Sudafrica 3
Viaggio organizzato, safari fotografico e visita di Cape town e Victoria falls
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Partenza il 4 Ottobre 2010, ritorneremo il 16 dello stesso mese. Andiamo in sudafrica e dintorni, speriamo il periodo sia giusto climaticamente parlando. “Mondo Kalanka”, tour operator Hotelplan. Da Bologna raggiungiamo Monaco e da lì con un bell’aereo Southafrican raggiungiamo Johannesburg al mattino presto. Non troviamo l’assistente Hotelplan, quindi ci aiuta un assistente Kuoni. Volo per Hodspruit, aeroporto piccolissimo, poi in pulmino un’ora per raggiungere la riserva di Makalali, nel parco Kruger. Il lodge ha bei bungalows. Ampi, praticamente un appartamento, immersi nel bosco: pericoloso, ci dicono rientrare la sera col buio per via delle bestie feroci, ci accompagnano i rangers. Il cibo non è il massimo, bene la gentilezza. Ore 16, dopo il tè, già pronti per il primo safari su robuste jeep a 9 posti degradanti, guidate da rangers con fucile. Uno guida, l’altro, il trackers, cerca le tracce. Vediamo i primi animali, giraffe, gnù, una iena, e dopo una rincorsa di un’ora 3 leonesse. Dopo la cena alla griglia, subito in camera, siamo tutti stanchi, noi e 6 coppie di sposi, siamo i più anziani. La mattina seguente sveglia alle 5, gli animali si vedono all’alba e al tramonto; 2 biscotti e un tè, e via al freddo della jeep scoperta, fortuna che oltre al pile abbiamo portato la giacca a vento. Incontriamo singoli elefanti, 2 rinoceronti e altri animali come fagocero e scimmie. Vediamo i bufali in un recinto, messi lì perché si devono riprodurre. La giornata seguente vediamo gli ippopotami, che stanno sempre in acqua, perché la loro pelle si screpola al sole, e ci dicono essere i più pericolosi. Abbiamo visto 4 dei big 5, per il leopardo non c’è stato nulla da fare. Un po’ delusi ripartiamo in bus per Johannesburg, e la nostra delusione sale poiché causa maltempo e nebbia, non riusciamo a vedere il Blyde River Canyon. Ripieghiamo verso un villaggio di minatori, tenuto come 100 anni fa, molto caratteristico. Pranziamo in un locale vittoriano, ottimo il fish & chips e la sogliola, 10 euro in 2! Nel mezzo del pranzo dalla cucina escono i cuochi, che improvvisano un gospel….mancia. Ripartiamo, e tra un bel paesaggio e finalmente il sole, un’altra delusione ci viene dal pullmann che và in panne, ci vorrà tempo per rimediare, quindi la guida ci offre una discreta cena. Giungiamo così a tarda sera a Johannesburg, resteremo solo per la notte ed una saziante prima colazione in un hotel davvero di lusso, The Westcliff: camera enorme, vittoriana, con ogni comfort, bagno vasca e doccia e 2 lavelli. Ce ne andiamo a malincuore, ma l’aereo per Cape Town ci aspetta. Arrivati a Cape Town, siamo finalmente assistiti da un tempo discreto, e decidiamo di salire subito sulla “Table mountain” 17 euro a testa, ma da lassù lo spettacolo è davvero intenso: ricorda il Corcovado di Rio. La montagna è praticamente mozzata, quindi molto praticabile, sempre, sopra di essa, un letto di nubi, chiamato “la tovaglia”. Rientrando in bus, vediamo la cattedrale, il forte ed il parlamento, ed un quartiere di casine colorate molto caratteristiche. Città del capo è davvero carina. Alloggiamo in un altro hotel di lusso il “Mount Nelson” sempre vittoriano con bellissimi spazi comuni, piscina bar etc…camere grandi e belle, bagni confortevoli, prima cena inclusa, bella sala tutta per noi, ed ottimo il filetto, come la colazione del mattino seguente. Alle 9 (finalmente), partiamo per il porticciolo dove con un battello raggiungiamo l’isolotto delle foche. La traversata è davvero carina e le foche tante, sugli scogli ed in acqua, tutt’intorno i monti di Cape town. Al ritorno, sul molo c’e’ un mercatino, ed in mezz’ora compriamo parecchie cosette, sempre contrattando molto. Raggiungiamo la costa, direzione Kalk bay, e la vista dall’alto è mozzafiato, in lontananza anche una balena. Arriviamo al capo di buona speranza, saliamo i gradini per una ventina di minuti; anche qui gradevole panorama, raggiungiamo il faro, ed in cima ci soffermiamo a guardare dove si incrociano i 2 oceani, quello Indiano e quello Atlantico. Un po’ di emozione. Un babbuino col piccolo ci fa compagnia. Vediamo allevamenti di struzzi, e a Boulder’s beach incontriamo una colonia di pinguini, che nuotano o passeggiano sulla spiaggia. Pranzo a base di aragosta, eccellente, ma ci aspetta una delusione. Ci viene rubato lo zaino, con varie cose, ma soprattutto con i caricatori di video e macchina fotografica. La sera la guida ci accompagnerà nell’unico centro ancora aperto, presso l’Waterfront, e rimedieremo parzialmente. I negozi chiudono generalmente alle 17, dopo meglio uscire in gruppo. Il resto della giornata è dedicata ai giardini botanici, che non ci godiamo visto quello che ci è appena successo. A letto un po’ tristi, dopo regolare denuncia. La giornata seguente, caratterizzata da pioggia e vento, ci vede visitare alcuni vitigni, di cui ci importa poco, e la graziosa cittadina di Stellenbosch, di origine Olandese. Ritorno presto in hotel, a riposare. L’ottavo giorno sveglia alle 3, aereo per Johannesburg e coincidenza con Victoria falls, per vedere le belle e alte cascate Vittoria, lunghe 1700 metri, scoperte da Livingston. In questo periodo non sono alla portata massima di acqua. Visto di entrata 30 dollari, 45 se si esce e rientra per andare in Botswana. Il paesaggio è scenografico, ed il pomeriggio ci regala un bell’arcobaleno sulle cascate. Ci sono 40 gradi in Zimbawe. L’albergo è bello, con ampi giardini ed una stupenda vista sul ponte che unisce Zimbawe e Zambia. Le camere non sono granchè, e porgo le mie lamentele perché manca per troppo tempo l’energia elettrica. La sera cena inclusa, a buffet, gradita. Giorno seguente a disposizione per attività individuali: si potrebbe salire sull’elefante o sull’elicottero, scegliamo una più rilassante crociera sullo Zambesi, navigando in acque dello Zambia, e fotografando il tramonto (costo 42 dollari a testa) compreso il saluto degli indigeni che cantano e ballano. Qui vediamo ippopotami e un coccodrillo. La sera, cena non certo da 5 stelle, in un localino vicino all’hotel. Sino ad ora abbiamo assaggiato coccodrillo, kudu e struzzo. La carne è ottima da queste parti come in Sudafrica, nessun problema per l’alimentazione. La mattina seguente salutiamo la guida, ed un bus ci porta al confine tra Zimbawe e Botswana, in una catapecchia timbriamo i passaporti, e dopo aver visto un gigantesco bao-bab, una jeep, ovviamente scoperta, ci raccoglie e ci accompagna all’interno del parco Chobe, in un bellissimo lodge chiamato Chobe Game Safari. Subito il pranzo a buffet in riva allo Zambesi, coi fagogeri che ci annusano i piedi e brucano l’erba, e centinaia di elefanti oltre il fiume. Che spettacolo! Camera etnica ma moderna, con veranda e vista fiume, ogni comfort, eccetto il televisore che è quasi sempre mancato:meglio. Un po’ di riposo, ed alle 16 si parte per il primo safari. Quasi tutte donne al volante delle jeep. Mandrie di elefanti ci passano da tutte le parti, giraffe, bufali,zebre, leonesse, springbocks, aquile, avvoltoi, un sacco di fauna, ed infine, prima di rientrare, finalmente lui, il leopardo. Seduto sotto un albero, che tiene sotto controllo 3 leonesse. Bene, la missione “big five” è completata. Il resort ha piscina, e parti comuni molto spettacolari, con viste sullo Zambesi e sugli animali. Gli impala ti vengono a 50 centimetri. Saranno 3 i safari di terra (quanta sabbia abbiamo mangiato), ed uno di fiume, navigando in acque del Botswana, rimasta con pochi animali, soprattutto pochi rinoceronti, poiché i bracconieri li uccidono: i cinesi vogliono la polvere di corno, dicono sia afrodisiaca. Sullo Zambesi rivediamo gli ippopotami ed un grosso coccodrillo che prende il sole. I leoni non ci sono sembrati aggressivi, mentre tiene in apprensione la mole degli elefanti in libertà, che quando sbattono le orecchie e scalpitano, beh, meglio allontanarsi. I safari finiscono qui. E’ stata una bella esperienza, anche se difficilmente la ripeteremo. Cercheremo sempre paesaggi e situazioni nuove. Quante volte ormai siamo stati in Africa? Tante. A malincuore lasciamo il Chobe Game safari lodge, raggiungiamo in jeep il confine con lo Zimbawe, poi via verso l’aeroporto di Victoria falls, intasato di Giapponesi, dove acquistiamo una borsa etnica, e via sull’aereo che ci riporta a Johannesburg per la coincidenza con l’Europa. Il viaggio di ritorno è regolare, e data la stanchezza accumulata, riusciamo persino a dormire un poco in aereo, nonostante il non eccezionale spezzatino di cervo. Ciao Africa, alla prossima.