Sulle orme dei Duran Duran

La mia passione per i Duran Duran non è svanita con le turbe preadolescenziali, e riscoprendo qualche tempo fa il video di “Save a prayer”, decisi che prima o poi sarei andata in Sri Lanka...
Scritto da: -Cla-
sulle orme dei duran duran
Partenza il: 01/11/2009
Ritorno il: 09/11/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Info, consigli e diario di viaggio nello Sri Lanka (novembre 2009)

Dovete sapere che alla tenera età di circa 6-7 anni io dormivo con la foto di Simon Le Bon sotto il cuscino…me la ricordo ancora: microscopica, in bianco e nero, lui bello come il sole nel suo periodo da capellone. La mia passione per i Duran Duran non è svanita con le turbe preadolescenziali, e riscoprendo qualche tempo fa il video di “Save a prayer”, decisi che prima o poi sarei andata in Sri Lanka. L’occasione è infine arrivata ed eccomi qui a raccontare il mio viaggio nell’isola di Ceylon, poeticamente chiamata “la lacrima dell’India”. Prima di tutto le informazioni pratiche, così se vi annoiano i dettagli successivi del diario, potrete saltarli (Pennac insegna).

Organizzazione generale: Avevamo a disposizione a Novembre solo 9 giorni compresi i voli ed essendo piuttosto allergici ai tour operator e ai classici viaggi di gruppo con pullman annesso, per organizzare la nostra vacanza ci siamo affidati ad un’agenzia locale: Aloy’s travel. Nel sito ci sono alcune proposte di tour, io ne ho scelto uno e l’ho modificato in base alle nostre esigenze. Ci siamo trovati decisamente bene, sono seri ed affidabili, ho detto loro che tappe volevo fare e gli hotel in cui volevo dormire; ci hanno dato qualche dritta su come perfezionare il giro e non ci hanno chiesto nessun anticipo, abbiamo pagato tutto una volta arrivati lì. Secondo me questo è il modo migliore per girare questo paese, è una buona alternativa ai tour organizzati; fare tutto da soli diventa molto complicato per le difficoltà con la guida e le segnalazioni, ma qualcuno coraggioso che l’ha fatto c’è quindi niente è impossibile. Guida Routard alla mano come sempre, una garanzia per noi.

Spesa: Volo Emirates: 1234€ a/r in due, compresa assicurazione viaggio e medica (acquistato su expedia verso fine settembre). Tour di 7 giorni, compresi hotel in b&b e auto privata con autista: 790€ Totale (compresi cene, ingressi ai siti ed extra vari): circa 2400€ in due.

Hotel Esistono diversi hotel e guesthouse di cui però spesso non si capisce bene la classificazione (le stelle non equivalgono alle nostre e per alcuni nemmeno sono segnalate). In genere nei nostri viaggi ci accontentiamo di strutture modeste per risparmiare, ma in Sri lanka non vale la pena puntare su categorie basse, i prezzi sono ottimi e la differenza con un 4-5 stelle a volte è solo di 20-30 $ per camera, mentre la differenza in pulizia e servizio è abissale; in alcune strutture più modeste infatti abbiamo trovato o la doccia inagibile o le lenzuola non linde al 100%, ma devo ammettere di essere un po’ fissata su questo punto e il mio inseparabile sacco lenzuolo/coperta di Linus è servito ancora una volta. La maggior parte delle strutture ha una piscina, più o meno pulita (la migliore l’abbiamo trovata a Kandy), ma non abbiamo mai avuto il tempo di godercela un po’, pazienza.

Clima: Il tempo è stato bruttino, di mattina era nuvoloso e ogni tanto usciva il sole (e picchiava parecchio!!); di pomeriggio generalmente pioveva più o meno intensamente (l’ultimo giorno abbiamo beccato il monsone in pieno). Nelle foto quest’atmosfera un po’ cupa si vede, peccato perché la luce non era l’ideale per fotografare, ma secondo me a volte ha regalato un po’ di fascino in più (amo la pioggia..in alcune circostanze). La stagione ideale è da dicembre a febbraio per la costa occidentale e meridionale mentre da maggio a settembre per la costa orientale, salvo leggere su alcuni siti l’esatto contrario! In pratica, pur essendo una piccola isola, per ogni periodo dell’anno ci sono comunque alcune zone colpite dai monsoni quindi quando potete partire, partite e non pensateci più! Certo, avendo una settimana in più sarebbe ancora meglio aggiungere un soggiorno alla Maldive visto quanto sono vicine..ma tant’è, non si può avere tutto.

Cibo: E’ molto speziato ma non come il pollo al curry che ci facciamo in casa! I piatti sono davvero molto molto piccanti anche ingurgitando insieme quintali di riso (e io sono una buona forchetta credetemi sulla parola). Il piatto classico che si trova ovunque è rice & curry, cioè riso bollito e verdurine varie molto piccanti e speziate, il dhali curry è quello con le lenticchie e l’unico che sono riuscita un po’ a mangiare. Per fortuna negli hotel turistici ci sono anche piatti non piccanti “all’occidentale”, e la colazione è sempre continentale. In genere ci riempivamo il più possibile a colazione, a cena cenavamo in albergo e a pranzo ci arrangiavamo mangiando crackers, snack di parmigiano portati dall’Italia e frutta. Ecco, la frutta in Sri lanka è davvero meravigliosa e buonissima: una varietà impressionante di mango (sbav), papaia, banane di tutti i colori e dimensioni (assaggiate quelle rosse, ci sono solo a Kandy!), ananas dolcissimi, il cocco classico da mangiare e quello giallo di cui si beve il succo, o ancora il jackfruit, un frutto stranissimo tipo ananasso gigante, molto dolce.

Mance: Discorso spinoso, si rischia di sembrare dei braccini corti..in realtà pagare un biglietto d’entrata neanche tanto economico e poi sentirsi chiedere anche una donazione..alla lunga dà fastidio. C’è successo sia con la visita agli elefanti che con quella alle tartarughe e soprattutto in questo ultimo caso ci aveva lasciato un senso di amarezza che al momento aveva rovinato la bellezza dell’esperienza (una richiesta di 50 euro secondo me non è ragionevole nemmeno da proporre..). Verso la fine della vacanza cominciavamo ad essere un po’ saturi delle costanti mance negli hotel a chiunque, delle visite organizzate a fabbriche e altri luoghi giusto per venderti qualcosa, oltre alle richieste di elemosina per strada ma non di rupie, direttamente di euro! Anche perché è vero che eravamo in vacanza, ma siamo dei turisti piuttosto squattrinati, e poi è il concetto in sé che è sbagliato secondo noi. Comunque a parte un po’ di fastidio ogni tanto, abbiamo preso questo aspetto come una caratteristica del paese e tutto quello che ci ha donato di sorprendente ed emozionante ha compensato ogni cosa.

Situazione politica: La guerra dovrebbe essere finita, in teoria, ma il governo continua a rinnovare lo stato di emergenza per eventuali attacchi di gruppi residui Tamil, ed è ancora sconsigliato recarsi a nord nella penisola di Jaffna. Quando siamo andati noi abbiamo visto molti posti di blocco e soldati con mitra e devo dire che fa un po’ impressione, ma non ci hanno mai fermato e la sensazione che si respirava non era di tensione ma di tranquillità. Consultate sempre il sito della Farnesina per avere informazioni utili, anche se va preso un po’ con le pinze in alcuni casi altrimenti si rischia di non partire più! E’ utile registrarsi al sito e segnalare la propria presenza prima di partire. Noi avevamo compilato un form con i nostri dati e l’itinerario con i nomi degli hotel direttamente sul sito.

Vaccinazioni e salute: Eravamo coperti per tetano, tifo ed epatite A e B; abbiamo sempre comprato bottiglie di acqua sigillate (le vendono ovunque, anche nei chioschi lungo la strada), abbiamo evitato verdure crude, la frutta non lavata e sbucciata, latte e derivati anche negli hotel, ci siamo lavati i denti sempre con l’acqua in bottiglia, abbiamo preso tutti i giorni i fermenti lattici e non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Andrebbero evitati anche i cibi cosiddetti da strada (di solito verdure fritte e cose del genere) e abbiamo rinunciato ai dolci tranne che a Kandy, dove ci siamo lasciati tentare con soddisfazione, il buffet dell’hotel era molto ricco. Certo, all’inizio si sta più attenti poi man mano ci si lascia un po’ andare. Non abbiamo fatto l’antimalarica su consiglio della nostra ASL; è da considerare per periodi di soggiorno più lunghi ma comunque la malaria non è presente in tutte le zone del paese (quella più a rischio è a sud vicino al parco di Yala). Ci siamo procurati su internet uno spray repellente al DEET al 50% e uno per i vestiti alla permetrina al 6%: sono stati entrambi molto efficaci, certo forse un po’ tossici ma in questi casi si pensa al male minore. In tutte le camere d’albergo inoltre abbiamo trovato un fornellino con le piastrine, e ci eravamo portati dietro anche degli zampironi in caso di necessità, un paio di volte li abbiamo usati.

Varie ed eventuali: Non abbiamo visto scene di miseria che classicamente appartengono all’immaginario di paesi come l’India; le città sono anche molto più tranquille e meno sporche e inquinate (questo a quanto mi dicono dalla regia: è stato il mio primo viaggio in oriente, mentre Alberto è stato in Ladakh questa estate e ha potuto saggiare anche l’ infernale New Dehli).

Mi sono letteralmente innamorata dei sari indossati dalle donne: da quelli più modesti a quelli più eleganti di seta, tutti bellissimi e femminili; le donne sono davvero molto belle con capelli neri lunghissimi e quasi sempre raccolti in trecce o chignon. Molti vestono all’occidentale, e alcuni uomini invece indossano un pareo, generalmente lungo.

I cingalesi praticano moltissimo il cricket, altra eredità lasciata dagli inglesi oltre al the: ovunque vediamo bambini e ragazzi giocare a questa sorta di baseball con mazze più larghe e piatte.

Abbiamo trovato persone molto sorridenti e gentili, ci chiedevano sempre se ci piacesse lo Sri lanka e da dove venivamo (“italia uno!”..come abbia fatto a diffondersi fin lì questa frase per me è inconcepibile..). In Sri lanka sono per la maggior parte buddisti, una piccola percentuale è induista e una ancora minore ma sempre più in crescita è musulmana. Gli scontri e la guerriglia durata quasi 30 anni è stata proprio con la minoranza tamil induista che pretendeva l’indipendenza di alcuni territori del nord del paese.

Iniziamo con il diario di viaggio.

1-2 Novembre “travel days”

Partenza da Malpensa alle 14.20, scalo a Dubai e arrivo a Colombo alle 8.30 del mattino successivo; tutto sommato i voli sono filati lasci e ritroviamo subito le nostre valigie. Siamo un po’ stanchi ma non molto affamati (la cucina Emirates non è propriamente invitante ma c’è di che saziarsi in effetti) e pronti ad iniziare la nostra avventura cingalese. Dopo una lunga fila all’immigrazione (dove notiamo un cartello un filo inquietante: “pena di morte per possesso di droga”), cambiamo degli euro in rupie e finalmente usciamo, dove ci attendono il nostro autista e…un caldo umido micidiale!! Gamma Gee (non so assolutamente se si scriva così) è un signore di mezza età, con un viso buono e occhi scuri brillantissimi, caratteristica che notiamo un po’ in tutte le persone che incontriamo. Parla inglese molto bene (meglio di noi!) ma con un accento particolare che non sempre facilita la comprensione, del resto nemmeno lui capisce spesso cosa dico io! Capiamo subito che è una persona discreta e poco loquace, cosa che non ci dispiace affatto essendo noi riservati e timidini; in più la difficoltà della lingua a volte taglia di netto la voglia di conversare. Ci porta subito all’agenzia, un po’ distante in termini asiatici, cioè vicinissima ma ci vuole un sacco di tempo per arrivarci perchè il traffico è infernale, le strade sono dissestate e i limiti di velocità bassissimi!! Mr. Eranda ci accoglie con cordialità in agenzia (che è anche casa sua), firmiamo il contratto di viaggio e paghiamo la cifra stabilita; ci offre un frappè di caffè con ghiaccio (io lo lascio tutto lì visto che già sono intollerante al lattosio non mi sembra il caso di sfidare la sorte ulteriormente..) e facciamo anche due chiacchiere sulla situazione economica italiana (mi chiede se è vero quello che dice il Silvio, cioè che da noi la crisi non c’è e gli spiego brevemente che le cose non stanno proprio come lui vuole far credere..); mi chiede anche quale sia l’immagine che abbiamo in Italia dello Sri Lanka, preoccupato del fatto che dopo lo tsunami e per via della guerra con i tamil, il turismo è di gran lunga diminuito. Gli confermiamo i dubbi che avevamo e le domande preoccupate dei nostri cari riguardo alla guerra, alla malaria…e lui ci rassicura e si mostra dispiaciuto del fatto che effettivamente la gente ha paura di venire lì. Lo salutiamo e gli promettiamo di raccontare a tutti a casa la nostra impressione sul paese e sulla situazione che sta vivendo. Poi partiamo subito per Anuradhapura: Gamma ci dice che non c’è traffico perché è festa nazionale….e chissà come deve essere in un giorno normale visto che tutti corrono come pazzi, facendo dei sorpassi incredibili ritornando nella loro corsia giusto un secondo prima di fare un frontale! Anche lui sorpassa continuamente e quando rischia in prima persona o vede qualcuno fare qualcosa di folle, non batte ciglio (sempre dalla noiosa regia mi dicono che tutto questo non è nemmeno minimamente paragonabile alle città indiane). Scopriremo sulla nostra pelle più avanti che la sua guida è da “pensionato” in confronto ad altri… Per strada ci sono biciclette, motorini, tuk tuk, persone a piedi che stanno in mezzo alla strada, e tutti strombazzano ogni due secondi, qui è tutto normale, si usa così (anche per avvisarsi reciprocamente che si sta arrivando). Per pranzo mangiamo semplicemente dei crackers e della frutta in auto, cosa che lascia perplesso il nostro autista (evidentemente abituato a turisti che vogliono mangiare anche a pranzo al ristorante), mentre lui va a mangiarsi qualcosa in un piccolo ristorante. Sarà così anche nei giorni successivi. Più tardi ci offre un cocco “da bere” comprandolo ad un chiosco lungo la strada: è giallo-rossiccio e il succo è dolcissimo e saporito. Il viaggio di trasferimento sarà lunghissimo e a più riprese crolliamo entrambi dormendo con la bocca aperta e il rivolo di saliva alla Homer. Ci sono moltissimi cani letteralmente in mezzo alle strade, sono magrissimi e ci fanno molta pena; inoltre notiamo parecchie case in costruzione con appesi fuori dei pupazzi tipo spaventapasseri, parecchio inquietanti perché sono impiccati! Chiediamo a Gamma e ci spiega che vengono messi apposta finchè i lavori non sono finiti, per spaventare i possibili intrusi..sono gli spiriti della casa… L’unica sosta che facciamo è ad Aukana, ci togliamo le scarpe e paghiamo l’ingresso. La statua del Buddha benedicente è di granito e alta 13 m. È chiamato “divoratore di sole” perché ha il viso rivolto ad est, e infatti il momento ideale per vederlo è al mattino quando è illuminato dal sole (se c’è), ma è comunque stupendo anche in questo clima uggioso.

L’atmosfera è irreale, si sente solo il rumore della pioggia sottile, il canto degli uccelli…c’è una quiete meravigliosa e siamo gli unici occidentali. I fedeli presenti ci guardano incuriositi (e divertiti perché indossiamo le calze e abiti poco estivi mentre loro sono tutti a piedi nudi) e ci salutano sorridenti. Qui noto subito quanto siano belle le bambine e le donne in generale. Ci sono moltissimi temple flowers (i frangipani): bianchi e gialli, bellissimi e dal profumo dolce e intenso. Purtroppo non ce n’è stato il tempo ma avrei voluto visitare anche Mihintale, luogo religioso molto importante per i cingalesi perché qui secondo la leggenda il re si convertì al buddhismo e nacque il primo monastero buddhista del paese.

Quindi proseguiamo e arriviamo all’hotel Palm Garden Village verso le 18 quando ormai è praticamente buio. Ci accolgono con una salvietta e un succo fresco di papaia, una coccola che troveremo in diverse varianti in tutte le strutture in cui saremo ospiti. Ve lo consigliamo è veramente molto carino, con camere spaziose e pulite e immerso in un giardino enorme con piscina e lago artificiale. Ceniamo nel ristorante all’aperto, siamo solo noi e due signori americani. Facciamo un giro per i giardini prima di andare a riposare e recuperare le forze. Comincia la lotta alle zanzare con gli zampironi.. [http://www.palmgardenvillage.com/ circa 100 $ a notte per camera doppia]

3 Novembre “Buddha day” Dopo colazione andiamo subito al sito di Anuradhapura, antica capitale del paese, e compriamo il biglietto cumulativo per i siti Unesco principali del triangolo culturale: costa 5700 Rp (40 € circa) e noi l’abbiamo usato solo per 2 siti su 5 (non erano compresi Dambulla né il tempio del dente a Kandy), gli altri 3 ingressi erano per musei che alla fine non abbiamo visto, quindi non so se convenga così tanto. Il sito è enorme, ci vuole molto tempo per vedere tutti i luoghi d’interesse, e visitiamo solo i principali, concordando ogni volta con Gamma il punto in cui ci aspetterà con l’auto. Ci lascia liberi e questo ci piace (ogni tanto presserà sugli orari ma a volte è necessario). Alla dagoba bianca, decorata con moltissime file di lucine (in questo periodo c’è la festa delle luci) lascio un fiore di loto in uno degli altarini con le statue di Buddha che si trovano lungo tutta la circonferenza di questi edifici. Continuiamo il nostro giro ma non riusciamo in nessun modo a trovare il famoso Bo tree, piantato qui 2000 anni fa, si dice, da una talea dell’albero sotto cui li Buddha ricevette l’illuminazione a Gaya, nell’India del nord. Mentre lo cerchiamo invano, non ci accorgiamo di essere usciti dal sito e rientriamo, subendo per l’ennesima volta la perquisizione, quindi ci rinunciamo e lo intravediamo solo dal basso.

Usciti dal sito, facciamo sosta al mercato per comprare un po’ di frutta. Proseguiamo in auto e arriviamo a Pollonaruwa, altro sito archeologico e antica capitale del paese dopo Anuradhapura. Per entrambi questi siti è impensabile girare tutto a piedi, ci vuole un’auto. Purtroppo piove e alcuni siti non ce li godiamo appieno, anche perché poi togliersi e rimettersi le scarpe pesa ancora di più. Gamma ci consiglia di comprare delle infradito che sono più facili da togliere ma facciamo finta di non capire ovviamente… Poi ci convince ad andare a vedere i templi indù e in effetti vale la pena, ma stiamo poco, piove ancora e affrontiamo una scalinata completamente inondata di pioggia e un po’ scivolosa. Arriviamo infine al tanto atteso complesso di Gal Vihara (“santuario della roccia”) con 3 statue di Buddha scolpite in una sola parete di granito: uno seduto in meditazione, uno in piedi di 7 m e uno di circa 15 m disteso sul fianco e morente dopo aver raggiunto il nirvana : questo si capisce dai piedi non allineati tra loro (quando invece lo sono allora la statua rappresenta un Buddha dormiente). Qui vale la pena avvicinarsi e quindi togliersi le scarpe, tra scimmiette che si sollazzano anche sulle statue e i loro escrementi (le calze finiranno nella spazzatura ancora prima di tornare all’auto!). Peccato per l’impalcatura di protezione che rovina un po’ questa meraviglia, sicuramente uno dei luoghi più emozionanti della vacanza. Altri siti di Pollonaruwa non riusciamo proprio a vederli per questione di tempo, sono davvero moltissimi ci vorrebbe una giornata intera, peccato. Dormiamo nell’hotel Royal Lotus di Pollonaruwa, discreto, anche la cena non sarà un granchè, tutto troppo speziato. Ci portano una coscetta di pollo arrosto per pietà. [http://www.theroyallotus.com/home.htm 70 $ a notte per camera doppia]

4 Novembre “Duran Duran and Buddha day 2, la vendetta”

Ci siamo, oggi è la giornata di Sigiriya (la protagonista del video dei Duran Duran)!! In questa rocca si rifugiò un principe dopo aver ucciso il padre re, nel V secolo d.C, vi fece costruire un palazzo in cima e sontuosi giardini nella pianura. Purtroppo non è rimasto nulla della meraviglia che doveva essere stato ma ilpanorama da lassù è imperdibile!! E’ alta più di 300 m e si salgono parecchi scalini, alcuni scolpiti nella roccia e altri di ferro “appoggiati” sul fianco della roccia, soprattutto nell’ultimo tratto. Temevo molto questo aspetto, anche dai racconti di chi non era riuscito a salire, ma è decisamente fattibile, giusto qualche vertigine per me che ne soffro, ma ne vale la pena e sarebbe davvero un peccato rinunciare a salire fino in cima per paura di non farcela.

Cominciamo a salire e l’umidità è praticamente del 100%, sudiamo tutti come colabrodi! A metà strada in un antro riparato ci sono stupendi affreschi ben conservati, che ritraggono le cosiddette “fanciulle di Sigiriya”, forse concubine del re o forse divinità (ben dotate in ogni caso!)

Ancora più su si arriva al leone in pietra che faceva da guardia all’entrata del palazzo e di cui sono rimaste solo le zampe. Facciamo poi qualche foto scemotta sulla cima, ammiriamo il panorama e io mi godo il mio momento tanto atteso.

Proseguiamo poi verso Dambulla, altro sito Unesco assolutamente imperdibile. Prima di entrare mangiamo un po’ di frutta e snack come al solito mentre commentiamo le statue a dir poco kitsch che decorano l’ingresso; quindi affrontiamo i numerosi gradini (ancora!) per raggiungere le grotte. Sono 5 e di diversa grandezza, e ognuna contiene un numero impressionante di statue di Buddha; le pareti di roccia sono completamente affrescate e decorate (per lo più le scene riguardano la vita del Buddha, alcune realizzate nel XIII secolo). Affascinanti davvero: questo è un luogo mistico, da vivere e sentire con calma, prendendosi tutto il tempo necessario. Giriamo con le nostre calzine a doppio strato bagnate fradice e nonostante continui a piovigginare, non vorremmo andare più via.

Concludiamo la giornata al tempio di Nalanda Gedige, a sud di Dambulla, che avevo scoperto per caso leggendo un racconto di viaggio; ci è piaciuto molto, fa tanto tempio nella giungla! E’ interessante non solo perché è l’unico del paese ad avere bassorilievi con richiami sessuali simil kamasutra, ma anche perché sono presenti elementi induisti e buddisti contemporaneamente. L’ingresso è gratuito e lasciamo una mancia al custode. Da vedere! Arriviamo ormai stanchissimi al nostro albergo di Kandy, il Chaaya Citadel: bellissimo, super turstico, pulito e con un ottimo ristorante dove si mangiano anche cibi all’occidentale e tantissimi dolci, pantagruelica anche la colazione. Qui staremo due notti, sicuramente il migliore hotel della vacanza sotto tutti i punti di vista, compreso quello del rapporto qualità/prezzo. [ http://www.chaayahotels.com/ChaayaCitadel.htm circa 90$ a notte per camera doppia]

5 Novembre “sanguisuga day”

Oggi giornata dedicata a Kandy e dintorni, più dintorni che Kandy. Dopo l’abbondante colazione in hotel partiamo. La prima meta dovrebbe essere l’orphanage di Pinnawela, cioè l’orfanotrofio di elefanti. Gamma però ci propone un’alternativa che a suo dire dovrebbe costarci meno e permetterci di avere un’esperienza più diretta; accettiamo ma appena entrati al Millenium Elephant foundation ci pentiamo subito: in realtà si paga la stessa cifra, di elefanti ne vediamo solo 2-3 e sono incatenati. Quando ci informano che dobbiamo salire sulla loro groppa per fare un giro in quanto compreso nel biglietto, ci dispiace per loro e non vogliamo cavalcarli, non vogliamo nemmeno partecipare al bagno perché dovremmo immergerci con loro nell’acqua (marrone) del fiume. Saremo strani noi ma siamo a disagio, ci guardiamo negli occhi e decidiamo di uscire praticamente subito; tornando indietro andremmo all’orfanotrofio di Pinnawela, anche se in entrambi i posti gli elefanti sono incatenati e pungolati da un’asta di ferro ed è più che altro qualcosa di molto turistico (c’è da dire che si prendono cura di quelli malati, feriti o smarriti, ma poi quando crescono diventano animali da tiro perché non sono più in grado di ritornare alla vita selvaggia).

Andiamo poi al giardino botanico di Peradeniya, molto vasto e con moltissime specie di piante, dove facciamo anche lo spuntino-pranzo. Ammiriamo una scolaresca di bellissime bambine, tutte vestite di bianco e con le trecce, probabilmente in gita. Gironzoliamo per il parco con calma e apprezziamo soprattutto la serra con le orchidee e il ficus gigante di Giava. E ancora il giardino cinese, il viale delle palme, tutto molto verde e rigoglioso! Ma proprio qui si consuma la tragedia: Alberto si accorge di avere qualcosa nella calza e scopre una schifosissima sanguisuga che gli stava allegramente succhiando il sangue! Ci mette un bel po’ per riuscire a staccarla e la ferita continua a sanguinare per parecchio, nel frattempo io da brava entomologa quale sono sono schifata e per rendermi utile continuo a controllare di non aver addosso qualcosa anche io! Niente di grave comunque, disinfettiamo e la cosa finisce lì; ci rassicura anche Gamma e capendo al volo di cosa si trattasse ci insegna anche come si dice sanguisuga in inglese: leech (lo dicevo che lo sa molto meglio lui di noi l’inglese..)

Proseguiamo in auto e ci fermiamo in un giardino di spezie (dopo aver detto di no il giorno prima a quello classico di Matale presente in tutti i tour organizzati, ci facciamo convincere o meglio ci ritroviamo lì davanti senza averlo chiesto..). Si chiama Luckyland spice garden e vi coltivano moltissime piante aromatiche e non, che usano anche per produrre cosmetici. L’esperienza alla fine si è rivelata positiva, anche grazie alla simpatia del signore che ci guida e ci spiega le proprietà delle piante.

L’entrata è gratuita ma ovviamente non si scappa alla sosta finale nell’angolino prova e nel negozio. Mentre ci fa provare i vari unguenti e ci offre una tazza di the, mi chiede moltissime parole in italiano, vuole imparare e me le fa anche scrivere, è veramente simpatico, anche se il suo fine è quello di portarci a comprare qualcosa. Ed è esattamente quello che faccio, anche perché sono appassionata di cosmesi: prendo una crema al sandalo buonissima, con cui un ragazzo mi aveva fatto un massaggio al viso, del the speziato, e un olio all’aloe vera, utile per le scottature. Ovviamente ci scappa anche la mancia alla guida. Successivamente ci troviamo davanti al museo delle gemme di Kandy, non vogliamo entrare non ci interessa, soprattutto Alberto non ne vuol sapere, ma Gamma insiste più volte e alla fine entriamo: ci sorbiamo un filmino su come vengono estratte le pietre (impressionante) e una ricostruzione delle cave, infine visita ai laboratori e ovviamente alla gioielleria annessa. Cercano di venderci qualcosa ma nonostante le pietre siano molto belle e costino molto meno che altrove, non si tratta di pochi euro e non possiamo certo comprare ogni cosa ci capiti. Dopo questa parentesi torniamo a Kandy e abbiamo un’ora circa di tempo per girare il centro da soli: evitabilissima, a me non è piaciuta, sporca e incasinata (ancora una volta la noiosa regia cera di intervenire ma la stronco subito)! A saperlo avrei preferito vedere uno dei monasteri della città. Vengo adescata da un sedicente amico di un italiano che ci vuole portare ad una fabbrica di seta supereconomica, io ingenuamente lo seguo ma poi capito il suo scopo (ci chiede soldi), lo abbandoniamo e giriamo da soli, ma non troviamo granché di interessante e arriviamo all’appuntamento con Gamma in anticipo, anche perché si era raccomandato di non fare assolutamente ritardo. Ci porta subito allo spettacolo di danze tipiche, anche queste piuttosto evitabili, soprattutto perché costano 500 rupie, tanto quanto il tempio del dente, un’assurdità. E’ comunque qualcosa di caratteristico che fa comprendere meglio la cultura di questo popolo, ma la parte finale lascia piuttosto interdetti. Insomma, andate se proprio non riuscite a dire di no al vostro autista, com’è successo a noi. Subito dopo ci rechiamo al tempio del dente, a 100 m di distanza e in tempo perfetto per l’inizio della puja serale annunciata da tamburi e canti (i tempi sono studiati perfettamente, ritroviamo le stesse facce viste alle danze, accompagnate dalle guide).

Il tempio è stato ricostruito dopo l’attentato del 1998 e custodisce la reliquia più importante per la religione buddhista: il dente che secondo la leggenda apparteneva al Buddha e che fu ritrovato sulla pira dopo la sua cremazione, in India. E’ custodita in una piccola dagoba dorata all’interno di una stanza che si apre solo durante le puja giornaliere; si intravede solo da lontano mentre il dente vero e proprio viene esposto ai fedeli una volta ogni 7 anni (la prossima sarà nel 2015). Ci sentiamo un po’ in imbarazzo a scattare foto in mezzo ai fedeli che pregano seduti e ad occhi chiusi; facciamo velocissimamente e andiamo a visitare le altre nicchie al piano inferiore. Qui dentro si respira il profondo senso religioso di questo popolo, è un’esperienza da fare, ma se riuscite evitate la sera perché è l’ora di punta..dei turisti. Gamma ci guida e detta i tempi, senza di lui avremmo fatto più fatica a raccapezzarci e in più ci spiega moltissime cose interessanti. Insomma Gamma, oggi hai fatto quel che ti pareva ma sei così gentile che ti perdoniamo và.

6 Novembre “tea day”

Partiamo per la regione delle piantagioni di the; lo Sri Lanka è uno dei maggiori produttori ed esportatori nel mondo. Durante il viaggio notiamo tantissimi pipistrelli (in realtà volpi volanti) appesi ai fili dell’alta tensione e…stecchiti! Attraversiamo le colline e sentiamo subito il cambiamento di temperatura: l’aria è frizzantina e indossiamo i nostri pile (ma niente di più, non servono assolutamente maglioni o giacche pesanti). Qui piove sempre, c’è un tempo molto inglese. Ogni volta che vogliamo fare una foto chiediamo a Gamma di accostare e gentilmente ci accontenta sempre, almeno quando è possibile fermarsi. Fotografiamo anche le donne tamil chine a raccogliere le foglie di the, con i loro sacchi sulla schiena; da lontano sembrano tanti puntini bianchi in movimento. Prima tappa ad una fabbrica di the, una ragazza ci accompagna e ci spiega velocemente le fasi della lavorazione, lo fa un po’ meccanicamente, e poco interessate sono le domande che ci fa; infine ci lascia al bar, dove ci offrono un’ottima tazza di the. Ci fermiamo ovviamente allo shop annesso e compriamo moltissime confezioni regalo per noi e per amici e parenti, i prezzi sono buoni. Arriviamo a Nuwara Eliya nel pomeriggio, lasciamo le valigie al Galway Forest Lodge (l’hotel meno pulito e attrezzato della vacanza ,ma comunque dignitoso) e chiediamo a Gamma di lasciarci al bazar in centro. Qui ci sono molti negozi che vendono articoli sportivi ma soprattutto apprezziamo il mercato al coperto, davvero autentico. Io compro del curry e delle stecche di vaniglia a poche rupie; prendiamo anche della frutta come sempre. La città è carina ma niente di che, ci sono alcune case e hotel in stile coloniale e molte baracche, se non fosse per il bazar sarebbe da scartare tranquillamente.

Facciamo spesa in un supermercato e ceniamo nella nostra camera: crackers e formaggini, patatine, frutta e cioccolato, tutto a lume di candela perché per un po’ la corrente dell’hotel salta (fuori diluvia). Serata molto carina e piacevole. [ circa 70$ a notte per camera doppia]

7 novembre “safari day”

Facciamo colazione, è tutto molto abbondante e vario, cucinano al momento anche omelette e salsicce varie su richiesta. Abbiamo appuntamento alle 8 fuori dall’hotel e inspiegabilmente Gamma non si vede, aspettiamo quasi mezz’ora. Arriva e si scusa del ritardo, un po’ ci prendiamo la rivincita per altre volte in cui eravamo arrivati in ritardo noi e in fondo avendo sgarrato anche lui, ci sembra più simpatico così! Ci dirigiamo verso Tissamaharama e durante il tragitto ci fermiamo ad ammirare il paesaggio verdissimo e delle cascatelle con alcune scritte sulle rocce. L’alfabeto cingalese è particolarissimo, tutto tondeggiante, molto decorativo! Sulla strada troviamo anche un tempio indù molto colorato e kitsch.

Arrivati al nostro hotel (Priyankara) notiamo di nuovo un cambio di clima: è umidissimo, ancora più che al nord e il numero e la varietà di insetti presenti è impressionante, cosa che non mi rende molto felice. In più piove, il safari al parco nazionale di Yala è a rischio. Ci dicono di prepararci per il safari, appena la jeep sarà pronta passerà a prenderci direttamente in hotel, ci avviseranno con il telefono della camera. Gamma viene con noi, non guida lui (purtroppo) ma un ragazzo non spericolato..pazzo. La scusa ufficiale è che vuole fare presto per anticipare la pioggia (nel frattempo ha smesso), ma al ritorno farà anche di peggio, rischiando di investire persone e animali col buio. Ci vuole quasi un’ora per arrivare, paghiamo il biglietto e a noi si aggiunge un altro ragazzo molto giovane e simpatico che lavora per il parco. Yala è il più grande parco nazionale del paese: ci vivono cervi, pavoni, bufali, coccodrilli, moltissime specie di uccelli, elefanti, e il maggior numero di esemplari di leopardi al mondo. Essendo questa stagione di piogge però è molto difficile avvistare i leopardi; noi siamo molto fortunati e ne vediamo uno beatamente appollaiato su un albero (merito di Alberto che l’ha visto, diamo a cesare quel che è di cesare)! Rimaniamo una buona mezz’ora fermi ad ammirarlo e intanto i ragazzi chiamano i loro colleghi e le altre jeep di turisti ci raggiungono. Il bellissimo gattone non ha nessuna intenzione di scendere e bagnarsi le zampe, così ciondola sui rami e sonnecchia…le foto in stile National Gallery si sprecano!

Proseguiamo e vediamo un gruppo di elefantesse con un piccolo dolcissimo che succhia il latte dalla mamma! Stiamo anche qui parecchio tempo, finchè non vanno via, siamo ipnotizzati e stiamo in silenzio per non spaventarli. La visita dura quasi 2 ore, questo parco è veramente enorme e una parte finisce direttamente sul mare, dove ammiriamo il paesaggio e la roccia dell’elefante in lontananza. Questa parte è stata duramente colpita dallo tsunami…proprio sulla spiaggia ci sono i resti di un ristorante (pieno di turisti quella triste mattina). Arriviamo in hotel esausti ma felici ed emozionati per l’esperienza, io anche parecchio terrorizzata dalla guida dell’autista, forse si aspetta una mancia ma lo salutiamo in due nanosecondi e corriamo in camera a cambiarci. Ceniamo in hotel con soddisfazione e assaggiamo qui l’arrak, liquore ottenuto dalla distillazione della linfa di palma. Dormiamo come angioletti sul comodo lettone e con l’aria condizionata. [ circa 75 $ a notte per camera doppia con colazione]

8 novembre “sea and turtles day”

Oggi piove già di prima mattina e non accenna a smettere. Ci aspetta il lungo trasferimento fino a Colombo visto che stasera purtroppo abbiamo il volo di ritorno; ne approfittiamo per ammirare la costa meridionale e le sue spiagge. Anche qui in alcuni punti si notano i danni portati dallo tsunami, tra cui edifici distrutti lasciati in rovina e spiagge un tempo molto più ampie. Vediamo i famosi pali di legno dove si siedono i pescatori in un equilibrio incredibile, purtroppo vuoti perchè è orario di pranzo e di solito a quell’ora sono a casa, in più oggi è domenica. Un ragazzo si avvicina e ci dice che se vogliamo si mette in posa sui bastoni per un foto (dietro mancia ovvio), non ci sembra il caso e lo salutiamo. Facciamo tappa a Matara, famosa per un Buddha enorme ed enormemente pacchiano, addossato ad un edificio sulle cui pareti sono dipinte le tappe della sua vita. Giusto un paio di foto e proseguiamo per Unawatuna, località sul mare carina e un po’ fricchettona. La spiaggia qui è quasi inesistente, viene divorata dalle onde anno dopo anno, ma è vivacizzata da molti ristorantini caratteristici con tetti di paglia. Noi pranziamo in uno di questi: l’hot rock, veramente carino e super colorato, consiglio azzeccatissimo della Routard. Prendiamo i gamberi fritti in pastella con le patatine fritte, buonissimi!! La coca cola in bottiglia poi…fa tanto anni 80!! Qualche foto sulla spiaggia e intanto Gamma ci chiama, purtroppo dobbiamo ripartire, la strada è ancora lunga..

Tappa successiva Galle (patrimonio Unesco), antica città coloniale portoghese, olandese e poi inglese, con il suo faro e le sue scogliere. Facciamo una passeggiata veloce e qualche foto.

A Kosgoda visitiamo un vivaio di tartarughe che fu completamente distrutto dallo tsunami e poi ricostruito. Qui dei volontari si occupano di raccogliere le uova deposte sulla spiaggia, di farle schiudere e di portare le tartarughine in mare una volta pronte, a circa 3 giorni dalla nascita. Le proteggono perché le uova vengono spesso rubate per essere vendute nei mercati, e i piccoli accecati o divorati da uccelli e pesci. Infatti qui ci sono alcune tartarughe che sono cieche e vengono lasciate nelle grandi vasche.. Io adoro letteralmente le tartarughe, mi sono simpatiche e mi fanno tenerezza; tra quelle che vediamo mi colpisce soprattutto la dolcissima e bellissima tartaruga albina, Lilly: ci dicono di lei che è docile e indipendente.

Ripartiamo verso l’aeroporto che ormai è quasi buio e durante tutto il tragitto piove fortissimo. Prima di arrivare ci ferma la polizia per la prima volta durante il viaggio; parlano principalmente con Gamma, ci chiedono da dove veniamo e basta, non ci fanno scendere né ci controllano i bagagli. Ad un certo punto Gamma mi passa il suo telefono: è Mr Eranda che vuole sapere come ci siamo trovati con Gamma e se ci è piaciuto il viaggio; facciamo qualche chiacchiera e lo ringraziamo. In aeroporto salutiamo anche Gamma e gli diamo la nostra busta con un biglietto di saluto e una mancia. Tornerà a casa dalla famiglia stasera, il suo lavoro è finito, così come la nostra vacanza purtroppo! Abbiamo il volo tardi a mezzanotte, con scalo a Malè, quindi passeremo la sera in aeroporto e la notte in aereo, in teoria..

9 novembre “disaster day”

In pratica invece il volo per le Maldive si rivela molto movimentato, pieno di turbolenze e vuoti d’aria, siamo nel pieno del monsone e io sono letteralmente terrorizzata. Per concludere in bellezza, quando atterriamo a Malè il pilota becca una buca (colpa dell’aeroporto che non aveva segnalato, almento questa è la versione ufficiale di Emirates). Fatto sta che mentre noi stiamo belli tranquilli a vederci l’era glaciale 3, aspettando che salgano i passeggeri dalle Maldive per proseguire verso Dubai, ci dicono che l’aereo ha subito un danno e che dobbiamo scendere!! Prima ci assicurano che ci daranno una camera per la notte, poi magicamente gli alberghi risulteranno tutti pieni. Passiamo tutta la notte in aeroporto a dormire (si fa per dire) sulle sedie con l’aria condizionata puntata addosso; riusciamo a prendere il volo per Dubai solo verso le 11 del mattino, dopo una lotta a spintoni per riavere un biglietto e dopo aver aspettato nella piccola hall d’attesa tutti pressati e insieme ad un gruppo vastissimo di santoni in asciugamano (eh eh probabilmente religiosi in pellegrinaggio, tutti vestiti con dei teli bianchi in stile Gandhi). Da Dubai a Milano invece ci ritroviamo in aereo la Trentino volley che aveva appena vinto la coppa del mondo per club di pallavolo maschile (c’era anche il mitico Zorzi con loro)! Arrivati stravolti dalla stanchezza a Malpensa, non troviamo le nostre valigie, noi e un’altra coppia di italiani, la ciliegina sulla torta! Le valigie per fortuna sono arrivate a casa dopo qualche giorno ma al momento non ci potevamo veramente credere. In definitiva posso dire che è stata un’esperienza straordinaria e indimenticabile, a contatto con un popolo dalla cultura affascinante; lasciate da parte ogni dubbio e partire subito per questo piccolo ma grande paese!



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