Sull’isola di Bali

Tour dell'isola in 17 giorni
Scritto da: risafra
sull'isola di bali
Partenza il: 21/11/2011
Ritorno il: 09/12/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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“Italiani? Do you want mushrooms?” Purtroppo è così, soprattutto quando si è due italiani, sulla trentina e senza ragazze al seguito. Ci è stata ripetuta questa domanda quasi ovunque sull’isola; segno ahimè, che il turismo nazionale annovera ancora una larga fetta di irresponsabilità. Analoghe domande le ho ricevute in Thailandia, in Egitto, a Capo Verde, in Brasile… cambiava solo l’offerta. A Bali offrono funghi allucinogeni e ragazzine di 16 anni a meno di 15 Euro a prestazione. A Kuta soprattutto, ma anche al nord dove i controlli sono forse meno presenti e la polizia latita clamorosamente. Non voglio certo distruggere a priori l’immagine turistica dell’isola ma mettere solo in guardia coloro che dalle recensioni paradisiache s’aspettano l’Eden. Di Eden ce ne è tanto a Bali, bisogna aver pazienza nel cercarlo però. Siamo partiti con un volo Cathay pagato 690 Euro A/R a persona complice una buona offerta e la bassa stagione. Scalo ad Hong Kong: aeroporto lussuoso, profumato, pulitissimo e meravigliosamente intuitivo a livello di informazioni (il nostro Malpensa sembra in rapporto un aerodromo di qualche savana africana). In quattro ore si è poi a Bali serviti, curati ed assistiti come le sole compagnie arabe/orientali sanno fare (mai ho visto così tante volte pulire le toilettes del velivolo durante il volo). Sbrigate le formalità doganali che prevedono il pagamento di 25 Dollari/Euro per il visto turistico (tenetene da parte altri 15 perché vi serviranno alla partenza per le tasse d’imbarco, solo contanti, niente carte di credito come dice la famosa guida turistica) all’uscita dall’aeroporto si è assaliti, oltreché dal caldo, da una miriade di tassisti pronti a portarvi ovunque. Pagate in Rupie (ci sono un paio di cambi/bancomat all’interno dell’aeroporto per un primo prelievo iniziale) e – cosa che ho visto al ritorno – dirigetevi verso le partenze dove c’è meno caos e trovate più facilmente un tassista che ha appena scaricato qualcuno con il quale otterrete sicuramente un prezzo più vantaggioso. In linea di massima per Kuta o Sanur vi chiederanno 100.000 Rupie, circa 9 Euro che diventeranno 15 Euro se pagherete con valuta europea. Ripeto, se ci riuscite, pagate in Rupie. Se rimarrete agli arrivi, fate attenzione ai portaborse che con solerzia vi afferreranno la valigia, spacciandosi per amici del tassista, ma poi chiederanno con altrettanta solerzia un corrispettivo. Un semplice “no” non appena vi afferreranno la borsa va benissimo e non sarete importunati. In aeroporto – fuori dagli arrivi – c’è comunque un “Info Taxi” con prezzi concordati a cui pagherete il biglietto e che vi assegnerà l’autista. Internet? Ci sono reti wi-fi libere ovunque. Sicurezza? Un po’ di attenzione a Kuta ma per il resto si è tranquilli sempre ed ovunque. Guida e traffico? Abbastanza ordinato ma con il piede tendente ad accelerare. Mance? Non necessarie ma gradite. Questo per iniziare.

Abbiamo voluto fare un tour conoscitivo dell’isola spostandoci ogni 2/3 giorni per cercare così di avere un quadro complessivo della destinazione. A tour concluso (17 giorni), le tappe sono state: Sanur, Ubud, Bedugul, Lovina, Pemutaran, Kuta e Padang Bay. Non facendoci mancare nulla e dormendo in alloggi decorosi le spese extra volo (alloggi, cibarie, escursioni, …) si sono aggirate attorno ai 500 Euro a persona. Per gli alloggi ci siamo affidati ai vari autisti/tassisti che solitamente vi porteranno ad una sistemazione a seconda del budget da voi esposto; lì il proprietario vi farà vedere l’alloggio e poi esplicherà il prezzo. Contrattare vale solo quando vi è in ballo la durata del soggiorno o se siete in bassa stagione. Se l’alloggio/prezzo non vi andrà bene sarete liberi di dire di no proseguire con il vostro tassista/autista per un’altra sistemazione. Se invece vi accorderete, il vostro accompagnatore riceverà una ricompensa dal gestore dell’hotel/alloggio quindi – se proprio – non è indispensabile lasciare una mancia.

Sanur ci ha accolto con una spiaggia ombreggiata e meravigliosa e con un mare cristallino. Il paesino è di per sé abbastanza tranquillo, i venditori non sono insistenti ma la qualità in vendita lascia molto a desiderare. Cianfrusaglie, oggettistica di basso artigianato e false imitazioni di marchi prestigiosi. Sanur è la località forse più costosa dell’isola fors’anche perché qui svernano benestanti anziani di mezzo mondo. Comunque si può mangiare bene ovunque e – cosa simile in tutta l’isola – si può girare in tutta tranquillità ovunque ed a qualsiasi ora. Il “Mango” – dove alloggiavamo ci è costato circa 32 Euro a camera/notte con la tipica colazione da hotel balinese (caffè, frutta, succo, pancake o toast con marmellata e uova). Buon hotel, rivelatosi comunque il più caro tra quelli da noi visitati nel resto dell’isola. Appunto qua che quasi tutti gli alberghi/ristoranti/negozi dell’isola accettano le carte di credito ma tutti applicano una commissione del 2,5 o 3 % alla transazione. Fate sempre attenzione se il menù del ristorante o il listino dell’hotel pratica prezzi lordi o al netto di tasse (21% hotel 10% ristoranti). Prezzi troppo bassi spesso indicano che verrà applicata poi la tassazione. Sanur offre interessanti escursioni (evitate il parco degli elefanti per la sola pietà che quegli animali meritano per il loro sfruttamento) via mare alle isole vicine per giornate di snorkeling (vi chiederanno sui 24 Euro a coppia ad uscita). Ma qui con una buona guida, chiedendo in hotel o semplicemente rivolgendosi al primo passante ci si può sbizzarrire; dal rafting alle passeggiate a cavallo, dall’ascesa al vulcano al giro in mountain bike. Consiglio di evitare i cambi “autorizzati” se non per cambiare piccole cifre. Meglio prelevare con il bancomat ed avere la certezza del cambio (a Kuta sono dei maghi nel far sparire i soldi…). Da Sanur siamo andati ad Ubud con una 15ina di Euro via taxi. Se volte acquistare souvenirs od oggetti di ottima qualità fatelo solo qua. Nel resto dell’isola girano solo cianfrusaglie e chincaglierie. Quadri, oggetti di legno, artigianato fine… non a buon mercato, ma l’affare si può sempre fare. Ad Ubud si può trovare dalla piccola statuetta in legno di pochi Euro al divano intagliato da migliaia. Ubud, oltre alle produzioni artistiche, offre interessanti passeggiate nei suoi dintorni, costosi e bellissimi ristoranti dove assaporare una cucina sublime ma anche semplici bar che offrono spuntini deliziosi a buon prezzo. Il Terrace, l’hotel dove abbiamo soggiornato, ci è costato circa 24 Euro a notte con la solita colazione. E’ in centro al paese, vicino al parco delle scimmie. Pulitissimo, con una graziosa piscina utile dopo una lunga passeggiata fra campi e risaie. Accennavo il parco delle scimmie o “Monkey Forest”: l’ingresso costa poche rupie ma il divertimento all’interno è assicurato. Scimmie allo stato brado che chiedono banane e si fanno fotografare volentieri. Meglio andarci il mattino preso o la sera tardi per non trovare il classico pienone di turisti.

Da Ubud ci spostiamo a Lovina facendo tappa a Bedugul. Il taxi ci costa circa 20 Euro. Bedugul come città non offre nulla ma i suoi templi sul lago valgono la pena per una sosta di mezza giornata. La fortuna ha voluto che proprio quel pomeriggio ci fosse un’importante cerimonia. Inutile dire che lo spettacolo del panorama aggiunto ai bianchi colori cerimoniali ci ha regalato uno splendido pomeriggio. La sera la passiamo a Lovina al Lovina Beach Bungalow che è stato sicuramente il peggior alloggio trovato in tutto il nostro tour. Albergo fuori dal paese, sporco, su una spiaggia meravigliosamente nera ma anche zeppa di rifiuti (i locali ci hanno detto che l’albergo non li paga a sufficienza per tenere la spiaggia pulita davanti ad esso). Circa 20 Euro a camera con colazione sicuramente troppi per la decadenza evidente della struttura. A Lovina vi chiederanno ininterrottamente di andare a vedere i delfini ma noi – per scelta – abbiamo rifiutato pensando che i delfini stanno bene dove sono senza la necessità di saltargli in groppa con le barche. E’ spiacevole dire di “no” ad un’economia locale oramai basata solo su quello ma, come ripeto, se la cosa fosse gestita al pari dell’avvistamento dei cetacei alle Azzorre, la farei volentieri. Questi sono invece quattro disgraziati che cercano di speronare i delfini pur di farli vedere ai turisti. Optate piuttosto per una uscita in barca di buon mattino per pescare oppure fatevi portare sulla barriera corallina per una divertente ora di snorkeling. Ci sono dei buoni ristoranti nel microscopico centro di Lovina e qualche pub con musica dal vivo. Il resto è il nulla più assoluto. Lasciamo quindi Lovina per andare a Pemutaran sull’estremo ovest. Ci spostiamo con i classici 15 Euro. In inciso dico che la maggior parte degli spostamenti li abbiamo fatti in taxi semplicemente per risparmiare tempo. Ci sono in ogni paese dei servizi di trasporto collettivo “shuttle bus” che vi portano ovunque con un risparmio sicuramente maggiore ma con altrettanta maggiore perdita di tempo, perché infatti il pullmino farà tappa in più posti. Se Lovina era il nulla, Pemutaran è ancora di più. In pratica è una zona incontaminata dell’isola provvista di qualche albergo e qualche ristorante. Qui il “must” prevede l’uscita per diving/snorkeling alla vicina isola che vi costerà sui 25 Euro a persona pranzo, trasferimenti ed attrezzatura inclusa. Noi siamo usciti con l’agenzia Sunset e devo dire che si sono rivelati ottimamente organizzati. La barriera attorno all’isola è splendida ed il paesaggio è mozzafiato. Nota negativa: mare ricolmo di rifiuti. I balinesi danno colpa agli abitanti della vicina Giava soliti a gettare tutto nel mare ma – anche accettando la spiegazione – non pare esserci volontà da parte dei balinesi stessi di ripulire il minimo indispensabile. Poi comunque molto dipende dalle correnti. Sta di fatto che nuotare tra sacchetti di plastica e lattine sul fondale non è certo il massimo. Qui abbiamo alloggiato al Jubawa che s’è rivelata un’ottima scelta sia per la pulizia che per la meravigliosa piscina. La spiaggia è meravigliosamente isolata ma il bagno risulta un po’ ostico per i numerosi scogli sul fondale. Vicino al paese, ad un paio di km, c’è un interessante tempio abitato dalle solite scimmie e un’interessante passeggiata alle sorgenti di acqua calda di origine vulcanica. Ai margini infatti del Parco Nazionale, questa località offre sorgenti calde di origine sulfurea.

Da Pemutaran un lunghissimo giro ci porta alla destinazione top di Bali, Kuta. Tralascio la parte sud-orientale semplicemente perché di poco interesse. Dicevo, Kuta… Traffico a dir poco ipercongestionato, aria irrespirabile, centinaia di giovani a torso nudo e ragazzine in bikini. Kuta sta a Bali come Patong a Phuket. A coloro che cercano divertimento, Mc Donald’s, discoteche, musica a tutto volume è sicuramente una destinazione da consigliare. Dimenticatevi i lenti riti di ringraziamento agli dei, la placidità delle spiagge isolate, le silenziose camminate nelle risaie… Kuta è il caos ed il divertimento allo stato puro. Kuta è il regno dei locali che vendono i famosi funghi allucinogeni e versano litri e litri di Arak (liquore locale ad altissima gradazione alcolica distillato dalle palme). Non cambiate denaro a Kuta perché ve la faranno sotto il naso. Il mio amico si divertiva a chiedere di cambiare denaro per poi fargli notare che mancavano soldi… il tutto si risolveva con nulla di fatto e con la scusa che i soldi mancanti erano per la commissione (che negavano di applicare alla richiesta iniziale del cambio). Kuta è meravigliosa per una cosa soprattutto però, la magnifica spiaggia dove tutti vi chiederanno di voler provare a fare del surf, il resto della località non offre alcunché di interessante. A Kuta ci sono locali per ogni gusto e per ogni tasca. Negozi di cianfrusaglie e qualche raro negozio di oggettistica artigianale degno di essere preso in considerazione. Tantissimi invece i negozi di abbigliamento delle più prestigiose marche dedicate agli amanti del surf. I prezzi sono più o meno come da noi ed una bel paio di pantaloncini potranno costarvi anche 50 Euro. A Kuta abbiamo alloggiato al Simpang Inn che è comodissimo perché in Lejian Str. e perché grazie alla sua corte interna protegge dall’inferno esterno. Hotel comunque di bassa categoria, non consigliabile se paragonato ai nostri standard, a 15 minuti dalla spiaggia. Come dicevo, Kuta non offre nulla oltre al divertimento ed alla spiaggia meravigliosa e pulita, sicché abbiamo proseguito per Padang Bay prenotando un bus collettivo. I bus collettivi si prenotano nei vari “Tourist Info” sparsi ovunque, si lascia una caparra e loro vengono a prendervi in hotel all’orario concordato. Sono mezzi più economici dei taxi ma vi costringono ad un tragitto più lungo in quanto fanno numerose fermate. Noi, per andare a Padang Bay ci siamo comunque subiti un piacevole giro fino ad Ubud perché rimaneva prima nella tabella di marcia. Padang Bay è il porto principale dell’isola per dirigersi a Lombok. Se questo può far desistere nella scelta ci si dovrà poi ricredere perché la località è davvero splendida. Un piccolo paesino dove la calma e la tranquillità è interrotta solo dalle sirene dei traghetti da/per Lombok. Una baia piccolissima ma dall’acqua cristallina. Gente semplicissima, un giusto mix di turismo e realtà locale. Ottimi locali, piacevoli bars, tutti rigorosamente offerenti una rete wi-fi gratuita e veloce (e questo accade su tutta l’isola… quanto abbiamo ancora da imparare noi italiani…). A Padang il “must” è il diving con scuole ed istruttori certificati. Poi vi verranno offerte escursioni alle isole Gili (in bassa stagione ci si va in giornata con 300.00 Rupie) su motoscafi velocissimi che vi porteranno lì in un’ora di viaggio e vi riporteranno la sera stessa al paese. Padang però ha due perle da non perdersi: la Blue Lagoon Beach ed un’altra spiaggia senza nome nella località di Perasi. La prima la si raggiunge salendo dal fondo del paese, dopo il Mustika Hotel (dove abbiamo alloggiato – ottimo posto un po’ però lasciato a sé stesso) per poi arrivarci scendendo una scalinata. Vi è un bar/ristorante gestito in modo orrendo, completamente lasciato a sé stesso e servito dal personale più antipatico che io abbia trovato in tutta l’isola. Il posto è meraviglioso ed il mare turchese come non mai. Ci si va per fare snorkeling perché la barriera inizia a pochi centimetri dalla spiaggia. E di pesci ce n’è una varietà immensa. Portatevi qualcosa da mangiare, o ordinate una macedonia al bar: con un pezzo di ananas in mano verrete circondati di centinai di pesci affamati. Qui noleggiano delle maschere e pinne (tutte rotte) ad un prezzo “fisso” ed assurdo per la media dell’isola, 50.000 Rupie a persona. Se siete amanti dello snorkeling meglio portarsi l’attrezzatura da casa o comperarla in qualche mercato, almeno la maschera. E’ un peccato solo notare che un posto così splendido sia al completo sfacelo. Pure la spiaggetta, pochi metri di lunghezza, è sporca e pulita raramente. L’altra spiaggia la si raggiunge passando il porto, seguendo per la moschea e girando subito dopo gli appartamenti “Bounty”. Si salirà per una pietraia per 10 minuti e poi, superando un hotel abbandonato da costruttori coreani, si scenderà nella – a parer mio – più bella spiaggia di tutta Bali. Qui il mare è da cartolina ma la barriera – sebbene abbia nuotato con una tartaruga – meno bella rispetto a quella del Blue Lagun. Ci sono le palme, la spiaggia bianchissima, gli scogli e 4/5 ristorantini alla buona dove si può bere una birra gelata o mangiare del pesce appena pescato. Tutto ad un prezzo assolutamente ottimo. Si possono noleggiare anche le maschere per lo snorkeling. La tranquillità di Padang Bay ci ha conquistato talmente tanto che abbiamo passato gli ultimi 5 giorni qua noleggiando uno scooter (circa 3 Euro al giorno – la benzina costa 40 Centesimi al litro nei distributori e circa 50 invece a bordo strada) per spostarci nei dintorni. Sicché i giorni successivi gli abbiamo passati a Tenganan, Candidasa e la White Sand Beach. Il primo è un villaggio balinese “primordiale” tenuto a memoria (ma i locali non possono accedervi) e per i turisti. Si deve fare un’offerta per entrarci che concorrerà al mantenimento del villaggio stesso. Regolatevi leggendo quanto hanno lasciato i turisti prima di voi. Il villaggio è suggestivo e pittoresco. Qui colorano i galli di rosa, giallo, blu ed arancione. Qui tessono il famoso Ikat che vi costerà, se prodotto proprio qui, almeno una cinquantina di Euro a stola. Qui dipingono interessanti immagini sulle foglie di palma. Intrecciano meravigliosi cesti e costruiscono strumenti musicali. Se non avete acquistato ancora nulla qui troverete sicuramente qualcosa. Anche a Candidasa troverete interessanti negozi seppur il paese non offra spettacolari visuali. Non perdetevi invece la White Sand Beach a circa 9 Km dopo Candidasa alla quale si accede dopo un pagamento di 3000 Rupie per l’ingresso e 1000 Rupie per il parcheggio del motorino (fino a qualche anno fa questi oboli non esistevano). Ma il pagamento merita di esser dato visto la pulizia della spiaggia e l’ottima gestione di tutti i ristoratori presenti. Ho promesso di pubblicizzare il “Sea Breeze” alla simpatica proprietaria che ci ha cullati e coccolati come non mai. Ci ha procurato Arak e caffè prodotti in modo “casalingo”. Ci ha offerto ogni giorno pesce freschissimo in ogni gusto e sapore. Comunque anche tutti gli altri ragazzi che gestivano questi ristorantini erano di una gentilezza e squisitezza a dir poco imbarazzanti. Il mare è splendido, la sabbia bianchissima, lettini ed ombrelloni, maschere e pinne a disposizione seppur la barriera non sia meravigliosa. Ma questa mancanza viene ampiamente compensata dal posto stesso. E qui si concludono i nostri i giorni con il rientro nel pulitissimo ed ordinatissimo aeroporto di Bali (ma stanno già costruendo quello nuovo). Ricordatevi i soldi per le tasse aeroportuali che ho menzionato all’inizio. E poi, se volate con Cathay, godetevi lo splendido concertino offerto dal personale sul finger che porta al velivolo. Ritornerete piacevolmente a Malpensa per aspettare poi 45 minuti i vostri bagagli (a Bali sono arrivati dopo 8 minuti di orologio).

Un ultimo appunto. Ho utilizzato la oltremodo famosissima e completa guida Lonley Planet per cercare informazioni e percorsi. Ammetto però che non la utilizzerò più perché oramai – in mano al 90% dei turisti – ha provocato dei fenomeni di spostamento di masse che ho trovato in molti casi fastidiosi. Non voglio denigrare la completezza delle guide in oggetto ma ho trovato oltremodo fastidioso sedermi in alcuni ristoranti pubblicizzati dove gli altri commensali sfogliavano la guida in oggetto, oppure fare alcuni percorsi ritenuti “tranquilli” dove avveniva una transumanza di turisti sempre con “la guida” al seguito. Ci sono ottime edizioni concorrenti e meno pubblicizzate che offrono idee alternative spesso portandovi al di fuori delle proposte menzionate dal “guru“ delle guide turistiche. E questo mi è capitato di osservarlo in altre destinazioni e con altre guide dove, dopo un confronto con amici che erano stati lì con la Lonley al seguito, discutevamo di posti e luoghi completamente diversi malgrado appunto, la destinazione fosse la stessa.



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