Tanzania Parchi del nord in agosto

Tanzania parchi del nord agosto 2009 Informazioni utili e suggerimenti di come è andata e di come si poteva fare meglio. Dal 10 agosto al 26 agosto 2009. Itinerario: Milano-Zurigo-Dar Es Salaam-Arusha, Arusha NP, Tarangire NP, Lake Manyara NP, Serengeti NP, Ngorongoro NP, Lake Eyasi, Kilimanjaro NP, Arusha-Dar Es Salaam-Zurigo-Milano. Il...
Scritto da: Simona di Bona
tanzania parchi del nord in agosto
Partenza il: 10/08/2009
Ritorno il: 25/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Tanzania parchi del nord agosto 2009 Informazioni utili e suggerimenti di come è andata e di come si poteva fare meglio.

Dal 10 agosto al 26 agosto 2009. Itinerario: Milano-Zurigo-Dar Es Salaam-Arusha, Arusha NP, Tarangire NP, Lake Manyara NP, Serengeti NP, Ngorongoro NP, Lake Eyasi, Kilimanjaro NP, Arusha-Dar Es Salaam-Zurigo-Milano.

Il nostro è stato un “budget safari” con un fuoristrada, autista, cuoco e perlopiù in tenda.

2 persone, costo totale intorno a 2300 euro a testa tutto compreso per 11 giorni di safari e 4 di spostamenti.

Clima: vario, lo definisco in ogni tappa Vaccinazioni: non ne abbiamo fatte Insetti: è la stagione secca, quindi in teoria non ci sono molti rischi, però ci sono sia un po’ di zanzare, (malaria?) che molte mosche tse tse, portate due flaconi di repellente potente e NON vestitevi di nero e blu scuro, il repellente va dato anche sui vestiti perchè qulle cagne di mosche sono tremende e non muoiono mai. A noi ci hanno punto anche insetti indefiniti credo piccole cimici, ma nulla di diverso da un campeggio nostrano. Ad oggi nessun sintomo, tranne la nostalgia.

Visto: noi lo abbiamo fatto per sicurezza al consolato tanzaniano a Milano a 50 euro cad, ma abbiamo visto uno sportello all’aeroporto di Dar Es Salaam e la signora al controllo passaporti ci ha detto che lo fanno lì all’areoporto tranquillamente sicuramente a meno.

Elettricità: nei campeggi non riuscite a ricaricare, non c’è corrente, portate un caricabatterie collegabile all’accendisigari della macchina e, per quando si può, un adattatore tipo quello che si usa in Inghilterra con tre spine.

Telefono: il cellulare prende OVUNQUE, anche nel nulla più desolato, noi lo abbiamo usato una volta e costa 4 euro solo lo scatto alla risposta poi credo altri 4 euro al minuto… Ma perchè poi telefonare? Safari: lo abbiamo prenotato su internet scegliendo un tour operator locale, dopo aver chiesto una ventina di preventivi. Molti non proponevano budget safari, e la scelta è caduta sull’Hartebeest Safaris. Mr Lazarus è stato molto disponibile e professionale e tutto ha funzionato alla perfezione. Il costo per 11 giorni è 1650 dollari a testa, dando la disponibilità di dividere eventualmente il viaggio con altri. In effetti si è aggiunta dopo qualche giorno una ragazza canadese ma altri due che dovevano raggiungerci non li abbiamo mai visti. Quindi è stato quasi come un “private safari”. Dal costo è esclusa l’acqua e le bevande (1,5 litri d’acqua costa dagli 800 ai 1000 scellini, di più se la comprate nei parchi: conviene, e ve lo proporrà anche la guida, comprarla al supermercato ad Arusha). Il sito è http://www.Hartebeestsafaris.Com/ salutatemi Mr Lazarus…

Campeggi e tende: non abbiamo mai dovuto montare o smontare noi la tenda anche se qualche volta lo abbiamo fatto di nostra iniziativa, le tende sono igloo tipo militare da tre persone e ci stavamo anche in piedi, il materasso è sottile, per i miei gusti, ma se lo si dice prima te ne danno due ed è molto meglio. Io avevo un sacco a pelo di piuma d’oca e non mi sono pentita, in alcuni posti fa veramente freddo. I campeggi non sono mai cintati, non c’è la luce, l’acqua è portata in cisterne, di solito ci sono turche e si può fare sempre la doccia, abbastanza fredda. I bagni sono puliti, meglio di alcuni nostri autogrill. Ci siamo sempre lavati i denti con la nostra acqua in bottiglia. Si mangia in spazi comuni, come le cucine dove tutti i cuochi si conoscono. Non c’è bisogno di un grosso spirito di adattamento, piuttosto la consapevolezza di essere in mezzo alla savana con gli animali che di notte girano e che fanno casino. La guida mi ha detto che non ci sono state aggressioni di animali nei campeggi, io gli credo.

Cibo: il nostro cuoco è stato molto bravo, ci ha preparato una cucina mista africana e europea, si comincia sempre con una zuppa, poi un secondo con carne e verdure, poi frutta fresca. Una sera ci ha portato un vassoio di spaghetti al ragù degni di mia nonna modenese. “Spaghetto: m’hai provocato? mo’ te magno!”. Non siamo ingrassati, ma non abbiamo mai avuto problemi intestinali…

Mance: si raccomanda di lasciare almeno 10 dollari al giorno alla vostra guida/driver/mamma che vi accompagna con amore durante il safari, di solito se la marita. Noi abbiamo lasciato la stessa cifra anche al cuoco, visto che eravamo una piccola famiglia…

Soldi: Le carte di credito non le riuscite ad usare quasi da nessuna parte, portate contanti possibilmente dollari. Arusha è piena di uffici di cambio e la commissione non mi sembrava alta. Anche all’aeroporto di Dar c’è un cambio, ma quando siamo arrivati la sera era chiuso.

Auto e strade: E’ impossibile girare senza un driver e senza un fuoristrada. Non ci sono indicazioni e le strade non asfaltate, anche nelle città, sono delle vere piste. L’unica strada da Arusha per il Serengeti ha mucchi di terra in mezzo per futuri aggiustamenti. In alternativa ai safari organizzati da agenzie in loco potete, se siete quattro o cinque, noleggiare auto+driver, se vi occorre un nome scrivetemi, ma non credo si risparmi molto. Inoltre, a meno che non conosciate lo swahili, è utile usare la radio all’interno dei parchi perchè tutti i driver segnalano, senza essere asfissianti come successo in Kenya, dove sono gli animali.

Volo: Swiss Air, comodo e preciso, ovviamente: Andata: partenza ore 7.15 da Malpensa arrivo a Zurigo alle 8.15, poi partenza alle 9.30 e arrivo a Dar alle 20.10 con breve scalo tecnico a Nairobi. Ritorno: partenza da Dar ore 21.10, scalo a Nairobi e arrivo a Zurigo ore 6.30 poi per malpensa ore 9.30 con arrivo Malpensa alle 10.15. Costo 730 euro. Prenotato in agenzia. Cioccolato a bordo.

Allora: se siete esperti di Africa e non avete bisogno di “acclimatarvi” il volo è perfetto. Se, come noi, vi sentite smarriti nel catapultarvi in un altro mondo, la cosa cambia. Arrivate di notte, senza moneta corrente e senza sapere quanto costano le cose; per fortuna noi avevamo prenotato a caso un albergo su internet, il Safari Inn, chiedendo se ci venivano a prendere in aeroporto, cosa che consiglio VIVAMENTE. L’albergo era tremendo perchè costava poco, 26 dollari a notte, ma poi i nostri standard si sono sensibilmente abbassati e a ripensarci tutto sommato avremmo anche potuto dormire nelle lenzuola anzichè nel sacco a pelo come abbiamo fatto. A Dar c’è caldo umido, ma non come a Modena comunque… Diciamo che maglietta a maniche corte e sandalo vanno bene. Per esperienza, sarebbe meglio arrivare di giorno, cambiare i soldi, avere il tempo di prenotare per la mattina dopo l’autobus migliore, cioè il Dar Express (ha solo 4 posti per fila l’hostess a bordo e ci hanno offerto acqua e Coca Cola e costa 26.000 scellini), poi dormire a Dar e prendere l’autobus il mattino dopo. Come abbiamo fatto noi abbiamo risparmiato tempo ma credo di avere perso un anno di vita…

Dar Es Salaam-Arusha Sono 9 o 10 ore di autobus, la strada però è ottima. Ovviamente non avevamo potuto prenotare niente da casa e l’arrivo alla sera per partire alla mattina presto ci ha impedito di organizzarci meglio, quindi ci siamo messi d’accordo con il tassista della sera prima per farci accompagnare alla stazione degli autobus a Ubungo, probabilmente si può prendere l’autobus Dar Express che penso parta dalla stazione vecchia di Dar che è più in città e molto vicina al nostro albergo, ma di muoverci in una città buia a casaccio proprio non ne avevamo intenzione. L’autista ci ha acquistato il biglietto in dollari, quindi più caro e sicuramente si è tenuto il suo compenso, e ci ha accompagnato ai posti, tenete conto che la stazione degli autobus è un piazzale buio con un centinaio di autobus con il motore acceso, con un formicaio di gente che spintona, grida e trasporta cose, con clacson che suonano nessuna scritta o indicazione ed il caos più totale. Alla fine abbiamo gli abbiamo pagato 117 dollari il passaggio dall’aeroporto (20), l’albergo (26), il passaggio alla stazione degli autobus (15), i due biglietti per Arusha (23+23) ed il “servizio” di accompagnamento all’autobus giusto. L’autobus non era il migliore, la compagnia era la Sai Baba, ma ce ne sono molte altre, aveva 5 posti a lato del corridoio quindi eravamo “un po’” stretti. L’autobus fa sosta a metà percorso in un autogrill, noi non eravamo ancora riusciti a cambiare scellini, dove il cibo sembra buono, anche se noi avevamo lo stomaco chiuso. Per esperienza, si può mangiare tutto tranquillamente.

Arrivo ad Arusha ore 16. Appena siamo scesi dall’autobus siamo diventati prede, decine di “procuratori” ci hanno assaliti con mille offerte, in realtà ci dovevano venire a prendere quelli dell’Hartebeest, ma per mia colpa non sono riuscita a telefonare per dire quando arrivavamo, e fortunosamente siamo riusciti ad arrivare da Mr Lazaus e ci siamo messi nelle sue capaci mani. Suggerimento: tenete il telefono del vostro tour operator a disposizione e resistete a tutti gli assalti, con gentile fermezza, dite “Apana, asante” cioè no, grazie. Saldiamo il viaggio in contanti a Mr Lazarus, avevamo già pagato un acconto di 1.000 dollari, e ci accompagnano al nostro albergo che abbiamo prenotato da casa. Arusha Naaz Hotel, 55 dollari a notte, molto frequentato dai turisti e con alcune camere che si affacciano su una terrazza, chiedete quelle, perchè le altre stanze sono parecchio brutte. C’è anche il ristorante ma noi abbiamo mangiato nel chioschetto all’ingresso che è rifornito dalla cucina dell’albergo. “Cose” di carne molto buone anche se dall’aspetto escrementizio. Al mattino ci vengono a prendere comincia il safari e non abbiamo più pensato a nessun programma fino alla fine. Arusha National Park Pochi chilometri dalla città. Clima: ottimale, fresco, secco. Manica corta, felpina da togliere verso mezzogiorno, pantaloni, scarpe chiuse per la passeggiata. Il cielo è stato sempre nuvoloso e a sera torna la felpina, necessaria visto che siamo comunque quasi a 1400 metri. Il parco è piccolo però è giusto cominciare poco a poco per il crescendo finale nel Serengeti… Ogni parco ha le sue caratteristiche: qui abbiamo visto i colobi, oltre ai soliti bufali, giraffe, zebre, gazzelle ecc… Che non abbiamo visto negli altri parchi. Abbiamo fatto un breve giro di due ore a piedi con un ranger armato, ed è stato molto bello perchè sono ben pochi i parchi nei quali puoi camminare. Poi possiamo scegliere se dormire ad Arusha in un budget hotel, l’Annex, oppure già dormire in tenda. Ci ispira la doccia calda e ci accompagnano all’hotel, dove ci sono businessman tanzaniani ed i turisti dell’Hartebeest, in effetti c’è poca differenza da un campsite, ma è un budget safari… Abbiamo dormito con la luce accesa perchè abbiamo trovato tre scarafaggini, di cui uno sul letto… Al ristorante dell’albergo si mangia bene se avete pazienza di aspettare. La zona dell’Annex è anche carina a visitare e per cominciare a prendere confidenza con l’Africa vera e la Tanzania è tutta vera… A fine game drive abbiamo dato la mancia di 10 $ al driver perchè per il Gran Tour del giorno avremmo avuto un altro autista, Roman.

Tarangire La strada è buona. Saranno 70 km da Arusha. Siamo stati in questo parco due giorni. Partiamo la mattina con calma, compriamo l’acqua al supermercato, 2 casse da 12 bottiglie da 1,5 litri, tenete conto che vi dovetete anche lavare denti ecc… Si scaricano i bagagli al campsite e comincia il game drive. Il parco ha tantissimi elefanti ed è la sua caratteristica, inoltre è molto bello perchè si gira intorno al fiume e si trovano gli animali a bere, abbiamo visto leoni, giraffe e “misto corna” cioè gazzelle di varie dimensioni e colori, bufali, impala e tantissimi uccelli pazzescamente colorati. E’ il posto con più mosche tse tse. Si dorme appena fuori dal parco, campeggio con bagni e docce perfetti, a proposito portate la carta igienica, non c’è in nesun camp site e le salviette umide, è meglio…

Lake Manyara Più o meno altri 60 km di strada ottima. Siamo stati in questo parco due giorni. Col senno di poi forse era il caso di starci solo un giorno, oppure saltarlo addirittura. In realtà di animali ne abbiamo visti, dai camaleonti ai gufi, e di sfuggita un leopardo, il lago è asciutto e i fenicotteri sono solo una striscia rosa all’orizzonte. C’è foresta e savana. La temperatura era dolce ma non ho abbandonato la felpina. Il cielo è sempre stato coperto. Abbiamo dormito, non so perchè, non in tenda, ma in una stanza in un residence nella “città” di Mosquito River, veramente bello, si chiamava Fig Resort ed è molto vicino all’ingresso al parco. Stanza pulita con bagno e doccia calda, temperatura permettendo, la piscina: lusso veramente sfrenato. La città è carina e vivibile, sempre per gli standard della Tanzania, che ormai cominciamo a conoscere.

Serengeti Anche qui due giorni. La strada per arrivarci è un inferno, si sale sul bordo del cratere di Ngorongoro a 2.200 metri e poi si scende per la Conservation Area che è un’immensa spianata desolata con le mandrie dei Masaai e la pista sconnessa che l’attraversa. Nel mezzo del nulla il cancello del Serengeti. Rocce affiorano come isole, e in uno di questi c’è il vero e proprio ingresso dove sbrigare le “scartoffie” per entrare. Il primo game drive lo abbiamo fatto mentre ci dirigevamo al campsite pubblico di Seronera, proprio al centro del parco. Il Serengeti non delude: in queste due ore di strada abbiamo visto tutti i big five, e il rinoceronte è piuttosto raro, un leopardo, un serval e un ghepardo. Eravamo storditi. Un bufalo ucciso quella mattina era ripieno di leoncini che entravano e uscivano dal buco aperto dalle leonesse, il tutto a pochi passi da noi. Più avanti un leone maschio dormiva a pancia all’aria e due leonesse pasteggiavano a giraffa… Insomma un concentrato di documentari! Il campeggio non è cintato e di notte ho sentito le iene che facevano casino, i bagni sono puliti, c’è la doccia. Io suggerirei di restare uno o due giorni in più, magari spostandosi anche con la tenda, il parco è immenso e vale la pena girarlo, anche se in questa stagione alcune zone sono proprio vuote. Si mangia in un paio di spazi comuni con delle grate per proteggersi da jene e babbuini e non ci sono molte zanzare. Il cielo è stato sempre coperto e ci siamo anche beccati un acquazzone che però ci ha regalato anche un bell’arcobaleno, comunque al mattino con la testa fuori dal tettuccio della macchina c’era piuttosto freddino e il cappuccio della felpa è utile. Non ci sono gnu perchè sono tutti passati al Masaai Mara in Kenya, ma tutti gli altri animali ci sono. Eccome. Siccome il parco è grande non c’è molto affollamento intorno ai “cats” e il giorno dopo un leopardo camminava lungo la strada, ci ha affiancato e per un attimo ho pensato che volesse salire sulla macchina, il tettuccio è aperto e i leopardi sono scomodi… Poi nella più assoluta indiffrenza, è salito sull’albero a dormire… Mentre andavamo via, sulla strada lo stesso del leopardo ha fatto un ghepardo. Incredibile e per me, un sogno.

Ngorongoro Dopo l’ultimo game drive al Serengeti si ritorna sulla stessa strada dell’andata ma un po’ più tristi per fermarci sul bordo del cratere. Noi abbiamo fatto la stupidagine di voler dormire nel lodge, perchè sapevamo che avrebbe fatto molto freddo e poi volevamo comunque vedere uno di questi e Mr lazarus ci ha prenotato il Rhino Lodge. Allora: non vale la pena nè la spesa. 300$ per una stanza comunque spartana, la doccia calda per uno e l’altro è dovuto andare in un’altra camera, tutto molto formale mentre noi venivamo dalla savana… Per scaldarci c’erano in dotazione borse dell’acqua calda. Cena e colazione più o meno come quella del nostro cuoco. Mentre nel meraviglioso campeggio Simba che abbiamo visto la mattina seguente c’è una vista pazzesca del cratere, un bel prato e soprattutto elefanti, zebre, bufali visitano il campeggio e qualcuno ha sentito ruggire i leoni. Ci siamo mangiati le dita e abbiamo iniziato il game drive scendendo nel cratere. Quindi la sera e al mattino fa molto freddo, poi è uscito il sole e picchia veramente, il naso si è strinato anche perchè non avevamo montato il tettuccio: portare crema protezione sole. Strada panoramica è dire poco. Il cratere è relativamente piccolo, il diametro è di 16 km, ma è un concentrato di animali e turisti. Qui il “misto corna” non emigra quindi mandrie immense di gnu e bufali sono ovunque. Anche i leoni, e qui è il posto migliore per assistere alle cacce. C’è una tale abbondanza che penso basti fermarsi se si vede una leonessa con le orecchie dritte che dopo pochi minuti comincia la caccia. L’unico inconveniente è il traffico. Non per gli animali, per i quali continui a essere trasparente, ma per le jeep che affollano a decine i punti in cui succede qualcosa. Addirittura i leoni usano le jeep come schermo per poi balzare sulle prede. Aiuta molto essere stati prima nel Serengeti, perchè ci si può concentrare sulle sole azioni di caccia. Vista la strada pessima siamo rimasti fino a dopo pranzo e poi abbiamo salutato l’amica canadese, che non ha lasciato la mancia con grande indignazione del driver e del cuoco e imbarazzo nostro, e siamo usciti dal cratere. Secondo me Ngorongoro merita di restare un altro giorno intero, e dormire nel camp site. Usciti dal Parco nazionale la strada torna asfaltata e perfetta, ma dopo qualche chilometro svoltiamo per una pista verso il nulla.

Lake Eyasi Il tragitto sono due ore di una pista molto sconnessa attraversando panorami belli e diversi e villaggi di poche capanne. Qui la povertà si fa davvero vedere. I bambini corrono a fianco della nostra macchina non più sorridenti e salutanti, ma imploranti. Andiamo avanti per chilometri, non c’è nulla, solo capanne, savana e miseria. Arriviamo in un villaggio, cioè un gruppo di capanne più numeroso sparso in una boscaglia di acacie e percorso da mille sentieri. Non ricordo il nome, ma qui c’è una sorgente d’acqua e tutti vengono a raccoglierla con improbabili recipienti. Siamo in un campsite molto spartano e mettiamo la tenda sotto un’acacia da sogno. Non ci sono altri turisti che probabilmente saranno in qualche lodge qui vicino. Il bagno ha una doccia fattibile ma il gabinetto è un buco spaventoso. Ammetto la sconfitta e vado col buio a bordo campo: anche il mio compagno, dopo avere visto un’ombra uscire dal buco è uscito pallido dal cubicolo. La parola giusta è “inagibile”. Facciamo da soli una passeggiata nel villaggio. Intanto non si capisce dove sia e il mio massimo timore è perdermi tra i sentieri tutti uguali, trovo difficile immaginare che qualcuno sappia l’inglese e la raccomandazione che ci hanno dato è non andare in giro con il buio. Questo ce l’hanno detto un po’ dappertutto e credo purtroppo che sia un buon consiglio. Alla fine troviamo la sorgente, era dalla parte opposta, e vediamo la loro fatica quotidiana: questa gente comunque si fa un mazzo solo per andare a scuola o avere l’acqua. Respiro un’atmosfera di “impossibilità” di accesso ad una felicità banale, basica ciò che per noi è invisibile perchè scontato: un rubinetto, un interruttore, un marciapiede, una bicicletta. Siamo turbati. Il mattino molto presto passiamo a prendere la migliore guida del villaggio, Edward, e se fate questa escursione chiedete di lui perchè sa un sacco di cose e non è un semplice accompagnatore come le altre guide che abbiamo visto, e in un’altra ora arriviamo dove vivono i bushman della tribu Hadzabe. Qui breve lezione antropologica mentre loro si accendono un cilum di marijuana con i bastoncini. Consegnamo alle donne un pacco di cibo acquistato al villaggio, sono molto contente. Sono autosufficienti in tutto, tranne che per l’acquisto della maria e rifiutano casa, scuola, ospedale, anche se vedendo come vivono nel villaggio non stento a crederlo, ed i tentativi del governo almeno di censirli sono falliti. Li seguiamo nella caccia con arco e freccie, nel frattempo è arrivato un gruppo di spagnoli, questo per dire che alla fine anche questa è una meta turistica, e infilzano tre uccelletti. Poi ci mostrano come trovare il miele e le patate, accendono il fuoco, cuociono il tutto e via con il cilum. Tutto sommato sembrano più “felici” dei civili del villaggio. Non so se per la maria o per la differenza dei desideri. Al mattino c’è fresco, comoda la solita felpa, ma indispensabili i jeans e le scarpe chiuse, perchè le spine del bush me le sono tenute per settimane piantate nelle gambe… Ma usciranno da sole le spine? Sono peggio dei ricci di mare! Poi c’è una sfida di tiro con l’arco, giusto per farvi capire che non sopravvivereste un giorno, infine vendono bracciali e collane e gli archi e le frecce costruiti da loro. Alla fine non ci siamo accorti di avere lasciato molti più soldi a loro, autosufficienti, che ad altri che, pur bisognosi, abbiamo ignorato. Turisti, mah… Mi raccomando la mancia ad Edward che vive lì e vede le partite di calcio a pagamento in un “bar” con un impianto solare. Rientriamo per la stessa strada dell’andata ad Arusha fermanoci a mangiare a Mosquito River nel Fig(o) Resort dell’andata. Qui lasciamo la mancia a Roman e Bugar per non farlo davanti a Mr Lazarus. Arrivati ad Arusha chiediamo di essere accompaganti alla stazione del Dar Express e prenotiamo i biglietti con partenza alle 6. Siccome il volo lo avevamo alla 21.10 ci siamo presi un po’ di anticipo, ma forse potevamo prendere quello delle 7.

Kilimanjaro Dormiamo all’Annex Hotel, vecchia conoscenza. C’è proprio freddo. Al mattino in due ore di taxi, compreso nel safari dell’Hartebeest, siamo ai piedi del Kilimanjaro. La montagna è coperta di nuvole, e non è raro. Arriviamo al Marangu Gate, una delle basi di partenza per scalare la montagna, in effetti la più facile, piuttosto tardi quindi non facciamo in tempo a fare i tutti i 7,5 km per arrivare al primo rifugio. Non abbiamo alcuna attrezzatura perchè la gita è una passeggiata nella foresta fittissima che ricopre la montagna fino ad oltre i 2700 metri del Mandara Hut cioè la nostra teorica meta. Incontriamo un sacco di fighetti alpini di tutte le nazionalità e anche i loro portatori carichi come muli. Per quello che abbiamo visto, cioè un sentiero infilato nel muro di alberi impenetrabile direi che questa gita si poteva anche evitare. La temperatura era fresca al mattino poi è diventata gradevole. Portate l’acqua.

Rientriamo ad Arusha e ci facciamo accompagnare al Arusha Naaz Hotel dove abbiamo dormito la prima sera. E qui finisce il safari con l’Hartebeest. Poi siamo stati il giorno dopo ad Arusha, era domenica e c’era poco da fare. Alle 5.30 come da accordi ci viene a prendere il taxi dell’Hartebeest e ci accompagna alla stazione del Dar Express, che non è quella in cui siamo arrivati. Il viaggio è lungo e l’impressione è che guidino come pazzi, ma siamo arrivati perfettamente in orario. Poi altro taxi, contrattate la tariffa, noi siamo arrivati a 25.000 scellini, per l’aeroporto, poi attesa, breve sosta a Nairobi, Zurigo e Malpensa. Una trentina di ore di viaggio. Riassumendo: viaggio molto intenso, visti tutti gli animali, Roman e Bugar ci hanno fatto stare bene, come percorso se dovessi tornare, farei: Arusha NP (1 giorno), Tarangire (2 giorni), Manyara (1 giorno) Serengeti (4 giorni), Ngorongoro (2 giorni), Eyasi (1 giorno), nulla a dire sul budget safari in tenda; se occorrono altre informazioni scrivetemi sima.Dibona@libero.It. Ciao.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche