Su e giù per le antiche strade della Cornovaglia

(2-16 Agosto 2008) Esiste il viaggio “della vita”? E’ difficile esprimere un giudizio assoluto, perché bisognerebbe prima aver girato tutto il mondo, e io ho ancora in mente tanti luoghi che vorrei visitare, ma per me il viaggio in Cornovaglia è stato sicuramente uno dei più belli fatti finora. Mi riferisco ai paesaggi,...
Scritto da: celegiga
su e giù per le antiche strade della cornovaglia
Partenza il: 02/08/2008
Ritorno il: 16/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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(2-16 Agosto 2008) Esiste il viaggio “della vita”? E’ difficile esprimere un giudizio assoluto, perché bisognerebbe prima aver girato tutto il mondo, e io ho ancora in mente tanti luoghi che vorrei visitare, ma per me il viaggio in Cornovaglia è stato sicuramente uno dei più belli fatti finora.

Mi riferisco ai paesaggi, all’incredibile presenza di mare e montagna insieme nel raggio di pochi chilometri quadrati, alla furia degli elementi, ai repentini cambiamenti meteorologici, alla bellezza delle città d’arte, alla gentilezza della gente. Non mi soffermerò su tutti i particolari, per non rischiare di diventare noiosa e anche perché ognuno ha i suoi gusti, ma due consigli possono essere utili: 1) si mangia bene nei pub senza spendere molto (sempre ottima la soup of day), ma attenzione perché dopo le 14 e le 21 si rischia di non trovare più niente; 2) prepararsi a pagare tutto, specialmente i vari ingressi e i parcheggi. I posti più belli fanno parte tutti del National Trust, per cui, se si pensa di rimanere per un po’ di tempo e si ha intenzione di visitarne più di due, o se si è in tanti, conviene fare una tessera cumulativa. I parcheggi si pagano ovunque, mettendo bene in mostra il tagliandino (pay and display), in genere 1 sterlina all’ora; e poiché, a differenza che in Italia, si paga prima e non dopo, bisogna calcolare bene il tempo e non pensare di farla franca perché i traffic wardens sono sempre all’opera.

Se poi capita di andare via prima che il tempo sia scaduto, è segno di buona educazione cedere ad altri il proprio tagliando, a meno che non sia di quelli dove bisogna scrivere anche il numero di targa… Dopo esserci ampiamente documentati su fonti varie, tra cui come sempre i racconti di viaggio dei “turisti per caso”, il 2 Agosto siamo partiti da Roma io e mio marito con un aereo della Rynair diretto a Londra. Di lì abbiamo preso un altro volo alla volta di Newquay, sulla costa settentrionale della regione, e, una volta atterrati, abbiamo affittato un’auto della Hertz, una Ford Focus con la quale abbiamo iniziato l’avventura diretti verso l’appartamento che avevamo prenotato via internet, in un complesso residenziale sulla costa meridionale. Superato il primo impatto con la guida a sinistra, abbiamo iniziato il viaggio muniti di un paio di mappe e confidando nel nostro navigatore satellitare il quale, ad un certo punto, ci ha fatto uscire dall’autostrada per farci tagliare attraverso una di quelle famigerate stradine che ricoprono come un reticolo tutta la regione. Dopo aver superato questo primo choc, siamo rientrati sull’autostrada, ed eravamo quasi arrivati, quando, ancora una volta, il navigatore ci ha fatto tagliare addirittura attraverso…Un bosco, dopo di che, una volta ritornati alla luce, abbiamo deciso di integrarlo con la cartina.

E così abbiamo fatto subito conoscenza con questo incredibile sistema viario: alcune grandi direttrici tagliate da numerosissime stradine strettissime (alcune anche meno di 6 metri) dove si può sperimentare la gentilezza degli inglesi sempre pronti a far retromarcia per agevolare l’auto che viene dalla parte opposta. Queste stradine , costruite probabilmente per collegare le varie farm, non vengono allargate nel pieno rispetto dell’ambiente; addirittura esistono semafori specifici che fermano il traffico quando devono attraversare le greggi.

Finalmente giunti a destinazione nel villaggio di Seaton vicino Looe, il principale centro turistico della costa sud, siamo stati ripagati di queste difficoltà da un appartamento delizioso, arredato con gusto, moderno e pulitissimo, ma soprattutto in posizione privilegiata: da un lato vista sull’Oceano, e dall’altro sui verdi pascoli percorsi pigramente dalle mucche che al tramonto si stagliavano immobili contro i raggi del sole che scendeva. E’ appunto qui la peculiarità di questa terra straordinaria: tanto mare, sempre mosso dal vento, e, a pochi passi, dolcissime colline che, a causa del clima umido e freddo, sono ricoperte da un manto di velluto verde, così da dare l’impressione di trovarsi in Alto Adige, per non parlare dei fittissimi boschi dove i rami degli alberi non fanno penetrare la luce neanche in pieno giorno.

Muovendoci da questo posto incantevole, ogni giorno abbiamo fatto escursioni (a volte anche più di 200 km.) alla volta dei luoghi più caratteristici e famosi, che qui cercherò di descrivere.

Andando verso S.O. , il primo centro degno di rilievo è appunto Looe, una cittadina che si sviluppa ai due lati di un estuario e si divide in West Looe e Est Looe, quest’ultima la parte più animata, ricca di negozietti di articoli vari, pub e ristoranti. Tutte le strade poi convergono verso il porto peschereccio. Nelle immediate vicinanze, un altro porticciolo, ancora più piccolo, è quello di Polperro, un paesino gioiello, dove l’unica strada di rilievo, quella che conduce al porto, è affiancata da bianche casette basse, ciascuna con il suo giardino antistante curatissimo, in cui fanno bella mostra di sé fiori variopinti, tra cui le ortensie, ancora in Agosto in piena fioritura.

Spostandosi appena verso Ovest, e imbarcandosi a Bodinnick, si può raggiungere in pochi minuti, grazie ad un simpatico servizio di ferry, il villaggio di Fowey, che sorge a pelo d’acqua su di un fiordo. Qui, seguendo i consigli della nostra ottima guida (Routard) , abbiamo pranzato al “The king of Prussia”, un pub rivolto con la sua facciata celeste direttamente sul porto. Dirigendoci sempre più giù, ci siamo fermati a Lizard Point, il punto più a Sud della Gran Bretagna, da dove è possibile ammirare uno stupendo panorama, specialmente se si percorre un sentiero ricavato sulla costa che, in poco più di un’ora, permette di raggiungere Kynance cove, una splendida baia battuta dalle onde e frequentatissima da famiglie di bagnanti con bambini al seguito, nonostante le acque gelide.

Proseguendo le nostre escursioni lungo la costa meridionale, ci siamo fermati a Penzance, dove abbiamo deciso di trascorrere la notte per evitare di stancarci percorrendo troppi chilometri in un solo giorno. E così, appena arrivati, siamo capitati, per un puro colpo di fortuna, in Alexandra road, proprio una delle strade che la nostra ottima guida consigliava perché piena di B&B, uno di seguito all’altro. Infatti, dopo una brevissima ricerca, abbiamo trovato la nostra sistemazione per la notte al Pentrea Hotel, una casa vittoriana curata nei minimi particolari, con una camera incredibile: al centro troneggiava un letto sovrastato da un baldacchino tutto “pizzi e fronzoli”, coperta e cuscini con volant, insomma una bomboniera, per non parlare del bagno dotato di ogni comfort, alla modica cifra di 57 sterline in due. Peccato che avevamo dimenticato la finestra aperta e alle 5 del mattino siamo stati svegliati dagli acutissimi stridi dei gabbiani che litigavano sui tetti vicini! Penzance è un paesone, niente di particolare, tranne un’enorme piscina Art déco triangolare sul lungomare. Però è un luogo strategico, perché, partendo di là, si possono raggiungere in breve tempo le località più interessanti della punta Ovest. Abbiamo così potuto visitare St. Michaels Mount, quella che, a parer nostro, è stata una delle escursioni più interessanti di tutto il viaggio. Si tratta di un’isola a pochissima distanza dalla costa dove è molto forte il fenomeno delle maree; qui, intorno al XII° sec., i benedettini fondarono un monastero ad imitazione di St. Michel in Normandia, sebbene in dimensioni molto più ridotte. L’alternanza fra alta e bassa marea è rapidissima, si svolge nel giro di 2 o 3 ore, e quindi può capitare di arrivarci con la barca e tornare a piedi, o viceversa. Si parte da Marazion, 3 chilometri a Est di Penzance e, se c’è l’alta marea, da qui ci si imbarca alla volta dell’isola. Una volta approdati, abbiamo potuto visitare, con un unico biglietto d’ingresso, l’edificio (che ormai non è più un monastero) e i magnifici giardini che lo circondano. Terminata la visita, ecco che dall’acqua cominciava ad affiorare una stradina prima sommersa, mentre un po’ di gente aspettava pazientemente che il mare si ritirasse del tutto per poter attraversare. Alla fine abbiamo deciso di passare lo stesso, anche se rimanevano pochi centimetri d’acqua, e così, unendoci ad una lunga fila, abbiamo percorso questa stradina con i piedi nell’acqua e le scarpe in mano, divertendoci un mondo. Un’esperienza veramente irripetibile e che consigliamo a tutti.

Continuando verso Ovest il giro della penisola, ecco Land’s End, che è il punto più occidentale dell’Inghilterra, molto pubblicizzato perché vi hanno impiantato un misero parco divertimenti, ma che, in verità, ci ha abbastanza deluso. Molto più suggestivo e autentico, pochi chilometri più su, Cape Cornwall, dove abbiamo potuto visitare il Watch point, un osservatorio dal quale un anziano ufficiale della Marina Britannica, fiero di questo ruolo, controlla attraverso l’uso di una strumentazione specifica, le rotte delle navi mercantili che passano in lontananza. Sempre solo, in questa specie di torretta sospesa tra cielo e mare, non gli è sembrato vero incontrare due turisti curiosi come noi, ai quali parlare con entusiasmo del suo lavoro, e infatti non ci lasciava più andare… Passiamo ora alla costa settentrionale, dove abbiamo visitato St.Ives, un centro turistico molto frequentato con un grande porto, che si affaccia su una splendida baia , famoso per aver ospitato Virginia Wolf che qui negli anni ’30 trascorreva le vacanze e vi ha ambientato il suo celebre romanzo “Gita al faro”. A dire il vero, ci è sembrato “troppo” turistico, zeppo di negozi che, lungo il porto, sono quasi tutti punti di ristoro. Unica curiosità una simpatica foca che ha trovato il suo habitat nel porto e si fa tranquillamente fotografare mentre aspetta pazientemente che rientrino i pescherecci. Risalendo la costa, ci siamo fermati a Newquay, ridente e frequentatissima stazione balneare che attira surfisti da tutta l’Inghilterra per la forza delle sue onde.

A Newquay ci è capitata una delle due giornate di pieno sole ( in due settimane di cielo grigio e pioggia…) che ci ha fatto ancor più apprezzare la bellezza di questa costa, dove l’azzurro profondo del mare si unisce al verde brillante della costa che degrada dolcemente fino alla spiaggia. Ancora più su ecco Port Isaac, un minuscolo porto, che sarebbe potuto essere anch’esso una piccola meraviglia se non fosse per il fatto, da noi giudicato scandaloso, che nel porto, proprio sulla spiaggia, è stato ricavato un parcheggio (!) con le macchine che arrivano ad avere le ruote quasi nell’acqua. Un vero obbrobrio, un urlo contro il buon senso e la percezione di una grande contraddizione, in una regione dove il rispetto dell’ambiente è sacro! Risalendo ancora la costa, ecco Tintagel , famosa perché qui è possibile visitare i ruderi del castello che la leggenda attribuisce a Re Artù. La salita a questo castello è stata un’altra delle esperienze più emozionanti di tutto il viaggio, fatta attraverso una ripida scalinata che si inerpica sulla scogliera con vista mozzafiato sulla costa. Arrivati su, bisognava lavorare un po’ d’immaginazione per ambientare in quei ruderi la vita di corte di re Artù e dei suoi fedelissimi cavalieri…In compenso, eravamo entrati nel regno del vento, che spirava violentissimo, tanto che in alcuni punti più esposti c’era il rischio concreto di cadere giù. Infine Boscastle, a 7 chilometri a Nord Est di Tintagel , anch’esso un minuscolo paesino con le casette in pietra affacciate sul canale che conduce al porto.

Rimane infine da parlare del Sud Est. A pochi chilometri dalla nostra “base” c’è Torpoint, un paesino del tutto insignificante, se non fosse che di lì partono i ferry per Plymouth, raggiungibile in 10 min. Pagando una sterlina per l’auto e NIENTE se si è a piedi.

Plymouth, dove si può arrivare anche via terra percorrendo il Ponte della Cornovaglia (si paga ugualmente una sterlina ma è meno interessante), si trova già ai confini col Devon, ed è una moderna cittadina dalle ampie strade dove è molto piacevole fare shopping nei giorni di pioggia in quanto è ricchissima di bei negozi e grandi centri commerciali. Qui si segnala il vecchio quartiere del Barbican, una volta abitato da pescatori e oggi pieno di pub e ristoranti; un grande acquario, il National Marine Aquarium; infine The Hoe, una collina ricoperta da un immenso prato verde su cui spicca un grande faro a strisce rosse e bianche . Da qui la vista sul porto è splendida.

Spingendoci poi verso Est, e quindi cambiando ancora regione, abbiamo visitato Bath, splendida cittadina famosa soprattutto per le Terme romane, per accedere alle quali bisogna pagare un salatissimo ticket di 14 sterline, affiancate dalla elegantissima sale chiamata Pump room dove, nel 1700, ci si fermava a bere quest’acqua calda e solforosa. La sala è stata trasformata in un elegantissimo ristorante che è possibile comunque visitare (gratis) anche senza fermarsi a pranzare. Affacciandosi ad una delle finestre di questa sala, si può vedere chiaramente una piscina delle terme romane.

Un altro giorno, invece, sempre spingendoci nell’interno verso Est, abbiamo abbinato la visita al sito archeologico di Stonehenge nel Wiltshire con quella ai vicini Stourhead Garden.

Entrambi sono da vedere assolutamente, senza spaventarsi per il prezzo d’ingresso che, come al solito, è sempre alto… Stonehenge, il famoso circolo preistorico datato al 3000 a.C., colpisce per la sua grandiosità e incuriosisce il visitatore che si domanda come sia stato possibile trasportare fin lì, dai monti del Galles, quegli enormi monoliti, della cui funzione ancora si discute. E’ possibile vederli anche dalla strada senza pagare, ma certamente non è la stessa cosa che seguire passo passo le spiegazioni di una dettagliatissima audioguida (in italiano) che viene fornita (compresa nel biglietto d’ingresso) a tutti i visitatori.

A breve distanza Stourhead Garden, gli splendidi giardini all’inglese creati nel 1700 da un appassionato di pittura che si è ispirato ai quadri di Pussin, abbinando sapientemente e mai a caso piante, fiori e alberi in un trionfo di luci, colori e profumi.

Al centro un grande lago triangolare, e qua e là tempietti, ponticelli, passaggetti di rocce.

E’ possibile visitare anche la casa dalla facciata palladiana, splendidamente arredata con parquet e mobili d’epoca, oltre che ricchissima di quadri dello stesso Pussin e altri pittori.

Bene, il viaggio è finito! L’ultimo giorno, dopo una levataccia alle 4.30, abbiamo raggiunto l’aeroporto di Newquay dove abbiamo lasciato la macchina alla sede della Hertz dopo aver temuto di non partire perché l’ufficio per il rilascio era chiuso. Per fortuna abbiamo incontrato dei simpatici connazionali dai quali abbiamo appreso con stupore che bastava buttare la chiave in una specie di cassetta delle lettere situata in un angolino della sala d’attesa dell’aeroporto. Un’ultima curiosità: prima di lasciare questo piccolo aeroporto bisogna versare 5 sterline a persona come contributo al mantenimento dello stesso, che altrimenti rischia di essere chiuso.

E così siamo ripartiti, portando con noi il ricordo di una terra generosa, bella sia quando il sole dà colore a tutte le cose sia quando il vento la fa da padrone, spezza i rami degli alberi e scompiglia i capelli, mentre la pioggia sferza le onde del mare.

Una terra ricca di storia, di arte, di cultura, di tradizioni, dove il tempo sembra essersi fermato nelle stradine strette incassate tra alte siepi ma dove permangono intatti il rispetto per l’ambiente, il valore dell’ospitalità e l’innata cortesia della provincia inglese.



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