Tenerife: vacanza nell’isola dell’eterna primavera
1° giorno
L’Airbus dell’Iberia sobbalza un po’ mentre si avvicina a Tenerife: i venti oceanici fanno sentire la loro potenza ma l’aereo, seppur sotto il loro impeto, continua imperterrito la discesa fino a bucare la coltre di basse nuvole che quasi perennemente copre la parte nord-ovest dell’isola e a mostrare, a noi passeggeri seduti sul fianco sinistro dell’aereo, la costa frastagliata.
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E’ un gesto unanime il volgersi verso i finestrini ed ammirare dall’alto il panorama: il mare è un po’ mosso e la terra assume tanti colori, dal verde delle piantagioni al rosso delle vecchie colate laviche.
Poi l’Airbus compie una dolce ma ferma virata e lambisce, sempre dall’alto, la costa sud, mostrandoci qui una terra più arida ma con una colorazione del mare che varia dal blu all’azzurro. Riconosco dall’alto le alte falesie de Los Gigantes (dei costoni di roccia che sprofondano con alti dirupi nel mare) nonché la lunga striscia di villette, condomini e palazzi che formano Playa de las Americas, uno dei più grandi centri turistici di tutta la Spagna. Infine, con un’altra virata sulla sinistra, l’aereo inizia a scendere fino a toccare la pista dell’aeroporto Reina Sofia di Tenerife Sur: inizia così il mio soggiorno in quest’isola africana di posizione, spagnola d’animo ma nordeuropea come organizzazione e accoglienza.
Lo sbarco, il ritiro dei bagagli e l’incontro con l’autista per il transfer in albergo sono a dir poco celeri e dopo mezz’ora sfrecciamo sulla TF-1, l’ampia autostrada che da Santa Cruz va fino a Adeje, diretti al nostro aparthotel.
Fa caldo, il cielo è azzurro ma macchiato da un bianco d’afa e il panorama offre alla nostra destra le pendici aride del Teide e alla sinistra la striscia di mare con tutti i villaggi costieri ormai divenuti agglomerati turistici che spero presto di visitare.
L’autista si districa lesto nelle numerose strade e viuzze che compongono Playa de las Americas e ci lascia davanti all’Aparthotel Bonanza, un tre stelle trovato su Booking: appena entrati e comunicata la nostra prenotazione, la gentile receptionist ci avvisa che per un problema tecnico ci hanno spostato in un’altra struttura appartenente alla stessa catena. Al mio tacito ma palese disappunto la signorina mi tranquillizza, mi dice che la struttura è migliore e organizza il transfert chiamando un taxi che, da loro pagato e in pochi minuti, ci lascia davanti al Coral Sunprime Beach Hotel & Spa, un quattro stelle nel pieno centro della città.
Appena entrati, una magnifica hall riccamente arredata e decorata in moderno stile ci accolgono i receptionisti, avvisati del nostro arrivo e con già la prenotazione pronta, ci fanno un celere check-in e ci invitano a salire nello studio situato al secondo piano.
Aprendo la porta troviamo un delizioso ambiente composto di un angolo cottura fornito di forno microonde, bollitore d’acqua, tostapane e frigo più i due fuochi per la cottura delle pietanze e l’occorrente per la preparazione di pasti (notando però che manca il colapasta!). Il bagno è grande e la camera ha il parquet, un ampio armadio a muro in cui trovo pure l’asse e il ferro da stiro, due letti e un divano-letto, un televisore a schermo piatto e, sui letti, due accappatoi piegati di colore differenti (così come gli asciugamani del bagno) con due buste di plastica chiuse contenenti le pattine per la camera. Completa la presentazione una bottiglietta da 66 cl di tinto rosso da scolare tutta successivamente. Considerato che abbiamo pagato al prezzo della vecchia struttura (698 € per 15 giorni di permanenza), direi che un colpo di fortuna ha benedetto questa vacanza.
Disfatti i bagagli e concessoci un riposo, usciamo nel pomeriggio per un giro esplorativo celere e per comprare qualcosa in uno dei tanti supermercati che si trovano nel centro.
Dopo cena altro giretto per vedere la vita notturna dell’isola e poi a nanna, dato che siamo stanchi per l’alzataccia mattutina.
2° – 3° – 4° – 5° giorno
Condenso in questi quattro giorni il diario, visti che sono stati prettamente dedicati al mare. Infatti, la mattina, dopo la colazione, raggiungiamo in dieci minuti Playa de Troya, una delle tante insenature della costa di Playa de Las Americas.
Qui la spiaggia è sia libera sia fornita di ombrelloni e il prezzo di due lettini con un ombrellone di paglia è di 10 € a giorno. Su ogni spiaggia c’è non solo un bar per l’acquisto di bibite e rinfreschi ma anche il servizio bagnini e il pronto soccorso.
Oltre a supermercati e negozi aperti h24, la città ha moltissimi bar e ristoranti di vario genere, dal cinese all’italiano fino ai classici Mc Donald’s e similari.
Molti i centri commerciali, tra cui il C.C. Veronica (vero fulcro vitale della movida), i cui bar e locali attirano la sera le nidiate di giovani in cerca di divertimenti vari. Per fortuna un ottimo servizio di guardia civile e polizia vigila soprattutto nei w-e sulle torme di giovanotti e signorine straniere dal gomito facile e dall’ugola profonda.
C’è un servizio di taxi per chi alloggia un po’ più lontano e anche un servizio notturno di autobus, sebbene passi a orari cadenzati non proprio comodi, ma alla fine le distanze sono percorribili al massimo in 15/20 minuti e di sera una passeggiata tra i negozi di souvenir e le gelaterie non fa mai male.
6° giorno
Oggi il tempo è cupo e di andare al mare non c’è proprio la voglia, quindi ci dedichiamo alla scoperta di Playa de Las Americas.
C’è da tener conto che con questo nome s’intende la conurbazione (al 90% composta di strutture alberghiere) che interessa la riviera dei Comuni di Adeje e Arona e che si estende nella zona sud dell’isola, dove si concentra buona parte del turismo.
Lungo la costa si snoda un lungomare quasi totalmente pedonale che va dalla località de La Caleta fin oltre il porto di Los Cristianos, lambendo baie e spiagge e inerpicandosi in alcuni punti sulle pendici di colline prospicienti il mare.
Poiché siamo situati quasi nel bel mezzo, partiamo per una passeggiata percorrendo Avenida las Americas, piena di negozi e centri commerciali, fino a Playa de las Vistas, semivuota in tardo mattino a causa della mancanza totale del sole. Proseguiamo sul lungomare fino al porto di Los Cristianos, punto d’imbarco delle navi per La Gomera, e raggiungiamo l’omonimo centro, dove ci perdiamo nei negozi di souvenir.
Torniamo indietro per la stessa strada e ammiriamo Playa del Camisòn, che abbiamo considerato la più bella delle spiagge del luogo con la sua acqua cristallina e le sue palme sulla riva, e Las Caletillas, una serie di scogli e spiaggette adatti per i surfisti.
Il lungomare prosegue su Playa de las Americas, con scorci che danno sul mare, sulle retrostanti montagne e sulla lontana costa verso nord, per poi toccare il C.C. Veronica e arrivare a Playa de Troya. Dato che il cielo è comunque ancora coperto, torniamo in albergo a rilassarci.
7° giorno
Anche oggi il cielo non promette bene anzi sembra più nero di ieri, così decidiamo di passeggiare per l’altra parte del lungomare e raggiungiamo Playa de Troya proseguendo verso nord lungo Playa de las Cuevitas e Playa del Bobo.
Qui la strada s’inerpica tramite una serie di scalini sul fianco della collinetta e in alcuni punti possiamo scorgere dall’alto l’estensione della città turistica.
Superiamo l’asperità e scendiamo a Puerto Colon, piccolo porto turistico affiancato da una spiaggia chiusa in cui sguazzano felici nugoli di bambini nonostante il tempo non ottimale.
La strada riprende di nuovo a salire e sbuchiamo così nella baia di Fañabé le cui spiagge di Torviscas e di Fañabé si estendono per circa un paio di chilometri.
Riposiamo su una panchina ammirando il panorama sottostante e poi riprendiamo la via del ritorno, fermandoci per lo spuntino al Restaurante Mania, uno dei tanti presenti sul lungomare: una bella insalata di mare e un bocadillo con acqua e birra ci costano meno di 10 € a persona.
8° giorno
Anche oggi il tempo è nemico, quindi ci organizziamo per una visita a Santa Cruz de Tenerife, capitale dell’isola, utilizzando le guaguas ossia gli autobus pubblici. Le guaguas sono gestite dalla società Titsa e percorrono in pratica tutte le strade dell’isola portando ovunque, dalle grandi città finanche sul Teide.
Da Playa de las Americas partono due autobus per Santa Cruz, il 110 e il 111, ma si possono prendere solo in due specifiche fermate situate un po’ lontano dal nostro albergo.
Per comodità prendiamo dalla fermata (ben servita da molte linee) del nostro albergo il primo autobus utile per l’Intercambiador di Los Cristianos e lì poi il 111, che è una linea Express e non fa fermate: il biglietto è un po’ caro (15 € a/r) ma d’altronde Santa Cruz dista più di 70 km. Il 110 sarebbe anche comodo ma effettua un po’ di fermate lungo il percorso, compresa quella dell’aeroporto di Tenerife Sur.
Comunque l’autobus ci impiega giusto cinquanta minuti e ci lascia al nuovissimo terminal (Intercambiador) della città, situato a pochi minuti di cammino dal centro. Infatti, percorsa Calle Alfonso, siamo davanti al Mercado de Nuestra Señora d’Africa, molto caratteristico sia dall’esterno sia nell’interno.
Attraversiamo il Puente Generale Serrador e arriviamo in breve a Plaza de Principe, in cui svettano una vecchia dracena millenaria e delle mastodontiche querce che coprono le belle facciate del Museo de Bellas Artes e dell’adiacente Circulo de l’Amistad II de Enero.
Scendiamo la Calle Villalba, passando davanti all’Iglesia de San Francisco, e sbuchiamo a Plaza de España, nel cui centro un’enorme piscina fa da specchio agli alti palazzi circostanti e al Monumento agli eroi tinerfini, tutto in pietra lavica.
Risaliamo calle del Castillo tra negozi aperti e palazzi di vario stile fino alla Plaza Weyler, dove ci fermiamo per uno spuntino in uno dei tanti bar della zona e per ammirare la scenografica fontana posta al centro.
Ritorniamo indietro per visitare il Palazzo del Gobierno de Canarias ma riusciamo solo a fotografare la facciata della sede, quindi ci infiliamo in uno dei vicoletti che portano alla vecchia Santa Cruz e percorriamo la Calle Selis tra palazzi coloniali, tipici balconi di legno e insegne colorate fino all’Iglesia de la Concepcion e al suo alto campanile.
L’Iglesia è chiusa così ripieghiamo per l’ultimo punto d’interesse da visitare: L’Auditorium Martin dell’architetto Calatrava, situato sul lungomare della città, all’ingresso del porto e a pochi minuti dall’Intercambiator.
L’Auditorium è, infatti, immediatamente riconoscibile nella vela di cemento armato che sovrasta l’auditorio e che rappresenta una poderosa onda proveniente dalla retrostante costa rivolta verso l’Oceano Atlantico, mentre la struttura vera e propria ha invece la forma di una nave, con tanto di elegante prua stilizzata in omaggio alla tradizione marinaia della città. Sugli scogli posti sotto il terrazzamento d’ingresso sono stati dipinti i volti dei più famosi musicisti del mondo, da Haendel a Beethoveen fino a Michael Jackson e Britney Spears. Tra gli italiani, spiccano i classici della musica lirica, Pavarotti, Bocelli e… Al Bano!
Vicino alla moderna struttura sorge il Piccolo Castillo de San Juan e di fronte, dall’altra parte della trafficata Avenida, l’Ermita de Nuestra Señora de Regla.
Ritornati al terminal, riprendiamo l’autobus e rientriamo a Playa de las Americas dopo una bella giornata trascorsa a visitare l’interessante città.
9° giorno
Finalmente possiamo ritirare l’auto prenotata presso la Europcar e che ci consentirà di conoscere il resto dell’isola.
Appena ci mettiamo alla guida di una nuovissima 500 Fiat (prezzo di 178,29 € per quattro giorni), decidiamo di visitare la cittadina di San Cristóbal de La Laguna, nel nord dell’Isola, che raggiungiamo tramite la TF-1 e la TF-5 nel giro di un’oretta: uscendo e proseguendo dritto arriviamo giusto alla fine di Avenida de la Trinidad, dove fa capolinea la linea metro che collega la città a Santa Cruz. Qui c’è un ottimo ed economico parcheggio sotterraneo dove lasciamo l’auto e da cui ci incamminiamo per la visita del centro, dichiarato Bene Culturale e Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
La prima tappa è la chiesa di Santo Domingo, definita dalla mia guida cartacea una gemma antica del XVI secolo. La facciata è semplice ma appena entriamo nel tempio rimaniamo stupefatti dal retablo in purissimo stile plateresco e dalla serie di affreschi ai lati della navata.
Raggiungiamo da qui la Plaza de l’Adelantado, su cui si aprono le facciate dell’Ayuntamiento (Municipio), del Monastero e Chiesa di Santa Caterina da Siena e del Palacio de Nava, la cui facciata è considerata la più bella in stile barocco.
Proseguiamo lungo calle Nava y Grimon, arrivando al Real Monastero del Cristo de La Laguna, il cui ingresso dà sull’attuale piazza del mercato: l’interno lo troviamo semplice e spartano ma lo splendido retablo è ornato in purissimo stile barocco con decorazioni argentee floreali e naturali.
Ritorniamo per la centralissima calle Viana e poi svoltiamo a destra sulla calle de San Agùstin, passando davanti al Palacio Lercaro con i suoi dettagli decorativi in legno e pietra nera vulcanica. Il palazzo successivo è il Palacio Salazar, residenza del Vescovo di La Laguna: pur semidistrutto nel 2006 da un tremendo incendio che ne bruciò i pregevoli interni risalenti al XVII secolo, la sua facciata barocca si è salvata ed è purtroppo l’unica reminiscenza originale.
Procedendo sempre dritto, passiamo davanti ai resti dell’Iglesia di San Augustin e ci fermiamo nel bel giardino adorno di palme e di una dracena millenaria dell’Instituto de Canarias Cabrera Pinto: l’ingresso è libero e visitiamo così l’interno scoprendo com’è fatto un patio canario.
Effettuata la visita, raggiungiamo la chiesa di Nuestra Señora de la Concepcion di La Laguna, il cui stupendo campanile ricorda un po’ quelli delle città toscane: purtroppo è l’ora della “siesta” e la chiesa è chiusa così ne approfittiamo per lo spuntino in uno dei numerosi locali presenti nella piazza.
Dopo il rinfresco, ritorniamo indietro per Calle Redondo, ammirando i palazzi coloniali con i loro tipici balconi e le facciate dipinte in vari colori e fermandoci nei negozi artigianali. Passiamo anche davanti al liberty Teatro Leal e ammiriamo poi le potenti nervature gotiche della Catedral de Nuestra Señora de los Remedios de La Laguna, chiusa per il restauro dell’enorme cupola.
Visitiamo infine la Casa Alvarado Bracamonte con il suo patio pieno di palme e piante arricchito da una scenografica fontana e ci riaffacciamo sulla Plaza de l’Adelantado, terminando così la visita alla città.
Ritorniamo all’auto, paghiamo velocemente il parcheggio (circa 5 € per quasi sei ore di sosta), e prendiamo la direzione di Las Mercedes sulla TF-114, con l’idea di costeggiare i monti de la Añana e scendere verso Playa de las Teresitas.
La prima sosta è al Mirador del Cruz del Carmen, da cui si spazia con lo sguardo sulla sottostante valle fino all’aeroporto Tenerife Norte (tristemente famoso per la più grande sciagura aerea avvenuta fin ora); la seconda, dopo un tragitto tra alti alberi e piccoli panorami, avviene più in alto al Mirador del Pico de l’Inglés, da cui si arriva ad ammirare entrambi i versanti costieri e da cui, col bel tempo, si vede Gran Canaria.
Poi proseguiamo sulla TF-123 a quasi mille metri d’altezza su una strada stretta e piena di curve e saliscendi, rasentando enormi burroni e voragini, fino alla congiunzione con la TF-12 che ci porterà giù: quest’ultima è talmente piena di curve che l’arrivo alla Playa de las Teresitas è da me salutato come la terraferma dopo un naufragio!
Rinsaviti dalla sconcertante discesa, ammiriamo la bellissima spiaggia di sabbia dorata che, sebbene sia artificiale, di sicuro è una delle più scenografiche delle spiagge tinerfine.
E’ pomeriggio inoltrato e ritorniamo così verso Playa de las Americas, dove ci attende una tranquilla serata.
10° giorno
Siamo pronti per un giro nella parte nord-ovest dell’isola quindi partiamo imboccando la TF-1 in direzione Guìa de Isora e poi proseguiamo sulla TF-82 verso Santiago del Teide: in alcuni tratti affianchiamo i lavori di quella che diventerà presto il prosieguo della TF-1 e che circonfletterà tutta l’isola.
Fino a Santiago del Teide la strada è un tranquillo saliscendi ma poi diventa curvilinea e per un po’ di chilometri affrontiamo tornanti e curve a gomito per poi scendere gradatamente sull’altro versante: arrivati poco dopo El Tanque, imbocchiamo la TF-421 per Garachico, nostra prima tappa.
La TF-421 si presenta anch’essa tutte curve e tornanti ma la lezione è imparata così si procede a velocità ridotta anche perché un’insolita coltre di nuvole basse copre la visione della strada e della sottostante costa.
Ci fermiamo in un mirador da cui possiamo scorgere la riviera in tutta la sua lunghezza da Puerto de la Cruz fino alla punta estrema, poi proseguiamo per Garachico e parcheggiamo l’auto quasi in centro.
Garachico è l’ex porto dell’isola, ora divenuto piccolo e grazioso centro balneare con le sue piscine naturali che permettono di bagnarsi anche in caso di mare mosso (come lo è oggi). Il suo centro è composto di piccole stradine con i deliziosi palazzi in stile canario e da una piazza addobbata per la festa di San Roque e per quella successiva di Nostra Signora della Candelaria, molto sentita in tutta l’isola. Carini sono anche il piccolo forte prospiciente il mare e il centro artigianale situato di fronte.
Da Garachico in breve ci spostiamo a Icod de los Vinos per visitare il Parco del Drago, in cui svetta il famoso Drago Millenario o Drago di Icod (Dracaena Draco Canariensis), uno dei simboli naturali e storici più importanti delle Canarie.
Ci arriviamo tramite la TF-42 e le indicazioni stradali ci portano direttamente al parcheggio presso la Chiesa Parrocchiale di San Marco, nel cui antistante giardino troviamo i primi interessanti esemplari botanici. Qualche minuto di passeggiata e giungiamo davanti all’ingresso del parco che più che altro è una passeggiata botanica in cui si possono vedere le varie piante presenti sull’isola. Spendere però 7 € per vedere un enorme anche se bell’albero che si può trovare anche in altri luoghi francamente non sembra il caso e così ritorniamo indietro riuscendo ad intravedere da lontano l’enorme tipica cima a forma di cavolfiore.
Imbocchiamo la nuova TF-5 e usciamo a Puerto de la Cruz seguendo un percorso che porta dritti all’Esplanada del Muelle, un ampio parcheggio gratis situato sull’Oceano Atlantico e che da cui si può accedere alla città dalla parte del mare.
Pranziamo presso il tasca-bar “La Pandorga” in calle Mequinez 7, mangiando un polpo gallego squisito, una sperlunga di calamaretti fritti e delle spigolette alla brace con un buon tinto bianco (conto di 24€ in due), e poi facciamo un giro per quella che era la capitale turistica dell’isola fino al secolo scorso.
Da Calle de la Marina con la sua piccola e affollatissima spiaggia entriamo in Plaza del Charco, vasta ma priva di fascino. Sulla sinistra imbocchiamo la calle Quintana, totalmente pedonabile, e visitiamo prima la deliziosa Iglesia de San Francisco poi, più avanti e preceduta da un bel giardino, la Iglesia de la Peña de Francia con il suo bel campanile e l’ampio splendido interno. Di fronte, sbirciamo nella hall dell’Hotel Marquesa, molto bello davvero con i suoi colori e i tipici balconi canari.
La calle finisce su un mirador situato di fianco all’Ayuntamiento e che da’ sull’Oceano e sulla Playa de Sant’Elmo, la cui ermita è raggiungibile con una passeggiata. Da qui si vedono le piscine del lago Martianez, una serie di vasche d’acqua naturale progettate dal famoso artista Cesar Manrique.
Ritorniamo indietro e passiamo per i vicoletti e le chiese di calle di San Domingo, che divide in due il quartiere dei pescatori de la Ranilla, e poi, dopo un gelato e il riposo su una panchina ammirando il passeggio e il mare in burrasca, ritorniamo all’auto e facciamo rientro a Playa percorrendo tutta la TF-5 e la TF-1.
11° giorno
È domenica ed è la giornata giusta per la prevista escursione al Teide, la più alta montagna di Spagna e vulcano attivo in fase di quiescenza.
Da Playa de las America raggiungiamo l’omonimo parco seguendo la TF-82 fino a La Camella, poi la TF-51 che ci porta a Villaflor e da qui la TF-21 che va dritta fino all’ingresso del Parco: una piazzola di sosta e un info point sono all’inizio del percorso che attraversa questa distesa di pietre laviche e rocce nere su cui sovrasta la mole del vulcano.
Il cielo incredibilmente terso e l’assenza di nuvole rendono lo spettacolo del contrasto tra colori molto più vivo e reale e ci testimonia la potenza delle forze della Natura.
Scattiamo tante foto con la scenografia naturale alle nostre spalle poi proseguiamo nella caldera sulla strada che la percorre in tutta la sua lunghezza e ci fermiamo al mirador di Los Roques per ammirare la vasta distesa di cenere e pomice che stiamo attraversando. Le rocce da cui il posto prende nome sono i resti di antichissime eruzioni avvenute milioni di anni fa e si stagliano nel cielo azzurro come naturali grattacieli.
Da qui, sempre con l’auto, andiamo verso la stazione della teleferica ma la lunga fila e un po’ anche il prezzo (25 €) ci fanno desistere dal salire su quello che è sì il punto più alto ma non è la vetta, raggiungibile solo previo permesso da prenotare on line o, se disponibile, da prendere sul posto.
Una successiva sosta la facciamo ai piedi della Montaña Blanca alle Minas de San José per ammirare e camminare sul deserto giallo di pietra pomice che si apre davanti ai nostri occhi: è uno spettacolo bellissimo perché il giallo in tutte le sue variazioni di tonalità spicca tantissimo e contrasta con le rosse rocce laviche e il cielo azzurro terso e pulito.
Alla fine, per rilassarci e prima di lasciare definitivamente il parco, ci fermiamo a El Portillo de la Villa per pranzare e far riposare gli occhi dai tanti colori cangianti.
Dopo un sandwich e un’acqua pagati un po’ a caro prezzo (circa 8 €), riprendiamo la strada per scendere dall’altro versante seguendo sempre la TF-21 e dirigendoci alla destinazione di La Orotava, che conserva un centro storico dichiarato Complesso Storico-Artistico.
Parcheggiamo poco prima del centro e ci inoltriamo lungo le ripide vie che portano alla Plaza de la Constituçio, notando il rado passeggio e i negozi chiusi che ci fan ricordare che è Domenica.
Nella Plaza, appena entrati, scorgiamo sulla nostra sinistra gli ingressi all’antico Convento de Nuestra Señora de la Graçia e all’adiacente Iglesia de San Agustín mentre dalla parte opposta si apre un panorama sul sottostante centro digradante verso il mare.
Proseguiamo sulla calle Calvario e sulla calle Estevez tra pregiati palazzi fino all’incrocio con la calle Perez che porta all’alta mole dell’Iglesia de Nuestra Señora de la Concepcion, costruita in forme barocche e dotata di una imponente cupola.
Percorriamo calle Garcia, in cui ha sede l’edificio in stile canario dell’Universidad Europea de Canarias, poi calle Zerolo, in cui ammiriamo la bella facciata del Palacio Lugo, per poi ritornare sulla calle Estevez in direzione Plaza de l’Ayuntamiento, la cui mole svetta tra le rare palme e il bianco del pavimento.
Tiriamo dritti dopo la foto di rito e giungiamo in breve a un’altro dei posti di richiamo della cittadina: la Casa de los Balcones, un’antica e tradizionale costruzione combinazione di museo e negozio di artigianato. Si tratta di un’antica casa costruita nel 1640 su tre piani e segue il tradizionale stile di Tenerife ossia una bella facciata con balconi interamente in legno e piena di dettagli.
Dentro c’è un cortile interno decorato con fiori e piante e a pianoterra sono esposti articoli artigianali in vendita come terrecotte, cesterie e ricami. L’ingresso è gratis ma per visitare tutta la Casa bisogna pagare l’entrata.
Di fronte c’è un altro negozio di artigianato, situato nel vecchio Convento Molin.
Dopo la visita e lo shopping abbinato, ritorniamo verso l’auto e rientriamo in albergo percorrendo sempre la TF-5 e la TF-1.
12° giorno
Ultima giornata di possesso dell’auto quindi ne approfittiamo per andare in qualche spiaggia fuori città. Dalla guida leggo che un luogo molto amato dai tinerfini e dai canari è Candelaria, tra Santa Cruz e l’aeroporto Sur, sede della Basilica di Nuestra Señora de la Candelaria, protettrice delle isole: i canari le han dedicato un’enorme basilica proprio sul mare, lì dove una leggenda vuole che la figura della Vergine sia arrivata su queste spiagge quando sull’isola c’erano ancora gli antichi abitanti, i Guanchi, che la venerarono pur non sapendo chi fosse. Quando gli Spagnoli vi giunsero e vi trovarono il culto già forte, le innalzarono una chiesa, abbellita e ingrandita nel corso dei secoli.
Sempre con la TF-1 arriviamo a Candelaria, dove parcheggiamo in un affollatissimo spiazzo custodito (la cui prima ora è gratis) prospiciente il mare: la giornata è semplicemente stupenda e le nuvole sembrano tenersi lontano da questo posto.
Percorriamo la calle Cálceres e sbuchiamo sull’ampia Plaza Padrona delle Canarie, in cui svetta alta la mastodontica mole della Basilica. Alla nostra sinistra la bella veduta sul mare è interrotta dal Gruppo scultorio de los Menceyes, composto di sette enormi statue rappresentanti i sette Re dei Guanchi che, in altrettanti luoghi dell’isola, governavano durante la conquista spagnola.
Le foto con i Re, lo sfondo sul mare, la Basilica e il piccolo centro si sprecano ma costatiamo che quest’ultima è chiusa il Lunedì quindi non ne è possibile la visita.
Considerata la bella giornata, decidiamo di andar a Playa de la Tejita, ritenuta una delle spiagge più belle dell’isola e distante poco più di 20 km da Candelaria, quindi andiamo a ritroso sulla TF-1 verso sud, usciamo a El Medrano e proseguiamo verso la Montana Roja per parcheggiare poi nello slargo antistante alla spiaggia. Solo che, come appena scendiamo dall’auto, un poderoso gruppo di nuvole copre il sole e resta fisso lì per un bel po’ di tempo, privandoci di un bagno e della tintarella: direi una bella fortuna!
Ritorniamo a Playa de las Americas, anch’essa coperta di nuvole, e ci dedichiamo allo shopping e al relax.
13° – 14° giorno
Senza tediare troppo, gli ultimi giorni sono trascorsi nel riposo più completo, approfittando negli scampoli di bel tempo delle spiagge locali o semplicemente delle piscine dell’hotel.
L’unico accenno degno di nota è che l’ultima sera ci siamo concessi una cena per festeggiare la fine della vacanza e siamo andati presso il Restaurante Tango, in Avenida Santiago Puig 3: in un ambiente molto romantico abbiamo ordinato una grigliata di calamaretti, una paella sostanziosa, un dolce delicato e del buon tinto bianco pagando poco meno di 22 € a testa.
È stata l’ultima spesa fatta in vacanza.
15° giorno
Sveglia e colazione con tutta calma: il transfert viene alle 11,30 per prelevarci e portarci all’aeroporto.
Prima della partenza, acquisto al duty free dei gustosi dolcetti tinerfini e dello zafferano dell’isola, che mi servirà per condire l’immancabile paella che cucinerò ritornato in Italia.
L’Airbus dell’Iberia è puntuale e decolla alla volta di Madrid carico di persone che, spero con un pizzico di nostalgia come l’abbiamo noi, lasciano Tenerife.
CONSIGLI
Volo Prenotato con Iberia (via Madrid) al prezzo di 352 €. L’unico diretto lo fa la Ryanair altrimenti con Vueling o Air Europa si arriva comunque in uno dei due aeroporti dell’isola con uno stop.
Transfert Con www.shuttledirect.com è possibile prenotare il transfert da/per l’aeroporto a prezzi molto vantaggiosi: dopo aver inserito le date d’arrivo e di partenza e il luogo con l’hotel da raggiungere, si paga on line e la stampa del codice pervenuto servirà come riferimento per la prenotazione. Io ho pagato 16 € a persona per uno shuttle minibus: all’arrivo ho trovato l’autista subito nell’area arrivi mentre l’ora di partenza l’ho confermata via telefono un paio di giorni prima e il minibus poi è stato puntualissimo.
Per chi non vuole, ci sono le guaguas della Titsa e i taxi a prezzo fisso.
Albergo L’offerta alberghiera è varia e per tutte le tasche e dipende da come si vuol affrontare la vacanza. Personalmente preferisco la formula residence perché l’appartamento lascia libertà di orari e di movimento così ho prenotato sempre su Booking l’Aparthotel Bonanza ma, come detto nel diario, siamo poi stati all’arrivo spostati al Coral Sunprime Beach Hotel & Spa con tutti i lati positivi del caso.
Ristoranti Avendo la formula residence, quasi tutti i pasti sono stati consumati nell’appartamento sia per un po’ di risparmio sia per la noia di uscire ogni sera alla ricerca del ristorante o pub dove cenare. In effetti Playa de las Americas o le altre città hanno un’offerta enorme di posti di ristoro quindi dipende molto dalla fame e da cosa si desidera assaggiare per scegliere dove andare: spagnolo o italiano, indiano o cinese, stuzzicheria o arabo, il palato può essere soddisfatto in tutti i modi.
Nel diario ho citato tre ristoranti che considero valer la pena di provare.
Movida la movida tinerfina a Playa de las Americas si svolge o in Avenida Las Americas o lungo Avenida de Rafael Puig de Lluvina, piene di bar, locali, dancing, casinò e intrattenimenti vari. Si può passare dal cocktail all’ultima moda alla pinta di birra in pochi metri e se ci sono le partite del campionato inglese, il tifo con conseguente casino è assicurato. Spettacoli artistici vari sono offerti lungo le strade (caricaturisti, vignettisti, statue vive e giocolieri) mentre in altri locali drag-queen e pseudo karaokeiani cantano e ballano al ritmo di canzoni caraibiche o scatenati flamenco.
Per la comunità glbt ci si può intrattenere al bar-hotel Playaflor o, ma solo il venerdì e il sabato dopo l’1, al disco bar Punto Zero.
Su tutto vigila sempre la Polizia o la Guardia Civile che si fanno vedere e sentire.
Trasporti Come già detto, l’isola è ben servita da una capillare e ottimamente tenuta rete stradale e da un servizio di autobus che collega quasi tutti i punti principali dell’isola. Di quest’ultimo si possono avere notizie e informazioni sul sito www.titsa.com, che mette on line gli orari degli autobus (detti guaguas).
Comodi ed economici anche i taxi mentre il miglior mezzo per andare a zonzo è di sicuro l’auto, noleggiabile ovunque nei vari offices a prezzi concorrenziali e abbordabile per la spesa benzina: un litro di senza piombo costa appena 1,10€! Un’utopia in Italia.
Acquisti Qualche negozio vende artigianato vero ma il resto, in mano a cinesi o indiani, è la classica paccottiglia tipica di certi posti di mare. Se davvero si vuol comprare qualcosa di carino come ricordo o souvenir per amici e parenti, meglio andare nei piccoli centri turistici come Icod de los Vinos o La Orotava e spulciare nei piccoli negozi artigianali e gastronomici: si spenderà un po’ di più ma la qualità e l’originalità sono garantite.
A disposizione, comunque, manufatti di lana e cotone come tovaglie e scialli, oppure di legno, di ceramica o di pietra lavica come vasi, posacenere e semplici monili. Per la gastronomia, molto richiesti sono il vino, i formaggi e il peperoncino.
Siti Per primo sempre consultare Tripadvisor al fine di vagliare i consigli su luoghi, locali e ristoranti. Poi si possono consultare i seguenti siti, che possono aiutare a pianificare la vacanza e contengono anche alcune cartine scaricabili e link interessanti: www.tenerifeweb.it – www.turismodecanarias.com/isole-canarie-spagna/ufficio-turismo/isola-di-tenerife/ – www.ciaotenerife.it – www.infocanarie.com/index-tenerife.htm – www.vivitenerife.com – www.casa-balcones.com