Tamil Nadu: meals e gopuram ovunque

Alla scoperta dell’India del sud
Scritto da: Antonietta Peroni
tamil nadu: meals e gopuram ovunque
Partenza il: 02/11/2014
Ritorno il: 02/12/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Finalmente il nostro sogno diventa realtà, andiamo a visitare il Tamil Nadu, partenza da Roma, scalo a Milano e dopo circa 10 ore di volo arriviamo a Nuova Delhi, poi con volo interno in ritardo di appena 4 ore raggiungiamo Chennai. Ritirati gli zaini, cambiati i soldi, siamo andati in stazione direzione Egmore, dove abbiamo pernottato, beh è inutile dire che anche se erano le 20:00, l’umidità si faceva sentire, la città era molto movimentata, traffico, suono dei clacson e tante persone. In stazione i marciapiedi erano già occupati dagli indiani che avrebbero trascorso la notte lì, vedere questa scena per me è stata un bel colpo al cuore. Il treno era pieno, donne e uomini viaggiano separati, io osservavo le mie compagne di viaggio, tutte avvolte nel loro sari colorato, capelli neri con treccia e acconciatura floreale, bracciali, orecchini a campanelle, cavigliere e infradito. Dopo varie fermate siamo arrivati a destinazione, trovato l’albergo, lasciato i bagagli siamo usciti alla ricerca di un ristorante per cenare, poi passeggiata per la città, che era sempre viva anche a tarda sera e rientro in albergo.

Kanchipuram, raggiunta in due ore di viaggio da Chennai, è l’antica capitale della dinastia Pallava e tipica città sacra del Tamil Nadu. Dopo esserci sistemati in albergo, abbiamo iniziato il nostro giro, per primo abbiamo visitato il Vaikunta Perumal Temple, che risale a 1200 anni fa circa ed è dedicato a Vishnu. All’interno il chiostro è sorretto da colonne a forma di leone, il santuario principale contiene statue di Vishnu in posizione eretta, seduta e reclinata. Il secondo tempio che abbiamo visitato è stato il Kamakshi Amman Temple, imponente e dedicato alla dea Parvati, all’ingresso del tempio c’è la sala nuziale con colonne decorate, di fronte si trova il santuario, dominato da un vimana dorato, l’accesso è vietato a chi non è induista. In questo tempio, in una nicchia, abbiamo assistito alla benedizione da parte dell’elefante, legato ad una catena e con la testa decorata, raccoglie con la proboscide la piccola offerta del fedele, che consegna regolarmente al suo padrone e in cambio al fedele da un buffetto sulla testa, usando la proboscide, come segno propiziatorio. Il caldo e l’umidità si fanno sentire, pertanto per riprenderci un po’ ci siamo fermati in un ristorantino a mangiare un meals; il cameriere ci ha portato una foglia di banano, poi l’ha cosparsa d’acqua distribuendola su tutta la foglia, poi un altro cameriere ci ha servito un’abbondante porzione di riso e un altro ancora è arrivato con i contorni, sambar (zuppa di lenticchie), rasam (brodo vegetale aromatizzato al tamarindo con l’aggiunta di pomodoro, peperoncino, pepe e cumino), verdure, sottaceti e dahi (yogurt), naturalmente il tutto si consuma mangiando con le dita della mano destra, fino a quando non eravamo sazi i camerieri hanno continuato a servirci. Dopo questo abbondante e succulento pasto, in autobus abbiamo raggiunto il Devarajaswami Temple, dedicato a Vishnu, ha una sala detta delle mille colonne, tutte scolpite e un padiglione che commemora le nozze tra Vishnu e Lakshmi, in questo tempio si può osservare la grande catena scolpita in un unico blocco di pietra collocata ad ogni angolo del mandapa. Tutti i templi sono frequentati da molti pellegrini ed all’interno si respira un’atmosfera fortemente spirituale, all’esterno ci sono molti mendicanti e tanti venditori ambulanti di vari articoli, noi ci siamo fermati a curiosare tra queste bancarelle e scambiare due chiacchiere con i venditori e i pellegrini presenti.

Tiruvannamalai, a tre ore di viaggio da Kanchipuram; qui abbiamo visitato il Arunachaleswar Temple, che è esteso su dieci ettari di terreno, di fronte alle vie d’accesso risplendono tante fiammelle e si sente l’odore del ghee, inoltre ci sono quattro grandi gopuram (alta torre piramidale) non dipinti. Entrando nel tempio si passa dal profano al sacro, attraversando corridoi con statue di divinità, per poi arrivare al centro dove i brahmini curano il fuoco sacro davanti al lingam. Durante la nostra visita abbiamo assistito alla puja, con la partecipazione di moltissimi fedeli poiché era iniziato il plenilunio di Novembre. Dopo quest’esperienza molto suggestiva e spirituale abbiamo fatto un giro per la città dominata dal Monte Arunachala, vulcano estinto alto 800 m. che abbiamo visitato il giorno successivo. Abbiamo passeggiato sotto al sole bollente, gustandoci a pranzo il meals, più tardi un gelato, lungo le strade intorno al tempio abbiamo acquistato un Mala di Rudraksha, che abbiamo indossato per tutto il periodo trascorso in India. I Rudraksha sono i semi di una pianta, che avrebbero presunte proprietà curative e spirituali. La mitologia più antica ne attribuiscono la creazione involontaria a una delle tre divinità induista, il dio Shiva; si dice infatti che tutto accadde alla fine di una sua lunga meditazione sulla sorte del genere umano, quando, riaprendo gli occhi, scosso dall’esperienza provata, pianse e le sue lacrime cadendo al suolo si tramutarono nei famosi semi sacri.

La mattina seguente sveglia molto presto, di nuovo visita intorno al tempio, ove arrivano pellegrini da ogni paese del Tamil Nadu, durante la notte i pellegrini hanno iniziato il percorso intorno al Monte Arunachala. Noi lo abbiamo fatto nel tardo pomeriggio, ci siamo aggregati ai fedeli scalzi, percorrendo 14 Km. alla base del monte, impiegando circa 3 ore. Lungo la strada, ci sono banchetti che vendono cibo, dolci, bibite, oggetti religiosi, vestiario, ma soprattutto ci sono tanti mendicanti. Si incontrano tante persone malate e tanti non vedenti che cantano chiedendo una piccola offerta, tanti sadhu e non mancano personaggi particolari. La strada è occupata da un fiume di pellegrini, che pregano nei piccoli templi che s’incontrano lungo il percorso, mangiano, parlano, fanno foto, acquisti ed anche noi abbiamo partecipato vivamente. Lungo il percorso abbiamo visitato anche l’Ashram fondato dal guru Ramana Maharshi, che visse in questo luogo di meditazione fino alla sua morte nel 1950. Alla fine dei 14 km. non eravamo per niente stanchi, anzi ancora molto carichi e soddisfatti dell’esperienza spirituale vissuta. Prima di rientrare in stanza, ci siamo immersi di nuovo tra i pellegrini davanti al tempio, dove abbiamo comprato un cd con canti dedicati a Shiva, (che ascolto tutti i giorni, da quando siamo tornati).

Chidambaram, raggiunta con un bus con sosta intermediaria a Cudalore; qui in stazione ci sono molti banchetti di ambulanti, il profumo di uno di essi ha attirato la nostra attenzione, l’ambulante vendeva samosa appena fritti, (triangoli di pasta frolla, farciti con verdure e spezie), ne abbiamo preso due per uno, il venditore ce li ha incartati con molta cura in un foglio di giornale, ottimi per le nostre papille gustative. Nel frattempo è arrivato il bus diretto a Chidambaram, attraversando vari villaggi circondati da risaie e templi, abbiamo raggiunto la nostra meta, trovato l’albergo, abbiamo fatto un giro in città sotto il sole rovente, in attesa che aprisse il Nataraja Temple. Alle 16:00 abbiamo iniziato la visita di questo magnifico tempio dedicato a Nataraja (Signore delle danze), la cui leggenda narra che un giorno in una foresta vicina, Shiva e Kali eseguirono una danza in presenza degli dei, alla fine dell’esibizione Shiva alzò la gamba in alto, una posizione che Kali non era in grado di assumere, pertanto diventò Nataraja, e nel tempio è raffigurato in questa posizione. Nell’ingresso principale presso il gopuram orientale sono rappresentate le 108 posizioni sacre della danza tamil, sempre all’interno si trova la Sivaganga, la vasca del tempio, piena di pesci e di fedeli impegnati nelle abluzioni. Proseguendo si raggiunge la Sala delle Danze, decorata con 56 colonne ed è il punto dove Shiva ebbe la meglio su Kali, inoltre si può osservare il tetto dorato di 21.600 tegole, l’equivalente ai respiri del corpo umano in un giorno. Abbiamo assistito alla cerimonia del fuoco, all’interno rimbomba il suono dei tamburi e delle campane mentre i brahmini fanno passare sotto le statue delle divinità i lumini, assicurandosi così la continuità del ciclo della creazione. Alla fine di questa cerimonia eravamo molto emozionati, la presenza di tanti pellegrini tutti raccolti in preghiera rende l’atmosfera mistica, profondamente religiosa. Usciti dal tempio, ci siamo fermati ad ascoltare un coro e a fare qualche foto, intorno al tempio ci sono molti negozi, davanti ad ogni entrata è raffigurato un kolam, che si trova spesso anche davanti alle abitazioni, sono motivi ornamentali disegnati con farina di riso e polvere di gesso sulla pavimentazione, questi vengono fatte dalle donne in segno di protezione e purificazione. In un negozio che vendeva oggetti religiosi, abbiamo acquistato una bella statua di bronzo raffigurante Nataraja e un tridente sempre di bronzo.

Kumbakonam, raggiunta in due ore sempre in autobus; questa città è molto carina e in epoca medievale era la sede del potere dell’ India del Sud. Dopo la sistemazione per il pernottamento,abbiamo visitato il Naghesware Temple, dedicato a Shiva nelle vesti del Dio Serpente. A piedi siamo andati a visitare il Sarangapani Temple, il più grande presente in questa città dedicato a Vishnu, il santuario del tempio è a forma di carro. Abbiamo concluso il giro visitando il Kumbeswara Temple, il più grande dedicato a Shiva, con gopuram di nove piani, al suo interno si trova un lingam, che si dice che sia stato realizzato da Shiva mescolando il nettare dell’ immortalità con la sabbia. Lasciato quest’ultimo tempio, abbiamo passeggiato in questa città dove decine di gopuram colorati si elevano verso il cielo. Siamo andati al mercato a fare acquisti,ci siamo gustati dei melograni molto dolci e succosi, qui si trova qualsiasi tipo di merce e abbiamo fatto amicizia con gli abitanti.

Thanjavur, spostamento in autobus e in un’ora eccoci a destinazione; assaggiamo altri fritti i bhajia (frittelle di verdure in pastella), che ci danno la forza per iniziare le nostre visite partendo dal Brihadishwara Temple, che è in arenaria dai colori bruni, fu costruito nel 1010 per ordine del sovrano Rajaraja, che fece incidere sulle mura del tempio i nomi e gli indirizzi dei suoi danzatori, barbieri, poeti e musicisti. All’interno si trova la statua più grande dell’India che raffigura il toro Nandi, scolpito in un unico blocco di pietra. Tutt’intorno c’è un giardino, dove ci siamo rilassati, scattato foto, osservato i pellegrini e fatto amicizie. A pranzo ci siamo gustati un ottimo dosa, piatto composta da una grande crepe a base di farina di riso, servito insieme ad una ciotola di sambar caldo ( zuppa di lenticchie con verdure tagliate a cubetti) ed una rinfrescante con chutney di cocco ( polpa grattugiata di noce di cocco, peperoncini verdi e tamarindo). Dopo pranzo siamo andati a visitare il Palazzo Reale, circondato da mura color rosa e al cui interno si possono ammirare statue delle divinità. Dalla sala principale del palazzo si accede a Dubar Hall (corte reale), molto elegante, qui ci sono molte pitture murali che rappresentano scene tratte da leggende hindu mentre vicino si trova la torre campanaria. Qui ci siamo rilassati parecchio, poiché il caldo e l’umidità si facevano sentire, naturalmente abbiamo fatto amicizia con altri visitatori del posto, che sono sempre molto cordiali e gentili. Tornati in città, mi sono comprata una casacca indiana da indossare in questi giorni e un fascio di bracciali colorati, mi piace immedesimarmi. Ci siamo gustati un altro tipo di snack fritto, il masala vada ( polpette di lenticchie) accompagnate da chutney di carote. Camminando ci siamo trovati nel settore della città dove viene venduto ogni genere di dolciumi, noi abbiamo optato per il laddo ( pallina preparata con farina di ceci, semolino e cocco grattugiato), una delizia!

Tiruchirappalli, raggiunta in un’ora di viaggio in autobus; dopo aver fatto un piccolo spuntino,sempre a base di snack fritti, siamo andati a visitare il Rock Fort Temple, raggiungibile in bus. Questo tempio, simbolo più famoso di Trichy, è una roccia a 83 m di altezza, composto da 2 templi, lo Sri Thayumanaswamy, a metà strada verso la vetta e il Vinayaka Temple, sulla sommità dedicato a Ganesh, che purtroppo non sono accessibili a chi non è induista. Si raggiunge la vetta salendo 437 gradini, ricavati nella roccia, la fatica che si affronta, viene ripagata dal panorama che vediamo dall’alto, la città che si estende intorno al fiume Cauvery. Dopo aver fotografato da questa altura la città, con calma siamo tornati alla base della collina, recandoci a prendere l’autobus per andare a visitare il Sri Ranganathaswamy Temple, che purtroppo è in rifacimento, per entrare all’interno del santuario, si attraversano sette gopuram, poi i cortili dei mendicanti, dei brahmini , poi le piazze degli angeli e si arriva alla zona sacra dedicata a Vishnu nella forma di Sheshashayana, cioè Vishnu dormiente. A poca distanza si trova il Sri Jambukeshwara Temple, dedicato a Shiva, Parvati e al culto dell’acqua che viene praticato nel santuario centrale, dove si trova un lingam di Shiva parzialmente sommerso. Passeggiando abbiamo raggiunto la Lourdes Church, decorata in uno stile franco-cattolico. Siamo entrati, all’interno c’era in corso la cerimonia di un matrimonio stile “bollywoood”, la nostra presenza non è sfuggita ai partecipanti, quindi ci siamo ritrovati a farci le foto con gli sposi e gli invitati. All’uscita ci ha atteso un acquazzone monsonico, la città si è trasformata, in un attimo le strade allagate, tutti alla ricerca di un riparo, insomma il caos si è moltiplicato! Per fortuna è durato poco, quindi siamo andati alla ricerca del Nazrat Thadervali Dargah, la tomba di un famoso santo mussulmano Natther. Il mausoleo è un complesso con minareti e decorazioni arabe color verde acqua. Abbiamo fatto un giro all’interno, ma l’accesso nella sala dove si trova la tomba, è vietata alle donne, pertanto soltanto Giovanni ha avuto il piacere di visitarla, io mi sono limitata ad apprezzarla, osservandola dalla porta d’ingresso. Lasciata la tomba, abbiamo fatto un giro in questo quartiere arabo, mangiando qualche piatto tipico e acquistando prodotti vari, per poi tornare in autobus nei pressi dell’albergo.

Madurai, raggiungibile in quattro ore in autobus; una delle città più antiche dell’India, l’anima del Tamil Nadu. Arrivati in albergo ci siamo rilassati un po’ e poi fuori pronti per visitare il Sri Meenakshi Temple, che purtroppo a quest’ora è chiuso, quindi ne abbiamo approfittato per fare qualche foto dall’esterno. Pranzo a base di meals, un giro al mercato Pundu mandapa, l’ex atrio sul lato orientale del Sri Meenakshi Temple, il salone immenso è impreziosito da due file di colonne cesellate, su quelle centrali sono raffigurate i ritratti dei dieci re nayak con le consorti, su quelle esterne Shiva in varie forme. Qui vi sono molti sarti, bancarelle di stoffe, artigianato locale, oggetti religiosi, accessori vari, Giovanni si è comprato due bei kurta paijama (si tratta di un’ ampia camicia lunga fino alle ginocchia e pantaloni lunghi) e io ne ho approfittato per acquistare dei dipinti su seta. Ci siamo rilassati davanti al tempio in attesa dell’orario d’apertura. Finalmente alle 16:00 siamo entrati a visitare questo magnifico tempio, all’entrata ci sono controlli molto rigidi, purtroppo la macchina fotografica non si può portare, ma noi siamo riusciti a fare qualche foto con il cellulare. Il tempio è dedicato alla dea Meenakshi Amman, raffigurata con tre seni e gli occhi di pesce, il complesso si estende su sei ettari ed è delimitato da 12 gopuram tutti ornati da sculture che raffigurano divinità maschili e femminili, demoni ed eroi. La leggenda dice cha Meenakshi nacque con tre seni e avrebbe perso quello superfluo incontrando il suo sposo, ciò accadde quando incontrò Shiva e divenne la sua consorte. Gran parte del tempio è inaccessibile ai non hindu, ma noi siamo stati fortunati, i guardiani ci hanno fatto entrare, così ci siamo seduti insieme ai fedeli che erano raccolti in preghiera, una bella esperienza. Usciti da questa sala, abbiamo percorso i corridoi che racchiudono il santuario e sedendoci insieme ad altri pellegrini i quali incuriositi dalla nostra presenza, abbiamo scambiato varie informazioni, illustrando il programma svolto e cos’altro avremmo visitato del Tamil Nadu. Qui abbiamo assistito alle cerimonie religiose, un luogo eccezionale per ammirare il colorato vigore induista; la sera i bramini con un seguito di devoti portano in spalla tridenti fiammeggianti con l’effige di Shiva nel tempio della dea Meenakshi, il tutto si svolge tra il rullare di tamburi e flauti. Dopo circa due ore siamo usciti da questa meraviglia, ritirato lo zaino, le macchinette fotografiche e le scarpe, abbiamo fatto di nuovo delle foto all’esterno, sia al tempio che ai fedeli. Un giro nei negozi che circondano il tempio, dove abbiamo acquistato qualche souvenir, abbiamo mangiato, bevuto una spremuta di melograno, per poi tornare a sederci davanti al tempio fino all’orario di chiusura, insieme alle carissime zanzare.

La mattina seguente in autobus abbiamo raggiunto il Tirumalai Nayak Palace, famoso per gli stucchi sulle cupole e gli imponenti archi, pilastri bianchi massicci costeggiano il corridoio che corre lungo il cortile ci sono sculture raffiguranti leoni e pitture murali che danno un’idea dello sfarzo della corte del re Nayak. Dopo aver fotografato tutto questo, ci siamo distesi un po’ all’interno del cortile, frequentato da pochi turisti.

Rameswaram, che abbiamo raggiunto dopo quattro ore di viaggio in autobus, attraversando il ponte Indira Gandhi, che collega l’isola alla terraferma. Appena arrivati, una passeggiata lungo la spiaggia, osservando i pescatori che sistemavano le loro reti per il giorno successivo. Ci siamo seduti sul muretto dei ghat da dove discendono i fedeli per bagnarsi, in queste acque sacre della grande baia che si apre verso il lungo arcipelago che porta allo Sri Lanka e che è noto come Ponte di Adamo. La leggenda narra che un giorno Rama, incarnazione di Vishnu, guidò un esercito di scimmie e orsi fino all’oceano, attraversò le acque fino allo Sri Lanka, dove sconfisse il demone Ravana, salvando la moglie Sita. Successivamente raggiunsero insieme questo luogo per rendere grazia a Shiva (mentre eravamo seduti qui, questa leggenda ce l’hanno raccontata molti pellegrini!) I fedeli si immergono in continuazione, offrendo in dono fiori e lumini, che scivolano via sull’acqua del mare, facendosi anche foto ricordo in quanto è un pellegrinaggio vacanza. Finalmente è giunta l’ora di apertura del Ramanathaswamy Temple, lasciate le scarpe e le macchinette fotografiche , siamo entrati a visitare questa meraviglia. La cosa che colpisce sono le sale con colonne e i soffitti colorati, lungo la parete di una sala è raffigurata la leggenda relativa al tempio; Rama voleva un grande lingam per adorare Shiva, quindi mandò Hanuman a cercare il più grande che ci fosse sull’ Himalaya, purtroppo ci impiegò troppo e Sita la moglie di Rama, costruì un semplice lingam di sabbia, che Shiva apprezzò molto ed è custodito nel parte interna del tempio, dove possono accedere solo gli induisti. Un’altra particolarità di questo tempio sono le 22 theertham (vasche), in cui i fedeli si bagnano e bevono un po’ d’acqua, il numero corrisponde alle frecce che Rama usò per far sgorgare l’acqua sull’isola. Anche noi abbiamo fatto il giro delle vasche, osservando i pellegrini in fila pronti a ricevere questo scroscio d’acqua. Dopo una visita di circa due ore siamo usciti, gironzolando per la città, tra le bancarelle, i negozietti, i numerosi pellegrini e le mucche sacre, per poi tornare ai ghat. Qui abbiamo conosciuto molti pellegrini indiani che venivano dai paesi limitrofi, i quali ci hanno narrato di nuovo la leggenda e ci hanno chiesto di farci delle foto insieme. Erano tutti gentili, cordiali, simpatici, incuriositi,ci hanno invitato a bagnarci con loro nelle acque sacre, a me addirittura una donna mi ha fatto parlare al cellulare con la figlia che era rimasta a casa, gli indiani sono troppo forti!

Dhanushkodi, che si raggiunge in autobus, questa città fantasma si trova a 18 km da Rameswaram, ospita un villaggio di pescatori e un mare stupendo. Abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare, curiosando tra i banchetti che vendono noce di cocco (che abbiamo bevuto e mangiato), vari snack, oggetti con conchiglie, pesce secco. Dopo aver girato per un po’, sotto al sole cocente, circondati da questo mare spettacolare, ci siamo recati a prendere un minibus, con a bordo una guida locale ed altri passeggeri indiani, percorrendo circa km.6 di spiaggia, siamo andati a visitare il Kothandaraswamy Temple, l’unica struttura rimasta dopo il ciclone del 1964, ci sono anche dei resti della linea ferroviaria, una chiesa ed un tempietto in mare con all’esterno una pietra galleggiante, usate per costruire il Ponte D’Adamo. Tornati indietro, ci siamo fermati di nuovo nel villaggio dei pescatori e dopo circa 3 ore abbiamo ripreso l’autobus per tornare a Rameswaram. Qui abbiamo girato ancora un po’, mangiando come al solito vari snack fritti, stando in ozio davanti al tempio e alle gradinate, sempre in ottima compagnia.

Kanyakumari, abbiamo raggiunto questa città viaggiando per circa 7 ore in autobus, con varie soste, snack, pranzo, esigenze fisiche e attraversando un paesaggio molto vario, campi verdi con risaie, distese di pesce secco, pale eoliche, montagne di granito. Finalmente siamo alla punta estrema dell’India, qui s’incontrano tre mari: mare Arabico, oceano Indiano e golfo del Bengala dove i lunghi Ghati Occidentali terminano, l’atmosfera è surreale. Dopo esserci sistemati, siamo andati a fare un giro di perlustrazione, ci siamo ritrovati davanti al Kumari Amman Temple, all’esterno ci sono molti fedeli, a quest’ora il tempio è chiuso, ma tutti si ritrovano tra i banchetti che vendono di tutto: cibo di strada, (qui abbiamo mangiato il chili in pastella fritto, noce di cocco, mango, mais, insomma ci siamo sbizzarriti) oggetti religiosi, giocattoli, zucchero filato, caffè. Abbiamo fatto amicizia con una venditrice ambulante di accessori per capelli, che ci ha mostrato il suo quaderno dove aveva raccolto tutte le dediche dei turisti incontrati, anche noi ne abbiamo approfittato per lasciare un nostro pensiero. Da questa parte si può vedere tutto illuminato il Vivekananda Memorial, che è molto bello da fotografare. In serata siamo tornati in albergo e dal balcone della nostra stanza ci siamo goduti finalmente un po’ di vento fresco marino.

La mattina seguente, al nostro risveglio, dal balcone abbiamo assistito ad una scena molto emozionante, tre pavoni che si corteggiavano, aprendo la coda ed emettendo un suono particolare. Lasciata la stanza, ci siamo diretti alla visita del Kumari Amman Temple, la leggenda narra che la dea Kanya (vergine) Kumari, sconfisse da sola i demoni liberando il mondo, l’ambiente è intimo e decorato, si sente il frangersi delle onde dei tre mari, gli uomini sia hindu e non, accedono al tempio a dorso nudo. Usciti dal tempio siamo andati a prendere il traghetto per andare sull’isola rocciosa che dista circa 400 metri dalla costa, qui Swami Vivikananda (mistico indiano) portò il suo messaggio morale. Nel 1970 fu costruito in sua memoria un monumento commemorativo dominato da una cupola visibile a distanza, al cui interno è presente un centro dell’associazione che continua a diffondere l’insegnamento. A poca distanza sull’altro isolotto che non è accessibile è presente una statua del poeta tamil Thiruvalluvar, la cosiddetta statua della libertà indiana, opera eretta nel 2000 alta 133 piedi, come i capitoli della sua opera. Qui abbiamo trascorso un po’ del nostro tempo a disposizione, tra i turisti indiani che sono veramente tanti. Ripreso il traghetto abbiamo visitato il Mahatma Gandhi museum, che si trova ai confini estremi dell’India, questo monumento commemorativo in colori tenui fu costruito nel 1952 nel luogo in cui venne posta l’urna contenente una parte delle ceneri del Mahatma, prima che fossero consegnate alle sacre acque dei mari. La struttura è stata progettata in modo tale che il giorno del compleanno di Gandhi, il 2 ottobre, i raggi del sole penetrano da un foro sul soffitto e cadono nel punto preciso su cui si trova l’urna. Finito il nostro itinerario abbiamo continuato a girare in questa città tranquilla e meno calda rispetto a tutte quelle visitate fino ad oggi. Nel bazar abbiamo fatto vari acquisti, mangiato gli spugnosi idli (tortini di riso fermentato e lenticchie nere) e non ci siamo fatto sfuggire una spremuta di canna da zucchero.

Kerala, ci siamo recati alla stazione degli autobus e da Kanyakumari abbiamo preso il bus fino a Trivandrum , attraversando un paesaggio collinare con grandi viali alberati e poco caotica. Arrivati qui ci siamo diretti sempre in bus ad Alappuzha, sulle colline ci sono piantagioni di tè , l’atmosfera del Kerala è più tranquilla rispetto a quella del Tamil Nadu, qui si nota la presenza di molte chiese cristiane. Arrivati a destinazione e trovato un alloggio, siamo partiti in esplorazione di questa città, la piccola Venezia dell’India, strade alberate circondata da canali e i traghetti pronti al trasporto locale. Abbiamo fatto qualche foto, acquisti vari e ci siamo rilassati in quest’atmosfera magica e tranquilla. Domani anche noi navigheremo questi canali, non vediamo l’ora! Alle 7:30 ci siamo diretti in stazione pronti a prendere il traghetto pubblico che parte da qui fino a Kottayam. Siamo in tanti ad attenderlo, donne con merce da vendere, studenti, uomini pronti per affrontare la giornata lavorativa e noi due turisti. La navigazione delle backwaters è durata 2 ore, costeggiando palmeti, risaie e vari villaggi, dove il traghetto fa le fermate. Nelle backwaters ci sono tanti i pescatori in canoa, varie specie di uccelli e tante ninfee, un vero spettacolo della natura. Arrivati al capolinea, insieme ad altri viaggiatori indiani, abbiamo preso il bus direzione Kottayam situata tra i ghati occidentali e le backwaters, arrivati a destinazione un altro bus per Kumily.

Kumily, siamo andati ad acquistare il biglietto per il Kathakali Dance, che è una combinazione spettacolare di teatro, comprendente danza, musica e rituali. I personaggi con i volti dipinti di colori accesi e con costumi elaborati rimandano alle storie epiche indù, tratte dal Mahabharatha e dal Ramayana. Il kathakali viene danzato da soli uomini che recitano anche le parti femminili. Prima dello spettacolo, si ha la possibilità di assistere alla preparazione degli attori, trucco e costumi, molto emozionante. Non ci sono parole per descrivere lo spettacolo, gli attori narrano le storie tramite precisi mudra (gesti delle mani) ed espressioni del viso, il tutto con musica dal vivo. Usciti da qui, molto entusiasti, sotto una pioggia monsonica siamo andati a cena e poi rientro in stanza. Il giorno seguente lo abbiamo trascorso sempre qui, girando per la città e facendo qualche acquisto,varie spezie e tè visto che qui ci sono molte piantagioni, sempre sotto la pioggia e la temperatura abbastanza fredda, rispetta al Tamil Nadu. Abbiamo assaporato molti dolci tra questi il rasgulla (palline di formaggio cremoso aromatizzate con acqua di rose)e i croccanti jalebi (fritelle di colore arancio inzuppate nello sciroppo di zucchero).

Lasciato il Kerala, in quattro ore di bus siamo tornati a Madurai, ove abbiamo girato, fatto acquisti e siamo tornati seduti al Meenakshi Temple, che è sempre molto frequentato dai pellegrini. Il giorno seguente siamo tornati in treno a Chennai, raggiunta in 7 ore circa, attraversando risaie, coltivazioni di canna da zucchero e palmeti. I nostri compagni di viaggio sono tutti cordiali, curiosi e tutti insieme condividiamo il nostro cibo acquistato dai vari venditori ambulanti, che salgono sul treno dalle varie stazioni. Arrivati a Chennai abbiamo fatto un giro per la città.

Mamallapuram, questa città l’abbiamo raggiunta viaggiando in autobus per circa 2 ore, trovata la guest-house, abbiamo esplorato il posto, osservando da fuori i vari siti archeologici, che visiteremo nei prossimi giorni, poi ci siamo recati sulla spiaggia, dove abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare. Il giorno seguente iniziamo di nuovo le nostre visite, il primo sito storico visitato è stato l’Arjuna’s Penance che è un bassorilievo scolpito in un unico blocco di granito di 29 metri di lunghezza per 9 di altezza, è un opera della dinastia Pallava e risale al VII – VIII secolo, la scena rappresentata è oggetto di due diverse interpretazioni, ovvero la penitenza dell’eroe epico Arjuna e la discesa della acque sacre del Gange sulla terra. Da qui ci siamo diretti al Ganesh Ratha, un tempio hindu dedicato in passato a Shiva, ma dopo la rimozione del lingam originale è diventato un santuario dedicato a Ganesh. Continuando a girare in questo sito archeologico si trova il Krishna’s Butter Ball, un grande masso tondeggiante che sembra che stia in equilibrio precario e naturalmente qui è pieno di turisti indiani che si fanno le foto, facendo finta di sorreggere il masso. A poca distanza si trova il Kotikal Mandapa, dedicato a Durga, poi il Varha Mandapa II,qui Vishnu è rappresentato sotto forma di un cinghiale che salva il mondo e poi il Trimurti Cave Temple che rende omaggio alla Trimurti hindu, Brahma, Vishnu e Shiva. Da qui abbiamo iniziato la visita della collina che domina la città, oltre a visitare vari siti archeologici passeggiando per circa 2 ore, ci si può rilassare all’ombra di qualche albero, osservando i vari turisti indiani e non, che consumano i loro pasti. Dopo aver trascorso qui del tempo in ozio, siamo ripartiti per la nostra visita al Krishna Mandapa, uno dei templi rupestri più antichi della zona, il Mahishamardini Mandapa e poi il Olakkannesvara Temple chiamato anche il vecchio faro, il panorama da quassù è spettacolare. Dopo aver girato in lungo e in largo questo sito, fotografando tutto quello presente, compreso gli indiani in visita, con i quali abbiamo fatto delle foto, siamo andati a riposarci un po’ in spiaggia, tra i pescatori e i venditori di conchiglie,collane, bracciali e stoffe. Noi abbiamo fatto amicizia con una venditrice di stoffe, con la quale abbiamo trascorso parecchio tempo, nei giorni passati qui a Mamallapuram. Il giorno seguente,sveglia molto presto, alle 6:00 siamo già allo Shore Temple, bellissimo, siamo gli unici visitatori. Vedere l’alba sullo sfondo di questa meraviglia, che si affaccia sul mare è davvero molto suggestivo. Questo tempio detto della spiaggia è una struttura religiosa che si trova su di un piccolo promontorio affacciato sul golfo del Bengala, scolpito nella roccia, con varie sculture ed ospita due santuari centrali dedicati a Shiva. Qui abbiamo trascorso molto tempo, facendo foto di qualsiasi genere e da qualsiasi angolazione fino al lento arrivo di altri turisti. Lasciato il Tempio, a piedi abbiamo raggiunto i Five Rathas, percorrendo una strada dove scultori con i loro scalpelli battono sui blocchi di granito, trasformandoli in statue che rappresentano varie divinità. I Five Rathas sono ricavati da singoli blocchi e sono cinque bassi templi, ognuno è dedicato a una divinità hindu. I templi furono costruiti a forma di carro (ratha) e rimasero sepolti per secoli sotto la sabbia, all’esterno di ogni ratha c’è la statua dell’animale-veicolo della divinità. Il primo è il Draupadi Ratha, dedicato a Draupadi e alla dea Durga, la dea guarda i suoi fedeli da un trono a forma di loto, all’esterno si può ammirare la scultura di un leone. Alle spalle di questo tempio, si trova un gigantesco Nandi (toro cavalcato da Shiva) e poi l’ Arjuna Ratha dedicato a Shiva, sulle pareti esterni sono raffigurate varie divinità. Poco più in là il Bhima Ratha al cui interno c’è un santuario dedicato a Vishnu, il Dharmaraja Ratha il tempio più alto, con all’esterno una scultura che raffigura il re Narasimhavarman, il Nakula-Sahadeva Ratha, dedicato a Indra con vicino al tempio una scultura a grandezza naturale di un elefante, che è considerato una delle più belle di tutta l’India. Ci siamo sbizzarriti con le foto e abbiamo fatto amicizia con molti visitatori, da qui siamo tornati verso la città, mangiando qualcosa e rilassandoci al mare. Sulla spiaggia si sta bene, anche se soffia un discreto vento, abbiamo trovato uno spazio tutto per noi, qui è venuta a trovarci la nostra amica, venditrice di stoffe, che fatica molto a vendere poiché non ci sono tanti turisti, quindi trascorre parecchio tempo con noi, scambiandoci curiosità e abitudini delle nostre vite. Abbiamo passeggiato un po’ camminando intorno allo Shore Temple, siamo giunti dall’altra parte della spiaggia che è molto movimenta, qui i pellegrini fanno acquisti dalle varie bancarelle, fanno foto sulla riva del mare, vanno a cavallo, insomma si godono la giornata dopo la visita spirituale. Il giorno seguente, su indicazione della nostra amica, abbiamo raggiunto in autobus il villaggio di Salavankuppam, dove abbiamo visitato la Tiger Cave, un tempio rupestre che risale al VII secolo, dedicato alla dea Durga contenente un piccolo mandapa con una corona di teste di yali (leoni mitici) scolpiti. Siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia e qui abbiamo incontrato dei pescatori, che sistemavano il pesce pescato nelle cassette pronto da vendere al mercato di Mamallapuram, ci hanno spiegato che in questo periodo la pesca non è molto ricca, meglio dal mese di Gennaio. Salutato i pescatori, siamo tornati a riprendere l’autobus e arrivati a Mamallapuram, siamo tornati sulla collina che domina la città, facendo naturalmente amicizia con gli indiani in gita. Abbiamo trascorso qualche giorno a Mamallapuram, godendoci il mare, girando per i siti storici, templi, insomma cercando di assaporare tutto quello che questa magnifica città offre, peccato che ci ha accompagnato anche la pioggia monsonica, ma cosa dire, anche questo è l’India!

Tamil Nadu, meals e gopuram ovunque e non solo, profumi, colori, risciò, caos, mucche, elefanti, una profonda spiritualità. Gli indiani, un popolo magnifico, curiosi, sorridenti e cordiali, i loro occhi trasmettono un forte entusiasmo per la vita, anche se le loro condizioni non sono tra le migliori, un ringraziamento speciale a questa gente, per averci ospitato nella loro terra, insegnandoci molto.

Foto: Giovanni Camici

Antonietta e Giovanni cholita@email.it – skanda@email.it

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