Tenerife e Madrid, quando sogni il sole e trovi la neve
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Un piccolo appunto che mi dà estremamente fastidio. Per raggiungere l’autostrada abbiamo deciso di percorrere un tratto della bretella che da Porto Garibaldi si innesta con la A13 a Ferrara, era parecchio che non la percorrevo, lì i comuni continuano spudoratamente a far cassa. Strada doppia corsia per entrambi i sensi di marcia, vige per un tratto il limite degli 80 e per un altro tratto addirittura dei 70 e nel tratto percorso di circa una quindicina di chilometri ho incrociato ben due pattuglie posizionate con l’autovelox… erano almeno come prescrive la legge, al limite però, discretamente appena visibili. Questa non è prevenzione questa è repressione, perchéè è assurdo che su una strada che con l’apporto di leggere varianti potrebbe essere una superstrada, quindi percorribile a 115 si debba viaggiare ai 70 all’ora. Mi ricorda tanto la transpolesana dove anche lì vigeva il limite degli 80 perché dicevano che il manto stradale non permetteva velocità superiori onde evitare catastrofici incidenti. Bene senza che nulla sia stato fatto, ora si viaggia ai 115; le pattuglie ovviamente sono sparite e alla faccia di quel che dicevano, incidenti non se ne verificano. Dopo lo sfogo veniamo al racconto.
Perché abbiamo scelto Tenerife per una settimana di vacanza? A parte il fatto che le Canarie, trovandosi sotto il 30° parallelo e in mezzo all’oceano, godono di un clima eccezionale durante tutto l’arco dell’anno, il motivo principale è stato perché nostro figlio Massimo vive a lavora a Puerto de la Cruz. La vacanza quindi sarà di una settimana a Tenerife e 3 giorni a Madrid, principalmente per visitare il museo del Prado che ancora non conosco, ma di questo parlerò più avanti.
Partenza in perfetto orario e arrivo in leggero anticipo; recuperate le valigie dal nastro con roba che dovevamo portare a nostro figlio, noi viaggiamo con il solo bagaglio a mano che con Rayanair può essere di 10 Kg. Ci avviamo all’uscita per recuperare la nostra auto presso Goldcar prenotata con Easycar, troviamo un po’ di coda, sembra che sul nostro aereo tutti abbiano prenotato l’auto presso questo autonoleggio. Vedo infatti che dietro di noi la fila si allunga, comunque in mezz’ora ci liberiamo, concordiamo dove lasciare le chiavi allo rientro in quanto avremo l’aereo per Madrid lunedì prossimo al mattino presto e possiamo metterci in strada. Un piccolo passo indietro, dallo sbarco al ritiro dei bagagli dal nastro, circa 15/20 minuti da non credere! Complimenti. Usciamo dall’aeroporto e ci immettiamo sulla TF1; è l’autostrada che dal sud arriva a Santa Cruz, la capitale, e tramite una bretella prosegue per Puerto de la Cruz e fino a Icod de vinos nuovamente verso sud, ma sul versante ovest di Tenerife. Dopo circa una cinquantina di chilometri dovrebbe esserci l’indicazione per imboccare la bretella verso la TF5, ma è invisibile… già mi aveva avvertito mio figlio di stare molto attento, ma io proprio non l’ho vista e sono quindi entrato in pieno centro di Santa Cruz. Intanto si era fatto buio e in mezzo al traffico di una città sconosciuta non è proprio quel che si dice il meglio, ma un po’ chiedendo e un po’ grazie all’istinto, in breve riusciamo ad imboccare la TF5. Da Santa Cruz quindi dopo aver imboccato a naso la suddetta autostrada, dopo un breve tratto cominciamo a vedere le indicazioni per Puerto e da quel momento le indicazioni si sprecano; il fatto è che da quel punto, salvo per la prima che conferma, non servono più, perché non ci si può sbagliare neanche a volerlo.
Arrivati quindi all’uscita 36, quella indicata da mio figlio (sono comunque diverse le uscite per Puerto), raggiungiamo il luogo indicatoci per parcheggiare la macchina e andiamo a cenare nel ristorante dove lui lavora. Abbiamo poi notato che quel ristorante il “Don Camillo” è conosciuto dall’addetta della Goldcar all’aeroporto di Tenerife lontano 100 Km. e molto meno dagli abitanti di Puerto, lo abbiamo scoperto una sera a nostre spese che avendo sbagliato strada e dovendo quindi chiedere agli esercizi aperti della zona, le indicazioni erano contrastanti, o non sarà per caso un po’ d’invidia? Infatti nei giorni successivi abbiamo notato che il Don Camillo, pur essendo bassa stagione, straboccava sempre di avventori al contrario degli altri, anche di quelli in posizioni molto più centrali. L’appartamento prenotatoci da nostro figlio si trova a poca distanza dalla sua abitazione a Punta Brava, si tratta di una casa ristrutturata che ricalca un po’ le caratteristiche delle disposizioni delle case arabe, un alloggio molto bello con sala, notte, cucina e balconcino attraverso il cortile interno, le info si trovano su www.apartamentos-puntabrava.com.
martedì
È la giornata libera di nostro figlio per turno di chiusura ed allora ne approfittiamo per visitare insieme il giardino botanico che lui ancora non conosceva. Si tratta di un giardino nel tessuto urbano di Puerto, non molto grande, ma stracolmo di piante endemiche ed esotiche, molto ben tenuto, meritava la visita. Pranzo al chiringuito del porto; i chiringuitos sono dei chioschi che preparano tapas di tutti i generi. In quelli in cui siamo stati posso dire che si mangia benissimo e a tutte le ore, in quanto loro sono abituati così a partire dal mattino verso le 10 e fino a sera sempre aperti e funzionanti, le tapas preparate variano da luogo a luogo. Pomeriggio gita a Garachico con mio figlio, la sua compagna e suo figlio Mario, un ragazzino di 8 anni simpaticissimo e tutto pepe. Garachico si trova al sud della costa ovest, la sua caratteristica sono le piscine naturali che sono create nella roccia lavica dove si può fare il bagno in acque tranquille al riparo delle onde dell’oceano. La serata si conclude con la cena in un guachinche in località La Matanza (i guachinches sono locali quasi simili ai nostri agriturismo, ma più caratteristici e con una diversità sostanziale, ognuno deve possedere una vigna e produrre del vino che servirà a tavola; il locale apre quando è pronto il vino nuovo e chiude quando il vino prodotto è finito). La cena è consistita in una serie di picoteo (si dice picotear quando vengono portati dei piatti con la quantità di cibo necessaria a soddisfare in misura limitata il numero di persone presenti al tavolo e di cui ognuno si serve la quantità che desidera, la sequenza e il numero dei piatti è deciso dai commensali). E’ poi proseguita per gli altri, ma non per me, in quanto dopo quel pò pò di roba ingoiata non avrei più potuto mangiare neanche una nocciolina… con due bisteccone alla griglia simili alle nostre fiorentine, il tutto condito ovviamente con il loro ottimo vino. La serata si conclude da Antonia, come poi tutte le serate seguenti, una simpaticissima signora che gestisce un localino a Punta Brava che apre solo la sera e il sabato pomeriggio dove si va per bere o magari a iniziare spizzicare qualche tapas anche lì e terminare così la giornata dove spesso arrivano gli amici ad allietare con le loro chitarre.
La parte sud di tenerife
Oggi siamo soli e andiamo a vedere la estrema punta sud di Tenerife, Punta Teno. Con la macchina superata Buenavista del Norte, dopo pochi chilometri si arriva ad un punto dove spicca un cartello che vieta il transito ai non addetti. Io già sapevo che comunque la strada era percorribile, ma mia moglie assolutamente non ne vuole sapere. Lasciamo quindi la macchina nel piccolo parcheggio e ci incamminiamo a piedi, per fortuna fatti pochi passi due gentili signori locali che stavano curando la loro vigna, ci avvertono che la strada è molto lunga e non ci sono pericoli di sorta, almeno nelle giornate senza vento e senza pioggia, in quanto effettivamente percorrendola poi ho potuto notare la mitragliata di buchi nell’asfalto prodotti dai sassi caduti nelle giornate, come suddetto ventose e piovose. Controllando sul tachimetro poi ho visto che i chilometri dal piccolo parcheggio dove inizia il divieto al parcheggio di Punta Teno sono 6, con alcuni punti veramente panoramici. Prima di raggiungere il faro e le spiagge si apre una spianata in parte coperta da serre dove vengono coltivati degli ottimi e succulenti pomodori. La punta dove si erge il faro è un tripudio di rocce nere laviche ammassate come se il vulcano le avesse rabbiosamente deposte soddisfatto di aver raggiunto il mare. Notizia: per chi fosse interessato a vivere fuori dal mondo, in quell’eremo c’è un’unica villa arroccata sul fianco della montagna dove un cartello diceva che era in affitto.
giovedì
Oggi restiamo a Puerto in quanto dobbiamo andare a visitare Loro Parque, uno zoo in un giardino, si entra e ci si inoltra per vialetti in mezzo a fiori e piante, si seguono le indicazioni per raggiungere i vari settori del parco, dappertutto sparpagliate si incontrano voliere con i pappagalli di tutte le regioni del mondo di tutte le razze, anche le più rare. Il primo settore che incontriamo è quello dei gorilla, sono 3 esemplari meravigliosi che sdegnosi ci voltano le terga, in successione incontriamo i pinguini, i primi sono quelli piccoli del Sud Africa, quindi habitat in parte roccioso e con acqua, subito accanto quello dei pinguini imperatore dell’antartide, quindi habitat con acqua e ghiaccio tanto tantissimo ghiaccio, con la neve che scende in continuazione da fori nella volta e all’interno operatori che con le carriole la distribuiscono, usciamo e percorriamo la galleria delle orchidee, tante una più bella dell’altra, vediamo subito dopo il reparto delle foche dove sta per iniziare lo spettacolo molto simpatico, non è uno spettacolo da circo, ma acquatico in un’enorme vasca dove vivono. Ma lo spettacolo che più mi è piaciuto è stato quello dei delfini, li le foto si sono sprecate per carpire le evoluzioni stimolate dai loro addestratori. A seguire lo spettacolo delle orche, simpaticissime, bestioni enormi che con la coda si divertivano a schizzare decine se non centinaia di litri di acqua sugli spettatori delle prime file, che comunque era stati equipaggiati con delle mantelline. Non ci è stato possibile assistere allo spettacolo dei pappagalli in quanto in rifacimento, peccato perché a detta di Massimo avrebbe dovuto essere il più bello in assoluto.
La visita continua con il reparto delle tigri, con due maestose tigri albine che si facevano le coccole, il reparto della pantera nera e del leopardo, il reparto dei suricati di cui alcuni sbracati a pancia all’aria a prendere il sole e poi un grande giardino con lo stagno dove c’erano parecchi fenicotteri, completamente libero e aperto con la possibilità per gli uccelli di spiccare il volo ed andarsene; ma ho notato che sull’isoletta c’erano dei cumuli conici… sicuramente nidi. A seguire abbiamo visto il reparto con le tartarughe giganti, l’acquario con il tunnel dove gli squali si fermano a riposare sulla testa dei visitatori che transitano sotto. Insomma… entrati alle nove del mattino e usciti stanchi ma soddisfatti verso l’una, pronti per essere rifocillati nel ristorante Punta Brava dove lavora come cuoca Rosmary la compagna di Massimo e che, secondo lui, sa preparare il polpo in maniera superlativa. Ci accomodiamo e mi viene servito il polpo bollito, con le salse per condirlo, tentacoli enormi, e nonostante le dimensioni di una tenerezza e un sapore veramente impareggiabili; brava Rosmary… cuoca eccezionale. Alla fine del pranzo un’altra sorpresa… il pranzo ci è stato offerto. Dopo pranzo saliamo verso la Orotava e più oltre sulla strada che si inerpica sulle falde del Teide, con calma piano facciamo diverse tappe per goderci il panorama che è veramente stupendo anche se la giornata non è delle migliori. Incontriamo lungo la strada diverse piante del drago, la famosa pianta millenaria che vive e vegeta a Icod de vinos che non abbiamo potuto vedere causa la impossibilità di parcheggiare nelle vicinanze. Vediamo anche da vicino il sistema particolare di coltivazione della vite, i tralci vengono lasciati abbastanza lunghi e intrecciati a poche decine di centimetri da terra.
Venerdì
Oggi gita sulle “montanas de Anaga” con Massimo. Attraversiamo e superiamo San Cristobal de la Laguna, l’ex capitale, e ci inoltriamo sulla strada che segue il crinale delle montagne del parco; siamo nel punto più a nord di Tenerife, montagne e vallate incredibilmente verdi. Mi diceva mio figlio che lì in autunno crescono anche i funghi. Decidiamo poi di scendere verso ovest sulla costa e a Benijo, paesetto di quattro case dove la strada carrozzabile finisce. Notiamo diversi ristoranti tra cui una baracca di legno che si fregiava d’essere anch’essa ristorante con un bel piazzale per parcheggiare. Decidiamo di dargli credito e mai decisione fu ben azzeccata, all’interno troviamo un banco frigo con tre belle grosse cernie e diverse altre qualità di pesci. Io purtroppo non stavo granchè bene per le bisbocce dei giorni precedenti, ma accetto comunque di farmi arrostire un pesce di circa 400 grammi, altrettanto fa Massimo e per mia moglie che non mangia pesce un piatto di langostinos (scampi) all’aglio più insalata, papas arugadas (patatine con la buccia bollite con sale grosso che vanno mangiate con la buccia e intinte nelle salsine, mojos, che portano) birre e acqua, il tutto per 36 € con un pesce talmente favoloso da avermi rimesso a posto uno stomaco disastrato. Risaliamo la montagna e per tornare scendiamo sulla costa est a la playa de las Teresitas, credo l’unica spiaggia di Tenerife con la sabbia giallognola e non nera, ma come è nella normalità di quella spiaggia c’è troppo vento dirigiamo quindi la prua verso casa. Ci risiamo con le indicazioni per imboccare l’autopista TF5 e scopriamo che per prendere la direzione di Puerto de la Cruz, passato il caratteristico monumento a vela, occorre prendere la direzione per La Chumbera, cosa sia o dov’è La Chumbera non è dato sapere, lo sanno solo i canari.
Sabato e domenica giornate di riposo e relax in previsione della sfacchinata che ci attende lunedì a Madrid. Domenica ultima serata in allegria da Antonia e a nanna presto in quanto abbiamo la levataccia per essere in aeroporto in tempo salire sul volo per Madrid. Ma ennesima tribolazione con la segnalazione per imboccare, questa volta al contrario, dalla TF5 la TF1 verso sud. In questa direzione, come mi aveva detto Massimole segnalazioni c’erano, ma devo aver infilato un’uscita qualche decina di metri prima di quella giusta e mi sono ritrovato a vagare lungo i sobborghi di Santa Cruz, con segnalazioni per l’autopista do sur che appaiono e scompaiono finchè del tutto spariscono e ovviamente data l’ora per strada non c’è nessuno. L’intuizione per la direzione da prendere per entrare in autostrada si rivela esatta e a un certo punto ci troviamo di fronte a un ingresso per la benedetta autopista del sud.
Il volo Ryanair parte puntuale alle 6,55 e prima delle 11 siamo a Madrid, scarpinata lunghissima, per fortuna la gran parte su tappeti mobili, per raggiungere il Terminal 2 dove dovevamo ritirare i biglietti prenotati dall’Italia e da dove parte la metro per Madrid. Biglietti sia dell’Abono Turistico, per 3 giorni al costo di € 13, che ci permette di usufruire dei mezzi pubblici (sia quelli di superficie che la metro), compresa la tratta che dall’aeroporto porta a Madrid e viceversa, e i biglietti del Bus Turistico Panoramico con descrizione in cuffia (14 lingue a scelta tra cui l’italiano) dei luoghi in cui sta transitando. Riguardo a questo servizio, leggendo in internet mi era parso che ci fossero solo alcune corse con orario ben definito, invece non è così, ma i bus sia della linea 1 che della linea 2 partono con una cadenza di 10 minuti; si può scendere e risalire a qualsiasi fermata del percorso sia su una sola linea che intercalando l’una con l’altra linea. Peccato che dal tepore ideale delle Canarie, una volta arrivati a Madrid abbiamo trovato una temperatura di 8, 9 gradi… nonostante il pallido sole. Ritirati quindi i biglietti (attenzione, l’ufficio apposito che si trova al Terminal 2 è a sinistra prima di scendere le scale che portano alla metro). Sia giunti in albergo, l’Hotel NH La Habana, un 4 stelle prenotato con Last minute ad un prezzo veramente interessante. Si trova a non più di 300 metri dalla fermata Colombia della metro linea 8 che è quella che arriva dall’aeroporto. La signorina alla reception dopo l’accoglienza ci informa che le previsioni meteo dicono che per domani il tempo è in netto miglioramento (mai previsioni furono meno azzeccate). Il giorno dopo (martedì), faceva sempre freddo e, in più, il cielo era completamente coperto dalle nubi. Invece per il mercoledì, giorno della partenza, fortuna vuole che davanti all’albergo stazionasse un taxi… fortuna perché anche i 300 metri per raggiungere la stazione della metro non sarebbero stati agevoli in quanto a terra c’erano 3 o 4 cm. di neve e continuava a nevicare. Quindi contratto con il tassista che con 25 € ci ha scaricati davanti l’ingresso delle partenze Ryanair.
Ma tornando al soggiorno a Madrid, il giorno dell’arrivo (lunedì) lo abbiamo dedicato alla visita di Madrid con il Bus Turistico, indossando tutte le maglie che ci eravamo portate. Prima di salire sui bus decidiamo però di mangiare qualcosa e a tal proposito notiamo una piccola insegna. All’interno del locale vediamo degli alti tavoli con sgabelli, quindi entriamo ed ordiniamo dei peperoni grigliati ed un altro piatto di cui non ricordo il nome. Dopo un po’ ci vengono servite una decina di minute listarelle di peperoni guarnite con due sfogliatine di carne non ben definita in un contenitore a barchetta e due cucchiai di insalata russa, ma anche questa disegnata in un contenitore a barchetta… il tutto per la modica cifra di 20 €. Quando usciamo notiamo che, però, l’insegna ci indicava che eravamo stati a mangiare nel locale di tapas “Estado Puro”, gestito dalla firma prestigiosa di Paco Roncero… la firma c’era, ma non ho trovato tutta questa differenza dalle stesse cose che prepara mia moglie, anzi sicuramente migliori ma senza firma.
Il capolinea dei Bus Turistici, linea 1 e linea 2, che in internet sembrano lontani l’uno dall’altro, in realtà si trovano a poche decine di metri l’uno dall’altro, in plaza de Canovas del Castillo, la piazza a fianco del Museo del Prado,dove troneggia la meravigliosa fuente de Neptuno. A proposito di piazze da non perdere, quella più bella è plaza de Cibeles, con la sua fontana ed i meravigliosi palazzi che la circondano. Saliamo quindi sul bus che ci scorrazza in lungo ed in largo per il centro di Madrid, certo che se avesse fatto un po’ meno freddo avremmo potuto godercela meglio. Prima che faccia buio andiamo anche a piedi in Puerta del Sol per vedere con calma il simbolo di Madrid, l’orso ed il corbezzolo. Cominciamo col precisare… orsa e non orso; l’una e l’altro erano stati presi come simbolo dalle antiche legioni romane che occupavano questa zona per la gran quantità di piante di questa specie che crescevano e la folta popolazione di orsi che lì vivevano. Infatti la zona era chiamata Ursuria. Susseguentemente l’orsa ha portato al riferimento astrale, l’Orsa Minore con le sette stelle che ne compongono il carro ed ecco perché nello scudo di Madrid oltre all’orsa ed il corbezzolo appaiono sette stelle. Il monumento che appare oggi nella piazza invece è abbastanza recente, è opera dello scultore Antonio Navarro Santafè ed è stato inaugurato nel 1967.
Martedì
Imbacuccati ed infreddoliti ci apprestiamo a fare la coda per poter entrare a visitare il museo del Prado, alle 10 le porte vengono aperte e in brevissimo siamo all’interno, essendo over 65 entrambi paghiamo solamente 6 €, ritiriamo al banco informazioni la guida necessaria, che integrata alle informazioni da me precedentemente raccolte nel sito del museo ci permettono di vedere tutte le opere che ci eravamo prefissate. La sorpresa c’è comunque stata, in un salone intravedo da lontano una scultura che mi appare subito molto bella, si trattava di Venere e Marte del Canova. Non descrivo le altre opere perché non basterebbe un libro, consiglio però a chi va a visitare il Prado, di entrare prima nel sito del museo e fare un elenco prioritario delle opere esposte da vedere, per passare abbastanza rapidamente nella sale meno importanti, quale eufemismo… per non rischiare di perdere opere come Las Meninas di Velazquez o la Maja desnuda di Goya e proprio a proposito di Goya, del quale non conoscevo direttamente le opere, quale contrasto da capolavori come le due Maja ed altri a opere che io nella mia ignoranza ho classificato come poco più di croste. Certo qualcuno sarà scandalizzato da quel che ho detto, ma il bello lo so riconoscere, i Tiziano, i Tiepolo, i Caravaggio, i Tintoretto, i Rembrandt, i Rubens, tutte opere lì esposte che rimangono impresse negli occhi e nella mente. Usciti dal Prado s’è fatto pomeriggio e decidiamo di tornare al Museo del Jamon di Puerta del Sol per mangiare una paella su al piano superiore e finalmente riusciamo a mangiare una paella come piace a noi, vale a dire mista con carne e pesce, annaffiata con una buona bottiglia di vino blanco il tutto per 23 €. Che volete mai sarò prosaico, ma confrontata alle tapas di Paco Roncero è tutta un’altra cosa.
La sera raggiungiamo plaza S. Anna per assistere allo spettacolo di flamenco al Villa Rosa. Chiediamo quindi di poter assistere allo spettacolo senza cenare, in quanto alzati dal tavolo alle 16, dopo aver mangiato una paella, non era proprio possibile cenare… e ci viene detto che è possibile al costo di 17 € a testa compresa una consumazione. Quindi ci fanno accomodare a un tavolino in prima fila ed alla fine pagheremo 42 € con due consumazioni a testa di cui due alcooliche. Ho visto comunque dal menù che ci è stato portato che i prezzi per la cena erano simili agli altri ristoranti con un sovrapprezzo finale di 10 € per lo spettacolo. Certo non è stato lo spettacolo visto molti anni prima con il grande, se ben ricordo, Anton de Cordoba, ma è stato comunque molto bello e di grande effetto, un’ora di grande spettacolo.
Torniamo tardi in albergo, quindi ultime fotografie di Madrid by night e poi a nanna. Al mattino la sorpresa: la neve.
Arrivederci Madrid.