Sud-est degli Stati Uniti
Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana, Tennessee, Georgia: questi sono stati gli Stati che io e mia moglie Marta abbiamo toccato in 15 giorni di vacanza, percorrendo in auto la bellezza di 3000 miglia, ovvero 4828 km. Qualcuno potrà pensare che sono molti, ma gran parte delle miglia le abbiamo percorse per spostarci nelle grandi città, tra uno Stato e l’altro, godendoci il paesaggio e facendo molte soste, dove abbiamo scoperto angoli bellissimi e inaspettati. Per quasi la metà del soggiorno, la macchina non è stata nemmeno toccata.
Il periodo della nostra vacanza è andato da fine ottobre a inizio novembre, questo perché il punto di arrivo e partenza era Orlando, in Florida, e volevamo evitare la stagione degli uragani. Inoltre, la Florida è molto calda e, in autunno, è come essere in piena estate in Italia. L’idea di noleggiare una macchina è, inoltre, vincente, perché conveniente economicamente ed è il mezzo ideale per spostarsi negli Stati Uniti ed andare dove si vuole: da non dimenticare di chiedere il GPS. Le auto sono tutte con il cambio automatico, ma dopo i primi metri ci si fa l’abitudine. L’unica cosa un po’ diversa è che si guida solo con la parte destra del corpo (non avendo la frizione, il piede sinistro è a riposo) e, alla lunga, si sollecita molto, richiedendo un bel riposo all’arrivo.
Se decidete di noleggiare un’auto, fatevi spiegare due o tre regole stradali da chi c’è già stato. Qui posso anticiparvene qualcuna. Innanzitutto, la patente italiana è valida solo in alcuni Stati e non in altri, quindi è meglio averne una internazionale del tipo Ginevra e non Vienna. Poi, per esempio, se non espressamente vietato, si può svoltare a destra anche con il semaforo rosso, e i semafori sono posizionati dall’altro lato della strada e, se vi ferma la polizia, state immobili con le mani sul volante: saranno, poi, gli agenti a dirvi di cercare i documenti. Questo perché, se vi muovete o vi affannate troppo a frugare preventivamente nei vari scomparti, potrebbero pensare che stiate cercando un’arma: è il loro primo pensiero, purtroppo. Meglio aspettare e non anticipare i tempi. La benzina è veramente conveniente: circa 1,9 dollari a gallone in media, l’equivalente di 45 centesimi di euro a litro. Davvero niente male. Le stazioni radio sono favolose e la musica è una compagna indispensabile che sa valorizzare l’avventura americana on the road. Troverete di tutto: jazz, country, rock, pop, ecc… e anche quella religiosa gospel o simili è piacevole da ascoltare. Le strade sono belle, lisce come biliardi e, il più delle volte, attraversano parchi nazionali. Intorno a voi ci sarà quasi sempre verde, natura e paesaggi. Consiglio di viaggiare di giorno e non di notte, sia per godere dei paesaggi, sia per non schiacciare animali: purtroppo, ne abbiamo trovati tanti morti lungo le strade. Da opossum a armadilli, da cerbiatti a daini. Un vero peccato ucciderne qualcuno e, poi, potrebbe essere anche pericoloso per la sicurezza. In quella zona degli Stati Uniti, le Interstates (le strade importanti che attraversano più Stati) non si pagano. Abbiamo trovato pedaggi solo in qualche autostrada in Florida. Assicuratevi di avere incluso il Sun Pass (Telepass), perché in alcune uscite, soprattutto verso Miami, non c’è altro modo per pagare.
Appena arrivati potete cambiare un po’ di dollari direttamente in aeroporto, perché è uno dei luoghi più convenienti, oppure nei grandi alberghi senza commissioni. Non serve partire con molti contanti, in quanto lì si paga tutto con la carta di credito e, in caso di necessità, potete prelevare anche con il bancomat senza commissioni o aggiungendo 3 dollari. Gli alberghi, generalmente, danno solo il pernottamento, senza colazione e pasti. Però, avrete termos per scaldare l’acqua e bustine o capsule per fare thè, infusi, tisane o caffè. E lì i dolcetti da acquistare non mancano. Se provate il Perkins resterete deliziati: fanno una bella promozione di muffin e pezzi di dolci che, se ne prendi 3, altri 3 sono in omaggio. Come resistere? Anche i supermercati sono molto forniti. Da quelle parti trovate il Publix e il Kroger, oltre all’inossidabile Walmart, che però io sconsiglio o consiglio solo come visita turistica, anche per vedere la vendita di armi, accanto a quella di generi di prima necessità. Come ultima nota pratica e di servizio, ricordate che quasi ogni prodotto che acquistate è tasse escluso e, inoltre, che al ristorante, se vi servono, dovete aggiungere la mancia che varia dal 15 al 20%, facendovi arrivare a spendere anche 1/3 in più con le tasse: non proprio economicissimo. Se cercate connessioni wi-fi gratuite, i fast food hanno l’accesso libero. Potete anche non consumare, sostando all’esterno con la vostra auto o a piedi, oppure approfittando dei loro bagni puliti. Sconsiglio di acquistare una sim card americana, perché non ve la cavate con meno di 50 dollari e per 15 giorni o meno non ne vale la pena.
Prima tappa del nostro viaggio è stato il Kennedy Space Center a Cape Canaveral. Molto bello, affascinante ed istruttivo. Costa un po’ andarci, ma ne vale sicuramente la pena. Il primo giorno non disponevamo ancora dell’auto e abbiamo organizzato tutto dall’Italia con una compagnia turistica che, facendo il giro di Orlando con il bus, in alcuni punti selezionati, raccoglie i turisti che hanno prenotato e li porta a destinazione. Durante il tragitto c’è una guida che vi racconta qualcosa e vi prepara alla visita. Il Kennedy Space Center è in una zona militare. Si può accedere anche con un’auto privata, ma il parcheggio costa 10 dollari e non è così semplice trovare l’ingresso e il parcheggio giusto, anche perché l’area è immensa e intorno ci sono alligatori affamati. Là si possono ammirare moltissimi razzi e missili spaziali, vettori, strumentazione, ecc… Le zone più interessanti sono quelle delle Missioni Apollo, che hanno portato l’uomo sulla luna, dove si può ammirare l’Apollo 7, lungo 110 metri, toccare una tessera di roccia lunare e tante altre cose; inoltre è bello anche vedere lo Shuttle Atlantis. C’è un bus interno che vi porterà da un luogo all’altro. L’emozione è dettata dalla storia che quei mezzi hanno fatto, dalla consapevolezza che gli astronauti erano separati dal vuoto assoluto soltanto da pochi centimetri di lamiera, e dall’entusiasmo che circonda l’area. Chi ci lavora è molto orgoglioso e sono già tutti convinti che presto raggiungeranno Marte. Se vi organizzate bene, potete anche seguire uno dei due incontri che, ogni giorno, vengono fatti con un astronauta. La foto di rito con lui o lei è d’obbligo.
Andando verso Miami la strada è un po’ trafficata. In quella zona trovate alcune aree di sosta simili ai nostri autogrill. Le chiamano plaza ma, attenzione, perché sono posizionate alla vostra sinistra e non alla vostra destra. L’uscita per andarci si prende, dunque, dalla corsia di sorpasso, così come l’immissione avviene dalla corsia di sorpasso. La logica di tutto ciò credo sia dettata dal farne uno solo al centro, per entrambi i sensi di marcia. Loro non si scompongono di questo, anche perché, come vedrete, superano quasi tutti volentieri anche a destra, quindi avrete tutto il tempo di decelerare un po’ per uscire o accelerare con calma per immettervi di nuovo in strada. Stessa cosa per alcune uscite posizionate sempre sulla sinistra. Di Miami non posso dire molto di più di quello che si conosce già. Noi abbiamo visitato il quartiere artistico Wynwood, molto consigliato da parte dei tanti che abbiamo contattato per organizzare questo viaggio. Infatti, oltre agli Hotel e ai Motel, ci siamo mossi anche con Couchsurfing, per vivere una reale esperienza americana con gente del posto. A Wynwood conviene arrivare per l’aperitivo e la cena; prima delle 16:00, infatti, non ci sono molti locali aperti e affluenza di gente. Wynwood è un quartiere che stanno riqualificando con gallerie d’arte, negozi artigianali e locali alternativi. L’impegno c’è e c’è stato, ma il risultato è un po’ deludente. A dispetto della zona povera e degradata che lo accoglie, i prezzi dei beni e servizi sono molto alti e, inoltre, sembra un po’ tutto artificioso e calato dall’alto.
Una tappa immancabile, nel profondo sud della Florida, sono le Florida Keys, una serie di isolotti, collegati da ponti, che “disegnano” un arco verso il Golfo del Messico. È emozionante perché si procede con la macchina in mezzo a due grandi masse d’acqua, ma si possono fare delle soste lungo il percorso. Se decidete di andare, potete decidere di arrivare fino a Big Pine Key, così da percorrere il 7 miles bridge (il ponte delle sette miglia, dove hanno girato anche alcune scene del film del 1994 True Lies con Arnold Schwarzenegger). Non serve andare fino in fondo a Key West, altrimenti rischiate di passare una giornata sempre in macchina, quando fuori ci sono 30 gradi e tanta voglia di tuffarsi. Appena arrivati alle Florida Keys, potete sostare al Gilbert’s Resort a Key Largo per ammirare il paesaggio e farvi un bagno: lì l’accesso alla spiaggia è gratuito. Potete farlo all’inizio o alla fine durante il ritorno. Altro luogo dove nuotare e fare un pic nic, è Anne’s Beach a Islamorada, sul lato del ritorno. Bello e piacevole. Noi ci siamo stati e consigliamo vivamente questo punto. Sempre a Islamorada trovate Robbie’s (lato andata), se decidete di fare una gita in barca, dare da mangiare alle torpedini (tarpons) o, semplicemente, fare una sosta caraibica: molto caratteristico. Da non perdere la famosissima torta Key Lime Pie, fatta con il lime, crema, biscotto caramellato con burro e zucchero in fondo e panna montata in cima: deliziosa è dir poco. È diventata una delle mie torte preferite.
Ed eccoci arrivati al piatto forte di ogni visita in Florida: gli Everglades. Una distesa di acqua poco profonda, che occupa una superficie di circa 2000 km quadrati. Una grande palude subtropicale, calda e umida, piena di vita. Infatti, potete trovare gli imperdibili alligatori americani, tartarughe, libellule, rane grandi anche un’unghia, rettili di ogni tipo, e tanti altri animali ancora immersi nel loro ecosistema naturale. Il miglior modo per visitarli è andare presso una delle strutture attrezzate con air boat, barche ad aria dal fondo piatto che scivolano sulla palude spinte dalla forza di due eliche poste a poppa: visto il rumore, verrete equipaggiati di tappi per le orecchie. Di queste zone attrezzate ce ne sono 3 lungo la 8th St SE, Miami. Noi siamo andati al primo che si incontra, provenendo da Miami, ovvero all’ Everglades Safari Park. È molto bello e completo di tutto. Nel biglietto avete inclusi: la visita in barca, lo spettacolo con gli alligatori ed il giro a piedi nel parco. Lì trovate il capitano Alstar (Al) che guida gli air boat e Andrea (sua moglie) addetta alle foto. Sono nostri amici e se ci andate, salutateceli. Se ne avete voglia e non siete vegetariani o vegani, potete fermarvi al ristorante del posto e mangiare un po’ di alligatore. Occasione unica e irripetibile. Noi lo abbiamo assaggiato e devo dire che la carne è delicata e buona. Da provare! Invece, se volete il dolce, prendete una classica Cheesecake, perché lì il Key Lime Pie non lo fanno buono come alle Florida Keys.
Da lì potete proseguire verso l’altra sponda della Florida, andando verso Naples o Fort Myers, dove potete fare sosta. Il paesaggio è bellissimo, perché attraversate tutto il parco delle Everglades, nonché diverse riserve indiane dei Seminoles. Anche loro organizzano gite in barca e/o in canoa. Se avete tempo, potete “mettere la freccia” e fermarvi a visitare anche le zone da loro gestite. Hanno proprio la pelle rossa! Come dicevo, la strada è bella, scorrevole, piacevole e dritta, insomma molto rilassante. C’è un punto, però, protetto da reti e recinti molto alte, perché è la zona dove vivono i puma. Noi non ne abbiamo visti, ma è pieno di cartelli che ne indicano l’attraversamento, come da noi si fa per le mucche o i daini. Io consiglio di passare di giorno ma, se amate il rischio e l’avventura, potete farla anche in notturna a velocità ridotta. Ci sono anche dei punti di sosta per gli scuolabus e la strada è sempre accessibile, quindi considerano il rischio molto basso. Ad ogni modo, è meglio aver fatto prima il pieno di carburante; non ho visto molti distributori da quelle parti. Però, passandoci, non potete non buttare l’occhio al fitto della vegetazione che vi circonda. Credo che, se doveste incrociarne qualcuno, potete finire per rimpiangere gli alligatori.
Se volete fare un bel bagno nel Golfo del Messico, potete andare verso la zona chiamata Clearwater, anche se non serve arrivare fino a lì. Esistono delle spiagge bellissime e accessibili a tutti verso St Petesburg a Pass a Grille Beach. Potete cercare il Sea Horse Grill e fermarvi lì vicino. Andando in quella direzione la strada si divide in due: una va verso Tampa, l’altra verso St Petesburg. Se prendete la seconda, farete lo Sky Bridge, un ponte molto bello che attraversa un’intera baia. Emozionante e suggestivo, anche perché la strada si impenna e vi sembrerà di decollare. Alla fine del ponte c’è anche un belvedere, se volete fare sosta. Arrivati al mare, invece, vi stupirete perché pure il parcheggio si paga con la carta di credito e per accedervi, non so perché, c’è una pezzetto di strada a pagamento, ma ne vale la pena. Il mare lì è bello e grande, con una spiaggia bianchissima. Inoltre, sarete circondati da molti uccelli irriverenti. Dagli immancabili gabbiani, a quelli che cercano il cibo becchettando sulla battigia, a quelli più grandi che scrutano lo specchio d’acqua in cerca di pesci succulenti da mangiare: possono essere pellicani o cormorani. Sono spassosi perché, a volte, litigano tra di loro senza motivo apparente o le provano tutte per cercare il cibo. Non ci sono i servizi come in Italia, perché la spiaggia è pubblica, ma vicino è pieno di zone attrezzate con bagni e docce, anche se l’acqua non è così salata come nel Mar Mediterraneo. Per me potete resistere fino all’Hotel o al Motel di turno e farvi una doccia a sera tanto, con il caldo che c’è, vi asciugate in pochissimo tempo. La strada che vi riporta verso Orlando da Tampa è molto trafficata, un po’ come quella intorno a Miami. Potete decidere di tornare ad Orlando, oppure cercare qualcosa lì intorno per poi proseguire verso nord.
Se decidete di tornare ad Orlando, oppure proprio all’arrivo in questa città, potete visitare i parchi a tema più famosi del mondo: Disney World, gli Universal Studios Florida, Islands of Adventure, Sea World Orlando e Legoland Florida. Nessuno di questi vi lascerà delusi e vi divertirete moltissimo. Per passare una giornata senza pensare, lasciandosi guidare dal turismo più pazzo e sfrenato, questi parchi a tema sono l’ideale. Anche per chi ama un turismo più colto o più naturalistico non può prescindere dal visitarli, perché sono uno spaccato fondamentale dell’American way of life e perché è interessante immergersi in quelle realtà, anche solo per un giorno. Vi assicuro che a fine giornata sarete stanchi, storditi, sballottati, ma non delusi. Noi siamo andati agli Universal Studios e ne è valsa proprio la pena. Abbiamo visitato le attrazioni fondamentali: Minions, Harry Potter, la Mummia, E.T., Terminator, Shrek, i Simpsons, Men in Black, Transformers, lo spettacolo degli effetti speciali per i film horror, montagne russe varie, ecc… Ogni attrazione o spettacolo termina nell’immancabile negozio souvenir, dove potete sfogare la vostra compulsiva voglia di acquistare un Minion o E.T. in peluche, i gadget di Superman o Batman, oppure qualsiasi tipo di fornitura per i perfetti provetti magi di Hogwarts, la scuola di Hatty Potter. Naturalmente, dovrete essere ben forniti economicamente, perché si fanno pagare tutto. La maggior parte delle attrazioni prevede di essere coinvolti in realtà virtuali o simulate, ed essere calati nel mondo visitato. Quando siete lì dovete credere che sia tutto vero e, dopo un po’, a forza di entrare e uscire, farete fatica a capire cosa è reale e cosa non lo è. Per lo meno, a noi questo è capitato. Ad ogni modo, quasi sempre, vi accomoderete su sedili in linea, posti su carrelli scorrevoli e avrete con voi occhiali 3D. Vi assicuro che vi sembrerà di essere nelle scene dei film e l’effetto reale è notevole. Come ogni parco a tema, una volta pagato il biglietto di ingresso, si deve fare un po’ di coda per avere accesso alle attrazioni. Se andate con bambini piccoli, siete accompagnatori di o portatori di handicap, o acquistate un caro ingresso VIP, potete avere delle vie preferenziali.
A tal proposito, mi piacerebbe spendere due parole positive, per sottolineare come ogni luogo degli Stati Uniti d’America da noi visitato sia totalmente accessibile ai portatori di handicap. Qualsiasi cosa fa un normodotato e in qualsiasi luogo può accedere, le stesse cose e gli stessi luoghi devono poter essere fruibili a tutti. Dovrebbe essere così anche da noi, ma molto spesso, purtroppo, rimane sulla carta. Lì, invece, potete toccare con mano questo grande esempio di civiltà. Ci sono sempre assistenti e personale pronto ad aiutarvi e/o ad accompagnarvi. E sempre con il sorriso. Molto bello. Spero un giorno di non dover nemmeno più scrivere di questo e che entri nella normalità quotidiana per tutti. Ma fino ad allora è bene ricordarlo e sottolinearlo.
A nord di Orlando ci sono tanti parchi nazionali. I più interessanti da visitare sono quelli di Ocala e, più a nord ancora, verso la capitale dello Stato (Tallahassee), ne trovate altri, molto belli, di cui il più importante si chiama Apalachicola. Anche la capitale, se volete, vale la pena di una sosta, perché intorno trovate delle bellissime case e costruzioni da vedere e apprezzare, in quanto molto americane. Belle costruzioni coloniali, grandi, spaziose, immerse nel verde e nella natura, pur a due passi dalla movida cittadina. Muoversi in auto su lunghe distanze vi farà sicuramente apprezzare la diversità di paesaggi e vi farà capire che le miglia non sono caramelle. I GPS, specie negli Stati Uniti d’America, tendono a sottostimare il tempo necessario per raggiungere una località, ma voi non lasciatevi scoraggiare. Magari fate tappe più brevi, ma fermatevi ovunque volete: è proprio questo il bello di un viaggio on the road; essere liberi di scegliere cosa fare, quando e dove. A questo proposito, voglio raccontare di un episodio, avvenuto a New Orleans, dove ad un concerto pubblico all’aperto, abbiamo chiesto ad un afroamericano, già seduto, se potevamo sederci lì vicino a lui anche noi. La sua risposta è stata eloquente: “potete sedervi ovunque, questa è l’America!” Impagabile.
Noi abbiamo preso la strada per andare a New Orleans, decidendo di fermarci poco prima del confine con l’Alabama, nei pressi di Pensacola e, più precisamente, nella cittadina di Destin, perché ci piaceva il nome e sembrava nel nostro destino andare in quella città. Tutta quella zona è molto turistica e rinomata, piena di spiagge dove fare il bagno e dove rilassarsi. Per quanto a nord della Florida, c’è sempre una bellissima luce, propria delle località di mare e la temperatura è pressoché la stessa che al sud. Se decidete di fare colazione da quelle parti preparatevi ad avere un bello stomaco predisposto a tutto di prima mattina. Avendo ordinato “solo” due caffè americani e due muffin che, a noi, sembravano immensi, ci siamo sentiti dire che lì servivano anche la colazione. Ci siamo guardati un po’ interdetti, ben sapendo cosa intendeva la cameriera, ma abbiamo ringraziato, dicendo che eravamo apposto così. Proprio mentre lei ci guardava come si guardano due marziani e se ne andava scuotendo la testa, una sua collega portava una vera colazione americana alla persona che stava seduta vicino a noi. Tenetevi forte: due uova al tegamino, due toast molto carichi, pancetta affumicata, altro tipo di carne, frittata, verdure grigliate, salse a piacere e bibite a volontà. L’equivalente, per noi, di una colazione, un pranzo e una cena: buona notte!!! In effetti, quando sarete lì, vi renderete conto della rotondità della stragrande maggioranza delle persone. L’obesità, da quelle parti, è una vera e propria piaga. Al confronto, qualsiasi italiano che si paragona con loro si sente magro: qualsiasi! Secondo me non è solo per la qualità e quantità del cibo, ma anche per le bevande gasate con cui lo accompagnano e che mandano giù in grande quantità. Infatti, soprattutto nei fast food (MacDonald, KFC, Pizza Hut, Taco Bell, Burger King, Wendy’s, Subway, ecc…), la bevanda non si paga a bicchiere pieno, ma a bicchiere vuoto che dovete riempirvi da soli e lo potete fare tutte le volte che volete. Però, mentre io e Marta quasi dividevamo lo stesso bicchiere, che è comunque il quadruplo dei nostri, e ci avanzava pure qualcosa, vedevamo gli altri avventori riprenderne più volte. Inoltre, da quelle parti, si fa presto a dire coca cola, quando ne esistono più di venti tipi diversi e noi, a mala pena, ne conosciamo tre. Comunque, se vi doveste avventurare nei fast food, perché anche questo fa parte del viaggio e della scoperta dell’America profonda, buon appetito.
Sempre sulla strada per New Orleans, nel piccolo spicchio di terra dello Stato dell’Alabama, prima della città di Mobile e prima di entrare nello Stato del Mississippi, c’è una piccola spiaggia sconosciuta, ma bellissima, che si chiama Perdido Beach. È un vero e proprio paradiso in una lingua di sabbia e mare. Ci vanno solo gli abitanti delle vicinanze a fare due passi nel tardo pomeriggio e, generalmente, è vuota. Nessuno a parte voi starà lì a fare un bagno, ma è bellissima. Potete comprare qualcosa al supermercato e andare a fare un pic nic e un bel bagno proprio lì, facendo conoscenza con i bonari e simpatici abitanti del posto che si stupiranno di vedervi e vi riempiranno di informazioni utili sulle tappe successive del vostro viaggio. L’Alabama ci ha veramente stupito per i colori della natura, per l’architettura delle case e per la calda luce del sud che vi illuminerà la strada. A Perdido Beach c’è un albero proprio davanti alla spiaggia, dove potete stendere i teli e lasciare le vostre cose all’ombra. Con l’auto potete arrivare fino quasi in spiaggia: non abbiate paura a farlo, non è proprietà privata e, poi, vi accorgerete che lo fanno tutti. La sabbia è dorata e le ondine vi accarezzeranno la pelle, insieme al sole. Attenti a quando nuotate, perché potete incappare in granchi giganteschi che sembrano pietre, mentre sopra di voi volteggeranno dei pellicani, sempre enormi, che sembrano pterodattili e oscurano il sole quando passano. Sinceramente un po’ di paura me l’hanno fatta, quando me ne sono visto uno proprio sopra la testa. Fortunatamente, noi esseri umani non siamo di loro gradimento, anche per la dimensione, non proprio alla loro portata. Da lì a New Orleans ci vogliono ancora circa 3 ore. Se lo fate nel pomeriggio, andrete verso ovest, quindi verso il tramonto del sole che si rifletterà sulla strada, sugli alberi dei boschi circostanti e sulle macchine davanti a voi. Con la musica giusta è uno di quei momenti che non dimenticherete mai, soprattutto quando entrate nello Stato del Mississippi e attraversate gli specchi d’acqua, gli affluenti e la valle alluvionale dell’omonimo fiume. Da brivido!
Se volete vedere il Mississippi in tutta la sua maestosità e immensità, New Orleans è il posto giusto. La patria del blues e del jazz, offre un panorama mozzafiato proprio davanti alla Cattedrale di St Luis, al di là della statua di Andrew Jackson che si impenna con il suo cavallo. La visita a New Orleans non può che avere come centro il quartiere francese. Potete iniziare la visita, magari concedendovi un giro in tram. Ogni singolo biglietto costa 1,5 dollari, ma se fare il giornaliero o il jazz pass vi costa solo 3 dollari e potete usare tutti i mezzi pubblici ogni volta che vorrete in quella giornata. Il tram è uno spettacolo perché, pur restaurato, è rimasto quello di una volta, con le panche di legno e le cordicelle ai lati per prenotare la fermata. Secondo me non c’è modo migliore per arrivare al quartiere francese. Ci sono cinque linee del tram che arrivano a destinazione. La prima è la linea verde scura St. Charles Streetcar, che attraversa il Garden District, altro luogo interessante da vedere se state più giorni. La seconda è la linea gialla Loyola-UPT Streetcar, che parte dalla stazione dei treni, attraversa il municipio e la city di New Orleans, e arriva al downtown. La terza e la quarta corrono quasi parallele. La linea rossa Canal Streetcar Cemeteries parte dal cimitero di Metairie stile europeo, mentre quella verde chiaro Canal Streetcar City Park Museum, parte dal museo d’arte. Infine, la linea più corta è quella blu Riverfront Streetcar che corre lungo il fiume Mississippi. Non vi preoccupate di annotare tutti questi nomi, perché ad ogni fermata potete trovare una comoda mappa con tutte le fermate annotate. Potete iniziare la visita come abbiamo fatto noi da Bourbon Street, scendendo fino alla Cattedrale e poi andando al French Market, oppure fare l’esatto contrario. Una volta che arrivate lì, si gira tutta a piedi e vi sembrerà di essere tornati in Europa, abbandonando per un po’ i grandi viali e l’esagerazione degli spazi che disorienta un po’. Tutto è circondato dalla musica, anzi New Orleans è musica. In ogni incrocio, in ogni angolo, in ogni locale ci sarà una persona o un gruppo che suonano a cappello. Anche nei locali troverete grandi secchi bianchi con il simbolo del dollaro per le mance. È coinvolgente. Non mancano i grandi classici come “Rising Sun”, tutto il repertorio di Johnny Cash, “When The Saints Go Marching In”, e tanti altri. La riconoscibilità dei brani e dei pezzi, per quanto renda il tutto molto turistico, non potrà che farvi sentire a casa, facendovi rilassare e stampandovi sulle labbra un bel sorriso per tutta la giornata. Tutto è incredibilmente fatto su misura per i turisti. Infatti, non trovate un barbiere, una parrucchiera o un supermercato nemmeno a pagarlo oro, perché tutto è negozio di souvenir, locali per mangiare e bere e, nel mentre, ascoltare musica, negozi di articoli artistici e/o artigianali e, intorno alla Cattedrale di St. Louis, artisti che vi mostrano le loro incredibili creazioni. È tutto turistico, ma vi piacerà. New Orleans è la città ideale dove comprare souvenir da portare in Italia per voi o per farne dono ai vostri amici e/o parenti. Se tutta la musica che sentirete in giro non vi basterà, dovete andare al Preservation Hall, in St Peter Street 726, sempre al quartiere francese. Fanno tre spettacoli di un’ora a partire dalle otto di sera. Andate per tempo a fare la fila e prendere i posti a sedere. Dentro ci sono delle panche dove sedervi e fa un po’ caldo, anche se ci sono i ventilatori, però ne vale proprio la pena. Potete anche solo pagare il biglietto di ingresso senza consumare niente dentro: per un’ora potete resistere, magari con una bottiglietta d’acqua al vostro fianco. Lì sì che sarete avvolti dal jazz.
Dal punto di vista gastronomico non mancano certo i prodotti tipici ed i locali dove gustarli. Potete prendere un caffè europeo, se proprio ne sentite la mancanza, al Cafè du Monde, locale situato di fronte alla Cattedrale di St Louis, attraversando la strada per andare al Mississippi, sulla sinistra. Di solito è molto affollato. Oppure potete gustare le prelibatezze culinarie al Mother’s Restaurant o, dove siamo andati noi, al Café Beignet situato lungo Bourbon Street, dove mangerete accompagnati da una bravissima orchestra jazz, ventilatori e acqua nebulizzata che vi rinfrescherà. Infatti, a New Orleans fa caldo. I piatti tipici non piccanti sono i Red Beans (fagioli rossi) con salsiccia e il riso, il panino Roast Beef Po-Boy e la Muffaletta o Muffuletta, altro panino fatto con pane siciliano al sesamo, dunque di origine italiana, con dentro affettati, sottaceti, mozzarella, provolone, olive, ecc… Sono deliziosi e vi riempiranno a dovere. Per chi ama il piccante, potete provare la Jambalaya e il Gumbo, piatti buonissimi ma molto piccanti, quindi deve piacervi. New Orleans ha moltissime altre cose da vedere, come il Museo Nazionale della Seconda Guerra Mondiale, il Parco Louis Armstrong dove, se siete fortunati, potete trovare dei concerti gratuiti, e altre zone a nord-ovest del quartiere francese, dove è possibile vedere anche ricche dimore dei facoltosi abitanti della città. Un periodo interessante per andare è nel fine settimana di Halloween, per assistere al Voodoo Festival, dove la città impazzisce letteralmente di feste, concerti, giochi, divertimenti e tanti sballi, se amate il genere. Troverete tutte lecase addobbate, piene di teschi, scheletri, streghe, catene, ragnatele, e tanto altro ancora. Tutto ciò è presente in ogni posto degli Stati Uniti d’America, ma a New Orleans assume forme più esagerate ed esilaranti. Se siete ospiti di qualche americano, per amicizia o attraverso la piattaforma Couchsurfing, un’esperienza da fare assolutamente è aprire la porta ai bambini in cerca di dolci che vi diranno “trick or treat?”, ovvero “dolcetto o scherzetto?” Se avete qualche giorno in più, potete visitare le piantagioni di cotone verso Baton Rouge, la più famosa delle quali si chiama Laura Plantation, dove potete vedere come vivevano gli schiavi e le dimensioni della casa padronale e delle coltivazioni di cotone. Resterete stupiti dalla vastità dei campi e dalla dimensione ridotta delle piante di cotone, che sono molto basse.
Memphis è la città di Elvis Presley. Prima tappa obbligatoria per chi visita Memphis è Graceland, la casa di Elvis. Un vero e proprio mausoleo alla divinità della musica e del rock and roll che, come dice lui, nasce da un sapiente mix di gospel e rhythm and blues. Graceland è la seconda casa maggiormente visitata negli Stati Uniti dopo la Casa Bianca. Naturalmente, la casa si trova su Elvis Presley Blvd (boulevard), un viale pieno di ville e palazzi. Il parcheggio costa 10 dollari, ma è comodo e con facili indicazioni per raggiungerlo. All’ingresso, dovete lasciare gli zaini e tutto quello non strettamente necessario. Potete fare le foto, ma senza flash, e avete a disposizione una audio guida su tablet, in cui ascoltare e vedere foto e video dell’epoca: molto interattiva. La visita inizia con la casa vera e propria: il salotto, il disimpegno, la cucina, la sala della jungla, la sala del biliardo, quella delle registrazioni, ecc… Il primo piano della casa, dove sono le camere da letto, è interdetto, perché anche quando Elvis aveva ospiti non permetteva a nessuno, al di fuori dei membri della famiglia, di salire di sopra. Che dire, è la casa di una ricca rock star, piena di lusso, eccessi e stravaganze, come le 14 TV sparse per la casa che teneva sempre accese, di cui 3 in fila per seguire in contemporanea i 3 notiziari federali, come il 36° Presidente Lyndon Johnson. Oppure come la sala del biliardo, che è arredata da un tessuto increspato disposto a onde. La sala più stravagante è la sala della jungla, esempio di kitsch e accumulo di vari oggetti esotici. Interessante notare l’originale sistema di videosorveglianza della casa dell’epoca, gli strumenti della cucina, anche questi d’epoca, e la tecnologia massima che gli anni settanta del novecento potevano esprimere. È come fare un salto indietro nel tempo. La visita prosegue nella sala dei dischi d’oro, premi, riconoscimenti, abiti, esperienza militare e hollywoodiana, il tutto con i suoi successi di sottofondo. Non potrete non commuovervi alla vista del disco d’oro di “Love me Tender” e della sua tomba che, anche se molti suoi fan credono che sia ancora vivo, hanno piazzato all’esterno in giardino. Ci sono poi da vedere altre zone, come quelle dove sono esposte le sue auto e visitare i suoi aerei privati. Il lusso la fa sempre da padrone. Aveva i rubinetti e il lavandino d’oro persino sull’aereo e le marche delle auto andavano dalla Cadillac alla Rolls Royce e persino una Ferrari. Ogni sezione vi porta ad un negozio di souvenir (gift shop), dove potete apprezzare l’apoteosi del merchandising. Hanno fatto di tutto: magneti, tazze, spille, magliette, borse, orologi, gioielli, sagome in cartonato, biglietti, palle di Natale, sfere di neve, ecc… Ce n’è per tutti i gusti, anche se tutto un po’ caro e con l’impressione, più che confermata, che sia una vera e propria macchina mangia soldi. Ma come si fa ad andare a Memphis senza rendere omaggio al Re del Rock?
Memphis, però, è famosa anche per altre cose. Innanzitutto, dovete fare un salto a Beale Street, anche di sera se volete uscire in qualche locale. È una via caratteristica e troverete gente per strada per divertirsi. Inoltre, troverete molti altri souvenir a prezzi più accessibili di quelli di Graceland. Se capitate la mattina intorno alle 11:00 o il pomeriggio intorno alle 17:00, lì vicino c’è il Peabody Hotel e l’imperdibile marcia delle anatre. Praticamente ci sono delle anatre che si mettono in fila e marciano sul tappeto rosso nella hall dell’albergo, precedute dal Duckmaster: molto sciocco, ma anche molto divertente. Dovete trovare, inoltre, un buon ristorante dove mangiare il classico barbecue di Memphis con carne di maiale, perché è rinomato in tutti gli Stati Uniti. Cosa più difficile da trovare, ma buona, è la torta Mississippi Mud Pie, un concentrato di cioccolata impressionante. Il gusto può richiamare quello della torta Sacher ma, tra le altre cose, i suoi ingredienti annoverano: 400 gr di biscotti al cioccolato, 170 gr di cioccolato fondente, 700 ml di latte, 4 tuorli, zucchero e burro a volontà. Una vera e propria bomba calorica.
Infine, veniamo alla sezione diritti umani, perché Memphis è stata teatro di un tragico evento, ovvero l’uccisione di Martin Luther King, avvenuta il 4 aprile del 1968 al Lorraine Motel. Una visita che consiglio caldamente, perché vi arricchirà in tutti i sensi. Ho lasciato espressamente per ultima la descrizione di questa importante meta, perché una volta vista non avrete molta voglia di sollazzarvi altrove. Troppo commovente e troppo coinvolgente per lasciarla a cuor leggero. Il Lorraine Motel è situato in un quartiere che niente ha a che vedere con i fasti di Elvis Presley Blvd. Infatti, la zona è molto più povera e degradata, con costruzioni in mattoni rossi a vista e una sensazione di periferia immediata. A parte questo, esistono anche dei locali, bar e la zona ha una sua vivace quotidianità. Lì, in due edifici (il Lorraine Motel e quello antistante) è stato realizzato il Museo dei Diritti Civili Nazionali. La parte esterna è rimasta quella di un tempo, mentre all’interno è modernissimo e ben fatto. E pensate che sulla fine degli anni ottanta del novecento stavano per demolirlo per fare speculazione edilizia, mentre tre facoltosi uomini afroamericani hanno indetto una raccolta fondi e istituito una fondazione per aprire il museo. Davvero un ottimo lavoro. Lì trovate un comodo parcheggio gratuito e, all’arrivo, sarete accolti dai sorrisi delle persone che ci lavorano, naturalmente tutte afroamericane. All’esterno c’è una corona di fiori all’altezza della stanza 306, la stanza dove lui ha dormito, e basta solo questo a rendere toccante la visita. L’interno si apre con uno scorcio sulla storia dei diritti civili americani, sulla lotta contro la schiavitù e su quella contro la segregazione. C’è tutto: oggetti d’epoca, video, foto, strutture create apposta per fare interagire e spiegazioni dal vivo. Potete capire come viveva uno schiavo, potete approfondire momenti fondamentali come il rifiuto di Rosa Parks di sedersi nel posto riservato ai neri, oppure essere immersi nelle marce per i diritti civili degli anni sessanta del novecento. Si può dare uno sguardo dall’interno alla sua stanza ed alla 308. L’altro edificio è il luogo dove stava l’assassino, dove si può vedere il suo fucile, da dove ha sparato e seguire le indagini che ne hanno portato alla cattura. Tutto davvero toccante. La visita può essere fatta in due ore, ma consiglio di prendervi più tempo e di dedicare a questo museo un’intera giornata; vedrete che ne vale la pena.
Se volete proseguire con la visita sulle orme di questo grande uomo, non vi resta che andare ad Atlanta, città natale di Martin Luther King dove, gratuitamente, si può vedere un altro museo, la casa dov’è nato e dove ha vissuto e la chiesa dov’era pastore. Anche in questo caso sembra di fare un salto indietro nel tempo, perché hanno conservato tutto così com’era e, questa volta, pure gli interni sono come erano negli anni sessanta del novecento, quando Martin Luther King era in vita. Si possono vedere le camere da letto, compresa la sua quando gli hanno lanciato le pietre e lo minacciavano, la sala da pranzo, la cucina attrezzata con strumenti di quegli anni e un qualcosa che assomiglia ad una lavatrice a manovella, ma elettrica. E loro erano benestanti, a differenza di tanti altri che se la passavano peggio. Scoprirete cose interessanti sulla sua vita, sulle invidie delle persone meschine e sulle sue battaglie. Però, verrete anche a conoscenza di aneddoti divertenti, come i giochi da tavolo preferiti da Martin Luther King, ovvero la dama cinese ed il Monopoli. Ma non voglio raccontare tutto: dovete andarci! Lì c’è anche la sua tomba, con una fiaccola che brucia sempre per illuminare la lotta per i diritti umani e l’uguaglianza sostanziale. Lotta che prosegue ancora oggi.
Ad Atlanta potete vedere anche il Georgia Aquarium, uno degli acquari più grandi del mondo, il Coca Cola World, perché la coca cola nasce in quella città, ed il Museo di Arte Contemporanea che, però, è chiuso di lunedì. Per il resto la città sembra Gotham City, specialmente in una di quelle giornate di nebbia, dove le punte dei grattacieli scompaiono tra le nuvole basse. Suggestivo è dir poco. La città è la seconda più trafficata degli Stati Uniti d’America, dopo Los Angeles, quindi vi consiglio di guidare con molta prudenza e di avere molta pazienza nel districarvi tra le innumerevoli tangenziali, bretelle, raccordi, allacci, svincoli, ecc… E sperate che non piova.
Il nostro viaggio si è, poi, concluso tornando nello Stato del sole, ovvero in Florida. Abbiamo approfittato dell’ultimo giorno e mezzo per fare il pieno di sole, di bagni nelle piscine dell’albergo, e di relax. Siamo andati un po’ in giro ad acquistare gli ultimi souvenir e prodotti tipici da mangiare, e non volevamo proprio svegliarci e credere che il viaggio stava finendo. Infatti, fino a poche ore prima della partenza, non c’è stata una volta in cui abbiamo pensato a casa. Le esperienze, le avventure, le scoperte e gli incontri di questi quindici giorni sono stati così avvolgenti, coinvolgenti, entusiasmanti e pazzeschi che siamo stati completamente assorbiti dal presente. Scrivendo tutto questo adesso, so che il viaggio è proprio finito, ma so anche che lo porteremo dentro per il futuro a venire, e state sicuri che sarà un punto di partenza per farne altri. Che dite, vi è venuta voglia di partire? Se avete tempo e un po’ di soldi, vi consiglio di farlo vivamente. Sarà una magnifica avventura.