Sulla neva a san pietroburgo
Questo viaggio nella capitale degli zar sarà per me molto dispendioso, infatti, d’ora in avanti dovrò condividere il mio tempo e le mie energie con due persone diverse; la vita notturna in compagnia del mitico Uccio amico di tante battaglie e gozzovigliate ( vedasi il post sul sito TPC “ Praga tra arte e divertimenti” dello scorso anno) e di giorno insieme ad Olga una brava e compita ragazza del luogo conosciuta via internet, la quale ha rappresentato il mio fidato e originale Cicerone. Purtroppo nessuno o quasi dei russi parla inglese per cui la sua presenza è stata fondamentale in diversi momenti; dall’acquisto di una sim card russa al fermare i taxi per non essere truffato sul prezzo e ovviamente per farmi conoscere e descrivermi i vari siti visitati.
La prima mattinata a San Pietroburgo la utilizziamo per prendere contatto con la città; decidiamo di percorrere la Prospettiva Nevsky a piedi 5 km ad andare e 5 km a tornare. Durante il tragitto notiamo subito il sovraffollamento di persone, il traffico caotico e le automobili talmente vecchie che da noi non solo non supererebbero la revisione, ma credo che lo stesso sfasciacarrozze si rifiuterebbe di prenderle in deposito per paura del tetano.
Le scritte in cirillico non ti permettono di individuare a primo acchito i negozi e i ristoranti, spesso capitava di vedere un logo colorato simile a quello delle nostre compagnie telefoniche, ma magari si trattava di una profumeria o di un sexy shop. Alcuni tratti della Nevsky sono molto simili ad Amsterdam, cosi come il tempo pazzerello, addirittura dal ponte dei leoni è facile confondersi con la capitale olandese per via degli speculari palazzi laterali e dei battelli che viaggiano lungo la Neva.
Abbiamo fame e ci fermiamo in un ristorante arabo a mangiare costolette d’agnello e spiedini speziati. Qui conosciamo l’ambasciatore di Andorra che subito dopo pranzo avrebbe dovuto incontrare il direttore dell’Hermitage per uno scambio culturale. Con lui mi faccio una bella chiacchierata in catalano, Alghero la mia città e Andorra la sua sono gemellate, e lui ci invita ufficialmente nel Principato per una vacanza quando l’avessimo ritenuto più opportuno. Dopo questo incontro di carattere istituzionale ritorniamo verso casa e a metà strada all’internet point Café Max l’appuntamento con Olga. Al suo arrivo entrambi siamo molto emozionati dopo 50 giorni di video-chat finalmente ci abbracciamo per la prima volta e ci scambiano le prime impressioni sulla sua città. Lei lavora come farmacista in pieno centro e da poco ha ripreso a studiare all’Università economia e finanza per poter passare da semplice dipendente a titolare di farmacia. La prima visita ai monumenti e alle bellezze artistiche di San Pietroburgo è la Chiesa sul sangue versato in una traversa della Nevsky. In lontananza vediamo questo gioiellino che ci fa rimanere a bocca aperta, una caramellina dorata, dai mille colori inebrianti dai mosaici colorati e ricchissima di cupole. All’interno le iconografie del Salvatore sovrapposte una sull’altra la rendono maestosa. Non si potrebbe fotografare se non a pagamento ma come non di rado capita(vedi hermitage ma non solo) le vecchiette adibite al controllo spesso dormicchiano sulle sedie e ci si diverte a seminarle. Nella peggiore delle ipotesi parlano in russo quindi non si ha modo di replicare alle loro reprimende.
Di fronte alla Chiesa è piazzato il mercatino di strada dei souvenir aperto tutti i giorni dove si trovano cosette molto caratteristiche. Io compro un bracciale e un cofanetto in serpentina tipico dei monti Urali, un paio di orecchini in ambra, uno scialle tipico russo e un pavone in ceramica fabbricato a San Pietroburgo ( loro ci tengono molto a sottolinearlo!). Saluto Olga, dandole appuntamento all’indomani e con Uccio lentamente proseguiamo verso casa dopo esserci fermati a fare un po’ di acquisti in un supermercato. Acqua, pasta, sugo, birra, succhi di frutta e biscotti, spendendo circa 20 euro più o meno quanto avremmo speso in Italia con la differenza che i sacchetti di plastica li paghi svariati rubli. Ci organizziamo la nostra pennichella e puntiamo la sveglia ad un’ora utile per poter iniziare alla grande la nostra serata in discoteca. Tra le varie opzioni disponibili scegliamo il magrib un locale non lontano da casa, ma la mia impressione è tutt’altro che positiva. Molto turistico, carico di professioniste e con musica martellante spacca casse. Pessima soluzione ci trasferiamo al Marstall vicino alla chiesa sul Sangue versato e qui la serata si anima un pochino. Conosciamo due ragazze del posto Irina e Tatiana e con loro balliamo e beviamo alcune birrette. La birra russa non è un granché ma per fortuna nei pub si trovano birre danesi, ceche e irlandesi, nonché heineken in bottiglietta.
Sui locali notturni di San Pietroburgo è bene specificare degli aneddoti alcuni molto curiosi; la musica dance va per la maggiore e canzoni per noi da serata revival per loro rappresentano il massimo della follia in pista. I Bangles, gli Europe, i Culture Club, i Village People, prima e russian rock music per la quale impazziscono letteralmente. Di cantanti italiani conoscono e addirittura mitizzano Adriano Cementano e ogni tanto i dj propongono brani di Tiziano Ferro. La caratteristica di ogni locale nonché la moda del momento, oltre agli occhiali da sole scuri è quella di assistere estasiati a spogliarelli femminili con vestitini anni 60 e scene teatrali in stile Marilyn Monroe con tanto di presentatore e showman. Gli spogliarelli maschili vengono inscenati dai machi e palestrati russi con tanto di catene e pantaloni in pelle. Scene per noi desuete che magari sono proposte in occasioni particolari come l’8 marzo e che possono interessare e attrarre l’attenzione di signore attempate e niente più. Qui invece è all’ordine del giorno! Altri due aspetti mi preme mettere in evidenza, il primo è tutto sommato positivo e ciò l’abitudine di intervallare la musica dance con dei lenti, in maniera da velocizzare e concretizzare i contatti con le ragazze preventivamente individuate. Il secondo aspetto curioso è che all’entrata trovi sempre il servizio di sicurezza che ti perquisisce e magari può succedere come è capitato a noi che vangano requisite le gomme da masticare. Alla nostra richiesta di spiegazioni ci viene risposto che l’abitudine diffusa è quella di appiccicare il chewingum nella giacca del vicino. Incredibile ma vero! La mattina seguente l’incontro con Olga avviene alla fermata della metro vicino a casa. Devo aspettare un po’ perché il traffico, che rappresenta il male atavico di questa città, impedisce all’amica di arrivare in tempo all’appuntamento. Poco male, ne approfitto per curiosare sui modi e le abitudini della gente. Noto che il livello di povertà è molto alto soprattutto tra le persone anziane, le ragazze russe sono abbastanza carine ( mai a livelli di Praga!), dovrebbero curare più il vestire scegliendo dei jeans da modellare al corpo, magari evitando gli stivali con i tacchi a spillo per passeggiare e/o le ballerine con il fiorellino in punta che da noi non si trovano nemmeno come fondi di magazzino nelle peggiori boutique.
I ragazzi russi sono molto rudi, spesso robusti e invadenti, abbastanza rozzi nel modo di muoversi e di camminare.
La mia impressione su questo popolo è molto simile a quella vista nei documentari dell’istituto luce, come erano gli italiani subito dopo la guerra e magari come saremmo ora se gli americani non ci avessero indicato per tempo the right way! La metropolitana di San Pietroburgo è bellissima, elegante e imperiale e i treni sono velocissimi ed efficientissimi. I mezzi di trasporto in città sono svariati, oltre gli autobus ( non si può sbagliare arrivano tutti sulla Nevsky) e i filobus. Esistono dei minibus collettivi ad uso promiscuo più veloci e snelli di quelli tradizionali.
La cosa più simpatica per spostarsi sono però le auto civili. In qualsiasi momento del giorno e della notte è sufficiente sporgere il braccio e stoppare un qualsivoglia automobilista che gira per i fatti suoi e che è sempre disposto a darti un passaggio. Ti può capitare di sederti in una lava o in una 128 scassata, senza freni, con le portiere scassate guidata da uno che parla solo russo, piuttosto che su una mercedes recente con stereo, bluetooth e autista che parlotta inglese. Anche questo aspetto rende la città unica nel suo genere! Scendiamo alla fermata che ci porta nei pressi della fortezza di Pietro e Paolo. Mi faccio la classica foto a fianco alla statua di Pietro il Grande e proseguiamo fino ad arrivare alla cattedrale riconoscibile dalla sottilissima guglia. All’esterno sulla destra prima dell’ingresso l’area sepolcrale che custodisce le spoglie di personaggi famosi. L’interno in stile barocco è bellissimo, vi è la tomba di Pietro il Grande affollata da turisti di varie nazionalità. Molto interessante è anche il panorama sulla Neva dal Bastione di Naryshkin dove è possibile ammirare il palazzo d’inverno e una fontana in mezzo al fiume che rivista di notte intorno alla mezza rappresenta uno scenario mozzafiato perché viene accesa da mille luci e colori che si intrecciano tra loro.
Finita la visita alla fortezza riprendiamo la metro per tornare sulla prospettiva Nevsky. Visitiamo il centro commerciale Gostiny Dvor dove in un negozio di computer acquisto un’originale tastiera bilingue, russo-latina. Lo shopping non rappresenta una grande attrattiva in Russia se non per i CD e i DVD che si trovano a prezzi molto vantaggiosi sia all’interno dello stabile del metrò sia nei sottopassaggi.
Sono molto stanco e decido di rientrare a casa dove mi aspetta l’amico Uccio che ha appena conosciuto Vlada una ragazza di 18 anni della quale si innamorerà perdutamente per tutta la vacanza, nonostante ventisei anni di differenza. A letto presto perché domani dovrò visitare Peterhof in battello a circa 30 minuti da San Pietroburgo. La cosa che più mi colpisce di questo complesso è la grande cascata al centro dei giardini e tutte le varie fontane immerse nell’oro che la rendono sublime. Molto bello anche il Grande Palazzo.
Terminata la visita al palazzo la mia amica insiste per una scappatina a casa sua, non molto distante da li, improvvisa e non preordinata. La casa è molto piccola ma essenziale, tutta in parquet e con una cucina molto carina. Mi fa assaggiare il borsh una zuppa di verdure a base di barbabietole squisita che sistema il mio stomaco non del tutto a suo agio in questa vacanza. Saluto Olga e in taxi rientro a casa dove mi riposo prima di uscire per la notte. La sera con Uccio conosciamo il papangia club, forse il posto più interessante e ricco di bellezze del luogo che ci invoglia a rimanere fino alle sei del mattino.
Questo fuori programma mi impedisce il giorno dopo di visitare l’Hermitage e il Kunstkamera ( museo degli orrori) ma non il museo russo, consiglio vivamente le opere di Karl Brjullov vero genio della pittura. Riesco a fotografare l’Ammiragliato e a gustarmi la vista sulla città dalla cattedrale di Sant’Isacco.
A pranzo mi fermo in un ristorante russo sulla Nevsky dove assaggio i pelmeni, ravioloni di manzo serviti con panna acida e come digestivo la vodka per la quale personalmente non impazzisco.
L’appuntamento con l’amico Uccio è a mezzanotte in piazza dell’Hermitage dove sotto la pioggia si esibisce il nostro Andrea Bocelli che la folla apprezza tributandogli un’ovazione. L’ultima notte a San Pietroburgo la passiamo in un localino molto noto in città, il Revolution che non rappresenta un’attrattiva particolarmente coinvolgente. Purtroppo il grosso handicap per noi italiani cui non siamo più abituati e il fattore fumo nei luoghi pubblici. Dai locali, ai taxi, ristoranti, autobus dovunque fumano tutti e sottolineo tutti i russi e le russe che ho incontrato. Questa situazione mi ha comportato uno stato di disagio non trascurabile anche perché non esistono impianti di ricircolo d’aria. Forse, insieme a Marilyn, ai Mac Donald’s ricolmi di gente, agli spettacoli stile Happy days, la sigaretta rappresenta un sintomo di emancipazione e riscossa sociale per la stragrande maggioranza di loro.
In definitiva questo viaggio in Russia ha rappresentato per me un’ulteriore momento di accrescimento personale e la voglia di conoscere è prevalsa sui piccoli inconvenienti che ogni tanto capitano.