Sudafrica fai da te.. 5

Questo racconto vuole essere un omaggio a tutti i tpc; grazie ai vostri racconti, ai consigli ed agli “sconsigli” siamo riusciti ad organizzare il nostro viaggio in totale autonomia e pertanto abbiamo pensato di ricambiare condividendo la ns. Esperienza. Partiamo innanzitutto dalla scelta della destinazione: dopo l’estate 2008 passata...
Scritto da: cali-mero
Partenza il: 23/08/2009
Ritorno il: 12/09/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Questo racconto vuole essere un omaggio a tutti i tpc; grazie ai vostri racconti, ai consigli ed agli “sconsigli” siamo riusciti ad organizzare il nostro viaggio in totale autonomia e pertanto abbiamo pensato di ricambiare condividendo la ns. Esperienza. Partiamo innanzitutto dalla scelta della destinazione: dopo l’estate 2008 passata nell’ovest degli Usa abbiamo iniziato a ragionare su quale potesse essere la meta dell’estate 2009 e considerata la passione della mia fidanzata per gli animali iniziamo a guardare all’Africa. L’illuminazione arriva con un articolo nel quale si racconta del passaggio delle balene al largo del Capo di Buona Speranza, mai avremmo pensato di poter vedere le balene in Africa e fatte altre ricerche decidiamo che il Sud Africa ha tutto quello che serve per rendere una vacanza indimenticabile. Inoltre il momento sembra ideale: c’è fermento in attesa dei mondiali di calcio, ma i prezzi appaiono ancora abbordabili. A questo punto però dobbiamo risolvere due problemi non da poco: è fattibile un fly and drive in totale autonomia?, e soprattutto quale è il reale livello di sicurezza/insicurezza del paese? Fatte diverse ricerche via internet, letti i racconti degli altri tpc e consultato il sito del Ministero degli Esteri, ci convinciamo che il viaggio è fattibile adottando qualche cautela e così iniziamo a stilare un primo itinerario di massima per le ns. Tre settimane. La prima fase riguarda la ricerca del volo, le tariffe sono abbastanza elevate (700-900 euro a persona) ed a volte i percorsi anche molto tortuosi e lunghi quando finalmente ci imbattiamo in un’offerta della British Airways che offre il volo Bologna – Johannesburg – Bologna a 380 euro a persona tasse incluse, un attimo per pensarci (bisogna cambiare aeroporto a Londra, si arriva a Gatwick e si riparte da Heathrow), ma l’offerta è veramente allettante ed il volo è acquistato. Successivamente verifichiamo la disponibilità nei rest camps del parco Kruger e ci rendiamo conto che per fine agosto è tutto pieno; decidiamo allora di “capovolgere” l’itinerario partendo da Cape Town e sempre tramite il sito della British, ha una compagnia sussidiaria che vola in Sud Africa, compriamo per ca 50 euro a persona il volo Johannesburg – Città del Capo. Dopo l’acquisto dei voli prenotiamo le auto, le sistemazioni nei parchi, nella riserva privata e le prime tre notti a Città del Capo; inoltre, come nostra abitudine, provvediamo a stipulare un’assicurazione sanitaria ed anche in questa occasione ci rivolgiamo all’Insurance Bookers (www.Insurancebooker.Com), una compagnia sussidiaria del colosso Aig che per 89 euro in due ci offre il miglior rapporto tra premio pagato e coperture assicurate (massimale per spese mediche di 3 mln di euro con inclusa copertura per eventuale annullamento del viaggio). Provvedo anche a farmi rilasciare la patente internazionale (ca 30 euro il costo alla motorizzazione e la si ottiene in un paio di settimane) in quanto non era ben chiaro se fosse o meno necessaria. Ormai non ci resta che attendere il giorno della partenza.

23 Agosto 2009: Il fatidico giorno è finalmente arrivato, sveglia abbastanza tranquilla, tanto il volo è alle 12, ultimi controlli ai documenti ed alle valigie e ci dirigiamo alla volta dell’aeroporto di Bologna. Abbiamo fatto il check-in on-line e pertanto consegniamo direttamente i bagagli ed attendiamo la nostra partenza. Volo puntuale, arrivo a Londra con cambio di aeroporto (navetta National Express, costo ca 22 euro a persona, durata 1 ora) ed alle 19.05, in perfetto orario, si parte per Johannesburg. La classe economica non è il massimo, ma siamo riusciti a scegliere dei posti abbastanza comodi e pertanto il volo non risulta particolarmente pesante.

24 Agosto 2009: Arriviamo a Johannesburg in prima mattinata, siamo finalmente in Africa e soprattutto in vacanza, facciamo il check-in per Città del Capo e nell’attesa del volo facciamo colazione iniziando a respirare un pochino di aria africana. L’aeroporto, come tutto il Paese, è un cantiere, il fermento per i prossimi mondiali di calcio si coglie nell’aria. Nell’attesa cambiamo un po’ di euro in rand in modo da avere qualche soldino in tasca; primo “sconsiglio”: evitate, se possibile, il cambio in aeroporto perché a fronte di un tasso particolarmente vantaggioso (11,5 rand per euro) ci sono commissioni onerosissime (oltre 10 euro sui 200 cambiati), molto meglio prelevare direttamente ai bancomat estremamente diffusi. L’arrivo a Città del Capo è addirittura in anticipo, ritiriamo i bagagli e troviamo facilmente la compagnia di noleggio auto (Tempest) che ci affida una nuovissima Toyota Corolla con il cambio automatico. La scelta dell’autonoleggio è avvenuta dopo una lunga ricerca in internet con un intermediario sudafricano (www.Aroundaboutcar.Com) che non solo offriva le tariffe più convenienti, ma soprattutto indicava chiaramente il totale di tutte le spese accessorie evitando in tal modo sorprese sgradite (255 euro per 8 giorni). Per quanto riguarda invece la scelta del cambio essa è assolutamente personale, ma visto che bisogna adattarsi anche alla guida a sinistra abbiamo pensato così di risolvere almeno un problema; chiaramente il noleggio è più caro ma non siamo assolutamente pentiti della scelta fatta. Come già altri tpc hanno segnalato in passato indispensabile un auto con un bagagliaio capiente onde evitare di avere valigie e borsoni in vista. Usciti dall’autonoleggio ci aspetta la prima gradita sorpresa: una splendida giornata di sole, saremo anche in inverno ma il clima è decisamente caldo. Dopo i primi balbettii per la guida a sinistra, ci immettiamo sulla superstrada che ci porta direttamente in centro città costeggiando per qualche chilometro una enorme township, ci tornano alla mente immagini di film e le storie dell’apartheid lette sui libri; la vita in quell’ammasso indistinto di lamiere e mattoni deve essere particolarmente dura. Entrati in città il panorama cambia decisamente, sembra di essere in una metropoli europea. Raggiungiamo senza grossi problemi il nostro B & B (Verona Lodge) sito nella zona di Seapoint; il lodge è stato trovato e prenotato tramite il sito roomsforafrica.Com, sito che ci sentiamo decisamente di consigliare in quanto offre una scelta molto varia di sistemazioni; noi abbiamo speso 54 euro a notte per una camera doppia con prima colazione inclusa. Ad accoglierci troviamo i ns. Padroni di casa insieme al loro cane Max, ci danno il benvenuto in Sud Africa e ci consigliano di sfruttare la splendida giornata di sole per una passeggiata sul lungomare cittadino. Siamo distrutti da un viaggio che è durato più di 24 ore, ma la proposta è veramente allettante; rapida doccia e via per il lungomare alla volta del Victoria & Albert Waterfront distante ca 1 ora di cammino. Il panorama è splendido, costeggiamo l’oceano avendo alle spalle Signal Hill e la Table Mountain e passando davanti al nuovo stadio in costruzione. Arrivati al Waterfront giriamo in questo vecchio porto riattato e pieno di gente (prevalentemente turisti) godendoci il ns. Primo tramonto africano che data la stagione arriva invariabilmente per le 18.30. E’ ormai ora di cena e la stanchezza inizia a farsi sentire, girovagando ci incuriosisce il ristorante Karibu dove gustiamo un’ottima cena a base di pesce spendendo quanto in Italia per due pizze (ca 37 euro). Contenti della giornata, stanchi per il viaggio ma felici di essere in ferie torniamo a piedi al Lodge e crolliamo a letto.

25 Agosto 2009: Anche stamattina ci svegliamo con una splendida giornata di sole e così decidiamo di salire sulla Table Mountain e poi fare un giro in città. Il nostro padrone di casa, molto gentilmente, telefona per essere sicuro che la teleferica sia operativa e ci fornisce molte utilissime indicazioni per il giro cittadino. Alla teleferica non c’è molta coda, così possiamo dedicare qualche ora a girovagare sulla sommità della montagna godendo di un panorama semplicemente spettacolare con le nuvole che sembrano giocare con Lion’s Head. Raggiungiamo poi il centro città per il giro classico che parte dalla visita del Castle of Good Hope per proseguire verso City Hall, Green Market Square, Adderley Street, la Cattedrale, il Parlamento ed i Company’s Gardens. Percorriamo tutta Long Street soffermandoci per diverse foto, visitiamo il South African Museum e terminiamo la giornata girovagando per Bo-Kaap fotografandone le famose case colorate. Forse ci sarebbe anche altro da vedere, ma siamo molto stanchi, abbiamo sempre girato a piedi, così riprendiamo l’auto e ci rechiamo a Long Street, dove stasera ceniamo al Mama Africa. Ne avevamo sentito parlare e ci aspettavamo un locale tipicamente turistico, invece è veramente un posto molto carino con ottima musica dal vivo e prezzi abbordabili. Concludiamo la cena (35 euro in due, spettacolo incluso) con un favoloso coconut pudding (da provare) e rientriamo stanchi e soddisfatti al nostro lodge.

26 Agosto 2009: Stamattina il tempo sembra meno clemente, fresco e grigio con qualche spruzzo di pioggia. A colazione definiamo come al solito con il nostro padrone di casa l’itinerario della giornata che prevede il tour della penisola del Capo. Partiamo lungo False Bay sotto un cielo grigio soffermandoci per qualche foto a Kalk Bay e Fish Hoek per poi raggiungere Simon’s Town; seguendo il suggerimento del ns. Padrone di casa ci fermiamo dapprima alla spiaggia di Seaforth dove si trova una colonia di pinguini meno famosa di Boulder’s, ma più facilmente avvicinabile. Il consiglio si rivela azzeccato perché, superato un piccolo cancello, possiamo tranquillamente camminare in mezzo a questi simpaticissimi animali e Veronica, la mia fidanzata, può scattare foto all’impazzata. Con una breve passeggiata raggiungiamo poi Boulder’s Beach e pagato l’ingresso alla riserva seguiamo le passerelle di legno per vedere i pinguini; il contatto è meno ravvicinato, ma per fortuna il tempo sta nettamente migliorando ed alcune foto con il sole fanno apparire il panorama degno di una spiaggia tropicale. Lasciati a malincuore i pinguini ci dirigiamo alla volta di Cape Point, il Capo di Buona Speranza del mito e della leggenda, il luogo dove Oceano Atlantico ed Oceano Indiano si incontrano. In realtà il punto più a sud del continente africano è Cape Angulhas, ma il Capo è la leggenda e come in ogni leggenda che si rispetti al ns. Arrivo il cielo si apre in una splendida giornata di sole sferzata da un vento che ci ricorda sempre il posto dove ci troviamo. Placata la fame al Two Oceans, prendiamo la funicolare che ci porta al vecchio faro; questo si trova in alto, ma le frequenti nebbie lo rendevano poco visibile e pertanto ne è stato costruito uno più in basso la cui potenza di illuminazione è tra le maggiori al mondo. Scattiamo decine di foto di un mare impetuoso che sferza le scogliere e dopo effettuiamo anche una breve passeggiata per avvicinarci al faro nuovo; riscendiamo a piedi e ripresa l’auto ci dirigiamo a Cape Point. E’ difficile descrivere la sensazione, ma il paesaggio selvaggio è di una bellezza mozzafiato e si resta rapiti a ripensare alle decine di navi che hanno fatto naufragio su queste scogliere. Ci rimettiamo in marcia e dopo aver girovagato ancora un po’ nel parco incontrando anche una famiglia dei famosi babbuini noti per la loro aggressività riprendiamo la strada del ritorno costeggiando stavolta l’Atlantico. Sappiamo che la Chapman’s Peak Road è chiusa per lavori, ma riusciamo ugualmente a goderci uno splendido tramonto sull’oceano con in lontananza il panorama dei Dodici Apostoli; consigliamo di fare il giro della penisola in questo senso così da sfruttare il sole fino all’ultimo ed evitare l’effetto ombra che la montagna può riservare nel caso si faccia il giro opposto. Sulla via del ritorno attraversiamo anche la zona di Costantia nota per i suoi vigneti (non essendo interessati abbiamo completamente saltato il circuito dei vini) e ci fermiamo ad Hout Bay dove avevamo letto del ristorante Mariner’s Wharf, ma né il paesino né il ristorante ci entusiasmano e pertanto decidiamo di fermarci per cena a Camps Bay. Cena non eccezionale (Ocean Blue, 38 euro), ma la giornata è stata splendida e faticosa e pertanto ritorniamo felici al Lodge.

27 Agosto 2009: Oggi ci aspettano le ultime ore a Città del Capo; per la mattinata eravamo indecisi tra la visita a Robben Island e quella ai Kisterbosch Gardens; il problema si risolve da solo in quanto per Robben Island ci sono solo posti in orari poco comodi e pertanto decidiamo per i giardini. Consiglio: se desiderate visitare Robben Island e volete scegliere data e ora molto meglio prenotare in anticipo (una settimana prima tutte le escursioni delle 9 erano già esaurite). La scelta fatta ci ha comunque lasciato soddisfatti in quanto i giardini sono veramente un’oasi di pace nella città ed al tempo stesso riservano una flora eccezionale a partire dalla protea, il fiore nazionale sudafricano, che in questo periodo fiorisce.

Lasciati i giardini proseguiamo per la nostra nuova meta: Hermanus, la patria delle balene franche che in questo periodo soggiornano lungo le coste. Decidiamo di evitare la N2 e seguiamo la costa che ci riserva panorami mozzafiato e la visione in lontananza delle nostre prime balene. Facciamo sosta a Betty’s Bay dove visitiamo la colonia di pinguini di Stoney Point ed arriviamo nel primo pomeriggio ad Hermanus. Troviamo sistemazione al Windsor Lodge Hotel (37 euro la doppia), un albergo molto carino che si affaccia direttamente sul mare. Usciamo subito per il ns. Primo whale watching, non siamo molto fortunati da vedere balene a riva, ma in lontananza e grazie al binocolo ne osserviamo diverse. Per cena ci fermiamo al Fisherman’s Cottage, locale molto carino dove mangiamo abbastanza bene spendendo quello che ormai sembra essere diventata uno standard (ca 37 euro in due).

28 Agosto 2009: Anche oggi il clima è abbastanza clemente, cielo coperto, ma non particolarmente freddo e mare calmo, ottimo per la ns. Decisione di uscire in barca per vedere le balene. Giunti al porto decidiamo di effettuare il giro con la Whale cruising in quanto esce con una barca aperta a differenza dell’altra compagnia che ha invece una barca chiusa (costo 50 euro a persona, non necessaria la prenotazione in bassa stagione). La scelta si rivela ottima, il ns. Comandante ci assicura che ci porterà in un vero santuario trascurando i cetacei che sono più vicini a riva. Dopo una mezz’oretta di navigazione e proprio quando iniziavamo a mettere in dubbio le qualità del comandante ecco che avvistiamo la prima balena. Solo un attimo ed è un tripudio, siamo in una piccola baia riparata ed intorno a noi girano almeno una quindicina di balene. Dopo un’ora abbondante di foto riprendiamo felici la strada di casa accompagnati da una balena che ci saluta con una serie di salti spettacolari. Ritornati in porto mangiamo un panino seduti sul Cliff Path, il sentiero lastricato che segue la costa permettendo un’ottima visuale del mare, a scrutare in lontananza le balene. E’ ora di ripartire alla volta di Cape Angulhas; un’occhiata alla tempistica e decidiamo di saltare la deviazione alla De Hoop Reserve in quanto non avremmo tempo sufficiente a disposizione. Lungo la strada continuiamo a seguire una costa di una bellezza selvaggia, mentre le strade diventano meno ampie e per alcuni tratti sterrate. Raggiunto Cape Angulhas per prima cosa visitiamo il faro salendo lungo una ripida scala sulla sommità da cui dominiamo i due oceani; ridiscesi raggiungiamo il capo vero e proprio e facciamo le foto di rito al ceppo che segnala il punto in cui i due oceani si incontrano. Il paesaggio è sicuramente molto più selvaggio del Capo di Buona Speranza e c’è molta meno gente. Visto che non è ancora buio decidiamo di proseguire guadagnando qualche ora sulla tappa di domani; ci fermiamo così a Breadshorp e troviamo sistemazione per la notte alla pensione Barbara dove per meno di 30 euro abbiamo a disposizione un vero e proprio miniappartamento. Per cena non è che ci sia molta scelta, ci ispira il Merino’s Grill dove mangiamo abbastanza bene per 25 euro in due; non c’è che dire il Sud Africa si sta rivelando economico come lo avevamo immaginato.

29 Agosto 2009: Iniziamo la giornata facendo colazione in camera grazie alla cucina a ns. Disposizione ed alla spesa fatta la sera prima. Oggi la nostra meta è Oudtshoorn, la capitale degli struzzi. Ritorniamo sulla Garden route e ci fermiamo a Mossel Bay, cittadina molto gradevole, dove visitiamo il museo di Bartolomeo Diaz che contiene tra le altre cose anche la riproduzione della caravella con la quale l’esploratore doppiò il capo di Buona Speranza. Si tratta della riproduzione fatta per celebrare il 500° anniversario dello storico viaggio ed ha realmente effettuato nel 1987 l’intero viaggio. È possibile salire a bordo e lascia stupiti come i marinai riuscissero a vivere per tanto tempo in uno spazio così angusto. Nel parco del Museo abbiamo la possibilità di vedere anche il Post Office Tree, l’albero che secondo la tradizione i marinai utilizzavano come un vero e proprio ufficio postale. Ripartiti da Mossel Bay lasciamo anche la costa per dirigerci verso l’interno; i panorami cambiano immediatamente e ci ritroviamo in un Sudafrica fatto di campi ed allevamenti completamente diverso da quello visto finora. Siamo nella provincia del Little Karoo e l’avvicinamento alla nostra meta è annunciato dall’avvistamento dei primi allevamenti di struzzi; ormai si sta avvicinando il tramonto ed abbiamo bisogno di trovare un posto per la notte. Grazie ai consigli di altri tpc ci fermiamo al De Poort Country Lodge e possiamo confermare che le premesse sono rispettate in pieno: la proprietà è in fase di ristrutturazione, ma a noi assegnano una camera molto grande e veramente carina (54 euro). Cena al vicino De Oude Meul (30 euro) dove è di rigore la bistecca di struzzo e poi a nanna.

30 Agosto 2009: Oggi la giornata si presenta particolarmente intensa. Dopo la colazione servita direttamente dalla titolare del B & B che insieme alla mamma sembrano essere le sole persone presenti nella struttura, ci dirigiamo alle Cango Caves che distano appena un quarto d’ora e partecipiamo allo Standard Tour; volendo si può anche optare per l’Adventure Tour, ma il tragitto prevede cunicoli particolarmente angusti e passaggi in corsi d’acqua per cui è necessario essere ben attrezzati. Le cave non sono grandissime (l’itinerario dura ca 1 h; 1,30h se si sceglie l’adventure), ma hanno un grande effetto scenografico con sale e passaggi veramente spettacolari, sicuramente ne vale la pena. Lasciate le cave ci dirigiamo alla volta della Cango Ostrich Farm per visitare un allevamento di struzzi; la scelta è stata dettata dalla comodità logistica (era sulla strada dalle cave), ma in città ci sono svariati allevamenti tra cui poter scegliere. Seguiamo una simpatica ragazza che ci spiega, in un inglese molto strascicato e veloce, quali siano le attività che si svolgono nell’allevamento e successivamente ci porta a fare un giro all’aperto dove possiamo vedere da vicino gli struzzi, cavalcarli (nessuno del gruppo ne ha il coraggio) e dar loro da mangiare. Sono veramente degli animali stranissimi e terminato il giro ci fermiamo al gift shop per comprare qualche regalino. E’ ora di rimettersi in macchina per ritornare sulla Garden Route e raggiungere la ns. Meta odierna: Knysna. Il paesaggio veramente rende onore al nome di strada giardino; ci fermiamo a goderci un po’ di sole a Victoria Bay ed attraversiamo il Wilderness National Park per arrivare infine a Knysna in tempo per salire sul promontorio The Heads e dominare così dall’alto la città e la sua laguna; ritornati giù aspettiamo il tramonto sulla spiaggia di Leisure Island, un quartiere con case di lusso e vigilanza privata. Ormai sta diventando buio, troviamo da dormire in un albergo molto carino nelle vicinanze del Waterfront (Graywood Hotel, 47 euro la doppia). L’albergo è fatto interamente di legno, ma abbiamo la sensazione di essere gli unici ospiti, sensazione che verrà ulteriormente rafforzata il giorno dopo a colazione; in effetti siamo in bassa stagione ed al di fuori delle città ci rendiamo conto che il flusso turistico è veramente ridotto al minimo. Ceniamo al 34 Degrees, uno dei ristoranti del Waterfront, dove assaggio ed apprezzo la specialità del posto: le ostriche selvatiche; nonostante tale scelta il costo resta sicuramente accettabile (46 euro in due compresa una bottiglia di vino).

31 Agosto 2009: Anche oggi una gran bella giornata di sole; è caldo e pertanto dedichiamo qualche momento ancora in giro per il Waterfront di Knysna dove facciamo degli acquisti prima di procedere alla volta di Port Elizabeth. Continuiamo a goderci il panorama fino a Plettenberg Bay, la patria dei surfisti dove facciamo una bella passeggiata su di una spiaggia che sembra non finire mai. Ripartiamo alla volta del Tzitzikamma National Park dove la prima sosta è al Bloukrans River Bridge per assistere a qualche salto dal bungee jumping più alto del mondo (216 metri). All’ufficio informazioni scopriamo che il Big Tree che volevamo visitare è chiuso per lavori di consolidamento e pertanto decidiamo di proseguire per la foce dello Storm River. Giunti al parcheggio ci rifocilliamo al ristorante per poi intraprendere il “boardwalk stroll”, una passeggiata molto gradevole all’interno della foresta per giungere ai due ponti sospesi che dominano la foce del fiume. Il panorama è incantevole così come è spettacolare la posizione dei cottages dello Storm River Restcamp, peccato non avere tempo a disposizione, sarebbe stato veramente bello dormire nel parco a pochi passi dall’oceano. Ripresa l’auto facciamo agevolmente l’ultimo tratto di strada e riconsegniamo la ns. Corolla all’aeroporto di Port Elizabeth; ci aspetta il volo con South African Airways (acquistato via internet a ca 60 euro a persona) per Durban. Ormai la prima parte del ns. Viaggio è finita e non ci ha assolutamente deluso lasciandoci negli occhi il ricordo di posti e persone veramente incantevoli.

Il volo per Durban parte ed arriva addirittura in anticipo, ma giunti in aeroporto incappiamo nel primo intoppo della vacanza: avevamo prenotato tramite roomsforafrica il B & B Dolphin Point che oltre ad essere abbastanza vicino all’aeroporto aveva il vantaggio di fornire il transfer ad un prezzo concordato (65 rand). Prima della partenza però il prezzo era salito ad 80 rand ed all’arrivo del taxi neanche l’ombra. Breve telefonata ad Alfred, il titolare del B & B, che sembra cascare dalle nuvole e dopo oltre un’ora arriva il taxi che ci accompagna richiedendoci però ben 100 rand. All’arrivo scopriamo inoltre che l’albergo è in fase di ristrutturazione in quanto i titolari lo hanno rilevato da poco e pertanto l’odore di muffa pervade tutto il complesso. Non c’è che dire, la scelta non è stata il massimo, ma ci consoliamo pensando che si tratta solo di una sola notte.

1 Settembre 2009: Oggi è il ns. Anniversario, ma la sistemazione ci ha un po’ rovinato l’umore. Per fortuna il B & B è posizionato in modo invidiabile a picco sull’oceano e la bella giornata di sole permette di apprezzare la bellezza del panorama. Facciamo conoscenza con il gestore che ci sembra un tipo eccessivamente entusiasta e con lo stesso tassista del giorno prima ed allo stesso prezzo ritorniamo in aeroporto dove ritiriamo la ns. Nuova auto, una Aveo un po’ malmessa (337 euro per 11 giorni), e decidiamo, visto che abbiamo un po’ di tempo a disposizione, di fare un giro orientativo per Durban. La città, come indicato da tutte le guide ed i racconti, ci sembra estremamente caotica e forse per la prima volta avvertiamo un certo senso di insicurezza. Quando poi, dopo un’oretta a zonzo, un commerciante musulmano oltre ad offrirsi come guida per la Juma Musijd e la Madressa Arcade ci prega di prestare particolare attenzione alle borse stante il pericolo di borseggio, decidiamo che ne abbiamo abbastanza e lasciamo senza rimpianti Durban alla volta di St. Lucia costeggiando il nuovo stadio in costruzione per i mondiali. Lungo la strada facciamo qualche sosta in modo da spezzare la monotonia del viaggio ed a pomeriggio inoltrato arriviamo a St. Lucia dove, seguendo anche in questo caso i consigli dei tpc, abbiamo prenotato alla Lalapanzi Guesthouse. Sistemazione semplicemente favolosa in un giardino tropicale e noi, per celebrare degnamente, abbiamo deciso di dedicarci la Honeymoon suite (700 rand-64 euro a notte), una stanza spettacolare con annesso terrazzo. Accanto alla bellezza della sistemazione c’è l’estrema gentilezza dei titolari con il marito della proprietaria (da noi subito ribattezzata lola-ponce) che attende il ns. Arrivo e ci fornisce un rapido excursus sulle cose da fare. Riserviamo l’Hippo and Croc Tour per il giorno dopo (150 rand-12 euro a persona) e partiamo subito per l’estuario del St. Lucia dove ci godiamo la vista di decine di ippopotami che sono placidamente distesi in acqua. Siamo molto più ad oriente del Capo e pertanto alle 18.00 è già buio, rientriamo in albergo per una rapida doccia e via a cena all’Ocean Basket un ristorante di cui avevamo tanto sentito parlare e che conferma pienamente i giudizi. Si tratta in effetti di una catena di ristoranti che offrono un’ampia varietà di piatti a base di pesce a costi molto contenuti; la nostra abbondante cena annaffiata da vino sudafricano costa in tutto 33 euro!!! 2 Settembre 2009: L’umore è sicuramente migliorato e così la giornata inizia nel patio della guesthouse dove a colazione facciamo finalmente conoscenza con la mitica “lola-ponce”, la padrona di casa. Subito dopo partiamo alla volta di Cap Vidal ed immediatamente mi ritornano alla mente le scene della pubblicità del famoso bagnoschiuma, ma Cap Vidal non è solo un’ampia spiaggia accarezzata dall’oceano, è anche un parco dove iniziamo a vedere i ns. Primi animali in libertà (zebre, antilopi, rinoceronti). La mattinata vola e ci ritroviamo a pranzare sulla spiaggia dopo aver fatto una lunga passeggiata e bagnato i piedi nell’oceano. Si riparte, per le 15.00 dobbiamo essere a St. Lucia per il tour; prendiamo posto sull’imbarcazione a fondo piatto e cominciamo a navigare lungo il lago avvistando diverse specie di uccelli, alcuni coccodrilli ed i padroni incontrastati del luogo: gli ippopotami. La barca si avvicina il più possibile e pertanto riusciamo a vederli in ogni più piccolo dettaglio ed impegnati nelle più svariate attività. Il tour termina con uno splendido tramonto sull’estuario, sicuramente quella pomeridiana è l’escursione più affascinante. Al ritorno riprendiamo la macchina e facciamo un giro per il paese; anche stavolta abbiamo la conferma del fatto che al di fuori delle metropoli le cittadine sono poco più di qualche strada ed essendo questo per loro pieno inverno non sono neanche particolarmente affollate. Rientriamo in albergo per una doccia e poi ritorniamo in “centro” per la cena, stavolta scegliamo il Quartedeck (30 euro), sicuramente meglio Ocean Basket per qualità, quantità e costi.

3 Settembre 2009: Oggi è il grande giorno: finalmente entreremo in un vero parco (Hluhluwe/Imfolozi) per il nostro primo safari. Partiamo da St Lucia abbastanza presto e in circa un’ora siamo al Nyalazi gate; pagata la tassa d’ingresso decidiamo di visitare dapprima la parte meridionale (Imfolozi) e successivamente quella settentrionale (Hluhluwe) perché in questa zona si trova il resort dove abbiamo prenotato per la notte. Questo parco infatti, uno dei più antichi di tutto il Sudafrica, si compone di due sezioni distinte come il nome lascia capire. Pochi minuti ed è un vero e proprio tripudio di animali, basti dire che non riusciremo a vedere i cats, ma una gran quantità di elefanti, giraffe e soprattutto il simbolo stesso del parco: i rinoceronti bianchi e neri. Da diversi anni infatti il parco adotta una politica di tutela di questo animale e nel 1994 il rinoceronte bianco è stata la prima specie ad uscire dalla lista degli animali in via di estinzione. Siamo così eccitati ed entusiasti che il tempo vola via ed inizia già ad imbrunire quando prendiamo la via verso l’Hilltop rest camp, ma prima di arrivare ci attende l’ultima sorpresa della giornata: in una radura vediamo pascolare almeno una decina di rinoceronti, compresi un paio di cuccioli, ed in lontananza scorgiamo alcune giraffe, sembra veramente di essere in un documentario. Siamo veramente soddisfatti. Arriviamo al campo in orario (tenete presente che all’interno dei parchi non è permesso girare da soli dopo il tramonto e pertanto i cancelli chiudono inderogabilmente in questa stagione alle 18.00). Prendiamo possesso del nostro capanno che scopriamo essere lungo il bordo del campo ed abbiamo la conferma di come questo campo sia uno dei più bei campi pubblici del Sudafrica se non addirittura il più bello. Ceniamo al ristorante del parco (appena discreto) ed andiamo a nanna, domani ci aspetta il sunrise game drive. Costo di pernottamento, cena e sunrise game drive 204 euro in due.

4 Settembre 2009: Stamattina la sveglia suona prestissimo, alle 6,00 dobbiamo essere pronti per la partenza del game drive. Avremo la possibilità di uscire prima dell’alba per poter avvistare i predatori di ritorno dalla caccia notturna. A dire il vero il safari ci delude un po’: sicuramente l’alba sulla savana è un’esperienza indimenticabile, ma pensavamo di usare il fuoristrada per seguire piste precluse alle auto. Invece ripercorriamo le stesse strade fatte da soli il giorno precedente. Anche stavolta i cats si lasceranno desiderare, ma continueremo a riempirci gli occhi di una natura selvaggia in cui gli animali sono i padroni incontrastati; vedere un’intera famiglia di elefanti che costeggia la strada e poi l’attraversa a pochi metri da noi è sicuramente una di quelle esperienze che restano. Rientrati al camp chiudiamo le valigie e ripartiamo; dedichiamo ancora qualche ora al parco ed alle 13,00 usciamo veramente contenti per dirigerci vero la nuova tappa del nostro viaggio: lo Swaziland.

La scelta di attraversare questo piccolo Stato incuneato nel Sudafrica è stata dettata da un duplice intento: innanzitutto accorciare la strada per il Kruger e poi avere la possibilità di vedere un angolo diverso del continente africano. Raggiungiamo agevolmente il posto di confine di Golela e sbrigate le formalità doganali (a dire il vero un po’ più lunghe di quanto immaginassimo e da cui subito si evince la differenza tra i due Paesi) entriamo nel regno dello Swaziland. Subito ci accorgiamo delle notevoli differenze: strade più strette e tenute peggio lungo le quali circolano senza problemi persone ed animali, villaggi che si riducono a poche casupole di fango tra le quali corrono bambini scalzi. Sicuramente il Paese è molto più povero del suo vicino, ma ci sorprende comunque in positivo la quantità di scuole che vediamo, segno che l’istruzione è vista come un mezzo per superare i ritardi dal resto del mondo. Proseguiamo alla volta di Manzini e lungo la strada veniamo fermati dalla polizia che mi contesta un eccesso di velocità; non mi sembrava di aver superato i limiti e quando il poliziotto inizia a contrattare sull’entità della multa capisco che in realtà non abbiamo commesso alcuna violazione, ma si tratta, a voler essere buoni, di un modo “poco ortodosso” per arrotondare lo stipendio su di una strada molto percorsa dai turisti. Ce la caviamo con 50 emalangeni (4,5 euro) ed un bel po’ di rabbia e proseguiamo il viaggio indispettiti per il contrattempo. Raggiunta Manzini, la principale città del Regno sebbene la capitale sia Mbabane, la città ci appare caotica e priva di attrattive; così, senza rimpianti, proseguiamo alla volta del Milwane Wildlife Sanctuary di cui avevamo letto e sentito parlare in questo sito. Si tratta di un parco in cui gli erbivori circolano tranquillamente in quanto non ci sono predatori; ci assegnano un capanno in tipico stile “swazilandino” (41 euro per la notte) all’interno di un boma che riproduce la struttura di un villaggio. Il capanno è spartano ma dotato di tutto l’indispensabile, mentre il parco è una vera oasi sebbene a noi che veniamo da un “vero” parco sudafricano non fa grande impressione. Alla sera ceniamo all’Hippo Haut Restaurant posto su di una pozza dove si troverebbero degli ippopotami che purtroppo non abbiamo visto, la cena è discreta, il prezzo ottimo (240 emalangeni/23 euro in due) e ritorniamo al nostro capanno ammirando uno splendido cielo stellato che è proprio vero si può vedere solo in Africa.

5 Settembre 2009: Stamattina finalmente ci concediamo una sveglia comoda dal momento che la giornata non prevede nulla di impegnativo e dobbiamo solo raggiungere per sera Malelane ai confini meridionali del Parco Kruger.

Innanzitutto ci rechiamo verso Malkerns dove è stato creato (peraltro molto ben segnalato) un piccolo centro per l’artigianato e dove si trovano sia Swazi Candle che Baobab Batik. Si tratta di due posti estremamente turistici, ma la loro fama è assolutamente meritata: il primo vende candele di tutte le forme e dimensioni, mentre il secondo ha batik favolosi. Ci dedichiamo allo shopping sfrenato per poi proseguire verso la Mantenga Nature Riserve dove facciamo una visita guidata alla riproduzione di un tipico villaggio locale accompagnati da una simpatica guida. Il tour termina con uno spettacolo di danze effettuate da ragazzi vestiti con gli abiti tipici, spettacolo sicuramente interessante ma forse un po’ troppo lungo per le nostre abitudini. Visitate le Mantenga Falls, cascate che si trovano a poche centinaia di metri dal villaggio ricostruito, riprendiamo la strada che ci porterà verso Mbabane. La capitale ci sembra una città molto ben ordinata e sicuramente meno caotica di Manzini e così decidiamo di fermarci per un giro ed il pranzo in un centro commerciale. Dopo un po’ ci rendiamo conto di essere praticamente gli unici bianchi in giro, però a differenza di Durban la cosa non ci crea alcun senso di allarme o insicurezza. Fatto rifornimento (bisogna sempre tener presente che sia in Sudafrica che in Swaziland i distributori non accettano carte di credito e pertanto è necessario disporre sempre del contante necessario) riprendiamo la strada per il Sudafrica. Attraversiamo agevolmente il posto di frontiera di Jeppe’s Reef ed in serata arriviamo al Villa Langa B & B di Malelane. Anche questo B & B è stato scelto grazie al sito roomsforafrica e stavolta la scelta non poteva essere migliore. La villa si trova in una zona residenziale della cittadina ed a noi viene assegnata una piccola dependance completa di tutto al costo di ca 50 euro. La gentile proprietaria, signora Annalie, ci consiglia anche un ristorante per la cena e saputo che il giorno successivo saremmo partiti presto per il Kruger si offre di prepararci anche un lunch box. 6/7 Settembre 2009: Oggi si entra al Kruger. La scelta di pernottare a Malelane è stata proprio funzionale per cercare di essere il prima possibile ai cancelli ed infatti in circa un quarto d’ora siamo all’ingresso. Paghiamo la tassa (640 rand – 58 euro), compriamo la fondamentale cartina del parco ed entriamo in quello che per i prossimi due giorni e mezzo sarà il nostro “regno”. A questo punto vogliamo fornire qualche indicazione che riteniamo utile. Bisogna innanzitutto considerare che il parco Kruger è enorme, grande quanto il Veneto o lo Stato di Israele, pertanto l’itinerario, considerando la chiusura dei cancelli dei campi che in questo periodo avviene alle 18.00 ed i limiti di velocità che oscillano tra i 30 ed i 50 km/h , deve essere valutato molto attentamente per evitare corse che toglierebbero tutto il fascino alla visita ovvero viaggiare lentamente ed attendere il tempo necessario affinchè gli animali si facciano vedere; infatti per fortuna in questo angolo di natura quasi incontaminata sono gli animali i padroni assoluti e sono loro a decidere se e quando mostrarsi. La nostra scelta, questa si estremamente personale, prevedeva di dedicare la prima giornata alla parte meridionale con pernottamento allo Skukuza e la seconda giornata alla parte centrale con pernottamento all’Olifants; saremmo poi usciti dall’Orpen Gate per raggiungere la riserva privata. La scelta dei campi è stata molto voluta nel caso dell’Olifants (abbiamo praticamente cambiato l’itinerario per averlo disponibile), mentre lo Skukuza era l’unica scelta possibile. Come infatti ricordavamo all’inizio i campi all’interno del Kruger tendono a riempirsi velocemente e pertanto per avere la possibilità di scegliere bisogna muoversi con congruo anticipo (3-4 mesi per il ns. Periodo estivo), ma per fortuna il sito ufficiale dei parchi sudafricani (www.Sanparks.Com) permette di effettuare ricerche che consentono di visualizzare per ogni singola data i campi che hanno posti disponibili. Partiamo allora decidendo di seguire le strade secondarie che costeggiano corsi d’acqua, purtroppo però essendo in stagione secca praticamente non c’è acqua e l’avvistamento degli animali risulta diradato. Ci rendiamo conto invece che lungo le strade principali i fiumi maggiori hanno acqua e quindi riusciamo comunque a vedere un bel po’ di animali anche se purtroppo anche oggi niente cats (a parte la fugace visione nell’erba di una massa bruna che ci dicono essere l’avanguardia di un gruppo di 4 leonesse); cena e pernottamento allo Skukuza (60 euro il pernottamento, 32 euro la cena a buffet), campo che pur essendo di grandi dimensioni risulta essere assolutamente all’altezza e che ci sentiamo decisamente di consigliare.

Facendo tesoro dell’esperienza, il secondo giorno decidiamo di seguire le strade principali e dopo poco siamo premiati: dapprima la visione di una coppia di iene che rientra dalla caccia e subito dopo quello che stavamo aspettando, il simbolo stesso del parco: a pochi metri dalla strada, sdraiati al sole, vediamo due leoni ed una leonessa che si riposano. La folla è tanta (infatti non appena si nota un capannello di auto sicuramente c’è qualche avvistamento importante), ma con un’ardita manovra guadagniamo un posto in prima fila per goderci lo spettacolo. Non ci sono parole per esprimere l’emozione di avere a pochi passi il “re della foresta”, restiamo per oltre un’ora a scattare non so quante foto e quando il “re” decide che è ora di spostarsi in una zona più ombreggiata anche noi decidiamo di proseguire oltre. L’entusiasmo è alle stelle e la giornata continua con molti altri avvistamenti: giraffe, rinoceronti, zebre, gnu, wild dog, impala in quantità, nyala, avvoltoi che si avvicinano ad una pozza scacciandone zebre ed impala, una mandria di elefanti che si abbevera e fa il bagno in una pozza, un ippopotamo che decide di attraversare la strada davanti alla nostra auto e perfino uno struzzo solitario. Un altro capannello ci segnala la presenza, all’ombra di un baobab, di un leopardo; è un po’ in ombra, ma è chiaramente visibile. Non c’è che dire oggi siamo veramente soddisfatti e sulla strada per l’Olifants l’ultima emozione: la strada è sbarrata da una mandria di bufali che si sta recando al fiume a bere; saranno oltre un centinaio e restiamo oltre dieci minuti in attesa che liberino la strada; in pratica in una sola giornata siamo riusciti a vedere da soli tutti i big five. Raggiungiamo l’Olifants pochi attimi prima della chiusura dei cancelli e ci assegnano un bellissimo capanno lungo il bordo (72 euro il solo pernottamento). Il campo è in ristrutturazione e pertanto non ci fa una bellissima impressione, ma la vista del tramonto sulla valle è imperdibile. Siccome anche il ristorante è in fase di ristrutturazione compriamo qualcosina al market e ci prepariamo la cena direttamente nel capanno (in tutti i campi c’è la possibilità di scegliere capanni con cucina oppure servirsi delle cucine comuni a disposizione). 8/9 Settembre 2009: Oggi usciremo dal Kruger per raggiungere la riserva privata. Decidiamo di effettuare un tratto della Timbavati Road, quella che è considerata la migliore strada del parco per l’avvistamento dei felini ed infatti poco dopo il solito capannello di auto ci segnala dei leoni all’ombra. Anche in questo caso rimaniamo affascinati a scattare foto ed a scrutare con il binocolo ogni piccolo particolare per poi immetterci sulla Satara Road dove all’ombra di un albero ci viene segnalata una massa scura. Con il binocolo riusciamo ad intravedere una forma sinuosa e maculata, ma data la lontananza non capiamo bene se si tratta di un leopardo o del più elusivo ghepardo. Alle 13.00, dopo un frugale pasto in auto, usciamo dal parco all’Orpen Gate. Che dire della nostra esperienza? Sicuramente siamo stati fortunati nel poter avvistare da soli tutti i big five, ma il Kruger resta un dono della natura che speriamo sia preservato per il futuro. Riteniamo due giorni il minimo indispensabile, ma se si avesse la possibilità di allungare tale durata non sarebbe sicuramente tempo sprecato. Per l’avvistamento degli animali sicuramente meglio l’alba e le ore prima del tramonto quando il clima più fresco spinge i grandi felini ad uscire dall’ombra in cui restano durante la giornata e che rende difficile il loro avvistamento. Infatti a volte un animale è a pochi metri dalla strada ma essendo fermo resta sostanzialmente invisibile. A noi infatti è capitato di intravedere qualcosa dietro un albero e quando ci siamo avvicinati con l’auto è sbucato fuori scappando via un leopardo. Non abbiamo fatto safari con i ranger dei campi e pertanto non possiamo esprimere alcun giudizio.

Dopo tanto sterrato in mezzo alla natura con i sensi all’erta per scrutare ogni piccolo movimento, rimettersi su di una strada asfaltata fa un certo effetto. Siamo diretti all’Elephant Plains Game Riserve, una riserva privata posta all’interno dell’area Sabi Sands confinante con i margini occidentali del parco Kruger. Nelle riserve private non è possibile girare in autonomia, ma ci si muove solo su jeep scoperte accompagnati da un ranger armato e da un tracker; chiaramente la sistemazione è molto più cara dei campi interni al Kruger (noi abbiamo speso 530 euro per due giorni), ma il servizio, accanto alla pensione completa sono garantiti un safari all’alba, uno al tramonto ed una passeggiata a piedi nel bush, è sicuramente di lusso. Inoltre in questa occasione facciamo veramente fuoristrada e riusciamo a vedere da molto vicino tutti i big five. Sarei ripetitivo se stessi ad elencare nuovamente gli animali visti, ma solo per restare ai big five abbiamo avuto la fortuna di vedere una cucciolata di 8 leoncini che giocavano su di un albero, 6 leonesse sdraiate a riposare dopo la caccia notturna, una bellissima coppia di leoni maschi, abbiamo seguito per oltre mezz’ora un leopardo che si accingeva a cacciare, abbiamo osservato un gruppo di rinoceronti, cuccioli compresi, che si abbeverava ed infine siamo rimasti per quasi venti minuti in mezzo ad un branco di elefanti che mangiava. Sappiamo che esistono pareri discordi sulle riserve private che alcuni considerano come dei grandi zoo, noi, per quel che può valere, non abbiamo avuto tale sensazione pur riconoscendo il fatto che i rangers sapessero bene almeno l’area dove alcuni animali si trovavano, così come in altri casi anche loro risultavano palesemente sorpresi degli incontri. La riserva scelta ci era stata suggerita da una collega che ci era stata qualche anno prima e la scelta si è rivelata ottima soprattutto per il rapporto qualità/prezzo. In definitiva la nostra scelta, 2 giorni al Kruger in autonomia e 2 giorni nella riserva privata, ci ha soddisfatto permettendoci di godere il parco sotto ogni angolatura. 10 Settembre 2009: Dopo l’ultimo safari all’alba lasciamo la riserva, ormai la nostra vacanza sta per terminare ed infatti non abbiamo un programma particolarmente dettagliato per oggi e domani. Decidiamo di dirigerci verso il Blyde River Canyon e per ora di pranzo raggiungiamo Graskop. Subito ci fiondiamo da Harry’s Pancakes di cui tanto avevamo sentito parlare e che conferma in pieno le ottime recensioni: è un locale in pieno centro che prepara pancakes sia dolci che salati veramente eccezionali. Plachiamo la nostra fame con uno alla feta e spinaci e ci rimettiamo in moto alla volta di Pilgrim’s Rest. Anche in questo caso sono confermati i giudizi che avevamo letto: la cittadina è una riproduzione ad uso e consumo dei turisti di una tipica cittadina di cercatori d’oro della fine del XIX secolo. L’essere meta tipicamente turistica è confermato dai diversi pullman che vediamo parcheggiati e dalla moltitudine di persone che cercano di venderci di tutto. Dopo aver fatto un giro di un paio d’ore ed aver ripreso l’auto, nel frattempo completamente lavata (sembra essere un’abitudine del posto contro un piccolo pagamento in denaro), ritorniamo a Graskop dove per la modica cifra di 30 euro troviamo posto al Blyde River Lodge in un miniappartamento. Visto che la città non offre molto, compriamo da mangiare in un supermercato e prepariamo in casa la nostra cena. 11 Settembre 2009: Il nostro ultimo giorno in Sudafrica. Ci svegliamo abbastanza presto ed aspettiamo che il nostro amico Harry’s apra per goderci i nostri pancake dolci (io alla nutella, Veronica alla cannella) che sono veramente favolosi. Soddisfatto il palato partiamo alla volta del Blyde River Canyon effettuando il classico giro (God’s Window, Lisbon Falls, Berlin Falls, Bourke’s Luck Potholes, Three Rondavels e World’s End). Purtroppo God’s Window è avvolto nella nebbia, ma tutti gli altri viewpoints offrono uno spettacolo impareggiabile. Il posto che sicuramente c’è piaciuto di più è stato Bourke’s Luck Potholes sebbene l’ingresso al parco sia un tantino caro. Successivamente ci fermiamo alle Mac Mac Falls mentre il cielo inizia a coprirsi e comincia a piovigginare; bene evidentemente è il segno di dire basta. Ci rimettiamo in macchina ed ora avremo davanti ca 4 ore per raggiungere l’aeroporto di Johannesburg; questa città è stata esclusa completamente dal nostro giro perché non ci sembrava avere attrattive particolari, ma soprattutto per considerazioni riguardanti la sicurezza. La strada è scorrevole ed in noi inizia già ad affiorare la malinconia per questo bellissimo viaggio che ormai sta per finire; il cielo nel frattempo sembra schiarire ed il Sudafrica ci saluta con uno splendido tramonto rosso fuoco. Arrivati a Johannesbug, troviamo agevolmente l’aeroporto e restituiamo la nostra auto; in questa occasione comprendiamo bene perché la nostra auto fosse un po’ malmessa: quando vedo l’incaricato dell’autonoleggio avvicinarsi per controllare eventuali danni faccio per mostrargli la check list fatta a Durban, ma lui mi stoppa con un tranquillizzante ed inequivocabile “we know our cars”, chiaramente avendo capito il giro che avremmo fatto ci hanno dato un’auto un po’ più malmessa per evitare di rovinarne una nuova. Anche in questo caso abbiamo fatto il check in online per il volo così consegniamo i bagagli ed attendiamo l’imbarco. Nell’attesa decidiamo di goderci l’ultima cena sudafricana da Ocean Basket all’interno dell’aeroporto e già iniziamo a sentire qualcosa che somiglia molto al famoso mal d’Africa. Il viaggio di ritorno è tranquillo ed alle 19.00 del 12 settembre 2009 dopo tre settimane rimettiamo piede nella nostra casa a Bologna.

Questo è il racconto del ns. Viaggio, un viaggio affascinante e che ha risposto in pieno a tutte le ns. Aspettative. È difficile trarre conclusioni e considerazioni generali in quanto siamo convinti che le esperienze sono sempre assolutamente personali e pertanto ciò che è andato bene a noi può non essere interessante per altri. L’unico consiglio che ci permettiamo di dare è quello di seguire sempre e comunque le indicazioni delle persone del posto anche quando sembrano suggerimenti superflui; è la cautela necessaria per rendere questo viaggio e questo Paese sicuramente indimenticabili.

Veronica e Luigi



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche