mai incluso, 2°- essendo Lhasa in Tibet situata a 3600 metri di altitudine, abbiamo pensato che stazionare qualche giorno a quota1300 metri di Kathmandu ci renderà più agevole respirare a Lhasa, anziché saltare piè pari dal livello del mare a quella quota.
Abbiamo invitato i nostri cognati Floriana e Marino ad accompagnarci, Flo è stata subito conquistata da questo progetto, Marino ha accettato, ma senza entusiasmo, speriamo venga conquistato cammin facendo.
Avremmo voluto poter visitare il Tibet da liberi turisti, ma purtroppo questo non è possibile, quindi abbiamo dovuto affidarci ad una agenzia cinese, la quale ci ha proposto un pacchetto di 6 giorni, comprendente: rilascio dei permessi, trasporto da e per l’aeroporto, trasporto per le varie escursioni, fra cui l’escursione fino al Campo Base dell’Everest (se il nostro fisico ce lo permetterà) pernottamenti e prima colazione, esclusi i pasti, per la somma di US $ 1250, a testa. Flo e Marino hanno rinunciato al Tibet, preferendo dedicare più giorni al Nepal (che se li merita), non ultimo motivo il timore per le elevate altitudini, fino a 5150 metri. Patty ed io ci tenevamo particolarmente al Tibet. In vita nostra non abbiamo mai partecipato ad un viaggio organizzato, ma stavolta ci siamo trovati di fronte ad un perentorio “prendere o lasciare”. Che potevamo fare? Abbiamo preso!
1° giorno martedì 15 ottobre 2013
Si decolla da Bologna, alle ore 11, atterraggio a Istanbul alle 13,15 abbiamo circa 5 ore e mezza di attesa, prendiamo un taxi e ci facciamo accompagnare in città. Per 3 volte in precedenza sono transitato da Istanbul: 1973, 1975, 1979, ebbene non sono mai riuscito a vedere il museo Topkapi, a causa di festività, sciopero oppure giorno di chiusura. quindi decidiamo di riprovarci!! Il martedì è chiuso!! punto!! Andiamo a visitare la maestosa e sempre bellissima Moschea Blu, poi facciamo un giretto per la città, rimarcando quanto sia evoluta da quando la visitammo alcuni decenni fa.
Alle ore 21 si riparte, destinazione Kathmandu, arrivo alle ore 07,15 locali, (curioso: fra Italia e Nepal ci sono ore 2,45 di differenza di fuso orario) Ottimi i voli, buona la compagnia Turkish.
2° giorno mercoledì 16/10/13
Impieghiamo un’ora circa per ottenere il visto (costo $ 25 a testa) poi saliamo su di uno scassatissimo taxi che ci conduce alla Guest house Potala, abbastanza pulito, nel centrale e caratteristico quartiere Thamel, con le sue vivacissime viuzze piene di negozi, ristoranti ed alberghi. Il direttore del Potala, parla anche italiano. Il tempo di lasciare i bagagli in camera, rinfrescarci un attimo. Chiamiamo al telefono il signor Norbu, quelli dell’agenzia cinese che ci sta gestendo il nostro itinerario in Tibet, ci hanno pregato di contattarlo al nostro arrivo a Kathmandu, per consegnargli dei documenti, coi quali ci deve procurare presso l’ambasciata cinese in Nepal il permesso speciale per il Tibet, verrà all’albergo verso le ore 13. Sono le ore 10, siamo stanchi, non abbiamo dormito più di 2 o 3 ore durante il volo, ma abbiamo voglia di uscire, ci incamminiamo verso l’altura (poco più di mezz’ora di cammino) sulla cui sommità è situato il magnifico tempio buddista di Swayambunat, o Tempio delle scimmie, si tratta di un importante complesso religioso, con al centro lo scintillante e gigantesco stupa bianco, sormontato da una guglia dorata, sulla cui base sono dipinti gli occhi del Buddha. Dall’alto dello stupa partono in ogni direzione dei cavi, sui quali sono affisse le bandiere di preghiera, che sventolando, emanano le preghiere nel vento. Alla base dello stupa ci sono innumerevoli calici dove i fedeli accendono candele fatte con burro di yak. Lungo il perimetro dello stupa, ci sono tanti tamburi di preghiera che i fedeli, con le mani li fanno ruotare, sempre in senso orario, a recitare il mantra inciso sui tamburi stessi. sempre lo stesso: “om mani padme hum” che si traduce: “saluto il gioiello nel loto”.
E’ un luogo magnifico, sia per l’ampio panorama che offre sulla città, sui monti circostanti, il profumo emanato dagli incensi, e dalle candele di burro, ma sopratutto si avverte intensamente la religiosità di questo luogo.
Io e Patrizia rientriamo velocemente con un taxi in albergo per incontrare il signor Norbu, il quale puntualmente ci sta aspettando, i documenti necessari li ha già ricevuti con posta elettronica dalla Cina, venerdì 18, alle ore 16 ci porterà all’albergo i permessi, così sabato potremo regolarmente prendere il volo per Lhasa
Ci raggiungono in albergo i nostri compagni di viaggio, usciamo, ci immergiamo nelle strette ed animatissime viuzze che caratterizzano il quartiere Thamel, vecchio cuore della città, le merci dei negozi invadono in parte le già anguste strade, zeppe di pedoni, percorse da moto e (per fortuna poche) auto, in ambo i sensi di marcia, che usano i clacson in maniera smodata, a “migliorare” la viabilità, contribuiscono anche le enormi buche sul fondo stradale, svariati cumuli di rifiuti, il tutto condito dall’aria estremamente inquinata. Di veramente positivo, c’è la gente, tutti sorridenti, gentili, parlano tutti almeno un po’ l’inglese, fra i commercianti, parecchi parlano un poco di italiano, questo luogo è meta di molti italiani, nel nostro albergo ne abbiamo visti diversi, quasi tutti sono diretti a Pokara, da dove partono per i trekking attorno ai monti dell’Annapurna.
Incontriamo sul nostro cammino il bel tempio Shiga Bittar. Poi raggiungiamo Durbar Square, tradotto: “Piazza del palazzo”.é la piazza dove un tempo venivano incoronati i regnanti, cuore storico della città, dove si concentrano i più importanti edifici. Visitiamo il museo di Tribhuvan, di interessante c’è l’edificio che lo accoglie. Poi ci immergiamo in questa bellissima piazza, attorniata da bei palazzi in mattone rosso, all’interno sorgono dei magnifici templi, saliamo sui gradoni dell’imponente Maju Deval, dal quale si domina l’intera piazza, ci sono parecchi giovani, alcuni abilissimi ragazzi con in mano degli enormi rocchetti, governano gli aquiloni, facendoli salire in alto. Dall’alto si vede tutto il passaggio della gente, peccato sia permesso il transito anche alle strombettanti moto ed auto. Ci tratteniamo parecchio ad osservare, poi scendiamo, ci rechiamo alla dimora della “Kumari”, entriamo nel cortile, ma agli stranieri non è concesso l’accesso nell’appartamento. La Kumari è la fanciulla designata per rappresentare la dea vivente della città, finchè al raggiungimento della pubertà, tornerà ad essere una comune mortale e verrà sostituita da un’altra fanciulla che abbia tutti i requisiti per poter ricoprire questo ruolo.
All’uscita dal “Kumari Bahal” non troviamo più Marino, lo cerchiamo a lungo nel vicino mercatino, nella piazza dove avevamo sostato a lungo, ma niente, i telefonini non funzionano, prendiamo un taxi e rientriamo. Marino sta facendo la doccia in camera, sostiene di aver avvisato Floriana che sarebbe rientrato, lei non ha sentito, niente di grave. Usciamo per cenare in un buon ristorante vegetariano, un po’ piccante, ma buono. Totale cena per 4= €20,50.
Rientriamo poco dopo le 21, siamo stanchissimi, più volte durante il giorno, ci cadeva il capo dal sonno. Tutti a nanna!!
3° giorno giovedì 17/10/13
Prendiamo un taxi, destinazione Patan. prima di uscire chiedo al direttore dell’albergo i prezzi dei taxi, per Patan ci chiedono 1500 rupie, noi gliene diamo 1000 = € 7,4 € 1= rupie 130.
Patan (città della bellezza) insieme a Kathmandu e Baktapur era una delle 3 città stato, della valle di Kathmandu. Ognuna aveva un proprio regnante ed ognuna ha una propria Durbar Square. All’ingresso si paga il biglietto 200 rupie, ci incamminiamo, vediamo una animatissima ed imbandierata piazza, stanno allestendo i preparativi per domani, ultimo giorno della festività durata una settimana. ci fermiamo a lungo a curiosare, mentre le donne impastano e preparano dei coni di pasta beige, sulla cui sommità mettono una pallina rossa, gli uomini disegnano dei “mandala”, con della polvere bianca e rossa, cospargono di riso ogni piatto, preparano dei calici per le candele, preparano delle collane di fiori arancio, uno sfavillio di colori strabiliante. Una donna ci segna la fronte con del colore rosso ,il “tika” considerato un portafortuna. Poi ci rechiamo al Tempio d’oro, Uno scrigno di preziosa bellezza, si entra in un cortile, al centro del quale si erge il tempio buddista, con la facciata d’oro, le pareti che circondano il cortile sono di legno finemente decorato, come in molti altri templi, le sottotravi di sostegno, sono scolpite con figure di divinità. Sul pavimento del cortile passeggiano delle tartarughe, considerate le guardiane del tempio. Saliamo al piano superiore, dove alcuni fedeli stanno pregando. Ci spostiamo al tempio di Kumbe Shvar, a forma di pagoda a 5 piani, con pregevoli ornamenti di legno scolpito, a lato ci sono una decina di grandi ciotole con fuoco, i fedeli con delle canne di bambù, rimestano il fuoco per tenere viva la fiamma, producendo un immane fumo nero. Mi metto in fila fra i fedeli che portano le offerte, in una piccola cripta, portano tutti delle ciotole nere, con frutta, soldi, riso ecc. pongono i doni in terra nella cripta, si inginocchiano, pregano, un ragazzo seduto a terra taglia le noci di cocco a metà e ridistribuisce le banane il cocco a delle persone che si affacciano da una finestra. Raggiungiamo Durbar Square, un mosaico di templi e palazzi, spettacolare! Qui fortunatamente è chiusa al traffico. Saliamo sul terrazzo di un ristorante a sud della piazza, mentre pranziamo con un piatto di riso e verdure ci godiamo la magnifica vista. Entriamo nelle viuzze dei negozi, compriamo qualcosa, visitiamo il Rudravarna Temple, poi il Mahabuddha Temple, dal particolare stile inceramica, peccato sia completamente racchiuso fra alti palazzi. Comincia a piovere, decidiamo di rientrare, il taxi ci lascia un poco distanti dall’albergo, mentre corriamo sotto la pioggia, Marino decide di perdersi per la seconda volta, dopo un paio d’ore deciderà di ritrovarsi. Stasera cena al ristorante Yak, a base di “momo” i ravioli alla verdura e carne di pollo, poco conditi, ma buoni.
4° giorno venerdì 18/10
Dedichiamo la mattinata alla visita dell’ultima città stato: Baktapur (Città dei devoti) la meglio conservata, un piccolo gioiello di architettura. Sulla sinistra entrando, nella Durbar Square, si trova il lungo palazzo reale, di colore bianco con finestre in legno scuro scolpito, poi la magnifica Porta d’Oro, sormontata da un bellissimo fregio. il palazzo delle 55 finestre, e diversi templi, la maggior parte sono indù, ma ve n’è anche uno buddista, è fraterna la convivenza fra i credenti induisti e buddisti, ci dicono che i fedeli pregano indifferentemente sia in un tempio che in un altro. E’ in questa piazza che Bertolucci ha girato le scene del film “Piccolo Buddha”. Alcuni templi sono andati distrutti durante il terremoto del 1934, ma con l’aiuto di altri stati, sono stati quasi tutti ricostruiti. Un ragazzo che dice di parlare italiano, si offre per farci da guida, parla al 70 % in inglese, il resto in italiano condito qua e la con dello spagnolo. Su un altro piazzale, si erge maestoso il tempio Nyatapola, dedicato a Siddhi Lakshimi, su 5 piani, con una ampia gradinata, ai cui fianchi vi sono 5 coppie di statue di pietra raffiguranti i grandi protettori. Saliamo la scala e ci godiamo la vista. Poi a spasso per la parte vecchia della città, acquistiamo dei pashmina, i commercianti, come i taxisti chiedo dal 50 al 100% in più, ogni volta dobbiamo cimentarci in snervanti trattative, esempio, Patrizia aveva notato un bellissimo scialle con lavorazioni a mano, richiesta € 150, prezzo finale di acquist: € 50+$10, procediamo nella visita, ci fermiamo presso un negozietto, gustiamo una tazza dell’ottima cagliata (yogurt, formaggio con delicato gusto al limone), molto buono. Procedendo vediamo una fornace di mattoni, un mulino del riso,
In taxi, nel pomeriggio ci spostiamo a Bodhnat, dove si trova lo stupa più grande di tutta l’Asia, è bellissimo, sfavillante con l’immensa cupola color bianco con sfumature gialle, la torre centrale dorata, su cui capeggiano gli occhi del Buddha, le tantissime bandiere di preghiera che sventolano. La base rappresenta la terra, la cupola l’acqua, la torre quadrata il fuoco, la guglia, l’aria, mentre l’ombrello posto alla sommità, simboleggia il vuoto oltre lo spazio, questi sono i 5 elementi, simboleggiati anche dai 5 colori delle bandiere. Saliamo al primo piano della struttura. Oggi è il giorno a conclusione della festa, fervono i preparativi, al crepuscolo avrà luogo una immane “Kora” processione intorno allo Stupa in senso orario. Oggi è plenilunio, i monaci buddisti ed induisti percorrono la kora 1 volta, 3 volte oppure 7 oppure 100 volte contandole su una corona.
Io e Patrizia rientriamo in albergo,Il signor Norbu ci porta il permesso per il Tibet, anziché 250, ci chiede 180 dollari, ci fa compilare dei moduli, poi prima di lasciarci, ci chiede se per favore portiamo un suo pacco con noi a Lhasa, gli chiedo cosa contenga questo pacco, del tè, accetto, più tardi quando raggiungeremo ancora i nostri compagni, Patrizia ma sopratutto Floriana mi dicono che è rischioso portare dei pacchi, Floriana dice che vuole aprirlo e controllare, poi quando rientriamo constatiamo che si tratta di una borsetta aperta con 6 pacchi di tè belli confezionati con carta stagnola multicolorata, più innocenti di così non si può. Torniamo alla “kora” ormai si è fatta sera, il flusso di pellegrini aumenta, si sentono delle musiche, un officiante predica a squarciagola. Saliamo sul terrazzo di un tempio, dall’alto vediamo la marea umana che gira continuamente, lungo il percorso ci sono dei punti di ristoro, dei tendoni con tappeti, dove i pellegrini si possono distendere. Saliamo sul terrazzo del Paradise Restorant e ci godiamo la vista mentre ceniamo. (Cena x 4 1420 rupie = € 11) Ci sentiamo completamente immersi nella religiosità nepalese. Queste sono le sensazioni che si cercano viaggiando, specialmente da queste parti. E così, oggi chiudiamo questa breve finestra aperta sul Nepal, 3 giorni sono veramente pochi, abbiamo visto siti interessantissimi, vissuto in mezzo a situazioni forti, ne valeva la pena.
Abbiamo ricevuto da Marino questa poesia:
Nepal
io fece mi sento profittar
la povertate di questa gente dolce,
serena, sorridente;
sperar vorrei che queste mie
ai lor divininon mi riserbino,
come giusto saria
me reincarnar povero cane
razzolar cibo
fra nausolenti e fangosi rifiuti.
Uno stronzo turista
marino
5° giorno Sabato 19/10/13 – TIBET (terra delle nevi)
Saliti sull’aereo della China Airlines, notiamo subito fisionomie diverse, occhi a mandorla. Il volo sull’Himalaya, è stupefacente, alte cime innevate emergono dalle nuvole. Il volo dura poco più di un’ora, costo del volo elevatissimo, ma non ci offrono neppure una caramella, solo una minuscola bottiglietta d’acqua. Finite le formalità doganali, ci chiedono di inoltrare i bagagli ancora negli scanner, poi a me chiedono di aprire la valigia, a Patrizia lo zaino a mano, hanno visto che all’interno abbiamo dei libri, incredibile! davano la caccia alle nostre guide! le sfogliano, poi a Patrizia restituiscono la sua guida sulla Cina della Mondadori, invece si rigirano a lungo fra le mani la mia Lonely Planet, e l’incaricato, mi dice che non me la restituisce, penso stia scherzando, faccio il gesto di riprendermela, ma lui mi dice che questo libro va distrutto, gli chiedo il motivo, mi fa notare che nella cartina geografica, manca Hong Kong, è vero, allora gli dico che si tratta di una vecchia guida, io continuo a pensare si tratti di uno scherzo, mentre Patrizia si è convinta del contrario, allora questo funzionario, da sotto un banco, tira fuori altre copie di questa guida. A questo punto con grande stupore capisco. A pensarci bene la guida Lonely Planet, è critica sull’invasione del Tibet da parte della Cina. Avrei voluto chiedergli se questa è la repubblica “democratica” della Cina, ma meglio contenersi, gli ripeto semplicemente più volte “I don’t undertand”. I regimi, vivono anche di questo. Purtroppo. Vogliono vedere anche il contenuta della borsa col tè, un’occhiata e via.
Sono venuti a prenderci all’aeroporto gli incaricati dell’agenzia, con un fuoristrada, un autista ed una guida . Percorriamo i 60 km di ottima superstrada, che ci separa dalla città di Lhasa. Tutt’intorno ci sono montagne spoglie, le più alte sono innevate, la vegetazione scarsissima,. Solo piante di piccolo fusto, assomigliano ai nostri tamerici, e qualche esile pioppo. Vediamo contadini intenti a coltivare i campi. Ci conducono all’albergo Mandala, ottimo. Il tempo di disfare le valigie ed usciamo, sono le ore 16 circa (fra Italia e Cina ora ci sono 6 ore di differenza di fuso).
Siamo senza cartina della città, chiediamo indicazioni per raggiungere il centro della città vecchia. Proviamo alcuni bancomat poiché siamo senza moneta locale, ma senza successo, dopo vari tentativi, ne troviamo uno dal quale preleviamo 500 yuan = € 66 (1 Yuan=€ 0,12 / 1 € = yuan 8,3 ) La città di Lhasa, capitale del Tibet dal VII secolo, ora è moderna, percorsa da ampi vialoni, negozi, gente ben vestita. Notiamo un gruppo etnico assai caratteristico, alti di statura, carnagione scura, gli uomini portano i capelli lunghi a volte con la lunga treccia che viene rigirata attorno al capo, anche le donne portano il cappello con la tesa. Girovagando raggiungiamo il tempio Jokhang, la più importante costruzione religiosa del Tibet, che si trova nel cuore del Barkor. Il Barkor è il quartiere più animato e ricco di fascino, racchiude le costruzioni storiche più suggestive ed importanti. Quando giungiamo di fronte al tempio Jokhang è l’ora della Kora, tantissima gente di diverse etnie in processione, che gira in senso orario attorno al Barkor. Di fronte al tempio Jokhang molti fedeli si distendono per terra o su dei tappeti nel rito della prostrazione. Lungo il percorso della Kora, vi sono dei caminetti dove ardono le candele, vi sono dei pali, con alla base delle struttore dalla forma semisferica, completamente ricoperti di bandiere di preghiera, alcuni pellegrini hanno in mano il “ma ne lhak kor” (preghiera a mano), un bastoncino sul quale è montato un tamburello girevole. Dentro al cilindro del tamburello c’è un lungo rotolo di carta con stampato ripetutamente il mantra “om mani padme hum” Agitando il manico si fa ruotare il tamburello e le preghiere vanno in cielo. Ci immergiamo fra il popolo della kora, un giro intero attorno al Barkhor dura una dozzina di minuti, alcune donne percorrono la Kora in continue prostrazioni, indossano dei grmbiuloni per non sporcarsi gli abiti. E’ un bagno ad altissimo tasso spirituale, da una sensazione intensissima, trovarsi verso sera in mezzo a tutta questa gente che prega, fa gesti e cammina speditamente. Perdiamo l’orientamento, ormai è buio, con difficoltà riusciamo a farci indicare la strada del ritorno all’albergo, comincia a far fresco. Ceniamo al ristorante dell’hotel. Dopo cena a Patrizia viene mal di testa, prende una tachipirina, sta meglio. Io non avverto alcun problema, ogni tanto sento il bisogno di fare qualche respiro profondo. Temevamo peggio, l’impatto con l’altitudine di 3600 metri.
6° giorno domenica 20/10/2013
Non si è dormito ottimamente, facciamo fatica ad addormentarci e ci si sveglia spesso.
Vengono a prenderci alle 9,30, l’autista è lo stesso di ieri, la guida una nuova: Tashis, si va subito a visitare il “Palazzo Potala” la maggior struttura monumentale del Tibet, alto 13 piani, con più di mille sale, costruito sulla collina Marpo, dalla quale si domina l’intera città. A guardarlo da lontano, incute rispetto nella sua maestosità e splendore. Era un tempo residenza del capo dei monaci tibetani, nonché guida del paese: il Dalai Lama. L’attuale Dalai Lama (il 14°) dovette fuggire nel 1959, anno in cui l’esercito cinese occupò il Tibet. Ora vive in esilio a Dharamsala in India dove risiede pure il Governo tibetano in esilio. Il palazzo è diviso in due parti, il palazzo bianco (sottostante) ed il palazzo Rosso (soprastante) Saliamo le lunghe scale (con affanno, data l’altitudine) che conducono al settore bianco, quello amministrativo, dove il Dalai Lama riceveva gli ospiti, i capi di stato stranieri, aveva il proprio studio ed appartamento. Tutte le innumerevoli sale che visitiamo sono in legno finemente intarsiato, scolpito, decorato, in una sequenza senza fine, chilometri di vetrine, teche, mobili travi, altari, statue di Buddha in ogni raffigurazione, il Buddha del passato Dipamkara, il Buddha presente Jowo Sakyamuni, il Buddha futuro Jampa, Il Budda della compassione, Migliaia le statue in bronzo, ricoperte con tessuti finemente decorati. Statue dei maestri, statue delle mogli delle divinità. La nostra brava guida ci spiega tutto, ma noi non ce la facciamo a seguirlo in tutto, anche perchè questa storia del buddismo tibetano, è parecchio ingarbugliata per noi occidentali. Ma la magnificenza, la finezza, l’arte ti frastornano, ti intontiscono quasi.
Salendo passiamo alla parte del palazzo Rosso, quello spirituale, dove sono raccolte le ceneri dal settimo al dodicesimo Dalai Lama, ognuno ha un proprio magnifico stupa. Vediamo il Mandala tridimensionale, La statua con 11 teste e molteplici mani, a simboleggiare 11 reincarnazioni dei Dalai Lama. Visitiamo la sala dei libri, dove sono raccolti migliaia di libri antichi, ci sono delle scritture incise su listelli di legno. Ci sono enormi calici dove degli stoppini allineati ardono a bagno nella cera, i pellegrini versano qualche cucchiaiata di cera in offerta, lasciano cadere delle banconote nelle teche predisposte, qualcuno porta in offerta una stola di seta bianca. L’ambiente è scarsamente illuminato, l’odore della cera è pregnante. In alcuni angoli o affranti fra i mobili, notiamo dei monaci seduti , seminascosti che pregano sottovoce. Peccato che all’interno non si possa fotografare tutto questo spettacolo così originale e nuovo, per gli occhi di noi visitatori occidentali.
Si va a visitare il monastero di Sera, distante pochi chilometri, fondato nel 1419, un tempo ospitava 5000 religiosi, oggi ne ospita meno di 500. L’attività è incentrata su 3 collegi: il Sera Me, dove si istruisce la base del buddhismo, Sera Ngag-Pa per gli studi tantici , e Sera Je per l’insegnamento ai monaci di passaggio. Nell’edificio più grande vi è il trono del XIII Dalai Lama.
Nel pomeriggio visita al tempio Jokhang. Fu fondato nel 639, per ospitare l’immagine del Buddha, qui portata dalla principessa nepalese Bhrikuti, futura moglie del re Songtsen Gampo, fu in quella occasione che il re si convertì al buddhismo e fece costruire questo maestoso tempio. La cripta dove è riposta questa statua è la più venerata di tutto il tempio. Al centro del tempio vi è la bellissima e decoratissima cappella con la grande statua di Chenresig, dalle mille braccia. Bodhisattva della compassione. Infine saliamo sul tetto, dal quale si possono mirare le coperture e facciate di ottone lucido ed una bella vista sull’ampia piazza sottostante, nonché sul Potala. Verso sera usciamo per un ulteriore giro nella città vecchia.
7° giorno lunedì 21/10/2013
Alle ore 9 si parte, destinazione le grandi montagne a sud-ovest, usciamo fuori dalla valle di Lhasa, si comincia a salire. Incontriamo villaggi di pastori e contadini, hanno mietuto da poco il “nay”, (orzo) vediamo i cumuli radunati nei campi, con dei carri trainati da trattori, trasportano il raccolto, poi nei piazzali, passandoci sopra con le ruote dei trattori effettuano la trebbiatura, in seguito con delle rudimentali macchine lo ripassano, per separare la paglia dalle spighe, infine con dei grossi tubi dentro i quali ci sono dei ventilatori azionati da un attacco al trattore, ributtano dentro il trebbiato per spulare. Questo è quanto ho capito io. Abbiamo la fortuna di filmare i contadini mentre lavorano. In Tibet il riso non si coltiva. Incontriamo greggi di pecore, mandrie di yak e di mucche, si vedono pochissimi uccelli. Raggiungiamo un passo di 4200 metri, poi scendendo un po’, si raggiunge il lago Yamdrok, situato a quota 4000, che si insinua a macchia d’olio fra le valli, a forma tentacolare. Il contrasto cromatico, fra l’azzurro del cielo quasi blu, punteggiato da qualche piccola nuvola candida, il colore beige della montagna, la cima bianca, innevata del monte Nojing Kangtsang che supera i 7000 metri e giù il blu turchese intenso del lago, uno spettacolo grandioso! Sul lago non vi sono imbarcazioni, né pescatori, solo natura incontaminata. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un ristorantino a Nagarzè, mentre pranziamo la nostra guida Tashis ci comunica di aver appreso da comitive provenienti dall’Everest, che il campo base è stato chiuso, causa una improvvisa e copiosa nevicata, tantè che dei gruppi di trekking sono stati sorpresi e bloccati, ci sono stati 4 morti. Questa notizia non ci voleva! Sopratutto per i 4 poveretti. Comunque si va avanti, solo l’ufficio permessi di Shigatse ci dirà fin dove è possibile proseguire. Nel pomeriggio raggiungiamo il passo di Karo La a quota 4319 con magnifica vista sul ghiacciaio Karo La Glacier, a quota 7191. Sui passi e sui crinali, i fedeli hanno posto migliaia di bandiere di preghiera. La temperatura è poco sopra lo zero. Anche a queste quote incontriamo dei tibetani, che vendono oggetti d’artigianato, oppure ti chiedono se vuoi fare la foto con una capretta oppure dei grossi cani dal folto pelo tipo i nostri sanbernardo. Lungo il percorso ci sono innumerevoli posti di polizia, la nostra guida scende, presenta il nostro permesso per il Tibet, ci sono dei tratti di 45 km, che non devono essere percorsi in meno di un’ora, per cui si deve procedere lentamente, oppure ci fermiamo a fotografare gli agricoltori o le montagne, vacci a capire qualcosa tu!? Giungiamo a Shigatse,(3900 mt) verso le 18,30, l’ufficio permessi è chiuso, riaprirà domattina alle 9,30. Prendiamo la camera all’Hotel Manasorovar, ottima camera. Usciamo che sta facendo buio, per fare un giretto per la città, fermiamo dei ragazzi per chiedere dove si trova il centro, ma niente da fare ti salutano, ma non c’è modo di comunicare, neppure coi gesti, camminando arriviamo in una piazza dove ci sono negozi sfavillanti, entriamo in un grande magazzino, non è molto diverso dai nostri, c’è tanta merce, molti cosmetici. Oggi abbiamo percorso circa 160 km.
8° giorno martedì 22/10/2013
Niente da fare, l’ufficio permessi turistici, ci accorda il permesso di raggiungere Tingri, ma il campo base dell’Everest è chiuso per neve. Partiamo alle 10, direzione ovest. Ci fermiamo presso un villaggio, dove i contadini stanno lavorando alla trebbiatura, alcuni seduti per terra stanno mangiando, ci offrono delle patate, si fanno fotografare, sorridono, sono gentili. Ci godiamo il panorama, si sale al passo Tso La 4500 metri, fa freddo, con la nostra guida facciamo una passeggiata, per testare la nostra reazione a queste quote, girovagando vediamo gente che lavora, qualcuno trasporta delle pietre con delle ceste sulla schiena. La strada è ottima, tranne qualche breve passaggio dissestato, si scende, poi si risale fino al passo Gial tso La a quota 5248 metri, il punto più alto del nostro giro in Tibet. C’è un grande arco metallico, che attraversa la strada, completamente ricoperto di bandiere di preghiera, sul quale sta scritto “You are now entering Qomolangma national park” dove “Qomolangma” è il nome tibetano dell’Everest. Facciamo una bella sosta, con foto e film, il paesaggio incantevole, c’è neve, cielo terso, orizzonte di montagne, che però va detto:, quanto a bellezza non hanno nulla a che vedere con le Dolomiti. Queste montagne sembrano cumuli di sassi e terra, non una pianta, non una roccia colorata, pochissimi sedimenti a vista, niente pareti verticali. Ma questo è il mitico Tibet, con tante cime sopra gli 8000. Scendiamo, ci fermiamo presso il bivio che porta al “campo base dell’Everest” è un ottimo punto di vista per poter vedere l’Everest, non tutto, solo la parte superiore, il cielo è sereno, la montagna è assolata, siamo nel pomeriggio quindi i colori sono più caldi. Finalmente ce l’abbiamo qui davanti, anche se a qualche decina di kilometri, non saprei dire quanti, ma purtroppo non possiamo arrivarci. Quando stavamo organizzando questo viaggio, temevamo di non riuscire a raggiungerlo, a causa dell’altitudine, invece ora stiamo benissimo, ma sfortuna ha voluto che nevicasse proprio lì, mentre in questi giorni abbiamo avuto sempre bel tempo. Raggiungiamo Tingri 4300 mt di quota, depositiamo i bagagli all’ Everest view hotel (modesto), quindi con i nostri accompagnatori ci spostiamo di una decina di km, presso un villaggio vi è un costone, la nostra guida ci invita a salire, finchè la salita è leggera, non ci sono problemi, ma quando si comincia a scarpinare fra gradoni e ripidi sentieri, allora l’altitudine si fa sentire, respiriamo a bocca aperta, spesso ci dobbiamo fermare per recuperare. Arriviamo a quota 4500, si apre uno squarcio sulla punta dell’Everest, son le 19,30, la cima innevata è di colore rossiccio, la nostra guida consapevole della nostra delusione per dover rinunciare alla visita al campo base, cerca di renderci la pillola meno amara. In albergo conosciamo una coppia: italiano lui, di Hon Kong lei, vivono da 23 anni in Australia, anche loro sono dispiaciuti di non poter raggiungere il campo base.
9° giorno mercoledì 23/10/2013
La notte scorsa ci siamo svegliati entrambi all’una, con mal di testa, quota 4300 è dura da digerire, io ho anche il raffreddore, prendiamo una tachipirina, il mal di testa passa subito, ma dormire è un’impresa, ci svegliamo spesso, a volte con la sensazione di carenza di ossigeno, facciamo qualche respiro profondo e via, l’altitudine andrebbe presa a piccoli sorsi, invece noi siamo partiti a razzo! Ma tutto sommato siamo contenti. In alcuni alberghi abbiamo notato in vendita delle bombolette di ossigeno tipo flaconi di insetticidi.
Ci dicono che stanotte il termometro è sceso a -10°
Oggi avrebbe dovuto essere il giorno dell’escursione al campo base, invece dobbiamo ripercorrere a ritroso il percorso fatto ieri. A me tira parecchio questa rinuncia. Ci fermiamo ancora al bivio che porta al campo base, da dove si vede bene la parte superiore dell’Everest, il cielo è limpido, il sole forte, ci godiamo quest’ultimo sguardo, poi ci fermiamo al passo di 5240 metri, facciamo una passeggiata fra la neve, ne assaggio un pugno, ha lo stesso sapore della nostra. Rientriamo a Shigaste. Andiamo a visitare il bellissimo monastero di Tashiluppo, dove ha sede il Panchen Lama, il secondo capo religioso, come un vice Dalai Lama. Questo monastero è arroccato su di una parete che domina la città, con magnifici tetti dorati, visitiamo 5 templi, in alcuni vi sono le tombe dei vari Panchem Lama. La Cappella di Jampa è la più importante, conserva, un’immagine dorata alta 26 metri di Jampa, il Buddha futuro, per relizzare quest’opera, ci sono voluti mille scultori per 4 anni e 275 kg di oro. Visitando queste cappelle si legge che per poter fare le foto all’interno bisogna versare 1500 yuan e per filmare se ne devono pagare 1800 = € 21,6. Fa effetto vedere tanti monaci che passeggiano parlando al telefonino. Durante una visita in una cappella, abbiamo notato un giovane monaco seduto a gambe incrociate che flettendo avanti ed indietro il corpo, ad alta voce pregava velocemente, nello stesso tempo, sotto al mantello stava trafficando col telefonino, guardandosi intorno, come per non farsi notare. Il futuro che avanza! . . Usciti dal monastero ci facciamo un giro al mercato, acquistiamo un tanga, una tenda per l’uscio. Ritorniamo al solito albergo Manasorowar, ne approfitto per farmi fare un massaggio, una ragazzotta dai modi rudi e spicci, mi da una ruvida strapazzata, mentre guarda la televisione e mastica gomma, Niente di orientale!!
Verso le 19 viene a mancare la corrente elettrica, usciamo a fare una passeggiata verso il centro, rientriamo, dobbiamo cenare a lume di candela, insieme ad una coppia di italiani di Arezzo, anche loro andranno domani fino a Tingri, saltando il campo base, lei è stata male all’arrivo a Lhasa causa altitudine. Loro sapevano della requisizione delle guide Lonely Planet, l’hanno nascosta fra altri quaderni, sono passati. Noi invece ora abbiamo un handicap senza quella guida, su cui avevamo annotato tanti appunti.
10° giorno giovedì 24/10/2013
Ripartiamo dall’albergo alle ore 9, la corrente elettrica non è ancora tornata. Giornata di trasferimento verso l’aeroporto di Lhasa, i nostri accompagnatori partendo da Shigatse prendono la strada diretta, più a nord, senza ripassare da Giangzè, è più breve e più piana, segue quasi costantemente il fiume Bramaputra. Arrivati all’aeroporto la nostra guida Tashis ci vuole portare in un ristorante “per non turisti” appena messo piede dentro abbiamo capito quanto avesse ragione! I muri pitturati d’azzurro, completamente sporchi, travi rosse tutte scrostate, nella saletta dove ci ci fanno accomodare, ci sono dei bidoni scuri, poco puliti. Patrizia naturalmente “non ha fame” io a malincuore ordino un riso con verdure ed una bibita.
E qui si conclude la nostra visita in Tibet. Certo che i cinesi, lo stanno snaturando, si vedono cantieri ovunque, per costruzioni di strade, ferrovie, ponti, tunnel, palazzi. Naturalmente, non si può fermare il progresso. Fin quando sopravviverà l’anima religiosa che ha caratterizzato questo popolo? I giovani vestono all’occidentale, tutti hanno il cellulare. Solo sui monti, fuori dalle città vi sono comunità che vivono ancora il Tibet tradizionale. Comunque siamo contenti di esserci venuti, abbiamo apprezzato, la magnificenza di questo altopiano, che mediamente è situato sui 4000 metri di altitudine, scarsamente popolato, le altissime vette, i corsi d’acqua, il cielo quasi blù, gli splendidi monasteri, abbarbicati su costoni quasi inaccessibili. Abbiamo provato la sensazione di essere arrivati a quota 5248 metri senza soffrire. L’amarezza di essere arrivati a 2 passi dal campo base, ma di non averlo potuto raggiungere.
Si decolla alle 16,30, replica della bellissima vista sulle montagne innevate. Sul volo ci offrono un buon pasto. Usciamo dall’aeroporto di Chengdu, che è già buio, ci dirigiamo alla stazione taxi, ce ne sono a centinaia, mostriamo il foglio con l’indirizzo in cinese dell’albergo prenotato, un paio di taxisti, ci fanno cenno di non volerci portare, allora un poliziotto che dirige il traffico dei clienti dei taxi, ferma un taxi, apre il cofano del bagagliaio, ci fa cenno di caricare i nostri bagagli ed intima al taxista di portarci a destinazione. L’uomo impreca, guarda il foglio, poi ci mostra una banconota da 100 yuan, io con le dita gli indico 90, non abbiamo la minima idea di quanto possa costare, accetta, non fa partire il tassametro. Si ferma ancora un paio di volte per consultare il foglio, poi apre una conversazione telefonica con qualcuno, penso per farsi aiutare, la città di Chengdu è immensa, è il capoluogo della regione del Sichuan, quinta città più importante della Cina, con oltre 10 milioni di abitanti. Il nostro uomo è perso, infine dopo una quarantina di minuti arriviamo. Ma dove arriviamo?. . Ci indicano di recarci dietro un grande palazzo, ci dicono di andare agli ascensori, un ragazzo ci dice di andare al quarto piano, un signore che sta ad un tavolo all’ingresso, ci accompagna, giunti al quarto piano bussa alla porta 408, ripetutamente, ma non risponde nessuno. Noi ci aspettavamo una reception, ma non ve n’è traccia! dopo qualche minuto arriva un giovane ragazzo, apre la porta, c’è un piccolo ufficio, consulta il computer, ok, la prenotazione c’è, il ragazzo parla pochissimo inglese, capiamo che l’ufficio è aperto 24 ore su 24, per qualsiasi necessità, ci facciamo dare la password per il wi fi, ci da la chiave stanza 809, ottavo piano. Si tratta di un piccolo appartamento, con cucina, bagnetto, un soggiorno con frigorifero, divanetto ed un letto ad una piazza e mezzo, poi la camera con letto matrimoniale, ampio balcone, con vista su alti palazzi, alcuni in costruzione. Fa pensare ad una metropoli americana. Scendiamo, sotto c’è un minimarket, compriamo acqua, yogurt e qualcosa x fare colazione domani.
11° giorno venerdì 25/10/2013
Stamane ce la siamo presa comoda, siamo scesi alle nostre altitudini, quindi ci siamo fatti una bella nannona. Facciamo il bucato. Questa città è avvolta da una grigia nuvolaglia, nebbia e smog! Dobbiamo cambiare stanza, da oggi ci danno un appartamento con 2 camere matrimoniali, bagno, cucinotto, un soggiorno, per noi va benissimo.
Usciamo verso le 11, chiediamo di un ufficio turistico, ci indicano al piano terra di questo palazzo, c’è una ragazza ad una scrivania, dietro di lei una scritta “travel agency” ma non riusciamo ad intenderci minimamente, vorremmo sapere come raggiungere domani la riserva dei panda giganti, ci sono 2 ragazzi ad un tavolo li vicino, la ragazza, cui fuma il cervello, chiede loro aiuto, uno parla un po’ d’inglese, l’altro è uno studente di francese. Molto gentilmente si mettono a disposizione, il ragazzo che studia francese, si offre di accompagnarci domattina, ci dice che il suo professore si è raccomandato, ogni volta che gli capiti l’occasione di praticare il francese. Ci accordiamo di vederci domattina alle ore 8,30. Nel pomeriggio in taxi torniamo in aeroporto per accogliere i nostri compagni, ne approfittiamo per prenderci un ottimo cappuccino con “muffin” al cioccolato, tanto per interrompere la dieta cinese. Puntuale alle ore 16,45 arriva l’aereo da Kathmandu, abbiamo preparato un cartello di benvenuto. Ci facciamo festa, ci raccontiamo le vicissitudini, anche se con “WhatsApp” quando avevamo wifi ci siamo tenuti in contatto. Questi diabolici nuovi sistemi di comunicazione, ci permettono di comunicare: con Marina che sta in Finlandia, Alice a Londra, Alessandro a Rimini, insomma una grande finestra senza limiti sul mondo.
(Floriana scrive: sono riuscita a trascinare Marino a Pashupatinath la Benares del Nepal dove si fanno la cremazioni sulle sponde di un fiume sacro il Bagmati affluente del Gange. Molti nepalesi induisti e buddisti scelgono di essere cremati in riva a questo fiume. Non fotografiamo per rispetto. E’ uno spettacolo reale non per turisti che suscita una carica emotiva forte e indimenticabile La cerimonia avviene sotto gli occhi di nepalesi adulti, bambini e turisti che osservano dalla parte opposta del fiume, mentre gruppi di sadhu molto blasfemi ti chiedono di essere fotografati per qualche rupia. Marino rimane colpito come me da questa cerimonia e dice che comprerà la legna per la sua pira e che la loro cremazione è più significativa della nostra che avviene in un forno anonimo e tecnologico. Siamo stati poi alcuni giorni a quota 2000 m a Nagarkort per vedere le montagne e l’himalayia e respirare un po’ di aria pulita dopo il caos di katmandu. Al ritorno riusciamo ancora a vedere il monastero buddista di Kopan a circa 5 km da katmandu. Per arrivarci un dedalo di strade piena di buche e polvere dove anche i taxisti si sono più volte persi. Il tempio è invece immerso nel silenzio in un giardino fiorito dove vedi solo monaci buddisti e bambini anche di 6-7 anni con abiti rosso bordeaux e teste rasate.
Del Nepal ci hanno colpito: l’eleganza, la compostezza e dignità delle donne pur nella povertà, la bellezza dei bimbi con visi da bambola scalzi e sporchi nei villaggi, ma vestiti come principini nelle feste religiose, la gentilezza nei confronti degli stranieri, la pazienza dei taxisti che nel caos di katmandù suonano continuamente il clacson, ma non si arrabbiano mai, le mucche che camminano in mezzo al traffico…
Oggi però siamo contenti di incontrarci di nuovo all’aeroporto di Chengdu con Patrizia e Riccardo che ci sono venuti a prendere, anche perchè siamo un po’ preoccupati per come riusciremo a spostarci in Cina dove pochi parlano inglese e le indicazioni stradali ci hanno detto, sono tutte in cinese e i cinesi poco disponibili).
(riprende il racconto Riccardo)
Prendiamo un bus per rientrare dall’aeroporto alla città. Mentre stiamo prelevando ad un bancomat, una ragazza di passaggio ci offre il suo aiuto, credendo di non essere lontani dall’albergo pensavamo di andarci a piedi, ma lei ce lo sconsiglia dice che l’albergo dista parecchio, ci prega di aspettare, si allontana per prenderci un taxi e torna a bordo dell’auto. Spiega al conducente dove portarci e ci dice di pagare quanto indicato dal tassametro, veramente gentile!!. Lasciamo le valigie in camera, usciamo per cena, troviamo un ristorante poco lontano, 3 grossi piatti di riso con verdure più una birra, speso in tutto € 10. Facciamo spesa per la colazione per domani. Mentre siamo nel nostro appartamento, da sotto la porta qualcuno introduce diversi inequivocabili bigliettini con foto di graziose ragazze, in atteggiamenti ammiccanti, e numero di telefono. . .
12° giorno sabato 26/10/2013
Colazione in appartamento. Scendiamo, ci incontriamo con i nostri amici, il ragazzo che studia francese di nome Lei, con l’altro suo amico, ci consigliano di prendere l’autobus n° 18, loro hanno le tessere, le appoggiano al rilevatore tre volte ciascuno, poi cambiamo autobus, stessa procedura. Vorrebbero pagarci pure l’ingresso al centro, non possiamo accettare. Entriamo al centro di riproduzione dei panda giganti, un magnifico complesso, immerso nel verde, dicono che in totale al mondo esistano solo 1600 esemplari di panda gigante, quindi la specie è in serio pericolo di estinzione. Passeggiamo in questo immenso giardino, con lunghi viali,. Vediamo alcuni procioni, panda piccoli ed alcuni esemplari di panda gigante mentre mangiano foglie di canna di bambù, si arrampicano o si mettono a dormire sulle piante, uno spettacolo sorprendente, somigliano agli orsi, ma sono più aggraziati nel movimento. Nel parco oggi ci sono molte famiglie con bambini. Con i bus rientriamo in città, Lei ci accompagna in una zona commerciale, gremita di tanti giovani, poi con la metropolitana prendendo 2 linee, ci spostiamo in un’altra zona. Scendiamo le scale che portano ai treni, affollatissime di gente, le carrozze della metropolitana sono gremitissime, ci fanno provare “l’effetto sardina”, si procede con fatica nella marea umana. Tutti i binari sono protetti da porte vetrate, i binari quindi non sono pericolosi. Entriamo in una casa da tè, un ampio giardino, dove le gente si siede, ti portano una caraffa di acqua calda, delle tazze con foglie fresche di tè, si fa l’infusione e si beve tenendo un coperchio sulla tazza per evitare di ingurgitare le foglie. Abbiamo chiacchierato a lungo con Lei, di tanti argomenti. Sulla politica, ci ha detto che i giovani non amano Mao Tse Tung, che aspirerebbero ad avere maggiore libertà, ha un professore di francese di nazionalità italiana di nome Monti. Lei ha delle difficoltà a parlare francese, spesso si aiuta col dizionario, ma ci tiene molto a conversare, ci offre un frutto, un grosso agrume, tipo pompelmo, ma grosso come un melone, non l’avevamo mai assaggiato. Andiamo a visitare il tempio Wenshu Yuan, tempio buddista dedicato a Wenshu dio della saggezza, si tratta di un complesso assai interessante, Dopo la visita al tempio, salutiamo Lei, lo ringraziamo molto per la preziosa collaborazione, ci ha mostrato parti di città interessanti. Rientriamo a piedi, con l’aiuto dell’applicazione “CityMaps2Go” che Patrizia, Floriana e Marino hanno sui loro SmartPhone, è una manna, poiché le mappe stradali che ci danno negli alberghi, sono esclusivamente in cinese , le usiamo solo per mostrarle ai taxisti. Nel rientrare, passiamo davanti al gigantesco monumento di Mao, attraversiamo la parte centrale della città, tutta illuminata, con modernissimi negozi, di tutte le griffe più importanti ed alla moda, le strade centrali sono gremite di lussuosissime auto che procedono a passo d’uomo, tanti sottopassaggi a tunnel, per evitare gli incroci. Per i pedoni, nelle zone commerciali, vi sono dei cavalcavia e lunghi marciapiedi sopraelevati, dove fiumi di gente (sopratutto giovani) si muove. Le ragazze vestono elegantemente, moltissime indossano minigonne cortissime, alti tacchi, le scarpe sono molto decorate, si tingono i capelli. Le più belle e benfatte, “salgono in passerella”, si pavoneggiano, esattamente come da noi. Anche i ragazzi, quelli più spregiudicati si tingono i capelli, le pettinature più stravaganti!. Nessuno di noi immaginava di trovare questo tipo di Cina. In tutta Chengdu avremo incontrato 5 mendicanti, abbiamo visto molta più gente a Newyork, rovistare nei cassonetti dell’immondizia che qua. Stasera Patrizia e Floriana hanno prenotato il volo per martedì 29/10, per Shanghai, avevamo previsto nel nostro programma di andare anche sui monti di Emei Shan, mt 3000, dove ci sono numerosi templi e monasteri, ci sarebbe anche la possibilità di dormire presso i monasteri, ma abbiamo pensato che dopo l’escursione di domani a Leshan, ci concederemo una giornata di riposo. Le nostre donne hanno prenotato pure l’albergo a Shanghai.
13° giorno domenica 27/10/2013
In taxi raggiungiamo la stazione dei pullman, per Leshan. Il viaggio di andata (150 km) al costo di circa € 25 per tutti e 4. Ci vuole un po’ di tempo per uscire dalla città, causa traffico cittadino, ma poi si imbocca la veloce autostrada, che attraversa la campagna pianeggiante, tutta coltivata, si vedono risaie, campi arati pronti forse per la semina, ci sono piccole case, tutte di colore bianco, con imposte scure. La giornata è nebbiosa, come sempre da quando siamo giunti a Chengdu, c’è parecchia umidità. Sul pullman scambiamo qualche frase con un ragazzo che parla un po’ d’inglese, mi offre del danaro cinese, per avere in cambio una moneta nostra, gli dò 2 monete da 1 € e da 20 centesimi, naturalmente non voglio essere pagato. Quando arriviamo a Leshan, bisogna prendere un taxi per raggiungere il sito, il ragazzo conosciuto sul bus ci accompagna, alla fine, non accetta discussioni, vuole pagare lui il trasporto. Ora la domanda sorge spontanea: o noi siamo estremamente fortunati, oppure sti cinesi sono estremamente gentili. Alla fine del viaggio sicuramente esprimeremo un giudizio piu calibrato in merito. Floriana aggiunge una terza ipotesi: potrebbe essere che noi siamo talmente imbranati, da muovere a compassione.. Il biglietto d’ingresso a questo sito, è salato, 170 yuan a testa (=€ 20). Comunque, l’investimento è fruttuoso, si entra in un verdeggiante parco, che contrasta con l’arenaria rossa di questa collina, ed i piccoli laghetti e corsi d’acqua. Poi ci si imbatte in una lunga e ripida scalinata, ai corrimano della quale vi sono migliaia di lucchetti, intrecciati ed arrugginiti. Ci si inoltra in templi scavati nell’arenaria rossa della collina, con all’interno statue scolpite nelle pareti. Si percorrono viottoli e scalinate, in salita ed in discesa, tutto nel bosco. Dopo lungo girovagare si arriva su di piazzale a terrazzo al centro del quale emerge da una voragine l’immenso capo della gigantesca statua del Buddha, alta 71 metri, intagliata nella parete della collina che domina l’insidiosa confluenza dei 3 fiumi: Minjiang, Dadu e Qingyi. Nel 713 il monaco Haitong fece costruire questa icona protettrice, affinchè il Buddha calmasse le pericolose e turbolenti acque, che affliggevano le navi durante la navigazione. Si dice che l’enorme quantità di pietre, frutto dell’escavazione, riversate nel letto dei fiumi, ne abbia effettivamente modificato il corso delle acque, rendendo più sicura la navigazione.. Si tratta di un’opera incredibilmente maestosa, Il Buddha (seduto) il cui naso misura mt 5,6, i piedi mt 8, le orecchie mt 7, le spalle mt 28. Su di una parete vi ‘è una ripida e stretta scala a 9 rampe che partendo dal terrazzo soprastante scende al piano dei piedi. Si può vedere anche arrivandoci con barche dal fiume, ma noi preferiamo la gradinata, per accedere alla quale (essendo oggi domenica) dobbiamo accodarci alla lunga fila di visitatori; mentre procediamo lentamente nella serpentina, ci troviamo in mezzo ai cinesi, assai curiosi nei nostri confronti, molti ci chiedono di fare dello foto con loro, mi offre dell’uva passita. Marino compra 4 salsicciotti da una signora, ma dal sapore dolciastro. Ci vuole parecchio tempo a scendere tutta la scalinata poiché tutti i visitatori si fermano a fotografare, ma oltre ad essere bello lo spettacolo, è anche divertente, il rapporto con questi innumerevoli compagni di discesa. Giunti al fondo, al piano dei giganteschi piedi, dei signori vogliono la foto con Marino, uno di questi gli presta il berretto con la stella rossa, Marino ci sguazza a fare la macchietta, delle ragazzine mi chiedono di posare con loro. Manca da annotare prima dell’uscita, il magnifico ponte di Haoshang, di colore rosso, dal caratteristico stile antico a 3 campate, le laterali traforate, quella centrale a dosso, in parte coperto a pagoda, lo definirei fiabesco. Le stazioni degli autobus, sono belle, pulite, efficienti, vi sono le uscite numerate, come negli aeroporti. Dalla stazione degli autobus all’albergo ci spostiamo a piedi. Rientriamo, sulla posta elettronica c’è un messaggio urgente da parte della compagnia “Elong” con cui abbiamo prenotato il volo per Shanghai, il pagamento tramite la carta prepagata di Patrizia, non è andato a buon fine, quindi niente prenotazione. Rifacciamo la prenotazione, stavolta pagando con la mia American Express. Prolunghiamo per un’altra notte, la permanenza qui al Youjia hotel.
14° giorno lunedì 28/10/2013
In questo hotel, la connessione ad internet è precaria, non riesco ad accedere alla mia posta elettronica, per vedere se la prenotazione del volo è andata a buon fine. Mi reco nell’ufficio del responsabile di questo hotel, per chiedergli di connettermi col suo computer, busso. Lui e la sua ragazza sono ancora in pigiama, la ragazza è molto sveglia, nel senso che capisce le cose e che parla un pò inglese. Mentre sono nel loro ufficio, ricevo una telefonata dalla responsabile di Elong, mi comunica che non ho completato la descrizione di tutti i dati della mia carta di credito, le passo la ragazza, si parlano in cinese, le do la mia carta, se la risolvono fra di loro, ora bisogna aspettare la mail di conferma e stamparla. Usciamo, oggi dobbiamo esaudire la grande aspirazione di Marino, fargli acquistare una sim-card cinese, sia telefonica che per connessione ad internet, a Patrizia e Floriana gliele ha portate direttamente dalla Cina il loro parente Andrea, (cui andremo a far visita fra una decina di giorni) quando è venuto in Italia a fine settembre. Entriamo in un negozio della Apple, un gentilissimo signore, setta la scheda di Floriana per accedere ad internet, ci stampa la e-mail di conferma del nostro volo, tutto questo gratis. Entriamo in un negozio di China-Unicom, una sveglia ragazzina, usando google traduttore in modo efficace, dialoga chiaramente con noi, trova la scheda giusta sia per lo smartphone che per il tablet di Marino, ne compra 2 ,di durata di un mese al prezzo di € 25 cadauna. Oggi giornata leggera, passeggiando compriamo delle caldarroste. Girovaghiamo per il centro della città, Patrizia e Floriana curiosano in enormi gioiellerie dove tutto è esposto liberamente, gioielli, oro bianco, diamanti, pietre giade e gemme. Entriamo nei megastore di informatica, telefonia, elettrodomestici. Confrontiamo i prezzi di capi griffati e di articoli di informatica o telefonia, sono simili ai prezzi italiani. Entriamo in un grande magazzino, rimaniamo strabiliati dalla ricchezza, dallo sfavillio delle vetrine, dalla quantità di merci e di commessi. Fuori ad alcuni negozi, ci sono un paio di ragazze, vestite di giallo, che urlando e gesticolando, invitano i passanti ad entrare. Ambienti inaspettati, Qui di comunismo, neanche l’odore!! Oggi giornata un po’ più fredda ed un po’ più grigia, con qualche goccia di pioggia, chiudiamo il nostro soggiorno a Chengdu durato 5 giorni, senza aver intravisto un minimo di chiarore, sempre e solo cielo grigio, da scuro a molto scuro, ci auguriamo sia colpa dell’autunno.
15° giorno martedì 29/10/2013
Bollettino meteo: nebbia in val di Chengdu, temperatura (rilevata a naso) 12°, Umidità (rilevata a naso) 90%. Prendiamo 2 taxi per raggiungere l’aeroporto, con tutte le valigie non ce ne basta uno. Stavolta voliamo con Sichuan Airlines, destinazione Shanghai, costo del volo per persona € 111, durata del volo ore 2,30, trattamento buono, bellissime hostess. Dobbiamo raggiungere quota 10000 metri con l’aereo per poter rivedere “fratello sole”. Per raggiungere la città dall’aeroporto decidiamo di prendere il treno a lievitazione magnetica, chiamato “MAGLEV” alla velocità di 300 km orari, copre i 30 km di distanza in 5-6 minuti, futurismo!!! Prendiamo un taxi, il taxista ci chiede 200 yuan, noi gliene offriamo 100, Marino mostra una banconota da 100, un amico del tassista dice “ok”, prende la banconota e se va, allora Marino lo insegue gridando e se la fa restituire. Poi il tragitto ci costerà molto di più, poiché l’albergo dista parecchio. Qui è cambiata radicalmente la geografia, siamo calati in una megalopoli, trapuntata da altissimi grattacieli. Attraversiamo il fiume Huangpu sul modernissimo ponte sospeso Yangpu, per scendere si percorre una strada a chiocciola. Giungiamo al Le Tour Traveler’s Rest Youth Hostels-Shanghai, l’ingresso è modesto, ma le camere sono decorose ed accoglienti, le lenzuola pulite. Ci sistemiamo, poi usciamo per cena, tutti i ristoranti mostrano con dei cartelloni illuminati foto dei vari piatti, è un’ottima idea, stasera prendiamo 3 piatti diversi: ravioli cotti al vapore, dei nooddles in brodo di carne, un piattone di riso cotto al vapore con verdure fritte, stasera abbiamo fatto “bingo” nessuno dei piatti è piccante. i 3 patti più 2 bibite ci sono costati € 6. Poi breve passeggiata.
16°giorno mercoledì 30/10/2013
Facciamo colazione vicino al nostro ostello, fanno caffè, cappuccini, hanno brioches, spendiamo il triplo della cena di ieri sera, 160 yuan = € 20. Una ragazza ci sente parlare italiano, ci saluta, è di Piacenza, lavora da 5 anni a Shanghai, presso una società di servizi per aziende che vogliono venire a lavorare in Cina. Ci dà delle dritte su come muoverci. A piedi raggiungiamo la stazione della metropolitana di Jing’an Temple, Troviamo le macchinette per fare i biglietti, con le dita si sceglie la linea (2), la stazione di arrivo (Lujiazul) e si indica il numero dei passeggeri, 3 yuan a persona, Nelle carrozze siamo stipati , ma le indicazioni sono chiare. Sopra le porte, sia in caratteri cinesi che in inglese è indicato quale sarà la prossima fermata e da quale parte aprirà la porta. Le linee sono una dozzina. Scendiamo a Lujiazul, dalla parte est del fiume Huangpu, in piena zona Pudong, che negli ultimi decenni è diventata la zona economicamente più importante della città. A Pudong sorgono i grattacieli più alti e prestigiosi fra cui la torre della televisione “Oriental Pearl Tower”, alta 457 metri. Decidiamo di salirci (biglietto € 25).Un primo ascensore porta velocemente a quota 250 m., facciamo un giro nella seconda sfera, da cui si gode un ottimo panorama, peccato che anche oggi non sia una bella giornata, nuvoloso con parecchia foschia. Prendiamo un altro ascensore chiamato Space cabin, le ragazze di servizio indossano costumi da astronaute, come si trattasse di un viaggio nello spazio. L’ascensore ci porta a quota 351 metri, altra sfera, ma qui i vetri sono sporchi e riflettono, non si fanno fotografie apprezzabili. Inizia la discesa, ci fanno passare in ambienti diversi, alcuni solo commerciali. Il bello viene quando ci fanno passare in un corridoio esterno in cui il pavimento di vetro sotto i piedi ci fa rabbrividire, fa un effetto sconvolgente tanto che mette paura camminarci sopra e guardare verso il basso. Scendendo alla base, vediamo una casa con la porta, le finestre e il cornicione del tetto, è costruita orizzontalmente sul pavimento e un grande specchio inclinato a 45 gradi ne riflette l’immagine come se la casa fosse verticale. Le persone si sdraiano sul pavimento nelle posizioni più strane e vengono fotografati come arrampicati sulla parete verticale a imitare l’uomo ragno. Le studiano tutte!!! Al piano terra visitiamo il museo storico della città, molto in interessante, per le foto, i filmati, le auto d’epoca, i mezzi di trasporto pubblici ed infine, le scene riprodotte con personaggi di cera a misura reale, che raffigurano i mestieri, le aule di tribunale, la borsa, le abitazioni, le case da tè, il tutto molto ben fatto. Ci sediamo ad un tavolo per riposare e mangiare un po’ di frutta, accanto a noi un signore cinese, sembra dormire, ma poco dopo quando si siedono accanto una ragazza ed un ragazzo (la figlia ed il moroso) cominciamo a scambiare qualche parola in inglese, quest’uomo si sveglia e comincia a parlare animatamente, quando gli diciamo che intendiamo andare a Suzhou e a Tongli, si anima e sempre in cinese ce lo sconsiglia e dice che dobbiamo assolutamente andare a Hangzhou luogo molto più interessante. Ci fa una piantina con tutte le località comprese nel nostro programma, accanto alle posizioni la figlia ci scrive i nomi, sia in idiogrammi, che con i nostri caratteri. Il padre ci vuole dare il proprio numero telefonico, disponibile ad aiutarci per qualsiasi bisogno, ma non parla una sola parola d’inglese!?! Comunque siamo circondati da cinesi super disponibili. Per dire: anche ieri sera appena scesi dal taxi, ci stavamo guardando intorno per capire dove si trovasse l’ostello, si ferma subito una ragazza e ci accompagna. Usciti dalla “Oriental Pearl Tower”, decidiamo di riattraversare il fiume con il Bund Sightseeing Tunnel, una bizzarra creazione, un trenino che percorre un tunnel dove con luci e suoni hanno cercato di creare un ambiente suggestivo, tipo avventuroso avveniristico, una “americanata” mal riuscita. Risaliamo in superficie, siamo nel Bund, nel cuore della Shanghai coloniale, la via è da un lato fiancheggiata dalla riva ovest del fiume, e dall’altro da alberghi, banche, uffici, clubs, gli importanti simboli del potere degli stati occidentali. Tutto il passeggio del Bund è stato ricostruito in occasione dell’Esposizione Universale del 2010. E’ rialzato, ricoperto da avveniristiche pensiline. Il fiume fa un’ampia ansa, sul lato opposto la “sky line” con grattacieli. Sembra di essere a Manhatta. Il fiume è navigato in ambo i sensi da grosse imbarcazioni, sia per trasporto turisti che da carico. Percorriamo tutto il Bund da nord verso sud, c’è moltissima gente, è molto pulito. Ci inoltriamo verso la città vecchia, cerchiamo e troviamo un ristorante pulito, cucinano anche pesce. Capita talvolta che entrando nei ristoranti, curiosiamo nei piatti dei clienti, per vedere cosa mangiano e chiediamo loro con gesti se è buono, sorridono e la risposta è scontata. Capita anche, che se ci vedono armeggiare maldestramente con i bastoncini, si alzano e vengono a dimostrarci l’uso corretto, con scarsi risultati, Marino se la cava abbastanza bene. Dopo cena ripercorriamo il Bund all’incontrario, ora che è buio e tutti gli edifici sono illuminati, è uno spettacolo sfavillante, specialmente i grattacieli Aurora e Cit hanno una intera facciata a display, che proietta continuamente immagini pubblicitarie e non. Le imbarcazioni per trasporto turisti ed i ristoranti galleggianti, illuminano il corso d’acqua, uno spettacolo altamente suggestivo. Per rientrare prendiamo la metropolitana dalla stazione di Nanjing Dong Lu.
17° giorno giovedì 31/10/2013
Ci dirigiamo a piedi a visitare il Tempio buddista Jing’an, (Tempio della tranquillità) che dà il nome alla vicina stazione della metropolitana. Si entra nel cortile antistante, dove vi sono alcuni bracieri ardenti, nei quali i fedeli accendono gli incensi, poi tenendoli appoggiati alla fronte, con vari inchini si rivolgono con devozione nelle 4 direzioni. Una bella gradinata con sculture bronzee, sulle quali i fedeli gettano monete in offerta, porta al tempio principale, nel quale capeggia una enorme statua di Buddha in argento del peso di quasi 9 tonnellate. Sotto al tempio, vi è una grandissima sala, vediamo molte donne intente a preparare con carta stagnola degli origami, tipo cubi, barchette, ed altre forme, poi tutte queste forme vengono messe in sacchi di carta, fermati sopra con dei bastoncini simili a stuzzicadenti. Sulla parete in fondo a destra, vi sono tante striscioline dorate, su di alcune vi sono delle foto, pensiamo si tratti di defunti. Sotto alle foto vi è un lungo tavolo sul quale vengono depositati dei cibi, frutta o scatole con riso e verdure, per terra vengono deposti i sacchi contenenti i lavori fatti con carta stagnola. Non ci stiamo a non capirci nulla, chiediamo ad una ventina di persone se parlano inglese, ma nessuno lo parla, finalmente un signore, dice di parlare inglese, ma anche spagnolo, si fa spiegare dalle donne e traduce. Essendo domani ognissanti, preparano per la festa dei santi e dei defunti, il cibo preparato verrà mangiato tutti insieme, ci spiega che alcuni origami in carta rappresentano come dei portafogli e la carta stagnola rappresenta antiche monete, che vengono offerte. Abbastanza chiaro. Entriamo nelle varie sale, dove ci sono altari, osserviamo i fedeli pregare, con i vari riti. Magnifici i tetti di questo tempio, stile pagoda, con finiture dorate.
In taxi raggiungiamo il bazar dei Gardini di Yuyuan situato nella parte vecchia della città di Shanghai. Ci incamminiamo, chiediamo la direzione, un anziano signore si offre di accompagnarci, ci consiglia di condurci in una casa da tè, afferma di essere un ex insegnante di inglese in pensione. Entriamo in una bellissima casa da tè, dove una ragazza ci fa una ricchissima dimostrazione di preparazione di vari tipi di tè. Ci fa annusare i vasetti che contengono le foglie, ce li prepara, ce li fa degustare, al gingzèng, al gelsomino, tè verde, tè nero e tanti altri tipi, almeno 6, ci spiega le varie proprietà terapeutiche o effetti. Poi ci chiede se intendiamo acquistare del tè, noi scegliamo e solo quando ci presenta il conto comprendiamo quanto siamo stati BECCONI! Tutto quanto ci è costato oltre € 60. Ci rimaniamo un po’ male, poiché ci capita spesso che ci aiutino, ma da un anziano signore di buon aspetto, non ci saremmo aspettati questa fregatura. Pazienza! Il nostro signore vorrebbe accompagnarci a vedere altri negozi, ma noi lo “sbologniamo” velocemente. Tutto il Bazar è costruito in vecchio stile, tetti fantasiosi, pareti in legno rosso decorato. Negozi che vendono di tutto. E’ animatissimo, anche di turisti. Per uscire un poco dalla baraonda del bazar, ci rifugiamo nei Giardini Yuyuan, una piacevole oasi di pace. Stretti sentieri si snodano tra rocce, grotte, ponticelli in pietra su piccoli corsi d’acqua ricchi di pesci rossi, vi sono antiche case, molte piante. Poi fuori di nuovo, a sbirciare fra negozietti. Patrizia si compra un bell’abito cinese bianco con disegno azzurro e blu, Marino si compra un berretto regimental blu con stella rossa. Marino spesso si rivolge alle commesse in italiano: “Ei tu cosa mi vendi bella cinesina?”. Stasera dobbiamo prenotare il volo per Xi’An. Io avrei preferito partire da Shanghai dopodomani sera con treno notturno (10 ore di viaggio) e dormire sul treno, ma Marino, preferisce partire con l’ aereo, tanto il costo è uguale. prenotiamo l’aereo per dopodomani, sabato alle ore 12,15, con la compagnia Hainan Airlines, costo circa € 100 a testa. Il nostro programma prevedeva di fermarci a Suzhou, e poi fare una capatina alla vicina Tongli, ma le recensioni non sono entusiasmanti, quindi ricordando quanto consigliatoci dal signore conosciuto alla Oriental Pearl Tower , e di non secondaria importanza, leggendo come a suo tempo Marco Polo definì Hangzhou: “la città del paradiso”, “la più magnifica di tutto il globo”, abbiamo deciso, domani la visiteremo. Stasera a cena abbiamo apprezzato l’anatra, in un ottimo ristorante, peccato che la condiscano con lo zucchero.
18° giorno venerdì 1/11/2013
In metropolitana linea 2 raggiungiamo la stazione ferroviaria di Shanghai. Alla biglietteria dei treni ci chiedono il passaporto e veniamo nuovamente registrati (Hangzhou dista 150 km, andata e ritorno €18 a testa, treno alta velocità, 1 ora, comprese 3 fermate intermedie) . La stazione di Shanghai è come un aeroporto, immensa, modernissima, con tutte le uscite numerate. Circa 15 minuti prima che il treno parta, aprono i cancelli, col biglietto si accede , si scende la scala mobile che conduce ai binari. Sul pavimento è indicato il numero della carrozza, che ognuno ha sul proprio biglietto, unitamente al numero del posto. In perfetto orario il treno parte, su di un monitor, viene indicata la velocità del treno, (fino a 300 km orari), la prossima stazione, la temperatura esterna. Attraversiamo zone agricole, completamente coltivate, insediamenti produttivi, con ampi capannoni ed insediamenti abitativi, di diversa tipologia, piccole abitazioni a 2 piani, tutte con pannello fotovoltaico sul tetto, oppure innumerevoli grandi palazzi, allineati, tipo quelli che si vedono nell’interland milanese. Hangzhou è una città moderna, in sviluppo, l’area cittadina è popolata da 3,5 milioni di abitanti, mentre l’intera zona, compresa periferia, è popolata da oltre 6 milioni. Vi sono 15 università ed una decina di politecnici. Noi dedichiamo la visita alla zona del Lago Occidentale, un paradiso verdeggiante della circonferenza di una dozzina di km, considerato fra le principali meraviglie paesaggistiche della Cina, circondato da colline verdi, contornato da bellissimi sentieri all’ombra di salici, platani, tanti fiori che in primavera sicuramente esploderanno in mille colori, ampie porzioni d’acqua sono coperte da ninfee e fiori di loto, ora sfioriti. Con un battello raggiungiamo l’isola di Xiaoyiing, al cui interno vi sono 4 piscine naturali, attraversate da graziosi pontili in pietra, oppure pietre disposte nell’acqua alla rinfusa. Tornati a riva, percorriamo il lungolago in senso antiorario, raggiungiamo un isolotto collegato per mezzo di un pontile, come ovunque, vi è molta gente. Pensiamo di ritornare al punto di partenza prendendo dei piccoli minibus elettrici, ma sono tutti pieni, allora ci mettiamo alla ricerca di un taxi, quelli occupati non si fermano, quelli liberi non si fermano, non comprendiamo il motivo, qua non è dato capire tutto. Si ferma un autobus, saliamo di corsa, va nella nostra direzione, buttiamo 4 monete da 1 yuan dentro una buchetta. Arriviamo giusti giusti davanti alle fontane, disposte nel lago di fronte alla piazza, da cui avevamo iniziato il giro. Inizia lo spettacolo di fontane e musica, uno spettacolo bellissimo, l’ultimo pezzo è sulla canzone Partirò di Andrea Bocelli, in italiano, fantastico! Fortunatamente oggi abbiamo trovato il sole, sempre leggermente velato dalla foschia. Cerchiamo e troviamo un buon ristorante, ottima cena. Metropolitana per la stazione, il nostro treno veloce per Shanghai parte alle 19,32. Il padiglione partenze della stazione di Hangzhuo, dire che è faraonico forse è riduttivo, all’esterno una imponente pensilina sostenuta da 2 possenti colonne stilizzate, l’immenso padiglione, largo circa 50 mt per una profondità di 3-400 mt, altissimo, con finestre ovali ed innumerevoli punti luce sul soffitto. Ospita una trentina di porte per l’accesso ai binari, file di poltroncine per l’attesa. Per terra un levigatissimo pavimento in granito chiaro, immacolato. No! Questa non è la Cina che ci immaginavamo. Siamo sconvolti dalla ricchezza di queste strutture. Chiaro che esista un’altra Cina, infatti ci chiediamo, dove sia la miseria, dove si trovano gli operai delle fabbriche che lavorano 10-15 ore al giorno, per 7 giorni la settimana, dove sono i vecchi? Forse sono dietro, nelle cucine a tritare le verdure, a pulire le strade o gli edifici. Noi vediamo solo giovani, ben vestiti, belle ragazze, alcune delle quali, dalle gambe lunghe ben in vista.
Curiosità: i bambini intorno ad 1 anno, indossano dei pantaloni con un ampio spacco, che parte dalla cintola davanti, fino alla cintola posteriore, praticamente le 2 gambe dei pantaloni sono quasi separate, infatti quando si muovono, appaiono in bella vista l’ano, oppure il pisellino o la passerotta; in questo modo, i bambini non portano il pannolino, vediamo talvolta genitori accovacciati, con il piccolo seduto sulle loro ginocchia a gambe divaricate, che fanno i loro bisognini, sia liquidi che solidi.
Durante il tragitto di ritorno, è seduto di fianco a me un giovane, desideroso di chiacchierare, ha studiato negli Stati Uniti, è stato in Italia, a Milano e Verona, segue le squadre di calcio italiane, simpatizza per il Milan.
19° giorno sabato 2/11/2013
Lasciamo Shanghai, megalopoli di 18 milioni di abitanti. Con 7 yuan a testa = € 0.84, con la metropolitana, percorriamo tutta la linea 2, (ore 1,30) raggiungiamo l’aeroporto, fortunatamente i passeggeri cinesi ci avvertono, quando mancano 8 fermate all’aeroporto, bisogna scendere e riprendere un altro treno sempre della linea 2 verde, noi non ce ne saremmo accorti. Lasciamo la nebbia di Shanghai, atterriamo 2 ore e mezza più tardi, nella nebbia di Xi’An, ci dicono che d’estate qua c’è tanto sole e tanto caldo, ma l’autunno è nebbioso. Città di circa 8 milioni di abitanti, Xi’An è il capoluogo della provincia Shaanxi.
Dall’aeroporto prendiamo un autobus per la città. raggiungiamo L’ Ancien City Youth Hostel, le camere sono pulitissime. Costa € 15 per notte la doppia, ottimo prezzo. Ceniamo al ristorante interno, non particolarmente apprezzato. Facciamo 4 passi fuori, ma qui fa freddo, ci siamo spostati di parecchio verso nord. Oggi sul volo abbiamo conosciuto Angelo, ragazzo italiano di Cassino, che vive da 12 anni a Londra, viaggia da solo, stasera ce lo siamo ritrovato nel nostro stesso albergo. Domani visita all’Esercito di terracotta, (terracotta warriors) pensavamo di andarci da soli con il bus, ma nell’albergo vediamo un’offerta assai vantaggiosa: partenza alle ore 9 dall’albergo in pulman (il sito dista 35 km), visita al sito, pranzo, visita alla tomba dell’imperatore Qin Shihuangli, guida in lingua inglese, rientro alle 17, al costo di 290 yuan, se si considera che solo l’ingresso al sito costa 150, decidiamo di aderire.
20° giorno domenica 3/11/2013
Xi’An, fu capitale per 11 dinastie, per un periodo di oltre 4000 anni, dal 2000 AC. Fu al massimo splendore durante la dinastia Tang. La sua posizione lungo la via della seta, la mutò in una metropoli che attirava mercanti e religioni straniere, poi andò in declino.
Qin Shihuangli, fu il dispotico sovrano che unificò la Cina 2200 anni fa, divenne sovrano all’età di 13 anni, a 22 anni cominciò a fare scelte politiche, intraprese guerre, scelse gli uomini di cui fidarsi e conquistò tutti gli stati confinanti, si autoproclamò primo imperatore della Cina. Questo titolo resistette per 2000 anni, fino all’inizio del secolo scorso. Qin creò uno stato feudale, uniformò le leggi, le unità di misura, di peso, obbligò l’uso in tutto l’impero della moneta qin. Impose a centinaia di migliaia di contadini di costruire la grande muraglia. Morì per malattia, nel 210 AC all’età di 50 anni. La costruzione del mausoleo di Qin Shihuangli durò 38 anni. Vi furono coinvolti migliaia di lavoratori, la tomba fu situata a 110 metri di profondità. L’imperatore Qhi credeva che la vita ultraterrena fosse la continuazione della vita terrena, perciò ordinò la costruzione di un enorme mausoleo e fece costruire un esercito di terracotta simile al suo esercito reale, che avrebbe dovuto difenderlo nell’aldilà. In varie fosse furono rinvenute 7000 statue a misura reale generali, ufficiali, arcieri, cavalli, ogni statua con il viso diverso. I corpi venivano eseguiti con stampi, ma le teste furono modellate ad una ad una. Anche le code dei cavalli sono di diversa fattura. Gli arcieri sono accovacciati su di una gamba. La capigliatura permette di distinguere il rango militare.
Unica nota negativa dell’escursione al sito archeologico organizzato, è stata che appena arrivati sul luogo, ci hanno portato per una sosta di circa un’ora in una specie di centro artigianale a scopo commerciale. La guida, una giovane studentessa, assai preparata. Arrivati all’area, ci dà 2 ore di tempo libero. Entriamo al cinema, dove viene proiettato un film su schermo a 360°, ne guardiamo un po’, compriamo il bel libro del sito in italiano, lo facciamo autografare dal signore seduto accanto, la guida ci assicura si tratti di uno dei 4 fratelli che nel 1974, mentre stavano scavando un pozzo, per caso, scoprirono alcuni frammenti di statue di terracotta e pezzi di armi in bronzo, non siamo sicuri si tratti di un autentico scopritore, se non gli dai una mancia non si fa fotografare, si copre il volto con una busta di carta, questa foto non ci interessa.
Quando entri nella fossa 1 lo senti subito, sei in un luogo unico al mondo, ti si presenta dinnanzi un intero esercito, di uomini, cavalli disposti a difesa. Contiene 6000 guerrieri. La struttura misura 62 metri per 230. Sul lato est vi è l’avanguardia della formazione, disposta su 3 file, formata da 70 soldati ognuna. Dietro l’avanguardia è schierato il corpo principale dell’esercito suddiviso in 38 file longitudinali di fanti e carri da combattimento, trainati da 4 cavalli. Ai lati nord e sud sono schierati i fiancheggiatori, 2 file orizzontali di soldati, rivolti verso l’esterno. Dietro la retroguardia formata da 3 file di soldati. I guerrieri della fossa in tale posizione costituiscono una formazione militare di difesa su ogni lato. E’ emozionante e stupefacente assistere a questa scena, pensare che queste statue sono da 2200 anni a difesa del loro imperatore. Pensare all’immane lavoro di escavazione e ricomposizione dei vari pezzi. Si vedono in alcune parti della fossa, dove i lavori di scavo sono in corso, tanti frammenti di cavalli o soldati. Rimaniamo a lungo a mirare, questa straordinaria scena. L’emozione che mi procura, è molto superiore a quanto io avrei potuto immaginare.
Le fosse 2 e 3 sono molto meno interessanti. Passiamo alla visita del museo, dove meritano sicuramente menzione i 2 cocchi di bronzo, in scala 0,5, si tratta di 2 carri trainati da 4 cavalli ciascuno, sono stati rinvenuti nei pressi della tomba, sono 2 magnifiche opere d’arte.
Usciamo da questo straordinario sito, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Si va al ristorante, ottimo ed abbondante pranzo. Poi visita alla tomba dell’imperatore Qhi, ma si trova ad oltre cento metri di profondità, vediamo solo una stele, in un grande piazzale, in un bellissimo parco verde. Alla morte dell’imperatore, dicono che siano state arse vive le sue 48 concubine, che tutti gli artigiani che avevano lavorato alla costruzione del mausoleo, siano stati sepolti vivi, affinchè mantenessero il segreto sulla località della tomba.
Ci riconducono in albergo. Usciamo per una passeggiata nel vicino quartiere popolare, è animato, ci sono venditori di cibo di strada, abili “spadellatori” saltano in padella, con fare estroso dei noodles, li mescolano con molteplici condimenti, poi li servono. A dei tavoli vediamo 4 giocatori intenti ad uno strano gioco, con dadi e cubetti colorati, velocemente tolgono o aggiungono cubetti, un gioco mai visto. Per terra ci sono dei cerchi disegnati col gesso con scrittei, ci sono venditori di banconote facsimile, camicette e pantaloni di carta piccoli ed altri fogli con disegni traforati, la gente compra queste banconote, indumenti di carta e fogli traforati, li dispone dentro ai cerchi disegnati per terra e li brucia, sono tanti piccoli falò. Proviamo a chiedere il significato, ma ci rispondono in cinese! Intuiamo si tratti di riti riconducibili ai morti, ma non ne siamo certi. Oggi abbiamo pranzato tardi e parecchio, io e Patrizia non abbiamo fame, Marino invece si, entriamo in un ristorante, in alto ci sono tutti i piatti fotografati su pannelli luminosi, Marino ordina sempre piatti colorati, piccanti, Floriana fa il giro dell’intera sequela di immagini alla disperata ricerca di un piatto di colore chiaro, per evitare spezie e peperoncino, ordina quello più sbiadito, le portano una ciottola di riso e dell’insalata lessata. Abbiamo comprato delle giuggiole, grandi come albicocche, ma poco saporite, Marino e Flo hanno comprato dei piccoli cachi, ci dicono che sono cattivi.
21° giorno lunedì 4/11/2013
Alla stazione ferroviaria. Dobbiamo prenotare il treno notturno con 4 cuccette per domani sera, destinazione Pingyao (quando lo pronunciamo non ci capisce nessuno, ci hanno spiegato che la parte iniziale va pronunciata quasi come si volesse sputare, con spinta “PPPIN poi IAO”). I miei compagni di viaggio stavolta sono d’accordo a viaggiare di notte. Vorremmo prenotare il treno delle 22,15, il K690, ma non ci sono “soft sleeper” letti comodi su quel treno, ci propongono il treno delle 22,45, numero “2672” costo a passeggero € 17,50, percorso di 560 km. I treni in Cina si classificano con la lettera davanti al numero, i treni “A” sono i più lenti e si fermano in tutte le stazioni, i treni “D” Alta velocità, massimo 250 km orari, i treni “G” sono gli Altissima Velocità, su tratte lunghe. Ora il treno su cui abbiamo trovato le cuccette, è il N°2672, senza lettera davanti, tipo di treno lento, che ferma a tutte le stazioni, velocità massima 100-120. Prezzo economico, temiamo il peggio!
Ormai Floriana, e Patrizia sono le nostra responsabili della logistica, con il loro smartPhone spesso acceso, cercano gli alberghi, ne leggono le recensioni, prenotano.
Le mura di cinta di Xi’An, formano un rettangolo con un perimetro di 14 chilometri, furono fatte costruire nel 1370 durante il regno di Hongwu, il primo imperatore Ming. I bastioni hanno una altezza media di 12 metri, alla base misurano circa 18 metri, il camminamento superiore è ben lastricato di pietre rettangolari. Arrivati sulla sommità, noleggiamo 4 biciclette, percorriamo l’intero perimetro in un paio d’ore. Percorrere i lunghi camminamenti di questi austeri bastioni, di colore grigio, avvolti da una leggera foschia, contornati dal lato interno da un parapetto, sul lato esterno da alti merli, a distanza costante di una ventina di metri, vi sono dei pali in metallo che con una catenella sostengono tre lanterne cilindriche rosse sovrapposte, le costruzioni color viola scuro, con i tetti a pagoda che interrompono di tanto in tanto la merlatura. Tutto questo lontano dal traffico cittadino. Ebbene qui ti senti fortissimamente in Cina. Scendiamo dalle mura, c’è una stazione del metrò nelle vicinanze, raggiungiamo la grande rotatoria, al centro della quale sorge la monumentale “Torre della campana” con i singolari tetti verdi a tre ordini, struttura in legno rosso, costruita nel 1582, ospitava una grande campana (ora visibile su un lato della base) veniva suonata ogni mattina. Entriamo in visita, si sale fino al terzo piano da cui si dominano le 4 grandi strade che qui si incrociano. All’interno della torre sono esposti delicati disegni nero su bianco, con figure femminili. Al primo piano vi è un palco, alle 16,30 si esibisce un gruppo di 6 elementi, indossano abiti tradizionali, quelli femminili particolarmente eleganti, suonano strumenti tradizionali a fiato ed a corde, e la percussione delle molteplici campane, appese alla parete di fondo. Piacevolissima musica. Mangiamo in un KFC, fast food, insistiamo per farci cucinare degli hamburger senza spezie, quasi litiga il ragazzo delle ordinazioni, con la ragazza addetta alla cottura, ma ce li prepara.
22° giorno martedì 5/11/2013
Xi’An è una città dalla storia plurimillenaria, molteplici sono i punti di interesse. Noleggiamo 4 biciclette, vogliamo visitare alcuni punti interessanti. Con l’aiuto di: bussola, cartina e city map, ci dirigiamo verso sud-ovest, ci inoltriamo nel grande quartiere mussulmano, le viuzze sono invase da cucinatori di cibi di strada, con relativi odori, venditori di frutta, compriamo delle grosse noci, appena aperte e girate nel sale e calore, buone. Visitiamo la grande Moschea, non avevo mai visto una moschea in stile cinese, eretta nel 742. Si tratta di una vecchia costruzione, composta da vari elementi, in 4 cortili, è un po’ dimessa. Ci inoltriamo in pieno bazar, nelle piccole viuzze dei mercanti, coloratissime, animatissime, ci ricordano il Medio Oriente. Inforchiamo le nostre bici e percorriamo le difficili strade di Xi’An, ai lati delle grandi arterie, ci sono piste e marciapiedi, percorse da motorini, pedoni, tricicli, autobus, i problemi sorgono quando dobbiamo attraversare gli incroci, ma va ancora peggio quando troviamo sul nostro cammino gli innumerevoli immensi lavori in corso, pensiamo stiano ampliando la rete metropolitana, la città è un ampio cantiere, a volte ci dobbiamo tuffare nel flusso del traffico. Comunque si procede, usciamo dalle mura, raggiungiamo la “Piccola Pagoda dell’Oca selvatica, ma è chiusa per restauro. Allora raggiungiamo “La Grande Pagoda dell’Oca selvatica” della dinastia Tang, costruita nel 652 in memoria della madre dell’imperatore Gaozong. l’imperatrice Wende. Alta 64 metri, a 7 piani, a base quadrata, una struttura elegante ed imponente. Io salgo fino in cima, ottima vista. Finalmente oggi giornata di sole splendente. Questa grande pagoda è situata in un ampio e bellissimo parco degradante con bellissime fontane. La sera alle ore 20 danno uno spettacolo di fontane, suoni e luci, peccato non ci saremo. Rientriamo in bici che è già buio. Alle 20,30 ci prendiamo le valigie, con la metropolitana ci avviciniamo alla stazione, con l’intento di percorrere a piedi l’ultima parte del percorso. All’uscita dal metrò, una ragazza con un “tuc tuc” ci propone un passaggio, incrociando i due indici ad “x” che significa 10 yuan, a tale prezzo, accettiamo, ma scettici sulla possibilità che possa caricare noi e valige in quella “scatoletta”, lei ci invita a salire, la mia valigia se la carica dietro le spalle, stiamo stipati come sardine sotto sale, le porte non hanno bloccaggio, sono tirate verso l’interno da degli elastici, situazione surreale! impazziamo dal ridere. Questa stazione ferroviaria di Xi’An (credo ne esista un’altra) non ha niente a che vedere con le altre stazioni o metropolitane viste fin’ora, piuttosto dimessa, frequentata da una marea di gente modesta, che mangia accovacciata, butta i rifiuti per terra, Patrizia e Floriana cominciano a temere il peggio. Alle 22,00 si aprono i cancelli, non essendoci scale mobili, dobbiamo trascinarci le valige su e giù per i soprapassi. Saliamo sul vagone 3. Non esistono scompartimenti chiusi, tutto un lungo corridoio che percorre l’intero vagone, poi tanti divisori, con 3 cuccette per lato, quindi 6 cuccette creano un ambiente. Occupiamo le 2 cuccette sotto e quelle medie, poi una signora ed un ragazzo, salgono sopra di noi. La biancheria sembra pulita, c’è un lenzuolo sotto, un cuscino ed un piumone in dotazione, noi ci predisponiamo con i nostri sacchi a pelo. Alle 22,50 puntuale il treno parte, fischia, sferraglia, traballa. Si va.
23° giorno mercoledì 6/11/2013 Arrivo a Pingyao
Ci siamo svegliati spesso durante la notte sul treno, ma abbiamo dormito a sufficienza. Il ragazzo cinese che dormiva sopra di me spesso russava sonoramente, percuotevo con un pugno la sua branda per farlo smettere. Patrizia e Floriana si sono lamentate molto (a ragione) per le condizioni dei bagni, meglio non descriverli. Con questo viaggio in treno, ci siamo addentrati in uno spaccato di Cina un po’ diverso dai precedenti visti finora. Ad accoglierci alla stazione vi è la proprietaria del “Tian Yi Hostel” che gentilmente si è offerta di venirci a prendere. L’ostello, è in stile cinese, come tutta la città interna alle mura. Dopo l’ingresso, che funge da reception e da sala da pranzo, si accede ad un grazioso cortile, peccato che il pergolato e l’uva siano finti, invece le lanterne rosse sono graziose e vere. In una casupola, vi è un piccolo ingresso che da su due camere con bagno, in ogni camera, c’è un grande letto che va da parete a parete, non c’è molto spazio, ma è in stile, quindi va bene. Costo per notte € 15.
Pingyao situata ad una altitudine di 700 m, è abitata da circa mezzo milione di abitanti. Durante la dinastia Qing era un importante centro finanziario. Fu fortificata nel 1370, ancora oggi le grandiose mura sono in ottimo stato, alte 10 metri, hanno un perimetro di 6000 m. Dentro questo perimetro murario, vi è una città completamente in stile originale, non si vede un palazzo moderno, tutto in mattoni grigio scuro, tutti i tetti sono a pagoda e dello stesso colore, le strade sono lastricate di pietra grigio scura e percorrerle è come passeggiare nella storia. Le vie principali, nella zona centrale, chiusa al traffico, sono un continuo di negozietti, ristoranti, venditori, laboratori artigianali, tutto coloratissimo, non mancano edifici di importanza storica. Frequenti sono i grandi portali decorati, molto belli, torri erette finemente decorate. Nella zona centrale transitano solo dei pulmini aperti a trazione elettrica, come sono elettrici i motorini, quindi grande silenzio. Questi veicoli sono talmente silenziosi che talvolta, mentre passeggiamo tranquilli guardando i negozi, ce li vediamo sfrecciare improvvisamente vicinissimi. Di notte i motorini non usano i fanali, evidentemente per risparmiare propellente.
Facciamo colazione all’ostello e via a piedi alla stazione, dobbiamo prenotare il treno per Pechino per sabato 9/11. Di treni diretti da Pingyao a Pechino, ce ne sono solo 3 e partono nel pomeriggio, impiegano una decina d’ore per percorrere i 700 km. Ci conviene partire al mattino alle 7,40 con treno locale fino a Tai Yuan (deviazione di 80 km), poi prenderemo il treno alta velocità alle ore 11,43, con arrivo a Pechino alle 14,35, costo totale a testa € 25.
Avvertiamo il nostro parente Andrea, il quale verrà a prenderci in stazione, gli diciamo di preannunciare a sua moglie Yao Junmin, ma tutti la chiamano “Grace” che avremo parecchie domande da porle sulle innumerevoli cose che non abbiamo capito durante questo viaggio in Cina. Andrea è figlio di un cugino da Patrizia e Floriana. Lavora in Cina da 10 anni come direttore di una ditta italiana che produce radiatori in alluminio per riscaldamento. Saremo loro ospiti l’ultima settimana a Pechino.
Rientriamo entro le mura, passeggiamo per negozi. Incontriamo lungo le strade due gruppi di giovani in costumi tradizionali, che marciano in formazione, con passo breve e cadenzato, accompagnati da tamburi e strumenti a fiato. Ci imbattiamo in un funerale, io e Patrizia lo seguiamo. Si tratta del funerale di una signora, vi è una foto su di un grande cartellone, seguono dei pulmini che trasportano delle coloratissime ghirlande di fiori di carta, una portantina con una stele, un’altra portantina con una specie di vetrinetta, poi arriva la grossa portantina contenete la bara, coperta di teli colorati, sostenuta da un lungo palo di colore rosso, il quale con varie diramazioni, viene sostenuto da 32 portatori a spalla. La portantina della bara è preceduta da alcuni uomini con veste azzurra ed un copricapo dello stesso colore e 4 suonatori. Ai fianchi della portantina ci sono delle donne con tunica chiara e cuffie crespate in testa, sugli occhi penzolano due strisce di garza bianca. Seguiamo il feretro, finchè poco fuori dalle mura, il corteo si ferma, viene smontata tutta la grande portantina, la bara (dalla forma cuneiforme), viene caricata su di un camioncino, di fianco alla bara viene legato un grosso ramo di ulivo.
Usciamo verso le 19, le innumerevoli lanterne rosse sono illuminate, creando una calda atmosfera, tutti i negozi sono aperti, c’è animazione. Nella via “West street” ci sono le vetrine più belle, dei ristoranti, ed alberghi, delle vere opere d’arte, tutto legno finemente lavorato e laccato, con le lanterne a cornice, uno spettacolo. Fa parecchio freddo, oggi c’è stato un bel sole, ma per tutto il giorno c’è stato un persistente vento freddo da ovest. Troviamo un ottimo ristorante, dove ci cucinano ottimi piatti, senza spezie.
24° giorno giovedì 7/11/213
Giornata dedicata ai siti interessanti di Pingyao, acquistiamo il biglietto onnicomprensivo, visitiamo alcuni templi Taoisti, molto simili come struttura ai templi buddhisti, si entra nel primo cortile, dove ci sono i bracieri, poi dietro si accede ad altri cortili. Sui lati vi sono dei portici, con lunghe file di statue. Su di un lato vi è una lunga sequenza di statue raffiguranti l’inferno poiché vi sono molti demoni, di colore azzurro, intenti a squartare corpi, a torturarli nei modi più crudeli. Visitiamo una antica abitazione di una famiglia facoltosa. Saliamo sulle mura di cinta, con l’intento di percorrerne l’intero perimetro, ma giunti a circa metà percorso bisogna scendere, stanno rifacendo la pavimentazione. Dall’alto delle mura, osserviamo abitazioni, con cortili. Visitiamo la “Rishenchang” ora museo, era sede della prima banca ad emettere assegni, fondata nel1824, nei vari uffici vi sono statue di cera a rappresentare i funzionari originali. Nel pomeriggio io mi reco presso un centro massaggi (ce ne sono moltissimi) per un “foot massage” , molto rilassante.
25° giorno venerdì 8/11/2013
Il proprietario dell’ostello ci accompagna con la sua auto a visitare il tempio di “Shuanglin Si” Dista circa 6 km , ci chiede 80 yuan (= 10 €) Si tratta di un antico tempio buddhista risalente a 1500 anni fa, contiene oltre 2000 statue. Le statue sono molto impolverate, ma interessanti, la sala dei 1000 Buddha, veramente particolare. Ritorniamo in città, facciamo alcuni acquisti, ora è bassa stagione, ci sono pochi turisti, sono più i venditori degli acquirenti, tutti i giovani venditori sono chini sui loro smartphone. Ci separiamo, io e Patrizia percorriamo la parte sud-occidentale della città che non avevamo ancora visitato, poi visitiamo l’interessantissima residenza del magistrato della contea, si tratta di un ampio museo che raccoglie, aule di interrogatori, prigioni, strumenti di tortura, l’ufficio dove venivano riscosse le tasse in danaro o grano, l’appartamento del magistrato, i templi taoisti. Infine saliamo sulla torre “Ting Yu” che sta a cavallo della “YaMen Street”. Cena al ristorante “De Sheng Yan Hotel. Nel pomeriggio Marino e Floriana avevano incontrato Angelo che è venuto a cena con noi. Stasera 4 piatti diversi, 2 birre grandi 1 porzione di dolci, totale 134 yuan = € 16,5. Non lasciamo mai niente a fine pasto, poiché Marino è “oggnivoro” nel senso che mangia ogni cosa presente sul tavolo.
26° giorno sabato 9/11/2013
La gentile signora dell’ostello ci prepara la colazione per le 6,30, poi ci accompagna in stazione. I due tratti in treno vanno benissimo, siamo gli unici turisti su questi treni, riusciamo a scambiare qualche parola con una studentessa che siede vicino a noi. Attraversiamo una ampia zona dalla morfologia del terreno molto strana, il terreno è eroso sicuramente da piogge, sembrano piccoli canyons. Ampie zone coltivate. Anche in questa regione vediamo molti cantieri aperti, sia per costruzioni di infrastrutture come strade, ferrovie, ponti, sia per insediamenti abitativi, decine e decine di gru su palazzi che crescono come funghi. Puntuale come un orologio svizzero il treno giunge a Beijing (Pechino) alle 14,34. Pechino, la capitale, immensa città con 14 milioni di abitanti dichiarati, ma quelli effettivi ci dicono siano quasi il doppio. Ci incontriamo con Andrea, grande festa, durante il tragitto lo sommergiamo di domande, troppe sono le cose che non siamo riusciti a decifrare durante questo viaggio, ma la Cina è talmente grande che neppure lui sa rispondere a tutto.. La città è divisa in 6 anelli concentrici, loro abitano fra il 4° e 5° anello, al 18° piano di un palazzo di 22 piani. La zona è abbastanza tranquilla, c’è del verde intorno, l’appartamento (di 160 mq) è nuovo, bello e ben arredato. Ad attenderci c’è tutta la bella famiglia: Yao Junmin, Sofia di 4 anni, carinissima, che parla cinese con la mamma e italiano con il papà, il piccolo Simone di 22 mesi che parla ancora poco, ma si fa intendere coi gesti, è nato a Rimini sotto l’assistenza di Patrizia. Andrea ha letto il mio report, gli chiedo se le impressioni che ho raccolto ed esposte sono realistiche, mi dice che condivide le mie osservazioni. Chiaccheriamo a lungo. Stasera Andrea vuole stupirci, ci porta a cena al ristorante ”Green tea house”, uno dei più rinomati ristoranti di Pechino, è stato disegnato da un famoso architetto, si entra in uno stabile tipo capannone in cui predominano il grigio e il nero. All’interno ampio, un grande cavallo al centro, grosse lampade a sfere di diverso diametro a terra, su un lato vi è una larga pozza d’acqua, strutture con baldacchino con bassi tavolini e stuoie tipo giapponese, per separare queste zone dal resto, tende di fili. I bagni assai originali, il water attorniato da una grossa tenda di velluto che scende dall’alto soffitto, quando la tenda è chiusa il bagno è occupato. Noi veniamo fatti accomodare ad un lungo tavolo, illuminato da candele, sul tavolo ci sono larghe foglie ingiallite di pioppo, su una di queste foglie c’è scritto: “Rimini Express”. I 3 camerieri indossano una lunga tunica scura, le portate vengono servite su vecchie tavole di legno sagomate, oppure dentro grosse canne di bambù tagliate a metà. Numerose le portate di carne, pesce e verdure, presentate con guarniture sofisticate. Beviamo vino di riso e birra con tè. Tutti i cibi molto buoni, dai sapori raffinati. Per finire ci portano su di un vassoio una radica di albero, fra gli affranti della pianta c’è ghiaccio tritato, palle di gelato ai vari gusti e pezzi di cioccolato, più due vasetti con mousse sempre al cioccolato. Una cena raffinatissima. Stasera vento forte e freddo.
27° giorno domenica 10/11/2013
La grande sventata della notte scorsa ha pulito il cielo, stamane meravigliosa giornata di sole e cielo terso. Andrea domani partirà per il lavoro (a 120 km da qui) non rientrerà prima di mercoledì sera, ci propone di accompagnarci alla visita della Grande Muraglia, accettiamo volentieri. Viene tutta la famiglia. Il sito di Mutianyu dista 90 km dalla città. Si può scegliere se salire con la cabinovia, Andrea e famiglia optano per questa soluzione, noi decidiamo di salire a piedi. Dai parcheggi fino alle mura si sale per una lunghissima gradinata. Essendo oggi domenica, siamo in compagnia di molti cinesi, che stamane sputano con particolarmente frequenza, ragazze comprese, bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. Con la lingua fuori, raggiungiamo un ingresso di questa maestosa opera. E’ da quando ero bambino che sento parlare di questa colossale difesa, ora che sono quasi vecchio, ce l’ho finalmente qui di fronte, così severa. Anche i film storici ce l’hanno resa mitica. E’ uno spettacolo unico, guardarla inerpicarsi lungo le colline, come un lungo serpente, percorrerla faticosamente, poiché è un continuo saliscendi, con gradini di diversa alzata, le costanti torri, distanti l’una dall’altra, due tiri di arco. Camminiamo per due ore e mezza, la giornata limpida e soleggiata ci permette di fotografare a meraviglia. Tutta la natura circostante, composta da colline e piccole montagne, rendono il paesaggio assai gradevole. Scendiamo fino alla torre n° 6. Patrizia e Floriana scendono con la funivia fino al parcheggio, io e Marino scendiamo con dei bob che scivolano su una spettacolare e divertente pista in acciaio inox a forma di semitubo. Il percorso è tutto una serpentina, tipo le piste di ghiaccio per bob, veramente divertente!. Il rientro in auto è agevole, poi quando ci approssimiamo alla città diventa molto lento a causa del notevole traffico.
Cena in un ristorante, poco lontano da casa, tutti insieme, Grace ci fa conoscere alcuni cibi fra cui i zhà jang miàn grossi spaghetti conditi con una salsa color mosto, molto buoni, non speziati. Ultimamente ci raccomandiamo con i camerieri dei ristoranti, spezie si traduce “lada” e non si traduce “pu” quindi diciamo: “pu lada”, ma loro non ci capiscono quasi mai, la pronuncia in cinese è fondamentale. Stasera siamo stanchi morti.
28° giorno lunedì 11/11/2013
Aspettiamo che Grace torni, dopo aver accompagnato Sofia alla scuola materna, le abbiamo evitato di portarsi appresso anche Simone. Usciamo diretti verso il centro. La stazione della metrò più vicina dista 20 minuti, decidiamo di percorrerli a piedi, giungiamo nella piazza della cultura dove una orchestrina ed un coro stanno esibendosi in canti, poco distante delle donne danzano con fare armonioso. Capita al mattino o alla sera di vedere gruppi di persone che danzano, con ventagli, oppure con racchette su cui tengono una pallina, la quale non deve cadere durante le evoluzioni danzanti. Prendiamo la metropolitana, dobbiamo cambiare linea 4 volte, ma qui il costo del biglietto è invariabile indipendentemente dalla lunghezza del tragitto, appena 2 yuan (= a € 0,25). Piazza Tien’an Men (Piazza della Pace Celeste) dista una ventina di km da casa di Andrea. Giungiamo nella immensa piazza, grande folla, ovunque polizia, severi controlli per entrare nella zona, c’è stato un attentato terroristico qualche settimana fa, proprio qui su questa piazza. E’ veramente infinita, peccato permettano il traffico su tutte le strade che la delimitano specialmente fra la grande porta di epoca Ming e la piazza, hanno installato ai lati del monumento dedicato agli eroi del popolo due maxischermi che proiettano ininterrottamente delle sequenze, sono totalmente fuoriluogo. Ci rechiamo verso il mausoleo di Mao, ma chiude alle 12. Ci rechiamo allora verso il Museo Nazionale che si affaccia sulla piazza, ma oggi è chiuso pure questo. Non ci rimane che sederci sul muretto dei giardini a mirare questa magnifica ed immensa piazza. La percorriamo in lungo ed in largo, poi ci inoltriamo nelle vie a sud e visitiamo dei mercati. Riprendiamo la metropolitana verso casa verso le ore 18, ci vuole un’ora poco più per tornare alla stazione di Wangjing, mangiamo qualcosa in un ristorantino nei pressi, poi alle 19,30 rientriamo. I bimbi ci fanno grande festa, vogliono giocare con noi.
29° giorno martedì 12/11/2013
In metrò raggiungiamo anche oggi piazza Tien’an Men , entriamo subito nella grande porta di epoca Ming sul cui fronte c’è la grande foto di Mao, ci dirigiamo all’ingresso della Città Proibita, chiamata: “città purpurea” il complesso architettonico tradizionale cinese di maggior splendore. Comprende 980 edifici, con 8700 stanze, così chiamata poiché vi erano ammessi solo i familiari dell’imperatore, o chi ne avesse il permesso. Fu completato nel 1420. Da qui, per 500 anni, fino al 1912, hanno regnato 24 imperatori. Affittiamo delle audioguide che ci spiegano in italiano i vari punti di interesse, sono collegate ad un sistema GPS, quindi si attivano appena si arriva nei pressi di tali punti. Entriamo dalla porta meridionale, che induce nel grande cortile attraversato da un fossato, chiamato Fiume dell’acqua d’oro, attraversato da 5 ponti di marmo rappresentanti le 5 virtù. Di fronte si trova il grande edificio chiamato “Porta della suprema armonia” da cui si accede ad un successivo cortile, con vista sul magnifico “Palazzo della suprema armonia” la sala più grande dell’intero palazzo che veniva usata per le grandi occasioni, fra cui l’incoronazione, qui si trova il trono ornato. Si passa al cortile successivo al cui centro si trova la “Sala dell’armonia di mezzo” che veniva usata prima delle cerimonie, poco più avanti a chiusura di questo cortile si trova il “Palazzo dell’armonia protettrice”. Ancora un cortile, e quindi la “Porta della purezza celeste” oltre la quale si accede ai giardini. Tanta storia, anche cruenta è passata in questi palazzi, riservati solo all’imperatore, alle mogli, ai figli ed agli eunuchi. Mentre visitiamo i giardini, mi accorgo di aver dimenticato il mio zaino. Poco prima, usciti dai bagni ci eravamo seduti su un muricciolo, mi ero tolto lo zaino dalle spalle, poi quando ce ne siamo andati l’ho dimenticato. Per fortuna non ho niente di importante nello zaino, comunque corro subito nel cortile dove ci eravamo seduti, lo zaino non c’è. Li a fianco vi è un negozietto, entro, provo a chiedere ad una giovane commessa, questa mi dice che è stato trovato e portato in un ufficio vicino ad un ingresso, telefona, dopo 10 minuti mi riportano il mio zaino. Altro esempio della gentilezza ed onestà del popolo cinese. Ripercorriamo a ritroso tutta la “Città proibita“ usciamo, percorriamo un paio di km verso est, ci inoltriamo nella via “Wangfujing” quartiere pieno di negozi , magazzini e piccoli mercati. In uno di questi mercatini vediamo esposti spiedini con scorpioni, li infilzano ancora vivi e queste povere bestie si dimenano, alcuni vengono arrostiti, tutti si fermano a guardare e fotografare e con faccia schifata se ne vanno. Attraversiamo dei colorati mercatini. In metrò rientriamo verso le ore 20,30. Nella stradina del giardino sottostante i palazzi c’è un folto gruppo di persone che camminano e danzano a tempo di musica, con movimenti armoniosi avanzano in doppia fila, formano una lunga colonna, ci fermiamo ad osservarli sono vestiti di rosso con bianchi guanti. Rientriamo, i bimbi ci fanno grande festa, giochiamo con loro un po’, poi tutti a nanna.
30° giorno mercoledì 13/11/2013
Dopo 3 giornate di magnifico sole, oggi nuvole, nebbia e freddo (temperatura rilevata a naso: 5 gradi). Usciamo e con un taxi raggiungiamo “il Palazzo d’estate” (Giardino dell’armonia educata) residenza estiva dei regnanti. Costruito su una collina boscosa, (Collina della longevità) alta 60 metri, con salici secolari, attorno al lago Kumming. L’imperatore Qianlong, fece iniziare i lavori nel 1750, i vari palazzi riproducono lo stile dei più importanti palazzi sparsi per l’impero. Sulla sommità della collina vi è la Torre della fragranza di Buddha. Scendendo a livello del lago, vi è una lunga pensilina, interrotta da 4 edicole col nome delle 4 stagioni, il tutto decorato con 14000 splendidi dipinti. Passeggiamo lungo la riva del lago, attraversiamo graziosi ponticelli in marmo bianco, splendidi scorci con stagni contornati da pietre e salici piangenti, un luogo tranquillo. Entriamo in un cortile, in un edificio che sembra un teatro, 5 affascinanti ed aggraziate danzatrici, ci deliziano con una dolce danza. Vediamo la famosa e stravagante imbarcazione con la base di marmo e la parte soprastante in legno decorato. Fu fatta costruire dalla Imperatrice vedova Cixi, che qui visse a lungo e lasciò la propria impronta. Cixi, come concubina, diede un figlio all’imperatore Xiangfeng, alla morte dell’imperatore regnò come reggente, prima del figlio Tongzhi e poi del nipote Guangxu. Ma ha governato in malo modo, tantè che la dinastia Qing, nel 1911 è crollata. Ci è piaciuta molto la visita a questo luogo. In taxi rientriamo. Lungo il percorso vediamo lo stadio nido,dove vennero inaugurate le olimpiadi. Rientriamo, stasera cena preparata da Grace, ottimo menù cinese, con costolette di maiale, patate in umido con piccoli noodles in una salsa rossa, ma non piccante, broccoletti lessati. Tutto ottimo. Arriva Andrea, hanno prenotato per noi lo spettacolo allo Chao Yoang Theater. Noi 4 più Andrea e Sofia ci tuffiamo nel caotico traffico cittadino, si avanza a passo d’uomo, si passa da tutte le parti, corsia d’emergenza compresa. Comincia un favoloso spettacolo di musica, delicate danze orientali e moderne con bellissimi costumi, effetti speciali di luci, vapori e fumi arricchiti da esibizioni di contorsionisti, acrobati di livello assolutamente eccelso. Il numero della ragazza che sedia su sedia raggiunge il soffitto, con evoluzioni di equilibrismo è di altissima scuola. L’albero di metallo, ai cui rami alcune atlete si appendono con la sola bocca e si estendono in figure spettacolari. Il numero delle ragazze con le biciclette, alla fine saliranno in 12 su di una bicicletta in corsa, formando una specie di albero. I numeri a corpo libero con l’uomo che disteso sorregge 2 ragazze, una in equilibrio sulle braccia, l’altra sulle gambe e si ruota, tenendole in equilibrio. Stupenda la ragazza distesa, con i piedi fa ruotare un ombrello in tutte le direzioni, poi 2 ombrelli, poi mentre tiene in equilibrio 4 ombrelli incastrati fra di loro con un piede, con l’altro ginocchio fa ruotare disassato un altro ombrello, poi in contemporanea fa ruotare con i piedi e con le mani 4 pezze quadrate di tela, ma quelle gestite dai piedi vengono scambiate fra di loro. INCREDIBILE!!! Ma l’ultimo numero, se uno non lo vede, non ci può credere. Il numero delle moto. C’è una sfera di rete del diametro di circa 6-8 metri, 2 addetti aprono uno spicchio inferiore, arriva un motociclista con moto e giacca illuminate con lampadine blu, entra nella palla e si mette a volteggiare zigzagando. Arriva un altro motociclista, si ferma di fronte al pubblico e alzando un braccio e grida “Ye’!”, viene aperto lo spicchio. Entra nella sfera e mentre il primo motociclista gira sull’equatore, quest’ultimo si inserisce nella sua orbita, ma per poco poiché poi incominciano ad incrociare le orbite, uno sull’equatore e l’altro sui meridiani, da non credere. Quindi un altro motociclista si inserisce nell’orbita all’equatore e poi un altro ancora e sono 4, incrociano 2 a 2 (se qualcuno non ci crede, ho filmato tutto) ma non è finita! Altro motociclista, frenata verso la ribalta, alza il braccio grida: “Ye!”, entra nella sfera si inserisce nell’orbita orizzontale, sono 5 !! C’è il rumore delle moto e le luci formano un’unica serpentina luminosa. Incredibile, arrivano altri 3 motociclisti, entrano nella sfera, mentre i primi 5 girano nell’orbita equatoriale, questi 3 ultimi si mettono a girare in un’orbita parallela, circa un metro sotto agli altri. Incredibile!! Non oso immaginare cosa saranno capaci di fare in futuro, questi pazzi scatenati!!
31 giorno giovedì 14/11/2013
Alle 6,45 si parte, l’auto di Andrea non essendo targata Pechino non può transitare sulle strade cittadine dalle ore 7 alle ore 20. E’ una misura adottata dalle autorità per ridurre l’inquinamento atmosferico cittadino. Ammettono l’immatricolazione di sole 2000 nuove auto all’anno, si sorteggiano i fortunati fra i tanti aspiranti nuovi acquirenti, oggi circolano per la città 6 milioni di auto.
Prendiamo l’autostrada, direzione nord est, per raggiungere la città di Jixian, abitata da 800000 cinesi, polo industriale. Andrea ci porta in visita all’azienda che dirige, producono radiatori per termosifoni in alluminio. Il capannone è moderno e benfatto, sia gli impianti che le attrezzature sono dello standard di qualche anno fa da noi. Vediamo un caporeparto, mentre impartisce le direttive della giornata ad un gruppo di operai inquadrati come un plotoncino militare. Alcune delle attrezzature qui presenti sono state acquistate da una ditta di San Marino, fallita, di cui io ero fornitore, ho trovato 2 stampi trancianti per scantonare gli spigoli dei radiatori che io avevo fornito una quindicina di anni fa!! Mi ha fatto piacere rivederli. Andrea, dopo la visita, ci mette a disposizione auto ed autista, ci fa accompagnare in visita, alle tombe degli imperatori Ming, si tratta di un sito assai interessante, Vi sono sepolti 13 imperatori con varie mogli e concubine; l’architettura funeraria cinese in questo luogo trova una delle migliori espressioni. L’area in cui sono state costruite le tombe è protetto a nord da una montagna, i morti così sono protetti dagli spiriti maligni portati dal vento del nord. Partiamo dalla visita della tomba di Yulling, scendendo una lunga scala ed attraversando 3 pesanti porte in pietra, si giunge nella cripta in pietra scolpita a volta tonda. La bara è al centro, di fianco vi sono altre bare, probabilmente delle mogli. Visitiamo altre tombe, fra cui quella dell’imperatrice Cixi. L’entrata a questo sito è parecchio cara (125 yuan), abbiamo speso un patrimonio in Cina per visitare musei e monumenti, forse equivalente alla spesa per mangiare. Ci facciamo accompagnare alla Grande Muraglia di HuangYaguan. Ci sono pochissimi visitatori, Questo tratto di muraglia ha subito di recente lavori di manutenzione, quindi ha meno fascino del tratto di Mutianyu, comunque affascinante, si arrampica sinuosamente lungo i crinali della zona. Rientriamo a Jixian, poi a Pechino.
Usciamo a piedi con Grace ed i bambini, andiamo a cena in un caratteristico ristorante coreano, pieno di gente. Al centro del tavolo c’è un pozzetto, ci portano un recipiente con del carbone ardente, sopra una griglia, cuociamo la carne, tagliata a fette sottili, caratteristico e molto buono. Passeggiata e rientro.
32° giorno venerdì 15/11/2013
In taxi raggiungiamo Piazza Tien’an Men, Vogliamo visitare il mausoleo di Mao, dobbiamo lasciare borse e macchine fotografiche in un deposito, controlli, controlli e controlli. Molti dei visitatori comprano dei mazzetti di crisantemi gialli da portare in omaggio. La sala è austera, piena di fiori in vasi, la salma dentro una teca di vetro,il viso illuminato da un fascio di luce, (probabilmente ha una maschera sul viso) ogni due metri c’è una guardia, tutti in silenzio sfiliamo a fianco della salma di questo grande condottiero, che ha l’indubitabile ed immenso merito di aver liberato i cinesi dal feudalesimo dalla fame e dall’ignoranza, ma che certamente avrà sulla coscienza delle stragi di dissidenti ed oppositori. La nostra percezione è che oggi sia amato solo da una piccola parte di cinesi, i giovani non lo conoscono neppure. Molti lo odiano perchè ha impedito il progresso per tanto tempo.
In metrò raggiungiamo il Tempio del Cielo.”Tian Tan”.Ci appare in contrasto con il blu del cielo questa magnifica costruzione circolare, a tre livelli, dai vivaci colori: verde, blu turchese, azzurro e rosso con magnifici disegni dorati sulle fasce dei tre sottotetti. Alla base magnifiche terrazze a tre ordini in marmo bianco formano un cerchio del diametro di 90 mt per 6 di altezza. Non è permesso entrare, ma affacciandoci dalla porta centrale, miriamo i 4 pilastri, magnifiche colonne, pareti ed il soffitto tutti finemente decorati; mentre stiamo ammirando, una ragazza cinese sentendoci parlare ci chiede se siamo italiani, lei studia italiano da 2 anni, le piace la nostra lingua e volentieri si offre di tradurci la spiegazione che una guida dall’interno sta dando con voce amplificata. Qui l’imperatore compiva sacrifici e pregava. Tutti i giardini in cui si situa questo monumento sono ben curati, tantissimi i visitatori. Vi è pure una lunga pensilina, ritrovo di anziani, dove a gruppi, danzano, giocano a carte, sferruzzano e mettono in vendita lavori a maglia ed altri manufatti.
In metrò raggiungiamo il “Silk market” mercato della seta, un tempo occupava una via intera adibita a mercato all’aperto, oggi è un grande palazzo a 6 piani, più due sotterranei, dove hanno sede innumerevoli botteghine da 2 metri per 3, zeppe di merci, di tutti i tipi, dall’abbigliamento, alla pelletteria, agli occhiali, bigiotteria, telefonia, eccetera eccetera, ma tutto rigorosamente taroccato. Sulla porta (a vetri) di ogni botteghina, ci sono almeno un paio di belle ragazze che invitano insistentemente ad entrare, è un cicalecchio continuo, insistente, se ti azzardi a buttare l’occhio o dimostri interesse per qualcosa vieni fisicamente portato dentro. Compriamo qualche maglia. Ti chiedono dieci volte in più, poi trattando si raggiungono cifre molto contenute. Vendono tutte le grandi marche contraffatte. Poi passiamo al quarto piano, dove c’è telefonia, computer elettronica. Sappiamo che si tratta di telefoni taroccati, decido di giocarmi 50 € per uno Iphone di ultima generazione appena uscito in Italia, sperando che funzioni, sono consapevole del rischio. Compriamo un ventaglio, ci chiedono 280 yuan, glene diamo 25. Appena entrati abbiamo guardato una maglia, chiesto il prezzo una ragazza ci ha sparato: 300 yuan, noi non interessati ci siamo allontanati, lei ci ha seguito e da sola senza che noi contrattassimo, piano piano è scesa fino ad 80, se avessimo intavolato una trattativa chissà quale prezzo avremmo spuntato. Ceniamo al quinto piano. In metrò rientriamo, stasera la metropolitana è stracolma, forse perchè venerdì sera. o forse l’orario. Uno dei grandi disagi di questa grande metropolitana, oltre al grande affollamento in certi orari è dovuto alla grande distanza da colmare a piedi in alcune intersezioni, per prendere le corrispondenze, si devono attraversare mediante cavalcavia addirittura delle autostrade e non sempre ci sono le scale mobili.
Rientra Andrea per il fine settimana, domani sarà il suo 35° compleanno e noi come regalo, ci siamo offerti di rimanere a casa con i bambini, invitandoli ad uscire da soli a cena, visto che non avendo parenti nelle vicinanze non possono mai farlo. Ti pare che accettino?!? Vogliono strabiliarci con gli “effetti speciali”, la controproposta è: si va tutti quanti al “Parc Place” Pechino da queste parti (zona centrale) di notte è uno spettacolo, i bellissimi grattacieli tutti illuminati sono sfavillanti, come in tutte le grandi megalopoli. Parc Place è un lungo piazzale contornato da tipici palazzi illuminati, in questo spazio, sostenuto da 12 enormi colonne, vi è un gigantesco maxischermo a soffitto, largo circa 25 metri per 200. Sull’intero schermo viene proiettato un filmato tipo Guerre Stellari, tutto il pubblico deve stare a naso all’insù, roba mai vista, un’americanata pazzesca!!.
32 giorno sabato 16/11/2013
Andrea ci riaccompagna al Silk Market, lui conosce i migliori negozi, conosce i prezzi, parla bene il cinese. Torniamo al negozio dove ieri avevo comprato il mio smartphone, Marino ne compra 2 a 40 € cadauno. Poi ci lanciamo nell’abbigliamento, le estenuanti trattative per l’acquisto di capi firmati, Andrea ci assicura che sono ottima qualità, allora sciogliamo gli ormeggi e compriamo giacche, piumini e valigie..
Stasera a cena tutti quanti al caratteristico “Xiao Wang’s Home Restaurant” . Ottimo menù, fra cui la famosa anatra laccata. Arriva il momento dei saluti, salutiamo i graziosissimi bambini e la nostra cordiale amica Grace, Andrea ci accompagna all’aeroporto, fino ai banchi dei chek-in. Non ci sono parole per ringraziarlo, ha voluto darci il meglio ed il massimo dell’ospitalità, molto di più di quanto ci saremmo aspettati, non avremo mai modo di ricambiarlo adeguatamente.
Arriviamo al passaggio emigrazione, la funzionaria guarda il nostro visto e ci dice che manca il timbro d’ingresso, allora le porgo il foglio con il permesso di ingresso in Tibet, lo ritira, ci restituisce i passaporti, ma appena passati oltre ci ferma un’altra funzionaria, ci accompagna dal suo capo, ci fanno notare che il nostro permesso scadeva il 7/11, allora spiego loro che questo è solo il permesso per il Tibet, mi chiedono dov’è il visto per la Cina, è sul passaporto. E’ successo che quando siamo entrati in Cina dal Tibet, ci hanno messo il timbro d’ingresso solo sul permesso per il Tibet e no sul visto della Cina, il capo telefona, si consultano, alla fine ci ridanno i passaporti. Con un trenino ci trasferiamo ai gate C14 che è parecchio distante. Sono seduto che scrivo questo resoconto, mio vedo arrivare di nuovo la funzionaria, s’è fatta tutta questa strada, ci deve apporre un timbro e fare alcuni scarabocchi sul visto.
E così siamo all’epilogo di questo interessantissimo viaggio, se penso a ritroso, mi sembra di essere via da un anno, i ricordi di Kathmandu, del Tibet, sono stati scalzati da eventi sempre nuovi, non c’è stato un solo giorno in cui ci siamo annoiati. Sicuramente il dato più rilevante è stato l’aver visto una Cina ed i cinesi in un’ottica completamente diversa da come ce la saremmo immaginata. La Cina è molto più moderna di quanto si pensi. Si è dotata e si sta dotando di infrastrutture in modo spaventosamente rapido. Specie se confrontato con l’immobilismo italiano. Ha degli enormi problemi come l’inquinamento atmosferico e non solo, i tumori ai polmoni sono in pauroso aumento. Non hanno garanzie sociali, come l’assistenza sanitaria, o pensioni adeguate. C’è censura, I grandi Social network come Facebook e Twitter sono oscurati, l’informazione è in mano al partito. In compenso hanno un’ottima istruzione. Non si può certamente giudicare un paese come questo, dopo appena un mese di visita, queste sono solo impressioni personali.
Ed ora passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alla Dea Fortuna, che ci ha seguito benevolmente durante l’intero viaggio.
Grazie alla Dea Salute, anche lei oltremodo benevola e protettrice.
Grazie al Dio Meteo, che non ci ha praticamente quasi mai versato addosso piogge acide.
Grazie a tutti gli Amici cinesi, che ci hanno aiutato, tutte le volte che ci siamo trovati nel “limbo”.
Grazie ad Andrea Bettini e a sua moglie Grace per l’esagerata ospitalità.
Grazie a Floriana e Marino per la simpatica compagnia, non siamo riusciti a litigare.
Ed ora, se una morale della favola la si deve comunque trovare, per me è questa:
Ci avevano detto che: “I cinesi sono comunisti”
Ci avevano detto che: “I cinesi sono gialli”
Ci avevano detto che: “I cinesi sono piccoli”
Ci avevano detto che: “I cinesi sono antipatici”
Ci avevano detto che: “I cinesi sono sporchi”
Ci avevano detto che: “La cucina cinese è immangiabile”
Ci avevano detto che: “In Cina non si riesce a venire da soli, senza viaggio organizzato”
Ebbene?…
NON E’ VERO!
Riccardo
Con Patrizia, Floriana e Marino