Tanzania: parchi del nord e Zanzibar!
Voli: abbiamo prenotato i voli direttamente sul sito dell’Ethiopian Airlines, da Roma al Kilimangiaro all’andata (scalo ad Addis Abeba), e da Zanzibar a Roma al ritorno (sempre via Addis Abeba). Il costo è stato intorno ai 600 euro, conveniente considerato che abbiamo viaggiato in alta stagione e abbiamo chiesto come città di ripartenza una diversa da quella di arrivo. Per andare a Roma, abbiamo prenotato un volo da Genova con la Blu Express che fa prezzi molto contenuti.
Organizzazione locale: ci siamo affidati ad una agenzia locale per tutto l’itinerario (safari + zanzibar) e i vari trasferimenti in loco, la Hyppo Tours.
Per noi, a differenza di come viaggiamo di solito, questo doveva rappresentare un viaggio tranquillo; avevamo quindi deciso fin dall’inizio che non ci saremmo neanche informati riguardo alla possibilità di noleggiare una jeep e organizzarci tutto per conto nostro. Per limitare lo sbattimento al massimo, abbiamo scelto un’agenzia che ci desse affidabilità e che avesse buone referenze dagli altri “turisti per caso” e ci siamo completamente affidati a loro per tutta l’organizzazione in loco. Abbiamo scelto l’opzione campeggio (assolutamente azzeccata secondo noi), e abbiamo chiesto loro un itinerario che comprendesse i parchi del nord che ritenevano più belli da visitare e poi una settimana a Zanzibar. Francesca dell’agenzia si è occupata di tutto, proponendoci un itinerario che a noi andava bene, inclusivo di tutto. Consiglio spassionatamente questa agenzia perché il viaggio è stato letteralmente perfetto, e nonostante non le avessimo dato molti input, tutto si è rivelato in accordo al nostro gusto e desideri. Abbiamo inviato loro il bonifico totale prima di partire (so che alcuni sono restii, ma io generalmente mi fido e non ho mai avuto problemi, cercando naturalmente agenzie affidabili in partenza).
Visti: si possono ottenere anche all’arrivo ma per evitare problemi siamo andati prima di partire al consolato tanzaniano a Milano che in 10 minuti ha completato la pratica. Bisogna chiamarli e prendere appuntamento. All’ingresso in Tanzania, al Kilimangiaro Int Airport, la pratica è stata veloce non fosse che ci hanno richiesto il certificato di vaccinazione contro la febbre gialla (perché provenivamo da Addis Abeba). E’ bastato chiarire che siamo stati in Etiopia solo il tempo di cambiare volo e ci hanno fatto entrare.
Vaccinazioni: non ne abbiamo fatte, e non ce ne sono di obbligatorie. Ci sono diverse scuole di pensiero riguardo all’anti malarica; in generale la nostra opinione è di curarci solo se strettamente necessario e di sicuro non in via preventiva. Pertanto, non abbiamo mai fatto nessuna vaccinazione ma piuttosto viaggiamo nelle stagioni secche e cerchiamo di prevenire il più possibile le punture di zanzare. In Tanzania continentale le zanzare a luglio sono quasi inesistenti (qualcuna l’abbiamo vista…), e vestendoci coperti e dando l’anti zanzare siamo riusciti a evitare di essere punti del tutto. A Zanzibar e sulla costa invece ce ne sono un po’, ma il rischio di contrarre malattie è decisamente basso (a zanzibar) e non ci siamo preoccupati più di tanto (e anche così siamo stati punti pochissime volte). Anche la cura omeopatica anti zanzara che abbiamo fatto prima e durante il viaggio deve aver aiutato in questo senso: chiedere in farmacia.
Clima: a luglio il clima è l’ideale, è il loro inverno e non fa mai caldo. Anche per ragioni anti zanzare, per il periodo safari ci siamo portati magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi, e devo dire che ci vogliono comunque perché non faceva affatto caldo! Mediamente la mattina presto avevamo il pile e a volte anche il piumino leggero sopra, poi durante il giorno stavamo in maglietta a maniche lunghe per poi rimetterci il pile intorno al tramonto… Di notte dormivamo in sacco a pelo dentro la tenda, a seconda dei parchi anche con il pile o il piumino addosso. A Zanzibar si stava benissimo, durante il giorno in spiaggia temperature sui 25 gradi e la sera una giacca leggera ci voleva… Il sole sorge poco dopo le 6 e tramonta alle 19 (il fuso orario è di un’ora avanti rispetto all’Italia).
Cibo: abbiamo mangiato benissimo, decisamente superiore alle aspettative. Abbiamo evitato frutta e verdure crude, oltre ovviamente ad acqua, ghiaccio e succhi non imbottigliati. Abbiamo visto che quasi tutti invece mangiavano tranquillamente anche la frutta locale come le angurie (!) e le insalate… Non saprei dire se poi altra gente è stata male, ma noi siamo andati sul sicuro, ci siamo sempre fatti cuocere tutto e usavamo l’acqua minerale anche per lavarci i denti. In questo modo siamo sempre stati bene, e abbiamo comunque mangiato molto bene…
Cosa portare: il sacco a pelo (tenda e materassini sono infatti forniti da loro), e tutto l’occorrente per il campeggio (torce, salviette e carta igienica, asciugamani in microfibra, repellente anti zanzare, etc). Consiglio di comprare il trasformatore con la presa accendisigari da mettere in macchina per caricare ogni cosa, visto che nei campeggi raramente ci sono le prese. E ora passiamo all’itinerario vero e proprio!
9 luglio: arriviamo al Kilimangiaro Int Airport nel primo pomeriggio e facciamo la conoscenza di Nasibu e Charlie (la nostra guida e il nostro cuoco per il safari), che ci portano subito al campeggio del Lake Manyara (primo parco che visiteremo). Il viaggio di trasferimento si svolge sull’unica strada asfaltata che vedremo (!), e richiede qualche ora durante le quali ci guardiamo intorno in un paesaggio bellissimo che ogni tanto ci fermiamo a fotografare. Arriviamo in un campeggio bellissimo, molto verde, addirittura con piscina, vicinissimo all’entrata al parco. Mangiamo verso le 7 (ora in cui il sole tramonta in questa stagione) i piatti cucinati dal nostro bravissimo cuoco e poi andiamo a letto subito, stanchi dopo il viaggio.
10 luglio: la mattina sveglia all’alba (nei giorni del safari ci siamo sempre alzati tra le 5 e mezza e le 6, ora in cui il sole sorge: conviene per avvistare meglio gli animali, girare più tranquilli e naturalmente per avere la luce migliore per le foto!), e siamo entrati nel nostro primo parco tanzaniano, il Lake Manyara. E’ un parco bellissimo, con una vegetazione rigogliosa da foresta, molto diverso da quelli che abbiamo visto successivamente, e che a noi è piaciuto tantissimo. Ci sono bellissime vedute del lago sia dall’alto che dalle sponde del lago stesso, e tanti tanti animali (soprattutto giraffe, elefanti, zebre, gnu, uccelli e scimmie)… Abbiamo girato con la jeep che ha il tetto scoperto in modo tale che stando in piedi riuscivamo a fare fotografie e avvistare meglio gli animali. In alcuni punti ci siamo fermati e scesi per ammirare il lago dall’alto e nel frattempo sgranchirci le gambe! Abbiamo pranzato in un’area picnic vicinissima al lago, un lunch box preparato da Charlie. Dopo pranzo abbiamo continuato il safari e alle 4 circa siamo rientrati al campeggio. Siccome avevamo ancora voglia di girare, siamo andati con un ragazzo locale ad un villaggio Masai. L’esperienza è stata un po’ così, da una parte carino vedere dove e come vivono, visitare le capanne di paglia e fango, e venire a conoscenza delle loro usanze e tradizioni, dall’altra loro si sentono in dovere di esibirsi in spettacolini per turisti, e abbiamo raggiunto il punto più basso durante la danza Masai con il nostro coinvolgimento forzato. Per fortuna abbiamo avuto altre occasioni di parlare con la gente del posto! Torniamo al campeggio con una bella camminata e di nuovo cena alle 7 e nanna in tenda. Tra parentesi, le tende fornite da loro sono enormi, in due stavamo comodissimi con tanto spazio anche per gli zaini, e i materassini sono comodi.
11 luglio: stamattina alle 6 siamo andati a fare un safari a piedi vicino al lago, accompagnati da una guida del posto. Siamo partiti prestissimo in modo tale da vedere l’alba da lì… La camminata è stata emozionante, vedere gli animali in questo modo da una sensazione strana, ci sembra di essere stati catapultati dentro un documentario… in un paio d’ore abbiamo camminato vicino a gazzelle, zebre, gnu e giraffe, oltre a vedere moltissimi uccelli. Devo ammettere che io ero un po’ inquietata, ma la nostra guida era tranquillissima e c’erano anche dei locali che in bicicletta vanno all’alba sulle rive del lago a pescare (incredibile pensare per un attimo alla loro vita lì rispetto alla nostra, in città e in ufficio seduti davanti al pc). Dopo la passeggiata, siamo tornati al campeggio a fare colazione e poi preparare gli zaini per il trasferimento al Lago Natron, nostra seconda tappa e parco. Il viaggio di trasferimento è stato molto bello, abbiamo attraversato panorami belli e molto diversi tra loro (abbiamo notato in Tanzania questa incredibile varietà di panorami che cambiano in continuazione), villaggi Masai e coltivazioni, vulcani, sempre costeggiando la Great Rift Valley. Ad un certo punto siamo saliti su un monte che ha un paesaggio lunare di pietra rossa, con pochissima vegetazione. Insomma abbiamo imparato che qui in Tanzania vale tanto anche il viaggio in sé, oltre ai singoli posti da visitare. Arriviamo al campeggio, anche questo molto bello, e tempo di fare qualche esplorazione nei dintorni, partiamo per una gita alle cascate insieme ad un Masai che ci fa da guida. Risaliamo la gola, attraversando ogni tanto il fiume (consiglio costume e sandali per la gita!), e arriviamo dopo un po’ alle cascate, in cui ci immergiamo subito facendo un bagno epico, da soli e con l’acqua fredda che ci rinfresca dopo il cammino (un po’ impegnativo). Per la sera, abbiamo un bellissimo programma; dopo cena andiamo con i nostri amici (Nas e Charlie) a vedere la finale dei mondiali in un locale di loro amici! Siamo contentissimi che ci abbiano invitato, e infatti la serata si rivela proprio carina: birretta (Kili) nel baretto tutto in legno, chiacchierando con la gente del posto (davvero amichevoli), e visione della partita in una saletta nel retro insieme a Masai vestiti con gli abiti tradizionali, e altra gente del posto, in un televisorino preso da un satellite inglese! Insomma ci siamo divertiti un sacco, tra l’altro tenevamo tutti per la Spagna e quindi siamo stati felicissimi della vittoria…
12 luglio: stamattina all’alba siamo andati a piedi al lago. Il panorama è bellissimo, con tutti i fenicotteri rosa nell’acqua, dei colori bellissimi, e con lo sfondo del vulcano… Dopo la camminata siamo andati a fare colazione al campeggio e poi via che ci aspetta un lungo trasferimento per il Serengeti! Purtroppo, attraversando il villaggio, vediamo che il baretto di ieri è completamente raso al suolo, con ancora ceneri che bruciano per terra, e veniamo a sapere che è letteralmente esploso un’ora dopo la nostra uscita per un corto circuito… per fortuna, c’è stato solo un ferito, il proprietario, che si è ustionato. Siamo abbastanza scioccati dalla visione e cerchiamo di non pensare a cosa sarebbe successo se l’esplosione fosse avvenuta con tutti noi dentro a vedere la partita… Ci trasferiamo al Serengeti, dopo qualche ora di jeep intervallata a fermate varie tra cui un picnic del pranzo, e finalmente arriviamo al cancello del mitico parco… inutile dire che già sentirlo nominare ci emozionava, per cui all’entrata eravamo felici come due bimbi! Fino al tramonto abbiamo fatto safari nel parco, avvistando ogni genere di animale e fotografando ogni paesaggio possibile… e al tramonto siamo arrivati al campeggio in cui ci fermeremo per la notte, direttamente dentro il parco. Il campeggio non è bellissimo, ma è una piazzola per le jeep con le tende intorno e una cucina dove i cuochi possono preparare la cena. Inoltre, non è recintato (come nessun campeggio dentro i parchi), per cui fa un po’ impressione sentire i rumori degli animali la notte e pensare di essere indifesi…
13 luglio: la mattina alle 6 siamo già in giro, per avvistare meglio gli animali e girare più tranquilli. E’ bellissimo andare a quest’ora, anche per le magnifiche albe che si vedono dal parco, la luce meravigliosa di quest’ora e la tranquillità… Siamo comunque contenti che pur essendo alta stagione non vediamo affatto questa invasione di turisti, solo nel campeggio abbiamo incontrato un po’ di gente, ma poi si disperde nelle grandezze del parco. Questa mattina vediamo tantissimi leoni, anche molto vicini. Torniamo per il brunch (colazione/pranzo) verso mezzogiorno al campeggio, e poi ripartiamo per un safari sempre nel Serengeti, lo attraversiamo tutto per andare dall’altra parte a dormire. Vediamo di nuovo tantissimi animali, zebre, gnu, elefanti, leoni di nuovo, giraffe a non finire, ogni tipo di uccello, e ippopotami! Arriviamo in un campeggio meraviglioso verso il tramonto, situato appena fuori l’entrata ovest del parco; siamo solo noi più un’altra coppia (giapponesi); il campeggio è situato in un posto bellissimo sopra una collina, con le pianure sottostanti dove si possono vedere gli animali. Anche qui il panorama è stupendo, abbiamo appena tempo per un passeggiatina esplorativa e poi si cena!
14 luglio: la mattina all’alba andiamo a fare una camminata giù dalla collina per la savana, insieme ad un “ranger armato”, che si è rivelato un ragazzino con arco e frecce! Anche questa camminata è stata molto carina, abbiamo visto qualche animale ma in lontananza. Tornati al campo, abbiamo fatto colazione e poi siamo ripartiti in jeep per andare di nuovo attraverso il Serengeti e verso il prossimo parco (Ngorongoro). Abbiamo quindi fatto safari nel parco, in una zona che non avevamo ancora visto, molto bello anche oggi… ci siamo fermati per il pranzo all’estremità orientale in una zona dove c’è una bella camminata da fare, si risalgono dei roccioni per vedere tutto il panorama dall’alto, molto suggestivo. Dopo abbiamo proseguito per il Ngonrongoro, avvistando ancora animali. Il paesaggio cambia tantissimo, dalle savane del Serengeti orientale tutto piatto con erba gialla, alla vegetazione del parco Ngorongoro con alberi, verde, foreste… meraviglioso. Il Ngorongoro è un parco molto grande di cui si visita principalmente il cratere, che è la caldera di un vulcano sprofondato; in mezzo ci sono dei laghi e gli animali si radunano tutti dentro il cratere. Sopra però, ad un’altezza di circa 2.200 metri, la vegetazione è rigogliosa, molto verde e in alcuni punti è foresta. Arriviamo in tardo pomeriggio al nostro camping, situato sul bordo del cratere; siamo in mezzo al verde e intorno a noi sembra di essere in val d’aosta d’estate, o in qualche valle svizzera… è verdissimo, con colline tondeggianti, solo che al posto delle mucche si vedono elefanti (3 dei quali vengono tutti i giorni al tramonto nel nostro campeggio a bere da un serbatoio d’acqua enorme lasciato apposta per loro!). Dal campeggio si ha anche una bella veduta del cratere, con il lago in basso… Andiamo con Nas a farci un aperitivo nel villaggio lì vicino, dove oltre alla solita birra proviamo un buonissimo tè nero molto speziato, e poi compriamo qualcosa che nel frattempo era finita (sigarette per Pier, carta igienica, una penna). La sera fa molto freddo ed è impossibile mangiare all’aperto, siamo in pile più piumino e sciarpa! Ceniamo dentro la struttura di cemento, e poi dormiamo male di notte per via del freddo (non eravamo attrezzati per queste temperature!).
15 luglio: all’alba partiamo subito con la jeep e andiamo dentro il cratere, giù per una strada molto ripida che dal bordo porta a dentro la caldera. Anche qui ci sono paesaggi diversi a seconda della zona, subito entriamo in una foresta, e ci fermiamo in un’area (anche qui non recintata) a fare colazione (che bella idea ha avuto Nas, ci hanno allestito la colazione dentro il parco anziché al camping come tutti gli altri, così ci godiamo il posto ancora di più e siamo praticamente da soli…). Continuiamo ad esplorare il parco per diverse ore, fermandoci anche presso un lago contornato da palmeti, e in altri punti panoramici. Probabilmente per la scenografia e i panorami questo è il parco più bello finora, vediamo anche la migrazione di gnu e zebre in una lunghissima fila che si avvia piano piano verso zone più ricche di acqua. Avremmo voluto vedere il rinoceronte, ma non c’è verso, anche qui leoni (uno che si sbranava una preda, impressionante!), e tantissimi altri animali, tanti begli uccelli, ma il rinoceronte non siamo ancora riusciti a vederlo! Usciamo dal parco dopo circa 6 ore di giri per ogni dove nel cratere, e risaliamo per un’altra strada rispetto a quella di discesa. La strada che facciamo al ritorno è impressionante, ripida e in mezzo ad una foresta che sembra primordiale, su per una stradina che la jeep fa fatica a risalire, e il panorama del cratere lì sotto… bellissimo, a me piace da morire e cerco di fotografare ogni paesaggio… Usciamo dal parco e facciamo la strada verso il prossimo parco, che sarà il Tarangire. Ci fermiamo a mangiare sul tardi nel campeggio del primo giorno al Lake Manyara, così ci rilassiamo un po’ sulle sdraio in piscina mangiando il nostro lunch box. Proseguiamo poi verso il prossimo campeggio, appena fuori il Tarangire, in cui arriviamo nel tardo pomeriggio… Il campeggio non è un granché e andiamo a piedi nel villaggio accanto a fare un giro. Giriamo un po’ nel villaggio dove la gente ci guarda un po’ diffidente, alcuni sono più amichevoli ma in generale ci guardano un po’ tutti alla lontana, qualcuno chiedendo soldi per essere fotografati (e noi rinunciamo…). Ad un certo punto vedo dei ragazzi che nel cortile di un negozio stanno saldando una finestra, e non resisto alla deformazione professionale (…lavoro in una multinazionale che produce macchine e consumabili per la saldatura); entriamo e la prima domanda che ci fanno è se vogliamo comprare una finestra (che stavano saldando…) ovviamente ridendo. Da lì facciamo amicizia, li intervisto su che materiali e macchine usano per saldare, e faccio anche le foto, è da morire dal ridere che si sono costruiti in casa le macchine e ovviamente le condizioni di sicurezza in cui operano solo terribili… però sono simpatici e hanno tanta voglia di fare, mi chiedono se la società per cui lavoro ha una sede in Tanzania… Torniamo al campeggio e dopo un’altra ottima cena andiamo a nanna presto…
16 luglio: stamattina presto subito al Tarangire… il parco è molto bello (lo so mi ripeto ma di tutti quelli che abbiamo visto non saprei scegliere qual’è il migliore, sono tutti splendidi). Questo è particolare nel senso che ha tantissimi baobab (che ho deciso essere il mio albero preferito), e dei colori stupendi (rosso della terra, giallo della savana, verde di vegetazione), e un fiume che si costeggia sia dall’alto sia sulle rive. Vediamo tutto il parco, che non è molto grande e neanche turistico, infatti vediamo solo un paio di jeep in tutto il tempo che giriamo. La scena memorabile è quella di due leoni (maschi) che abbiamo disturbato con la jeep (erano addormentati dietro una curva) e che senza scomporsi minimamente si sono spostati subito accanto alla strada; abbiamo visto anche la femmina a poca distanza e ci siamo fermati osservando il rituale di corteggiamento tra loro… Al Tarangire ci sono le mosche tse-tse, ma ci disturbano poco e in realtà pungono il nostro Nas che a quanto pare è sempre preso di mira da questi insetti ma non ci fa granché caso… sembra che facciano male solo dopo tante punture… Usciamo dal parco (che è l’ultimo del safari), e iniziamo a viaggiare verso Arusha, dove passeremo la notte. Siamo un po’ tristi di lasciare i nostri amici e di aver chiuso un capitolo del viaggio, ma anche entusiasmati di andare al mare e a dire la verità dopo tutti questi giorni di campeggio, jeep, polvere siamo anche stanchi e contenti di cambiare tipologia di viaggio! Strada facendo ci fermiamo ad Arusha perché cerchiamo dei cd di musica africana che Nas ci ha promesso avrebbe preso per noi, ma andiamo in vari negozi e non riusciamo a trovare nulla che lo soddisfi. Tra parentesi, Arusha è la classica caotica città africana veramente brutta, e siamo totalmente frastornati dal trovarci qui in mezzo al caos, traffico cittadino e città esteticamente brutta dopo tutti questi giorni di natura meravigliosa… La nota carina è che dopo molto cercare finiamo dall’hacker locale (uno studiolo strapieno di roba tecnologica che noi avremmo schifato anche negli anni ’80!) che ci masterizza dei cd con la musica africana (nei negozi era tutta musica diversa, reggae, occidentale etc). E poi arriviamo al lodge dove ci fermiamo per la notte, poco fuori città… bellissimo, in mezzo ad una piantagione di caffè, molto stile coloniale con piscina e cottages individuali in mezzo alla natura… Normalmente sarebbe un posto troppo di lusso per noi, considerato lo stile con cui viaggiamo di solito, ma tutto sommato non ci fa troppo schifo l’idea di buttarci in piscina, lavarci per bene in un bagno normale al caldo, e sbrogliarci i capelli che ormai sono un ammasso unico di pelo inestricabile… E infatti ce la godiamo un sacco, compreso il caminetto la sera davanti al quale ci addormentiamo…
17 luglio: stamattina ci vengono a prendere alle 10 per portarci all’aeroporto di Arusha, da dove prenderemo il volo per Stone Town. Peccato che nessuno mi aveva avvisato che si trattava di un mono elica da turismo che decollava da una striscetta di asfalto messo male! Dopo il panico della prima ora (mi sembrava inverosimile che potessimo volare con quell’aereo giocattolo), alla fine mi sono divertita e ho ammirato il panorama dall’alto (abbiamo visto il Kilimangiaro, e tutta la costa, le isolette di fronte e Zanzibar), e il volo è stato tranquillissimo… Si trattava di un volo della Coastal Aviation (prenotato da Hyppo Tours e incluso nel loro pacchetto) e ha impiegato un’ora e mezza per la traversata. Arriviamo quindi verso le 2 a Stone Town, ci vengono a prendere all’aeroporto (anche questo è un aeroporto per modo di dire…tutta da ridere), e arriviamo al nostro B&B (Zanzibar Coffee House) in cui dormiremo le prossime due notti. Il B&B è carino e situato proprio nel centro dei vicoli della città. Stone Town ci piace subito, nonostante non sia esteticamente bella nel senso convenzionale del termine, ha un’atmosfera particolare, un mix di India e Medio Oriente che ci piace tanto. Qui sono tutti musulmani (non molto integralisti a dire il vero), quasi tutti vestiti con gli abiti tradizionali omaniti (infatti subito mi ha ricordato Muscat), perché un tempo faceva parte del sultanato dell’Oman, i profumi e i sapori ricordano invece l’India (abbiamo mangiato samosa, e altre tipiche specialità indiane). Andiamo un po’ in giro senza meta, ci fermiamo a visitare le vecchie celle in cui tenevano gli schiavi (Zanzibar era il centro di raccolta dall’Africa orientale), dove un ragazzo ci spiega un po’ di storia locale, e prenotiamo un tour delle spezie presso una delle tante agenzie locali per la mattina seguente. La sera ci fermiamo a mangiare ai Forodhani Gardens sul lungomare; si tratta di tante bancarelle che grigliano il pesce sul momento, o hanno altre cose da mangiare (come appunto mangiare indiano); mangiamo benissimo i nostri spiedini di pesce (ce n’è di ogni tipo, dal barracuda al tonno) seduti sulle mura a due passi dal mare… e intanto guardiamo il passatempo locale, i ragazzini (guardati da un sacco di gente che si ferma) che si tuffano in modo strano dalle mura in mare (tutti vestiti).
18 luglio: stamattina tour delle spezie, andiamo a visitare una piantagione a nord della città che ha vari alberi da frutto e tutti i tipi di piante di spezie… ci meravigliamo di scoprire quanto siamo ignoranti in materia! Non possiamo degustare proprio tutti i frutti ma che buono il tè speziato… ne compro un po’ da portare a casa. Vediamo ancora le terme del sultano, attraversiamo il villaggio tutto capanne di fango e paglia, galline, bimbi che scappano quando ci vedono e donne che ci salutano, e ci fermiamo a mangiare a pranzo presso una casetta dove una donna ci ha preparato da mangiare… ci piace tutto, dal riso speziato alle varie verdure (la cassava in primis!). Il pomeriggio siamo di nuovo a Stone Town, e questa volta siamo catturati dal mercato, scopriamo l’asta del pesce e per un po’ rimaniamo a guardare lo scarico del pesce appena pescato (tra cui un enorme pesce spada), il successivo squartamento in pezzi, e l’asta a seguire… girovaghiamo ancora un po’, scopriamo la vecchia casa di Freddy Mercury (che era originario di qui e ci ha vissuto fino ai 9 anni), compriamo dei pareo bellissimi e colorati, e mangiamo di nuovo spiedini di pesce alle bancarelle sul lungo mare, guardando il passeggio locale…
19-25 luglio: il 19 mattina ci vengono a prendere per portarci a Nungwi, la spiaggia a nord dove trascorreremo i 6 giorni che ci restano. Il nostro resort si chiama Flame Tree Cottages, ha solo 8 cottages situati nel verde di un giardino curatissimo a due passi dalla spiaggia… un sogno! Siamo ben felici di essere lontani dai villaggi italiani all inclusive che sono situati più a sud e a Kendwa. Noi siamo sulla punta a nord, vicino al nostro resort c’è la spiaggia lasciata libera e dove costruiscono i dhow (le imbarcazioni di legno), c’è il faro e l’area di conservazione delle tartarughe giganti marine. Il nostro cottage è veramente carino, con la veranda esterna dove servono la colazione, i tavoli a lume di candela direttamente sulla spiaggia, e vicino alle spiagge più belle. Nei giorni che abbiamo trascorso qui abbiamo fatto molte passeggiate, andando a vedere le tartarughe e ovviamente i costruttori delle barche di legno, ci siamo rilassati tanto in spiaggia (che è bianchissima, con la sabbia molto fine), e un giorno abbiamo fatto un’escursione all’atollo di Mnemba per fare snorkelling e un’immersione (ci siamo rivolti al centro diving che si chiama East Africa Diving, sulla spiaggia vicino a noi, ci sembrava il più affidabile e ha un bel gommone per andarci). La barriera non è meravigliosa, e l’acqua è tutt’altro che limpida, per cui l’immersione non ci ha entusiasmato; ci sono tanti pesci ma rispetto ad altre barriere coralline viste in giro per il mondo qui è decisamente meno popolato, e meno colorato. C’è il fenomeno della marea, che fa avanzare il mare di un po’ a seconda delle ore del giorno, ma qui il fenomeno è molto ridotto rispetto alla costa orientale dove sono altri resort, dove addirittura ci dicono che di pomeriggio non si riesce a fare il bagno. Nonostante l’alta stagione anche qui le spiagge sono tutt’altro che affollate, anzi la gente del posto è decisamente più numerosa dei turisti e mediamente nella spiaggia vicina a noi eravamo una decina di persone in tutto (scendendo a sud la situazione cambia, e si sente ovunque parlare italiano, anche i ragazzi del posto…). Ogni sera provavamo un ristorante diverso, anche se poi ci siamo affezionati ad un ristorantino con i tavoli sulla sabbia vicino a noi, che cucinava il pesce pescato del giorno sulla griglia, e rispetto agli altri posti era decisamente più buono e più economico (non saprei neanche dire il nome perché non era scritto). Abbiamo mangiato del buonissimo pesce tutte le sere! Il 25 pomeriggio avevamo il transfer per l’aeroporto di Stone Town dove abbiamo preso il volo per Addis Abeba e poi quello per Roma e per Genova, dove siamo arrivati la mattina successiva. Se volete altre info, scriveteci pure alla email: simo.cleveland@yahoo.it
Ciao, Simo & Pier