Thailandia per famiglia

Bangkok, Chang Mai, Chang Rai, Koh Samui (Phuket) Ang Tong, Koh Tao. Due adulti e due bambini di anni 9. Della Thailandia, ne ho sempre sentito parlare molto, sicchè dopo alcune indecisioni sulla destinazione, Filippine ed Indonesia erano le alternative, optai per la Thailandia. I motivi che mi indussero ad optare per questa destinazione furono...
Scritto da: macherie
thailandia per famiglia
Partenza il: 01/04/2007
Ritorno il: 25/04/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
Bangkok, Chang Mai, Chang Rai, Koh Samui (Phuket) Ang Tong, Koh Tao. Due adulti e due bambini di anni 9. Della Thailandia, ne ho sempre sentito parlare molto, sicchè dopo alcune indecisioni sulla destinazione, Filippine ed Indonesia erano le alternative, optai per la Thailandia. I motivi che mi indussero ad optare per questa destinazione furono essenzialmente due, da un lato i dati climatici, ottimali per il mese di Aprile e dall’altro il fatto che chiunque fosse stato in precedenza ne avesse sempre parlato, se non bene, almeno in modo sufficientemente positivo. La realtà è poi ben diversa, il Paese non è come uno se l’aspetta, sicchè è ragionevole ritenere un eccessivo entusiasmo in chi prima di noi c’è stato riferito ad un periodo temporale recente. D’altra parte è ovvio, la Thailandia non è un Paese come lo si poteva immaginare 20 o 30 anni fa, una nazione che allora era molto gettonata turisticamente, oggi soffre dei fasti di allora e si presenta come un Paese estremamente a misura di turista, teso a soddisfare, sotto tutti i profili le esigenze dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, per lo più australiani, giapponesi, svizzeri, svedesi, tedeschi, olandesi, italiani (pochi per la verità). La natura spesso a sud del Paese è contaminata dalle strutture ricettive, sicuramente di più che non a Nord. E’ da escludersi pertanto una scelta della Thailandia, per colui che si propone di trascorrere una vacanza al mare. La conoscenza dell’area asiatica per una tal affermazione non manca, l’anno scorso trascorsi un mese circa in Malesia, e debbo dire che quest’ultimo paese è sicuramente al di sopra, di almeno un gradino, rispetto alla Thailandia. Peraltro non si tratta di semplici e soggettive considerazioni, ma d’una rigorosa valutazione in accordo con quanto desumibile dai fatti. I quotidiani locali, The Nation o il Bangkok News, nei giorni scorsi scrivevano sul significativo passo in avanti della Malesia che ha portato il Paese a superare la Thailandia l’anno scorso ed i primi mesi di quest’anno. Il sovraffollamento o l’eccesso di turismo, quale è stato il vero male della Thailandia, ha snaturato il Paese e le genti locali, portando da un lato la ricchezza, che è un bene, dall’altro i mali che lo sfruttamento intensivo comporta.

BANGKOK. E’ una città affascinante, più simile ad HONG KONG, che alla vicina SINGAPORE, il Chao Phraya (il fiume che la attraversa) è il vero punto nevralgico della città e le barche in navigazione sullo stesso, sia pubbliche che private, sono le uniche che ti permettono in poco tempo di andare da un luogo ad un altro. Lo sky train è comodo per raggiungere i centri commerciali, ma non per i punti turistici di più o meno interesse. Ho alloggiato all’Oriental, una scelta che faccio ovunque in Asia ove sia presente, lo ritengo il migliore, sia per le posizioni che per il servizio, sempre ai massimi livelli. Da vedere, il Palazzo Reale, il Buddha reclyning, il tempio di Wat Arun, la classica chinatow, per i bambini Lumphini Park con nelle vicinanze l’istituto nazionale dello studio sui serpenti, per le signore Siam Square ed i vari mall a sud tipo MBK e quant’altro. Per godersi la città in tranquillità ci vogliono tre notti, così struttturate tenendo in considerazione i bambi, il primo giorno Palazzo Reale ed il grande Buddha, il secondo Wat Arun e chinatown, il terzo condiviso tra un qualsiasi Floating Market, ve ne sono tanti ed il bighellonare nei centri commerciali alla ricerca di non si sa che (i prezzi sono tutti allineati all’Europa). Cosa che non ho fatto, è partire da un qualsiasi pier lungo il fiume e giungere al mercato galleggiante più noto (ca. 60 km dal centro città in auto). In auto perdi tutta la mattinata e partendo alle otto, finisci che ti ritrovi in albergo alle tre snervato dalle lunghe code, in barca invece, quelle classiche lancie locali ci metti poco più di un ora via fiume, e quel che più conta, attraversi aree poco contaminate dal turismo di massa. Non è difficile trovare l’uomo adatto. Le agenzie locali, tendono a sconsigliare l’iniziativa, questo perchè se opti per un loro tour ti conducono come al solito in uno dei tanti esercizi commerciali dove ti vendono gemme o presunte tali e tessuti, di modo tale da consentire alle guide di percepire le percentuali sulle vendite, allo stesso modo per i ristoranti ed altri esercizi commerciali. Quindi la cosa migliore è il fai da te. Ti fermi dove vuoi e quando vuoi. Le indicazioni e la viabilità è abbastanza buona, congestionata ai limiti dell’inverosimile durante le ore di punta, sicchè non è raro, soprattutto a downtown finire in una vera e propria jam. Ristoranti. Youzen (giapp.) fantastico a costi ragionevoli ed in quantità, un pochino fuori dal centro ma ne vale la pena, e Baan Khanitha (Thai) il migliore della città per qualità e servizio. Prezzi allineati da 24 USD a ca 50USD a persona ca. 1200 bath. Merita anche il ristorante dell’Oriental, il Lord Jim’s al primo piano, con vista sul fiume, arredato in modo incantevole ed una cucina di primissimo piano.

CHANG MAI. Dal vecchio aeroporto internazionale di Donhuang ora domestico, partono voli giornalieri. Ho alloggiato al Dhara Devi-Oriental, fantastico, eccellente, le suites coloniali al ground floor sono immense, disposte ad anello sono immerse in un giardino, fuori città , di otto acri, una spa vera e non finta come le altre di cui è cosparsa la Thailandia. E’ l’unico posto dove puoi davvero fare l’original Thai massage, caro, ma lo fai in un ambiente da sogno sotto tutti i profili. I pasti ed il breakfast sono degnni di nota come pure il servizio, d’altra parte è uno dei migliori alberghi al mondo, secondo gli obiettivi, destinato a breve ad esserlo tra i primi tre essendo stato acquisito da poco dalla catena dell’Oriental. Non è proprio il luogo più adatto per i bambi, anche se la piscina presidenziale, essenziale, è un ottimo sfogo, ma all’interno ci sono i calessi che ti trasferiscono dall’ingresso alle camere ed i bambi si divertono un mondo come pure con le baggie elettriche, gli inservienti ti scorazzano a piacimento ed i ragazzi gioiscono ogni volta che opti per queste a scapito di una breve camminata. La città non offre nulla, se non il bazar notturno, vie di bancarelle l’una di seguito all’altra. Appena fuori, verso le cascate di Chang Mai, vi è la possibilità di assistere a diversi show di interesse per i bambi, serpenti cobra dai quali prelevano il veleno, a scimmie in esibizione, tutti a pagamento neanche poi tanto modesto. L’unica cosa che costa poco, è il mezzo di trasporto, a parte il classico tuk tuk, pooco consigliabile per le dimensioni del mezzo, il furgoncino telonato con le panche parallele all’aperto lungo i fianchi è il mezzo ideale. Una giornata, dopo contrattazione, ti costa ca. 600 bath poco più di dieci euro, ma fa e vai dove vuoi. L’unico problema è la lingua, l’inglese non è parlato da tutti e quei pochi che la parlano la sanno non proprio bene, pronuncia a parte.

CHANG RAI. Da Chang Mai a Chang Rai, sino al confine con la Birmania e triangolo d’oro. La strada che conduce a Chang Rai è un pochino tortuosa, ed attraversa diversi luoghi interessanti. A parte il Maesa Camp, uno dei tanti campi dove addestrano gli elefanti a portare a spasso i turisti per somme da capogiro, tra i 20 ed i 50 USD a seconda del tempo, sono delle vere imprese, un elefante costa ben di più di un auto, ed a volte ve ne sono più di cinquanta fate un pochino voi i calcoli, per ii bambini resta poco. Per la verità ci siamo fermati in una missione di padri emiliani il giorno di Pasqua, e questo ci ha fatto molto piacere non solo per il contatto con una realtà diversa ma pure per l’ospitalità. Poco dopo una breve sosta al tempio delle scimmie è dovuta.A circa tre quarti di strada, lungo il fiume Mae Kok, vi è un grazioso resort il River View di Thaton, dove a mio parere meriita una sosta per la natura poco contaminata e la vicinanza con villaggi abitati dalle tribe locali, ma è poco adatto per i bambi. A nord di Thaton, si prosegue verso Chang Rai, dopo circa dieci minuti, vi sono lungo il fiume diversi luoghi che affittano le lancie, per proseguire lungo il fiume Mae Kok verso la ciittà di Chang Rai. E’ una parte meritevole del viaggio, per gli adulti, in quanto vi è la possibilità di ammirare la natura e per i bambini, perchè si è su una barca che scorazza lungo il fiume sinuoso, poche e risibili rapide. Peraltro lungoo la discesa del fiume si ha la possibilità di fermarsi in uno degli innumerevoli villaggi delle tribù degli Yao o Haka o altri che costeggiano il fiume, la guida che conduce la barca con un extra, sa dove portarvi per visitare il villaggio meno frequentato da turisti. Giunti a Chang Rai sempre via fiume abbiamo pernottato al Legend, l’unico resort che possa chiamarsi tale, gestito da inglesi è suggestivo per la posizione, lungo il fiume e per la vegetazione in cui è immerso, le camere sono dotate di ogni comfort e molto spaziose, soprattutto quelle a ground floor. Il giorno successivo visita al confine birmano a Mae Sai, acquisti vari, e poi via verso il triangolo d’oro, il punto in cui in corrispondenza del Me Kong si uniscono i confini della Birmania e del Laos.

KOH SAMUI. Da Chang Rai vi sono voli giornalieri per BKK e da li si prosegue poi verso altre destinazioni. Bangkok Airways offre collegamenti giornalieri sia dal domestico che dall’internazionale nuovo verso Koh Samui. Disastro, l’isola è quanto di più brutto ci sia, peggio di Koh Samui vi è solo Phuket, e che non ho visto Pattaya. Allora, l’isola, non è molto grande, 50 km ne è il perimetro, sicchè grosso modo in un paio di ore la si percorre a 360°. Il traffico è caotico, sicchè in auto che è l’unico mezzo consigliabile, bisogna prestare molta atttenzione. Per la verità buona parte dei turisti sono soliti affittare motorini e pseduojeep, ma i motorini offrono decisamente poca sicurezza per i bambini e le jeep non hanno nessun senso per strade che sono percorribili con un auto comune. L’auto indispensabile per muoversi liberamente, da e verso il centro di interesse ha un costo compreso tra i 600 bath ed i 1600 giornalieri, cioè tra 15 USD ed i 40 USD inclusa l’assicurazione, dipende dalla scelta della compagnia, quelle ppiù care sono le convenzionali ovvero BUDGET ed HERTZ, mentre le economiche sono lasciate ad imprenditori locali, con i rischi del caso. Personalmente l’ho affittata tutto il periodo di permanenza 13 gg per un costo complessivo di ca. 18.000 bath pari a ca. 400 euro. Per un percorso da e verso Chaweng da Bo Phut la tariffa di un taxi è di 300-350 bath, (cinque – dieci minuti) quindi lauto per permanenze oltre i tre quattro è conveniente. A nord l’isola offre le spiaggie di Bo Phut e Chaweng a Sud altre e meno note, ma decisamente più meritevoli. Diciamo che la vita è concentrata nelle prime due, le altre sono meno frequentate ed apparentemente immerse in una natura meno aggredita dagli innumerevoli resort ed esercizi commerciali d’ogni specie. Il mare che circonda l’isola non è mai cristallino, spesso limaccioso, frutto degli innumerevoli scarichi che si riversano in mare liberamente, più chiaro lo è a sud, ma questo perchè è meno costellalto di costruzioni, l’edificazione incontrollata è il vero male di quest’isola. A nord-est di Chaweng vi è una baia, piccolina, ma dove merita fermarsi a trascorrere alcune ore è poco prima di Lamai, e la chiamano silver beach. La spiaggia di Chaweng, è larga, una sabbia assolutamente non fine, ed un mare apparentemente meglio di Bo Phut. In compenso è affollatissima, e sembra, a parte gli ombrelloni, una Rimini d’oltreoceano. A sud ovest, passato Nathon, vi è Five Island Beach, abbastanza carina, bella la spiaggia ed il mare ma è improponibile il bagno, la barriera corallina ne impedisce l’accesso se non con canoe. A sud, carina Laem Hin Khom è poco frequentata vi è qualcuno che vii porta a fare snorkeling, ma non a prezzi ragionevoli.Nei resort, i prezzi sono pressochè uniformati, per uno strandard internazionale, vi sono poi camere in affitto e bungalow d’ogni specie, per tutte le tasche, ma comunque mai proprio economici, sicchè non ne capisco proprio la convenienza. L’alloggio da me prescelto è stato l’Anantara, situato a Nord delll’isola, abbastanza vicino a Chaweng. E’ assai gradevole, le camere meritevoli sono solo quelle al ground floor come sempre, sia per l’accesso che per la vista. Dal blocco principale che si sviluppa parallelo alla spiaggia su due piani con due file di camere, pur con terrazzo, si proiettano ortogonalmente le due ali laterali, le prime camere con vista sul magnifico giardino le seconde con vista sul mare. La cucina è buona in entrambi i ristoranti, di cui uno stile italiano. La spiaggia, piuttosto pendente, non è delle migliori, l’acqua è sempre non chiara e la sabbia piuttosto grossolana, si insomma infelice, per chi conosce altre spiaggie del mondo. I bambini a Koh Samui posssono fare qualcosa, la visita alle cascate di Na Muang ed il solito elephant trekking con annesse foto a prezzi esorbitanti e pressochè imposte. Parchi a tema e zoo, opportunamente evitati, provo sempre tristezza a vedere gli animali sottoposti a simili esercizi, soprattutto dopo l’esperienza, mio malgrado di Chang Mai. Ristoranti. Merita menzione, Zazen (Thai) a Bo Phut, a Chaweng: Sushi 2 (Giap) Prego e Vecchia Napoli (Ita. Degni di nota) Zico’s (Bra) carino lo spettacolo tranne che per i bambie l’African Bbq (locale gestito da autoctoni simpatico per la preparazione dello spiedone), prezzi sui 15 30 USD a testa. La delusione e la noia, mi hanno poi portato ad organizzare una gita a Phuket. Collegamento giornaliero da Koh Samui, il cui aeroporto ha un che di misto per l’arrivo del turista tra il paese dei balocchi ed un circo.

PHUKET. Sarà che la Paola mi aveva descritto il posto come una favola, ma il fatto che vi era stata vent’anni fa doveva pur sempre insospettirmi, se non chè alla proposta fatta a mia moglie sulla destinazione da scegliere tra il parco di Khao Sok sulla terraferma o l’isola di Puhket, con la convinzione classica delle signore, ricevetti una risposta del tipo “..Ma no caro andiamo a Phuket, sembra così bello”, mi induce all’acquisto dei biglietti. Altri 400 euro per andare in quest’isola meravigliosa. Ahime!! tragedia, la ciittà è uguale a tante altre, bancarelle ogni dove, e la spiaggia, sono stato a Patong è proprio Rimini anzi Riccione, si insomma senza nulla togliere alle nostre bellle spiaggie, Patong è ben ben lontana dall’immaginario collettivo dell’isola tropicale. L’unica cosa positiva è che i birmani in un paio d’anni hanno ricostruito tutto, dopo lo tsunami a beneficio dei turisti e di qualche imprenditore (anche italiano) che da accorto ha saputo bene investire comprando le proprietà di chi, senza più nulla, ne aveva le scatole piene. Alcuni locali, con l’intento di confortarmi mi dissero che la spiaggia di Kata era molto meglio, ma devo dire la verita che per essere meglio di Patong, bastava davvero poco, sicchè vi ho rinunciato senza neanche troppa fatica. Ah.. Dimenticavo, un ombrellone con uno sdraio costa 100 bath giornalieri, (2 euri..) era meglio se portavo il mio ma di ombrello. Se volete fare un dispetto a qualcuno mandatelo a Patong. Parentesi chiusa.

ANG THONG. E’ un parco nazionale ad un ora e mezza di barca da Koh Samui, quì finalmente l’acqua è degna di nota, la vegetazione e le scogliere pure, peccato però che non si possa pernottare. La gita però è gradevole, tra un lago, dove si è girato un film, (non c’è isola dove non si sia girato un film), ed un percorso a gradini carino vi si passa tranquillamente la giornata, incluso uno snorkeling però deludente per la quantità di pesci, ne ho fatti di migliori. Carina la gita in canoa, inclusa dove si consuma il lunch, forse l’ora non è adatta per i bambi, alle 14.00 sotto il sole cocente 50°.

KHO TAO. E’ il paradiso dei sub, così dicono. Da vecchio istruttore, dismesso le bombole, devo dire che mi è parso ragionevole, tuttavia l’isola è un susseguirsi di resort, più o meno carini. E’ sicuramente una destinazione preferibile a Koh Samui, od in combinazione, sicchè disponendo di otto giorni, tre ne farei a Koh Samui ed almeno quattro a Koh Tao. L’acqua è decisamente migliore, di fauna e vegetazione non ci si può lamentare, l’unico problema è la densità del turista, pur sempre vero che è meno di Koh Samui, ma decisamente oltre i miei limiti di guardia. Vicino a Kho Tao vi è l’isola di Nang Yuan, è degna di nota, è piccola e dispone di un solo resort, l’ideale per una coppia di fidanzati, ma non è molto adatta per i bambini.

VARIE. Ho vissuto il Songkran il capodanno buddista, cade il 14 Aprile, hanno festeggiato l’anno 2551 (vi è anche il bollo così applicato sulle auto) è l’anno del maiale, ed in tale data come nei giorni adiacenti, hanno l’abitudine di gettarti, con ogni mezzo dell’acqua addosso, indipendentemente da che cosa indossi o porti. Quindi no oggetti divalore. Il governo tra l’altro ed in quei giorni aveva vietato l’utilizzo e la vendita dei fucili ad acqua,mezzo estremamente usato, la cui pena era la reclusione sino a 4 anni per la vendita. In realtà di fucili ve ne erano in quantità, ma ciò non costituisce un problema, anzi è folclore locale e vale la pena comunque farne uso. Personalmente abbiamo usato un sano secchio.

CONCLUSIONE. In Thailandia, non ci tornerei, tranne che a Bangkok e forse Koh Tao (qualche giorno). I Thailandesi sono persone estremamente cordiali e corretti più sulla terraferma che non sulle isole, si mangia bene direi ovunque, soprattutto pollo e noodles, è caro. Da ultimo, resta da spiegare, ai bambini, come mai si vedono frequentemente persone occidentali d’una certa età accompagnarsi a persone locali di età adolescenziale soprattutto del medesimo sesso, ma questo è nella sensibilità di ciascuno di noi.



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