Sulle orme degli Inca

Per poter vedere le cose più importanti del Perù in sole 2 settimane abbiamo optato per il classico itinerario ad anello con arrivo e ripartenza da Lima, transitando per Paracas, Nazca, Arequipa, Lago Titicaca e Cuzco. Abbiamo acquistato il volo direttamente sul sito dell’Iberia a 630€, Genova-Lima con scalo a Madrid, dove, a sorpresa, ci...
Scritto da: emi.ale
sulle orme degli inca
Partenza il: 01/06/2009
Ritorno il: 15/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Per poter vedere le cose più importanti del Perù in sole 2 settimane abbiamo optato per il classico itinerario ad anello con arrivo e ripartenza da Lima, transitando per Paracas, Nazca, Arequipa, Lago Titicaca e Cuzco. Abbiamo acquistato il volo direttamente sul sito dell’Iberia a 630€, Genova-Lima con scalo a Madrid, dove, a sorpresa, ci hanno assegnato 2 posti in Business class che hanno reso le 12 ore che separano il vecchio continente dal sud America un po’ meno dure da affrontare. All’uscita dall’aeroporto ci aspettava un incaricato di Casa Yolanda (www.casayolandalima.com) , una piccola pensione nel quartiere S. Luis, gestita dalla simpatica ed operativa Yolanda, punto di appoggio di molti turisti italiani grazie alla possibilità di contattare Angelo, un ragazzo bolognese, suo collaboratore nel nostro paese. Con la modica cifra di 30$ come rimborso spese, ci hanno prenotato gli spostamenti in autobus, il volo interno, il treno vistadome e il sorvolo delle linee di Nazca, velocizzando così il nostro viaggio. 2 GIUGNO: Sveglia alle 6, colazione in terrazza e, caricati i bagagli in macchina, Yolanda ci ha accompagnato personalmente al terminal Cruz del Sur, non prima di averci immortalato nelle foto che metterà sul sito! Giunti a Paracas Lucio, un amico di Yolanda, ci ha condotti al Santa Maria Hostal (www.santamariahostal.com ,25$ con colazione) un alberghetto pulito nel mezzo della cittadina. Una rinfrescata e via si parte per l’escursione al Parco Nazionale. E’ una vasta area desertica dai mille colori, dal bianco del sale, al rosso del ferro passando per il nero del carbone, disseminata di fossili risalenti a ben 35 milioni di anni fa (quando qui c’era il mare) e squarciata in due da una strada di argilla e sale, tutta sali e scendi, tipica dei paesaggi desertici. Dal punto panoramico abbiamo ammirato le scogliere a strapiombo della penisola, erose dalla forza del vento e dell’oceano, interrotte qua e là da lunghe spiagge, una completamente rossa per la massiccia presenza di ferro che faceva da contrasto con le sfumature del mare. La cattedrale, un imponente faraglione anch’esso di 35 milioni di anni di età che prima del recente sisma formava una grotta transitabile anche a piedi, faceva da cornice al volo di decine di uccelli e allo sguazzare indisturbato di una famiglia di delfini. Dopo le foto di rito in mezzo alle dune ci siamo diretti a Lagunillas, un piccolo borgo di pescatori, dove tra colonie di pellicani e vecchie automobili che portano il pesce in città, abbiamo consumato un rapido pranzo al La Tia Fela. Prima di tornare in albergo abbiamo visitato un museo, ad ingresso gratuito, che elenca gli animali presenti nella Riserva e con spirito ecologista ricorda per ogni tipo di materiale disperso nell’ambiente quanto tempo occorre per smaltirlo. Alla sera cena al ristorante dell’albergo El Conchito, buon pesce ad un prezzo non eccessivo (ottime le capesante alla parmigiana!) a lume di candela causa un guasto elettrico che ha lasciato al buio l’intero paese. 3 GIUGNO: Alle 8 dal porticciolo di Paracas è salpata la barca che ci ha portato alle Isole Ballestas. Un vento freddo e un cielo terso ci hanno tenuto compagnia per tutta la durata della gita. Le isole Ballestas, il cui nome deriva dal fatto che viste dall’alto ricordano l’antica arma medioevale, sono l’habitat di numerosi animali. Nelle sue insenature vivono colonie di leoni marini, pinguini di Humboltd e numerosi uccelli tra cui cormorani, gabbiani e pellicani. La nostra presenza del tutto discreta non li ha per nulla infastiditi, anzi i leoni marini sembravano mettersi in posa per le foto e ci hanno deliziato con i loro potenti versi e i giochi in acqua proprio davanti alla nostra barca. I pinguini e gli uccelli sono talmente numerosi che, quando si arriva in prossimità con la barca, si vedono enormi macchie nere che contrastano il guano bianco di cui le isole sono ricoperte. Alle 10 eravamo di ritorno a Paracas, contenti e soddisfatti per aver ammirato animali mai visti primi. Il tempo di una rinfrescata e Lucio già ci aspettava per caricare i bagagli destinazione Oasi di Huacachina. Durante il percorso tra coltivazioni di peperoncino, asparagi e cipolle in pieno deserto, abbiamo fatto sosta in “bodega” dove un simpatico ragazzo , prima di offrirci delle degustazioni ci ha illustrato tutto il procedimento per ottenere il pisco, dalla pigiatura dell’uva alla distillazione finale. Transitando per Ica abbiamo notato i segni che porta tuttora per il terribile terremoto che recentemente ha colpito il distretto. La cittadina non offre un granchè, in Plaza de Armas ci sono parecchie banche, ideale per chi vuole cambiare denaro, il tutto contornato da inquinanti ape-taxi con i loro rumorosi clacson. Una visita alla fabbrica del cioccolato Helena, dove ci è stato spiegato il metodo di lavorazione e non sono mancati gli assaggi davvero ottimi e via verso l’Oasi che dista circa 3 Km dalla città. Un’autentica laguna, con palme , carpe e cormorani, circondata da immense dune di sabbia, così si è presentata Huacachina: davvero bella! Una buona zuppa di asparagi, una passeggiata di relax e poi siamo saliti su un dune buggies a 6 posti per un’ora e mezza di pura adrenalina a 20$ a persona, su e giù per le dune, alcune di pendenza notevole (sembrava di essere sulle montagne russe!) intervallate da discese su tavole da snow board, a pancia in giù per noi principianti, e innumerevoli foto in mezzo al deserto. Semplicemente stupendo! Alle 18.30, dopo i saluti a Lucio, siamo saliti sul bus Cruzeiro di Cruz del Sur, destinazione Nazca, 2 ore e mezza di viaggio. 4 GIUGNO: Abbiamo trascorso la notte all’Hotel Camiluz (www. Hostalcamiluznasca.com ,25$ con colazione), molto carino e pulito, dove il simpatico Fernando si adopera in ogni modo per far sì che ogni ospite possa sentirsi a proprio agio. Il tempo non ci aiuta, Fernando ci ha detto che sull’aeroporto di Nazca c’è una leggera nebbia tipica di questa stagione, per cui il sorvolo sulle linee verrà rinviato di qualche ora. Nell’attesa abbiamo fatto un giro nel mercato rionale tra pittoreschi venditori di frutta e verdura e maleodoranti carni. Alle 10.30 trasferimento all’aeroporto. Un cessna a 6 posti, non del tutto rassicurante, ci stava attendendo per un’esperienza che ci sentiamo di consigliare alle persone forti di stomaco! Infatti il volteggiare continuo dell’aereo per permettere a tutti gli occupanti di vedere gli spettacolari disegni, alla lunga può provocare problemi di nausea, ecco perché molti suggeriscono di effettuare il sorvolo a stomaco vuoto. Allo stesso tempo, però, è sicuramente un’esperienza da vivere, anche perché solo sorvolandole si riesce ad ammirare la grandezza e la precisione di queste figure a cui tutt’oggi non si riesce ancora ad attribuire un periodo preciso di realizzazione. In mezzora di volo, per 70$ a persona, si possono ammirare il condor, la scimmia, il ragno, il pappagallo e tutti gli altri disegni. Alla fine ad ogni partecipante viene rilasciato un attestato con la firma del pilota che certifica la propria partecipazione al sorvolo. Rientrati a Nazca abbiamo fatto un giro per la cittadina, abbiamo mangiato e ci siamo riposati in attesa che arrivasse l’orario di partenza per Arequipa. Per i pasti consigliamo Don Hono, buono il suo ceviche (piatto tipico: pesce crudo con succo di lime), La Encantada e Los Angeles (ottime le sue creme di verdure) tutti in Calle Bolognesi, la via principale. I bus Cruz del Sur sono sicuramente tra i migliori e sicuri del Perù, fanno della puntualità il loro cavallo di battaglia, ma questo è il secondo su tre che porta ritardo! Sarà colpa del traffico delle grandi città, fatto sta che con un’ora di ritardo siamo partiti alla volta di Arequipa. 5 GIUGNO: Gli autisti hanno cercato di recuperare il ritardo durante la notte raggiungendo velocità un po’ preoccupanti su queste strade tortuose che dalle prime luci dell’alba ci hanno offerto degli spettacolari paesaggi quasi lunari. Alle 8.30, dopo 9 ore di viaggio, eccoci ad Arequipa! L’albergo scelto è La Posada del Parque (www.posadadelparque.com ,14$ escluso colazione) a due passi da Plaza Major, il salotto della città. Con 4 soles (tariffa standard) il taxi vi porterà dalla stazione dei bus a destinazione. L’hostal è carino, pulito, ha al suo interno un’agenzia di viaggi e serve delle ottime colazioni sul terrazzo. Arequipa è soprannominata la città bianca, non tanto per il sillar, la roccia vulcanica con cui sono costruiti gli edifici, ma per il fatto che anni fa era abitata in prevalenza da persone di carnagione chiara. La città è affascinante, brulica di gente nelle sue calle e la piazza con i portici e l’imponente cattedrale è bellissima. Un bel pranzo lo desideravamo a tutti i costi, così su consiglio di un arequipeno siamo andati al El Herraji, un ristorante argentino in S. Catalina che offre dei buoni menù del giorno a 7 soles (neanche 2€!!!). A pochi metri vi è il Monastero di Santa Catalina, una misteriosa struttura di 20.000mq, praticamente una città nella città. Al prezzo di 30 soles a persona vi si aprirà agli occhi un mondo suggestivo, fatto di tante piccole case di colore rosso o azzurro, da non capire quasi dove finiscono i muri e inizia il cielo. Cortili con alberi da frutta, lavatoi, mobili antichi e tantissimi quadri e opere d’arte. Consigliamo vivamente di prendere una guida che vi racconterà la vita di sacrifici e penitenze che hanno passato le suore dal noviziato fino alla morte. Vi farà visitare le abitazioni, i luoghi di preghiera e di lavoro. Noi ci siamo affidati a Martha, con un discreto italiano in un’ora ci ha spiegato tutto questo: ne vale davvero la pena! C’è da sottolineare che tuttora all’interno del convento vivono 30 suore ma le condizioni di vita, oggi, non sono tanto diverse da quelle del 1600. Tornando indietro e superando la piazza, sul marciapiede opposto vi è il Museo Santury dov’è custodita la mummia di ghiaccio Juanita. Con Andrea e Ilaria, due simpatici friulani conosciuti all’aeroporto di Lima con cui condividiamo le stesse tappe del viaggio, abbiamo deciso di ingaggiare una guida, anche qui al prezzo di 5 soles a persona. Chiedete esplicitamente di Jorge Salas, oltre all’inglese, portoghese e spagnolo, parla un ottimo italiano, è preparatissimo e competente. Solo una guida potrà illustrarvi tutti i cimeli conservati nel museo e farvi scoprire particolari che altrimenti non notereste mai. E’ impressionante lo stato in cui è tuttora conservata questa ragazzina sacrificata agli dei più di 500 anni fa. Molti organi vitali nella parte sinistra sono ancora integri. Davvero molto interessante! Se decidete di andare portatevi una giacca, l’aria condizionata all’interno del museo è un po’ fastidiosa… Dopo una rapida visita all’Iglesia della Campania, all’angolo di Plaza des Armas , siamo andati al mercato dell’artigianato in fondo a S. Catalina dove si possono comprare dei bei souvenir a buon prezzo. Abbiamo consumato la cena al Inkari proprio alle spalle della cattedrale, buone portate a prezzi modici. Segnaliamo per una merenda che vi restituirà forze la Zig Zag crepérie proprio di fronte al Museo di Santa Catalina. Per l’escursione del giorno seguente ci siamo affidati all’agenzia dei viaggi Acquarius, in S. Catalina, che, come ci è stato detto è una delle migliori della città. Chiedete se possibile di esser sistemati nel gruppo di Josè, un’ottima guida istruita che parla solo spagnolo ma scandendo bene le parole in maniera che tutti possano capirlo. 6 GIUGNO: Alle 8 in punto il furgone era già sotto l’hostal che ci attendeva. Destinazione Chivay. Man mano che si sale il paesaggio cambia, si passa dal verde a distese di roccia fino ad arrivare nella Riserva Nazionale di Salinas y Aquada Blanca dove ci sono vere e proprie steppe, habitat di centinaia di alpaca e lama. Poi all’improvviso, eccole, le vigogne, il simbolo del Perù! Il camelide più importante per la sua lana pregiata, vittima per anni del bracconaggio, è oggi molto protetto dal governo peruviano tanto che chi ne uccide una rischia fino a 4 anni di carcere. La vigogna è un animale molto timido ma siamo riusciti ad osservarla molto bene anche grazie alla loro presenza ai bordi della strada. Un cartello con su scritto “zona di vigogne” chiede esplicitamente di moderare la velocità. Ci siamo fermati per fotografare da vicino i lama che si sono fatti anche accarezzare! Proseguendo per la salita ci siamo imbattuti nel Bosco di Pietra, centinaia di massi che, con l’erosione negli anni dell’acqua e del vento, hanno assunto le sembianze di alberi nella roccia. Tra tornanti e colate di ghiaccio ai bordi della strada, testimonianza di quanto può scendere qui la temperatura di notte, ci siamo fermati a degustare un matè de coca in un’area dove, oltre ad un grazioso mercato, si può ammirare in tutta la sua bellezza El Misti, il vulcano che domina Arequipa. L’ultima sosta è stata a 4.800m di altezza dove la vista lascia a bocca aperta con tutti i vulcani della zona in bella mostra sullo sfondo, e dove nasce il rio delle Amazzoni. Un ottimo pranzo a buffet al ristorante (non compreso nel tour ma a soli 25 soles a persona) e finalmente un breve ma meritato riposo all’Hotel Colca Inn (www.hotelcolcainn.com) . L’albergo è pulito, semplice, con biliardo e calciobalilla, serve ottime colazioni in una sala col camino ma purtroppo le stanze sono prive di riscaldamento e, con le temperature rigide che ci sono qui, non è cosa da poco! Nel tardo pomeriggio abbiamo fatto il bagno alle famose sorgenti termali di Chivay, 5 piscine, di cui una sola al coperto, con temperatura dell’acqua 38°, sauna e servizio bar (ingresso 10 soles a persona). Belle ma a parere nostro sicuramente non imperdibili. Alla sera cena al ristorante scelto dall’agenzia che vi verrà a prelevare in albergo; il prezzo è sempre sui 25 soles e si assiste a balli folkloristici tipici della zona. Ritorno in hotel nel gelo dei 3.630m sopra il livello del mare… 7 GIUGNO: Ahimè sveglia alle 5, colazione e alle 6 Josè è passato a prenderci. Oggi finalmente è il giorno del Colca Canyon e del Cruz del Condor. Tutti risentiamo della sveglia mattutina, sul pullmino c’è il completo silenzio, ci sta assalendo il terribile sospetto che quando torneremo a Genova saremo due stracci! La prima sosta è stata nel pueblo di Yanque, dove nel gelo, abbiamo visitato una chiesa, ora in restauro, dove ai tempi della colonizzazione spagnola l’ingresso agli indigeni era vietato. Nella piazza antistante tra balli tipici e mercatini, da segnalare la triste presenza di abitanti del luogo che portano con loro aquile imprigionate chiedendo ai turisti denaro in cambio di una foto. Non accettate, questi animali devono essere liberi di volare! Ripartiti abbiamo fatto sosta per visitare un’altra chiesa con i suoi tipici altari pacchiani. Sullo sfondo è impressionante l’enorme spaccatura della montagna provocata dal terremoto del 1991. Alle 8.30 siamo arrivati a Cruz del Condor e Josè ci ha dato 1 ora di sosta per avvistarli. Questo rapace può raggiungere 1 metro di altezza per un’apertura alare di 3 e il suo cibo preferito sono le carogne di animali. Ci è stato spiegato che addirittura iniziano il loro pranzo infilando la testa nell’ano della carcassa per asportare le interiora. Come i vip si sono fatti attendere ma all’improvviso eccoli, in tutta la loro maestosità. Il condor non vola, plana, difficilmente gli vedrete sbattere le ali. Come se sapessero di essere l’attrazione hanno volteggiato davanti ai nostri occhi sparendo poi sotto le rocce dove probabilmente sono nascosti i loro nidi. E’ davvero emozionante attenderli e sperare, com’è successo a noi, che passino proprio sopra le nostre teste. Le urla e gli spostamenti della gente da una terrazza all’altra nel tentativo di avvistarli non sembrano però disturbarli, anzi spesso si appollaiano sulle rocce quasi a farsi immortalare! Abbiamo proseguito soddisfatti verso il punto dove il canyon è più profondo, 3.191m. Nel frattempo abbiamo visto una splendida terrazza pre-inca dove venivano coltivati mais, patate, quinoa e tanto altro. Il Colca Canyon, la cui formazione tutt’oggi non si sa se attribuirla all’erosione dell’acqua nel corso di milioni di anni o ad un fortissimo terremoto capace di dividere in due le montagne, è il secondo al mondo come profondità e offre degli scenari mozzafiato. Josè ci ha fatto fare diverse soste proprio per godercelo da diverse altezze e abbiamo concluso con una passeggiata sul suo orlo ammirando vegetazione e, oltre ai condor, anche colibrì, rondini e coloratissimi canarini. Era ormai ora di tornare indietro verso Chivay dove ci hanno portato nel ristorante prescelto per un meritato buffet (sempre sui 20 soles) e siamo ripartiti subito anche perché il viaggio per Puno è molto lungo e Josè e David, il nostro autista, ci hanno detto che una volta sistemati tutti i passeggeri nei vari hotel, sarebbero immediatamente ripartiti per tornare ad Arequipa (quasi 24 ore di guida alla faccia della sicurezza stradale!). Una sosta a Lagunillas, a 4.450m, per ammirare e fotografare i fenicotteri rosa e poi via verso il Lago Titicaca. La stanchezza si faceva certamente sentire ma la guida di David non consentiva sonni tranquilli, molte volte infatti, all’uscita di una curva ci ritrovavamo nella corsia opposta! Superata Juliaca, la città del contrabbando con la Bolivia, eccoci finalmente a Puno dove, ad attenderci, una meravigliosa luna piena si specchiava nel lago. L’hotel El Manzano (www.elmanzanolodge.com , 17$ con colazione) non è un granchè, camera e bagno spartani e anche qui totale assenza di riscaldamento! Cena al ristorante-museo (come ama definirsi) La Casona nella via principale della città, bellissimo locale e ottimo il rapporto qualità-prezzo. Poi un giro per gli interessanti negozi prima del meritato riposo. 8 GIUGNO: Ennesima sveglia mattutina, oggi navigheremo il Lago Titicaca. Abbiamo acquistato il tour la sera prima in un’agenzia nelle via principale di Puno, 30 soles a persona comprendente sosta alle isole Uros e Taquile e pranzo. Il Titicaca è il lago navigabile più alto del mondo, è lungo circa 170 km per 60 di larghezza, appartiene per il 66% al Perù e il restante alla Bolivia ed è ricco di fauna tra cui cormorani, ibis e gabbiani (gabiotas, come sono chiamati qui!) e ben due tipi di pesce gatto. Le isole Uros o Flotantes sono particolarissime perché costruite ancorando tra loro delle zolle di terra e ricoprendo queste di strati di tortora, delle canne anche commestibili (ottime per la laringe….ma non le abbiamo provate!) che crescono in abbondanza nel lago. La tortora che col tempo marcisce viene continuamente ricoperta con quella nuova. La vita degli abitanti si svolge solo lì, in pochi metri quadrati, tra le capanne anch’esse di tortora, e la costruzione a mano di bellissimi souvenirs; il ricavato delle vendite va ad aiutare esclusivamente le famiglie. La loro alimentazione è basato su uccelli marini e naturalmente pesce. Al prezzo di 6 soles si può fare un giro sulla loro barca, il taxi, come la definiscono, costruita da canne legate insieme da corde. La visita è sicuramente molto turistica ma comunque carina da fare. Arrivando a Taquile si può vedere in lontananza l’isola di Amantari, il polpo, così chiamata per la sua forma. Per includere nel tour anche questa bisogna trascorrere una notte sull’isola e a noi, purtroppo, manca il tempo necessario. L’isola di Taquile è sicuramente più affascinante da visitare. Qui gli abitanti parlano ancora il quechua e indossano dei costumi tradizionali; i cappelli degli uomini, a seconda del colore, indicano lo stato civile e sociale di chi lo indossa. Peccato che tutti, dai bambini agli anziani, si “vendano” per pochi spiccioli in cambio di una foto. Per arrivare alla piazza del paese, racchiuso da molti archi di ingresso a delimitarne i confini, vi è una ripida salita in mezzo alla vegetazione che offre degli scenari fantastici con il lago incastonato tra le montagne peruviane e l’imbiancata cordigliera boliviana. Nella piazza, oltre ad una chiesa e al municipio, ci sono diversi ristoranti tra cui il San Santiago dove abbiamo mangiato sulla fantastica terrazza che, col mercatino vicino, fa parte di una cooperativa i cui proventi vanno alle famiglie dell’isola. Nelle toilette non c’è acqua corrente e anche per lavarvi le mani dovrete immergere un secchio in un recipiente per poi risciacquarvi. La discesa che conduce al secondo porticciolo, dove nel frattempo la nostra barca si era spostata, offre degli scorci di natura selvaggia e si possono scattare delle foto meravigliose. Alle 17.30, col sole già calato dietro le montagne e il freddo già pronto a farsi sentire, eravamo di ritorno al porto di Puno. Arrivati in hotel la felice sorpresa: il collaboratore di Yolanda ci aveva fatto arrivare a destinazione i biglietti del bus per Cuzco del giorno dopo. Cena alla Casona, davvero ottime le sue creme di verdure, poi dessert nella adiacente La Hosteria, squisite le torte ma benché la Lonely ne dica bene lasciate perdere il caffè… Il ritorno all’albergo è stato accompagnato come di consueto dal freddo pungente della notte. Va ricordato che El Manzano non accetta carte di credito e pratica lo sconto del 10% a chi viaggia con la guida della Lonely Planet. 9 GIUGNO: Per 3 soles un taxi ci ha portato dall’hotel al terminal bus First Class. Questa compagnia per 30$ a persona permette di raggiungere la città di Cuzco nell’arco di 10 ore effettuando tappe nei punti più interessanti del tragitto; il tour include nel prezzo la guida parlante spagnolo e inglese ed il pranzo a buffet. Partenza alle 7.20, la prima sosta è stata a Pucara, a 60 km da Juliaca. La cittadina in sé offre poco, molto carina è la chiesa nella piazza ma interessantissimo è il piccolo museo litico adiacente proprio all’iglesia dove sono esposti molti monoliti rinvenuti nel vicino sito archeologico. Il nostro accompagnatore, col suo spagnolo molto comprensibile, ci ha spiegato molte cose sulla civiltà pucara. E’ sicuramente da visitare. A 4.335m, il punto più alto del tragitto, ci siamo fermati giusto il tempo di fare un po’ di foto. Il paesaggio che appare scendendo dal bus è straordinario con i ghiacciai perenni proprio di fronte a noi…e, nella piazzola, l’ennesimo mercatino per chi fosse ancora indeciso sui regali da fare. Lì davanti un cartello indica che qui finisce la regione di Puno e inizia quella di Cuzco. Alle 12 in punto, giunti a Sicuan , siamo scesi per consumare il sempre desiderato pranzo a buffet e, giusto il tempo di mangiare, eravamo di nuovo seduti sul bus pronti a ripartire. A Villa de San Pablo abbiamo fatto visita ad una casa tipica dove si può fare conoscenza da vicino con i lama, gli alpaca e i porcellini d’india. I camelidi non hanno paura, si lasciano avvicinare e toccare tranquillamente e la presenza di un lama di appena un mese ha attirato l’attenzione di tutti gli occupanti dell’autobus. Il sito archeologico di Raqchi è stata la fermata seguente. Quello che rimane oggi sono i resti di un luogo religioso che in passato fu uno dei più importanti dell’impero inca. Alcuni tratti del tempio sono stati ricostruiti per permettere ai visitatori di capire l’intelligenza di questa civiltà. Le porte di accesso, infatti, erano a struttura trapezoidale perché più resistenti alle scosse di terremoto essendo la regione, già allora, molto sismica. Per la costruzione vennero impiegate pietre vulcaniche e il luogo fu scelto perché protetto da un anello di montagne lungo 5 Km chiamato la muraglia inca. Fanno da cornice allo splendido sito una chiesa e un vivace mercato. L’ultima visita è stata alla chiesa di Andahuaylillas a 45 minuti da Cuzco. Questo splendido esempio di stile coloniale è giustamente definita la Cappella Sistina del Sudamerica. All’interno si mescolano diversi stili dal barocco all’arabo e splendide sono le opere del pittore peruviano Esteban Murillo. Sfarzosi altari e originali panche in cedro fanno si che, con le dovute proporzioni, venga affiancata alla nostra basilica. Ricordiamo che gli ingressi ai siti e alla chiesa non sono compresi nel biglietto, bisogna aggiungere una cifra di 21 soles per persona. Giunti a Cuzco fortunatamente un inviato dell’hotel era al terminal dell’ bus ad attenderci. La “dimora” dove passeremo 2 notti è il Samay Wasi Youth I (www.samaywasiperu.com , 20$ con colazione), carina la struttura con una bella vista sulla città, la stanza un po’ triste…ma almeno è situato a San Blas, il quartiere più pittoresco di Cuzco a soli 10 minuti di cammino dal centro. Dopo una rinfrescata siamo partiti alla scoperta della città. Scendendo per le strade acciottolate tra innumerevoli negozi si arriva direttamente in Plaza de Armas, il cuore della città andina. La piazza, con la sua imponente cattedrale attorniata da portici coloniali e la chiesa de La Compania de Jesus, è meravigliosa. L’ora della cena era ormai giunta e consultando la Lonely ci siamo diretti al Victor Victoria, non lontano dalla piazza, cibo discreto e buoni prezzi, per chi vuole rischiare offre anche un ricco buffet di verdure crude. 10 GIUGNO: Appuntamento con Ilaria e Andrea alle 9 alla cattedrale, Plaza de Armas con le luci del sole è bellissima, il sagrato è pieno di venditori che cercano di rifilarci di tutto, dalle sigarette alle zucche dipinte a mano, passando per bracciali e ciondoli. Come prima cosa siamo andati ad acquistare il boleto turistico presso la Municipalidad di Cuzco in Avenida El Sol, la via principale della città. Con 130 soles a persona si ha il diritto a visitare i siti archeologici nei dintorni di Cuzco e quelli della Valle Sacra oltre ai musei della città. Anche se avete intenzione di visitare solo alcune di queste rovine è pur sempre conveniente fare il biglietto turistico; solo l’ingresso ad Ollantaytambo, ad esempio, costa 70 soles. Per raggiungere il sito di Saqsaywaman, il più importante, che si trova sulle alture nel punto in cui vi è il crocifisso gigantesco visibile da Plaza de Armas, non è necessario prendere il taxi, si può tranquillamente andare a piedi cercando di sfruttare le scalinate che incontrerete per accorciare il più possibile il tragitto e in mezz’ora sarete sul posto. Se avete intenzione di affidarvi ad una guida chiedete esplicitamente di Mario il Puma. E’ una sciamano che parla uno spagnolo semplice e comprensibile, vi racconterà dell’invasione dei conquistadores guidati da Pizarro vista dagli occhi degli indigeni e non come è narrata sui testi scolastici. Lui ha la ferma convinzione che la storia della colonizzazione sia stata scritta sotto il rigido controllo degli spagnoli che hanno giustificato l’invasione in mille maniere appropriandosi di ingegnerie e invenzioni inca, nascondendo il genocidio che, in realtà, hanno compiuto per 100 anni. Con solo 40 soles (10 a testa) abbiamo trascorso 3 ore che difficilmente dimenticheremo. Saqsaywaman in lingua quechua vuol dire testa ricca di sapienza; quando fu edificata Cuzco, la città venne costruita a forma di giaguaro e l’antico sito ne costituiva proprio la testa. Mario oltre ad averci praticato degli antichi riti sciamani ci ha spiegato tante usanze indigene, ci piace ricordare quella di parlare con gli animali e di condividere il cibo con pachamama, dea della terra, e pachatata, il dio del sole, ponendone un pezzo nel terreno e soffiandoci in modo possa raggiungere il cielo, come gesto di offerta. Inoltre abbiamo constatato l’esistenza nelle mura di figure di animali realizzate grazie alla perfetta sagomatura delle pietre che, senza l’aiuto prezioso della guida, non vedreste mai. Non perdetevi questa opportunità unica! Dopo aver speso felicemente tanto tempo per le prime rovine, abbiamo deciso per le altre tre, viste le dimensioni ridotte dei siti, una visita rapida e senza guida. A 20 minuti di cammino vi è il sito di Q’enquo (significa zig zag) , da lì per arrivare a Pukapukara bisogna prendere il pullmino con la scritta “huerta” sul tetto. Con 1 soles vi porterà al terzo sito, in antichità una struttura che sembra servisse come luogo di sosta per i viaggiatori. Proseguendo per un centinaio di metri si trova Tambomachay, delle splendide vasche che tutt’oggi sono riempite dall’acqua versata da fontane ancora funzionanti, questa struttura è conosciuta come “il bagno degli inca”. Ritorno a Cuzco con lo stesso pullmino allo stesso prezzo, ancora con le parole del Puma a “ronzarci” nelle orecchie… Arrivati in piazza ci siamo concessi una birra e uno spuntino in una delle tante terrazze che si affacciano sulla cattedrale. Cena al Jaudi Heidi al 525 di Cuesta San Blas, nell’omonimo quartiere, bellissimo locale e ottimo cibo a prezzi davvero modesti. 11 GIUGNO: Oggi dedicheremo la giornata alla Valle Sacra. Con 140 soles in 4 abbiamo ingaggiato un taxista che ci accompagnerà fino ad Ollantaytambo iniziando da Pisac e proseguendo poi per Moray e le salines di Maras. Siamo arrivati nella piccola città coloniale non prestissimo ma il mercato del giovedì era ancora in allestimento. Quello di metà settimana è meno importante e più piccolo rispetto a quello che si svolge la domenica e sinceramente ci ha un po’ deluso perché pensavamo di trovare qualche pezzo di artigianato più particolare e invece si tratta delle solite bancarelle incontrate fino adesso. Per di più i prezzi dei negozi di Cuzco in molti casi sono addirittura più vantaggiosi! Comunque la regola è sempre quella di contrattare. Purtroppo non abbiamo potuto visitare le rovine di Pisac, sicuramente meriterebbero ma il giro di oggi è molto lungo e alle 15.30 dobbiamo essere alla stazione di Ollantaytambo per prendere il treno che ci porterà ad Aquas Caliente. Per arrivare al sito archeologico di Moray si percorre una strada sterrata che offre dei paesaggi montani meravigliosi con le vette innevate che riflettono i raggi del sole. Appena scesi dall’auto ci siamo trovati sotto i nostri occhi uno splendido esempio di anfiteatro a terrazzamenti; si dice che ogni terrazza abbia il suo microclima (noi in realtà non abbiamo sentito una gran differenza tra la prima e l’ultima) e proprio per questo venissero adoperate per provare diversi tipi di coltivazioni. Tornando indietro si prende il primo bivio a sinistra ( non date retta al cartello che indica le saline a 50 km saranno 7-8) e poi si percorre una strada dissestata e talmente polverosa da costringerci a tenere i finestrini chiusi. L’ingresso alle saline è di 5 soles a persona, il nostro driver ha giocato la carta della gentilezza anticipando i soldi nel tentativo poi di farci “la cresta” …ma gli è andata male! Lungo la discesa si gode della visuale di queste vasche che vengono riempite deviando il corso di un ruscello caldo e salato. Quando il sole fa evaporare tutta l’acqua i proprietari delle vasche riempiono e portano via i loro pesanti sacchi di sale che poi andranno a vendere. L’ultima tappa della giornata sono state le splendide terrazze inca di Ollantaytambo. Queste rovine, teatro, sembra, di una bruciante sconfitta da parte di Pizzarro, meriterebbero una visita approfondita accompagnata da una guida ma il tempo a nostra disposizione stava per finire così ci siamo dovuti accontentare di un giro un po’ veloce. A 10 minuti di cammino c’è la piccola stazione da dove parte il vistadome, il trenino panoramico che porta a d Aquas Caliente (130$ a/r a persona). Al caratteristico suono della campana il treno ha iniziato la sua lenta salita (1ora e mezza circa). All’arrivo nella piccola località abbiamo immediatamente comprato il biglietto del bus navetta per salire alle rovine il giorno dopo (44$ a persona) e il ticket di ingresso a Machu Picchu (124 soles a persona) che sono in vendita all’Istituto Nacional de Cultura al lato destro della chiesa nella piazzetta principale. Infine trasferimento al Pirwa Hostel (www.pirwahostelcusco.com , 30$ con colazione) situato a fine paese ma comunque facile da raggiungere e molto pulito. Ricordatevi di fare scorta di bottiglie d’acqua pare che qui raggiungano prezzi esorbitanti. 12 GIUGNO: Sveglia alle 4! Abbiamo deciso di prendere il primo bus del mattino alle 5.30 per poter essere tra i 400 che ogni giorno possono salire i ripidi gradini del Wayna Picchu e poter fare le foto alle assonnate rovine senza la presenza massiccia dei turisti. Peccato che molti abbiano avuto la nostra idea, infatti dopo una colazione anticipata ci siamo imbattuti in una fila di persone di ogni età pronti ad invadere Machu Picchu! Sicuramente ogni mattina sarà così ma non preoccupatevi l’organizzazione è molto efficiente e in meno di mezz’ora sarete sistemati su uno dei numerosi pullmini che vanno su e giù per la montagna. Man mano che si sale cresce l’emozione e ci si chiede come possano aver costruito una città fin quassù. Ricordate di non portare con voi zaini che superino i 20 L. Di capienza o non ve li faranno entrare. Appena entrati, la folle corsa per raggiungere le pendici del monte, non ci ha permesso neanche di gustarci i primi scorci di queste incredibili rovine che sono tra le 7 meraviglie del mondo. All’ingresso per Wayna Picchu c’è un registro che ogni visitatore deve firmare al momento dell’entrata e dell’uscita in modo che si abbia la certezza che nessuno si è perso o sia rimasto lassù. La salita è molto impegnativa ed è da intraprendere con molta cautela. All’arrivo in vetta, dopo circa un’ora, la vista di cui si gode è sicuramente bellissima e ti ripaga dello sforzo ma, secondo noi, senza dubbio merita di più la visione delle rovine che si ha dalla parte opposta, ossia dalla casa del guardiano. E’ consigliabile durante la salita non bere molto, vista la completa assenza di servizi igienici a parte quelli fuori dal sito. La discesa va affrontata con ancora più cautela per la rapidità di alcuni tratti e la larghezza ridotta di molti gradini. Ritornati giù abbiamo preso una guida che, nonostante la simpatia tipica dei peruviani, non si è dimostrata all’altezza dell’importanza storica del sito. E’ inutile sottolineare la meraviglia di questa città originale per l’80% della struttura e che, nonostante i continui ammonimenti, conta ingressi 5 volte superiori a quelli raccomandati dall’Unesco. In alcuni punti sono evidenti i segni di cedimento del terreno dovuti alle flotte di turisti che ogni giorno invadono Machu Picchu. Sedendosi alla base della casa del guardiano ad osservare il panorama vi sembrerà impossibile togliere gli occhi da una simile meraviglia, sarebbe un delitto venire in Perù e non vedere il Machu Picchu! Tornati ad Aquas Caliente ci siamo concessi un’ottima merenda da Indio Feliz. Alle 16.20 il vista dome è ripartito alla volta di Ollantaytambo ed il personale del treno ci ha divertito con improvvisati balletti e sfilate di moda. Arrivati in stazione abbiamo preso un bus collettivo, più economico rispetto al taxi, che per 10 soles a persona, ci ha riportato a Cuzco giusto in tempo per un’ottima cena al Jaudi Heidi (se siete intenzionati a gustarvi una delle tante delizie di questo locale franco-peruviano tenete presente che la cucina chiude molto presto anche nei fine settimana, intorno alle 21.30) 13 GIUGNO: L’aeroporto di Cuzco dista una mezz’oretta dal Samay Wasi; per un totale di 6 soles il taxi ci ha accompagnato allo scalo dove alle 11.25 l’aereo della Starperù (130$ a persona) è decollato alla volta di Lima. Se è possibile chiedete al check in di farvi sedere sul lato destro in modo da poter vedere durante il volo il Salcantay (6.271m). Yolanda però, dimenticandosi del nostro arrivo, non ha inviato nessuno a prenderci così, dopo una telefonata, tempo 10 minuti e un suo incaricato era già lì. Dopo aver posato gli zaini abbiamo fatto un giro nel mercato degli indios a Miraflores (il più economico e vario di tutto il nostro giro in Perù) e poi a cena al Chevichito, il ristorante solitamente consigliato da Yolanda. Ottimo pesce e brindisi di pisco per l’ultima notte peruviana a soli 50 soles a persona. 14 GIUGNO: Alle 20.00 decollerà l’aereo che ci riporterà a casa. Con 8 soles un taxi ci ha portato in Plaza Mayor, la principale di Lima, occupata da un’imponente cerimonia religiosa. Per il pranzo ci siamo trasferiti al quartiere Miraflores dove, su consiglio di Yolanda, abbiamo consumato il pranzo al Rincon Gaucho (Calle Malecon Armendariz 289); chiedete il piatto “4 carni”, con 150 soles vi sarà servito un vassoio con 4 ottimi tipi di carne argentina per più di un kilo di peso, il tutto bagnato da un ottimo vino sudamericano compreso nel prezzo. Vi consigliamo di fare un giro per il lussuoso quartiere Miraflores affacciato sul Pacifico e di visitare il bellissimo centro commerciale. INFORMAZIONI UTILI: – Le carte di credito non sono accettate in alberghi di categoria medio-bassa – Per telefonare in Italia è più conveniente usare i telefoni pubblici a monete rispetto addirittura ai call center – Può essere utile portare i binocoli – Abbiamo speso circa 1600€ a testa comprensivi di volo e souvenirs Il Perù è sicuramente un paese bellissimo e imperdibile con i suoi innumerevoli e diversi paesaggi, la gentilezza, la cortesia e la simpatia della sua gente e benché lo si possa immaginare un po’ arretrato dispone di guide preparatissime e mezzi di trasporto efficienti, segno tangibile che il turismo è un’autentica fonte di risorse.


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