Su e giù per Varsavia
Indice dei contenuti
“Ho visto molte città distrutte dalla guerra, ma da nessuna parte ho visto una simile devastazione”. Queste erano allora le parole del presidente americano Eisenhower durante una visita a Varsavia nell’immediato dopoguerra.
Guardandola oggi ha dell’incredibile pensare che circa 70 anni fa questi stessi luoghi non erano altro che rovine a cielo aperto… sembra quasi che si parli di un’altra città. Varsavia è una capitale dinamica e moderna, proiettata verso il futuro ma che tuttavia non vuole certo dimenticare gli orrori subiti nel suo passato. Il centro storico (stare miasto) è stato ricostruito fedelmente tra il 1949 e il 1963 ed è oggi patrimonio dell’umanità dall’UNESCO fin dal 1980. Il distretto finanziario invece, con i suoi edifici moderni e i suoi grattacieli, sottolinea come la città non sia solo legata al suo passato ma abbia anche un occhio rivolto verso il futuro.
Tutto il viaggio è stato prenotato su internet; il volo su e-dreams al costo di 81,19 € mentre l’albergo su trivago per 156,42 € per 3 notti, dal 14 al 17 maggio. Il volo di andata con la compagnia Wizz Air mentre il ritorno con Ryanair.
PRIMO GIORNO
Si parte puntualmente da Bergamo alle ore 09:00 e alle ore 11.00 l’aereo atterra felicemente all’aeroporto Chopin di Varsavia, piuttosto piccolo benché sia quello principale e più vicino alla città. Il fuso orario è lo stesso. La Polonia fa parte della comunità europea, per cui per entrare è sufficiente la carta di identità valida per l’espatrio. Purtroppo però non ha l’euro e quindi la prima cosa da fare è cambiarne un po’ nella valuta locale: gli zloty. Per 200 € mi danno 672 zloty, che quindi fa poco meno di 30 centesimi per ogni zlt. È meglio non cambiare troppi soldi in valuta locale e usare magari la carta di credito, accettata dappertutto a Varsavia. All’ufficio turistico prendo la mappa della città, quella dei mezzi pubblici (ben 2) e mi faccio dare le indicazioni per raggiungere l’albergo. Bisogna prendere il treno S2 fino alla fermata Stadium, e poi prendere la metropolitana per una fermata fino al capolinea Dworzec Wilenski.
A Varsavia ci sono solo 2 linee della metropolitana, moderne e efficienti; la linea 2 (la più recente) può a pieno titolo ritenersi una delle attrazioni della città, anche se conta solo 7 stazioni fino ad ora. La città si gira benissimo con i mezzi pubblici, che sono molto puliti e numerosi (non ho mai dovuto aspettarne uno più di 5 minuti) mentre le distanze e i tempi di percorrenza sono tutto sommato brevi. Consiglio perciò, prima di comprare abbonamenti giornalieri o settimanali, di valutare bene il tragitto e magari di orientarsi sui biglietti validi per 90, 75 o addirittura 20 minuti reperibili in una qualsiasi delle numerosissime biglietterie automatiche. Scelgo appunto questa ultima opzione al prezzo di 3,40 zlt che però devo usare per due volte. Pazienza. L’albergo, l’Hit hotel, si trova al capolinea della metropolitana 2, a due passi dallo zoo, a poca distanza da centro storico che è raggiungibile anche a piedi. Consiglio questa sistemazione a tutti indistintamente per la sua pulizia, la posizione e per il fatto che anche se è un due stelle ha i prezzi di un b&b (colazione compresa) e il confort di una sistemazione di categoria superiore. Purtroppo però arrivo davanti alla reception alle 13.00 mentre il check-in è alle ore 15.00. Lasciato quindi il bagaglio in hotel mi dirigo di buon passo verso il centro storico, dove arrivo dopo circa 20 minuti di cammino. Nel tragitto passo a fianco del parco situato davanti allo zoo; molto ben tenuto. Il tempo è abbastanza soleggiato ma con parecchie nuvole, l’ideale per passeggiare. Dopo una breve sosta sul ponte Slasko-Dabrowski per fare qualche scatto dalla Vestola, eccomi in Piazza del Castello. Qui troviamo il Castello Reale, residenza originaria dei re polacchi e successivamente sede del parlamento polacco. Il castello originale fu distrutto dai nazisti durante la rivolta di Varsavia; quello di oggi è una ricostruzione minuziosa completata nel 1984. Al suo fianco la Colonna di Sigismondo eretta nel 1644 in onore del re Sigismondo III, anche questa ricostruita dopo la guerra. Addentrandosi nei vicoletti si raggiunge Piazza del Mercato, con al centro la statua della Sirenetta, protettrice della città.
Anticamente questo era il centro nevralgico di Varsavia, dove si organizzavano cerimonie, fiere e le esecuzioni dei condannati a morte. Oggi ospita numerosi ristoranti (dove si può anche mangiare all’aperto vista sirenetta), gelaterie e negozi di souvenir. Da un lato della piazza si nota la targa, dono dell’UNESCO, per commemorare l’incredibile opera di ricostruzione, soprattutto grazie ai dipinti, alle foto e ai ricordi dei sopravvissuti. Dato che ormai sono le 15.00 passate decido di tornare in albergo per fare il check-in e concedermi un po’ di riposo. Prima mi fermo per una sosta da Starbucks, dove spendo 16,85 zlt per un cappuccino e una brioches. Cari ma abbastanza buoni. Dopo aver disfatto i bagagli e un breve riposo, visto che ormai è ora di cena, rieccomi di nuovo nella città vecchia per cercare di saziare il mio appetito. Prima mi fermo al mercatino dell’artigianato in Piazza del Castello, giusto per dare un occhiata ai souvenir più tipici, anche se a dire il vero vendono un po’ di tutto. La scelta cade, in maniera del tutto casuale, sul ristorante Z GARA I PIECA, al limite di stare miasto. Si tratta di un locale assai piccolo ma molto molto carino, con gli interni “disegnati” sulle pareti bianche. Qui assaggio i pierogi, i famosi ravioli di carne tipici della cucina polacca. Con 37 zlt mi sazio con una porzione di 5 ravioli con bacon e formaggio e una bottiglia di acqua da 33 cl. Riprendo quindi il mio vagabondaggio passando davanti al Barbacane, l’ultimo vestigio della fortezza che proteggeva l’accesso alla Città Vecchia, ed entro così nella Città Nuova (nowe miasto). Proseguo dritto fino alla Piazza del Mercato della città nuova e poi giro verso la Vestola incrociando la statua di Madame Curiè appena sopra il parco delle fontane multimediali. Qui le fontane danno spettacolo emettendo i getti d’acqua in sincronia con un sapiente gioco di luci che merita una visita in notturna, quando il sole sarà tramontato. Sembra che d’estate organizzino uno show serale con anche la musica di sottofondo che fa il tutto esaurito. Siccome la stanchezza comincia a farsi sentire torno sui miei passi verso stare miasto, questa volta però seguendo il perimetro delle antiche mura. Ed è così che incrocio altri due simboli della città: la statua al piccolo insorto, in memoria dei bambini che parteciparono alla rivolta di Varsavia del ’44, e la statua di Jan Kilinski, il calzolaio condottiero del popolo durante l’insurrezione del 18° secolo. Si è alzato un vento piuttosto freddo nel frattempo e ha cominciato a piovere ma dura poco per fortuna. Prima di rientrare mi concedo un caffè in un locale della catena Costacaffè: 7,50 zlt per un espresso scadente. Fregato!
SECONDO GIORNO
Dopo una più che abbondante colazione mi dirigo verso l’obbiettivo della mattinata: il Palazzo della Cultura e della Scienza, che si trova vicino al distretto finanziario. Per arrivarci prendo la metro 2 fino a Swietokrziska e poi la linea 1 fino a Centrum, e in meno di 20 minuti sono a destinazione (visto?). Questo enorme grattacielo, costruito nel 1950 come “regalo” da parte di Stalin per il popolo polacco, è l’edificio più riconoscibile di Varsavia, visibile un po’ dappertutto, e con i suoi 231 metri anche il più alto del paese. I sentimenti che suscita nella popolazione sono contrastanti. Da un lato c’è chi ne apprezza lo stile architettonico severo e discutibilmente bello, dall’altro c’è a chi ricorda il periodo poco piacevole della dominazione sovietica. Io personalmente lo trovo opprimente e in contrasto con il carattere della città. Ora al suo interno ospita cinema, teatri e musei. Da qui partono anche i tour della città a bordo di una nostra gloria nazionale: la mitica 126. Con l’ascensore si può salire, al prezzo di 20 zlt, fino al trentesimo piano e godersi un panorama a 360°della città. Per fortuna la coda per prendere il biglietto è poca e il tempo abbastanza soleggiato regala una splendida vista su Varsavia. Una volta tornato “con i piedi per terra” mi dirigo a piedi verso Krakowskie Przedmiescie ovvero la Via Reale, quella che usavano i re per andare dal castello alle residenze estive. Nel tragitto mi colpisce particolarmente la modernità di questa parte della città, con i suoi grattacieli, i negozi e le strade molto larghe, trafficate e con poche strisce pedonali (preferiscono i sottopassaggi qui). In netto contrasto col carattere più sobrio del resto di Varsavia. Dopo una mezzoretta di cammino arrivo alla Via Reale, importante non solo per il suo valore storico, ma anche perché ospita alcuni tra i principali luoghi di interesse della città. Prima tra tutti la Chiesa di Santa Croce, una delle chiese barocche più importanti del paese, al cui interno, murata in una delle colonne, si trova un urna contenente il cuore del più illustre cittadino di Varsavia: Frederic Chopin. Ne approfitto per riposarmi un po’ e assistere alla messa che viene celebrata, chissà che non mi faccia bene anche all’anima. Proseguendo verso il centro passo davanti all’Università, alla Chiesa della Visitazione e alla statua di Stefan Wyszynski, tutti luoghi di interesse turistico. Girando a sinistra mi trovo in piazza Pilsudski o piazza della Vittoria, cuore delle cerimonie pubbliche della città date le sue dimensioni, con all’interno la Tomba del Milite Ignoto. Appena oltre ecco i Giardini Saski, uno dei polmoni verdi di Varsavia, davvero ben tenuto. Ne approfitto per consumare un veloce spuntino a base di frutta, seduto su una panchina, all’ombra dei grandi alberi e cullato dal suono delle fontane. Il cielo si è un po’ annuvolato ma si sta ancora bene. Piacevole! Continuando sulla via Reale passo davanti al Palazzo del Presidente e poi, con una leggera deviazione, al Teatro Nazionale dell’Opera. Entrambi imponenti ! Visto che la giornata è abbastanza soleggiata decido di investire ben 3 zlt per una pallina monogusto di gelato davvero squisito. Giunto in Piazza del Castello giro a ovest verso uno dei monumenti più importanti di Varsavia: il Monumento alla Rivolta, dove arrivo dopo 10 minuti di cammino. I bronzi raffigurano l’esercito dei combattenti nell’atto di emergere dalla città in rovina, mentre altri scendono attraverso un tombino nella rete fognaria. Lì accanto la Panchina Multimediale che, quando ci si siede, suona delle melodie (manco a dirlo) di Chopin.
Con altri 10 minuti di cammino arrivo alla metropolitana 1 in direzione Milociny e mi dirigo alla stazione della metro Placa Wilsona che nel 2008 (anno della sua apertura) ha ricevuto un premio come la più bella stazione della metropolitana del mondo. La sua caratteristica è una cupola ellittica che cambia di colore: bella ma non eccezionale. Dato che ormai è pomeriggio inoltrato scelgo di tornare in hotel per riposarmi, ma non senza prima prendere un donut e un caffè davvero disgustoso (nel bicchiere di plastica per di più) per “soli” 10,40 zlt. Rientrando mi fermo a dare un occhiata alla chiesa di San Michele Arcangelo che si trova proprio li vicino. Come molti degli edifici della città le chiese sono state ricostruite parzialmente o totalmente dopo la guerra, per questo sembrano tutte nuove e mancano di quel fascino che conferisce solo il tempo che passa, anche se sono indubbiamente interessanti. Inoltre sono molto meno appariscenti e sfarzose rispetto a quelle di altri paesi fortemente cattolici come la Spagna, il Portogallo o la stessa Italia. Per la cena scelgo il locale della catena Express Kuchnia Marchè, nel centro commerciale galleria Wilenka. Si tratta di un self-service dove alla fine della linea il tuo vassoio viene pesato sulla bilancia per stabilire l’importo da pagare. Niente male come sistema. Con 10,62 zlt ho mangiato a sazietà, anche se non ho capito bene cosa ho mangiato, visto che i cartellini erano solo in polacco. Per concludere la serata, visto che il sole è ormai tramontato, mi dirigo verso il parco delle Fontane Multimediali, per una visione “in notturna”. Uno spettacolo ancora più suggestivo col buio, anche se ha cominciato a piovere un po’. Visto il peso della camminata che comincia a farsi sentire e il maltempo, me ne torno in albergo per un buon sonno ristoratore. Mi stupisce la quantità di locali (facenti parte di una catena) dove prendere il caffè: Costacaffè, caffènero, starbucks solo per citarne alcuni… e non sono ancora riuscito ad assaggiare un espresso decente.
TERZO GIORNO
La giornata comincia con un tiepido sole che si affaccia dalle (poche) nuvole. La meta di oggi è il Palazzo di Wilanow, alla periferia della città, considerato la Versailes polacca e seconda residenza di molti re della Polonia. Ci arrivo alle 09:30 dopo una quarantina di minuti prendendo il pullman 180 (che fa capolinea proprio lì) da Piazza del Castello, spendendo 7 zlt per il biglietto valido 75 minuti. Prima di entrare mi soffermo casualmente ad osservare il cimitero posto accanto alla fermata dell’autobus. Mi incuriosisce la disposizione delle lapidi: tutte ammassate, senza un apparente ordine, a pochissima distanza l’una dall’altra. Questo è dovuto probabilmente al fatto che, dopo la guerra, la città era diventata un gigantesco cimitero e i morti venivano seppelliti dove capitava, anche tra le macerie, senza curarsi troppo della collocazione. Forse è rimasta questa abitudine… mah! Il biglietto di ingresso al palazzo e ai giardini costa 30 zlt. Si può scegliere se visitare l’interno o i giardini o entrambi. La reggia è molto suggestiva, ancora con gli arredamenti originali, ma tutto sommato non è niente di eccezionale in confronto alle sue equivalenti europee. I giardini invece sono immensi, ben curati e meritano veramente il prezzo del biglietto. Non sono riuscito a vederne il confine. All’interno c’è anche un “laghetto” (secondo la guida) per le gite in barca a remi che è poco più piccolo dell’idroscalo di Milano. La visita si protrae fino alle 11:15 e all’uscita mi concedo, per 12 zlt, un cappuccino e un dolce simile a un krafen. Il tempo è peggiorato, il cielo è coperto ma non fa freddo.
Risalgo sul pullman 180 (col biglietto da 20 minuti) ma stavolta scendo a metà strada, proprio davanti al Parco Lazienki. Appena entrato ecco uno dei monumenti più famosi della città: la statua di Chopin sotto il salice, ai cui piedi ogni domenica da maggio a settembre si tengono dei concerti in suo onore. Al centro del parco un laghetto su cui è costruito il Palazzo sull’Acqua, residenza estiva del re. Durante la seconda guerra mondiale è stato gravemente danneggiato, ma in seguito è stato interamente ricostruito nei minimi dettagli mantenendo anche l’arredamento originale. Come tutte le zone verdi della città, anche questa è mantenuta in maniera impeccabile e si capisce bene perché gran parte dei cittadini di Varsavia passa qui le torride domeniche estive. Purtroppo oggi il tempo non è dei migliori è la gente è poca. Oltre a pavoni e anatre in giro ci sono anche parecchi scoiattoli intraprendenti che non hanno affatto paura dell’uomo. Uno di loro mi sale addirittura lungo la gamba cercando qualcosa da mangiare. Portatevi delle noccioline! Alle ore 14:00 una fastidiosa pioggia mi costringe a levare le tende e decido quindi di visitare il Museo dell’Insurrezione, dove arrivo verso le ore 15:00 prendendo ancora il tram 180 e poi la metropolitana 2 fino al capolinea Rondo Daszynskiego. Situato nell’ex Centrale Elettrica Municipale, è stato aperto al pubblico alla vigilia del 60 ° anniversario dell’Insurrezione di Varsavia. L’ingresso costa 25 zlt ed è uno dei luoghi più visitati della città. Attraverso più di 1500 fotografie, svariati filmati e reperti viene illustrata la lotta e la vita quotidiana dei cittadini prima e durante la rivolta. Inoltre, vengono presentati gli orrori prodotti dall’occupazione: il terrore comunista post-guerra e il destino degli insorti nella Repubblica Popolare Polacca (PRL). Una delle attrazioni principali è la replica del bombardiere Liberator B-24J. Il museo non è un gran che a mio parere; non c’è niente che non abbia già visto in televisione, al cinema o letto sui libri (con tutto il rispetto per il popolo polacco). Anche se piuttosto superficiale la visita mi porta via circa un ora e all’uscita il tempo è decisamente peggiorato: adesso piove forte e fa freddo. Visto che Giove Pluvio mi è avverso, decido di tornarmene in albergo all’asciutto; ma prima mi fermo in un locale della catena Express Kuchnia Market dove con 16,62 zlt mi sazio con una porzione di pesce e delle patatine fritte. Buono anche se un po’ freddo. Per cena mi fermo ancora al ristorante della Kuchnia Market nel centro commerciale, dove per 12,84 zlt prendo 2 porzioni di gnocchi (una dolce e una salata), patatine fritte, pesce, carne e un succo di frutta. Buoni ma ancora una volta freddi. La serata si conclude con un giro serale nella via reale e un caffè espresso da Costa Caffè (7,50 zlt).
QUARTO GIORNO
Il quarto giorno non comincia nel migliore dei modi: il tempo è molto coperto e il museo dei neon che volevo visitare in mattinata apre a mezzogiorno. Peccato! Ne approfitto allora per visitare il quartiere Praga, dove si trova l’hotel, che fino a non tanti anni fa aveva una pessima reputazione, ma che oggi è una zona dove è piacevole fare 4 passi. Mi dirigo poi verso lo stadio per fare qualche scatto veloce a questo tempio del calcio europeo, anche se il momento migliore sarebbe dopo il tramonto quando è tutto illuminato. Visto che comincio a sentire qualche goccia di pioggia scelgo di visitare il Copernicus Science Centre, dove arrivo con la linea 2 che ferma proprio li accanto. Si tratta di una specie di museo interattivo molto amato dai più giovani. Purtroppo non è possibile entrare fino alle ore 15:00 a causa delle numerose scolaresche in gita. Decido allora di riprendere la linea 2 e di andare in via Prozna, uno degli ultimi frammenti della Varsavia ebrea: infatti si trova all’interno del ghetto di Varsavia, dove sono sopravvissuti alcuni edifici residenziali dell’epoca. Sulle facciate di questi palazzi ci sono le gigantografie degli ebrei del ghetto uccisi dai nazisti. Purtroppo però il palazzo è in ristrutturazione e non riesco a vedere niente. Non me ne va bene una oggi! Dato che ormai è ora di pranzo decido di andare sul sicuro e mi reco ancora a stare miasto a mangiare nello stesso ristorante della prima sera, per un secondo assaggio di pierogi. Stavolta prendo quelli alla russa, con bacon e formaggio, accompagnati da 33 cl di acqua gasata, spendendo in tutto 44 zlt. Buoniiii! Trascorro ancora un oretta bighellonando per la città vecchia prendendo un dolce tipico polacco per 4 zlt e un espresso da Caffè Nero per 8,50 zlt. Alle ore 14:00, dopo avere ritirato il bagaglio in albergo, mi dirigo verso l’aeroporto di Modlin, che però è molto più lontano di quello di Chopin dove sono arrivato. Su indicazioni della gentilissima hostess dell’hotel prendo il pullman numero 20, che passa giusto li davanti, per 4 fermate, poi il treno dalla stazione di Warsavia zoo, che fatico un po’ a trovare. In 40 minuti circa, al costo di 19 zlt (biglietto fatto a bordo), il treno mi porta in una minuscola stazione da cui parte una navetta che in 10 minuti mi scarica davanti all’aeroporto alle ore 16:30. Obbiettivo raggiunto!
TIRIAMO LE SOMME
Che dire…Varsavia non è una di quelle città che ti lasciano a bocca aperta esclamando “oooohhh”, ma sicuramente è una città che merita una visita. È dinamica, giovane e in continua trasformazione anche se rimane sempre e comunque legata al suo tragico passato. Si può dire che abbia due facce, entrambe da scoprire. I mezzi pubblici sono tra i più efficienti e puliti che abbia mai visto e permettono di girare la città comodamente e senza spendere grosse cifre. La cucina è varia e alla portata di tutti e il costo della vita (escluso il caffè) è abbastanza basso, forse grazie al boom economico che sta vivendo la Polonia in questi anni. Gli alloggi sono ancora a buon mercato e puliti (almeno per quello che ho potuto vedere) e variano dall’ostello all’albergo a 5 stelle. Che altro chiedere per una breve vacanza?