Tanto grande quanto bella
Abbiamo comprato in Italia i voli Roma-Buenos Aires-Roma e 5 voli interni, “ Buenos Aires-Trelew “, “ Trelew-Ushuaia “, “ Bariloche-Buenos Aires-Salta “, “ Puerto Iguazù-Buenos Aires “, con internet abbiamo prenotato l’albergo ad Ushuaia poi tutto il resto è venuto da sé.
Siamo partiti (Ago e Carla) da Roma alle ore 21 del 3 Febbraio con volo diretto per Buenos Aires dove siamo arrivati alle 7 del mattino del 4. Avendo un po’ di ore a disposizione prima del volo per Trelew ne approfittiamo per farci un’idea di questa grande città. Visto che i taxi costano pochissimo andiamo nel quartiere Recoleta dove ci facciamo coinvolgere dai turisti di tutto il mondo e visitiamo il cimitero dove è sepolta Evita Peron. Qui tra centinaia di gatti che si aggirano tra le “ lussuose ” tombe delle famiglie più ricche d’Argentina capiamo che qua per i morti come per i vivi non ci sono vie di mezzo. Proseguiamo nel quartiere Palermo dove ammiriamo i grandi parchi pieni di giovani che portano al guinzaglio anche più di dieci cani a testa, paseaperros.
Finiamo la nostra visita al grande giardino zoologico.
Nel pomeriggio voliamo a Trelew e da qui noleggiata un’auto raggiungiamo Puerto Madryn, alloggeremo al Hotel Vaskonia, modesto ed economico (40 PS.). Gran cena invece al ristorante Estela, ci lasciamo consigliare da sei signori italo-argentini e mangiamo una delle migliori “ parrillas “ del nostro viaggio. Dopo cena un giro per il mercato artigianale.
5 febbraio Di buon ora partiamo per il giro della Paninsula Valdes e subito proviamo cosa significa guidare sulle strade non asfaltate (ripio), e sono tante, in Argentina.
Fin dai primi chilometri vediamo ai bordi della strada numerosi animali, guanachi, nandù, lepri, conigli selvatici, uccelli,cavalli, mucche e naturalmente pecore. A Puerto Piramide unico paese della penisola tra l’altro molto carino, facciamo colazione con delle ottime paste appena sfornate. Proseguiamo per la strada e raggiunta Punta Delgada scendiamo a vedere una grande colonia di elefanti marini. Più avanti a Caleta Valdes ci sono uccelli e pinguini poi a Punta Norte c’è una colonia di bellissimi leoni marini.
A Trelew ci fermiamo all’hotel Galicia (50 PS.) cena al El Viejo Molino.
6 febbraio Partenza alle 7, destinazione Punta Tombo, oltre 110 km di strada ghiaiata ma il disagio è ricompensato dalla presenza di tanti animali, abbiamo visto anche tre armadilli. Lo scenario di Punta Tombo è unico, 500.000 pinguini, i rullini fotografici si esauriscono in meno che non si dica, il tempo vola, sarà impossibile dimenticare queste emozioni. E’ ora di rientrare e qui prendiamo una lezione che ci sarà utile per i prossimi giorni, il serbatoio della benzina và sempre riempito, perché i distributori sono molto lontani l’uno dall’altro, fortunatamente siamo riusciti ad arrivare al rifornimento ma la paura di rimanere a secco è stata grande. Risalendo la bella valle verde del Rio Chubut, sembra la valle degli orti, arriviamo a Gaiman città di origine gallese e ne conserva indiscutibilmente l’aspetto, pranziamo all’antica sala da thè Unelem dove la simpatica proprietaria non ci lascia venir via senza aver assaggiato un paio di tipici dolci gallesi, nonostante fossimo assai sazi il sacrificio l’abbiamo fatto volentieri. Sono più fastidiosi i 44 gradi di caldo che ci aspettano fuori.
Riconsegnata l’auto, 864 km in due giorni, dei quali almeno 600 su strade sterrate, alle 18,30 prendiamo l’aereo per Ushuaia.
Le due ore di volo sembrano non passare mai, la mitica Ushuaia si fa desiderare, ma poi dopo poco aver sorvolato lo stretto di Magellano eccola apparire mentre con una certa emozione passiamo in mezzo alle montagne innevate. Le sensazioni che proviamo atterrando su quella pista in mezzo al Canale di Beagle sono indescrivibili. La camera che avevamo prenotato da un mese e mezzo all’hotel La Fin del Mundo l’hanno data ad altri, per noi la proprietaria ci ha procurato una sistemazione da una sua vicina che ha tre camere da affittare. Passato il primo momento di disappunto siamo molto soddisfatti della casa, del panorama che si vede dalla finestra di camera e cosa più importante, della gentilezza e disponibilità della proprietaria signora Tere.
Ceniamo all’ottimo Barcito Ideal.
7 febbraio Ushuaia “ La fine del mundo l’inizio de todo” dice un cartello sul porto, impossibile non sentirsi in un posto molto diverso da dove siamo stati fin’ora, le montagne che finiscono a strapiombo nel mare, guardi il Canale e vedi anche i ghiacciai che vi si specchiano, un palo sul marciapiede che ti dice a quante migliaia di kilometri sono le principali città del mondo, i gestori dei locali e negozi originari di tutto il mondo, tantissimi di origine italiana, e che persone incontriamo! Dal fricchettone all’elegantissimo signore, dal vecchio marinaio al giovane dai lineamenti di sicura origine indios. In bus andiamo al Parque Nacional Tierra del Fuego, zona, Lapataia, dove noleggiamo due mountain-bike e fin che le forze ce lo consentono ne apprezziamo le bellezze, poi quando la fatica annebbia la vista rientriamo ad Ushuaia non prima però di esserci fatta una foto alla fine della Ruta N° 3. Nel pomeriggio visita al museo Fin del Mundo dove su richiesta appongono il timbro sul passaporto e giro per negozi e agenzie. Cena al ristorante Tia Elvira molto buoni pesce e frutti di mare.
8 febbraio In mattinata escursione con la barca Barracuda lungo il Canale di Bearle, ne vale veramente la pena avvicinandoci ai vari isolotti si vedono tantissimi cormorani, lobos marini e tanti altri uccelli. Al rientro pranziamo al Fogon Gaucho un bel locale dove si mangia molto bene e i camerieri sono veramente simpatici. Nel pomeriggio visita all’Estancia Harberton ad 85 km da Ushuaia, un’ora e trenta di auto, siamo rimasti delusi, la storica Estancia è ora solo un posto per turisti. Cena a La Casa de los Mariscos, buono. 9 febbraio Siamo saliti al ghiacciaio Martial dove il panorama sulla città e il canale ripaga della fatica fatta per arrivarci. Pranzo da Moustacchio anche se il locale è molto grande si mangia bene e il prezzo è buono. Nel pomeriggio visita al museo Marittimo situato nel vecchio carcere di Ushuaia. Cena ancora da Moustacchio.
10 febbraio Partenza in bus alle ore 8 destinazione Puerto Natales (Cile). Le dodici ore di viaggio non sono poi così dure come ci aspettavamo, i posti sono abbastanza comodi e si riesce anche a dormire un pochino. Il paese, Puerto Natales è piuttosto bruttino ma vicino al porticciolo ci sono tanti cigni dal collo nero e sui pali piantati nell’acqua i cormorani. Quando arriviamo la camera prenotata a casa dell’amica della signora Tere è già stata data ad altri (meglio non prenotare), ci siamo dovuti adattare a dormire in una squallida stanza con un lettino e un materasso per terra, evitiamo di parlare del bagno. Ceniamo a Ultima Esperanza veramente ottimo, il salmone buonissimo.
11 febbraio Ore 8 partenza con un pulmino verso il Parco Torri del Paine. Anche se il tempo è brutto il parco è molto bello, le montagne bellissime al livello quasi del mare. Sicuramente ci vorrebbero più giorni per poter fare del trekking. Rientriamo alle 19, la signora Teresa che per farsi perdonare ci aveva promesso una sistemazione migliore, ci mette in una camera che rispetto a quella della sera precedente è solo più grande e ha un letto matrimoniale ma è molto più fredda. La signora Teresa nella sua locandina mette in risalto la raccomandazione della Lonely Planet, noi della guida abbiamo molta considerazione, ma la signora Teresa consigliamo di evitarla. Ceniamo a La Tranquera più economico ma anche più modesto di quello della sera precedente.
12 febbraio Ore 9 partenza per El Calafate dove arriviamo alle 14. Il viaggio è stato buono, nei primi posti sul pulman, il paesaggio abbastanza vario e finalmente abbiamo fatto conoscenza con la famigerata Ruta 40, (il tratto percorso oggi si rivelerà poi il peggiore dei 1700 km circa che dovremo percorrere nei prossimi giorni). Vicino a El Calafate ho visto per un’attimo un condor. Il paesaggio intorno alla cittadina sembra lunare, niente ci fa immaginare quello che vedremo nei prossimi giorni. Prendiamo una camera all’hostal del Glaciar e ne prenotiamo una anche per la Francesca e Sandro che arriveranno domani. La vita di El Calafate si svolge praticamente sui 500 metri della strada principale dove sono concentrati quasi tutti i ristoranti, gelaterie, banche, agenzie di viaggi e negozi pieni di turisti. Chissà perchè ad Ushuaia c’erano tantissime persone in giro ma era difficile considerarli turisti qui è un’altra cosa. Passiamo tutto il pomeriggio ad organizzare il trasferimento a Barilloche, siamo costretti a prendere una macchina a noleggio, anche se era la prima idea, perchè su aerei e autobus per diversi giorni non c’è posto. La sera i ristoranti sono tutti pieni e siamo costretti ad entrare nell’unico ristorante ancora quasi vuoto il, Toma Wine Bar, che vorrebbe essere anche pizzeria, enoteca, galleria d’arte con spettacolo folkloristico ma di fatto fino alle 23,30 ci hanno portato solo acqua e vino. Chi lo conosce lo evita? Chiedo la quenta così dopo qualche minuto arriva il filetto e l’insalata che avevamo ordinato molto prima. Un’insalata e un filetto P.S. 42. Ora lo conosciamo anche noi. Tardiii ! Buon compleanno Carla !!! 13 febbraio Aspettando Franci e Sandro organizziamo le escursioni dei prossimi giorni.
Il pomeriggio lo passiamo con i gauchos che stanno preparando la festa del 15 febbraio. Esperienza veramente interessante, ci voleva perchè fin’ora di gacho ne avevamo intravisti pochi, ora sono qui che fanno vedere quello che sanno fare con i cavalli. Forse dell’Uomo che sussurrava ai cavalli non ne hanno mai sentito parlare, ma ognuno di noi ha i propri sistemi e non ci possiamo permettere di dare troppi giudizi. Finalmente nel pomeriggio arrivano la Franci e Sandro, per fortuna il pilota è stato così bravo che prima di atterrare ha sorvolato i ghiacciai, altrimenti penso che ci avrebbero proprio detto ma dove ci avete fatto venire. Cena al Mi Viejo gran parrillada.
14 febbraio Mentre in pulman ci dirigiamo al Parco de Los Glaciares, la Franci mette a nostra disposizione il suo sapere in materia faunistica.
Tutto il giorno dedicato alla crociera sul Lago Argentino per ammirare i ghiacciai Upsala, Spiegazzini e Onelli. Lo spettacolo è veramente unico ogni ghiacciaio ha caratteristiche diverse dagli altri, i colori, i blocchi che si staccano con gran frastuono cadendo nel lago e muovendo una notevole quantità d’acqua che fà oscillare il catamarano, hanno forme e dimensioni diverse, preziose le informazioni sui ghiacciai che ci fornisce il nostro esperto, Sandro. Rientriamo a El Calafate in serata e ritiriamo il fuoristrada che abbiamo noleggiato per i prossimi giorni. Cena al ristorante La Cocina, tutto molto buono e locale molto accogliente.
15 febbraio Di buon ora con la “nostra auto” andiamo al ghiacciaio Perito Moreno.
Difficile trovare le parole per descriverlo, ci ha fatto venire i brividi, ma non era certo il freddo, bellissimo, maestoso, imponente, fragoroso, unico da solo meriterebbe il viaggio e non è certo dietro l’angolo di casa. Uno spettacolo difficile da lasciare per quanto riesce a prenderti, ma le ore passano e dobbiamo proprio andare. A pranzo siamo a El Calafate alla festa del 127° anniversario del battesimo del Lago Argentino, si tiene ogni anno il 15 febbraio. Finalmente siamo in mezzo agli argentini senza tanti turisti, questa è una festa loro, per pochi pesos ci danno una gran quantità di carne cotta alla brace in mezzo ad un campo. Nel primo pomeriggio inizia il “Festival de Doma” gran spettacolo offerto dai gaucho intervenuti da tutte le parti dell’Argentina. Intermezzo con show di acrobazia aerea poi ancora avanti con questa specie di rodeo, ma lo spettacolo è anche intorno al campo. Ci sono elegantissimi proprietari di estancia e vecchi gaucho vestiti con costumi tipici, bambini che girano a cavallo con la grinta dei grandi, le foto si sprecano. Ma per noi il tempo è tiranno, questa sera dobbiamo partire. Alle 18 facciamo il pieno più una tanica di gasolio di scorta e una tanica piena d’acqua per il radiatore e via verso nord sulla Ruta 40. Tanto ne abbiamo parlato con gli argentini e tanto ne abbiamo letto ma ognuno ne dà un giudizio diverso, chi ci ha guardato come se fossimo un pò matti e incoscienti, dicendoci che se avessimo dei problemi, per giorni potremmo anche non vedere nessuno. Chi dice che non ci sono problemi, basta stare attenti a non rimanere a secco di carburante, i punti di rifornimento da El Calafate a Barilloche sono pochissimi e i kilometri 1600. Il primo paese e punto di rifornimento è Tres Lagos, primo problema ma per fortuna subito risolto, il serbatoio del carburante perde gasolio, ma il benzinaio provvede a chiudere il buco mentre noi mangiamo un panino e facciamo quattro chiacchiere con la simpatica moglie che sembrava ne avesse proprio bisogno. Nel cuore della notte sembra di viaggiare sotto una campana di stelle, il paesaggio è piatto, le stelle in lontananza sono così basse che sembrano luci di abitazioni, invece ci siamo solo noi. Ma ad un certo punto ci accorgiamo di aver lasciato la Ruta 40 e abbiamo percorso 150 km su una strada sbagliata.
E qui ci siamo accorti della differenza tra i “Turisti per caso e gli Sfigati per davvero”. Fatto il punto della situazione, decidiamo di prendere una strada che ci dovrebbe riportare sulla retta via. Il percorso non è stato facile in 4 ore abbiamo fatto 130 km ma poi siamo di nuovo sulla Ruta 40. Ci siamo inginocchiati e l’abbiamo baciata. 16 febbraio Alle 9,30 siamo al paese Perito Moreno, molto più grande sulla cartina che nella realtà, punto di partenza ideale per Cueva de las Manos. Altre tre ore e ci appaiono da dietro una collinetta una fila di tetti verdi, tipo case del monopoli, siamo a Rio Mayo. Abbiamo percorso circa 900 km di strada non asfaltata, ora basta, lasceremo per un pò la Ruta 40, passando per la n°20 e 23 asfaltate, riprenderemo la 40 a Esquel dove anche questa diventa asfaltata. Alle ore 23,30 siamo a Barilloche. Ci sistemiamo all’hotel Del Lago Ski.
17 febbraio Questa Argentina non finisce mai di sorprenderci, dopo tanti kilometri passati quasi nel deserto, ecco Barilloche. Sembra un pezzo di Svizzera trapiantato a migliaia di kilometri, il lungo lago, le montagne sullo sfondo, i palazzi della piazza principale costruiti con enormi sassi e tronchi d’albero, la gran quantità di cioccolaterie, pub, birrerie, i giocolieri e saltimbanchi agl’incroci, la bella ragazza che fà la statua sul marciapiede, niente ci dice che siamo ancora in Argentina. Barilloche sfrutta al massimo la sua posizione a 770 metri sul livello del mare è stazione sciistica d’inverno e piacevole luogo di villeggiatura d’estate. In grado di offrire tante occasioni di divertimento per tutti. La mattina l’auto ha una gomma a terra e non va’ in moto, ma Sandro tira fuori tutta la sua esperienza e in pochi minuti la riconsegniamo all’agenzia. Poi dopo aver passato la mattina per agenzie ad organizzarci i prossimi giorni, ci concediamo un ottimo pranzo a El Refugio del Montanes dove oltre a mangiare e bere molto bene abbiamo parlato di cavalli con il cameriere, esperto gaucho. Nel pomeriggio andiamo a farci una bella cavalcata all’Estancia Patagonicas. L’estancia si trova a una ventina di kilometri da Barilloche, un posto molto carino dove si può mangiare e dormire, hanno dei bravissimi cavalli adatti a tutti. 18 febbraio Intera giornata dedicata all’escursione al Cerro Tronador passando costeggiando il lago Gutierrez, il lagoMascardi, Pampa Linda i posti sono molto belli ma troppi turisti. Gran cena al El Nuevo Gaucho, come dice la pubblicità un vero Ambiente Gauchesco con Parrilla, piatti tipici regionali, Tango e folklore, ma oltre al locale molto gradevole abbiamo mangiato veramente bene.
19 febbraio Giornata di trasferimento. Dopo aver dedicato la mattinata allo shopping e alla visita della città, alle 14,25 prendiamo l’aereo per Buenos Aires da lì alle 18,15 voliamo a Salta dove arriviamo alle 20,30. La prima impressione di Salta è quella di una città bella, con un’architettura di chiara origine ispanica, con molto traffico ma per fortuna con un’ampia isola pedonale, qui predomina sicuramente una popolazione di origine indios.
Alloggiamo proprio sulla bella piazza principale all’hotel Plaza.
20 febbraio Appena fatta colazione costatiamo ancora una volta che le prenotazioni in Argentina è quasi inutile farle, infatti il taxi che deve portarci è San Antonio de los Cobres non arriva. Grazie alla loro disponibilità e gentilezza le ragazze dell’hotel riescono a trovarcene un’altro. Fortunatamente non tutto il male vien per nuocere, infatti il taxista è un signore molto gentile che oltre a farci da guida ci racconta anche storie molto piacevoli. La Ruta 51 è asfaltata solo nei primi dieci kilometri poi diventa in certi punti veramente difficoltosa, ponti non ce ne sono e i guadi sono numerosi così come i sassi in mezzo alla strada. I grossi camion che scendono carichi dei minerali estratti nelle miniere della zona ci danno la sicurezza che la strada è aperta e percorribile. Quello che ci circonda è un paesaggio unico, i grossi cactus e i colori delle montagne, ci fanno chiedere più volte al signor Juan Carlos di fermarsi per fare delle foto. Per quasi tutti i 130 km non ci sono paesi ma capanne abitate da indios che vivono con pochissimo, caccia, pastorizia, pesca e artigianato, in quelle misere case mancano tante cose che noi riteniamo indispensabili ma come dice Juan Carlos, manca sicuramente anche lo stres. Superati i 4050 metri di quota scendiamo un pò e arriviamo a San Antonio de los Cobres. Un posto così neanche nell’inferno dantesco, se l’avesse visto Dante, qualche dannato ce lo avrebbe sicuramente confinato. Mangiamo all’Hotaria de las Nubes dove vendono anche indumenti di lana confezionati direttamente sul posto da alcune donne indios. Dopo proseguiamo fino al famoso ponte Polvorilla, osceno, per fortuna rimane abbastanza nascosto. Rientriamo a Salta per la solita strada, ma come ci aveva anticipato il taxista quello che vediamo adesso è diverso da quello che abbiamo visto allandata. Cena al ristorante Posta.
21 febbraio Con un’auto presa a noleggio sempre grazie all’efficienza delle ragazze della reception ci dirigiamo verso nord direzione, Humahuaca, da Salta a San Salvador de Jujuy, circa 100 km, percorriamo la vecchia strada n° 9, La Cornisa, stretta ma asfaltata e passando in mezzo ad una verde foresta tropicale per un pò ci dimentichiamo dei deserti della Pampas e della Patagonia. Poi dopo Jujuy iniziano le meravigliose, quebrada, montagne multicolori come abbiamo visto lungo la strada per San Antonio de los Cobres. Prima sosta a Purmamarca minuscolo paese ai piedi della collina dei sette colori, molto carino, belli anche i maestosi alberi, algarobbo, che circondano la chiesa dove per costruire le panche e l’altare è stato utilizzato il legno di cactus. Di nuovo sulla strada principale fino a Tilcara, qui visitiamo il Pucarà, insediamento incaico in parte ricostruito, il giardino botanico e non da meno, il primo contatto con il carnevale indio. Nonostante il paese sia piccolo, le persone che danzano e si divertono in una specie di processione, sono tante. Lungo la strada per Humahuaca un monolito ci dice che siamo sul Tropico del Cancro. Arrivati a Humahuaca notiamo subito che la Bolivia è veramente vicina, infatti i lineamenti della popolazione sono tipicamente andini e i pochi bianchi come noi sono si argentini ma sono li come noi a vedere il Carneval Norteno. Ben presto veniamo coinvolti nella festa e i nostri vestiti e le nostre facce coperti di schiuma e borotalco. Alcuni signori di Jujuy ci spiegano il significato delle diverse manifestazioni che si svolgono durante i festeggiamenti poi ci consigliano una sosta nella loro città almeno per mangiare. Nel rientro ne approfittiamo dei consigli datici e ci fermiamo al Ristorante Savoy dove assaggiamo tra le altre cose del filetto di lama, purè di fave e empanadas al formaggio, tutto molto buono.
22 febbraio Appuntamento con il signor Juan Carlos, oggi ci porta a Cafayate 180 km a sud di Salta. Dopo un primo tratto in mezzo a campi coltivati, inizia la Quebrada di Cafayate, ma qui oltre ai colori come abbiamo visto nei giorni precedenti, la natura si è sbizzarrita formando nelle rocce e nelle montagne delle forme che sembrano costruite dalla mano dell’uomo. Il taxista è una guida perfetta e non ci fa perdere niente, così strada facendo possiamo ammirare, la Garganta del Diablo, El Anfiteatro, la roccia dove nidificano migliaia di pappagalli, El Sapo (il rospo), l’obelisco e il castello. Immediatamente prima di Cafayate iniziano sterminati vigneti, dice che qui si produce il miglior vino bianco dell’Argentina. Nel paese si è concluso in mattinata il Festival Folkloristico Musicale, i giardini e le strade sono pieni di giovani ancora euforici e molto allegri. Rientriamo a Salta per la solita strada ma è come se la facessimo per la prima volta, perchè il paesaggio visto da una prospettiva diversa cambia. La sera cena al Cafè del Tiempo bell’ambiente con musica dal vivo, poi fuori tanta gente a festeggiare la fine del carnevale.
23 febbraio In mattinata trasferimento aereo Salta – Buenos Aires – Iguazù molto bravo il comandante che prima di atterrare sorvola più volte le cascate. Appena arrivati contrattiamo il taxi per tutto il pomeriggio, depositiamo i bagagli all’Hotel Alexander e proseguiamo subito per visitare la parte Brasiliana delle cascate. Prima le sorvoliamo in elicottero, poi a piedi, difficile dire cosa si prova davanti a tanto fragore e forza della natura, lo spettacolo è unico. La sera il taxista ci porta in un locale brasiliano, Rafain Churrascaria Show, molto grande dove si mangia servendoci dai tavoli del buffet fornito di tante e buone cose. Sul palco si esibiscono con canti e balli vari artisti sudamericani, spiccano naturalmente le ballerine brasiliane, siamo alla fine del carnevale e siamo in Brasile. 24 febbraio Il taxista di ieri ci accompagna sul lato argentino, qui con un camioncino si entra nella foresta e una guardia parco ci parla delle varie piante della foresta e gli animali che la abitano. Poi a piedi scendiamo al porticciolo da dove con un gommone risaliamo il Rio Iguazù fino alle cascate. Lo spettacolo dal basso è notevole, naturalmente nonostante gli impermeabili l’acqua è entrata in ogni dove, ma la soddisfazione è tanta e il caldo per asciugarci non manca. Quando sbarchiamo c’è ad aspettarci il taxista, a piedi ci accompagna lungo i camminamenti e le passerelle, così oltre a parlarci delle cascate ne approfittiamo per parlare della situazione del paese. Nel pomeriggio salutiamo Carlos il taxista veramente in gamba e voliamo a Buenos Aires. Giro per San Telmo il quartiere dei rigattieri e dei negozi di antiquariato. Pernottamento all’hotel Concorde.
25 febbraio Mattinata in zona centrale, solite manifestazioni davanti alla Casa Rosada, poi visita al quartiere Boca. A poca distanza dalla zona centrale ma qui tutto è molto diverso, le case e le persone sembrano essere indietro di decine di anni, peccato ci siano in mezzo i mega pulman pieni di turisti giapponesi e coreani, ma di foto ne scattiamo tante. Ultimi acquisti la vacanza è finita, alle 23,30 lasciamo Buenos Aires, i nostri occhi non si staccano dai finestrini dell’aereo, mentre sotto di noi continua a scorrere un mare di luci, ma quanto è grande Buenos Aires, ma quanto è grande l’Argentina e ripensiamo a quel signore che ci diceva, qui niente è piccolo e niente è vicino. Ago