Sud africa, da togliere il fiato
Altro saluto a Paola e Giacomo, due ragazzi incontrati in aereo e con cui abbiamo condiviso parte del viaggio..È stato rassicurante sapere che altre persone stavano effettuando lo stesso viaggio, nelle tue stesse condizioni.
Il viaggio si è svolto tra l’11 e il 27 agosto ed ha contato, oltre ad un volo internazionale, due voli interni, due fitti d’auto e 14 notti; credo che per fare un viaggio del genere siano indispensabili due settimane, anche se l’ideale sarebbe un mese..Ci sono talmente tante cose da vedere che il tempo sembrerà sempre pochissimo.
Viaggiamo con l’Olympic via Atene. I voli sono puntualissimi e siamo a Johannesburg alle 9.10 del mattino seguente, lunghissima fila ai passaporti e poi dritti al ritiro dell’auto. Per questo servizio ci siamo rivolti a due compagnie differenti: per il primo tratto (JNB-DUR) con la Dollar-Thrifty, per il secondo (GRJ-CPT) con la Budget.. Gentilissimo ed esaustivo nella spiegazione il primo impiegato incontrato, scortese e sbrigativa la seconda.. Comunque ad oggi non abbiamo ancora ricevuto l’addebito sulla carta di credito e quindi non possiamo ancora sbilanciarci sul trattamento finale..
Avevamo previsto che il primo giorno in terra africana sarebbe stato un po’ di passaggio e così ci dirigiamo verso la destinazione della prima notte, Sabie. Prima di arrivarci avevamo però deciso di passare per Pretoria almeno per visitarla un po’, anche se eravamo indecisi se pernottarci o meno. A posteriori la scelta del rapido passaggio si è rivelata azzeccata.. Sarà perché era domenica, sarà per l’ora (mezzogiorno circa), sarà per le raccomandazioni ricevute da amici di amici che vivono nelle città (Johannesburg per la precisione) ma l’impressione non è stata positiva.. Il centro era praticamente deserto, nella piazza principale sotto la statua di Paul Kruger c’erano solo simil-barboni che ci guardavano un po’ in cagnesco.. Conclusione: rapida foto di rito e poi via sulla N4.
Il sistema stradale è ottimo, con indicazioni chiare ed esaustive, ci sono parecchie autostrade, ma anche le strade secondarie non erano male.
Arriviamo a Sabie verso le 18, già col buio e purtroppo questo particolare con i giorni ci farà un po’ rimpiangere di aver lasciato la nostra estate a casa e di aver anticipato l’inverno..
Nel tragitto abbiamo potuto osservare le condizioni di vita dei più poveri.. In città parallele fatte di lamiere poste ai margini delle cittadine e sui bordi delle autostrade ove di tanto in tanto si vedevano attraversare persone ed animali senza curarsi delle macchine.
Non avevamo prenotato niente per la notte, decidiamo di alloggiare al Wayfarers Guesthouse (www.Wayfarers.Co.Za 270R p.P.) sia per le positive recensioni lette, sia perchè i “nostri compagni di viaggio” vi pernottavano; per cena su consiglio dei simpaticissimi Chris e Morag, proprietari della Guesthouse, andiamo a “The Woodsman” dove abbiamo iniziato la scorpacciata di carne (piatto prediletto per tutta la vacanza) con un ottimo filetto e con spesa irrisoria (180 R in 2).
Alle 21 siamo già a letto.
Dopo una abbondante colazione e una chiacchierata con i nostri locandieri facciamo un giro per la graziosa cittadina di Sabie, sicuramente da consigliare e da inserire in un itinerario di viaggio, anche se come semplice tappa di mezzo.
Quindi tour delle cascate e del Blyde River Canyon, descritti accuratamente in ogni guida, dove abbiamo goduto di panorami da togliere il fiato accompagnati da un silenzio che, per chi viene da città movimentate come la nostra non si può non apprezzare, primo fra tutti “Three Rondavels”.. Assolutamente da non perdere! in più in ogni punto panoramico ci sono decine di bancarelle di gente locale dove ci siamo dedicati a spese “folli” con prezzi irrisori e oggetti bellissimi! Alle 18 siamo a Phalaborwa; anche per stanotte non avevamo l’alloggio.. Rapida ricerca con l’aiuto dei passanti e quindi ci rechiamo all’African Lily Lodge. La struttura non è granché, si tratta di appartamenti self-catering con 2 camere, cucina e bagno, ma un po’ grezzi soprattutto se paragonati all’alloggio precedente ma la spesa è stata minima (390R per la stanza).
A cena sembra che la scelta sia quasi obbligata, su consiglio di chiunque andiamo da Buffalo Pub & Grill, sempre mangiata di carne accompagnata da patatine e insalata per 150 R in due.
Stamattina la sveglia suona presto.. Alle 6,15 siamo fuori dall’albergo e in pochi minuti siamo al gate del Kruger.. Non vogliamo perderci neanche un momento.. È il vero motivo per cui siamo arrivati fin qui! Basta fare qualche metro e nei dintorni riusciamo a scorgere numerosi animali, anche se nessun Big Five.. Ma abbiamo 3 giorni di parco.. Inutile disperare! Arriviamo all’Olifants verso le 11 dopo esserci fermati al Letaba per sgranchirci un po’. Devo dire che il campo scelto ci ha un po’ delusi.. Avevamo letto commenti positivissimi e anche sul libricino del parco, acquistato all’ingresso per 25R, lo pubblicizzavano come la sistemazione con il panorama più bello del parco.. E questo è sicuramente vero dato che nel fiume su cui si affaccia vivono decine di ippopotami, ma il resto lasciava un po’ a desiderare, tutto poco curato e poi fuori dal campo non c’erano molti animali.. Forse per il clima (di giorno più di 30 gradi, di notte qualche grado sopra lo 0) o per la vegetazione un po’ secca.. E questa è stata un opinione comune a tutte le persone con cui abbiamo parlato lì e che come noi avevano fatto di tutto pur di alloggiarvi! Comunque siamo venuti qui per i safari e quindi alle 15,30 si inizia con un Afternoon Walk di 3 ore dove, anche se non abbiamo visto molti animali (ippopotami, ma anche un giovane leone) è stata un’emozione unica per il camminare a piedi nella savana, guardare le tracce degli animali, ascoltare i loro versi..
Poi safari notturno.. Grande delusione.. Due ore al gelo vedendo solo qualche lepre selvatica e qualche cerbiatto impaurito.. Ovviamente se chiedi in giro gli altri avranno sicuramente assistito a scene da documentario.. C’è sicuramente una grande dose di fortuna, ma non si sa mai fino a che punto credere alla gente..
Andiamo a dormire alle 23.. Stremati dalle emozioni e dalla stanchezza della giornata! Il giorno seguente (il 15 agosto) sveglia alle 4,45.. Alle 5,30 parte il safari mattutino. Anche in quest’occasione non siamo stati molto fortunati se non per l’incontro con un altro leone. Di sicuro non dimenticherò mai il freddo perché anche se eravamo preparati (doppia maglia, maglione di lana, giacca a vento, cappello e sciarpa di lana..) era davvero notevole.. Soprattutto se a casa si lasciano i 40 gradi! Rientrati al campo giusto il tempo di fare colazione e di richiudere le valigie che siamo già in macchina direzione Skukuza e già nel tragitto lo scenario cambia totalmente: molto più verde, alberi più bassi da permettere un avvistamento sicuramente migliore.. In poche parole la fortuna gira dalla nostra parte e ammiriamo tutti gli animali possibili ad eccezione dei felini che ovviamente in queste ore dormono e arriviamo a quota 3 Big Five (con bufali ed elefante).
Il caldo oggi è stato tremendo e quando arriviamo al campo siamo stremati, ma noi non molliamo, tra l’altro ci trovavamo anche nella struttura più antica e più grande del parco (con all’interno addirittura l’aeroporto..) e quindi dedichiamo il tempo ad un giro panoramico e ad un po’ di shopping.
Anche il giorno seguente abbiamo prenotato il safari mattutino dato che il Morning Walk era tutto pieno, ma stavolta ci è andata decisamente meglio: due leoni con criniere belle folti che si richiamano tra loro! Ovviamente il safari non è stato solo questo.. Si sono susseguite zebre, elefanti, aquile, giraffe, avvoltoi e tanti altri animali.. Possiamo lasciare il parco soddisfatti.. Oggi infatti siamo diretti nello Swaziland.
Consiglio: cercate di alloggiare nella parte sud, molto più ricca di animali e quindi con più possibilità di avvistamenti, in particolare mi hanno parlato benissimo di Berg-en-dal e di Pretoriuskop..
Per quanto riguarda lo Swaziland ci ha lasciato un po’ così.. Tantissima povertà, bambini che improvvisano balletti sulle strade per avere soldi in cambio, mucche che attraversano ovunque.. È sicuramente la vera Africa! Il reale problema è stato l’alloggio: non avevamo prenotato niente, avevamo un’idea ma questa non aveva disponibilità, erano le 15 e ci siamo trovati ad un bivio: trovare una soluzione alternativa lì, nella Ezulwini Valley, (cosa che non è stata difficile) ma buttare praticamente una giornata, o proseguire.. Davanti a noi avevamo circa 200 km e non potevamo sapere le condizioni delle strade e per di più quelle percorse non erano state delle migliori (piene di curve), inoltre ovunque è sconsigliato viaggiare col buio e quindi è prevalso il buon senso ovvero alloggio decente, giro per il mercatino locale e cena alle 6 in un ristorante francese (Calabash, ottima e abbondante cena per 300R in due) La notte è passata quasi insonne.. Alle 7,30 siamo già a fare colazione e alle 8,30 siamo in macchina.. Impieghiamo circa 2 ore per raggiungere la frontiera di Golea-Lavumvisa.. Ovviamente la strada è completamente dritta.. Superiamo paesi fantasma, dove non c’è nulla ma, cosa che ci ha stupiti, pieni di scuole-posti di ritrovo per i ragazzini, ognuna caratterizzata da una propria divisa.. L’unica pecca è stato uno sterrato obbligato non indicato da nessuna parte se non al momento di imboccarlo per dei lavori sulla strada principale.
Consiglio: superate lo Swaziland velocemente.. Non offre molto e dopo invece c’è tanto! Calcolate che solo il primo tratto, quello che va dalla frontiera di Jeppe’s reef fino a Mbabane, passando per Piggs Peak è tortuoso, mentre dopo è tutto un rettilineo.. Quindi calcolando 4 ore si supera abbondantemente.. Certo se si considera che qui abbiamo fatto gli affari migliori di tutta la vacanza è un’altra storia.. Come in tutto purtroppo si deve fare una scelta!! All’uscita dalla frontiera (lentissima) prendiamo l’autostrada N2 che in poche ore ci porta a St. Lucia, graziosa cittadina sull’Oceano Indiano a “dimensione turista”.
Dall’Italia avevamo prenotato dal sito www.Roomsforafrica.Co.Za l’”Hippo Hideaway” una Guest House 4 stelle (1100R la stanza per due notti), situata sulla strada principale, composta da appartamenti self-catering arredati con gusto in stile africano, con un bellissimo giardino interno con piscina, ad un passo dalle principali attrazioni. Ottima scelta.. Da consigliare! Qui abbiamo goduto di tramonti spettacolari in riva al mare o sull’estuario; abbiamo fatto una splendida crociera pomeridiana sul fiume ammirando ippopotami, coccodrilli, aquile ed altre specie di uccelli; abbiamo passeggiato sulla spiaggia bianca di Cape Vidal; ma soprattutto abbiamo visitato in una giornata il parco Hluhluwe-Imfolozi famoso per avere la più altra concentrazione di rinoceronti del paese, e dato che questi ci erano sfuggiti nel Kruger la visita era obbligata e si è rivelata anche un’ottima scelta in quanto abbiamo visto moltissimi altri animali (oltre ai rino ovviamente!) e per di più vicinissimi (mi hanno dato l’impressione di essere molto più abituati alle macchine perché erano lì a brucare l’erba ai margini della strade e non fuggivano vedendoci arrivare).
Abbiamo lasciato St. Lucia il 19 agosto con l’unico rimpianto di non avere acquistato degli splendidi totem di legno per pochissimi rand per il problema trasporto.. 🙁 Prossima tappa: Durban, terza città più grande del Sud Africa, anch’essa sull’Oceano Indiano.
Purtroppo anche qui, com’era accaduto per Pretoria, siamo arrivati di domenica, con quasi tutto chiuso, inoltre il nostro hotel (Albany Hotel 506R su roomsforafrica, che però non mi sento di consigliare) era in pieno centro affaristico.. Ci siamo subito diretti sul turistico lungomare, caratterizzato da una lunghissima spiaggia (dove in tantissimi facevano il bagno, tra l’altro è anche sicura perché protetta da reti “anti-squalo”) su cui si affacciano grattacieli, palme, parchi giochi..
Tutto sommato non è male, è una metropoli piuttosto evoluta, ma mai ai livelli europei o americani e poi l’Africa è un’altra cosa..
Con il senno di poi non vi avrei alloggiato.. Meglio dedicare un altro giorno alla natura! Inoltre l’ottima condizione delle strade ti permette di percorrere grandi distanze in breve tempo.. Ma non si può sapere tutto a priori.
Trascorriamo solo una notte.. Il 20 alle ore 12,20 abbiamo preso il volo della South Africa Air Lines per George sulla Garden Route, volo che ci ha fatto saltare 1500 km ca. Di cui non avevo letto granchè bene, per le cittadine che offrivano poco e per la struttura delle strade peggiore rispetto al resto..
In poco meno di due ore, con l’aereo più piccolo su cui abbia mai viaggiato (un sediolino-corridoio-due sediolini..!) arriviamo a George che però non era la nostra destinazione finale.. Ci siamo infatti diretti Oudtshoorn, cittadina colonizzata dagli olandesi (cosa che si nota ancora nei cognomi delle persone) e patria dello struzzo.
Qui ci sono tantissime fattorie che effettuano visite guidate ai proprio allevamenti; noi ci siamo diretti all’Highgate Ostrich Farm posta a 5 km da Oudtshoorn sulla R328 per Mossel Bay, in quanto sulla guida avevamo letto della possibilità di cavalcare questi simpatici animali.. Partiamo in 6 per un tour guidato dove ci spiegano della diversa colorazione delle piume, delle loro strane abitudini alimentari, delle tecniche di incubazione delle uova.. Poi usciamo all’esterno e ci danno la possibilità di dar da mangiare agli struzzi, di salire sulle loro resistentissime uova e soprattutto di cavalcarli.. Esperienza simpaticissima.
Per la notte alloggiamo presso “Oudtshoorn Hotel & Resort”, un lussuosissimo albergo prenotato su hotelclub.Com per soli 36 euro la stanza ovviamente con colazione.
L’indomani ci aspetta la sorpresa del mal tempo ma ovviamente il programma è fitto e non ci facciamo intimorire.
Il programma giornaliero prevede una sosta a Mossel Bay, presso il “Bartolomeo Diaz Museum” per visitare la copia esatta della caravella con cui Bartolomeo Diaz arrivò, 500 anni fa, in Sud Africa e l’albero della posta, con cui i marinai tenevano la corrispondenza con casa.
Lasciata Mossel Bay iniziamo a percorrere la “Via dei Giardini”, un tratto di strada che porta fino a Cape Town caratterizzata da prati richissimi di fiori. Purtroppo il tempo non accenna a migliorare e quindi ci dirigiamo senza soste a Cape L’Agulhas vero punto più a sud dell’Africa. Arrivati ci rechiamo subito a visitare il vecchio faro ancora in funzione da cui si gode una splendida vista sugli oceani e sul caratteristico paesino in stile nord-europeo; poi andiamo alla ricerca della pietra che indica il punto di incontro dell’Oceano Atlantico e di quello Indiano e quindi ci fermiamo ad ammirare un po’ il panorama con il mare in tempesta a fare da cornice..
Ci tocca cercare un alloggio per la notte non essendo sicuri dall’Italia di riuscire ad arrivare fin qui.. Abbiamo comunque l’imbarazzo della scelta, ci sono tantissime Guest House.. E ne troviamo una che si rivelerà la migliore in cui abbiamo alloggiato.. “Tip of Africa”, gestita da una simpatica coppia di origine tedesca che ci ha coccolato per tutto il soggiorno.(600R la camera con colazione) Anche per cena siamo stati fortunati: su consiglio del nostro proprietario andiamo da “Angelo’s”, ristorante di origine italiana, noto nella zona per la cucina di pesce. Veniamo accolti gentilmente ed invitati ad accomodarci per l’aperitivo dinanzi al camino accesso (stasera fa davvero freddo)..Il tutto è illuminato solo dalla luce delle candele. Buone porzioni di pesce, ma soprattutto assaggiamo la migliore cheese cake che abbiamo mai mangiato! (300R in due) Di ritorno alla Guest House ci intratteniamo con Derick a sfogliare libri sul Sud Africa e a chiacchierare sulla caccia (la Guest House è piena di suoi cimeli di caccia..) La mattina seguente dopo una ricca colazione, con dolcetti appena sfornati, ci dirigiamo ad Hermanus per vedere le balene.. Purtroppo il mare non è proprio un tavola ma restiamo comunque un’oretta ad ammirare dorsi e code di questi enormi animali! Poi solito giro per le bancarelle e per la cittadina definita “very continental” e di nuovo in macchina sulla N2 direzione Cape Town Dopo i passaggi a Pretoria e Durban eravamo un po’ spaventati di dover trascorrere gli ultimi 5 giorni in una città.. Ma già dopo qualche ora si capisce che qui è tutto diverso.. Non vedi una separazione tra bianchi e neri, non ti senti neanche per un attimo osservata, in pericolo, insomma una vera città multietnica!! Qui ci siamo concessi un po’ di relax, senza essere legati ad orari o vincoli e perciò abbiamo preso le giornate come venivano..
approfittando del cielo limpido siamo saliti sulla Table Mountain e abbiamo ammirato un panorama a 360° che spazia dalla città, alla penisola del capo, a Robben Island abbiamo passeggiato per il centro città, Long street, Green Market square, Bo-Kaap, Castello di Buona Speranza ci siamo rilassati nei Company’s Gardens abbiamo percorso tutta la penisola del capo visitando la colonia di pinguini a Boulder’s beach, toccando il Capo di Buona Speranza, passando per graziosi paesini di mare dove abbiamo mangiato ottimo pesce ci siamo trattenuti nei quartieri residenziali di Green Point e ..
abbiamo aspettato uno splendido tramonto (tra l’altro l’ultimo in Sud Africa) a Signal Hill ma soprattutto ci siamo dati allo shopping.. In centro ma soprattutto al Victoria & Alfred Waterfront, una zona del porto dove i vecchi dock portuali sono stati riadattati in negozi, ristoranti, alberghi di lusso.. Qui abbiamo gironzolato tra i negozietti, abbiamo assistito a spettacoli improvvisati da gruppi di ragazzi di colori, abbiamo ascoltato i litigi delle foche sulle banchine.. Siamo stati bene! l’unica cosa che ci è mancata è stata la visita a Robben Island..Purtroppo dal primo giorno che siamo arrivati l’unica data disponibile era quella della nostra partenza..
Per l’alloggio abbiamo trovato una buona offerta su octopustravel per il “Lady Hamilton Hotel”, un bell’albergo, con camere spaziose e pulite ed abbondante colazione, nella zona dei Gardens, dai cui si può arrivare in centro tranquillamente a piedi in pochi minuti.
Per il mangiare abbiamo provato un po’ di tutto, dalla cena tipica dell’Africa Cafè alla carne allo Spur, al pesce al Mariner’s Wharf ad Hout Bay al finto italiano al San Marco al waterfront (da non consigliare).
Il 26 purtroppo si deve ripartire.. Alle 13,40 abbiamo il volo per Johannesburg con la South Africa Air Lines e poi alle 19,40 con l’Olympic via Atene. Arriviamo a Roma alle 10.. Purtroppo il viaggio è davvero finito.. Ma porterò sempre con me quei suoni, quegli odori, quei panorami, quelle sensazioni che si possono provare solo in un luogo ancora incontaminato come il Sud Africa.
Voglio dare un ultimo consiglio utile: le distanze Johannesburg – Pretoria: 40 km Pretoria – Sabie: 332 km Sabie – Phalaborwa: 250 km Phalaborwa – Olifants: 78 km Olifants – Skukuza: 141 km Skukuza – Malelane Gate: 62 km Malelane Gate – Ezulwini Valley (Swaziland): 95 km Ezulwini Valley – Golea/Lavumvisa: 170 km Golea/Lavumvisa – St. Lucia: 165 km St. Lucia – Parco Hluhluwe-Imfolozi: 55 km St. Lucia – Durban: 248 km George – Oudtshoorn: 63 km Oudtshoorn – Mossel Bay: 82 km Mossel Bay – L’Agulhas: 247 km L’Agulhas – Hermanus: 110 km Hermanus – Cape Town: 116 km Resto a disposizione di chiunque voglia altre informazioni: maya83@virgilio.It