Tanzania: il cuore dell’Africa

Safari nel cuore dell' Africa più ultimi giorni di relax in riva al mare.
Scritto da: Enrico_Elisa
tanzania: il cuore dell'africa
Partenza il: 07/08/2010
Ritorno il: 28/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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E’ giunto finalmente il 7 agosto, giorno atteso da mesi, con un volo KLM Milano – Amsterdam – Kilimanjaro raggiungiamo la città di Arusha, è già buio quando atterriamo ed un taxi ci aspetta per portarci all’hotel prenotato per noi da Hartebeest Safaris Ltd, la compagnia locale che abbiamo contattato per le due settimane di safari nei parchi del nord.

Il mattino successivo dopo aver fatto colazione al Blue Comfort Inn un’ auto ci viene a prelevare e ci porta agli uffici della Hartebeest Safaris, dove incontriamo il boss Lazarus che ci chiede di saldare il prezzo del viaggio, ci presenta il nostro driver nonché guida ed il cuoco che ci accompagnerà nell’avventura, carichiamo il Land Cruiser e partiamo.

Durante il percorso che ci porta all’ARUSHA NATIONAL PARK ci guardiamo attorno, la città di Arusha è grande e caotica, mentre cerchiamo di orientarci per capire al nostro ritorno come muoverci, vedo dominare la città con tutta la sua imponenza il Monte Meru (4566 mt). Arrivati al Parco, Joseph paga il biglietto d’ingresso e ci accoglie un ranger armato che ci condurrà per circa tre ore in un safari a piedi. La guardia è ben preparata ci parla degli alberi e della vita degli animali che abitano questo Parco, vediamo davanti a noi in un bel prato verde, una mandria di bufali che pascolano tranquilli, il ranger ci fa avvicinare agli animali e lascia che ci godiamo questo momento. Spostandoci poi vicino ad un fiume troviamo un gruppo numeroso di giraffe anche loro intente a divorare grosse quantità di vegetazione, foglie ed arbusti, sono animali tranquilli e anche in questo caso il ranger ci fa avvicinare con cautela, ma alcune di esse si allontanano correndo un po’ spaventate. Mangiano lentamente e ci osservano con grandi occhi dalle ciglia lunghe, tutt’attorno c’è silenzio non ci sono altre persone, è un momento magico. Terminato il walking safari con la jeep ci spostiamo per raggiungere sempre all’interno del Parco il MOMELLA LAKES, una serie di laghi della Rift Valley poco profondi e dalle acque alcaline che attirano una grossa varietà di uccelli acquatici, soprattutto fenicotteri. Abbandoniamo i laghi per dirigerci nella foresta al CRATERE NGURDOTO, ci arrampichiamo per un sentiero e abbiamo lo spettacolo del cratere ai nostri piedi, il fondo è occupato da terreno paludoso e spesso si riescono ad avvistare animali, questo è chiamato anche Little Ngorongoro. Notte al Colobus Campsite.

09 agosto. Lasciamo il campeggio per raggiungere il TARANGIRE NATIONAL PARK, nel nostro tragitto dobbiamo ripassare per Arusha, dove l’agenzia ha preparato una buona scorta di viveri e ci fornisce una tenda più pesante per le notti successive. Raggiunto il Kigongoni Campsite scarichiamo il cuoco, tenda e bagagli e partiamo subito per uno spettacolare game drive all’interno del Parco. Il paesaggio è incantevole, numerosi alberi di baobab spiccano dalle sue aride pianure di colore giallo, e la zona dove scorre il fiume Tarangire è invece montuosa, ed altrettanto ricca di animali. Vediamo infatti tantissimi elefanti, zebre, antilopi e gnu ed abbiamo la fortuna di trovare una copia di leoni a pochi metri dalla jeep intenta a scambiarsi tenerezze ed accoppiarsi ripetutamente davanti ad i nostri obiettivi. E’ molto emozionante e nonostante il caldo opprimente delle prime ore del pomeriggio, restiamo a lungo ad osservarli.

10 agosto. Sveglia 6.30 e dopo un’ ora siamo già all’ interno del Parco del Tarangire, il cielo è coperto e l’aria è fresca. Ci dirigiamo nella zona del fiume Tarangire dove ci imbattiamo in una grande mandria di gnu intenti a pascolare e spostarsi lentamente verso le pianure del Kenya più ricche di vegetazione. Attorno a noi solo il rumore prodotto dai loro denti mentre brucano l’erba e la cantilena del loro verso, centinaia di gnu dal manto marrone e lunghe corna scure si muovono lentamente, provo ad immaginare che emozione deve essere, assistere alla grande migrazione di questi animali dalle pianure del Serengeti. Attraversiamo il fiume in più punti e vediamo tantissime zebre ed elefanti, questo offre il giusto habitat per tantissimi tipi di uccelli, ci spostiamo in una zona denominata Piccolo Serengeti per la somiglianza con il famoso Parco. Questa è pianeggiante e ricoperta di alta vegetazione di colore giallo dove zebre, antilopi ed elefanti si muovono tranquillamente. Verso mezzogiorno ci dirigiamo verso l’uscita del Parco, ci imbattiamo in un gruppo di jeep ferme e tra gli alberi riusciamo a vedere in lontananza un leopardo nascosto tra la vegetazione. Restiamo solo pochi minuti perché il nostro permesso è in scadenza e dobbiamo uscire velocemente dal Parco pena una multa salata per la guida, sfortunatamente foriamo una gomma e dobbiamo fermarci per sostituirla, Joseph è indaffarato ed impolverato, chiede ad un altro driver di comunicare alle guardie il nostro problema ed il nostro imminente arrivo, riusciamo quindi ad evitare la sanzione. Il nostro cuoco ci aspetta con un succulento piatto di pasta con verdure, terminato questo ci dirigiamo al LAKE MANYARA Village dove depositiamo i bagagli in camera all’Holidays Fig Campsite, e facciamo una passeggiata per il villaggio fermandoci a chiacchierare con alcune persone del posto incuriosite dalla nostra presenza.

11 agosto. Sveglia alle 5.40, alle 6 siamo già in strada per un game drive all’interno del LAKE MANYARA NATIONAL PARK. Pagato il biglietto d’ ingresso si entra in una fitta foresta dove dicono si possano vedere i leoni sugli alberi, ma proprio mentre ne stiamo parlando ci attraversano la strada una leonessa con tre cuccioli, spaventati dal rumore della nostra auto si nascondono tra i cespugli. Proseguiamo nella foresta per alcune ore fino ad arrivare in riva al Lago Manyara dove ci fermiamo per fare colazione in un’area attrezzata, davanti a noi stormi di pellicani volano sfiorando l’acqua e tranquille zebre camminano sulle aride rive del lago. La nostra guida sta sempre con gli occhi bene aperti e ci dice di non allontanarci. Ci rimettiamo in strada e costeggiamo le rive del lago. Nel pomeriggio ci dirigiamo in una zona del lago abitata da una grossa colonia di pellicani, fenicotteri ed altri uccelli acquatici, ci sono anche numerosi ippopotami. Giriamo ancora all’interno della foresta e mentre stiamo per uscire troviamo la leonessa del mattino, ora in posizione favorevole, riusciamo a vedere i cuccioli giocare tra di loro ed esplorare il territorio. Soddisfatti rientriamo.

12 agosto. Sveglia alle 7.30 dopo un’ ora siamo già in strada e ci dirigiamo verso il LAKE EYASI (circa 1000mt) situato in una zona arida e secca, incastrato tra la scarpata di Eyasi e i monti Kidero. Ci vogliono circa due ore di strada sterrata molto brutta per raggiungere il Datoga Campsite nei pressi del villaggio di Ghorofani, ci rilassiamo un paio d’ ore e nel pomeriggio verso le 16 ci dirigiamo nei pressi del villaggio per vedere la coltivazione delle cipolle rosse che vengono commercializzate in tutto il paese, primaria fonte di sussistenza per questa gente. Visitiamo anche una tribù dakota, che ci mostrano come lavorano i metalli e producono diversi oggetti, sia armi che gioielli. Ci dirigiamo verso il Lago Eyasi, le cui dimensioni sono ristrette visto che questa è la stagione secca, e il suo bacino è arido, si trovano anche pesci morti e man mano che ci avviciniamo a piedi il terreno diventa sempre più morbido e sprofondiamo. Ci sono tantissimi alberi di baobab in questa zona, ed è ben visibile il cratere dello Ngorongoro immerso nelle nuvole. Il sole sta pian piano tramontando sulle acque del lago e ci regala uno spettacolo incredibile, il cielo si colora di rosso, dietro di noi il vulcano minaccioso ed un fresco vento sferza la pianura, sembra di essere sulla luna.

13 agosto. Sveglia alle 5, alle 6 partiamo con guida locale per recarci in un villaggio di hadzabe, una tribù di boscimani che abita questa zona e che vivono di caccia e di raccolta. Questi sono mezzi nudi, seduti attorno ad un fuoco tagliano un pezzo di carne e lo mangiano crudo, l’aria è gelida, sono orgogliosi di mostrarci arco e frecce che usano per cacciare gli animali selvatici di cui si nutrono, e ci spiegano che per uccidere quelli di taglia più grossa le punte delle frecce vengono cosparse di veleno. Alcuni di loro si alzano, prendono le armi e noi li seguiamo nel bush per una battuta di caccia. Corrono veloci senza curarsi delle pietre o delle spine degli alberi di acacia e dei vari cespugli, sono scalzi e vestiti di pelli di animali. Io mi impiglio più volte con lo zaino ed i capelli, ho le mani graffiate dalle spine e faccio fatica a tenere il loro passo. Scagliano alcune frecce a diversi uccelli, ma la caccia non ha buoni risultati, uno di loro prende un grosso pezzo di carne che avevano abbandonato il giorno precedente tra i cespugli e lo riporta al villaggio, altri ci mostrano come accendere il fuoco, raccolgono radici nel terreno, le sbucciano e le cucinano, hanno il sapore amaro del cetriolo, ci offrono anche un pezzo di carne arrostito, ma rifiutiamo l’offerta. Dopo un ricco brunch cucinato dal nostro cuoco, ripercorriamo la ripida strada sterrata per dirigerci al villaggio di KARATU dove ci accampiamo al Kudu Camp, facciamo una piacevole doccia calda ed una passeggiata nel villaggio, siamo al centro dell’ attenzione, gli unici bianchi a piedi, i miei capelli si asciugano lentamente al vento…scopro con terrore che i miei scarponi si stanno scollando!

14 agosto. Sveglia alle 6.30 e partenza per il NGORONGORO CONSERVATION AREA. Come di consueto bisogna pagare il biglietto all’ingresso del Parco, superato questo la strada comincia a salire sterrata in mezzo alla foresta, giungiamo in un punto panoramico da dove si può vedere l’interno del cratere, ma questo è pieno di nuvole. Giunti in cima troviamo il campeggio Simba, non è recintato ed è decisamente spartano. Ringrazio la nostra guida per averci proposto di dormire la notte precedente al villaggio di Karatu, sia per la temperatura che per le comodità del campeggio, qui l’aria è decisamente fresca. Piazziamo la tenda sul vasto prato e ci dirigiamo verso l’interno del cratere, man mano che si scende, le nuvole cominciano a dissolversi e la temperatura diventa più mite. C’è un vasto lago al centro del cratere dove centinaia di gnu vanno ad abbeverarsi, ed ospita anche tanti tipi di uccelli acquatici e fenicotteri. La savana domina il resto del territorio, è arida e l’erba gialla e alta fornisce il riparo ideale per grossi felini, che possono cacciare le loro prede senza essere visti. Troviamo una zona paludosa dove vi è un’ area attrezzata per picnic, decidiamo di mangiare i nostri panini in riva allo stagno, dove vediamo nuotare placidamente gli ippopotami, ma veniamo attaccati da uno stormo di falchi che si gettano in picchiata sulle nostre mani tentando di strapparci il cibo. Terminato il pasto in auto, giriamo per il parco ed avvistiamo tanti elefanti, zebre e fortunatamente vediamo anche da vicino una bellissima leonessa tra l’erba gialla, sembra fiutare l’aria alla ricerca di qualche preda e non si cura affatto della nostra presenza. Tornati al campeggio è il tramonto, le zebre girano liberamente tra le tende e la temperatura sta lentamente scendendo, in pochi istanti dobbiamo infilarci la giacca imbottita sopra il pile. Sono le 18.30 ed il nostro cuoco ci annuncia con orgoglio che la cena è pronta, cominciamo con the caldo e popcorn, poi ci porta una zuppa e della carne con verdure. Alle 20.45 siamo già in tenda, non resta altro che dormire, fuori alcuni turisti hanno acceso un fuoco, ma se non si è ben vicino fa troppo freddo. Ore 2 sento la iena girare tra le tende…

15 agosto. Ore 6.30 siamo pronti per la colazione, abbiamo già chiuso i bagagli e aspettiamo di caricare l’auto, ma stamattina il nostro autista sembra avere qualche problema con la batteria. Finalmente si parte, lasciamo il freddo alle spalle e ci dirigiamo verso il PARCO NAZIONALE DEL SERENGETI. Il panorama cambia decisamente, questo è caratterizzato da vaste pianure senza alberi, e durante il trasferimento al Seronera Camp abbiamo la possibilità di fare uno dei più spettacolari game drive della vacanza, troviamo una grandissima quantità di animali, gazzelle, topi dalle lunghe corna e il manto scuro, hartebeest simile al topi ma dal pelo più chiaro e le corna ricurve, elefanti e ben nove leoni! Alcuni di essi anche estremamente vicini, tutti al riparo dal sole sotto l’ombra di cespugli ed arbusti, sono le ore centrali della giornata e fa veramente un caldo atroce, ben 38°! Mi diverto ad osservare la reazione del nostro giovane cuoco che alla vista di un grosso esemplare di leone maschio a pochi metri da noi, alza rapidamente il vetro del finestrino sgranando i suoi grandi occhi neri. Al pomeriggio ripartiamo nonostante il caldo soffocante per un altro game drive, gli animali cercano anche loro riparo sotto piccole piante o cespugli, vediamo una pozza dove tanti ippopotami si rilassano tranquilli ed altri stanno sulla riva a poltrire. Troviamo una leonessa che sembra intenzionata a regalarci una scena di caccia, la seguiamo a lungo, ci attraversa la strada diverse volte, annusa l’aria e sembra indecisa se attaccare un bufalo o un piccolo gruppo di gazzelle di Thomson, poi la vediamo adagiarsi nell’erba e aspettare tranquilla, forse il tramonto, o forse di restare da sola con le prede. Alla fine della giornata comunque il conto dei leoni sale a quindici esemplari, siamo decisamente fortunati ed entusiasti per la bellezza di questo luogo.

16 agosto. Ore 6 tazza di caffè con un paio di biscotti e dopo pochi minuti siamo già in partenza. E’ ancora buio e c’è fresco, durante la notte la iena ha girato tra le tende alla ricerca di cibo, ho sentito il suo risolino inquietante. Vediamo tante zebre e gazzelle, ma oggi la nostra preda è il ghepardo, Joseph sa esattamente qual è l’habitat ideale per questo animale e si dirige nella zona del parco dove probabilmente è più facile avvistarli. Finalmente dopo tanto girare lo troviamo, perfettamente mimetizzato nella sterpaglia e per aiutarci Joseph esce dalla pista e si avvicina cauto, lo vediamo sembra essersi creato una tana, restiamo solo pochi istanti, giusto per scattare una foto e rapidamente riprendiamo il sentiero, è stato grande: ha rischiato per noi una multa salatissima.Torniamo a mezzogiorno per un ricco brunch e qualche ora di riposo, nel pomeriggio ci dedichiamo alla visita della pozza degli ippopotami. Sono tantissimi ammassati l’uno all’altro, stanno quasi completamente immersi nell’acqua puzzolente per i loro escrementi, sulla riva vi sono anche alcuni coccodrilli. La nostra guida ci raccomanda di non allontanarci perché a lui è capitato di trovarsi faccia a faccia con un leone proprio in questa zona. Lentamente torniamo verso il campeggio.

17 agosto. Nella notte abbiamo sentito spesso il ruggito del leone, era lontano ma a noi sembrava vicinissimo, l’abbiamo sentito provenire da diverse direzioni probabilmente si è spostato, la sua presenza l’abbiamo percepita tutta la notte. Ore 6 tazza di caffè e partiamo, il sole sta sorgendo ed il cielo si tinge di sfumature rosa. Ci sono alcuni sciacalli che si aggirano per la savana e alcune iene, sembrano ritornare alle loro tane dopo la caccia notturna di carcasse di animali, vedo sull’orizzonte in lontananza alcune mongolfiere intente a decollare, per regalare a qualche turista un brivido molto costoso. Dopo pochi istanti nei pressi di un piccolo corso d’acqua vediamo leoni, sia a destra che a sinistra della pista, sono indaffarati a sbranare un paio di bufali, pensiamo che siano quelli che durante la notte hanno disturbato il nostro sonno, intenti a cacciare. Restiamo a lungo ad osservarli, i loro musi sono ricoperti di sangue, ed i loro ventri sono notevolmente gonfi per il pasto abbondante. Vi sono anche diversi cuccioli ed un maschio adulto, i piccoli prima mangiano affamati e poi giocano tra di loro, si leccano e scendono vicino all’acqua per bere. Lasciamo questo bel branco di leoni e riprendiamo il game drive, vediamo altri leoni alcuni dei quali in appostamento intenti a fissare mandrie di gazzelle, altri coricati in riposo all’ombra di grossi alberi di acacia. Riusciamo ad intravedere tra la boscaglia anche un leopardo, ma è lontano e molto nascosto. Nel pomeriggio riusciamo a vedere un altro leopardo, questo è disteso sopra un albero, e poco distante da lui c’è il corpo di una gazzella di Thomson che pende da un ramo. Il suo manto a piccole macchie è splendido, è immobile, sembra riposarsi dallo sforzo della caccia, e per aver trascinato la preda sull’albero. Nei pressi di un corso d’acqua riusciamo finalmente a vedere una maestosa giraffa che guardinga abbassa il lungo collo e si china a bere, quando rialza il muso tante goccioline le cadono dalla bocca, e ripete l’operazione mentre tanti uccellini stanno aggrappati al suo manto per ripulirla dai parassiti.

18 agosto. Ci alziamo comodamente alle 7, prima della nostra partenza per la LOBO AREA all’interno del Serengeti dobbiamo provvedere a pagare il biglietto per la permanenza nel parco, al momento dell’ingresso al gate c’erano dei problemi di connessione e Joseph non era riuscito a pagare per tutto il periodo, ci rechiamo al vicino aeroporto e attendiamo di sbrigare questa incombenza. Passiamo dove ieri c’erano i leoni con le carcasse dei bufali, sono ancora lì vicino al corso d’acqua, sono molto numerosi, e vediamo anche tanti piccoli di diverse età, ne contiamo ben dieci, si rincorrono e si scambiano tenerezze con la loro mamma, oggi l’atmosfera è molto più rilassata. Ci fermiamo a lungo ad osservarli, poi riprendiamo la strada per la LOBO area, ci vorranno due lunghe ore di trasferimento con una strada polverosa e brutta. Il Lobo Camp è decisamente squallido, praticamente una tettoia per i pasti e una per la cucina, ci sono i bagni, ma in pessime condizioni, c’è molto vento e si trova in mezzo alla savana in una zona montuosa e molto arida, non c’è anima viva, solo una colonia di dispettosi babbuini che gridano e si rincorrono. Dopo un piatto di pasta e un po’ di riposo in questo luogo caldissimo e sperduto, partiamo per un game drive. Nonostante le pessime premesse devo dire che il panorama è incantevole, ci sono corsi d’acqua circondati da alberi di acacia, e dove c’è vegetazione abbondante si trovano anche elefanti, zebre, gazzelle, impala, topi e hartebeest, cerchiamo a lungo qualche predatore ma troviamo solo una carcassa ormai consumata sopra ad un albero. E’ molto rilassante non c’è nessun altro turista e la savana sembra tutta per noi, in mezzo a queste colline ci sono dei veri e propri massi di granito chiamate kopjes, formazioni tondeggianti e imponenti, spesso abitate da colonie di roditori. Torniamo al campo e mentre il sole tramonta scopriamo che la collina davanti a noi è in fiamme e man mano che fa buio lei si accende di rosso, è impressionante.

19 agosto. Ore 6.30 colazione partiamo per il LAGO NATRON, la strada è lunga e veramente in pessime condizioni, la definirei piuttosto una carraia, e più andiamo avanti più diventa rocciosa e dissestata, tanto che la nostra guida teme di aver sbagliato strada. Scopro che l’ultimo suo passaggio da queste parti è stato febbraio dello scorso anno…e che in seguito a piogge torrenziali l’aspetto di questa è notevolmente peggiorato, tocchiamo sotto e ci incastriamo in una ripida discesa lastricata di blocchi di granito, scendiamo e cerchiamo di liberare la jeep, fortunatamente arriva a piedi un capo masai che ci aiuta a spingere, finalmente riprendiamo la discesa ed arriviamo in una zona agricola. Qui l’auto si spegne nuovamente in salita, in una specie di carraia tutta dissestata, probabilmente è la batteria, nonostante i nostri sforzi non riusciamo a spingerla quel tanto da far entrare la marcia e riavviare il motore, ma fortunatamente arriva una jeep di ragazzi che ci aiutano e l’auto riparte a tutta velocità per alcuni metri, poi si arresta bruscamente, questa volta la situazione sembra molto grave. C’è uno stano liquido sparso sul sentiero e la ruota sinistra posteriore è tutta storta. Impossibile da credere ma questi ragazzi erano una squadra di meccanici che tornavano dal villaggio vicino, e oltre alla competenza avevano anche i pezzi di ricambio per la nostra jeep, l’ammortizzatore viene leggermente modificato mentre altri sollevano l’auto con un creek, uno di loro si corica sotto e ci sistema il tutto, dopo un paio d’ore siamo pronti a ripartire, stanchi ma consapevoli della nostra fortuna nell’incontrare queste brave persone. L’auto non è comunque sicura, la riparazione è precaria e la sentiamo spesso sbandare, e incredibilmente in una salita il motore si spegne nuovamente. Siamo di nuovo in mezzo al nulla, ma vediamo sulla montagna di fronte un villaggio masai, chiamiamo aiuto e suono il clacson dell’auto per attirare la loro attenzione. Dopo poco vediamo sbucare tra i cespugli una decina di masai vestiti con i loro tessuti tradizionali con bastoni e lance, sono curiosi, gli spieghiamo la situazione e ci aiutano a spingere l’auto, io sto al volante ed eseguo la manovra di inversione di marcia mentre loro tutti spingono su e giù per la salita, qualcuno porta anche una nuova batteria ma non serve, è il motorino di avviamento che ha dei problemi, poi finalmente Joseph riesce a mettere in moto, li salutiamo e proseguiamo. Ci fermiamo in un villaggio dove c’è un campeggio che offre camere decenti a poco prezzo, ci rifiutiamo di raggiungere il Lago Natron, preferiamo far sistemare l’auto e riposarci, sono le 17.30 e siamo distrutti.

20 agosto. Partiamo presto perché la strada per Arusha è tanta e ovviamente sterrata. Dopo un paio d’ore giungiamo al sospirato lago Natron, il paesaggio è bellissimo, questo resta nella Rift Valley nei pressi del famoso vulcano Ol Doinyo Lengai ancora attivo, questa zona è molto arida non c’è vegetazione a parte una specie di erba bassa di colore giallo e la terra è nera di roccia vulcanica sbriciolata, un notevole contrasto di colori. E’ la terra dei masai, sono ovunque in giro con i loro greggi di capre e mucche, sono gli unici abitanti di questa zona inospitale. Dopo sette ore e mezzo arriviamo completamente impolverati e stanchi per il rumore, le tante ore seduti in auto e la strada di sassi a Mto Wa Mbu (villaggio del Lake Manyara) dove ci fermiamo per una doccia nel campeggio dove ci eravamo fermati all’andata. Mi sento di nuovo una persona, la mia pelle e i miei capelli erano completamente ricoperti di polvere rossa. Dopo altre due ore di strada siamo ad Arusha, acquistiamo i biglietti per l’autobus che domani mattina ci condurrà a Dar El Salam, passiamo da Lazarus negli uffici della Hartebeest Safari per raccontare di come è andato il safari e poi salutiamo Joseph che ci accompagna al Blu Confort Inn per l’ultima notte. Usciamo a passeggio per Arusha, giriamo per il mercato e ceniamo prima di rientrare. E’ bello essere tornati alla civiltà.

21 agosto. Ci alziamo alle 4.45 e scendiamo in strada, ci dirigiamo a piedi al buio alla fermata dell’autobus, non è molto distante, ma per la strada ci sono diversi ubriachi e barboni. Alle 5.50 l’autobus per Dar El Salam parte puntuale, usiamo il Dar Express (27000scellini) ed arriviamo alle 14.30 con una sola sosta di dieci minuti a metà tragitto. Prendiamo al volo un taxi per il porto, contrattando 13000 scellini, e riusciamo ad acquistare il biglietto per l’ultimo traghetto per Zanzibar a 40$ a testa per circa 2 ore di navigazione movimentata. All’arrivo a Stone Town prendiamo un taxi per dirigerci al nord a Kendwa per 25$. Non eravamo a conoscenza che in questo periodo ci fosse il ramadan, e ogni attività alle 18 viene interrotta per la preghiera e per mangiare, quindi non possiamo contrattare il prezzo del taxi. Sfortunatamente al nostro arrivo la camera non è disponibile e dobbiamo spostarci nella struttura a fianco pagando 60$ il pernottamento.

22 agosto. Dopo la colazione ci trasferiamo al Sunset Bungalows dove per scusarsi per il disguido ci offrono una sistemazione lusso sulla spiaggia al prezzo di 75$ come avevamo concordato. La spiaggia di Kendwa è splendida, bianca, spaziosa con sabbia fine ed il mare è calmo e limpido, risente pochissimo dell’influsso delle maree, così si può fare il bagno in qualsiasi momento della giornata. Restiamo qui quattro notti, l’unico difetto è che la spiaggia è affollata di venditori di collanine e souvenir e ci sono molti turisti.

27 agosto. Con un taxi ci trasferiamo a Jambiani (60$) e alloggiamo al Pakachi Beach Hotel. La struttura è carina e tranquilla, sono piccoli bungalow con tetto di paglia, alcuni sulla spiaggia, tutt’attorno un giardino tropicale. La spiaggia è lunga e forma una bella insenatura, ma qui la marea è molto forte e al mattino il mare si ritira fino alle 16 e non è possibile fare il bagno. C’è molto vento e di notte si sente forte il rumore del mare che avanza verso la riva. Al mattino la costa è ben esposta al sole, ma al pomeriggio visto che tramonta dalla parte opposta dell’isola, viene presto l’ombra, sulla sabbia tante conchiglie, ricci di mare e alghe. Posto decisamente rilassante ideale per trascorrervi qualche giorno, paghiamo 146$ + 30 di acconto compresi i pasti e bevande, ristorante decisamente notevole.

28 agosto. Trasferimento in aeroporto e ritorno in Italia.



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