Tenerife, l’isola scura che ti conquista

Dalle spiagge scure al vulcano Teide in 60 km, attraversando serre di banani, distese di cactus e verdi pinete alla scoperta del cibo della tradizione
Scritto da: Devis&Claudia
tenerife, l'isola scura che ti conquista
Partenza il: 04/07/2015
Ritorno il: 11/07/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Partenza dall’Italia con un volo low cost. Dopo circa 4,5 ore di volo arriviamo all’aeroporto Reina Sofia di Tenerife sud. Come da previsioni il sole è splendente ma la temperatura è gradevole grazie alla brezza quasi costante: classiche temperature da bruciarsi senza rendersene conto. Prendiamo un’auto a noleggio e ci dirigiamo verso Playa de las Americas dove abbiamo affittato per tutta la settimana un’appartamentino. Appoggiati i bagagli iniziamo subito l’esplorazione dell’isola partendo proprio da Las Americas. Costeggiando la spiaggia il mare mostra tutta la sua potenza soprattutto nella parte più a est del paese dove non ci sono le barriere protettive ed i surfisti e gli amanti delle onde riescono a trovare l’ambiente ideale. Proseguiamo la nostra passeggiata in direzione Costa Adeje, da una parte accompagnati dal rumore del mare e dall’altra dalla musica dei dar e dei ristoranti che si susseguono per circa 6/7 km lungo la costa. Ogni tanto la nostra passeggiata viene interrotta dai PR dei locali frontemare che fanno a gara per attirare più clienti possibili. Decisi a sgranchirci del tutto le gambe, ringraziamo ma proseguiamo il nostro cammino. Rimaniamo, comunque, piacevolmente colpiti dalle offerte di alcuni locali: jarra (birra media) da 1 € a 2€, cocktail a partire da 3.5 €. Continuiamo a camminare e notiamo che le spiagge scure si fanno molto più tranquille in quanto i frangiflutti rendono le acque decisamente meno movimentate. Decidiamo di fermarci a bere Jarra e sangria in un chiringuito sopra la spiaggia di Playa del Bobo per riprendere un po di energia: il localino si chiama Chunga Changa e scopriamo che è gestito da due ragazzi italiani trasferitisi a Tenerife da qualche mese. La loro specialità sono gli spaghetti alla carbonara e vi assicuriamo che sono veramente squisiti. Torniamo verso casa percorrendo la strada interna di Playa de las Americas. Anche qui è un susseguirsi continuo di bar e ristoranti, in più è sabato sera e l’aria è decisamente “frizzante”. All’altezza dei centri commerciali Veronica, i bar pullulano di ragazzi di ogni nazionalità che si muovono a ritmo di musica. Anche qui i PR promuovono i loro locali, ma, forse, vedendo le nostre facce un po stanche, non insistono più di tanto e ci consentono di arrivare a casa senza difficoltà.

Dopo una bella dormita riprendiamo la marcia con destino Playa las Teresitas, circa 10 km più a nord della capitale Santa Crus di Tenerife. Da Playa de las Americas sono circa 80 km di autopista in mezzo a paesaggi desertici, serre di banani, pale eoliche e coste rocciose colpite da onde spumeggianti. Facciamo una sosta a Santa Cruz per vedere il mercatino di Nuestra Senora de Africa dove ogni giorno circa 300 bancarelle espongono frutta, fiori e spezie. La domenica mattina, inoltre, c’è anche il mercatino delle pulci. Beviamo un cortado (caffè macchiato) e poi riprendiamo la marcia. Las Teresitas è una lingua di sabbia, importata dal deserto marocchino, più chiara rispetto la sabbia del resto dell’isola e si trova appena fuori il paesino di S. Andrea. Gli ombrelloni e gli sdrai sono numerosi ma, come in ogni spiaggia, si trova il posto per appoggiare il proprio asciugamano e rilassarsi al sole. Grazie alla dritta di qualche amico esperto del posto, proviamo anche la cucina di un ristorantino della zona molto frequentato sia dai turisti che dai locali: “EL PETòN” dove mangiamo degli ottimi gamberetti crudi (Garbanzas), polpo al vapore (Pulpo Guisado) e patate canarie (papas arrugadas).

Il giorno seguente proseguiamo la nostra escursione in direzione Puerto di Santa Cruz. Passiamo per Masca, un piccolo paesino apparentemente dimenticato dove le strade e le case sono costruite con le rocce vulcaniche. Ci raccontano che fino a qualche anno fa quest’area sembrava tagliata fuori dalla civiltà, raggiungibile solo a dorso di muli. Ora, invece, è raggiungibile grazie ad una strada moderna piena di tornanti che serpeggiano tra rocce e gole profonde. Facciamo un’altra piccola sosta nella cittadina di Garachico dove, oltre al fantastico panorama della città che si allunga sul mare, riusciamo solo ad immaginare la potenza dell’eruzione del 1706 del Vulcano Arenas Negras che ha completamente distrutto il porto della città. Incuriositi da una cartolina vista in un bazar, decidiamo di visitare anche la cittadina di Orotaua: l’immagine raffigurava la piazza del comune cittadino ed una via adiacente completamente ricoperte da un tappeto di fiori colorati. Purtroppo non è il periodo giusto per gustare quello spettacolo di colori in quanto viene allestito solo in occasione della festa del Corpus Domini a giugno, così, sulla strada del ritorno decidiamo di consolarci con una scorpacciata di cibo locale. Ci fermiamo nel piccolo paesino di Buenavista del Northe al ristorante EL PESCADOR dove assaggiamo dell’ottimo pesce appena pescato e un altrettanto saporito piatto di carne di capra. Dedichiamo tutto il giorno seguente per prendere un po di tintarella e riposare un po… dopo tutto siamo in vacanza… Ma la nostra curiosità culinaria non ha limiti e aprofittiamo della conoscenza fatta con qualche canario per chiedere informazioni sui ristorantini tipici della zona da provare nei giorni seguenti. Come è facile notare, infatti, nelle località turistiche i ristoranti non mancano di sicuro ed i prezzi non sono affatto male, ma la quasi totalità dei piatti serviti appartengono alla cucina internazionale. Essendo molto frequentate da inglesi, tedeschi e russi, le steck House si trovano praticamente in ogni dove ed in alcuni locali è persino possibile vedere la scritta “qui non si servono piatti spagnoli”.Per non parlare, poi, delle pizzerie e dei grandi ristoranti italiani. Senza nulla togliere ai menù turistici, vogliamo entrare più profondamente nella cultura canaria e conoscere qualche ristorantino tipico.

Tra i ristoranti provati segnaliamo:

EL CORDERO: sito nel paese di Guargacho (vicino al’aeroporto del Sud)_ servono piatti di carne a dir poco giganti e dalla cottura perfetta;

LAS ARENAS: sito nel piccolo paese di Tajao (in direzione Santa Cruz)_ prima di sederti al tavolo vieni invitato a sciegliere il pesce e le modalità di cottura direttamente dal banco frigo vicino alla cucina.

HERMANO PEDRO: (Ifonche) tra Arona e Vilaflor. Le specialità della casa sono il coniglio e la carne di capra. Qui, per un errore di comprensione del cameriere, assaggiamo per la prima volta il Barraquito: bevanda fatta con latte condensato, liquore 43, caffè, schiuma di latte e una spolveratina di cannella: un’ottima alternativa al cortado.

EL GOMERO: Playa de las Americas (vicino alla stazione di polizia). Serve sia piatti spagnoli che piatti combinati turistici, ma il servizio, la qualiotà e i prezzi sono veramente ottimi.

Il giorno successivo ci sentiamo prontissimi per affrontare la nostra ultima meta: Il TEIDE. Con i suoi 3718 metri di altezza è il vulcano più alto di tutta la Spagna. Da Las Americas sono circa 60 km. La strada, nonostante le curve, è scorrevole e ben tenuta e si possono ammirare le molteplici varietà di paesaggi che rendono quest’isola veramente particolare: come le serre di banani che viste dall’alto appaiono come immense lenzuola distese al suolo, i dirupi desertici pieni di piante grasse dalle forme strane e le fresche pinete dalle mille tonalità di verde. Ma la maggior varietà di sfumature di colore si può ammirare nel “Llano del Ucanca” dove si può vedere chiaramente l’effetto della colata lavica del 1798. Con l’auto si riesce a salire fino a 2300 m circa. Da qui si può prendere la funivia (Telefèrica) che in 8 minuti ti porta a 3500 m di altezza. Si consiglia di arrivare alla funivia per le 10-11 del mattino per evitare l’arrivo dei pullman delle gite organizzate. L’aria è pesante ma se ci si muove lentamente e si assumono liquidi e zuccheri, l’altezza non dovrebbe creare problemi. Da lassù il paesaggio è veramente fantastico: le tonalità di rosso, marrone, verde, nero sono infinite. Alcuni gruppi di turisti si preparano per salire a piedi alla bocca del vulcano, ma noi non vogliamo esagerare: scattiamo ancora un po di foto panoramiche e riprendiamo la funivia per tornare all’auto.

Dedichiamo il resto della giornata e gli ultimi due giorni di vacanza esclusivamente alla vita da spiaggia, riposando sulla soffice sabbia bollente e giocando con le onde di playa de las Americas.

Torniamo in Italia con qualche kg in più e un pò di tristezza nel cuore ma l’immagine di questi paesaggi straordinari dalle sfumature scure ci hanno sicuramente conquistato e ci fanno promettere di ritornare molto presto.



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