Suggestioni d’Italia

Alla scoperta del Parco Nazionale del Gran Sasso
Scritto da: illyphotos
suggestioni d'italia
Partenza il: 15/07/2011
Ritorno il: 20/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
IO, esterofila convinta, perdutamente innamorata dei paesaggi suggestivi delle Highlands Scozzesi, della loro aspra bellezza, del silenzio, del sublime senso di solitudine che il loro animo selvaggio evoca, MAI avrei immaginato di ritrovare quelle emozioni nella nostra sovrappopolata ITALIA, in una zona mai considerata prima, dove sono arrivata, mio malgrado, come guidata da un disegno superiore. Con quattro giorni a disposizione per interrompere la monotonia di un luglio in città , l’idea non era certo quella di rimanere nel nostro Paese: troppo caldo, troppo traffico, troppa gente ovunque! Meglio una fresca meta europea, a breve/medio raggio vistal’esiguità dell’intermezzo. La scelta cade dapprima sulle Alpi francesi, ma pare che la zona sia stata presa d’assalto e trovo una stanza libera soltanto per 2 notti . Optiamo quindi per la Baviera dove, con grande soddisfazione, prenoto un bell’albergo a Berchtesgaden . Tutto sembra deciso ma, ahimè, guardo il meteo: tempo instabile e pioggia su Germania, Austria, Francia e su tutto l’arco alpino!!! Se vogliamo trovare il sole non ci resta che scendere verso sud e in ITALIA!!!

PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO, ecco l’idea che, di fronte all’evidente impossibilità di espatriare, ci balena in testa: un luogo di cui sappiamo poco (e questo ci intriga) e che dovrebbe essere ragionevolmente fresco e poco affollato … Partiamo da Cremona il venerdì sera, dopo il lavoro, giusto per portarci un po’ avanti e passiamo la notte in un alberghetto economico appena fuori Forlì, un pelo equivoco, a dire il vero, ma comodo e pulito. La mattina alle 6 siamo pronti ad affrontare la A14, ovvero la famigerata ADRIATICA, che di sabato, a metà luglio non promette niente di particolarmente buono … Sopravviviamo ai lavori in corso e agli immancabili rallentamenti che ne conseguono e, all’altezza di San Benedetto del Tronto , prendiamo la direzione per Ascoli Piceno. Facciamo il nostro ingresso nel Parco Nazionale del Gran Sasso d’Italia da AMATRICE, tranquilla cittadina giustamente famosa per il succulento manicaretto, dove, abbandonata la strada a rapido scorrimento, cominciamo la tortuosa salita al LAGO di CAMPOTOSTO. Si tratta di un bacino artificiale, uno dei più grandi d’Europa, splendidamente incastonato, a circa 1500 m d’altezza , in uno scenario naturale di grande bellezza. Il sole risplende in un cielo limpidissimo, l’aria è fresca e asciutta come solo in montagna può essere e le sponde del lago sono un tripudio di fiori rosa, gialli e viola … C’è una grande tranquillità tutt’intorno: qualche pescatore che getta l’amo nelle acque trasparenti del lago , poche barchette colorate che si muovono lente vicino alla riva, mentre il rombo di qualche moto spezza di tanto in tanto il silenzio … Proseguiamo lungo la strada panoramica che costeggia il lago incrociando poche auto, fino ad arrivare nel piccolo paese di Campotosto, inaspettatamente animato, dove consumiamo un pranzetto da leccarsi i baffi, piacevolmente accomodati ad un tavolo della trattoria sulla piazza principale. L’atmosfera è quella dei giorni di festa di paese , delle cose buone di una volta, delle riunioni di famiglia accompagnate da grandi vassoi colmi di succulente prelibatezze che girano fra i tavoli … Il posto ci piace già e siamo impazienti di ripartire per continuarne la scoperta. Attraversiamo il ponte che collega le due sponde del lago e ne completiamo il periplo sul lato opposto, fermandoci di frequente ad ammirare gli splendidi scorci panoramici, sulle vette che fanno da sfondo, sul borgo di Campotosto, ormai lontano all’orizzonte, e su quello di Mascioni, ancora più piccolo e sperduto. Un gregge immenso fa la sua apparizione proprio a ridosso della sponda del lago, attirando la nostra attenzione: il colpo d’occhio è davvero pittoresco e cerco di avvicinarmi per scattare qualche foto, scatenando così la suscettibilità di un grande cane pastore: mi allontano, incolume, col cuore in gola, con ben chiaro in testa che, se tengo alla mia salute, devo tenermi a debita distanza!!! A quanto pare, i (cani) pastori abruzzesi sono tipetti alquanto diffidenti e protettivi!!! La stanchezza comincia a farsi sentire e, percorrendo la VIA MAESTRA lungo il versante teramano (un tempo l‘unica a collegare l‘entroterra con la costa), ci addentriamo sempre più nel cuore verde del PARCO, avvicinandoci via via al nostro albergo. Quando arriviamo alla LOCANDA DEL PARCO, nella frazione di ORNANO GRANDE, troviamo una calda accoglienza: la struttura è nuova e ben tenuta, la stanza spaziosa e arredata con gusto ed è dotata persino di una grande vasca idromassaggio … Cosa chiedere di più? Beh, una buona cenetta, naturalmente! Anche a questa provvedono i gentili proprietari dell’albergo, nel ristorante/pizzeria all’interno dell’hotel, dove si presta grande attenzione alla qualità delle materie prime e alla preparazione casalinga di piatti tipicamente abruzzesi. Assaggiamo i tipici ARROSTICINI, spiedini preparati con piccoli pezzi di carne di pecora, che mio marito apprezza molto, mentre io, non proprio avvezza ad un gusto così forte, preferisco di gran lunga i meravigliosi piatti di pasta tirata a mano. Visto che di locali di grido non c’è neanche l’ombra, dopo qualche piacevole chiacchiera, ci ritiriamo a dormire, pregustando i programmi fatti per il giorno successivo.

Mi risveglia la luce del sole che, alle 5 del mattino già inonda la stanza. Scivolo fuori dal letto senza fare rumore, visto che mio marito dorme ancora profondamente, ed esco sul balcone a fare il pieno d’aria fresca. Da lì, il CORNO GRANDE, la cima più alta del GRAN SASSO (2912 m) mi appare in tutta la sua imponenza: a quest’ora, le ripide pareti di granito risplendono di una suggestiva luce rosa che volge al dorato, mentre una soffice nuvola bianca avvolge sinuosa la vetta. Proprio non resisto: prendo la mia fidata NIKON e tento, con decine di scatti, di fissare quell’immagine. Torno a letto, ma friggo dalla voglia di partire alla scoperta di quel territorio così invitante e ancora in gran parte sconosciuto, mentre mio marito continua a dormire … Alle 7 lo butto giù dal letto: la giornata è magnifica ed io non sto proprio più nella pelle … Dopo la colazione imbocchiamo il tunnel che, passando nel ventre della montagna, ci porta dal versante teramano a quello aquilano: sbuchiamo ad Assergi, sede del principale centro informazioni del Parco e, da qui, salendo di quota lungo una strada piena di tornanti, facciamo il nostro ingresso in un mondo a parte, un meraviglioso universo che si chiama CAMPO IMPERATORE. Si tratta di un immenso altopiano che oltrepassa i 2000 m d’altezza, uno spazio sconfinato fatto di dossi e morene spazzati dal vento e circondati da spettacolari creste rocciose. Il luogo possiede una tale bellezza spoglia, intensa e desolata da trasportare la mia mente ad altre latitudini: ora capisco come mai sia stato chiamato TIBET d’ABRUZZO … Arrivati all’albergo-rifugio dove, nel 1943, per un breve periodo, fu tenuto prigioniero Benito Mussolini,lasciamo l’auto nell’area adibita a parcheggio e, da lì, cominciamo a salire lungo uno dei vari sentieri escursionistici che portano in alta quota, senza sapere esattamente fin dove ci vogliamo spingere. I panorami che si aprono davanti a noi sono così esaltanti da trascinarci, senza quasi rendercene conto e nonostante la fatica, fin quasi alla cima; ma l’aria sempre più gelida, le nostre gole sempre più secche e le nostre pance sempre più vuote, ci ricordano che, da incoscienti, non ci siamo portati di che coprirci, dissetarci e sfamarci!!! Decidiamo, con inusuale saggezza, di desistere e ritornare verso valle, salvo poi imboccare una deviazione per il rifugio DUCA d’ABRUZZO, dove consumiamo un pasto frugale (una gustosissima zuppa di farro e legumi!) in compagnia di 2 ragazzi aquilani. Chiacchierando, chiediamo loro quale sia la situazione della città dopo circa due anni dal terremoto e le notizie che ci danno non sono confortanti: solo il 10% del centro storico è, a tutt’oggi agibile, mentre in periferia sono spuntate case dalle tinte disparate, blu elettrico, viola, rosa shocking e così via, forse per vincere la tristezza con una botta di colore. Fra scenari bellissimi, continuiamo la discesa fino a aggiungere la nostra auto e, tolti gli scarponi che ci stanno massacrando i piedi per tornare a calzature più confortevoli, ripartiamo diretti agli affascinanti paesi sparsi lungo le valli circostanti. Facciamo la prima sosta a CASTEL DEL MONTE, annoverato fra i più bei borghi d’Italia, dove gironzoliamo un po’ fra i vicoli assolati, poi, meraviglia delle meraviglie, arriviamo a ROCCA CALASCIO, un minuscolo villaggio, oggi quasi disabitato … Qui perdo completamente la testa: una manciata di casette di sasso aggrappate ad uno sperone roccioso, dominate, dall’alto, dalle rovine di un austero castello in pietra bianca. La vista, tutt’intorno, è semplicemente sublime e abbraccia le ondulate valli del TIRINO e di NAVELLI con i borghi sottostanti che appaiano piccoli, piccoli, come gemme incastonate nel verde e nell’oro di una natura intatta … A pochi metri dal castello, la piccola chiesa di S. Maria della Pietà, eretta fra il XVI e il XVII sec., aggiunge ulteriore fascino al panorama … Sono commossa: non credevo che in Italia esistessero ancora luoghi così splendidamente isolati, silenziosi, remoti, e carichi di un’energia pura, luoghi capaci di farti sentire fuori dal mondo, da quel mondo frenetico, e spesso volgare, in cui spendiamo le nostre vite.E’ tempo di rientrare, ma è così difficile allontanarsi da qui, proprio adesso che il sole sta calando e dipinge il paesaggio di colori caldi e avvolgenti. La strada che ci separa dal nostro albergo non è breve ed è pure tortuosa … Meglio andare …

Oggi sentiamo nelle gambe tutta l’arrampicata di ieri, così optiamo per un itinerario in auto che ci porta, attraverso una zona ricca di uliveti, fino al paese medievale di CASTELLI, rinomato per le pregiate ceramiche dipinte a mano. Dopo una breve passeggiata attraverso il borgo, che ci permette di curiosare un po’ nelle botteghe artigiane, ci fermiamo lungo una sorta di balconata panoramica per godere delle belle vedute. Riprendiamo l’auto per imboccare, in salita, la suggestiva (e dissestata) strada che porta a RIGOPIANO, e poi, sempre più su di quota, fino alla località VADO di SOLE, dove ci fermiamo, soli soletti, in corrispondenza di un ventosissimo slargo erboso che si apre a precipizio su una gola rocciosa che dà le vertigini. Proseguiamo quindi in discesa fino ad un immenso pianoro, così brullo e magnificamente selvaggio da esser stato scelto come set per numerosi film western. La bellezza del paesaggio raggiunge il suo apice lungo il valico di CAPO di SERRE, a 1770 m d’altezza: qui devo assolutamente fermarmi per immortalare uno scenario che mi ricorda, in tutto e per tutto, la bellezza aspra di alcune zone della Scozia. Arriviamo a SANTO STEFANO di SESSANIO, un incantevole villaggio, duramente colpito dal terremoto, che ci appare in lontananza appollaiato su un’altura: della bella torre duecentesca non rimane proprio nulla e l’intelaiatura in legno che ne traccia la sagoma vuota, ne è la dolorosa cicatrice. Pranziamo in una deliziosa trattoria, LA LOCANDA SUL LAGO, affacciata sulle sponde di un piacevole laghetto e, dopo mangiato, ci rilassiamo qualche istante su una panchina ombreggiata lì vicino. Ci siamo prefissi di rientrare presto per una doccia e un po’ di riposo, visto che abbiamo in programma una cenetta romantica al RIFUGIO di ROCCA CALASCIO, un delizioso ristorantino, con annesso BED & BREAKFAST, situato nel magico borgo. Raggiungerlo significa percorrere, dal nostro albergo, più di 50 km, ma ne vale assolutamente la pena, tanto per la meta di grande atmosfera, quanto per la strada stessa, che ci conduce attraverso la deserta e silenziosa distesa di CAMPO IMPERATORE, declinata nei colori affascinanti del crepuscolo. Condividiamo il piacere della cena con una simpatica coppia statunitense, seduta al tavolo accanto, con la quale conversiamo lungamente e con grande piacevolezza; siamo gli unici avventori e, al momento dei saluti, ci scambiamo gli indirizzi e-mail per tenerci in contatto. Che serata indimenticabile! E che bello perdersi nel buio fitto della notte stellata ripercorrendo, al ritorno, la stessa lunghissima strada: giunti in cima all’altopiano spegniamo il motore della nostra macchina e ci fermiamo, un attimo, ad ascoltare il SILENZIO.

UNA GIORNATA CON LA TESTA FRA LE NUVOLE: ecco come potremmo riassumere il nostro ultimo giorno al GRAN SASSO d’ITALIA. Il nostro intento è quello di cimentarci ancora una volta col CORNO GRANDE e, tempo e gambe permettendo, raggiungerne la cima. Vogliamo partire però dal versante opposto, giusto per avere una visione completa del gigante di granito: percorriamo la via maestra fino alla lunga e tortuosa deviazione per PIETRACAMELA, altro piccolo e sperduto borgo di poche anime, poi, senza fermarci, continuiamo a salire fino a PRATI di TIVO, una località turistica di per sé poco interessante, visto che ci sono solo anonimi alberghi per sciatori e negozi di souvenir … C’è anche una cabinovia per chi vuole portarsi a 2000 m senza faticare troppo e, sinceramente, anche noi ne avremmo approfittato, ma grandi nubi dense volteggiano come avvoltoi attorno alle cime, per cui decidiamo di prendere tempo, cominciare a salire a piedi e rimettere la decisione sul da farsi agli sviluppi meteo. Scaliamo con passo lento il ripido pendio che porta alla stazione a monte senza mai desistere, seppure inseguiti da nuvole fitte come banchi di nebbia in VALPADANA!!! Che fare? Proseguire o tornare? Il RIFUGIO FRANCHETTI, a oltre 2400 m di quota , ci appare come un puntino sospeso fra le nubi … Non possiamo rinunciare così … Un’altra ora buona di faticosa salita attraverso scenografiche pietraie, ed ecco che arriviamo alla bella casetta dalle finestre rosse che ci offre riparo dall’aria gelida. Siamo circondati da cime meravigliose ma, purtroppo possiamo solo indovinarne le sagome maestose sotto la coltre bianca che le avvolge. Pazienza, anche così, il paesaggio ha il suo fascino … Ci gustiamo una saporita zuppa, poi di fronte al cartello che recita “ Cima CORNO GRANDE 2h – 2 h ½” guardiamo il cielo e facciamo spallucce: non era destino!!! Sulla via del ritorno ritroviamo il sole e ci fermiamo a PIETRACAMELA, che merita certamente una sosta , poi riprendiamo la strada verso il nostro albergo. Un bel bagno nella vasca idromassaggio, una fantastica cena e … l’ultima notte ai piedi del GRAN SASSO …

E’ giunta l’ora di partire, di lasciare questo posto così speciale … Carichiamo in auto le valigie e salutiamo le persone che, con tanto calore, ci hanno accolto … Siamo più silenziosi del solito, entrambi stranamente pensierosi … Poi, improvvisamente ci guardiamo, e mio marito è il primo a dire: “ Deve essere bello qui con la neve …” MI HA FORSE LETTO NEL PENSIERO?

INDIRIZZI UTILI:

LA LOCANDA DEL PARCO Corso San Giorgio 1 – ORNANO GRANDE – COLLEDARA (TE) tel.0861 011308

LA LOCANDA SUL LAGO Via del Lago SANTO STEFANO di SESSANIO (AQ) – tel. 0862 899019

RIFUGIO della ROCCA Loc. ROCCA CALASCIO (AQ) Tel. 338 8059430 / 340 4696928

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