Tenere candela

Doveva essere il nostro premio post-laurea, ed invece è finita che prima siamo partiti e poi ci siamo laureati… Qualche problema? No, l’importante è aver fatto tutto! Dove: Australia, parte centro-orientale; in particolare: Melbourne, Great Ocean Road, Kangaroo Island, Ayers Rock (che adesso si chiama Uluru), Kings Canyon, Cairns e...
Scritto da: stramaury
tenere candela
Partenza il: 24/07/2008
Ritorno il: 18/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
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Doveva essere il nostro premio post-laurea, ed invece è finita che prima siamo partiti e poi ci siamo laureati… Qualche problema? No, l’importante è aver fatto tutto! Dove: Australia, parte centro-orientale; in particolare: Melbourne, Great Ocean Road, Kangaroo Island, Ayers Rock (che adesso si chiama Uluru), Kings Canyon, Cairns e dintorni, Whitsundays, Sydney.

Quando: 24 luglio – 18 agosto 2008; totale: 25 giorni, 22 effettivi al netto dei voli intercontinentali.

Chi: lo zoccolo duro degli ultimi (e primi) viaggi importanti: io ed Uccio. Questa volta con noi c’è Sonia, storica morosa del mio socio di tesi. Precisazione: era previsto un quarto partecipante, Fabrizio. Clamorosa la sua defezione in extremis. Segue travaglio interiore del sottoscritto: due anni di lavoretti, risparmi e preparativi… ultima estate da studenti… Salta tutto? Ma sai che scornata? Decidiamo di partire lo stesso, terrò candela ma al viaggio non si rinuncia. Ovviamente la situazione è stata tosta: inevitabile la perdita (parziale) del clima di rutti e volgarità gratuite tipico delle scorse vacanze; la mancanza di un quarto con cui discutere liberamente di fantacalcio, risparmio energetico piuttosto che della scollatura della cameriera in certi momenti si è sentita, eccome. Detto questo, siamo 3 studenti 22-25enni (quasi), con mentalità e portafoglio da universitari di quest’età.

Organizzazione: non saranno mai abbastanza i grazie a pankarita ed alla sua gpc su questo sito. Abbiamo acquistato volo intercontinentale e assicurazione sanitaria in agenzia (CTS), tutto il resto fai da te via internet. Guida cartacea la solita LP, utile per gli aspetti pratici ma troppo generosa nei giudizi; negozi, locali ed ostelli di cui parlo sono tutti citati sulla lonely.

Costi: Si può dire? Meno soldi del previsto, ma comunque troppi… 3.700 euro, spendendo parecchio per muoverci, poco per dormire, pochissimo per nutrirci. Indicativamente: 1.600 € di voli (1.100 intercontinentale + 500 interni); 600 a testa di auto (450 affitto + 150 benzina); 600 in ostelli; 300 per mangiare; 600 per il resto (assicurazione, patente internazionale, escursioni, etc…).

Il cambio è stato mediamente 1€ = 1,6-1,65au$. La benzina è nella forbice 1,40-2,20 au$ ma di solito si sta su 1,50; pranzare al volo tipo fish&chips costa sugli 8 au$, una bistecca o pizza o pasta fuori 15-25 au$ in locali non impegnativi.

Ok i bancomat per prelevare. Direi fondamentale 1 o meglio 2 carte di credito (le nostre funzionavano alternatamente…), NON prepagate. Siamo partiti con 700 € in contanti a testa.

Shopping: I mercati più celebri sono il Queen Victoria Market a Melbourne (chiuso non ricordo quale giorno settimanale) ed il Paddy’s a Sydney (aperto da giovedì a domenica); tante bancarelle, spesso a conduzione orientale, prezzi bassi e prodotti di conseguenza; si trovano boomerang e souvenir economici, non male se non si cerca qualità eccelsa. Per peluches e regalini vari ci sono gift shop ovunque, anche negli aeroporti, con prezzi onesti e proporzionati al livello leggermente superiore ai mercati.

La qualità aumenta molto nei negozi di arte aborigena, dove si trovano quadri (bellissimi), boomerang digeridoo e altri ciapapuer vari. Questi negozi si trovano in tutti i centri principali, in particolare ce ne sono due ad Uluru (però con alcune tele un po’ sciupate e scolorite); i prezzi migliori li abbiamo trovati a Sydney: magliette Yijan con stampe aborigene da “Gavala” a Darling Harbour (15 au$ anziché 20-23); per i quadri la galleria “Spirit of Downunder” nel centro commerciale del tourist information di The Rocks (stessi prodotti d’arte a prezzi inferiori rispetto a “Gavala”: quadro 40×40 a 150au$, 60×60 a 390, e così via, con prezzi che si impennano per i pezzi unici).

Billabong, Quicksilver e Ripcurl costano (quasi) come in Italia: bando allo shopping selvaggio, il che è forse un bene vista la deriva arlecchinista di questi marchi e dello stile da surfer in generale.

Meteo ed abbigliamento: Argomento spinoso. Agosto in Australia è inverno. Ci si può concentrare sulle prime due parole, come il sottoscritto, ed a quel punto è facile farsi pirlamente influenzare da suggestioni tipo sole, mare, donne sgallettate, caldo, abbronzatura, vita da spiaggia; oppure essere saggi e dedicare più attenzione al termine “inverno”, la cui declinazione australiana è però molto relativa… Come del resto ogni ragionamento sul tema meteorologico. Noi abbiamo avuto freddo. Non come nell’inverno torinese, diciamo un freddo simile a quello di un fortunato novembre nostrano. Un solo giorno di pioggia, anche se a secchiate. Per il resto alternanza di sole e nubi, con cieli a pecorelle bellissimi come non ne vedevo da tempo, e temperature in continua variazione a seconda delle ore del giorno e della presenza o meno di nuvolette malefiche. Come da copione temperature più rigide al sud mentre al nord ho comunque avuto modo di lamentarmi un po’ dell’afa. Il vero nemico è però il vento, freddo, che soffia spesso e volentieri un po’ dappertutto. Sei in spiaggia dall’altra parte del mondo, godutissimo, le nuvole in quel momento non rompono l’anima per cui il sole riesce a scaldarti abbastanza da farti stare in maglietta, e che succede? La brezza si alza subdola e ti obbliga a rimettere addosso strati di vestiti… Un continuo spogliarsi e rivestirsi.

Tradotto in consigli per il vestiario: portare una giacca, o felpe, col cappuccio per il vento (quanto ho rimpianto il mio pecorone…); abbigliamento a strati da comporre secondo necessità; non proprio il giaccone da sci, ma un giubbotto discretamente imbottito ed impermeabile sì; guanti cuffia e sciarpa meglio prenderli, visto il poco spazio che occupano. Per il resto serve un po’ tutto, dalla maglia di lana per Uluru alle 6 di mattina ai pantaloni corti (anche se coi lunghi non si patisce il caldo) di Uluru alle 13, dal costume per la barriera corallina (i freddolosi al max affittano la muta) ad un paio di scarpe da ginnastica comode (anche da passeggiata in montagna tipo Salomon o simili) sufficienti per la maggior parte delle camminate turistiche, lasciando a casa gli ingombranti scarponi da trekking.

Ciò detto, mi lascio andare ad una personalissima considerazione: non tornerei in Australia ad agosto. Essere su spiagge bellissime tutti imbacuccati in certi casi è stato parecchio frustrante. Ed anche se ci hanno detto che questo è stato un inverno particolarmente rigido (per gli standard australiani, chiaramente), se dovessi ripartire sceglierei maggio o ottobre, a costo di soffrire un po’ il caldo nel nord del Paese.

Spostamenti: Sempre in movimento: 12 voli (dopo l’ultima tratta non volevo vedere un aereo manco in fotografia) + 4.500 km in macchina. Per i primi 15 giorni abbiamo cambiato letto ogni sera! VOLI – intercontinentale Korean Airlines. Torino-Parigi-Seul-Sydney: 1.100€. Le tre tratte indicativamente sono di 1.5, 12, 11 ore. Pro: prezzo da urlo (considerando GMG ed Olimpiadi), cordialità, ottima gestione dello stop-over di 15 ore a Seul al ritorno; contro: il cibo koreano, i film in koreano con sottotitoli in cinese, il giro assurdo da Parigi e Seul per risparmiare, il nostro pessimo inglese. Voto complessivo 7.

NB: se sapessi decentemente l’inglese e non fossi così schizzinoso ci starebbe un 8.5 – voli interni Qantas: Sydney-Melbourne: 1,5 ore; Adelaide-AliceSprings-AyersRock: 5 ore scalo incluso; AyersRock-Cairns: 4 ore (credo) (rettifica: mi dicono che forse sono 2,5, bho!) Costo totale: 430€. Voto complessivo 9 – volo interno Jetstar: Proserpine-Sydney: 2 ore, poi diventato: Proserpine-Brisbane-Sydney: 6-7 ore scalo incluso Costo: 70€. Uno rottura l’anticipazione del volo dalla sera al pomeriggio con l’aggiunta di uno scalo, fregandoci di fatto una giornata alle Whitsundays. Voto 4 AUTO E’ scritto su tutti gli itinerari australiani qui su TPC: l’impatto con la guida a sx è notevole. Confermiamo. Abbiamo mancato un paio di precedenze ma gli australiani inchiodanti ci hanno sorriso in entrambi i casi (no worries). Qualche pezzo contromano è da mettere in conto. All’inizio si accendono i tergicristalli anziché la freccia, ma tranquilli poi ci si abitua, giusto 2 giorni prima di tornare in italia così da sbagliare per un po’ pure qua… per il resto nessuna autostrada, qualche tangenziale, limiti extraurbani fissi tra 90-110, urbani 30-60, da rispettare, cartelli gialli che consigliano le velocità in curva, rettilinei infiniti e distanze bibliche. Ce la si cava anche senza navigatore satellitare. Guidare col buio è azzardato causa canguri suicidi, ed infatti al mattino sui cigli è una pena di carcasse (ci si fa l’abitudine, purtroppo); meglio evitare di muoversi dopo il tramonto… Prima di partire meglio fare la patente internazionale, se si segue la pratica da soli ci vanno circa 50€ e la voglia di farsi un paio di volte la coda in motorizzazione. Appunto: < 25 anni si paga sovrapprezzo sull’affitto auto e non si può prendere in nessun caso 4x4. Chi è il più vecchio di noi? Uccio. Quando compie 25 anni? L’11/9/2008, un mesetto dopo il nostro viaggio...Detto questo: auto sempre affittate alla Hertz. Fedelissimi alla toyota camry. Colori: la prima? Grigio metallizzato; la seconda? Grigio metallizzato. La terza? Grigio metallizzato. Allegria. Note tecniche: tirano tutte e 3 a sinistra; nel bagagliaio ci stanno tutti e 3 i trolley ed i bagagli a mano; fa 10 km\lt; è larga come una multipla (occhio agli specchietti). Buona macchina. Laudato sia il cruise control.– camry_1: Melbourne – Kangoroo Island – Adelaide, 6 gg., 2000 km, 700€ affitto+benzina+navigatore – camry_2: AyersRock, 3 gg, circa 1000 km, 500€ affitto+benzina+kmaggiuntivi (qui c’è il limite 100 km\die) – camry_3: Cairns – Whitsundays (Proserpine), 6 gg, 1500 km, 600€ affitto+benzina TRAGHETTO – sealink per\da KI: prenotato a giugno sul sito, 240€ totali cibo Yankee style. Culto della carne alla griglia. Aggiunta di ogni genere di sapore su ogni genere di cibo. Fish&chips ed hamburger per i pasti al volo. Il pane c’è ma va un po’ cercato. Noi abbiamo sfruttato abbondantemente le cucine di ostelli e bungalow, comprando pasta, verdura, frutta e affini nei supermercati tipo Woolworth, sempre piuttosto forniti. Per assaggiare carne di canguro, coccodrillo ed emu si può fare la grigliata al Outback Pioneer di uluru-yulara (cucinando da soli) o meglio ancora a kings canyon (stessa cosa, ma c’è un cuoco alle griglie); in entrambi in casi non è una cena particolarmente economica ed abbondante (20€). Spassosa la faccia del ristoratore di Arlie Beach quando abbiamo rifiutato qualunque salsa sull’ottima bistecca che ci aveva portato (carne che sa di carne? Non sia mai). Se come noi dopo quasi 3 settimane siete stufi di pasti raffazzonati, pasta in bianco o fish&chips unti&bisunti, a Sydney siamo finiti in due buoni locali italiani: pizzamario fa un’ottima pizza a surry hills, mentre i soprano’s cucinano dei primi mica male nei pressi della stazione centrale, su Elizabeth Street.persone Ci sono turisti seri ed impegnati che non ritengono tale un viaggio se non entrano a tutti i costi in contatto con la popolazione locale. Non siamo noi. Sarà l’inglese stentato, sarà sociofobia, sarà ignoranza, chi lo sa… Comunque siamo stati piuttosto sulle nostre. Premesso questo, possiamo distinguere due categorie. La prima, gli altri turisti: il 98% di chi va in vacanza in Australia è una coppia, il 75% in viaggio di nozze; questo ha reso ancor più imbarazzante la mia condizione di 3° incomodo. Come accade in molti altri viaggi, anche qua si incontrano spesso le stesse facce: conosci un turista in aeroporto a Sydney, dopo 2 settimane lo ritrovi a cena in un ristorante di Cairns, a centinaia o migliaia di km di distanza… strana cosa. Quel che però ci ha turbati di più è stata la massiccia presenza di compatrioti. Italiani a destra e a manca, a coppie, a doppie coppie, a comitive (di coppie), manco fossimo andati in vacanza non dico a borghettosantospirito ma almeno a sharm. E la cosa veramente inquietante è che nel giro di pochi giorni abbiamo sviluppato la capacità di riconoscerli (riconoscerci) con un semplice sguardo: non c’è bisogno di parole, li guardi e dici: quelli sono italiani; devo ancora capire se sia una cosa bella o brutta. O se di nessuna importanza. Comunque a noi ha dato un po’ noia, perché spesso l’impressione era quella di italiani=caciaroni=macchiette. Simili ad una persona 72enne molto importante nel nostro Paese, per intenderci… (noi compresi, beninteso).Seconda categoria: gli australiani. Strana gente. Simpatici, cordiali ed ottimisti: sarete bombardati di “no worries” (“niente di cui preoccuparsi”) ed “how are you” (anche dalla più smaronata delle cassiere di Woolworth); tanta cordialità ti mette inesorabilmente il sorriso. A parte questo, sono fanatici di attività fisica: jogging, surf, palestra… Il 50% dei ragazzi ha un fisico stile Yuri Chechi, però alto 1.90, e stuoli di ragazze 30enni corrono sul lungomare come nella sigla di baywatch, con tute superaderenti e ipod nelle orecchie. E qua va aperta una parentesi. Le ragazze australiane hanno un pregio ed un difetto. Il pregio è l’usanza di andare in giro (più spiccatamente nelle sere dei weekend ma in tono minore anche nei giorni lavorativi) con scollature ombelicali e minigonne inguinali che dopo un po’ ti viene mal di testa e non sai più dove girarti. Il difetto è che anche se si ammazzano di fitness e se si vestono così, con le europee non c’è storia. Spesso è solo parecchio fumo… Non siamo agli sconfortanti livelli statunitensi ma da questo punto di vista il ritorno in patria è stato un piacere. Parlando di cose extraormonali, la cosa molta bella del viaggio è che ci si imbatte in situazioni diversissime: tra gli incravattati di Sydney e la cuoca del fast food di una stazione di servizio in cui probabilmente non era mai capitato un altro turista c’è un abisso, ed è interessante incontrare situazioni davvero tanto differenti (il che non significa che tutti loro facciano una vita altrettanto interessante e, soprattutto, felice: vedi gli aborigeni a Cairns). Da non perdere una pausa pranzo soleggiata a Circular Quay a Sydney, mentre girando in auto per esempio sulla GOR il confronto con situazioni più provinciali è garantito ed ugualmente simpatico.Ultima considerazione sui metodi educativi: i genitori australiani pare non conoscano l’apprensione, ed i pargoli crescono liberi di arrampicarsi a 4 anni su strane giostre in corda alte 8 metri o di correre felici distanti anni luce dalla madre che si fa del tutto i fatti propri. Mi pare ovvio che poi vengano su tosti ed emancipati.Consigli vari – se non siete fotografi così seri da viaggiare col cavalletto, ma avete una minima intenzione di fare foto ricordo decenti (tipo le sfumature di uluru al tramonto) portatevene uno.– il turista italiano medio (sarà che è al 75% è in luna di miele) non fa questo tipo di scelta (noi compresi) ma forse perché semplicemente non sa di questa possibilità (noi compresi): esistono 2 modi on the road di visitare il Paese: affittando un furgoncino-camper a 2 posti (senza bagno) (tipo www.Wickedcampers.Com) oppure aggregandosi ai tour per ragazzi con cui fare 1 settimana nel deserto o sulla costa. Se si ha la mentalità giusta deve essere divertentissimo. Particolarmente consigliati per il Red Center e la costa est.– gli uffici del turismo, soprattutto sulla GOR, a KI ed in generale quando ci si muove fuori città con l’auto a noleggio, sono ottimi punti di appoggio: i volontari sono gentilissimi, danno buoni consigli e anche aiuto pratico per prenotazioni e simili.considerazioni in libertà – le affinità Australia-Usa su certi aspetti (città e paesini, estensione, svariati aspetti culturali) mi ha molto stupito. Ma sono tante pure le differenze.– nelle città e nei paesi australiani il concetto di centro storico naturalmente non esiste; per quanto ovvia, questa caratteristica mi ha particolarmente colpito perché mancano quei punti di riferimento a cui siamo abituati (la piazza, la chiesa…) sostituiti solitamente da una via commerciale.– in australia la qualità della vita è molto elevata, è evidente. Ciononostante non mi ha assalito il desiderio insopprimibile di volermi trasferire lì come invece ho letto su molti itinerari prima di partire.Itinerario: se avete ancora voglia di leggere. Nota: negli ostelli siamo sempre stati in camerate da max 6 persone, preferibilmente 4.Sydney: 1 giorno (26 luglio) Sbarchiamo alle 6 del mattino, oltre 30 ore dopo la partenza da Torino. Aeroporto-ostello in taxi: 31au$. Sole. Subito a spasso per la città. Giardini botanici: libidine. Scorgiamo i gusci dell’Opera House: doppia libidine. Andiamo all’Opera House: libidine coi fiocchi (ed anche di più). Crisi di sonno pomeridiana, combattuta con coke e caffè. È importante prendere subito i ritmi e gli orari giusti. Crolliamo alle 21._26 sera: Sydney, base backpackers, ostello, 33au$ (a testa), prenotato; pro: posizione ottima, salone comune; contro: personale scazzato. Voto: 7 Melbourne: 1 giorno (27 luglio) Volo alle 9, atterriamo alle 10.30. Aeroporto-ostello in taxi: 48au$. Pioviggina. Giro senza metà per la città: mercatini domenicali e strade a caso. 3 ore al queen victoria market: non fa per noi. Città carina, dinamica in certi punti e deserta in altri, la apprezziamo nonostante il meteo. QVM: bha, de gustibus. Un giorno è adeguato per visitarla, non sprecato._27: melburne, greenhouse backpackers, ostello, 27au$, prenotato; pro: posizione centrale, spazi comuni, personale simpatico; contro: stanza fredda! Voto: 7,5 Great Ocean Road: 3 giorni (28-30 luglio) Ritiriamo la camry_1 alla hertz di Franklin st. L’eleganza del suo grigio ci soddisfa. Partiamo. Paura e delirio a Melbourne: l’impatto con la guida a sinistra provoca isteria ma anche parecchie risate. Puntiamo alla GOR, la strada costiera che unisce Melbourne ad Adelaide; è lunga un migliaio di km e considerata tra le più belle strade al mondo. In realtà alcuni tratti relativamente lunghi corrono nell’entroterra ed il paesaggio in certi casi diventa monotono, anche sull’oceano; di contro vari spezzoni del tragitto e alcune delle tappe sono spettacolari. Tra il bello e l’imperdibile, secondo noi, nell’arco dei 3 giorni e nell’ordine: bells beach (la spiaggia del finale di Point Break, per il folklore), i fari di Aireys Inlet (di sfuggita) e Cape Otway, le colline dell’entroterra con ovini annessi, i 12 apostoli (memorabili, in elicottero: 80au$, 8’, sembrava Linea Verde), Loch Ard Gorge, i mulini a vento moderni, i mulini a vento decrepiti delle fattorie tipo film dell’orrore amerigani, le stesse fattorie con possedimenti sterminati. Le tappe possibili e magari piacevoli sono comunque ben di più.In sintesi, diciamo che sulla GOR non si rimane a bocca aperta dopo ogni curva (come avevamo letto in altri itinerari decisamente propagandistici), che non sono 1000 km tirati di goduria ininterrotta, che probabilmente alcuni tratti dell’Aurelia ed in generale delle nostre coste – isole incluse- sono altrettanto belli e panoramici, però, e c’è il però, la GOR rimane un must, perché ospita chicche imperdibili e tratti di strada davvero suggestivi, soprattutto col sole ed ancor di più durante la mezz’ora di tramonto, quando la luce è favolosa. Le nostre altissime aspettative si sono un po’ ridimensionate ma di certo non la sconsigliamo anzi._28: apollo bay, surfside backpackers, ostello, 20 au$; pro: il salone vecchio ma splendido, la situazione tipo casa di un mercoledì da leoni, la stufetta elettrica; contro: decisamente datato. Voto: 6,5 _29: mt gambier, jail, ostello, 22 au$; pro: internet gratis; contro: è una ex prigione, ok è folkloristica, ma credevamo di morire congelati (sul serio), o ammazzati dall’unico altro ospite che probabilmente era un ex-serial killer rimasto lì dopo la dismissione della galera (sul serio). Voto: 3 Kangaroo Island: 3 giorni (30 luglio – 2 agosto) Nota importante: Hertz pare essere l’unica compagnia che copre sull’isola anche auto affittate in uffici sulla terraferma. Le altre compagnie assicurano solo le auto noleggiate alle agenzie su Kangaroo Island.Traghetto alle 18 da Cape Jervis; un’ora di noiosa traversata e si balla un po’ (vai di travelgum). Sbarcati, andiamo ad American River: 40-50 km col buio a 30 km\h, qui sull’isola (ed in particolare tra Penneshaw e Kingscote) il numero di marsupiali suicidi è massimo; tensione a mille, durante quest’ora e mezza sviluppo un sentimento di odio notturno per canguri e wallabies (pur conscio che in realtà gli intrusi siamo noi).Seguono 3 giorni a zonzo per l’isola, in un ambiente piuttosto selvaggio dove a farla da padrona sono natura ed animali; non a caso KI ha molte strade sterrate e sebbene lunga 120 km il paese più grande, Kingscote, ha 1.300 abitanti. Siamo al sud e fuori dalla civiltà: è qua che il freddo rompe più l’anima, in certi momenti tira un vento gelido potente come la Bora, non è la situazione migliore per godersi da turisti un posto del genere; ma essendo bello pur così, col caldo deve essere davvero spettacolare, e monta una certa sensazione di incompiutezza e soprattutto la curiosità di rivederlo in mesi più tiepidi. Al di là di queste riflessioni meteorologiche, apprezziamo particolarmente: Admirals Arch (è quello della celebre foto dell’arco di roccia controluce) (e che freddo!), Remarkable Rocks, Seal Bay coi leoni marini (che freddo!). Di contro evitabili i pinguini a Penneshaw, le spiagge della costa nord (un po’ scialbe nell’inverno australe), e le grotte di Kelly Hill; piuttosto commerciali la distilleria di eucalipto e la fattoria del miele (ma sono ok per i souvenir), non male il faro di Cape Willoughby ed una rapida capatina su Prospect Hill con annessa deviazione a Pennington bay (maledette nuvole). Poi vabbè, il bello è girare tra un posto e l’altro, soprattutto per queste strade sterrate (percorribili dalla camry) che ti fanno sentire un po’ esploratore (esagero?). Non abbiamo fatto in tempo a vedere, più per disorganizzazione nostra, la zona di Cape Borda Lighthouse, il koala walk, little sahara (ci han detto che è carino passarci una mezz’oretta).Due righe meritatissime per il Paul’s Place, consigliatoci all’ufficio turistico di Kingscote: inizialmente scettici ad andare in questa specie di zoo casereccio, di fatto una cascina in cui Paul tiene esemplari di vari animali (canguri, emu, koala, echidna…) e che è visitabile per 1-2 ore al giorno, non tutti i giorni. Il tour è tanto turistico quanto divertente, Paul è un personaggio: siamo arrivati con aria parecchio snob e siamo usciti contenti come dei bambini. Il giro costa 12au$, si tiene in braccio un koala e si impara ad odiare un invadente pecorone (che tra l’altro sembra nonno Zeus in Pollon).Alla fine per KI 3 giorni ben organizzati sono sufficienti, uno in più o in meno consentono di prendersela con calma piuttosto che vedere soltanto i pezzi forti. Ovviamente andando durante l’estate australe, le giornate si allungano e quindi anche il tempo utile. Qui la concentrazione di italiani è notevole. Benzina più economica a Kingscote (1.67 au$)._30: american river, Ulonga lodge, bungalow, 52 au$, prenotato; pro: grande e confortevole, bella cucina, bagno privato, personale gentilissimo; contro: costoso per il nostro budget. Voto: 9 _31: south coast road, western kangaroo Island caravan park, bungalow, 43 au$; pro: piccolo ma confortevole, bagno privato; contro: un po’ costoso, il telefono pubblico non funziona. Voto: 8 _1: kingscote, kangaroo Island central accomodation, ostello, 20 au$; pro: la simpatia e la gentilezza del proprietario, gli spazi comuni; contro: parecchio datato. Voto: 7,5 (1 punto bonus per la simpatia del signore).Glenelg Beach (Adelaide): 1 sera (2 agosto) Traghetto alle 19, siamo a Cape Jervis alle 20 passate. 100 km al buio per raggiungere Glenelg, sobborgo balneare di Adelaide. Strada trafficata, ci accodiamo agli altri evitando il pericolo di investire canguri e soprattutto mantenendo un buona velocità media.E’ sabato sera, Glenelg è una sorta di Rimini australiana, in giro ci sono solo 15-30enni in massa. Io ed uccio ci concediamo un’oretta in birreria: apprezziamo il già citato vestiario ultraridotto delle ragazze locali in tenuta da discoteca, segue il già citato mal di testa da tempesta ormonale, quindi andiamo a letto._2: adelaide, glenelg beach hostel, ostello, 25 au$, prenotato; pro: il personale pazzo; contro: il personale pazzo. Voto: 6,5.Red Center: 3 giorni (3-6 agosto) Lasciamo la camry_1 all’aereoporto di adelaide. Partiamo alle 9.40, tappa ad alice, arriviamo all’aeroporto di Uluru alle 15. Prendiamo le chiavi della camry_2. L‘eleganza del suo grigio ci annoia leggermente. Nel deserto il noleggio prevede 100 km\die, oltre costa 0.25 au$\km: fetusi.Uluru ed i Monti Olgas sono in un parco protetto a cui si accede con un biglietto da 25au$ valido 3 giorni; lo controllano ad una sorta di casello di ingresso. Fra il parco e l’aeroporto c’è Yulara, o Ayers rock resort, in pratica un minipaese dove sono concentrati tutti i servizi per i turisti (alberghi, negozi, campeggio, ristorazione). Dista circa 20 km da Ayer Rock e 50 dai monti olgas.Uluru è l’essenza della vacanza, il fine primario, la sintesi suprema. Scopriamo che i momenti topici sono l’alba ed il tramonto, quando terra e pietra rosse raggiungono la massima suggestività cromatica; ci sono due lookout per guardarli. Ci fiondiamo a prendere posto, sono sbavante e in estasi, completamente invasato. Il cielo è nuvoloso ma non troppo. E’ pieno di gente, i più furbi sono dotati di sgabello stile finale dei mondiali in piazza, tantissimi hanno la macchinona fotografica sul cavalletto (invidia). Guardo uluru inebetito, ma in realtà il sole sta per tramontare e non succede niente. Sono interdetto, ma pur sempre davanti ad uluru, quindi chissenefrega… Lo spettacolo vero però comincia appena il sole sparisce sotto l’orizzonte, il pietrone inizia a prendere tonalità allucinanti e fosforescenti, chi ha il cavalletto scatta a manetta per cogliere le variazioni cromatiche. Altro che fotosciop. Perfino le nuvole sono piacevoli e suggestive. Forse è la mezz’ora topica dell’intero viaggio.All’estasi del tramonto segue: giorno 1, alba su Uluru (carina, un freddo cane, ma cmq meglio il tramonto); Mala Walk a Uluru (inutile se si fa il giro), Valley of the Winds Walk agli Olgas (bella, 3 ore, lievemente stanchi alla fine ma fattibile), 300km fino a Kings Canyon (splendido cielo a pecorelle nel tragitto), Kings Creek Walk a KC (di corsa prima del buio, bruttino) con tramonto (carino ma Uluru…). Giorno 2, Kings Canyon Rim Walk (molto bello, 3 ore, un po’ faticoso ma fattibile, nessun problema particolare per le mie vertigini, da fare), 300km fino ad Uluru (3 ore senza soste), tramonto agli Olgas (carino, ma altro che Uluru). Giorno 3, giro a piedi di Uluru (in solitaria, 2 ore a passo svelto, bello soprattutto in certi tratti, da fare), giro in auto di Uluru, aereoporto.3 giorni bellissimi, per me. Uluru è Uluru. Gli Olgas sono belli e vicini ad Ayers Rock, quindi da vedere, ma meglio due tramonti ad Uluru che uno lì e l’altro agli Olgas. KC molto bello dall’alto (camminata lunga), dal basso (camminata corta) non rende granchè. In 3 giorni si fa più o meno tutto, 2 bastano ma sacrificando qualcosa. Ed io non sacrificherei. Ci siamo informati all’ultimo per vedere il tramonto su Uluru dall’elicottero, non c’era più posto. Costa un po’ caro ma dev’essere pazzesco, se interessa meglio prenotare una settimana prima (x esempio www.Phs.Com.Au). Benzina più economica a Yulara (1.87 au$)._3: uluru, outback pioneer, ostello, 42 au$, prenotato; pro: non ci sono alternative…; contro: cucina dell’ostello senza posate, rapporto qualità\costo scarso, stanza piccola. Voto: 5,5 _4: kings canyon, kings canyon resort lodge, ostello, 42 au$, prenotato; pro: non ci sono alternative, stanza spaziosa; contro: i dingo che girano fuori dalla stanza, cucina sfornita. Voto: 6._5: uluru, outback pioneer, vedi sopra Cairns e dintorni: 3 giorni (6-9 agosto) Lasciamo la camry_2, in 4 ore di volo (o 2,5??? bho) siamo a Cairns. Ritiriamo la camry_3. L’eleganza del suo grigio ci ha rotto le balle. Serata a Cairns: sembra Lloret de mar in bassa stagione (almeno credo). Temperatura gradevole, un po’ afoso. Qua andiamo ad escursioni giornaliere. Primo giorno nella foresta pluviale, cioè semplificando il tratto di strada tra il Daintree River e Cape Tribulation; due cose: Cape Tribulation è dove finisce la strada per le auto, non è diverso dalla foresta pluviale precedente, nè ha peculiarità particolari anzi, c’è solo più gente, e lungo il tragitto ci sono altre tappe da fare, come la bella Cow Bay ad esempio; eppoi: qua non avevo particolari aspettative, e puntualmente succede il contrario di quel che immagini: mi è piaciuto un sacco, la foresta è bellissima e ti sta simpatica perfino l’umidità. Tra l’altro mi ha messo una gran voglia di America centro-meridionale. Segue escursione sulla barriera corallina, prenotata il giorno prima a Port Douglas mentre andavamo a CapeTrib. Ovvero 180 au$ per scoprire dopo 15’ di patire il mal di mare. L’escursione durava 8 ore… Giornata da incubo. Vento infernale e cavalloni, travelgum inutilissimo, idem quel che mi ha passato la ciurma. A parte questo e l’invidia per tutti quelli con lo stomaco d’acciaio che hanno pure fatto un pranzo indecente alla faccia mia, la barriera è bella, ma ha colori meno vivaci di quella egiziana. Uccio e Sonia che facevano snorkeling per la prima volta era cmq contentissimi. Ho evitato di tuffarmi alla 3° tappa sennò affogavo sopraffatto dalla nausea. Ritorno drammatico, onde in aumento, tragitto lungo; la nave pareva un lazareto, metà di noi turisti con la testa infilata nei sacchetti, scene turche. In realtà dovevamo far parecchio ridere.Conclude Kuranda, sulle colline dietro Cairns, su col trenino, giù con lo skyrail. Non male i mercatini, ma paese turistico in maniera indecente. Tempo sprecato, sconsiglio fortemente. A posteriori, molto meglio almeno 2 giorni e 1 notte nella foresta pluviale. Ci sono escursioni e camminate nella foresta, anche con le guide, che devono essere bellissime, e se si ha fortuna col meteo un po’ di spiaggia tra Daintree e CapeTrib non guasta di certo. Per la barriera: se soffrite (o temete di soffrire) il mal di mare meglio portarsi qualcosa di più del travelgum: poi al massimo non lo si usa. Noi abbiamo fatto l’escursione con una barca relativamente piccola (Aristocat); Quicksilver ha barconi da centinaia di posti ed una piattaforma fissa sulla barriera: lì si balla certamente meno. Voglio andare in Messico! 6: cairns, gilligan’s, ostello, 28 au$, prenotato; pro: ostello nuovo, buona posizione, bagno in stanza; contro: cucina sfornita, dimensioni esagerate. Voto: 7,5 7: port Douglas, port o’ call lodge, ostello, 32 au$; pro: ostello bellino e frequentato, bagno in camera, parcheggio privato; contro: nulla di particolare. Voto: 7,5 8: cairns, global palace, ostello, 26 au$; pro: zona comune\pranzo con una terrazza bellissima, edificio intrigante; contro: è in zona pedonale (noioso per i bagagli), reception staccata, stanza claustrofobica senza finestre (giuro). Voto: 5,5 Costa est e Whitsundays: 3 giorni (9-12 agosto) Cairns-Airlie Beach, circa 800 km, un giorno e mezzo con qualche tappa sulla costa: nulla di rilevante. Da Airlie Beach partono le escursioni per le Whitsundays, un arcipelago dove pare ci sia la spiaggia più bella dell’Australia. Le foto promettono bene. Prenoto un’escursione giornaliera. In barca. Sono terrorizzato, l’esperienza in barriera mi ha traumatizzato. Ma mica si può venire fin qua e non andare a vedere la spiaggiona bianca delle cartoline… Uccio e Sonia non voglio sentir nemmeno pronunciare la parola barca, e lasciano perdere. Vado da solo. Poco vento. Poche onde. Lo stomaco regge. Pausa snorkeling (niente di che) e poi sbarchiamo a Whitehaven Beach. Per me che non sono un esperto di mari esotici è il paradiso. E’ una mezzaluna di spiaggia bianca. Fa freschino, ma chissenefrega. Bagno. Minigrigliata, alla faccia dell’Aristocat e dell’escursione di tre giorni prima. Nel pomeriggio andiamo a vedere la spiaggia dall’alto su una collina (bellissimo). Al ritorno infierisco su i miei codardi compagni di viaggio. Il giorno dopo aereo alle 15 anziché alle 20 (orario prenotato), niente escursione (maledetta Jetstar). Giornata inutile. Whitehaven imperdibile, e per lei basterebbe un giorno. Sennò ci sono crociere di 2-3 giorni per l’arcipelago. Ma la cosa migliore credo sia campeggiare proprio sulla spiaggia di Whitehaven, che ha uno spazio attrezzato per il camping, così da vederla (mattino e sera) quando non ci sono le infornate di turisti che sbarcano e gli idrovolanti che atterrano; se avete il giusto pelo sullo stomaco (che vuol dire poi stare su un’isola disabitata ma che si riempie quotidianamente di turisti) pensateci seriamente.9: cardwell, inchinbrook YHA, ostello, 20 au$; pro: cucina spaziosa e fornita, poca gente; contro: vecchiotto. Voto: 6,5 10: airlie beach, magnum’s backpackers, ostello, 22au$; pro: grande ostello con molti servizi, danielle della reception, posizione centrale; contro: camera imboscatissima e minuscola. Voto: 6.11: airlie beach, backpacker’s by the bay, ostello, 27 au$; pro: spazi comuni e cucina, camera, dimensioni ridotte; contro: un po’ fuori dal paese. Voto: 7,5 Sydney: 4 giorni (13-17 agosto) Aeroporto di proserpine, ciaociao camry_3 e guida al contrario. Finalmente ci aspettano 5 giorni nello stesso letto. Niente tessera di trasporti, camminiamo molto e compriamo i biglietti secondo necessità. Giriamo senza meta. Luoghi preferiti: giardini botanici (finale di Mission Impossible 2, se non sbaglio), circular quay (il seafront vicino all’Opera House) e Darling Harbour. Ma il top è the Rocks, quartiere molto bello soprattutto per la via del mercatino e per alcuni vecchi cortili commerciali ristrutturati. Da fare anche una camminata sul ponte, bella la vista sulla città dal Pylon lookout sulla cima di uno dei piloni di sostegno. L’opera house è ben inquadrabile sia da est che da ovest (rispettivamente Mr Maquaries Point,al mattino, e Campbells Cove, al pomeriggio, per non essere controsole per le foto). Abbiamo visto l’acquario, lo zoo (uccio e sonia), l’interno dell’opera house (io: non c’è confronto con l’esterno, rivestito in piastrelline di ceramica che riflettono il sole in maniera assurda). Siamo saliti sulla Sydney Tower al tramonto e scritto le cartoline sulla piccola gradonata in legno a Darling Harbour (piezz’ e core). Un pomeriggio a Manly (in traghetto), un pomeriggio a Bondi (in bus), dove ho fatto un pezzo della camminata per Cogee (carina, pieno di gente che fa footing, e te pareva); in tutti e due i posti, una lunga spiaggia e dei surfisti temerari ad allenarsi nonostante il freddo e le ondone. In quattro giorni abbiamo girato con calma, ripassando magari 5 volte nello stesso posto (davanti alla town hall, per esempio). Credevo fossero troppi, invece per il nostro modo di visitare sono stati appena sufficienti anzi ci siamo lasciati dietro qualcosa. Ad esempio le Blue Mountains, che tenevamo in serbo in caso di tempi morti, non abbiamo potuto vederle (non che ci interessassero particolarmente).12-13-14-15-16: Sydney, big hostel, ostello, 32 au$, prenotato; pro: spazi comuni molto belli, personale simpatico, bagno privato, la bella francese seminuda in stanza; contro: stanza piccola e datata, lo spiffero malefico dalla finestra. Voto: 7 (però è complementare al base backpackers… non saprei scegliere)Salti della quaglia: ovvero cosa avremmo voluto fare in aggiunta al nostro itinerario e per motivi vari abbiamo dovuto evitare: – darwin: la zona del Kakadu National park, per la natura e la cultura aborigena; rimasto fuori dalla vacanza esclusivamente per motivi economici e di tempo.– fraser Island: un’isolona sabbiosa a selvaggia dove sembra si facciano splendide escursioni, particolarmente divertenti nel caso di gruppi di backpackers. Ci è stato consigliato di non scendere sotto alle Whitsundays, nel visitare la costa est in agosto, causa freddo; consiglio azzeccato (come gli altri, del resto: grazie pankarita!).– merenie loop: il salto della quaglia con S e Q maiuscole. E’ una strada sterrata che collega Alice Springs a Kings Canyon (da cui si può proseguire per Uluru sulla normale strada asfaltata). Chiunque l’abbia percorsa ne ha detto un gran bene, soprattutto i maschi (delle coppie) che pare se la spassino sempre a farsi alcune ore e qualche centinaia di km in fuoristrada nel deserto… hanno tutta la mia invidia. Per percorrerla è obbligatorio il fuoristrada, che noi non potevamo noleggiare. Lacrime agli occhi. – scalare Uluru. Non si dovrebbe fare, infatti non l’abbiamo fatto. Ma vedere quei giapponesini che se ne sbattono e salgono lo stesso un po’ di invidia\rabbia te la fa, perché chissà da lassù che spettacolo. Certo però che è bella ripida… Se vi servono chiarimenti scrivetemi pure, ripensare a questo viaggio sarà un piacere



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