The sky and sea and Oslo between

Un magnifico weekend fuori dall'ordinario a Oslo con una spesa relativamente contenuta
Scritto da: paolaintell80
the sky and sea and oslo between
Partenza il: 27/06/2013
Ritorno il: 30/06/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Premetto che il nord non mi ha mai particolarmente attratto, ed ero un po’ diffidente, devo infatti questo viaggio al mio ragazzo che già aveva subito il fascino scandinavo.

Indice dei contenuti

Partenza da Bergamo – Orio al Serio il giovedi 27 giugno alle ore 20.00 con Ryanair destinazione Oslo Rygge, arrivo ore 22.30. Appena in prossimità della costa norvegese, dall’alto illuminato da un sole spettacolare, vedo la prima meraviglia, una lingua di terra nel mare che scopro dopo essere la Danimarca. Poi sempre più vicini ad Oslo, incontriamo isolotti ricoperti da una vegetazione tanto fitta da sembrare disabitati. Una simpatica vicina di posto ci racconta che va a trovare suo figlio trasferitosi ad Oslo e ci suggerisce alcune dritte per evitare di dissanguarci economicamente. L’acqua è potabile e si possono trovare negli angoli dei locali lavabi con bicchieri a disposizione, effettivamente mezzo litro costa quasi 4 €! Poco prima di partire, ahinoi, scopriamo che la città è in vetta alla classifica dei posti più cari al mondo! Ma ne vale la pena.

Dall’aeroporto un comodo bus a “soli” 380 Nok (40 €) a/r ci ha portato in città al Bussterminalen (Stazione Centrale). Il primo impatto visivo, anche in bus, è di una realtà completamente lontana dai nostri paesaggi, abitazioni sparse nelle foreste a distanze l’una dall’altra per noi inimmaginabili. Dopo circa 45 min. arriviamo alla stazione e ci mettiamo in cerca del nostro Comfort Express Hotel. E’ quasi mezzanotte, ma il cielo è ancora chiaro! L’albergo è piuttosto vicino saremmo tentati dall’esplorare la città, ma per partire di buona lena l’indomani decidiamo di riposare.

1° giorno

Il nostro albergo carinissimo, molto giovanile e situato in un posto strategico non ha colazione continentale, ma solo caffè e thè gratis h 24, (i norvegesi sono patiti di caffè) così decidiamo di farla in un albergo vicino (Munch Hotel) ad un prezzo ragionevole 95 NOK (12 € ca.) Deliziati da quantità industriali di salmone e polpettine, ci dirigiamo verso il molo attraversando le strade che ben presto ci diventeranno familiari. La sensazione di calma, civiltà e accoglienza è immediata. Strade grandi e piccole curatissime e a misura d’uomo. Gente per strada, ma nessuno schiamazzo. Una metropoli atipica. Arrivati al porto ci imbattiamo nel famoso edificio dove viene consegnato il premio Nobel per la pace. Attiviamo in un punto turistico la nostra Oslo-pass, tessera giornaliera, di 48 o 72 ore che permette l’ingresso gratuito in quasi tutti i musei nonchè la libera circolazione su tutti i mezzi compresi i traghetti. Ci imbarchiamo per Bygdøy, penisola dei musei dove vengono esaltate le grandi abilità di navigatori, il mare ha una bellezza a me sconosciuta, non è blu ma argenteo. Incrociamo imbarcazioni di vario tipo debitamente immortalate. Già intravediamo il famoso Fram, museo con una struttura architettonica originalissima, che custodisce la nave da cui il nome e le storie di Amudsen, primo esploratore del Polo Nord. Troviamo anche un simpatico percorso a – 0° tipo luna park. Seconda tappa altro museo che conserva le zattere (la Kon-Tiki) con cui Thor Heyerdahl nel 1947 girò l’Oceano Pacifico, il Sud America fino all’isola di Pasqua, costruite con mezzi primordiali ma in grado di girare il mondo. Non potevano mancare nel novero poi le navi vichinghe con le loro possenti prue a forma di animali spaventosi. Magnifiche! Con mia sorpresa mi accorgo che una delle guide parla in romano, allora mi fiondo a chiedere informazioni. Mi fa notare che il manico di una pentola vichinga ritrae un omino simile a budda e con all’interno il simbolo che verrà strumentalizzato poi da Hitler per la razza ariana, la svastica!!! Strani segni di contatti con civiltà orientali in tempi remoti?

Approfittiamo e ci facciamo raccontare anche un po’ di come si vive ad Oslo. Apprendiamo diverse cose: la città si sta avvicinando molto di più all’Europa e questo porta con sé benefici ma anche contaminazioni di vario genere. Chi arriva ad Oslo con l’intenzione di stabilirsi deve imparare il norvegese, l’inglese non è più sufficiente. La vita è cara, ma gli stipendi sono adeguati, in più c’è un welfare potentissimo. Salutata la nostra guida, ci spostiamo al museo del Folklore. Lì ci attende un bosco fatato con casette in legno e la riproduzione in costume della vita del XVII-XVIII sec.. Tutte le costruzioni sono visitabili, la più affascinante è la chiesa nera, con tipici elementi architettonici scandinavi e commistioni cristiane, un tipico esempio di sincretismo. Cavalli e mucche con vitellini pascolano indisturbati e nel paesaggio compare anche un simpatico intruso, un gabbiano in cerca di cibo dal vicino mare.

A causa dell’ora e del tempo non proprio mite, siamo costretti a rinunciare alla visita delle spiaggie di Huk e Paradisbukta, veri paradisi popolati anche da naturisti. Riprendiamo il nostro ferry-boat e ritorniamo in città, non senza aver prima gustato una birretta al molo in un grazioso baretto.

Appena sbarcati ci accorgiamo che è in corso l’Oslo-Pride, gazebi bianchi dappertutto, arcobaleni, musica, persone variopinte, bancarelle di dolciumi e tante cose buone da mangiare.

Siamo un po’ stanchini perciò ci riproponiamo di passare in serata dopo una pausa in albergo.

Per non aver brutte sorprese economiche abbiamo preferito per la cena un McDonald che è comunque più caro dei nostri. Ritornati al molo e troviamo una bella sorpresa, l’Oslo Pride ha organizzato una discoteca all’aperto, con luci a forma di coni fluo e inutile dirlo ci fiondiamo subito. Dopo aver ballato ci dirigiamo verso Aker-Brygge famosa strada di locali. La vista è mozzafiato, le luci del porto, l’orologio a mo’ di faro, e una pace infinita.

La luce inganna la percezione, in realtà è quasi notte, ed evidentemente i locali di ristorazione hanno già chiuso perché troviamo la strada rinomata abbastanza deserta.

In realtà la vera movida è nei pub e nelle discoteche sparse nel centro. Notiamo che i ragazzi in giro sono molto allegrotti e piuttosto alticci, ma mai molesti.

Appagati dalla nostra giornata, rientriamo e programmiamo il nostro secondo giorno.

2° giorno

Dopo la lauta colazione, ci dirigiamo verso l’Orto Botanico. Un bel parco, ma niente di particolarmente memorabile, a parte il temporale che ci ha bloccato in un carinissimo bar ristorante. Alcune famigliole con bimbi paffuti si rifugiano come noi nel locale e osserviamo come sono sereni e soprattutto come i piccoli non strepitino ma anzi partecipino alla vita degli adulti con molta indipendenza. Finito il temporale ci rechiamo al museo di Munch che in occasione del 150 anniversario della sua nascita, ospita una copiosa collezione di quadri privati. E’ una grande sorpresa! Il suo quadro più famoso “L’urlo” è quasi messo in disparte rispetto all’enorme produzione dell’artista di cui ignoravo l’esistenza. Colori vivacissimi, pastelli, ma grande sofferenza, claustrofobia e morbosità nelle sue tele. Fantastici! Entusiasti per la visita, decidiamo di andare al Viggeland Park, prendendo un tram molto comodo. Sapevamo orientativamente cosa avremmo trovato, ma in realtà lo stupore ci ha sopraffatto non appena arrivati ai cancelli di entrata. Un parco regale, di un’estensione impressionante, ma soprattutto costellato, anzi direi abitato da statue di ogni materiale e dimensione, alle quali non è necessaria la parola.

Viggeland, scultore e architetto, accompagna i visitatori del Parco facendogli percorrere tutte le fasi che caratterizzano la vita, fino ad arrivare ad un vero e proprio tripudio dell’umanità rappresentato dal monolito che sovrasta il viale. Tra le varie statue degna di nota più per la fama che per la bellezza, almeno a mio parere, il bimbo che fa i capricci, assurto a simbolo da cartolina di Oslo.

Ci godiamo i raggi di sole tiepidi delle 22.00 in un’atmosfera irreale, in un parco quasi vuoto, probabilmente per il precedente acquazzone, e in compagnia delle statue.

Coraggiosamente, usciti dal ViggelandPark, decidiamo di prendere la metro ed arrivare al famigerato Holmenkollen dove si trova il trampolino di sci più antico del mondo. Arrivati in collina, sbagliamo strada, direi per fortuna, perché arriviamo in un posto spettacolare, il giardino di un lussuosissimo hotel, da dove si può godere di un panorama che riconcilia con il mondo. Ritroviamo la strada che conduce al trampolino, e rimaniamo senza fiato e assaliti dalle vertigini. Anche questa visione è piuttosto privilegiata perché è deserto, ci muoviamo come spettatori sui fianchi del trampolino fino a ridiscenderlo tutto ed arrivare in platea. Brividi! Riprendiamo la metro, una cena veloce e torniamo in albergo.

3° giorno

Evitiamo la colazione per procedere più velocemente, abbiamo l’aereo di rientro alle 17.30, quindi ci resta a disposizione solo mezza giornata. Avevamo come pallino di vedere almeno un’isola e magari farci un bagnetto. Arriviamo al porto superando il primo molo dove ci si imbarca per la penisola di Bygdøy, si deve camminare un po’ lasciandosi alle spalle l’Akershus la fortezza medievale che campeggia sul mare.

Vediamo anche un ottimo shop in cui comprare souvenirs dell’ultimo minuto e dove al ritorno ci siamo fermati. Lungo la banchina ci imbattiamo in una vera regina del mare, il veliero Cezno Branco che batte diverse bandiere, ma è di origine brasiliano. E’ possibile effettuare delle visite ma purtroppo è presto e quindi passiamo oltre. Arrivati finalmente al molo, decidiamo di prendere il primo traghetto che arriva indipendentemente dalla destinazione. Ci accorgiamo che la maggiore fila si è creata per Hovedøya l’isola che ospita le rovine di un monastero cistercense, ma l’imbarcazione che arriva è diretta invece a Langøyene. Scopriamo che siamo gli unici insieme ad una famiglia francese a scendere sull’isoletta. Il paesaggio ci dà quasi la sensazione di essere approdati su di un’isola vergine. Si intravedono appena campeggiatori nascosti tra gli alberi sui fianchi della collinetta. Presto ci rendiamo conto da chi è realmente popolata questa terra… papere! Di due specie diverse, camminano in gruppo in modo abbastanza coordinato. La spiaggia è deserta e lo scenario è magico. Anche se il tempo non era dei migliori abbiamo ugualmente tentato un bagno, ma l’acqua era gelida. Dopo poco siamo rientrati ad Oslo. Ci siamo fermati al negozietto dove praticano il tax free ovvero la possibilità di avere il rimborso delle tasse, per una spesa da un determinato importo in su, una volta all’aeroporto. Abbiamo velocemente visitato il castello Akershus, sempre gratis con la Oslopass. Ricco di arredamenti e saloni squisitamente in stile rinascimentale. Abbiamo fretta così non riusciamo a vedere anche il giardino circostante. Ultimo saluto al mare del Nord e via verso la vicina stazione per prendere l’autobus per l’aeroporto. Di fronte alla stazione ci sono bar che accettano anche euro, ma non saprei a quale tasso di cambio. Il nostro viaggio è finito, ci godiamo l’ultimo scampolo di natura dal bus, non vorremmo più tornare a casa come alla fine di ogni bella vacanza.

Uno sconosciuto quanto fantastico senso di pace che ci ha permeato per oltre una settimana dal rientro.

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