Sulla strada romantica

Un susseguirsi di castelli, borghi incantati e splendide foreste
Scritto da: hummin
sulla strada romantica
Partenza il: 06/04/2019
Ritorno il: 12/04/2019
Viaggiatori: 2
Esistono tanti tipi di viaggio ma quelli on the road per me hanno sempre avuto un grande fascino, appena ne ho la possibilità salgo in auto e parto verso una nuova destinazione, pur non essendo un amante o un esperto di auto so perfettamente che questo è il modo migliore per godersi pienamente il fascino di un luogo. Quello che si concretizza stavolta è un progetto in cantiere da anni, un viaggio che per vari motivi più o meno importanti era sempre stato rimandato a vantaggio di altre destinazioni, vale a dire la Strada Romantica. Questo angolo di Baviera mi ha sempre affascinato ed incuriosito, paesaggi da fiaba lontano dalle grandi città, da vedere secondo me fuori stagione proprio per porteli vivere più intensamente, un susseguirsi di castelli, borghi incantati e splendide foreste. Io e mia moglie partiamo in aprile nella speranza di evitare il caos direttamente in auto dalla nostra Liguria, pianificando il percorso e prenotando le varie sistemazioni, ma in maniera non troppo rigida giusto per lasciarci la possibilità di cambiare idea strada facendo.

6 APRILE

Si parte senza fretta a metà mattinata consapevoli che questa sarà una sorta di giornata di trasferimento alla volta della nostra prima tappa, cioè Vipiteno. In effetti non c’è molto da dire se non che per nostra fortuna indoviniamo la giornata, il tempo è discreto e soprattutto non troviamo traffico e questo ci permette di arrivare a destinazione in poco più di quattro ore non prima però di esserci fermati per pranzo a Rovereto. Devo confessare che pur avendo girato molto per i vari mercatini di Natale che popolano la zona non avevamo mai avuto occasione di visitare questa città e, come spesso accade, ciò che è imprevisto e sorpresa si rivela positivo. Dire che Rovereto è molto affascinante è un’affermazione banale mi rendo conto, ma la verità è proprio questa, di sicuro vista nel periodo delle festività natalizie ha un fascino diverso ma per abitudine amo visitare le città nella loro normalità per non averne una visione troppo distorta. Rovereto offre molto da vedere, noi purtroppo abbiamo poco tempo a disposizione e, una volta pranzato, ci limitiamo ad una breve passeggiata che ci porta quasi casualmente al castello che sovrasta la città. Vi si accede facilmente dal centro storico senza dover fare grandi salite, è un mirabile esempio di fortezza alpina tardo medievale, sovrasta piazza Podestà dove si trova la sede del Municipio. La sue origine pare risalga al XIV secolo quando la famiglia Castelbarco decise di realizzare qui un presidio del suo potere, fu modificato fino ad ottenere la caratteristica forma pentagonale che ha oggi durante il periodo della dominazione veneziana. All’interno del castello è ospitato il Museo Storico Italiano della Guerra di cui, molto onestamente, ignoravo l’esistenza e che decidiamo subito di visitare, per esperienza infatti mai perdere una buona occasione, può sempre trasformarsi in una lieta sorpresa. Negli anni ho visitato molti musei di storia militare o comunque dedicati alla guerra in giro per tutta Europa e fino ad ora quelli che mi avevano colpito di più erano stati senza dubbio quelli in Normandia, un po’ per il significato che essi rappresentano e per i luoghi in cui sorgono mi sono sempre rimasti in mente e ammetto che quello di Rovereto è allo stesso livello. Innanzitutto la location è spettacolare, va detto che un castello medievale così ben conservato aiuta molto nella realizzazione, ma oltre questo le varie sale del museo sono allestite in maniera tale da condurre passo dopo passo il visitatore attraverso le tragiche tappe della storia moderna del nostro paese, le grandi guerre e battaglie che hanno segnato la nostra storia scorrono parallelamente all’evoluzione delle Forze Armate mostrando come il tempo ha cambiato anche la tragica arte della guerra. Una nota a margine vorrei farla per il personale del museo, l’ho trovato di grande disponibilità e gentilezza e credo sia giusto sottolinearlo, di solito in contesti simili regna la svogliatezza e la noncuranza qui invece il visitatore si sente ospite, guidato ma senza il rischio di sentirti oppresso o peggio ancora sorvegliato.

Ripartiamo alla volta di Vipiteno verso metà pomeriggio e lì trascorreremo la nostra prima notte. Generalmente non faccio nomi di hotel o ristoranti perché trovo che non abbia molto senso, ognuno infatti sceglie a seconda dei suoi gusti e delle sue tasche, ma mi piace anche fare delle eccezioni quando ne vale la pena, a Vipiteno abbiamo soggiornato più volte al Garni Farbe, è in pieno centro ma con un suo comodo parcheggio privato, accogliente e con prezzi alla portata di tutti. Dopo un po’ di riposo, ci dedichiamo alla cena in uno dei ristoranti lungo la via principale, giusto poi finire la giornata con una breve passeggiata fra le vie semi deserte di Vipiteno, l’avevamo sempre vista pullulante di vita e persone durante i mercatini di Natale ma devo dire che anche fuori periodo merita assolutamente.

7 APRILE

Si può dire che il nostro viaggio inizi oggi, nel senso che da Vipiteno oggi entreremo in Germania diretti a Fussen, la nostra prossima tappa. A posteriori ammetto che è stato un viaggio impegnativo, cambiare ogni sera hotel e i quasi 2000 km percorsi si fanno sentire ma nel complesso è una di quelle situazioni che ti fa arrivare a sera stanco ma felice. Sono circa 180 i km che ci separano dalla prossima tappa e per arrivarci si deve percorrere un po’ di autostrada austriaca, non dimenticate quindi di procurarvi in una delle stazioni di servizio lungo il percorso la vignetta, costa poco più di 9 euro ma il non averla vi espone al rischio di multe molto salate. Si arriva a Fussen in tarda mattinata giusto in tempo per visitare con calma il piccolo centro che devo ammettere risponde all’idea che me n’ero fatto, le tipiche case a graticcio si affacciano su una serie di stradine tranquille, il tutto dominato dal Castello Alto (Hohes Schloss) e poco sotto dal complesso barocco del monastero benedettino di San Magno. Fussen è oggettivamente piccola e si visita a piedi in poco tempo, proprio per questo dopo un breve giro in centro, giusto per prendere confidenza, risaliamo verso il già citato castello. Castello e monastero sono contigui, quindi si possono visitare facilmente, attualmente all’interno del castello è ospitata una collezione di dipinti risalenti al periodo tardo gotico-rinascimentale. Consiglio di visitare la basilica ai piedi del castello dove sull’altare principale sono conservate le reliquie di San Magno, il patrono della città, per poi risalire verso l’entrata del castello e qui fare due passi lungo le mura e all’interno del grande cortile giusto per assaporare un po’ l’atmosfera di altri tempi.

Le attrazioni principali di Fussen in realtà sono in città ma a pochi chilometri di distanza, cioè i castelli di Neuschwanstein e Hoenschwangau, il primo dei due è famosissimo perchè compare stilizzato nel logo della Disney.

Decidiamo di tentare la sorte nel primo pomeriggio consapevoli che probabilmente visiteremo solo uno dei due, premetto che in teoria la visita andrebbe prenotata online sul sito dei due castelli ma noi visto che il viaggio è nato all’improvviso non riusciamo a farlo. Quando arriviamo in biglietteria infatti verso le 15 la prima visita utile è alle 16:30, con un po’ di tempo da aspettare quindi decidiamo di affrontare coraggiosamente la salita al castello di Neuschwanstein. Ho usato l’avverbio coraggiosamente per gioco, ma la salita è lunga poco più di un km e abbastanza ripida quindi va fatta con calma. Personalmente non la consiglio, noi l’abbiamo fatta giusto per perdere tempo, oltretutto durante il percorso non si ha nessuna visuale del panorama quindi tanto vale approfittare della navetta che parte poco oltre la biglietteria. Non so se vi è mai capitato di voler vedere un luogo tanto da rimanerne profondamente delusi nel momento in cui riuscite a concretizzare l’intenzione, ma a me è successo questo. Avevo sempre visto il castello in foto splendide sotto la neve o circondato da una meravigliosa vegetazione e ritoccate ad arte e quando me lo trovo davanti resto impietrito. Non sto dicendo che sia brutto o che non valga la pena visitarlo però tra le impalcature che ne circondano una parte per i restauri, le frotte di turisti e gli alberi totalmente spogli a causa della primavera che tarda ad arrivare l’impatto è deludente. Diciamo che questo è un caso in cui la fama supera la realtà, le visite sono cadenzate ad un quarto d’ora di distanza l’una dall’altra e nonostante questo c’è parecchio caos, senza poi considerare che all’interno oltre a non poter far foto c’è poco, le sale più interessanti sono anch’esse sotto lavori con le immancabili impalcature. Il castello fu commissionato dal re Ludovico II di Baviera come ritiro personale ed omaggio al genio del musicista Richard Wagner da lui particolarmente amato, Ludovico pagò per la costruzione del palazzo coi propri fondi senza accedere al tesoro di Stato. Il re amava rimanere isolato dal mondo e questo luogo era divenuto per lui un rifugio personale, ma dopo la sua morte nel 1886 esso fu aperto subito al pubblico, desideroso di visitare quello che veniva decantato come un progetto fantasioso. Altro piccolo consiglio, molte guide suggeriscono proprio di alloggiare vicino al castello ma soprattutto di sera è una zona senza servizi obbligandovi quindi a spostarvi comunque a Fussen, suggerisco quindi di optare per una sistemazione in paese.

Da ricordare anche che come in tutti i paesi nordici o della mitteleuropa si cena prestissimo ed essendo fuori stagione i ristoranti osservano a volte più di un giorno settimanale di chiusura, occorre quindi muoversi presto, noi ad esempio cenavamo non oltre le 19 pena il rischio di trovare le cucine già chiuse. Per un italiano l’alimentazione non è molto varia ma almeno con il piatto unico si mangia abbastanza e a prezzi modici, certo dovete amare carne, crauti e zuppe. Discorso simile per le sistemazioni, noi abbiamo speso mediamente 80 euro a notte per hotel con colazione inclusa quindi un ottimo prezzo. Vale la pena fare una passeggiata di sera in centro a Fussen solo per scattare qualche foto al castello illuminato che sovrasta la città dalla sua collina e goderai l’assoluta pace, di certo se amate la mondanità non è la vacanza giusta ma se, come noi, preferite la tranquillità e l’assenza di caos sono luoghi ideali.

8 APRILE

Proseguiamo il nostro viaggio verso nord lungo la Strada Romantica diretti alla tappa successiva la città di Augusta o Augsburg. Come da prassi durante la notte ha piovuto ma le previsioni danno un miglioramento durante la mattinata quindi auspichiamo di riuscire a visitare la città senza bagnarci. Prima di parlare di Augusta un piccolo consiglio pratico. L’accesso al centro di molte città tedesche, fra cui ovviamente Augsburg, è subordinato al possesso di un tagliando apposito, pena multe salate. Noi lo compriamo prima di lasciare Fussen al TUV, che, da come ho capito, è un centro revisioni ma anche equivalente alla nostra motorizzazione, li con il libretto di circolazione dell’auto acquistiamo il pass al prezzo di 6 euro. Questo non ha scadenza e vale in tutte le città della Germania, direi che il rapporto prezzo-utilità è più che onesto, anche se potrebbe variare leggermente in base all’auto, in sintesi più vecchia è l’auto più potreste pagare il bollino esponendovi anche al rischio che questo non venga consesso. Il viaggio verso Augusta è caratterizzato da un po’ di pioggia e sopratutto dallo sfortunato incontro con una colonna di mezzi militari che ci costringe ad una velocità improponibile, fin quando per nostra fortuna il tanto vituperato navigatore ci fa deviare per una strada secondaria ponendo fine alla sofferenza. Arriviamo a destinazione in tarda mattinata, lasciamo l’auto in uno dei tanti parcheggi coperti che all’estero abbondano e che in Italia, non si capisce perché, è tanto difficile costruire. Augusta è una città quindi gli spazi sono completamente diversi da quello che abbiamo visto sino ad ora, la sfortuna è che in Germania il lunedì è il giorno di chiusura di musei e monumenti quindi non riusciremo a visitare granché, c’è comunque qualcosa di interessante da vedere nonostante tutto.

Il centro storico è molto affascinante, le classiche case a graticcio lungo strade lastricate creano una bella atmosfera, quasi fosse un viaggio nel tempo. Come in quasi tutte le città tedesche il punto di riferimento è la piazza del Comune (Rathaus) al centro della quale spicca imponente la torre di St. Peter. Da qui si raggiunge comodamente a piedi tutto ciò che vale la pena vedere, eccetto forse i bastioni della città che come logico sono posizionati ai quattro punti cardinali o ingressi. Noi riusciamo a visitare intanto la Cattedrale della Visitazione della Beata Vergine o più semplicemente Duomo di Augusta, uno splendido edificio romanico le cui origini risalgono forse al periodo tra il V e VII secolo e sarebbe carolingia, o meglio questo dice il ritrovamento di un transetto carolingio sotto la cappella di Sant Ulrico. Nel tempo la chiesa è stata goticizzata nel 1331 venne iniziata la costruzione delle volte gotiche delle navate; l’abside occidentale e le cappelle di Sant’Andrea e Sant’Ilario vennero trasformate fra il 1325 e il 1343 con il completamento anche del portale nord. Infine a partire dal 1356. venne intrapresa la ricostruzione, grandiosa, del coro orientale secondo lo stile gotico di Peter Parler. Il portale meridionale con il suo programma figurativo mariologico deve essere stato completato intorno al 1370. Il coro orientale fu consacrato solo nel 1431. Oltre al duomo consiglio la visita della Basilica dei Santi Ulrico e Afra, altro esempio di gotico tardo rinascimentale. Vorrei fare un breve discorso a parte per la Fuggerei, si tratta di un quartiere popolare di antica origine che prende il nome dalla famiglia Fugger che ha caratterizzato tutta la storia della città. Rappresenta un luogo dove i cittadini bisognosi di Augusta possono trovare un alloggio. Si tratta del più antico esempio al mondo di edilizia popolare ancora esistente e di una delle fondazioni più famose di tutta Europa. Jacob Fugger fece costruire le prime case nel 1516. Nel 1523 ne erano già state realizzate 52. I cancelli vengono chiusi di notte, quindi la Fuggerei è molto simile ad una piccola città indipendente medioevale. Il canone d’affitto della Fuggerei era (ed è ancora) un Fiorino Renano all’anno (equivalente a 0,88 euro) e tre preghiere al giorno per il fondatore della Fuggerei. Le condizioni per potervi abitare sono ancora oggi le stesse che nel 1521: si deve essere nati ad Augusta, essere cattolici e indigenti. I cancelli vengono ancora chiusi ogni giorno alle 22:00. Non esistono alloggi condivisi, ogni famiglia ha il proprio appartamento. Ogni edificio contiene 2 appartamenti, uno per piano. Ogni appartamento è composto da una cucina, un soggiorno, una camera da letto ed una piccola stanza, per un totale di circa 60 metri quadrati. Gli appartamenti a piano terra hanno un piccolo giardino con un ripostiglio per gli attrezzi, mentre quelli al primo piano dispongono di un solaio. Se capitate ad Augusta non perdete l’esperienza di visitare la Fuggerei, ma mi raccomando il rispetto e il silenzio per chi qui ancora vive, soprattutto persone anziane e malate, non è solo un’attrazione turistica ma la riscoperta di uno dei più importanti esperimenti sociali mai realizzati.

Ripartiamo da Augusta a metà pomeriggio, non dormiamo qui perchè in fase di ricerca i prezzi degli alloggi erano esorbitanti, ma basta allontanarsi di poco in realtà per trovare occasioni migliori, ci sistemiamo nel minuscolo paese di Donauworth. C’è una pittoresca via principale costeggiata dalle immancabili case a graticcio e un interessante centro storico sul fiume, che di sera acquisisce ancora più fascino. Anche qui come da prassi si va a cena presto nell’unico (o quasi) ristorante del paese, per poi goderci un po’ di riposo e prepararci alla tappa successiva.)

9 APRILE

Oggi si parte verso quella che è secondo me la perla della Strada Romantica, cioè Rothenburg ob der Tauber senza dubbio il paese più famoso e fotografato lungo questo straordinario percorso. Come da abitudine al nostro risveglio la giornata è uggiosa, di notte ha piovuto ma le previsioni danno un progressivo miglioramento., ci mettiamo in strada relativamente presto consapevoli che tra limiti di velocità e traffico ci vorrà comunque un po’ di tempo. Arriviamo a Rothenburg verso metà mattinata, riusciamo subito a passare in hotel per lasciare i bagagli e finalmente anche l’auto. Troviamo infatti una sistemazione poco fuori le mura della città, da lì in neppure cinque minuti siamo già nel centro del paese, immersi in una splendida atmosfera d’altri tempi. Rothenburg è uno splendido paese medioevale, circondato da una cinta muraria che in buona parte è percorribile, il centro è caratterizzato dal solito susseguirsi di viuzze costeggiate dalle solite e coloratissime case a graticcio. Se da un lato si ha l’idea di trovarsi in un paese di spiccata vocazione turistica, lo dimostrano i moltissimi negozi di souvenir e memorabilia e i gruppi di turisti che invadono le sue vie, dall’altro si intuisce immediatamente come qui ci sia effettivamente una magia nell’aria, ancor più forte durante le feste natalizie. Appena entrati facciamo subito una passeggiata sulle mura civiche o Stadtmauer, racchiudono il centro storico, che sorge sul culmine del colle, sono percorribili a piedi nel cammino di guardia. Erette fra il XIV e il XV secolo, sono munite di 43 fra torri, bastioni e di porte e permettono di avere una bella visuale della città quasi a 360 gradi. Consiglio assolutamente di vedere il Burggarten, il giardino nello sperone roccioso sul fiume Tauber conserva l’unico resto dell’antica rocca imperiale, la Blasiuskapelle a pianta quadrata e databile fra il XII e il XIII secolo. Stupenda è la veduta sulla valle del fiume con il Castelletto di Toppler, grossa torre a graticcio del 1388, il ponte sulla Tauber originariamente del XIV secolo poi rifatto e il santuario tardogotico del 1472-79.

Il punto in assoluto più famoso della città è però è quello che viene chiamato Plonlein, di fatto è un incrocio di strade con case a graticcio e la poderosa torre quadrata del secolo XIII sovrastante la porta detta Kobollzeller Tor, molto pittoresco e che negli anni si è trasformato in una vera e propria icona della città. Se volete fare una fotografia qui aspettatevi di dover attendere pazientemente il vostro turno, e se la pazienza è la vostra forza allora non mancate di tornarci di sera, l’atmosfera diventa ancora più magica. Rothenburg in realtà offre anche molto altro, c’è una meravigliosa piazza centrale la Markplatz su cui si affaccia il Rathaus cioè il municipio e subito accanto a questo la Fontana di San Giorgio, però quello che alla fine catalizza l’attenzione di tutti i turisti che mettono piede qui sono i negozi di Kathe Wohlfahrt dove in pratica è Natale anche ad agosto con 30 gradi di temperatura. Ammetto che l’atmosfera è particolare e molto accattivante, c’è da dire che i prezzi non sono popolari quindi il mio consiglio è di non lasciarsi prendere troppo dall’entusiasmo pena rimetterci un mese di stipendio.

La giornata volge al termine ed è stata estremamente piacevole, non manchiamo di fare una bella passeggiata fra le vie di questo gioiello anche di sera dopo aver cenato relativamente presto come d’abitudine ed esserci goduti le vie di Rothenburg finalmente semi deserte e tranquille.

10 APRILE

Oggi il viaggio continua verso sud, si inizia lentamente a tornare indietro, prima della fine ci sono altre tre tappe da fare e la prima di queste è la cittadina di Nordlingen. Partiti da Rothenburg in realtà facciamo una sosta intermedia nel piccolissimo centro di Asbach, abbiamo letto infatti che il centro storico è molto interessante e decidiamo di tentare. Parlare di piccolo centro in questo caso è una definizione calzante, arriviamo durante il mercato e questo rende il paese abbastanza vivo e colorato, per il resto siamo sulla falsariga delle altre cittadine viste fino ad ora, molto carine, ordinate dominate e sviluppate intorno alla piazza del mercato e del Municipio. Dopo un’ora circa risaliamo in auto alla volta della nostra meta, oggi ci fermeremo a Nordlingen, la stanchezza ed i chilometri accumulati iniziano a farsi sentire ed abbiamo bisogno di rifiatare un po’. In termini di comodità ci siamo superati, l’hotel è proprio nella piazza centrale del paese davanti al Rathaus, il che ci permette di parcheggiare l’auto e di non riprenderla fino all’indomani. Questa cittadina ricorda Rothenburg ma senza averne realmente il fascino, c’è un tocco di modernità a mio parere eccessiva e che stona un po’ in questo contesto. Con questo non voglio sminuirla, vale la pena trascorrervi una giornata, si può passeggiare su una sezione piuttosto lunga delle mura ammirando la città dall’alto ad esempio e già questo porta via un po’ di tempo.

Nordlingen ha una storia particolare nel senso che si trova al centro di una pianura, quella del Ries, che pare essersi formata dall’impatto di un meteorite e proprio per questo motivo esiste un museo appositamente dedicato alla questione. Il centro storico è dominato dal Daniel, il campanile della chiesa tardo gotica di St. Georg, alto 90 metri e dalla cui sommità si può ammirare un bel panorama sulla città e sulla pianura circostante.Altri edifici degni di nota, risalenti al Medioevo e al Rinascimento, sono la Tanzhaus (Casa dei festeggiamenti), il Rathaus (Municipio), il Weinmarkt con belle case borghesi, una serie di case a graticcio e il Magazzino del sale, oggi Archivio della città. A mio parere la passeggiata sulle mura permette di godersi al meglio la città, anche perchè si può scendere e risalire sulle stesse in vari punti in quella che è la parte più antica, dove le case, se pur abitate, hanno mantenuto il loro aspetto originale e non sono state mai modificate o snaturate. C’è anche la possibilità di vedere un piccolo mulino ad acqua ancora funzionante, quello che stona è vedere automobili parcheggiate ovunque, in un antico centro medievale mi pare non c’entrino molto. Come a Rothenburg il calar della sera cambia volto al centro, in giro c’è pochissima gente e non appena il buio prende il sopravvento le case, le piazze e i vari monumenti illuminati assumono un fascino nuovo e inaspettato. Per me che amo la tranquillità ma ancor di più la fotografia è un’occasione unica, ho tutto il tempo di passeggiare e portarmi a casa qualche scatto come ricordo indelebile dell’esperienza vissuta.

11 APRILE

Il viaggio è quasi terminato, tanto che oggi si lascia la Germania per far tappa in Austria nell’avvicinamento graduale a casa. Destinazione vuole che sia il mio compleanno, e non trascorrerlo lavorando è già una buona cosa, ad ogni modo la prossima tappa è Innsbruck. Il trasferimento è abbastanza lungo, circa 300 chilometri, ma ci arriviamo in tarda mattinata senza scossoni o particolari problemi, sistemandoci in un hotel qualche km fuori dal centro per non avere problemi di parcheggio. Siamo già stati in questa città altre volte, sempre per i mercatini di Natale e alla lunga questo secondo me non è un bene, certo da un lato si gode di una atmosfera particolare ma dall’altro si ha una percezione falsata della città stessa, anche per questo mi fa piacere concedermi una nuova occasione in un momento diverso dell’anno. Quando arriviamo in centro è ora di pranzo e purtroppo il Palazzo Imperiale oggi è chiuso per lavori di restauro, considerando che abbiamo già visto tutto in precedenti occasioni ne approfittiamo per fare due passi e acquistare souvenir. Innsbruck è famosa soprattutto per il Tettuccio d’Oro, si tratta di un erker o letteralmente una sorta di terrazzo o piccola veranda ricoperta di tegole di rame dorato. Da tenere presente che questo si trova sulla facciata del Neuer Hof, antico palazzo dei Conti del Tirolo, costruito intorno al 1420 per volere di Federico IV d’Asburgo come residenza, e in ricorrenza dell’anno 1500 Massimiliano I fece aggiungere dall’architetto Niklas Türing il Vecchio il celebre erker che realizzò tra il 1494 e il 1496. Da bravi turisti facciamo un salto anche al negozio Swarovski, orgoglio della città, nonostante sia invaso da turisti cinesi in trance agonistica e una più rilassante sosta al Caffè Sacher, versione mignon di quelli di Vienna e Salisburgo ma pur sempre apprezzabile.

Tornati in centro per la cena ci concediamo una passeggiata al chiaro di luna fra le vie del centro, meno caotiche del pomeriggio senza gruppi di turisti, alla fine se ci si riflette bene per apprezzare un luogo è principalmente questione di tempismo e occasioni, Innsbruck non mi ha mai fatto impazzire ma vista in una situazione diversa sono finalmente riuscito ad apprezzarla.

12 APRILE

Ultima tappa del viaggio e rientro in Italia, la scelta cade su Verona, non ci siamo mai stati e può essere l’occasione giusta per visitarla. Anche qui hotel un po’ fuori dal centro, anche perché è pedonale e quindi sistemare l’auto sarebbe un problema. Abbiamo l’intera giornata per vedere la città e cerchiamo di percorrere le tappe che costituiscono un must, il problema è che un conto è sentir parlare di una cosa un altro è vederla di persona. L’arena di Verona è un simbolo, un pezzo di storia e un mito per chi ama la musica e la sua bellezza è innegabile, un po’ più discutibile è il fatto che in una struttura di duemila anni fa vengano fatte accedere frotte di persone, senza tenere conto che essendo luogo di concerti e spettacoli è perennemente sotto lavori con impalcature e zone ad accesso vietato. Vale la pena rischiare in questo modo di distruggere un simile patrimonio dell’umanità? A mio parere no.

L’altra grande delusione è la famosa casa di Giulietta, pubblicizzata in tutto il mondo, tanto che per accedere al cortile c’è una coda che neppure allo stadio. Il problema è che una volta entrati ci si domanda “chi me l’ha fatto fare?” La statua della malcapitata fanciulla è circondata da gente che si fa fotografare con una mano piazzata sulle sue pudenda, questo perché porta fortuna ma sarebbe bello se Shakespeare potesse vedere la scena con i suoi occhi. Non parliamo poi dei buttafuori da discoteca che regolando l’accesso al terrazzo e le pareti del cortile ricoperte da gomme da masticare a graffiti di dubbio gusto ed incomprensibile significato, d’accordo che si tratta di ragazzini alle prese con le pene d’amore ma a me questo sembra degrado. E’ uno sfogo che deriva dalla frustrazione di vedere il Paese più ricco e cultura del mondo non sapersi valorizzare e gestire, quando basterebbe poco per poterlo fare.

Detto questo veniamo alle cose belle di Verona e sono veramente tante, a cominciare dalle sue vie, è una città ricca di attrattive, la definirei un capolavoro. Ponte di Castelvecchio, Piazza dei Signori, Porta Borsari, Castel San Pietro passando per la Basilica di San Zeno Maggiore o il Duomo di Santa Maria Matricolare, uno sterile elenco di meraviglie che per essere apprezzate vanno viste di persona, di giorno e di sera per capire come l’assenza del solito caos disorganizzato e maleducato rende tutto migliore.

Alla fine di tutto dopo 2000 km circa ed una settimana intensa torniamo a casa carichi di souvenir e splendidi ricordi ed esperienze.

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