Terra di Tango … E non solo!

Quando ho saputo che andavo in Uruguay per lavoro, la prima cosa che ho pensato è proprio il fatto che mai si vede una pubblicità, un riferimento, un accenno a questo paese dal punto di vista del turismo. Sinceramente mi sono chiesto se questo particolare non fosse una spia di qualcosa che non funziona in quel paese, turisticamente parlando, o...
Scritto da: Ivan Dal conte
Partenza il: 01/12/2003
Ritorno il: 15/12/2003
Viaggiatori: da solo
Spesa: 3500 €
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Quando ho saputo che andavo in Uruguay per lavoro, la prima cosa che ho pensato è proprio il fatto che mai si vede una pubblicità, un riferimento, un accenno a questo paese dal punto di vista del turismo. Sinceramente mi sono chiesto se questo particolare non fosse una spia di qualcosa che non funziona in quel paese, turisticamente parlando, o se, più semplicemente, il mondo europeo si è “dimenticato” di questo angolo per qualche motivo. Vedrete che sul portale di TPC vi sono solo due segnalazioni questa compresa! Enrico, l’autore della prima segnalazione nella sezione Uruguay, ben descrive questo.

Insomma, sono partito pieno di incognite, anche se conoscevo “teoricamente” molti aspetti della vita politica e sociale di quella terra per via degli studi sulla lingua spagnola che mi avevano portato ad approfondire il lavoro di Mario Benedetti, uno degli autori più fervidi di quel Paese, ancora troppo poco conosciuto in Italia. Il più famoso autore è certamente J.C. Onetti ma scoprirete nelle affollate librerie della capitale che sono tantissimi gli esponenti uruguayani di cultura che meriterebbero di essere introdotti nel nostro bagaglio… Forse, ho pensato, questa lontananza dall’Europa sarà anche per via della pesante dittatura iniziata a metà degli anni sessanta dal vicepresidente Pacheco che ha coperto questa terra di una coltre grigia durata quasi venti anni e caratterizzata anche qui da torture, sparizioni ed una cappa culturale pesantissima. Cappa che ha soffocato il carattere uruguayano che potrebbe essere definito intellettualmente curioso, affondato in una terra dove tutte le arti sono molto presenti. Sebbene non siano forse arrivati alle tragiche dimensioni della vicina Argentina, ancora oggi in piena democrazia, vera e profonda, quel tempo rattrista molti cuori. Ed è interessante vedere che gli svariati schieramenti politici oggi sono distinti, come un tempo lontano, in due grandi raggruppamenti, i “Blancos” ed i “Colorados” ad umile testimonianza dell’operosa semplicità del popolo ma anche di una vita politica intensamente vissuta. Persino i “Tupamaros”, le cui cronache affollarono le pagine dei nostri quotidiani negli anni ’60-’70 hanno ancor oggi la loro sede politica in un “barrio” (quartiere) centrale della città: per i curiosi di politica, e non solo per loro, una visita da non perdere, così come quella di un saluto ed una bevanda fresca in una delle decine di case legate ai partiti politici dianzi ricordati, dove incontrerete sempre qualcuno che vi spiegherà come oggi l’Uruguay vive i suoi problemi. Purtroppo anche qui il disinteresse per la vita politica comincia ad affacciarsi nelle classi più giovani, forse un po’ narcotizzate dallo stile moderno della vita consumista. Il paese, che è definito in questo portale dal ricordato Enrico come il paese della tranquillità, è fondamentalmente oggi un’oasi di pace, anche se le contraddizioni sociali, nella capitale in particolar modo, sono enormi. In Uruguay vivono poco più di tre milioni e mezzo d’abitanti, di cui la metà concentrata in Montevideo; la capitale fu fondata dagli Spagnoli nel 1726 ma ora vi appare come una città dall’aspetto europeo e fin da subito il centro vi regala l’impressione di essere in una piccola Parigi dove di balla il tango tra un internet cafè e l’altro (sono oltre trecento-quattrocento in tutta la città!). Ricordino i patiti di questo ballo che “ la Cumparsita” è stata qui composta ed una targa ancora oggi ricorda lo storico locale della sua prima esecuzione. I “tangueiros” inoltre non dovrebbero perdere il Festival Internazionale di Tango che si tiene ogni anno a cura di una delle scuole di ballo più note della Città. Se poi unite a quest’impressione il colpo d’occhio delle sue dorate spiagge sul Rio della Plata sembra di essere a Rio de Janeiro in piccolo. I voli dall’Italia non sono diretti, bisogna arrivare a Montevideo via Rio de Janeiro o via San Paolo o via Buenos Aires, in qualche caso via USA.

Il percorso dall’Aeroparque al centro città con mezzi pubblici fornisce subito un altro quadro della vita della capitale, circondata da molte aree molto povere e degradate (io ho visto una tale povertà solo in Africa…) per arrivare al centro città moderno caratterizzato da alti palazzi in cui predomina lo stile europeo francese di fine secolo per le costruzioni più vecchie affiancato a palazzoni dallo stile sovietizzante. In altre parti poi cominciano a svettare arditissimi grattacieli tutto vetri e cielo. Sono però la maggioranza di case basse, un tempo ricercate villette o piccoli palazzi, l’espressione di una città che ha goduto in passato di grande splendore e ricchezza economica. Lo testimoniano anche le decine di negozi d’antiquariato che sfoggiano centinaia d’oggetti, mobili, gioielli e quant’altro della vecchia Europa e di produzione locale: un pozzo senza fondo di curiosità e belle cose per gli appassionati. Le radici italiane sono a dir poco impressionanti. Nel centro, accanto ad uno smisurato numero di negozietti d’ogni genere (di molti vi chiederete come sopravvivano…) troverete anche un enorme mercato bric a brac che si tiene tutte le domeniche al mattino a prezzi incredibilmente bassi. Non è l’unico, potrete trovarne uno anche nella piazza antistante la chiesa principale nella città vecchia che pulsa di vita notturna molto in stile europeo ma con quel calore inconfondibile del Sud dell’America. Girare la città a piedi è abbastanza comodo solo nella città vecchia; per le altre zone occorre usare gli autobus pubblici: è un po’ un’impresa per via della mancanza di uno standard …Le linee sono poco segnalate e soprattutto non sono indicati i percorsi…Chiedete alla gente che vi aiuterà con gioia. I prezzi sono economici. I taxi hanno prezzi ragionevoli. Nella città vecchia la tranquillità vi assale, anche se sulla guida che ho consultato viene ricordato di essere cauti per via delle rapine anche in pieno giorno, soprattutto nella zona del vecchio mercato coperto, una stupenda architettura stile coloniale, oggi sede di moli locali d’intrattenimento, che merita da sola una visita di una ora. Io sinceramente di pericoli non ne ho percepiti nel centro, semmai si palpa una piaga ormai molto frequente che è quella del sesso a basso costo e quella della droghe dei poveri, alcol e colle. Certamente al calare delle tenebre compaiono non troppo silenziosi decine e decine di “cartoneros”, ossia i poveri che raccattano cartoni ed immondizia. Sono spessissimo famiglie intiere: i figli più piccoli, grazie alla loro piccolezza sono introdotti nei grandi contenitori per immondizie e fanno la cernita delle cose recuperabili, spesso, ahimè, nutrendosi del cibo buttato direttamente nel cassonetto. Sul carro tirato da cavalli o somari tutto si accumula in strati, come le cose tristi che sedimentano nel cuore…Questa è davvero l’immagine più dolorosa che ho registrato nel mio profondo…

A quest’ultima realtà fa da contraltare la Montevideo ricca che si adagia sulle spiagge rioplatensi: la spiaggia in dicembre già si anima di molte persone, si scende dalla strada direttamente sulla fine arena e ci si tuffa in un mare basso e dorato …Soprattutto non salato perché è l’estremo tragitto un fiume immenso di cui non si percepisce il limite…Un mare appunto. Quasi tutti gli Uruguayani “chupano el mate” ovvero sorseggiano con calma, attraverso una cannuccia metallica (spesso in argento o alpaca…La “bombilla”) un infuso di un’erba stimolante locale contenuta in una zucchetta dalle mille fogge e materiali, tenuta in mano. Immancabile compagno del mate è il thermos per l’acqua calda con cui preparare l’infuso. Questo rito è ovunque presente, fin dall’età giovanile, e si vedono le persone sorbire la bevanda mentre camminano, mentre discutono, mentre lavorano, mentre pescano calmi sulla grande diga che divide la zona spiagge dalla baia portuale. Il tramonto da qui è incredibile e tranquillità è dire poco…

Sulla passeggiata lungo il mare (che assomma a diversi chilometri…) ogni tanto si scorgono monumenti diversi, talvolta classicheggianti: vi segnalo invece un’umile e modesta stele su cui potrete leggere una poesia scritta da Juana de Ibarbouru (chiamata anche Juana de America, poetessa uruguayana dei primi del novecento) e dedicata ad una palma…Leggete e meditate! Dormire e mangiare in città è per noi europei molto economico…Si rischia di pagare per un lindo alberghetto a quattro stelle con tanto d’aria condizionata dai tredici ai quindici dollari, mentre per mangiare una cena a base di carne (assolutamente da non perdere tutto quel che hanno, temo che anche i vegetariani si convertirebbero alla carne dopo aver assaggiato quella che si gusta qui ed in Argentina…) si paga poco più di 6-7 €…

Tanto ci sarebbe ancora da descrivere sulla città (il teatro Solis, la casa di Garibaldi, il Palacio Legislativo, le piazzette dove la sera trovate coppie che ballano sul marciapiede alla musica del tango, i locali di tendenza…) ma vi lascio la curiosità inappagata per dirvi di non perdere altre piccole perle di una bella collana.

Sicuramente da non perdere è la Città di Colonia. Vi arrivate dopo un viaggio verso sud viaggiando con autobus gran turismo. La rete dei trasporti uruguayana è molto efficiente, economica ed il servizio ottimo. Attraverserete le pampas dove si scorgono le “estancias” che presiedono al mantenimento di un’agricoltura ricca. In alcune di queste è possibile fermarsi con formule simili al “bed and breakfast”. L’apporto industriale, un tempo anche vanto del paese (basti pensare alla Liebig che qui aveva i suoi stabilimenti di carne più grandi..) oggi vacilla, e il tasso di disoccupazione rischia di essere elevato in certe aree.

Torniamo a Colonia del Sacramento ( ci sono diverse “Colonie” : C. Suiza, C. Valdense etc) . Fondata nel 1680, il tempo qui sembra a tratti essersi fermato. Dal patio del mio albergo si ode il canto degli uccelli che arriva fino in camera in un clima abbastanza irreale. I colori e gli odori dei mille fiori che affollano i giardini interni di queste case basse testimoniano un passato molto vissuto. Sembra di nuovo essere in un film di Zorro… A Colonia tutto è davvero pace…Le case più antiche nel nucleo della città vi faranno scoprire un sapore che nei pochi viaggi che ho fatto in America Latina raramente ho gustato. Vi ricordo di non perdere una visita alla casa più antica del paese, fine ‘600, oggi trasformata in una galleria d’arte.. Un vero spettacolo che si apre sulla Calle de los Suspirios: andateci al tramonto, possibilmente non da soli, e capirete il perché del nome! Un faro nel pieno centro della cittadella vi farà ammirare dall’alto il verde incredibile dei suoi giardini adagiati sul Rio della Plata e se siete fortunati come io lo sono stato vedrete in lontananza il profilo dei grattacieli di Buenos Aires emergere dal fondo del mare avanti a voi… In città circolano auto d’epoca, i locali dove gustare l’ottimo pesce rioplatense sono arredati con gusto davvero raffinato. Per dare un’idea con l’equivalente di 7-8 € mangerete una pranzo intiero a base di pesce con vino locale d’eccellente qualità. I negozietti, che sono molti soprattutto per turisti argentini che invadono la città ad ondate, contengono merce bella, di cui vale la pena approfittare: ponchos, “ruanas”, “chalinas “ tutte fatte a mano da sapienti mani che lavorano lana seta e cotone in una ridda di colori talvolta di gusto raffinatissimo. Vedrete che rapporto intenso hanno gli Uruguayani con la letteratura: moltissimi ricordini, segnalibri, oggetti, quadretti, penne e quant’altro riportano frasi e spezzoni dei maggiori poeti e scrittori locali… Una catena di centri del governo ha riunito molti artigiani in una marca nota in molti paesi, “Manos del Uruguay”, i cui prodotti hanno prezzi per noi estremamente competitivi. Sarebbe un peccato però tralasciare le migliaia d’altri artigiani liberi che nel paese vi propongono i loro manufatti…Non voglio far loro torto dimenticandoli e ricordando che tutto quel che ho visto, mangiato, comprato mi ha riempito il cuore, la bocca, gli occhi e le orecchie e le mani.

Altro spostamento. Sempre sulla costa, di tutto altro genere verso il nord, verso il Brasile…Sono arrivato dopo un altro lungo viaggio che ha attraversato una zona collinosa, verdissima con ampi tratti di paludi quiete, all’Uruguay dei ricchi, in altre parole Punta del Este, una delle grandi capitali del bel vivere di tutta l’America meridionale, dove il rio della Plata si tuffa nell’oceano. Se dimenticate i grattacieli di stile americano, molti forse un po’ squallidi e talvolta trasandati, e vi immergete nelle stradine della parte più vecchia, quella fatta dalle case in stile coloniale, sembra di essere in un telefilm della signora in giallo. Qui potete fare il bagno da una parte nel Rio della Plata e dall’altra nell’acqua salata dell’oceano. Pare valga la pena fare una puntata a l’Isla de los Lobos, dove vive un’importante colonia di leoni marini poco distante da qui. Ahimè io non l’ho potuta fare per le condizioni del mare, così come non sono potuto arrivare alle altre perle del nord, verso il confine. Cabo Polonio in particolare: i miei amici che là sono stati mi hanno confermato quel che Enrico scrive su questo portale, in due parole che vale la fatica di arrivarci (a piedi, o in fuoristrada…) e starci un po’… là si tocca l’anima della terra…

Io ho toccato un alto punto di bellezza incomparabile. E’ Punta Ballena, poco lontano da Punta del Este. Qui (raggiungibile con mezzi pubblici e mezzo km di passeggiata) potrete arrivare ad una rampa d’avvistamento delle balene che transitano per queste acque durante la stagione giusta. Poco più in alto potrete vedere le acque dorate rioplatensi che si uniscono al verde oceano a cavallo di due immense baie dall’onda lunga…Un altro film insomma! Da non perdere la visita alla casa –laboratorio del pittore Carlos Paez Vilarò: di questo posto non dico nulla, vi lascio alla scoperta di un luogo unico nel suo genere e che non va assolutamente perso…Varrebbe la pena andare in Uruguay solo per venire qui. Immaginatevi un angolo costruito da Gaudì ( modernismo spagnolo) in piena America Latina, voluto, fatto e vissuto da un personaggio unico che potrete conoscere attraverso il suo laboratorio: capirete perché ha scelto di vivere in questo posto e palperete con i vostri cinque sensi la vita, cominciando dal vento che spira su questo collinoso promontorio. Lasciatemi terminare questo ricordo di un viaggio bellissimo con un commento sul popolo uruguayo: un concentrato di democrazia, dolcezza semplice e calorosa simpatia…Da conoscere insomma. In nessuna meta dei miei precedenti viaggi (anche se non sono certo un viaggiatore frequente) ho trovato tanta disponibilità affettuosa e disinteressata.

Quindi andateci e godete la tranquillità di queste pampas che si affacciano sul mare –rio…Hasta luego Uruguay!



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