Sullo sfondo il kilimanjaro…

Sullo sfondo il Kilimanjaro…. In Kenya l’arrivo, l’approdo, lo sbarco al lodge è una conquista: dopo ore di jeep su sterrato e buche senz’acqua, nella notte stellata -e che stelle!- il lodge ha il senso di una vera oasi. Oasi incantata, un brillare di luci soffuse intorno a cui è la notte della savana, nera di un nero ancestrale e viva...
Scritto da: la prof
sullo sfondo il kilimanjaro...
Partenza il: 23/08/2006
Ritorno il: 31/08/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Sullo sfondo il Kilimanjaro…

In Kenya l’arrivo, l’approdo, lo sbarco al lodge è una conquista: dopo ore di jeep su sterrato e buche senz’acqua, nella notte stellata -e che stelle!- il lodge ha il senso di una vera oasi. Oasi incantata, un brillare di luci soffuse intorno a cui è la notte della savana, nera di un nero ancestrale e viva di voci che risuonano ‘dentro’. Lo so, là fuori, da qualche parte, c’è il Kilimanjaro, lo sento, e aspetto con ansia il risveglio all’alba per l’avventura del safari fotografico. Un’alba lenta, dolce, dai colori tenui, pigra ma già fremente di vita: una vita dal ritmo antico, una vita che si nasconde e che si lascia cogliere a tratti solo perfezionando la perduta -per noi turisti- arte dell’attesa, del silenzio, dell’attenzione. Amin, la nostra guida, invece vede tutto: là un ghepardo, sulla sinistra un leone con leonessa, più da lontano elefanti in piccolo branco, ecco una gazzella, giraffe che devono, arrivano anche i bisonti a bere, in numero considerevole. E di fronte a questo improvviso pullulare di presenza, come si fa a ricordarsi di scattare una foto o di incollare l’occhio ala video-camera, tagliando fuori tutto il resto? Tutto troppo riduttivo, meglio guardare, ascoltare, annusare e illudersi di esere, almeno per un poco, “docile fibra dell’universo”, parte di un tutto secondo armonia. Guardo, osservo, e dagli occhi al cuore al cervello tutto mi si fissa nella memoria, di questo viaggio tanto desiderato. Si è svelato anche il Kilimanjaro, un po’ velato di nebbia e vapori, bello e perfetto nella sua forma immutabile, rassicurante, ce allude a un ‘ritorno a casa’ tanto aspettato.

Pomeriggio ala villaggio Masai. Tutto qui sa un po’ troppo di turistico: il ballo -perché svegliare i piccolini che stavano dormendo? Per noi turisti? Ma no, non è il caso…- , il mercatino pluri-familiare, la tassa di ingresso’ al villaggio, l’accoglienza scandita da momenti precisi: l’accensione del fuoco con i legnetti, la visita a una casa Masai -claustrofobia allo stato puro-, gli acquisti, pressoché obbligati ma ugualmente graditi. In disparte, blu vestito, un ragazzo -avrà l’età delle mie figlie- che illumina con un sorriso splendido la scena. Sarà che l’età -quella mia, intendo- rende un po’ troppo curiosi, o che l’animo incallito della prof. Sente un brivido , ma mi avvicino e iniziamo a parlare. E’ un giovane maestro, che ha studiato in Francia ed è tornato da poco per insegnare ai piccoli Masai di alcuni villaggi. Parla e continua a sorridere, con denti così bianchi che non si possono immaginare in una Parigi lontana e brumosa: no, di certo qui sono più bianchi e più splendenti, come se prendessero vita e luce da questo posto arroccato su un altipiano. L’Africa nera che soffre e che disperde le proprie immense risorse ed energie, l’Africa troppo depredata e troppo dimenticata in questo villaggio ci dice che è possibile fare meglio, di più, per il futuro, e ce lo dice con questo sorriso che abbaglia, come il sole che, alto, ci inchioda a questa terra, ricordandoci che siamo tutt’uno con lei.

Intorno iniziano i balli del congedo: alti, magri, dignitosi e quasi alteri i Masai, donne uomini e bambini; noi, i turisti, un po’ troppo ‘in carne’, un po’ troppo accaldati, un po’ troppo-tutto, ci sforziamo di riprodurre i movimenti…E ìlasciamo la scena, sgarrupata compagnia di turisti già intrappolati nelle jeep per la visione del tramonto nella savana, che non aspetta noi di certo.

Ciao villaggio, ciao Kenya, ciao Kilimanjaro. Siete così lontani da questo inverno di gelo e di crisi, di nostalgia e di ricordi…Lontani, sì, ma brilla quel sorriso nello spazio e nel tempo, copre spazio e tempo.

Non ho nemmeno una foto di quell’incontro; non l’ho voluta fare, mi sarebbe sembrato scortese, e senz’altro riduttivo, ma fino a che non arriverà l’Alzheimer niente mancherà di quei giorni nei files della mia mente e del mio cuore.

Sfondo Kilimanjaro: vai con il film mentale, buona la prima, continua a girare.



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