Tanzania e Zanzibar: natura, mare e tanti animali

Viaggio nei bellissimi parchi naturali, con un po' di relax al mare
Scritto da: globetrotterBat
tanzania e zanzibar: natura, mare e tanti animali

Nonostante siamo abituate a viaggiare da sole, essendo la nostra prima volta in Africa centrale per questa volta abbiamo deciso di affidarci ad un gruppo, e abbiamo scelto Avventure nel Mondo. Ebbene, siamo rimaste estremamente deluse dall’esperienza: non siamo minimamente state rese partecipi dell’organizzazione, ci veniva comunicato sempre tutto all’ultimo e ci siamo ritrovate a pagare circa 1000 euro a testa in più di quanto indicato quando abbiamo prenotato! 4000 euro a testa sono una bella somma, soprattutto se non sai in anticipo di doverli spendere! Insomma, li ho trovati disorganizzati e poco trasparenti: un’esperienza da non fare più.

Detto questo, la Tanzania ha da offrire una natura, e soprattutto una fauna imbattibili, e il safari è un’esperienza che consiglio di fare una volta nella vita. Consiglio inoltre di affidarsi a un tour operator locale per la visita dei parchi, perchè gli autisti locali sanno come trovare gli animali, e comunicano costantemente tra di loro per segnalare avvistamenti. Penso che guidando da soli non si riesca a vedere altrettanta varietà e quantità di animali.

Per quanto riguarda i vaccini noi non abbiamo fatto nulla e non abbiamo avuto problemi. Abbiamo invece portato (sotto richiesta di Avventure) un sacco di medicine, carta igienica, salviettine e un sacco di altre cose “da campeggio nella natura selvaggia”. Le medicine è sempre bene averlo, anche se fortunatamente non ci sono servite, ma il resto è tutto inutile. Tutti i luoghi di interesse sono attrezzati per il turismo “da ricchi”, i bagni sono più puliti che in Italia, ci sono le docce, tutti i gruppi si portano dietro il cuoco personale… insomma, non c’è niente di cui preoccuparsi!

Tanzania e Zanzibar: diario di Viaggio

Tanzania

14/07 – Trieste – Milano – Addis Ababa

Arrivate a Malpensa dopo lunghe ore di treno ci siamo subito riunite con il resto del gruppo Avventure! L’incontro è stato un po’ imbarazzante all’inizio ma gli altri ragazzi sembrano tutti simpatici e tranquilli e penso che faremo un bel viaggio insieme! Dopo i vari controlli e un po’ di relax all’unico “bar” aperto dell’aeroporto (ok che sono le 23, ma mi aspettavo decisamente un po’ più vita anche la notte a Malpensa!) è finalmente arrivato il momento di imbarcarsi.

Freschi come rose, dopo 7 lunghe ore di aereo notturno siamo atterrati ad Addis Abeba, dove ci siamo incontrati con i partecipanti che arrivavano da Roma e Londra: il gruppo è finalmente al completo!

15/07 – Kikuletwa Hotsprings

Siamo arrivati all’aeroporto di Kilimanjaro con un’ora di ritardo (ma un ritardo ben gradito, dato che ci ha permesso di dormire un po’ di più!), e una volta scese abbiamo preso un colpo quando all’immigrazione ci hanno chiesto il certificato di vaccino per la febbre gialla! Per fortuna il problema era solo l’Etiopia, e dato che ci eravamo stati poche ore ci hanno fatte passare senza problemi. Una volta passati i controlli abbiamo dovuto aspettare il resto del gruppo per una buona mezz’ora, perché erano rimasti molto indietro nell’uscire dall’aereo, e poi un’ulteriore mezz’ora perché uno di loro aveva problemi con il visto… Alla fine però siamo riusciti a raccattare tutti i nostri bagagli e uscire per iniziare la nostra avventura in Tanzania!

Fuori dall’aeroporto abbiamo incontrato la nostra guida per il giorno, Henry. Abbiamo caricato gli zaini sul tetto del nostro minibus e poi siamo partiti: direzione terme! Lungo la strada Henry ci ha spiegato diversi aneddoti sui luoghi che passavamo, e noi abbiamo avuto il nostro primo assaggio del paese. A primo impatto l’aggettivo che userei è… desolato. Tutto mi sembrava vuoto… Colpa mia che avevo un’idea completamente sbagliata della Tanzania, e mi aspettavo un paese simile all’India con le sue folle, i suoi colori, i suoi odori… e invece ciò che ci ha mostrato il nostro primo viaggio in macchina è stata una distesa infinita di campi, case minuscole e distantissime tra loro, e poche persone qua e là. Certo, evidentemente eravamo in campagna, ma è stato strano per me veder così poca gente! Comunque le scene di quotidianità che offre un viaggio su strada sono sempre molto interessanti.

Dopo un’ora e mezza di sballonzolante tragitto siamo arrivati alle “terme”, ovvero un paio di pozze di acqua dolce e tiepida in cui gente del luogo e turisti amano rilassarsi. Henry ci ha spiegato che quelle terme sono considerate “fortunate”, che quando la tua vita sta andando male puoi farci il bagno e potrai “ricominciare da zero”. Abbiamo passato un’oretta a rilassarci e divertirci in acqua, e una volta finito è arrivata la cena a base di riso, pollo e verdure. Dopo cena, col sole ormai in procinto di tramontare, siamo ripartiti, questa volta in direzione Arusha dove ci aspettava il nostro hotel. Lungo la strada mi ha impressionato vedere quanto buio fosse il paesaggio, solo i fari delle macchine ad illuminare la strada, e come le persone camminassero tranquille in questo buio, in piena campagna, magari anche per chilometri…

16/07 – Tarangire National Park

Dopo una veloce colazione in albergo ci siamo divisi in tre gruppi e siamo montati sulle jeep che ci accompagneranno per il resto della settimana. Un viaggio di due ore ci ha portati al Tarangire National Park, l’inizio della nostra lunga serie di safari! All’entrata mi è preso un colpo, c’era una fila di jeep turistiche enorme che aspettavano di comprare il biglietto e avviarsi, ma per fortuna, una volta dentro, il parco è così vasto che le altre auto le abbiamo viste poche volte, eravamo quasi sempre da soli.

Grazie alla guida esperta del nostro autista Abi fin da subito siamo riusciti a vedere tanti animali fantastici: gnu, antilopi, zebre, facoceri, elefanti, giraffe! A pranzo ci siamo fermati in un’area ristoro (qui si che abbiamo ritrovato le frotte di turisti), e sotto lo sguardo delle scimmiette ladrone abbiamo gustato un buon pasto a base di riso, fagioli e stufato di carne. Dopo pranzo abbiamo ripreso il giro, un po’ più stanchi visto l’abbiocco e il caldo. Ben presto però ci hanno pensato gli animali a svegliarci! Ce n’erano un sacco, di tante specie, e c’erano tanti cuccioli bellissimi! La sorpresa più grande però è stato il fatto che abbiamo visto dei leoni: non una, non due, ma ben tre volte solo oggi! La prima volta abbiamo visto una famigliola di leoni riposare sotto a dei cespugli. Poi una leonessa che si pappava il suo pranzo, e qualche tempo dopo, tornando indietro, abbiamo ritrovato la suddetta leonessa, ormai sazia, comodamente spalmata su un albero a riposare. Che bella!

Arrivata la sera ci siamo fermati nel nostro camping di oggi: molto più attrezzato di quanto mi aspettassi, con una cucina e i bagni puliti e perfino delle docce. Abbiamo cenato fish and chips chiusi in una gabbia (a quanto pare c’è sul serio il pericolo di una visitina dalle bestie feroci a cui stiamo invadendo la casa) e poi, dopo aver passato un bel po’ di tempo col naso in su a fissare l’incredibile cielo stellato, siamo andati a dormire nelle nostre tende.

17/07 – Tarangire National Park, Lake Manawa, Lake Eyasi

La mattina sveglia alle 5.30: d’ora in poi dovremo abituarci alle alzatacce! Una volta disfate le tende e fatta una buona colazione siamo partiti con le jeep per un ultimo giro nel parco. Stavolta c’eravamo davvero solo noi, dato che il parco apriva più tardi e solo che vi aveva dormito dentro poteva girare a quell’ora. Ovviamente gli animali non ci hanno delusi, e abbiamo di nuovo visto zebre, gnu, antilopi, elefanti, giraffe, impala, uno sciacallo e pure una leonessa beatamente distesa in mezzo alla strada, completamente noncurante delle tre jeep che le giravano attorno! Dopo un paio d’ore siamo usciti da parco per dirigerci verso la nostra prossima destinazione. Lungo la strada gli autisti ci hanno fatto fermare nei pressi di un “villaggio Maasai” da visitare (per il modico prezzo di 10$ a persona!), ma fortunatamente dopo una lunga discussione abbiamo deciso di saltarlo. Non mi andava proprio di pagare soldi per partecipare a quel teatrino… Mi mette un certo disagio pensare di vederli ostentare le loro tradizioni per il divertimento di noi turisti… Comunque dopodomani è in programma di vedere altre due tribù, che dicono essere “più autentiche”, ma chissà, vedremo.

La nostra seconda tappa era il Lake Manawa National Park. Siamo rimasti tutti stupiti da quanto velocemente sia cambiato il paesaggio: in un’oretta di macchina siamo passati dalla savana alla foresta! Questo parco infatti è famoso per la sua flora e fauna e ospita per lo più animali piccoli come uccelli e scimmie (in particolare c’erano un sacco di macachi). È stata molto suggestiva anche la zona a bordo lago, rimasta piena di alberi morti dopo che il lago ha esondato e li ha annegati tutti.

Il pomeriggio siamo arrivati al nostro campeggio presso il Lake Eyasi e abbiamo fatto in fretta e furia le tende, per poi riprendere le macchine e andare a goderci il tramonto in riva al lago. La vista sul lungolago era straordinaria: ancora una volta la vegetazione è cambiata nel giro di pochi chilometri, e ci siamo ritrovati davanti a un paesaggio che sembrava di un altro mondo: l’assenza di alberi e il terriccio bianco, conditi dai pesci lasciati ad essiccare, gli uccelli che venivano a mangiarli, le tende e le barche dei pescatori nomadi creavano un’atmosfera molto particolare. La nostra guida per questi due giorni, che avevamo raccattato una volta arrivati in zona, ci ha spiegato che i pescatori sono nomadi che si spostano attorno al lago seguendo la presenza dei pesci e vivono nelle tende di fortuna che abbiamo visto in riva al lago: che razza di vita!

Siamo stati a passeggiare in riva al lago fino al bel tramonto, e poi siamo tornati al campeggio. Lì ci aspettava una cena super succulenta a base di riso, insalata di avocado e della carne di porco buonissima!

18/07 – Hadzabe Tribe, Datogas Tribe, Ngorongoro Conservation Area

Ebbene, se la sveglia alle 5.30 di ieri era stata spiacevole, quella alle 4.50 di oggi è stata devastante! Il motivo questa volta era che stamattina dovevamo andare a far visita alle tribù, ed era importante arrivare presto dalla prima per seguire i loro ritmi… E quindi le prime ore le abbiamo passate in compagnia della tribù degli Hadzabe, o Bushman, un gruppo di cacciatori-raccoglitori nomadi. Abbiamo seguito gli uomini nella caccia, dove hanno acchiappato un povero scoiattolo e poi scovato dell’ottimo miele dentro a un albero. Durante la passeggiata abbiamo dovuto lottare contro degli arbusti assassini che si impigliavano ovunque, ma almeno abbiamo finalmente fatto un po’ di esercizio fisico, dopo tutto quel star seduti! Poi siamo tornati al loro accampamento, dove ci hanno fatti provare a tirare coi loro archi, ci hanno coinvolti in un ballo divertente ma imbarazzante, e ci hanno mostrato come raccolgono da sotto gli alberi le radici alla base dei loro pasti.

L’esperienza è stata… interessante, da una parte, grazie alle spiegazioni della guida, che è stata molto attenta e completa. Ci ha spiegato molto delle loro tradizioni e anche di come vengano usati i soldi dei turisti per supportare queste tribù. Dall’altra parte non riesco proprio a togliermi di dosso questa sensazione di disagio, perché ormai questi poveretti sono obbligati a travestirsi e intrattenere i turisti per poter sopravvivere… e noi andiamo là per osservare la “tribù selvaggia” quasi fossimo ancora dentro ad un safari… è triste. Però vabbè, ormai è fatta, e magari a loro fa anche piacere condividere la loro cultura, chissà.

La seconda visita, alla tribù Datogas, è stata più rapida e indolore. Abbiamo visitato l’interno di una loro casa, giocato coi loro bambini e li abbiamo guardati lavorare il metallo con cui si procurano da vivere. Anche qui la guida ci ha spiegato la loro storia e la loro cultura, ed è stato interessante. Poi siamo tornati al nostro campeggio, dove ci siamo abilmente adoperati in una corsa di togli la tenda – fai la doccia – pranza, e poi siamo andati a vedere un centro educativo per bambini in difficoltà, a pochi minuti a piedi dal campeggio, che era stato fondato dall’ex insegnante della nostra guida! È stato molto carino interagire coi bambini e vedere il lavoro che fanno nel centro, dove cercano di alfabetizzare i bambini in difficoltà sociale ed economica per poi poterli mandare alla scuola elementare regolare. È ancora una piccola realtà, nata appena nel 2019 e al momento composta da una sola aula per circa 40 bambini, ma spero che continuino a crescere ed aiutare i bambini della zona. Anche qui c’è stata una certa dose di senso di colpa, perché i turisti in Italia non vanno certo a visitare le scuole… ma che si può fare, è parte dell’esperienza.

Il pomeriggio è stato dedicato allo spostamento verso Ngorongoro, che insieme al Serengeti è il parco più famoso. Il nostro nuovo campeggio non si trovava così lontano da quello precedente, ma con i tempi e le strade della Tanzania si sa quando si parte ma non quando si arriva. E infatti… Una volta entrati nell’area di conservazione di Ngorongoro (che, ci è stato spiegato, non è un parco naturale perché ci vivono ancora delle popolazioni Maasai) ci siamo fermati a un bellissimo punto panoramico, da cui si vedeva l’enorme cratere in scenderemo domani. Dopo qualche tempo siamo tornati in macchina spronati dal nostro autista, che “non vorrete mica fare le tende al buio!” e poi… il disastro: la strada è completamente bloccata da un enorme camion rotto! Quando siamo arrivati c’era già una bella fila di jeep da entrambe le parti che aspettava di passare, e tutti gli autisti sono scesi e si sono adoperati per scavare il bordo strada e creare una via alternativa! E così siamo stati un’oretta ad aspettare, godendoci la vista del parco e lo spettacolo dell’imprevisto, finché finalmente sono riusciti a far passare le jeep lungo quella nuova stradina!

Poco dopo siamo arrivati al campeggio, molto diverso da quelli precedenti: enorme, già pieno di tende noleggiate (di solito eravamo soli!), e ben strutturato: si vede che questo è un parco importante. Abbiamo montato le tende e poi ci siamo dati al relax. Col calar della sera siamo stati raggiunti da dei simpatici vicini: le zebre! Si sono messe a girare per il campeggio alla ricerca di cibo, e ci hanno fatto compagnia fino all’ora di dormire.

19/07 – Ngorongoro Crater, Serengeti

Nel fare le valigie abbiamo coscientemente deciso di dare la priorità alla leggerezza a discapito dei vestiti caldi… E stanotte ce ne siamo amaramente pentite! Ngorongoro è il punto più alto, e quindi quello più freddo, in cui dormiremo questi giorni, e infatti la notte è stata infernale, ci siamo svegliate tantissime volte per il freddo. La mattina non è stata meglio, dato che come al solito ci siamo svegliati prima dell’alba, e per di più c’era una nebbiolina molto umida che ci ha bagnato tutte le tende! La nebbia ci ha anche fatto prendere un po’ di paura perché la visibilità sulla strada era inesistente, eppure il nostro autista insisteva nel correre come un matto. Comunque la sofferenza è valsa la pena, perché la mattina siamo scesi dentro all’immenso cratere del vulcano. Dentro abbiamo trovato tanti altri animali, aggiungendo alla nostra collezione gli ippopotami, diversi uccelli, i bufali, le iene… e abbiamo assistito a una famigliola di leoni che giocava (sono proprio dei gatti troppo cresciuti)! Anche il paesaggio nel cratere era molto bello e particolare.

Il pomeriggio era dedicato al tragitto verso Serengeti. E gli spostamenti qui in Tanzania possono essere delle vere e proprie odissee! Poco dopo esser partiti il capogruppo ha deciso, senza chiedere il nostro parere, di farci fermare per visitare il famigerato villaggio Maasai che avevamo scampato il primo giorno (non lo stesso ovviamente, ma il concetto non cambia). Io e Carol abbiamo deciso di saltare la visita e ci siamo invece fatte una passeggiata nei dintorni. Oh, avevo proprio bisogno di mettere un po’ i piedi a terra ed entrare in contatto con la natura del posto! Questo stare perennemente in jeep è decisamente restrittivo. E non mi è dispiaciuto allontanarmi finalmente dal gruppo e stare tranquille per un po’. Quella passeggiata è stata un toccasana!

Dopo la visita siamo ripartiti, veloci come fulmini sulle strade sterrate, finché… un sasso ballerino è saltato su è ha spaccato una finestra della nostra jeep! Abbiamo preso un colpo sul momento ma per fortuna nessuno si è fatto male. Al gate di entrata del parco ci siamo fermati e gli autisti ne hanno approfittato per “riparare” la finestra, dato che tanto non potremo cambiare la jeep fino alla fine del nostro tour. E così siamo entrati nel Serengeti: un parco veramente enorme, tanto che il suo nome vuol dire pianura senza fine. Nonostante la finestra rotta e la strada sgangheratissima il nostro autista non ce l’ha fatta proprio ad andare piano, e così siamo sfrecciati lungo la via, anche rischiando seriamente di investire una povera iena (e cinque o sei gazelle)! Finalmente siamo arrivati al nostro campeggio, dove ci siamo goduti il tramonto e non goduti la cena, dato che per qualche strana regola sconosciuta non ci spettavano un tavolo e delle sedie, e ovviamente nessuno degli altri gruppi ha avuto la gentilezza di prestarceli una volta finito il loro pasto…

Il post cena però è stato bello: oggi è il compleanno di una delle partecipanti e il capogruppo aveva chiesto in anticipo al cuoco di preparare una torta per l’occasione. Una volta che tutti gli altri gruppi erano andati a dormire siamo potuti entrare nella mensa e sederci a un tavolo, e allora sono arrivati tutti i cuochi e le guide dei vari gruppi, sbattendo pentole, urlando, cantando, per augurarle un buon compleanno! È stato molto bello. Abbiamo mangiato la torta e bevuto un po’ di vino insieme, e poi ci siamo ritirati nelle nostre tende per andare a dormire, cercando di addormentarci tra i suoni dei bisonti e degli sciacalli che sembravano molto vicini!

20/07 – Serengeti National Park

Serengeti è il parco più famoso della Tanzania, e credo anche il più grande: è un’intera regione e continua anche in Kenya! Il Serengeti è famoso soprattutto per i felini, ci hanno detto che ci sono più o meno 2000 leoni nel parco. E poi i ghepardi, i leopardi… tanti begli animali da scoprire! La mattina ci siamo svegliati presto per vedere la famosa alba africana. Stavo per impazzire quando alle 6.30 non eravamo ancora partiti dal campeggio (nonostante avessimo concordato di partire alle 6.15) perché gli autisti hanno degli orari tutti loro… così ci siamo persi la prima parte, i bellissimi colori iniziali, ma per fortuna siamo riusciti a fermarci in un buon punto per osservare il vero e proprio sorgere del sole: magnifico!

Dopodiché è iniziato il game drive, e che game drive! Siamo subito partiti col botto trovando una tenerissima famiglia di ghepardi, che è rimasta nel cuore a tutti. Poi è stato il turno di un bellissimo leone, spaparanzato lungo la strada senza la minima preoccupazione. Abbiamo visto anche diverse leonesse, tra cui due in procinto di cacciare, e poi un leopardo che dormicchiava in cima a una grande rocca. Ovviamente il tutto condito da tanti altri animali e da paesaggi pazzeschi!

Per pranzo siamo tornati al campeggio per disfare le tende, mangiare, docciarci e ripartire: un altro po’ di ore nella savana ci hanno portati al nostro prossimo campeggio, in cui finalmente dormiremo due notti. Il nuovo campeggio è in una bellissima location, sopra una rocca che sovrasta la pianura, e immersa nell’habitat degli animali: infatti oltre la strada avevamo un campo pieno di bufali, e ogni tanto venivano a trovarci anche dei babbuini! Anche stavolta non avevamo diritto a un posto a sedere (con tutto quello che paghiamo i campeggi potrebbero almeno degnarsi di darci un tavolo e delle sedie!), così ci siamo accontentati di un telo a terra, in pieno stile picnic.

21/07 – Mara River

I primi giorni dovevamo andare a scovare gli animali negli angoli più remoti dei parchi, guidati dall’abilità dei nostri autisti e dagli avvisi dei loro colleghi. Invece adesso sembra che gli avvistamenti ci cadano dal cielo! Oggi infatti, dopo solo pochi minuti di strada, ci siamo imbattuti uno dietro l’altro in: una famigliola di ghepardi giocherelloni, un branco di avvoltoi molto inquietanti e una leonessa impegnata a gustarsi la colazione (macabro ma affascinante). Il tutto a due passi dalla strada!

L’obiettivo della giornata però era raggiungere il fiume Mara per assistere alla grande migrazione degli gnu: ogni anno, infatti, in questo periodo circa due milioni di gnu si spostano dalla Tanzania alle vicine terre del Kenya, in cerca di verdi pascoli e acqua. E il processo è meraviglioso.

Quando siamo arrivati nei pressi del fiume siamo rimasti tutti a bocca aperta, davanti a noi un mare di gnu che sembrava infinito. Non avevo mai visto tanti animali tutti assieme! Con la jeep abbiamo navigato nella distesa di gnu, creando maree al nostro passaggio, e godendoci lo spettacolo che ci circondava. Le migliaia di gnu, accompagnate da qualche gruppo di zebre, pascolavano tranquille nei prati vicino al fiume, aspettando… qualcosa. Quel qualcosa, abbiamo scoperto dopo, era l’attraversamento del fiume: ogni giorno nuovi gruppi di gnu arrivano sulla sponda e si fermano, perché il fiume è pericoloso e non hanno il coraggio di attraversarlo. Poi, prima o dopo, uno di loro prende coraggio e si butta, e allora tutti gli altri lo seguono, dimentichi della loro paura, e tutti insieme riescono a passare sull’altra sponda e continuare la migrazione. Questo processo può richiedere diverse ore, e infatti noi siamo rimasti appostati per parecchio tempo vicino al fiume (non attaccati, altrimenti gli gnu sono ancora più spaventati e rischiano di non passare!).

A metà giornata, con gli gnu ancora bloccati dal terrore, abbiamo sentito il richiamo della fame: dato che le guide non ci permettono di metter piede fuori dalle jeep quando siamo nei parchi abbiamo dovuto arrangiarci con un bel pranzo a bordo! Poi, ecco arrivare la soffiata: uno gnu è riuscito a entrare in acqua, è ora della traversata! Ci siamo subito diretti verso un punto strategico per vedere lo spettacolo: a raccontarlo non sembra niente di che, ma vederlo dal vivo è stato emozionante! Vedere questi prendere esempio dai compagni e liberarsi delle proprie paure è stato bellissimo, e sembravano così contenti di buttarsi in acqua e attraversare il fiume! Ogni tanto la fila si fermava e il timore ritornava, e poi un nuovo temerario riapriva la strada e gli altri gli andavamo dietro. Ogni volta ci trovavamo a tifare come matti per questi coraggiosi gnu!

Una volta finito lo spettacolo siamo tornati al campeggio, non senza altri fortunati avvistamenti, come un’elefantessa con una zanna storta e una bellissima giraffa che ci bloccava la strada (le siamo passati vicinissimi, avrei potuto allungare la mano e accarezzarla!).

22/07 – Lake Natron, Mto wa Mbu

E così abbiamo finito i giorni di safari: ci aspetta ancora una notte in campeggio, e tra due giorni… Zanzibar! La mattina salutiamo il fantastico parco Serengeti con altri pazzeschi avvistamenti: appena girato l’angolo dal nostro campeggio troviamo un leone (probabilmente un maschio cacciato dal suo branco, ci hanno detto le guide) che azzannava un povero gnu, poi un leopardo e un branco di leonesse a caccia. Il resto della mattina è stato dedicato allo spostamento verso la prossima meta: il Lago Natron.

L’arrivo al lago è stato estremamente scenico: il paesaggio attorno a noi era fantastico, con distese di sabbia e roccia, e a tratti sembrava perfino un mini Grand Canyon! Il tutto cosparso dai tanti villaggi Maasai e dalle mucche, pecore, capre ma anche zebre, antilopi, macachi. E il nostro campeggio sembrava l’unica oasi verde nel mezzo di quel paesaggio arido.

Nonostante la bellezza del luogo la nostra esperienza oggi non è stata delle migliori: innanzitutto mentre montavamo le tende siamo stati raggiunti da un gruppo di ragazzi che esigevano di “aiutarci”, ovviamente aspettandosi una mancia dopo; poi abbiamo scoperto che l’attività prevista per quel giorno, cioè una passeggiata fino a una cascata con una guida Maasai, costava ben 20 dollari a persona! Ero molto scettica sulla cosa (e anche seccata: perché non ci avevano avvisati prima?) ma cos’altro potevamo fare? Chissà se mai torneremo in Tanzania, e se poi ci pentissimo di averla saltata?

E quindi siamo partiti: all’entrata del campeggio ci aspettava un folto gruppo di donne e bambine che ci hanno letteralmente circondati, assalendoci per farci comprare i loro braccialetti. Per fortuna dopo un centinaio di metri l’assalto è finito, e abbiamo potuto cominciare la passeggiata. Il percorso mi è piaciuto, 45 minuti di camminata tra roccia e fiume fino ad arrivare a un paio di pozze d’acqua collegate su cui cadevano delle belle cascate. Alcuni di noi hanno fatto il bagno e poi siamo tornati indietro. Carino, certo, ma decisamente non valeva il suo costo.

Questo era il nostro ultimo giorno di campeggio, e quindi anche l’ultimo con il nostro cuoco. Per festeggiare la cena di oggi era particolarmente variegata: oltre alla solita zuppa, riso e delle ottime insalate di verdure c’era anche una polenta tipica, le patatine fritte e il carme grigliata (capretto e pollo). Dopo la cena e le chiacchiere ho salutato le mie amate stelle (chissà se a Zanzibar si vedranno ancora!) e siamo andati a dormire (per l’ultima volta!) nelle nostre tende.

Ed eccoci qua: è ufficialmente il nostro ultimo giorno in Tanzania mainland, domani mattina si parte per Zanzibar! Ormai il viaggio sembra agli sgoccioli, nonostante manchino ancora sei giorni. La mattina siamo andati a vedere l’alba in riva al lago, dove centinaia di fenicotteri rosa riposavano tranquilli: il paesaggio era bellissimo, finalmente un’alba ad effetto! Le guide Maasai di ieri ci hanno raggiunto per “mostrarci la strada” e ci hanno detto due parole sul lago, abbiamo fatto una passeggiata e poi siamo tornati al campeggio, dove è arrivato il momento di smontare le tende per l’ultima volta! Devo dir la verità: dormire in tenda mi è piaciuto tantissimo, mi ha ricordato l’infanzia e non era nemmeno così scomodo; ma il freddo, le costanti sveglie prima dell’alba e il dover smontare e rimontare il campeggio ogni giorno stavano diventando faticosi!

23/07 – Mto wa Mbu

Per pranzo ci siamo fermati nel ridente paesino di Mto wa Mbu, dove eravamo già passati qualche giorno fa nella strada per Ngorongoro. Lì ci aspettava anche il tour di “Good Luck Alex”, altri 20 dollari (in realtà erano 30, ma almeno stavolta abbiamo contrattato un pochino) che non ho avuto il coraggio di non spendere, perché “chissà cosa ci potremmo perdere”. Stavolta però sono contenta di averli spesi, perché il giro in bici ci ha permesso di uscire dalla nostra gabbia (jeep) e vedere finalmente un po’ di vita quotidiana, passando per stradine e vicoli che altrimenti non avremmo mai visto. Anche se alla fine era sempre un modo per portarci a spendere ancora più soldi in souvenir… ed ha avuto successo.

Alex ci ha portati a vedere le risaie, le piantagioni di banane, un gruppo di artisti e due tribù: una lavorava il legno, mentre l’altra produceva i “famosi” birra e vino di banane! Finito il giro siamo risaliti sulle jeep e siamo tornati ad Arusha, al nostro hotel originale.

Zanzibar

24/07 – Three Islands, Stone Town

Welcome to Zanzibar! Oggi la sveglia alle 3.50 era un nuovo record. Infatti poi sul nostro piccolo aereo abbiamo dormito tutti come ghiri. E in men che non si dica eravamo arrivati: già dall’alto si notava una grossa differenza con il continente, ma vedremo come sarà questa famosa isola.

In aeroporto è venuto a prenderci un pulmino, che ci ha portati prima nell’agenzia a cui il capogruppo si era appoggiato per lasciare i bagagli, e poi a Stone Town. Lì abbiamo noleggiato pinne e maschere e siamo saliti in barca per il famoso Tour delle Tre Isole. Da subito il mare azzurrissimo ci ha conquistati.

La prima isola era Changuu, anche detta Prison Island perché in passato è stata usata come centro di detenzione prima, e poi come centro di quarantena per chi arrivava a Zanzibar. Abbiamo visitato un po’ i vecchi edifici e fatto un giretto dell’isola, per finire con la vera attrazione dell’isola: le tartarughe giganti! In un giardinetto ne vivono decine, pigre e ingorde, servite e riverite dai turisti… carinissime! Le prime due sono state portate sull’isola dalle Seychelles quasi 200 anni fa (la matriarca ha 198 anni!) e da allora hanno iniziato a popolarla.

Abbiamo passato un po’ di tempo con le tartarughe e poi siamo ripartiti per la seconda isola, Bawe, dove ci siamo fermati al largo: l’isola infatti è di proprietà di qualche riccone, e non ci si può attraccare! Lì ci siamo muniti di pinne e maschere e siamo partiti all’esplorazione dei fondali. Ci siamo divertiti e i fondali erano bellini, ma i pesci pochi e un po’ deludenti. Spero che il famoso Atollo di Mnemba, che vedremo il quarto giorno, sia più soddisfacente.

La terza isola era Nakupenda, in pratica una lunga striscia di sabbia famosa perché scompare con l’alta marea. Luogo bellissimo, nonostante le decine di gazebi montati dai vari tour operator per i pranzi dei turisti. Anche noi ci siamo fermati a mangiare qui: una buonissima grigliata di mare e un ottimo piatto di frutta. Un veloce riposino all’ombra e una passeggiata, e poi era ora di ripartire: l’acqua si stava alzando e noi avevamo ancora tante cose da vedere!

Il pomeriggio visita a Stone Town: piccola parte della più grande Zanzibar Town, è la città più famosa di Zanzibar e anche patrimonio dell’UNESCO. Stone Town mi è piaciuta subito, coi suoi vecchi edifici coloniali e l’aria molto arabeggiante. È molto diversa dalla Tanzania continentale, ci ha ricordato invece lo Sri Lanka. In generale tutta Zanzibar, con la sua vegetazione tropicale, ci ha ricordato l’Asia, e quindi qui ci siamo sentite subito a casa!

Con una guida abbiamo fatto un giretto per la cittadina: il porto con il suo mercato, il Forte Arabo, la casa di Freddie Mercury, il famoso mercato delle spezie. Il tutto girovagando per le piccole stradine e godendoci gli edifici, la gente e i bei portoni decorati ad imitazione di quelli indiani.

Abbiamo passato un paio d’orette lì, principalmente attirati dai vari negozietti di souvenir di cui pullula la città. Io e Carol abbiamo dato solo un’occhiata veloce, avendo deciso di tornare domani per visitarla un po’ meglio e fare shopping con calma, ma gli altri si sono sbizzarriti. Verso le 19 siamo finalmente ripartiti, e due sonnolente ore di autobus dopo siamo arrivati a Jambiani, dove rimarremo per due notti.

25/07 – Stone Town

Oggi ci siamo finalmente separate dal gruppo e siamo tornate a Stone Town per godercela con più calma. La mattina quando ho chiesto alla reception come arrivare alla stazione dei bus il ragazzo sembrava disperato, mi ha chiesto mille volte di poterci accompagnare, di chiamare un taxi, di “please, please be careful”… insomma, non un buon segno! La cosa ci ha decisamente intimorite (anche se cono 95% sicura lo facciano solo per farci pagare i trasporti privati…), ma ormai era deciso: almeno una volta nel viaggio volevamo prendere i mezzi pubblici, entrare un po’ in contatto con il posto da sole.

Così siamo partite dall’hotel, che la notte prima arrivando in bus ci era sembrato sperduto nel nulla, e in neanche 10 minuti eravamo sulla strada principale. Dato che il ragazzo ci aveva detto di dover fare un cambio in una cittadina vicina ci siamo avviate a piedi in quella direzione, guardandoci dietro attente alla ricerca di un dala-dala di passaggio. I dala-dala infatti sono gli unici mezzi di trasporto pubblici: a volte bus, a volte camioncini con delle panche e un tetto di tela (in stile super-tuktuk), vanno fermati al volo per strada e circolano per tutta l’isola. Siamo state molto fortunate, perché il primo che abbiamo visto andava proprio a Stone Town, quindi siamo salite, un po’ rassicurate dalla presenza di una famiglia di turisti belgi già seduti (perché troppi turisti sono un male, ma pochi ti danno sicurezza in un paese sconosciuto!). E così abbiamo passato due ore strette come sardine sul camioncino, con le gambe doloranti e il vento in faccia: insomma, è stato bellissimo!

Due ore e 2500 scellini dopo eravamo a Stone Town, e abbiamo iniziato il nostro giro. La prima tappa era la Cattedrale Anglicana, dove un tempo si teneva il mercato degli schiavi. Lì una guida ci ha mostrato dove venivano rinchiusi gli schiavi, come funzionavano la tratta e il commercio, il ruolo di Zanzibar… poi una serie di pannelli ci ha dato ancora più informazioni. È stato molto interessante approfondire l’argomento, poiché di solito si sente parlare di schiavitù soprattutto riguardo agli Stati Uniti, senza tener conto di tutto il contesto. Dopo la chiesa è iniziato il momento shopping: ci siamo inoltrate lungo le affascinanti stradine della città, visitando negozi su negozi alla ricerca dei necessari souvenir, fino al mercatino sul porto. Abbiamo cercato la famosa Casa delle Meraviglie, la prima in Africa Orientale ad aver avuto telefono e ascensore, ma purtroppo era completamente coperta per le ristrutturazioni. Abbiamo invece visto la Casa del Popolo e l’Antico Ospedale, adesso riconvertito in un policlinico. Poi siamo tornate verso il centro per un buon pranzo tipico. Dopo pranzo abbiamo dedicato ancora un po’ di tempo allo shopping: abbiamo visitato un negozio di spezie molto ben recensito (tutto organico, direttamente dal contadino etc.) e il mercato. E poi è arrivato il momento di tornare a casa, dato che volevamo arrivare prima che facesse buio. Trovare il modo di fare ritorno a Jambiani è stata più dura che all’andata, perché in effetti stamattina eravamo state molto fortunate: i dala-dala diretti tra Jambiani e Stone Town sono molto rari, di solito si deve fare un cambio. Infatti quando siamo arrivate al punto dove eravamo state lasciate all’andata, intuendo fosse una sorta di fermata dei bus, di dala-dala ne abbiamo trovati a bizzeffe, ma per Jambiani non ce n’era neanche uno. Per fortuna con un po’ di aiuto siamo riuscite a salire su un bus, fare il cambio alla fermata corretta e sederci finalmente sul mezzo giusto. Anche stavolta dopo un po’ sono saliti degli altri turisti, che stavano in un hotel vicino al nostro. Così siamo scesi alla stessa “fermata” (cioè abbiamo indicato al conducente dove fermarsi lungo la via) e abbiamo fatto la strada insieme, arrivando sane e salve all’hotel.

26/07 – Spice Tour

Terzo giorno: spostamenti e spice tour. Dato che l’ultima gita in barca parte da nord hanno deciso di fare le ultime due notti in un’altra città. Così dopo aver fatto colazione abbiamo caricato gli zaini nel nostro minibus e siamo partiti. A metà strada ci siamo fermati in campagna per uno spice tour: un giro tra le piantagioni di spezie in cui ci mostravano le varie piante, ci spiegavano l’uso etc. Il giro è stato carino e interessante, a parte il momento in cui un ragazzo si è messo a scalare una palma da cocco (altissima) e cantare per noi, chiedendoci di battere le mani e unirci a lui: uno spettacolino da brivido, che ci ha fatti sentire tutti a disagio.

Dopo il tour ci hanno preparato un pranzo molto speziato e poi siamo ripartiti, direzione Kendwa. Prese le stanze e posate le cose in hotel ci siamo piazzati in spiaggia per il resto del pomeriggio: purtroppo oggi il tempo era pessimo quindi non abbiamo fatto il bagno, decidendo semplicemente di rilassarci sui lettini dell’albergo fino a sera.

27/07 – Mnemba Atoll

L’ultima gita prevista era la visita all’Atollo di Mnemba, che avevo letto fosse la zona migliore per lo snorkelling. Questa volta abbiamo partecipato tutti, così la mattina presto ci siamo avviati verso una spiaggia poco lontana. Lì ci aspettavano due barchette: dopo aver preso pinne e maschere siamo partiti verso il blu. Per fortuna stamattina il tempo era decente, per quanto già si vedessero un po’ di nuvoloni minacciosi. Per prima cosa le barche ci hanno portati a vedere i delfini: la situazione non era per niente bella, con tutte le barchette piene di turisti che li inseguivano per vederli meglio, ma l’occasione era troppo ghiotta e così molti di noi si sono buttati per fare il bagno con loro. Dopo un po’ siamo passati al famoso atollo, dove alcuni di noi hanno fatto un piacevole snorkeling tra tanti banchi di pesci colorati. Poi siamo stati richiamati sulle barche per un po’ di frutta e per tornare a riva. Comunque devo dire che sul fronte snorkeling Zanzibar è stata un po’ deludente: certo, i fondali e i pesci erano carini, ma niente di straordinario.

La fortuna ha voluto che sulla via del ritorno, mentre già il cielo iniziava a coprirsi pesantemente, abbiamo incontrato di nuovo la famigliola di delfini: stavolta le barche all’inseguimento erano veramente poche, ed è stato più piacevole (e più fruttuoso!) immergersi con loro: siamo riusciti a vederli molto da vicino, che begli animali! Il pranzo ci aspettava in riva al mare sotto a un gazebo: le immancabili patatine più pesce e altri prodotti del mare.

Dopo pranzo siamo tornati in albergo: di nuovo il tempo era pessimo, anche se per fortuna non pioveva più, quindi il pomeriggio l’abbiamo passato a poltrire sulle sdraio: d’altronde in vacanza ci sta un po’ di relax!  Abbiamo mangiato in un ristorante poco lontano di proprietà di una ragazza italiana molto simpatica, che ci ha poi fatto compagnia raccontandoci un sacco di cose sulla vita a Zanzibar (lei vive qui da 11 anni!). Poi ci siamo spostati per un’ultima chiacchierata sulle solite sdraio dell’hotel, finché verso l’una abbiamo iniziato a ritirarci uno dopo l’altro.

28/07 – Kendwa

La nostra ultima mattinata a Zanzibar ci ha accolti, purtroppo, come le ultime due: con la pioggia. A colazione il tempo sembrava reggere ed eravamo pronte a tornare in stanza a prendere i costumi per un ultimo bagno, ma è bastato il tempo di fare le valigie perché iniziasse a diluviare! Per fortuna la pioggia è durata poco, così siamo comunque potute andare in spiaggia a rilassarci prima della partenza, ma ormai l’idea del bagno non era più tanto appetibile quindi siamo rimaste spiaggiate, già coi “vestiti da aereo” addosso.

Alle 13 è arrivato il bus a prenderci, e dopo una sosta nel parcheggio dell’aeroporto per saldare i conti ci siamo piazzati al nostro gate. È arrivato il momento: la vacanza è finita.

Bye bye Zanzibar, bye bye Tanzania!

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