Terra santa 2000
Oggi Betlemme è Palestina, e’ la magica emozione di un paese che tuttora rimane paese. Dove cammini per strada e incontri un ragazzo che ti vende una spiga di mais bollita e tu tergiversi perché’ non vuoi spendere e lui te la regala, lasciandoti di sasso.
Betlemme e’ il negozio di Giovanni, Giovanni conosciuto per caso, davanti alla sua bottega di pochi metri quadri di fronte alla Natività’ e subito diventato amico E’ la città’ del ragazzo che mi grida Viva Italia e di me che gli rispondo Viva Betlemme, e che dopo qualche ora mi reincontra per strada e mi sbatte la mano sulla mia… Perché’ italiani e palestinesi… uguali… Strong people E’ la città’ di Antonio che in pochi minuti mi fa un dettaglio della situazione socio-politica delle città’’ spiegandomi come le diverse confessioni, pur nella loro rigida separazione vi convivono pacificamente E’ la città’ della bambina che si accompagna al nostro cammino, fermandosi se noi ci fermiamo e accelerando se noi acceleriamo, senza dire parola, senza rispondere a nessuna domanda, solo per farci compagnia e secondo me per farsela un po’ anche lei… E’ l’atmosfera delle vie intorno al mercato, gli odori confusi e mai irritanti di spezie ed aromi, il sorriso di un venditore che dopo una trattativa allo spasimo cerca di prendersi la sua rivincita convincendomi a mangiare delle gialle e croccanti patatine che solo alla fine scopro essere sfoglie di pasta ancora da cuocere.
Betlemme e’ la sera passata a chiacchierare con Michael, sulla bellezza di Teresa e su quanti cammelli potesse valere, e su quanto invece valesse la bellezza e l’importanza dell’Università di Betlemme , sul riscatto che può significare per le ragazze palestinesi, alle quali non auguro un’occidentalizzazione sfrenata, ma una crescita di libertà e dignità nel rispetto della loro cultura.
E il mio ricordo di Betlemme si affianca al ringraziamento ad una zanzara, che tenendomi sveglio all’alba col suo ronzio mi fa godere lo spettacolo dell’emozionante nascita del sole nell’azzurro cielo dov’era in attesa una triste mezzaluna.
Si fonde dentro di me la duplice sensazione di avere rivissuto attraverso quel sole la nascita del Cristo, e del profetico augurio che quel sole sia per la mezzaluna la speranza di pace per una Palestina felice.
Ho lasciato un biglietto a Lubna, ai suoi occhi dolci, e’ il mio intenso pensiero a tutta la sua gente.
Tiberiade Il mare di Galilea è l’unica cosa rimasta con le stesse caratteristiche con cui si sia mostrata agli occhi di Gesù’. Altrove e dappertutto il tempo e la storia hanno cambiato e spostato testimonianze e certezze. Ma l’acqua su cui Lui ha camminato e’ li’…E noi la vediamo come l’ha vista Lui.
Tiberiade e’ il mio primo impatto con Israele, e’ il timore della prima passeggiata serale in una terra martoriata e guardata con grande sospetto.
Ma e’ la paura che si stempera la sera dopo sulle rive del Lago, tra le musiche e le luci dei mille accattivanti locali, sui richiami delle bancarelle, tra ragazzi giovanissimi che imbracciano mitra come giocattoli e inviti a sedersi per gustare il gia’ossessionante “Pesce di San Pietro”.
Tiberiade e’ moderna, non e’ Betlemme, non e’ Palestina, e’ come una nostra città’ di mare, ricca di gioventù’ e di auto bianche (?) si delinea dentro di me la partecipazione ad una sofferente discriminazione tra ricchi e poveri, discriminazione che assume i caratteri della razza, della fede, ma che resta profondamente ingiusta agli occhi di qualunque profeta di pace.
Emozioni Ho cercato l’azzurro del cielo d’Israele, mi avevano detto avesse un tono unico, particolare, intenso, affascinante.
Non l’ho visto, non c’era.
L’ho sentito. Mi ha avvolto, accarezzato, accompagnato, senza mai togliermi il respiro.
Non sudavo.
Ho ripercorso le vie di Cristo attraverso la lettura ad alta voce del Vangelo. Non potevo sognare premio più’ bello. Io che col mio razionalismo cerco di arginare i richiami e gli affascinanti misteri della fede, io che ho rinunciato alla Parola della domenica per un sentimento (ahi quanto biasimato dal confessore di Nazareth) intimistico… proprio io ho avuto il privilegio di leggere a tutti gli altri la vita di Gesù’, nei posti in cui si e’ manifestata.
Si sono riempiti gli occhi e i pensieri di mille fantastici posti, di semplici pietre e semplici alberi ognuno fatto di pagine di storia, di sangue versato, di complicate vicende che , soltanto e talvolta, col cuore riusciamo a svelare.
Ho avuto gli occhi lucidi all’orto degli Ulivi, nel posto dell’agonia del Signore. Li’ ho toccato l’angoscia dell’uomo, il terrore dell’imminente fine, che ha preso Lui come avrebbe preso ciascuno di noi..La paura della sofferenza e della morte, che in quel momento ha svelato il Cristo uomo innanzi al Cristo Dio.
Cristo che chiede al padre di allontanare il Calice da lui, ma che nel contempo non si sottrae se e’ quella la volonta’ del Padre e si getta sulla pietra, suda dalla paura, ed il suo sudore si colora delle tinte del sangue..E’ come averlo visto, gettato su quella pietra..Ancora in lacrime.
Avrei voluto conoscerlo.
Quello che mi porto dietro e’ l’immenso rammarico di non averlo conosciuto ( mi si dira’ con troppa facilita’ o con vezzo di fede che lo conosco ogni giorno se seguo la sua parola e vedo il suo volto nel volto dei miei prossimi, come ci ha chiesto Lui )…Ma io avrei voluto conoscerlo davvero, capire come faceva a convincere semplici pescatori a seguirlo, come faceva a vivere di sole prediche e insegnamenti, perché’ faceva di tutto per cercarsi la morte, capire anche il suo gusto a prendersi gioco di amici e discepoli.
Parlo del Cristo Uomo, al di la’ dell’adesione alla sua Natura Divina, il Cristo che ( con un’infelice ma spontanea battuta) ho detto che avrei “messo in croce” per capirlo, seguirlo, essergli amico.
Mi sono commosso al posto della Dormizione della Vergine, al di la’ della realtà’ storica, dell’episodio della trasmigrazione da Efeso a Gerusalemme del Suo Corpo addormentato, avere davanti agli occhi la statua policroma del suo corpo mi ha segnato.
Come mi ha segnato portare la croce per i vicoli del suk, il brivido violento che mi ha attraversato da testa ai piedi, con le braccia ancora livide delle botte ricevute giustamente da una donna troppo offesa, Lei che mi si avvicinava dicendomi che non ero degno di portarla.
Abbiamo nella mente da bambini l’idea di certi posti, di certi racconti che si sono radicati dentro di noi radicandoci delle immagini che finiamo col ritenere vere.
Poi vai li…E non trovi nulla..Ne’ la capanna, ne’ il monte Calvario, ne’ la Casa di Maria, ne’ il Semplice Sepolcro ora racchiuso in un’ottocentesca fortezza lignea dove le diverse confessioni cristiane si alternano coi canti e la preghiera.
Ti si modificano i parametri della fantasia, in pochi giorni rinunci alle convinzioni ormai cementificate della capanna e della mangiatoia, dei miti pastori, della grotta dal sasso spostato.
Ma il posto e’ quello li’, costringi la tua mente a liberarsi da queste false immagini, ricevute da bambino, il processo non e’ immediato, ma le riempi con nuovi scenari, più’ cupi , forse, ma più’ intensi.
La grotta custodita da ortodossi armeni che non vogliono sentire ragione se stai baciando la stella e se hanno la funzione ti cacciano in un modo che non comprendi.
La mangiatoia di legno dove per anni, da bimbo , hai deposto il bambino la notte di Natale ora e’ il semplice incavo di roccia custodito da un’altarino vitreo.
Il sepolcro, l’oggetto di tante battaglie, e’ il condominio di ortodossi, cattolici e coopti abissini, dove ciascuno ha costruito a ridosso dell’altro, pur di essere piu’ vicino al Padre, col rischio di infrangere l’emozione forte dell’entrata in quella buia stanza dove al rumore della macchina fotografica fai seguire la rapida ( ahimè’) constatazione di essere nel punto piu’ vicino a Dio che ci possa essere sulla terra.
Mi ha colpito il luogo di vita dei padri coopti abissini, ortodossi cristiani, ritirati al lato del sepolcro, custodi del lato posteriore della pietra Sacra.
Immagini di monaci disastrati nel fisico, e nella pulizia, ma ricchi di un fascino che si concretizza nel colore lilla del pulpito ligneo e nella benedizione ricevuta dal padre claudicante accompagnato da me sottobraccio all’altare, attraverso una Bibbia a forma di croce Compagni di viaggio La regista e suo marito Mi chiedo come un uomo possa vivere il Viaggio in Terra Santa attraverso gli occhi della telecamera ed il cervello della moglie, che ti ordina le inquadrature, le angolazioni, ti costringe a riprendere le cose piu’ assurde coi commenti piu’ sballati.
Dalla casa “ dove la madonna si addormentava” ..Magari col fresco del pomeriggio ?, alle foglie di papiro usate per la copertura delle capanne… Fino al commento, guardando gli armeni in preghiera…” ma questi ci credono veramente!” E tremi all’idea che il brav’uomo una volta giunto a casa non trovi registrato nulla, tremi all’idea della reazione della regista.
E ti consoli pensando che almeno tutto questo sia servito a fortificare lo stomaco dell’uomo, a reggere imponenti colazioni a base di cetrioli affettati, pesce e frittate.
E che l’ostinazione della donna sia servita nel non volermi cedere il posto, il mio posto al finestrino dell’aereo, a portarmi a sedere vicino a Teresa come io, in segreto, desideravo.
Nick Mi avevi chiesto in cambio del rullino che mi avevi regalato di farti una foto mentre portavi la Croce verso il calvario. Ti avevo detto di non preoccuparti.
Forse e’ stato il tuo ultimo viaggio in Terra Santa, Nick, c’eri stato dieci anni fa, e ti eri portato via con te un ramoscello dall’albero di pepe, e i grani ti erano durati dieci anni, fino a quest’altro viaggio e mia moglie aveva voluto regalarti un altro ramoscello per augurarti come ti auguro io di tornarci presto.
Ti sei perso nel dedalo del suk, Nick, non hai avuto il privilegio di portare indosso la croce, come avevi desiderato, forse era il culmine del tuo pellegrinaggio.
Don Adriano mi aveva chiesto di raccogliere tutti, avevo corso per le stradine per farvi avanzare, ma non sapevo che dietro all’ultimo che vedevo ci fossi ancora tu.
Ti giuro, se lo avessi saputo, che avrei girato tutta Gerusalemme a piedi per ritrovarti e riunirti a noi.
Ho avuto la sensazione che da allora non mi hai dato confidenza, non hai scherzato piu’ alla solita maniera. Ancora ci sto male, ma non vedo la mia colpa, credo di aver detto al prete che tardavi la mattina perché’ eri risalito in camera a prendere il rullino, di corsa malgrado gli oltre ottant’anni di età’ .
Non e’ stata colpa mia se ti sei perso, Nick…Ma io mi son sentito come un cane pastore incapace di raccogliere le pecore e riunirle al gregge e ti giuro che se tu non hai portato, come volevi, la croce, il peso della stessa lo sento ancora io, anche adesso, mentre scrivo.
I Neocatecumenali Di preciso non so bene cosa siate e cosa predicate, ma ho un’avversione urticante per le comunità’.
Non critico nulla che non conosco, ma alla simpatia di Aldo ben presto e’ subentrata la insofferenza.
Per la logorroica insistenza che mi faceva cercare tavoli lontani dal suo, o posti a distanza di sicurezza dalla sua esuberanza verbale che non conosceva soste.
Io pero’ non farcirei mai i miei discorsi con tanti “ Voi non sapete che…” “ Se aveste letto la Bibbia, sapeste che…” Fino alle tue certezze sugli imminenti segni della fine del mondo.
Io credo che il vero pellegrinaggio lo abbia fatto tua moglie, costretta dalla febbre di Paola a starsene più’ giorni chiusa in albergo, a trascinare passeggino e bambina.
E ci son rimasto male che al Getsemani l’avresti mandata da sola a visitarlo, se non fossi corso io, insieme a lei, fiero di mostrarle il posto che mi aveva colpito di piu’.
Non puoi dire sempre “ voi non sapete che”…Se poi dici che “ al 100% la macchia della bimba e’ rosolia ed invece e’ una puntura di insetto! (e sei primario ospedaliero!!!!!!!) Non puoi dire sempre “ voi non sapete che”…Se poi dici che “ in uscita all’aeroporto non fanno controlli” ed invece ci aprono la valigia e ci tengono tre ore… Capisci adesso perche’ sulle comunità’ ho le mie riserve? Zia Amalia Mia madre era restia a credere che sua zia di 86 anni venisse in Terra Santa.
Eppure sei stata la piu’ ordinata, precisa, mai un passo dietro , con i tuoi tacchetti, le tue gambine smilze, la pelle che ogni giorno si colorava di tinte abbrustolite.
Chiesi a mia moglie di tenerti sottobraccio, per scendere le scale, rispondesti che camminavi molto meglio da sola.
Avevo timore a caricarti della croce, la prendesti con una forza che si leggeva chiaramente ti usciva dal cuore.
Forse tua figlia Annamaria avrebbe voluto lasciarti a letto e scendere a chiacchierare un po’ insieme a noi, ma come madre comanda le ordinavi malgrado la sua età di stare in camera con te…E come figlia capricciosa non volevi saperne di metterti all’ombra e ripartivi imbronciata.
Ti ho visto all’aeroporto che parlavi con una straniera, mi chiedo ancora cosa vi dicevate.
Virginia I camerieri di laggiù’ non perdono tempo…Senza corteggiamento, un’occhiata e vanno diritti all’invito alla camera da letto.
Ci avevano provato con Teresa, poi anche con te mite Virginia.
Il giorno dopo eri sconvolta, lo avresti mangiato, lo guardavi come avesse profanato la tua sensibilità’ mentre invece aveva bussato solo alla tua porta chiedendoti in un’improbabile lingua di aprirlo.
E’ stato li’ che mia moglie ha pensato allo scherzo…Siam venuti alla tua porta, abbiamo bussato, ho chiesto di poterti salutare, sapevo che partivi e ti chiedevo di aprire.
Il mio arabo era convincente, le tue urla minacciose… “ Chiamo la direzione!!” “Vattene Via” e poi hai cominciato a bussare alle mura della stanza vicina…E Urlava pure la vicina , la signora Maria e ti consigliava di chiamare la polizia! Allora mi son fatto riconoscere, e tra le risate abbiamo concluso l’ultima sera di viaggio, anche se tuttora mi chiedo , se avessi insistito, come avreste fatto a chiamare la polizia!!!!!! Peppinella Ti ho rincorso a Quamran che avevi deciso di andare da sola al mare. Ho faticato a convincerti, che il mare era lontano almeno dieci chilometri e faceva un caldo da scoppiare ed eravamo alle tre di pomeriggio 400 metri sotto il livello del mare.
Non sentivi ragione. Hai il potere di non cambiare espressione e malgrado il tuo peso non ti scoraggiava l’impresa. Camminavi con una flemma esemplare, eppure arrivavi sempre, malgrado noi correvamo. Ti sei arrabbiata perche’ nel pulman nessuno ti aveva svegliata. E cosi cercavi il mare. Anche tu ti sei persa nel suk di Gerusalemme, ma c’eri stata l’anno prima e credo che il motivo principale del tuo viaggio sia stato il mare…Quella mezz’ora di fango e sale a cui non avresti mai rinunciato e per cui avresti camminato sotto al sole per 10 chilometri.
Miscellanea Il ragazzo del mais ; l’odore delle vie di Betlemme; Gli sguardi intensi delle donne arabe; il verde degli occhi; Il saluto del ragazzo conosciuto il giorno prima; Giovanni del Negozio; Il lungolago di Tiberiade; Il piacere della passeggiata per Betlemme; I ragazzini che giocano con giocattoli di fortuna; Biglia e carretti; Le auto piene di polvere; Le auto bianche di Tiberiade; L’ordine delle divise dei bimbi di Betlemme; Il disordine e le loro mani sporche nei giochi del pomeriggio; I bimbi che vanno a scuola da soli; I Beduini nel deserto; L’atmosfera di Betlemme al mattino; Il sale e i fanghi del Mar Morto; Le urla e la fretta di don Adriano; I venditori incazzati al sicomoro; gli armeni incazzati alla grotta; il canto degli armeni al sepolcro; Il canto lontano degli armeni alle 3 di notte;I pizzichi di Anna; Il fascino del suk; I tassisti del tabor; le 23.000 del vino; le preghiere dei neocatecumenali; il matrimonio alla nativita’; il matrimonio a gerusalemme; l’odore nausebondo del vicolo del suk; l’ebreo che mi blocca il braccio al muro del pianto per impedirmi la foto; il poliziotto che mi blocca con la croce per la strada sbagliata; i tappeti delle moschee; la macchina fotografica nascosta ( e trovata!) in tasca.