Sulle tracce degli orrori della II guerra mondiale
Una struttura molto panoramica dove nel bunker, che nel corso della guerra fu dapprima fortino delle forze armate ungheresi appoggiate dalle forze GB e USA poi diventato comando della Reutwolfe tedesca, si comincia ad assaporare il genere di vita che si facesse e a vedere il grado di distruzione di Budapest, e poi a me impressionavano tutte le immagini di svastiche sulle bandiere, sui barili, sui gagliardetti insomma ovunque, mai viste tante così e da vicino, non nascondo di aver provato un senso di imbarazzo e brivido solo per questo. Intorno alle 14 partiamo per Cracovia il cuore del nostro viaggio. Arriviamo a Cracovia alle 4 del mattino e troviamo un alberghetto non male ma abbastanza caro circa 77 euro a stanza ma a quell’ora è stato un miracolo trovarlo.
Cracovia è bellissima il Wawel, il palazzo reale, la cattedrale, la Vistola, il quartiere ebreo con le sue sinagoghe ci fa immergere nel clima di Cracovia sotto i nazisti, difficile pensare come la gente potesse vivere lì in così poco spazio, i brividi ed il senso d’orrore salgono. L’indomani è il giorno del mio compleanno e per la prima volta nella vita ho voluto passarlo in maniera diversa e insolita, l’ho passato visitando OSwiecim Auschwitz, a circa 50 Km da Cracovia, durante il viaggio, vedendo la campagna, i villaggi e i binari dei treni che li solcavano veniamo colti da un senso di commozione pensando a chi come noi circa 65 anni fa li attraversava con ben altri mezzi e condizioni, decidiamo di fermarci in un villaggio a prendere un caffè per tiraci un pò su. I caffè sono di tipo turco e gli “espressi” diventano un treno locale. Ripartiamo e la musica trasmessa dalla radio stride con i luoghi e le emozioni, sembrandoci quasi un sacrilegio. Mettiamo della musica classica. All’improviso sulla nostra destra si stagliano le mura di Aushwitz 1, la sopresa ci spezza le parole, parcheggiamo e in religioso silenzio ci dirigiamo verso l’entrata, le auto parcheggiate sono di ogni genere di nazionalità europea mai visitato un sito Unesco più internazionale di questo. Il teatro di ogni genere di oscenità e sevizia è lì immobile e ci attende. Il film iniziale di 10 minuti riassume l’identità di Oswieçim. Da quel momento in poi ci coglie una strana amnesia di sentimenti. La scritta Arbeit Macht Frei segna definitivamewnte l’inizio “dell’estrazione dentale”, si perchè a questo somigliava la nostra visita.
-Anestesia= Ingresso -scollamento del dente= Visita a Aushwitz 1 – Estrazione= Visita a Auswitz 2 Birkenau -Post-operatorio doloroso= Uscita da Auschwitz.
Infatti l’uscita da quel posto necessitava di un antidolorifico inutilmente cercato in radio Oswieçim che trasmetteva amene canzonette polacche. Strano ma il ricordo di quel che avevamo visto faceva molto più male ora che al momento della visita.
In auto cercavo di dormire di dormire un pò ma i flashback dei capelli, dei volti, delle divise, delle capanne nude e vuote, dei letti collettivi su panche, di crematori, delle spazzole per capelli, delle valigie con i nomi scritti sopra con i gessi mi tengono sveglio.
Sorprendentemente anche il mio compagno di viaggio prova le stesse strane sensazioni sicuramente è l’effetto Auschwitz che coglie qualsiasi visitatore. Le tante scarpe spaiate esposte mi fanno pensare alle persone che le hanno possedute e allo spaiamento dell’anima che devono aver provato all’arrivo in questo posto. Ce ne sono di grandi, piccole, maschili, femminili, zoccoli olandesi calzature colorate, ricche, povere ma tutte decisamente riportavamo il segni dell’uso e quindi reali. Quante atrocità. Da lontano assistiamo ad una delle tante cerimonie commemorative, a Auschwitz è sera Birkenau chiude, un ultimo ossequioso saluto dalla torretta con un sentimento struggente.
Il ricordo di quei binari rivolti verso il tramonto insieme a quell’odore agrodolce di erba fresca e legno ci rimarrà sempre nel cuore. Un istante dopo l’uscita ci coglie un desiderio di fuga tanto da farci evitare la visita della città e da farci fare una lunghissima tappa fino a Vienna, tanto c’è voluto per mitigare i sentimenti ma una cosa ci rimarrà: La voglia di dire a tutti MAI PIU’ Auschwitz.