Sulle strade d’irlanda

SULLE STRADE D’IRLANDA 14/23 LUGLIO 2000 TURISTA-NARRATRICE: Catia COMPAGNI DI VIAGGIO: Roberto, Donatello e Barbara ITINERARIO: Da Dublino ci siamo diretti a nord e abbiamo girato l’Irlanda in senso antiorario fino alla penisola di Dingle, per poi tornare nella capitale tagliando d’un fiato l’isola. GUIDE: Guida Mondadori e Routard. La...
Scritto da: Catia Ficosecco
sulle strade d'irlanda
Partenza il: 14/07/2000
Ritorno il: 23/07/2000
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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SULLE STRADE D’IRLANDA 14/23 LUGLIO 2000 TURISTA-NARRATRICE: Catia COMPAGNI DI VIAGGIO: Roberto, Donatello e Barbara ITINERARIO: Da Dublino ci siamo diretti a nord e abbiamo girato l’Irlanda in senso antiorario fino alla penisola di Dingle, per poi tornare nella capitale tagliando d’un fiato l’isola. GUIDE: Guida Mondadori e Routard. La prima offre dettagliate illustrazioni e piante, la seconda è imparagonabile in quanto a ristoranti, locali e B&B per tutte le tasche, con commenti azzeccati. E’ di Barbara, che ne sbandiera contenta ogni successo. CIBO: Salmone, agnello, bisteccone (ai tempi le mucche non davano segni di pazzia) sono eccezionali. Su tutto la Guinness sta da Dio. – 1°GIORNO da ANCONA a DUBLINO Partenza da Ancona con volo per Dublino via Roma e arrivo in mattinata. Ci sistemiamo nell’hotel ubicato in Dame Street, scelto in pieno centro, nonostante il prezzo, un po’ per comodità di spostamenti, un po’ perchè ci piaceva l’idea di vedere addormentarsi e risvegliarsi il cuore di Dublino. Impariamo a nostre spese che gli hotel del centro hanno un pessimo rapporto qualità-prezzo: molto meglio un B&B nella prima periferia e spostamenti con mezzi pubblici (prenotare con largo anticipo!). Il cielo è minaccioso, ma non ci scoraggiamo: la guida recita nero su bianco che qui sole e pioggia si alternano in un batter d’occhi… Con delle eccezioni, e questa è proprio una di quelle. Ma da bravi turisti per caso siamo pronti anche all’imprevisto e, armati di impermeabile, visitiamo la capitale. Prima tappa Ufficio del Turismo (si trova in pieno centro vicino al Trinity College) dove ci procuriamo una pianta della città. Il Trinity College dall’esterno è un tantino deludente. Barbara, guida alla mano, ci fa da Cicerone lungo i vialetti degli ampi cortili interni, ripercorrendo con enfasi le antiche date e i nomi illustri che hanno fatto la storia di questo tempio della cultura. Entriamo nell’ala che ospita il “Book of Kells” (uno dei manoscritti più belli al mondo). E’ custodito in una teca e se ne può ammirare (ci dicono) una sola pagina al giorno. Imponente e affascinante è la “Long Room”, sita al primo piano della “Old Library”, in cui migliaia di preziosi volumi sono stipati fino all’alto soffitto in legno. Neanche questi possono essere toccati. Usciti da questa isola di tranquillità proseguiamo con il giro di Dublino, che “limitiamo” alla zona a sud del fiume Liffey (St Patrick’s Cathedral, Dublin Castle, Grafton Street, ecc.). Le scure facciate in pietra grigia degli edifici storici sarebbero meno austere se scaldate dal sole, ma subiamo comunque il fascino di una Dublino che trasuda cultura, storia e tradizione da ogni mattone. Il quartiere di Temple Bar è il cuore pulsante della Dublino serale e notturna, con i suoi pub storici, i personaggi pittoreschi che si esibiscono per strada e la moltitudine di giovani che affolla vie e locali. Ci colpisce subito che qui, nonostante la Guinness scorra a fiumi, l’ebbrezza degli irlandesi non si manifesti in atteggiamenti violenti, bensì in un clima di goliardica allegria, sulla quale comunque la polizia vigila attenta. – 2°GIORNO da DUBLINO a BALLYCASTLE Inizia il nostro on-the-road. Direzione Ballycastle, cittadina sul mare nell’Irlanda del Nord. Guida a destra: un disastro. Roberto e Donatello si alternano al volante: uno guida e l’altro indica la rotta, sperando che due teste siano meglio di una soprattutto negli incroci. Io e Barbara dietro facciamo le donne: critichiamo. Sosta a Monasterboice per ammirare due antichissime croci celtiche in pietra … Ebbene sì: in un cimitero. Ma sembra che in Irlanda anche questi luoghi abbiano un loro fascino un po’ lugubre e un po’ folcloristico. Dopo pareti grigie, cielo grigio e croci grigie, finalmente sprazzi di azzurro si fanno largo tra le nuvole. Noi “sfrecciamo” verso nord, ormai quasi padroni del mezzo. Un manipolo di soldati a mitra spianato ci osserva diffidente, ma senza fermarci: stiamo varcando il confine. La cosa ci turba un po’; qui si accende una discussione storico-politico-culturale in cui ognuno di noi dice la sua circa gli Irlandesi, gli Irlandesi-Inglesi, il terrorismo, la libertà. Manco a dirlo i pareri sono unanimi. Sarà per questo motivo o perchè gli Irlandesi ci stanno già piacendo molto, sarà perchè siamo cresciuti con “Sunday bloody sunday” nelle orecchie, ma a noi questi Irlandesi del Nord, o Inglesi o come si chiamano ci sembrano proprio freddini, direi “anglosassoni”. A Ballycastle ci attendeva un B&B incantevole (Silversprings House … ) e un thè caldo gentilmente offerto dai gestori, compreso nel prezzo delle stanze in tutti i B&B dell’isola. Noi onoriamo con piacere la tradizione. – 3°GIORNO da BALLYCASTLE a COLLOONEY Dopo un’abbondante colazione (Roberto e Donatello, che vogliono calarsi fino infondo nella vita del vero Irlandese, non si privano dell’irish breakfast con bacon, salsiccione e tutto il resto) percorriamo lentamente la costa verso ovest. Un breve sentiero (circa 20 minuti all’andata e 30 al ritorno) ci introduce al paesaggio irlandese per antonomasia: verdi prati che ondeggiano dolci fino a ripide scogliere che si gettano in mare. Si tratta del sito “Carrick-a-Rede”, a pochi km dalle famose “Giant’s Causeway”. Il sentiero si snoda lungo la costa fino ad un isolotto a cui si accede tramite un ponticello in corda che oscilla precario al forte vento (il “Rope Bridge”). E’una passeggiata piacevolissima, anche perchè incrociamo pochi turisti. Le Giant’s Causeway rappresentano invece uno dei siti più popolari e visitati d’Irlanda. Un autobus conduce qui i visitatori dalla biglietteria; è comunque un tragitto di poche centinaia di metri in discesa che vale la pena percorrere a piedi godendosi dall’alto lo spettacolo dei misteriosi esagoni. Dopo una breve visita alle rovine del “Dunluce Castle” (del quale resta ben poco), proseguiamo il viaggio verso Collooney per sistemarci nientepopodimenochè in un vero castello, con tanto di merli, grande parco e forse fantasmi. Ci siamo voluti togliere questo sfizio, ma senza spendere una cifra astronomica. Infatti l’accoglienza non è delle migliori, ma l’esperienza è tutto sommato positiva. – 4°GIORNO da COLLOONEY a CONG Fantastica traversata del Connemara. Percorriamo una strada quasi deserta che attraversa il Connemara National Park (da Westport strada N59 in direzione Kylemore Abbey). E’ questo il paesaggio che avevo sempre immaginato pensando all’Irlanda. Il cielo sembra avere una profondità incredibile; le nuvole sfrecciano non sopra di noi ma attorno a noi. I nostri sensi sono rapiti dai ritagli di cielo specchiati in terra, dall’erba umida che sa di fresco, dall’incredibile silenzio attorno. Sporadiche pecorelle vanno brucando senza far caso a noi. Il caos, l’ufficio, la frenesia sono così lontani che, per il solo fatto di provenire da lì, ci sembra di contaminare in qualche modo questo mondo, di violarne la profonda quiete. Con il clic dell’autoscatto annunciamo la nostra “rumorosa” presenza. Proseguiamo in macchina con le note degli U2 e dei Cramberries nell’autoradio. Capisco due cose: – il perchè la Mannoia abbia intitolato una canzone al “cielo d’Irlanda”; – quanto avere i compagni di viaggio giusti possa fare la differenza: grande affiatamento, unità di intenti, zero inibizioni. Io ho scelto quelli giusti. Ma c’è un altro senso che reclama soddisfacimento, e allora diretti verso il laghetto di Kylemore Abbey, sulla cui riva consumiamo uno dei nostri pic-nic. Simpatici, veloci ed economici, i pranzi al sacco sono una piacevole costante del nostro viaggio. Bisogna però adattarsi un po’, in quanto non è facile trovare qualcosa che assomigli al pane; inoltre l’unico salume in circolazione sembra essere una specie di prosciutto cotto dall’aspetto industriale. Ci sistemiamo in una fattoria sperduta nella campagna vicino a Cong, con le mucche che passeggiano pigre davanti alla nostra finestra (Inishfree Farmhouse). La cena è assolutamente degna di nota: ristorantino intimo, agnello e bistecca all’whisky squisiti, servizio eccellente, prezzo buono (Michilin’s Restaurant nella cittadina di Cong). Ennesimo successo della Routard. Barbara gongola fiera. – 5°GIORNO da CONG a GALWAY Dopo una passeggiata nel parco del lussuosissimo “Ashford Castle” adibito ad hotel extralusso sito vicino Cong proprio sulle rive del lago Corrib (oggi ce la prendiamo comoda visto che la tabella di marcia della giornata lo permette), ci dirigiamo verso la costa. La piccola spiaggetta di Carraroe (dove siamo capitati per caso) è una piacevole sorpresa. Nonostante il sole fa abbastanza fresco, ma irriducibili tedeschi sguazzano impavidi nell’acqua cristallina, che è valsa a questo angolo d’Irlanda la bandiera blu d’Europa. Sembra esserne orgogliosa la bagnina, che vigila sui bagnanti dall’alto del suo trespolo, con l’atteggiamento attento e solerte di una chioccia coi suoi pulcini. Un eccesso di zelo, visto che saremmo stati una quindicina. La collinetta che domina la baia è una distesa viola di erica che ci invita a banchettare sul suo soffice tappeto: è già ora di pranzo. Arriviamo a Galway e ci sistemiamo nel grazioso Linderhoff B&B. Piccolo aneddoto che la dice lunga sulla gente d’Irlanda: a causa di un disguido, le nostre stanze sono occupate, e così i proprietari (moglie e marito uno più fuori di testa dell’altro, veramente splendidi) ci ospitano nella loro camera da letto e in quella del figlio, ovviamente con tutte le loro cose nei cassetti. Scoppia così l’idillio: siamo sempre più innamorati di questo popolo così aperto, cordiale, semplice, privo di quella scorza di diffidenza e cinismo che a noi cresce così spessa. Quay Street e High Street ci ricordano Temple Bar a Dublino, con la loro vivacità, i colori dei negozi e dei pub. Ma qui gli edifici hanno 2 o 3 piani e fiori ai davanzali; si respira un’aria più “familiare”. Lungo queste vie troviamo locali storici, come il pub “The Quays” e il “Kenny’s Bookshop & Art Gallery”, una fornitissima libreria con annessa galleria d’arte. Serata per i pub dove, oltre a bere la buonissima birra che ha poco a che vedere con quella che troviamo normalmente nei locali italiani, si può ascoltare musica dal vivo (sia rock che musica celtica) e socializzare con i vicini di tavolo. – 6°GIORNO ISOLE ARAN Salpiamo alla volta delle Aran da Rossaveal, a una trentina di km da Galway. I traghetti partono anche da Galway, ma la traversata da qui è troppo lunga. Visitiamo l’isola di Inishmore, la più grande delle tre. Sbarchiamo a Kilronan. Le indicazioni sono quasi tutte in gaelico. Qui non si gira in auto ed è necessario noleggiare la bicicletta perchè, seppure piccola (è lunga circa 13 km), per apprezzare l’isola bisogna girare. Noi abbiamo percorso la strada parallela alla costa nord dell’isola fino a Kilmurvy. Lungo il tragitto ci coglie un’acquazzone e il cielo tristemente cupo non lascia grosse speranze di ripresa. E invece, ancora una volta, in pochi minuti un azzurro meraviglioso ci sovrasta, illuminando il paesaggio e il nostro sorriso. A Kilmurvy lasciamo la bici per inerpicarci lungo un sentiero che sale fino al sito “Dun Aonghasa”, risalente all’età del ferro, da cui si gode una vista eccezionale. Vicino a Kilmurvy c’è un’ampia spaggia di sabbia bianca lambita da un’acqua limpidissima increspata dal vento, che qui soffia fortissimo; cielo e mare offrono un gamma di azzurri tale che, se ci fossero due o tre palme e una ventina di gradi in più, ci chiederemmo se non fossimo finiti ai Caraibi. Numerose le magliaie che vendono i famosi maglioni di lana delle Aran, che non siamo riusciti a trovare a prezzi “decenti”. Purtroppo l’orologio la fa sempre da padrone e non ci permette di visitare la parte meridionale dell’isola, dove si trovano altri siti segnalati sulla guida. – 7°GIORNO da GALWAY a ENNIS Il tragitto non ci offre particolari scorci da immortalare. Al paesaggio roccioso del Burren, peraltro simile coi suoi muretti in pietra a quello delle Isole Aran, preferiamo il già decantato Connemara. La nostra meta sono le famose “Cliffs of Moher”. Da togliere il fiato. E’ la natura che dà spettacolo di sè, pavoneggiandosi lungo 8 sinuosi chilometri di scogliera che da 200 metri d’altezza si tuffa verticale sull’Oceano Atlantico. Un immenso tappeto verde quasi pianeggiante lambisce il ciglio della scarpata. E’ lassù che un sentiero si snoda parallelo ad essa; in alcuni tratti a un paio di metri dal vuoto, in altri così in bilico da stringerti lo stomaco. Non ci sono parapetti. Precisazione: tutto questo è visto con gli occhi di una che soffre di vertigini pure sopra una sedia ed è oltretutto generalmente fifona. Voglio dire che basta essere prudenti (per me non è stato un problema…) e non fare gli spavaldi (lungi da me!) per potersi godere un’emozione che vale da sola il biglietto aereo. Comunque di pazzi seduti con la gambe a penzoloni nel vuoto e di funamboli lungo il ciglio dello strapiombo, è pieno. Il posto è preso d’assalto dai turisti, e devo dire che questo nuoce alla sua “suggestività”. Tanto per l’atmosfera, in un tratto del sentiero abbastanza solitario, abbiamo incontrato una specie di predicatore francescano inglese che si è avvicinato a noi intavolando con tono flemmatico un discorso su Dio, la vita e i miracoli. Abbiamo avuto tutti nell’ordine le seguenti impressioni: 1- di un tizio con qualche problemino, 2- di un pazzo maniaco che stava per spingere di sotto Roberto, 3- (ma questa solo io e Barbara) di una persona molto sola che voleva condividere con noi il grande dono della fede. Robi e Dona si sono fermati alle prime due, a fasi alterne. Sistemazione per la notte nei pressi di Ennis in una farmhouse senza infamia e senza lode, che non ha molto l’aria della fattoria e dove non ci sono nemmeno le mucche davanti alla finestra … – 8°GIORNO da ENNIS alla DINGLE PENINSULA Da Ennis ci dirigiamo verso sud; meta la penisola di Ring of Kerry. Passando per Limerick (dove io mi guardo attorno attenta … Bono dovrebbe abitare da queste parti!) per la prima volta da quando siamo in Irlanda attraversiamo una zona industriale, paesaggio a noi fin troppo familiare. Ci viene allora da riflettere: dato che anche di campi coltivati ne abbiamo visti ben pochi, su cosa si basa l’economia irlandese? Allevamenti di pecore e bovini, lana, salmoni, turismo e birra rispondono in parte alla domanda (… Ma chi abita nella cittadine interne che lavoro fa?… Bò …). Si fa più tardi del previsto, e così rinunciamo a Ring of Kerry e dirottiamo sulla vicina penisola di Dingle. Roberto e Donatello sono sollevati perchè sanno che domani li aspetta il lungo ritorno a Dublino. Se leggendo avete seguito col ditino sulla carta il tragitto che abbiamo percorso, vi renderete conto che di strada ne abbiamo fatta davvero tanta! La penisola di Dingle presenta un paesaggio meno caratteristico che ricorda un pochino i nostri monti pre-appenninici, con scorci suggestivi. Dopo una sosta nella spiaggia di Castelgregory (immensa e deserta, con l’acqua che non ci arriva neanche alle caviglie per un’estensione a perdita d’occhio), scopriamo un laghetto formatosi nella cavità di una cima montuosa; il fondale di pietra rossa conferisce all’acqua riflessi del tutto particolari. Dopo aver girato per le stradine della penisola e dei suoi paesini di pescatori, alloggiamo in un B&B sulla baia di Dingle.

– 9°e10°GIORNO: DINGLE PENINSULA-DUBLINO-ANCONA In Irlanda non ci sono autostrade, quindi per il rientro a Dublino impieghiamo abbastanza tempo. Nel pomeriggio siamo a pochi km dalla città. Visitiamo Castletown House, splendida villa palladiana (Co. Di Kildare). Una simpatica guida è a nostra disposizione, e ci accompagna attraverso i saloni a dir poco sfarzosi di questa antica dimora, opera di un architetto italiano. Lo si vede, oltre che dall’architettura dell’edificio, anche dalle finiture interne (stucchi, decorazioni e lampadari di Murano). Ci basta essere italiani per meritare la simpatia della ragazza. L’ultima sera in Irlanda sentiamo ormai il peso dei km macinati in macchina e a piedi in questi nove giorni, ma vogliamo comunque rituffarci nella Dublino di Temple Bar, quella dell’allegria, dello star bene insieme, della spensieratezza. Vogliamo godere di ogni minuto che ci resta del nostro viaggio. Ci siamo anche allargati in quanto all’alloggio per la notte, l’unico che non abbiamo prenotato dall’Italia. Vogliamo un posto carino e confortevole: dove cercarlo se non sulla Routard? Barbara si mette all’opera e ne esce un capolavoro. B&B nella periferia di Dublino, in una casa stile Georgiano, descritto come “la casa delle bambole”. Effettivamente le stanze del 1°piano sono incantevoli, quelle del 2° nella norma (attenzione: il prezzo è lo stesso ma la differenza è sostanziale). La colazione è il pezzo forte di questo posticino (di proprietà di un’anziana signora elegantissima nei suoi drappeggi, che sembra far parte della tappezzeria originale dell’epoca). E’ un vero e proprio banchetto, con svariate portate servite in guanti bianchi. Proprio per la colazione hanno vinto un premio. E adesso direzione aereoporto, dove riconsegnamo l’auto (che avevamo ritirato in centro) e ci imbarchiamo alla volta di Ancona, via Milano. Roberto pensa già alle lasagne della mamma, io al salmone di Galway e all’agnello del Michilin’s (sua madre cucina meglio della mia!). Non vedo l’ora di sviluppare le foto e di confezionare i miei soliti mega-album formato matrimonio … Le emozioni non si possono rivivere, è vero, ma almeno possiamo illuderci con un verosimile surrogato. Buon viaggio! Catia ULTERIORI NOTIZIE UTILI PRENOTAZIONI: -B&B trovati su Internet al sito ufficiale dell’Ente per il Turismo Irlandese (www.ireland.travel.ie), in cui ci sono anche le foto (in quasi tutti). Prenotati tramite fax e e-mail (spesso occorre dare il numero della carta di credito). Il prezzo medio è di £ 50-60.000 colazione compresa. -Auto e aereo prenotati tramite il CTS (sembra che per l’auto il fai-da-te possa riservare brutte sorprese riguardo all’assicurazione, che copre i danni a terzi ma non sempre anche quelli al veicolo). COSTO COMPLESSIVO: poco meno di £. 2.000.000 a testa tutto compreso (anche i francobolli!). SULLE STRADE D’IRLANDA 14/23 LUGLIO 2000 TURISTA-NARRATRICE: Catia COMPAGNI DI VIAGGIO: Roberto, Donatello e Barbara ITINERARIO: Da Dublino ci siamo diretti a nord e abbiamo girato l’Irlanda in senso antiorario fino alla penisola di Dingle, per poi tornare nella capitale tagliando d’un fiato l’isola. GUIDE: Guida Mondadori e Routard. La prima offre dettagliate illustrazioni e piante, la seconda è imparagonabile in quanto a ristoranti, locali e B&B per tutte le tasche, con commenti azzeccati. E’ di Barbara, che ne sbandiera contenta ogni successo. CIBO: Salmone, agnello, bisteccone (ai tempi le mucche non davano segni di pazzia) sono eccezionali. Su tutto la Guinness sta da Dio. – 1°GIORNO da ANCONA a DUBLINO Partenza da Ancona con volo per Dublino via Roma e arrivo in mattinata. Ci sistemiamo nell’hotel ubicato in Dame Street, scelto in pieno centro, nonostante il prezzo, un po’ per comodità di spostamenti, un po’ perchè ci piaceva l’idea di vedere addormentarsi e risvegliarsi il cuore di Dublino. Impariamo a nostre spese che gli hotel del centro hanno un pessimo rapporto qualità-prezzo: molto meglio un B&B nella prima periferia e spostamenti con mezzi pubblici (prenotare con largo anticipo!). Il cielo è minaccioso, ma non ci scoraggiamo: la guida recita nero su bianco che qui sole e pioggia si alternano in un batter d’occhi… Con delle eccezioni, e questa è proprio una di quelle. Ma da bravi turisti per caso siamo pronti anche all’imprevisto e, armati di impermeabile, visitiamo la capitale. Prima tappa Ufficio del Turismo (si trova in pieno centro vicino al Trinity College) dove ci procuriamo una pianta della città. Il Trinity College dall’esterno è un tantino deludente. Barbara, guida alla mano, ci fa da Cicerone lungo i vialetti degli ampi cortili interni, ripercorrendo con enfasi le antiche date e i nomi illustri che hanno fatto la storia di questo tempio della cultura. Entriamo nell’ala che ospita il “Book of Kells” (uno dei manoscritti più belli al mondo). E’ custodito in una teca e se ne può ammirare (ci dicono) una sola pagina al giorno. Imponente e affascinante è la “Long Room”, sita al primo piano della “Old Library”, in cui migliaia di preziosi volumi sono stipati fino all’alto soffitto in legno. Neanche questi possono essere toccati. Usciti da questa isola di tranquillità proseguiamo con il giro di Dublino, che “limitiamo” alla zona a sud del fiume Liffey (St Patrick’s Cathedral, Dublin Castle, Grafton Street, ecc.). Le scure facciate in pietra grigia degli edifici storici sarebbero meno austere se scaldate dal sole, ma subiamo comunque il fascino di una Dublino che trasuda cultura, storia e tradizione da ogni mattone. Il quartiere di Temple Bar è il cuore pulsante della Dublino serale e notturna, con i suoi pub storici, i personaggi pittoreschi che si esibiscono per strada e la moltitudine di giovani che affolla vie e locali. Ci colpisce subito che qui, nonostante la Guinness scorra a fiumi, l’ebbrezza degli irlandesi non si manifesti in atteggiamenti violenti, bensì in un clima di goliardica allegria, sulla quale comunque la polizia vigila attenta. – 2°GIORNO da DUBLINO a BALLYCASTLE Inizia il nostro on-the-road. Direzione Ballycastle, cittadina sul mare nell’Irlanda del Nord. Guida a destra: un disastro. Roberto e Donatello si alternano al volante: uno guida e l’altro indica la rotta, sperando che due teste siano meglio di una soprattutto negli incroci. Io e Barbara dietro facciamo le donne: critichiamo. Sosta a Monasterboice per ammirare due antichissime croci celtiche in pietra … Ebbene sì: in un cimitero. Ma sembra che in Irlanda anche questi luoghi abbiano un loro fascino un po’ lugubre e un po’ folcloristico. Dopo pareti grigie, cielo grigio e croci grigie, finalmente sprazzi di azzurro si fanno largo tra le nuvole. Noi “sfrecciamo” verso nord, ormai quasi padroni del mezzo. Un manipolo di soldati a mitra spianato ci osserva diffidente, ma senza fermarci: stiamo varcando il confine. La cosa ci turba un po’; qui si accende una discussione storico-politico-culturale in cui ognuno di noi dice la sua circa gli Irlandesi, gli Irlandesi-Inglesi, il terrorismo, la libertà. Manco a dirlo i pareri sono unanimi. Sarà per questo motivo o perchè gli Irlandesi ci stanno già piacendo molto, sarà perchè siamo cresciuti con “Sunday bloody sunday” nelle orecchie, ma a noi questi Irlandesi del Nord, o Inglesi o come si chiamano ci sembrano proprio freddini, direi “anglosassoni”. A Ballycastle ci attendeva un B&B incantevole (Silversprings House … ) e un thè caldo gentilmente offerto dai gestori, compreso nel prezzo delle stanze in tutti i B&B dell’isola. Noi onoriamo con piacere la tradizione. – 3°GIORNO da BALLYCASTLE a COLLOONEY Dopo un’abbondante colazione (Roberto e Donatello, che vogliono calarsi fino infondo nella vita del vero Irlandese, non si privano dell’irish breakfast con bacon, salsiccione e tutto il resto) percorriamo lentamente la costa verso ovest. Un breve sentiero (circa 20 minuti all’andata e 30 al ritorno) ci introduce al paesaggio irlandese per antonomasia: verdi prati che ondeggiano dolci fino a ripide scogliere che si gettano in mare. Si tratta del sito “Carrick-a-Rede”, a pochi km dalle famose “Giant’s Causeway”. Il sentiero si snoda lungo la costa fino ad un isolotto a cui si accede tramite un ponticello in corda che oscilla precario al forte vento (il “Rope Bridge”). E’una passeggiata piacevolissima, anche perchè incrociamo pochi turisti. Le Giant’s Causeway rappresentano invece uno dei siti più popolari e visitati d’Irlanda. Un autobus conduce qui i visitatori dalla biglietteria; è comunque un tragitto di poche centinaia di metri in discesa che vale la pena percorrere a piedi godendosi dall’alto lo spettacolo dei misteriosi esagoni. Dopo una breve visita alle rovine del “Dunluce Castle” (del quale resta ben poco), proseguiamo il viaggio verso Collooney per sistemarci nientepopodimenochè in un vero castello, con tanto di merli, grande parco e forse fantasmi. Ci siamo voluti togliere questo sfizio, ma senza spendere una cifra astronomica. Infatti l’accoglienza non è delle migliori, ma l’esperienza è tutto sommato positiva. – 4°GIORNO da COLLOONEY a CONG Fantastica traversata del Connemara. Percorriamo una strada quasi deserta che attraversa il Connemara National Park (da Westport strada N59 in direzione Kylemore Abbey). E’ questo il paesaggio che avevo sempre immaginato pensando all’Irlanda. Il cielo sembra avere una profondità incredibile; le nuvole sfrecciano non sopra di noi ma attorno a noi. I nostri sensi sono rapiti dai ritagli di cielo specchiati in terra, dall’erba umida che sa di fresco, dall’incredibile silenzio attorno. Sporadiche pecorelle vanno brucando senza far caso a noi. Il caos, l’ufficio, la frenesia sono così lontani che, per il solo fatto di provenire da lì, ci sembra di contaminare in qualche modo questo mondo, di violarne la profonda quiete. Con il clic dell’autoscatto annunciamo la nostra “rumorosa” presenza. Proseguiamo in macchina con le note degli U2 e dei Cramberries nell’autoradio. Capisco due cose: – il perchè la Mannoia abbia intitolato una canzone al “cielo d’Irlanda”; – quanto avere i compagni di viaggio giusti possa fare la differenza: grande affiatamento, unità di intenti, zero inibizioni. Io ho scelto quelli giusti. Ma c’è un altro senso che reclama soddisfacimento, e allora diretti verso il laghetto di Kylemore Abbey, sulla cui riva consumiamo uno dei nostri pic-nic. Simpatici, veloci ed economici, i pranzi al sacco sono una piacevole costante del nostro viaggio. Bisogna però adattarsi un po’, in quanto non è facile trovare qualcosa che assomigli al pane; inoltre l’unico salume in circolazione sembra essere una specie di prosciutto cotto dall’aspetto industriale. Ci sistemiamo in una fattoria sperduta nella campagna vicino a Cong, con le mucche che passeggiano pigre davanti alla nostra finestra (Inishfree Farmhouse). La cena è assolutamente degna di nota: ristorantino intimo, agnello e bistecca all’whisky squisiti, servizio eccellente, prezzo buono (Michilin’s Restaurant nella cittadina di Cong). Ennesimo successo della Routard. Barbara gongola fiera. – 5°GIORNO da CONG a GALWAY Dopo una passeggiata nel parco del lussuosissimo “Ashford Castle” adibito ad hotel extralusso sito vicino Cong proprio sulle rive del lago Corrib (oggi ce la prendiamo comoda visto che la tabella di marcia della giornata lo permette), ci dirigiamo verso la costa. La piccola spiaggetta di Carraroe (dove siamo capitati per caso) è una piacevole sorpresa. Nonostante il sole fa abbastanza fresco, ma irriducibili tedeschi sguazzano impavidi nell’acqua cristallina, che è valsa a questo angolo d’Irlanda la bandiera blu d’Europa. Sembra esserne orgogliosa la bagnina, che vigila sui bagnanti dall’alto del suo trespolo, con l’atteggiamento attento e solerte di una chioccia coi suoi pulcini. Un eccesso di zelo, visto che saremmo stati una quindicina. La collinetta che domina la baia è una distesa viola di erica che ci invita a banchettare sul suo soffice tappeto: è già ora di pranzo. Arriviamo a Galway e ci sistemiamo nel grazioso Linderhoff B&B. Piccolo aneddoto che la dice lunga sulla gente d’Irlanda: a causa di un disguido, le nostre stanze sono occupate, e così i proprietari (moglie e marito uno più fuori di testa dell’altro, veramente splendidi) ci ospitano nella loro camera da letto e in quella del figlio, ovviamente con tutte le loro cose nei cassetti. Scoppia così l’idillio: siamo sempre più innamorati di questo popolo così aperto, cordiale, semplice, privo di quella scorza di diffidenza e cinismo che a noi cresce così spessa. Quay Street e High Street ci ricordano Temple Bar a Dublino, con la loro vivacità, i colori dei negozi e dei pub. Ma qui gli edifici hanno 2 o 3 piani e fiori ai davanzali; si respira un’aria più “familiare”. Lungo queste vie troviamo locali storici, come il pub “The Quays” e il “Kenny’s Bookshop & Art Gallery”, una fornitissima libreria con annessa galleria d’arte. Serata per i pub dove, oltre a bere la buonissima birra che ha poco a che vedere con quella che troviamo normalmente nei locali italiani, si può ascoltare musica dal vivo (sia rock che musica celtica) e socializzare con i vicini di tavolo. – 6°GIORNO ISOLE ARAN Salpiamo alla volta delle Aran da Rossaveal, a una trentina di km da Galway. I traghetti partono anche da Galway, ma la traversata da qui è troppo lunga. Visitiamo l’isola di Inishmore, la più grande delle tre. Sbarchiamo a Kilronan. Le indicazioni sono quasi tutte in gaelico. Qui non si gira in auto ed è necessario noleggiare la bicicletta perchè, seppure piccola (è lunga circa 13 km), per apprezzare l’isola bisogna girare. Noi abbiamo percorso la strada parallela alla costa nord dell’isola fino a Kilmurvy. Lungo il tragitto ci coglie un’acquazzone e il cielo tristemente cupo non lascia grosse speranze di ripresa. E invece, ancora una volta, in pochi minuti un azzurro meraviglioso ci sovrasta, illuminando il paesaggio e il nostro sorriso. A Kilmurvy lasciamo la bici per inerpicarci lungo un sentiero che sale fino al sito “Dun Aonghasa”, risalente all’età del ferro, da cui si gode una vista eccezionale. Vicino a Kilmurvy c’è un’ampia spaggia di sabbia bianca lambita da un’acqua limpidissima increspata dal vento, che qui soffia fortissimo; cielo e mare offrono un gamma di azzurri tale che, se ci fossero due o tre palme e una ventina di gradi in più, ci chiederemmo se non fossimo finiti ai Caraibi. Numerose le magliaie che vendono i famosi maglioni di lana delle Aran, che non siamo riusciti a trovare a prezzi “decenti”. Purtroppo l’orologio la fa sempre da padrone e non ci permette di visitare la parte meridionale dell’isola, dove si trovano altri siti segnalati sulla guida. – 7°GIORNO da GALWAY a ENNIS Il tragitto non ci offre particolari scorci da immortalare. Al paesaggio roccioso del Burren, peraltro simile coi suoi muretti in pietra a quello delle Isole Aran, preferiamo il già decantato Connemara. La nostra meta sono le famose “Cliffs of Moher”. Da togliere il fiato. E’ la natura che dà spettacolo di sè, pavoneggiandosi lungo 8 sinuosi chilometri di scogliera che da 200 metri d’altezza si tuffa verticale sull’Oceano Atlantico. Un immenso tappeto verde quasi pianeggiante lambisce il ciglio della scarpata. E’ lassù che un sentiero si snoda parallelo ad essa; in alcuni tratti a un paio di metri dal vuoto, in altri così in bilico da stringerti lo stomaco. Non ci sono parapetti. Precisazione: tutto questo è visto con gli occhi di una che soffre di vertigini pure sopra una sedia ed è oltretutto generalmente fifona. Voglio dire che basta essere prudenti (per me non è stato un problema…) e non fare gli spavaldi (lungi da me!) per potersi godere un’emozione che vale da sola il biglietto aereo. Comunque di pazzi seduti con la gambe a penzoloni nel vuoto e di funamboli lungo il ciglio dello strapiombo, è pieno. Il posto è preso d’assalto dai turisti, e devo dire che questo nuoce alla sua “suggestività”. Tanto per l’atmosfera, in un tratto del sentiero abbastanza solitario, abbiamo incontrato una specie di predicatore francescano inglese che si è avvicinato a noi intavolando con tono flemmatico un discorso su Dio, la vita e i miracoli. Abbiamo avuto tutti nell’ordine le seguenti impressioni: 1- di un tizio con qualche problemino, 2- di un pazzo maniaco che stava per spingere di sotto Roberto, 3- (ma questa solo io e Barbara) di una persona molto sola che voleva condividere con noi il grande dono della fede. Robi e Dona si sono fermati alle prime due, a fasi alterne. Sistemazione per la notte nei pressi di Ennis in una farmhouse senza infamia e senza lode, che non ha molto l’aria della fattoria e dove non ci sono nemmeno le mucche davanti alla finestra … – 8°GIORNO da ENNIS alla DINGLE PENINSULA Da Ennis ci dirigiamo verso sud; meta la penisola di Ring of Kerry. Passando per Limerick (dove io mi guardo attorno attenta … Bono dovrebbe abitare da queste parti!) per la prima volta da quando siamo in Irlanda attraversiamo una zona industriale, paesaggio a noi fin troppo familiare. Ci viene allora da riflettere: dato che anche di campi coltivati ne abbiamo visti ben pochi, su cosa si basa l’economia irlandese? Allevamenti di pecore e bovini, lana, salmoni, turismo e birra rispondono in parte alla domanda (… Ma chi abita nella cittadine interne che lavoro fa?… Bò …). Si fa più tardi del previsto, e così rinunciamo a Ring of Kerry e dirottiamo sulla vicina penisola di Dingle. Roberto e Donatello sono sollevati perchè sanno che domani li aspetta il lungo ritorno a Dublino. Se leggendo avete seguito col ditino sulla carta il tragitto che abbiamo percorso, vi renderete conto che di strada ne abbiamo fatta davvero tanta! La penisola di Dingle presenta un paesaggio meno caratteristico che ricorda un pochino i nostri monti pre-appenninici, con scorci suggestivi. Dopo una sosta nella spiaggia di Castelgregory (immensa e deserta, con l’acqua che non ci arriva neanche alle caviglie per un’estensione a perdita d’occhio), scopriamo un laghetto formatosi nella cavità di una cima montuosa; il fondale di pietra rossa conferisce all’acqua riflessi del tutto particolari. Dopo aver girato per le stradine della penisola e dei suoi paesini di pescatori, alloggiamo in un B&B sulla baia di Dingle.

– 9°e10°GIORNO: DINGLE PENINSULA-DUBLINO-ANCONA In Irlanda non ci sono autostrade, quindi per il rientro a Dublino impieghiamo abbastanza tempo. Nel pomeriggio siamo a pochi km dalla città. Visitiamo Castletown House, splendida villa palladiana (Co. Di Kildare). Una simpatica guida è a nostra disposizione, e ci accompagna attraverso i saloni a dir poco sfarzosi di questa antica dimora, opera di un architetto italiano. Lo si vede, oltre che dall’architettura dell’edificio, anche dalle finiture interne (stucchi, decorazioni e lampadari di Murano). Ci basta essere italiani per meritare la simpatia della ragazza. L’ultima sera in Irlanda sentiamo ormai il peso dei km macinati in macchina e a piedi in questi nove giorni, ma vogliamo comunque rituffarci nella Dublino di Temple Bar, quella dell’allegria, dello star bene insieme, della spensieratezza. Vogliamo godere di ogni minuto che ci resta del nostro viaggio. Ci siamo anche allargati in quanto all’alloggio per la notte, l’unico che non abbiamo prenotato dall’Italia. Vogliamo un posto carino e confortevole: dove cercarlo se non sulla Routard? Barbara si mette all’opera e ne esce un capolavoro. B&B nella periferia di Dublino, in una casa stile Georgiano, descritto come “la casa delle bambole”. Effettivamente le stanze del 1°piano sono incantevoli, quelle del 2° nella norma (attenzione: il prezzo è lo stesso ma la differenza è sostanziale). La colazione è il pezzo forte di questo posticino (di proprietà di un’anziana signora elegantissima nei suoi drappeggi, che sembra far parte della tappezzeria originale dell’epoca). E’ un vero e proprio banchetto, con svariate portate servite in guanti bianchi. Proprio per la colazione hanno vinto un premio. E adesso direzione aereoporto, dove riconsegnamo l’auto (che avevamo ritirato in centro) e ci imbarchiamo alla volta di Ancona, via Milano. Roberto pensa già alle lasagne della mamma, io al salmone di Galway e all’agnello del Michilin’s (sua madre cucina meglio della mia!). Non vedo l’ora di sviluppare le foto e di confezionare i miei soliti mega-album formato matrimonio … Le emozioni non si possono rivivere, è vero, ma almeno possiamo illuderci con un verosimile surrogato. Buon viaggio! Catia ULTERIORI NOTIZIE UTILI PRENOTAZIONI: -B&B trovati su Internet al sito ufficiale dell’Ente per il Turismo Irlandese (www.ireland.travel.ie), in cui ci sono anche le foto (in quasi tutti). Prenotati tramite fax e e-mail (spesso occorre dare il numero della carta di credito). Il prezzo medio è di £ 50-60.000 colazione compresa. -Auto e aereo prenotati tramite il CTS (sembra che per l’auto il fai-da-te possa riservare brutte sorprese riguardo all’assicurazione, che copre i danni a terzi ma non sempre anche quelli al veicolo). COSTO COMPLESSIVO: poco meno di £. 2.000.000 a testa tutto compreso (anche i francobolli!). V



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