Sui ghiacciai dell’Oberland Bernese
La zona come e’ noto e’ caratterizzata dalla presenza delle piu’ alte vette delle alpi svizzere che superano oltre i 4000 metri.
L’ambiente e’ affascinante e tra i piu’ belli dell’arco alpino. L’escursione, con durata prevista di 5 giorni, e’ stata organizzata dalla sezione FALK del C.A.I. .
Lunedi’ 31 Luglio Si parte da Milano alle ore 7 con l’amico Roberto e altri due appassionati , il veterano Cesare e il giovane Alessandro ,un ragazzo di 19 anni che se potesse, trascorrerebbe tutta la sua vita in montagna.Il caldo insopportabile di queste giornate ci invita ad avviarci subito per la nostra meta alpina.
Dopo un piacevole viaggio che si snoda in macchina attraverso il passo del Sempione, si arriva prima a Briga e poi a Groppestein dove e’ fissato l’appuntamento con gli altri componenti del gruppo ,in tutto una ventina di persone. Ci accolgono con simpatia le tre guide che ci accompagneranno per colli , monti e ghiacciai : Ettore, Vanni e Giulio appena rientrato dalle sue esperienze Hymalaiane.
Il treno , attraverso una lunga galleria ,ci fa raggiungere in breve tempo Kandersteg ,un bellissimo paesino svizzero gia’ conosciuto lo scorso anno percorrendo la famosa Hintere Gasse.
Una seggiovia antiquata ci trasporta subito in quota e dopo una breve sosta sotto uno splendido sole, si comincia a camminare in direzione della “Blumisalp hutte” che si trova a 2800 metri. Ci attendono 1200 metri di dislivello ma la fatica viene compensata dal panorama e dalla visione di uno splendido lago, l’Oeschinensee che,con il suo color verde smeraldo, si staglia tra immensi roccioni che affondano a picco nell’acqua. Nel cielo, alcune nuvole di passaggio offrono fortunatamente un po’ di riparo dal caldo . Lo sforzo e’ particolarmente intenso e aggravato dalla ripidita’ del sentiero che si inerpica come una serpentina senza fine . Finalmente la visione del rifugio ci aiuta a superare gli ultimi metri di dislivello pensando anche al meritato riposo che ci attende dopo la lunga giornata. La nuvolosita’ continua ad aumentare e nessuno la ipotizza come segnale di cambiamento meteorologico che si verifichera’ nei giorni successivi rovinandoci in parte la bellezza della nostra escursione.
Il rifugio che si offre ai nostri occhi, e’ di recente ristrutturazione e posizionato sopra una sella pietrosa da cui si puo’ apprezzare un bellissimo panorama ostacolato pero’ dal forte vento e dal clima che nel frattempo e’ completamente cambiato.
All’interno, ampie camerate ospitano i letti anzi i materassi allineati su due piani e tutti affiancati, offrendo una scomoda sistemazione logistica. I servizi per potersi lavare , sono praticamente inesistenti e quelli fisiologici collocati all’esterno per la gioia di coloro che avranno necessita’ di “alzate” notturne .
La cena si consuma a base di una brodosa “tagesuppe” e uno spezzatino con carne non meglio identificata condita con panna montata.
Penso che i cuochi del rifugio otterrebbero un ottimo successo gastronomico se aprissero un ristorante “nouvelle cousine “in Italia.
Dopo cena ,vengono discussi i programmi per il giorno successivo : il gruppo degli arditi salira’ sulla vetta del “Morgenhorn”, un altro fara’ un percorso circolare sul ghiacciaio sottostante , il terzo attendera’ in rifugio il loro ritorno per poi trasferirsi tutti a quello successivo. La sveglia prevista per i primi due gruppi e’ alle 4 e cio’ mi induce a unirmi al gruppo dei “residenti” insieme al mio amico Roberto.
Martedi’ 1 Agosto.
Come previsto,i componenti dei primi due gruppi si alzano all’ora programmata ma purtroppo l’inclemenza del tempo li obbliga ad un anticipato rientro e cosi’ la sveglia per tutti torna ad essere per le ore 7.Fuori piove e il vento non vuole diminuire.La nebbia si alza dalle vallate sottostanti e ricorda un clima prettamente autunnale.
In tarda mattinata si decide di raggiungere direttamente la “Gaspalterhorn hutte”, un rifugio che dista a circa 4 ore di cammino . Lasciamo il luogo che ci ha ospitato, completamente attrezzati ad affrontare una giornata di pioggia . Con i coprizaio colorati ,le giacche a vento e le mantelle svolazzanti in mezzo alla nebbia assomigliamo piu’ a dei fantasmi che a degli alpinisti. I colori variopinti ci aiutano pero’ a non perderci di vista lungo il percorso.
Si comincia scendere per un lungo tratto fino a raggiungere una indicazione che ci indirizza verso la nuova meta. Si riprende a salire sotto una incessante pioggerella che non da’ tregua. Il gruppo e’ ormai tutto sgranato: c’e’ chi comincia a sentire la fatica e si attarda e c’e’ chi cammina in scioltezza cercando di anticipare i tempi di arrivo al rifugio che improvvisamente appare su una cengia e a ridosso di un grande sperone roccioso. La struttura base e’ pressoche’ identica a quella del rifugio precedente ma piu’ piccola e meno confortevole. I servizi igienici sembrano opera di una ingegneria alpinistica perche’ costruiti direttamente su un precipizio antistante la costruzione stessa. Una fontana all’esterno offre l’unica possibilita’ per potersi lavare (gulp!). Alla sera ci viene servito il consueto spezzatino, questa volta senza panna montata ma accompagnato da un contorno di pasta scondita e scotta e da un intruglio di verdure amalgamate da una strana salsa . La nouvelle cousine si e’ rinnovata ma le critiche non mancano. La fame e la simpatica compagnia fanno pero’ dimenticare presto la non gradita cucina elvetica allietando una bella serata.
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Mercoledi’ 2 Agosto Oggi e’in programma la prima vera salita sul ghiacciaio con successiva discesa ,sempre su ghiacciaio, fino a raggiungere il rifugio Mutthorn Contrariamente alle attese, la sveglia viene data piu’ tardi e dopo la piacevole colazione tutti sono pronti ad affrontare una grande giornata favorita anche da un tempo tornato al bello.
Il capoguida decide la composizione delle “cordate” e dopo un primo tratto di salita su un terreno impervio arriva l’indicazione di calzare i ramponi e sfilare la piccozza : il primo breve percorso su ghiacciaio viene superato senza difficolta’ . Con l’approssimarsi della vetta pero’ l’inclinazione aumenta sensibilmente : il suggerimento e’ quello di salire solo con le punte anteriori dei ramponi cercando di mantenere un equilibrio che si fa sempre piu’ precario. Considerata la rilevante inclinazione e la estrema difficolta’ della salita , la guida che ci accompagna decide di precedere il gruppo per fissare dei chiodi nel ghiaccio che serviranno a garantire una maggiore sicurezza nell’ascesa e cosi’ via via fino al termine di questa prima esperienza sicuramente non distensiva . Il sollievo e’pero’ di breve durata perche’ dopo aver abbandonato i ramponi ci attende un’altra salita sulle roccette che non offrono grandi opportunita’ di appiglio.La situazione e’ ulteriormente aggravata dal pietrisco scivoloso e dai sassi che di tanto in tanto scendono lungo lo stretto canalino roccioso. Anche in questo caso l’aiuto della guida si dimostra determinante perche’ veniamo nuovamente legati in cordata e aiutati con una miriade di consigli.
Grande la fatica ma anche grande la soddisfazione che si prova arrivando al Gamchilucke , una sella oltre la la quale spaziano bianchi ghiacciai senza fine.
Dopo una breve sosta che ci permette di indirizzare lo sguardo verso spazi immensi si scende per cenge e canalini attrezzati con corde fisse, fino a raggiungere nuovamente la base del ghiacciaio che si presenta ai nostri occhi con nuove difficolta’. I crepacci infatti sono numerosi e ci costringono a continue serpentine, valicando ponticelli di ghiaccio e obbligando a salti per superare i profondi baratri che si aprono sotto i nostri piedi. L’apprensione e’ alta ,l’attenzione massima e le corde a cui siamo legati molto tese : e’ in gioco la nostra sicurezza in caso di scivolamento.
Le indicazioni della guida sono quelle di non posare mai i ramponi sulle zone bianche di neve che possono nascondere i crepacci ma di camminare sulle aree grigie del ghiaccio vivo. I continui richiami non servono pero’ a evitare uno scivolone ,per fortuna senza conseguenze, indotto all’eccessivo slancio profuso nel superare un impegnativo passaggio.
Continuamo a camminare senza sosta nella speranza di intravedere il rifugio ma solo dopo qualche ora il Muthorn si offre ai nostri occhi posizionato su uno sperone roccioso immerso in mare di ghiaccio. Il luogo, per la sua bellezza scenica e’ davvero indescrivibile . Tutt’intorno vette immacolate , ghiacciai, seracchi che precipitano in una valletta dove piccolo laghetto blu raccoglie le acque del disgelo. Immagini che compensano la grande fatica profusa per raggiungere quel luogo unico nel suo genere.
Il gestore del rifugio, una signora che conosce anche qualche parola di italiano,ci vuole stringere la mano e conoscere i nostri nomi,offrendoci poi una tazza di the’ caldo in segno di benvenuto.
Una bella terrazza al sole,un vero balcone sui ghiacciai , permette di stendere le nostre magliette umide, scarponi,ghette e ramponi.Passano alcuni minuti e arrivano anche tre cordate di giovani alpinisti olandesi accompagnati da due guide locali.
All’interno del rifugio,in cucina ,due giovani ragazze preparano degli invitanti dolci di pastafrolla con pere e marmellata .Un’anziana signora sta invece cucinando le specialita’ da servire per cena creando un’atmosfera quasi famigliare. L’affluenza di cosi’ tante persone deve infatti rappresentare per i gestori un evento abbastanza inconsueto considerando che il rifugio e’ praticamente inaccessibile ai normali escursionisti.
Questo luogo cosi’ insolito, rappresenta anche un ottimo punto di osservazione per fare delle splendide fotografie e ammirare in lontananza le fantastiche vette della Jungfrau , del Monch e dell’Eiger . Verso sera l’atmosfera diventa davvero straordinaria perche’ una parte del cielo si ovatta di grigio e contrasta l’azzurro intenso che valorizza ancora di piu’ la bellezza delle montagne circostanti. La cena si consuma con i consueti piatti svizzeri , arricchiti questa volta da un piatto di carne dal nome strano che fa sorridere la cameriera.Alla fine una sorpresa : tutte le guide alpine si trasformano in camerieri e servono i famosi dolci preparati nel pomeriggio e concludono una simpaticissima serata.
Giovedi’ 3 Agosto La sveglia viene fatta alle cinque. Ci attende una lunga giornata. Il programma e’ quello di fare la traversata per ampi ghiacciai fino alla Petersgrat una facile cresta che dovrebbe condurre in direzione sud verso l’ultimo rifugio,il “Loeschenpass”. Inaspettatamente , Vanni, la guida che da’ la sveglia, comunica che il tempo e’cambiato : fuori nevica e la nebbia avvolge il rifugio . Il clima che aveva caratterizzato la vivace serata precedente, si trasforma in un mutismo preoccupante . Dopo una rapida colazione , alle sei in punto si parte con un certo disappunto perche’ il tempo sta rovinando una escursione che si preannunciava fantastica. Comincia a nascere anche un po’ di apprensione pensando ai crepacci incontrati il giorno precedente e che oggi si presentano coperti di neve. La salita si fa ardua e lunga , la visibilita’ che all’inizio sembra migliorare,improvvisamente peggiora in prossimita’ di un gruppo roccioso che riusciamo a intravedere alla nostra sinistra.
Il vento e il freddo cominciano a diventare insopportabili mettendo a dura prova il fisico impegnato a seguire con attenzione ed equilibrio le orme della guida alpina che ci precede.
Considerate le difficolta’ dell’ascensione , una sosta in prossimita’ di un valico permette di riprendere fiato e a tutte le cordate di riunirsi per decidere se rientrare al rifugio ,proseguire o scendere a valle . Considerate le condizioni meteorologiche che non sembrano migliorare, si opta per l’ultima soluzione .
Si riprende a camminare scendendo sul versante opposto, con visibilita’ praticamente nulla. Improvvisamente alcune roccette preannunciano la fine del ghiacciaio e con sorpresa quella di vedere una piletta di sassi indicanti la traccia di un presunto impervio sentiero.La competenza della nostra guida, nonostante la nebbia, era riuscita a portarci verso quel minuscolo segnale .
Dopo una lunga discesa ,inizialmente su un terreno completamente roccioso,ci ritroviamo tutti innanzi all’unico albergo di un nucleo abitato immerso tra larici ed abeti chiamato Fafleralp ove si discute sul programma futuro.
Le previsioni del tempo , anche se nel frattempo migliorate, continuano ad essere scarsamente incoraggianti cosi’ dopo una lunga chiacchierata si decide purtroppo di interrompere con un giorno di anticipo l’escursione.
Un autobus postale ci aiuta a raggiungere il luogo dove le nostre autovetture erano parcheggiate e dopo un’ultima sosta per i consueti abbracci tra i compagni di avventura nel ricordo di una splendida esperienza sicuramente da non dimenticare. Bertolani Giorgio